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La "Casa Madre del Perdono” ha un compito educativo cioè vuole “tirare fuori” il meglio, la parte positiva che ogni individuo racchiude in sé. È capace di accogliere detenuti direttamente dal carcere, dopo aver recepito da loro, tramite diversi colloqui preventivi, in collaborazione con le istituzioni preposte, una volontà di cambiamento del proprio stile di vita. Con loro si inizia subito un percorso rieducativo personalizzato secondo il progetto "Oltre le Sbarre".
Al detenuto viene chiesto di rimanere almeno sei mesi, periodo poi rinnovabile anche a seconda della durata della pena. Nella prima fase di accoglienza che dura circa 2 mesi, il detenuto non si può allontanare dalla struttura. Tutti si devono assumere delle responsabilità. Gestione e ordine della casa, preparazione dei pasti, cura dell'orto e allevamento di piccoli animali, lavori di assemblaggio per alcune aziende del territorio.
Per iniziare a “guardarsi dentro” ognuno scrive due volte alla settimana un resoconto. Negli incontri col responsabile del progetto rieducativo si leggono alcuni resoconti e ci si confronta insieme sulle problematiche e i risultati positivi ottenuti.
C'è una tabella di merito, in cui si segnalano i passi compiuti secondo la propria responsabilità. Una volta la settimana c'è l'incontro di relazione senza il responsabile del progetto così che i detenuti possono parlare liberamente.
Tre detenuti, in fase intermedia, frequentano la cooperativa sociale “La Pietra Scartata” impegnandosi a fianco di ragazzi con handicap fisico e psichico, a trasformare, produrre e commercializzare prodotti provenienti da agricoltura bilogica. In tale contesto i detenuti sono stimolati a costruire relazioni significative e vere, che nascono dall'incontro con la sofferenza, il dolore, ma anche con la gioia e il senso della vita. Il lavoro insieme ai disabili risulta inoltre essere di alto valore educativo sotto vari profili: rispetto per gli orari, dei luoghi, igiene personale, necessità di collaborazione, attenzione per l'altro specie del più bisognoso.
C'è poi un gruppo di 3-4 detenuti in fase avanzata che formano il cosiddetto consiglio di sincerità e sicurezza “CSS”. Si riuniscono settimanalmente per analizzare, gestire e risolvere i molti problemi della vita comune . Si fanno proposte e suggerimenti da sottoporre al responsabile del progetto.
Molto importante è il ruolo del territorio che si impegna notevolmente ed è parte attiva del progetto rieducativo. Ci sono 13 fra volontari e tirocinanti universitari i quali seguono individualmente ciascuno un detenuto. Creano una relazione di amicizia e dialogo, aiutano a vedere e affrontare i problemi nella chiave giusta, li affiancano anche nei broblemi legali e burocratici.
Ogni 15 giorni tutti sono invitati liberamente a partecipare alla S.Messa e alla catechesi in cui viene analizzato soprattutto l'aspetto del perdono. È un momento di confronto molto sentito e profondo. Generalmente tutti vogliono partecipare, anche chi professa un'altra religione.
Al termine della pena gli ex detenuti vengono aiutati a reinserirsi nel tessuto sociale per esempio trovando loro un inserimento lavorativo esterno.
Giorgio Pieri
E-mail: giorgiopieri@gmail.com