Con una risoluzione votata il 16 marzo scorso, il Parlamento Europeo ha approvato una regolamentazione obbligatoria per i minerali provenienti da zone di conflitto. Un passo avanti per combattere lo sfruttamento in questi Paesi già martoriati.
«Ogni notte sogno bambini, donne, persone anziane, vengono da me e mi salutano agitando la mano. Continuo a rivedere scene di guerra, io ho tolto la vita a tante persone innocenti e non sapevo nemmeno perché stavo combattendo».
Queste le parole di Jewoh Nathaniel Sesay ex bambino soldato, oggi rapper famoso, rapito e drogato da piccolo in Sierra Leone dove sono stati 7.000 i bambini arruolati con la forza, circa 300.000 nel mondo. Prosegue dicendo: «Suono perchè la mia mente sia libera, per mostrare che non sono un mostro e perchè vorrei poter tornare innocente».
Questa è solo una delle innumerevoli violenze e violazioni perpetrate da eserciti e gruppi armati che si finanziano obbligando intere popolazioni a estrarre i Minerali preziosi presenti nelle loro terre (in Centro Africa) vendendoli poi al resto del Mondo con profitti inimmaginabili, utilizzati per l’acquisto di armi e per corrompere interi sistemi nazionali e non.
Da questa denuncia, sostenuta anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII cofirmataria di una lettera al Consiglio Europeo, il Parlamento Europeo ha ottenuto il 16 Marzo 2017, con una votazione che ha raccolto il 90% dei voti favorevoli, che le Istituzioni Europee adottino un Regolamento Obbligatorio per gli importatori di minerali di autocertificazione, che assolva alle linee guida OCSE del dovere di diligenza, su tutta la catena di approvvigionamento di stagno, tungsteno, tantalio, dei loro minerali e di oro. Esplicito l’intervento della Parlamentare Europea Tiziana Beghin, del gruppo EFDD alla Seduta Plenaria: «il nostro benessere si fonda sullo sfruttamento dei più poveri. Ne siamo colpevoli tutti e se pensate di esserne estranei, prendete il vostro smartphone e ricredetevi. Telefoni, automobili, aerei e computer sono sporchi di sangue, perché tutti, senza eccezione, contengono dei minerali rari estratti in paesi martoriati dalla guerra, in zone di conflitto o in condizioni che violano i diritti umani più fondamentali, incluso quello alla libertà e alla vita. Tre anni fa abbiamo detto basta e abbiamo iniziato a lavorare a una legge che arginasse questo fenomeno. Così, dopo lunghi negoziati, centinaia di emendamenti e migliaia di ore di lavoro, sta per vedere la luce il primo regolamento europeo che mette fine all'approvvigionamento dei minerali di conflitti. Chi vorrà importarli dovrà prima verificarne la provenienza e operare tutti i controlli necessari per impedire che i minerali siano sporchi di sangue. Le multinazionali della tecnologia, dell'automobile e dell'aviazione si sono opposte duramente, ma non sono riuscite a fermarci. C'è una Europa delle multinazionali e dei potenti, che usa il commercio per sfruttare i paesi poveri, sottrarre le loro risorse e distruggere i loro diritti. Ma c'è anche un'Europa dei cittadini, giusta, equa e solidale, che usa il suo peso per la giustizia e per promuovere un mondo migliore».
In pratica la normativa, che entrerà in vigore il 21 Gennaio 2021 per permettere agli operatori di adeguarsi, richiederà la tracciabilità e il controllo delle seguenti informazioni: descrizione dei minerali, nome e indirizzo del fornitore e delle fonderie e raffinerie dell'importatore dell'Unione, il Paese d'origine dei minerali, le quantità estratte e le date dell'estrazione, se disponibili; qualora i minerali siano originari di zone di conflitto e ad alto rischio si richiedono informazioni aggiuntive, quali la miniera di origine dei minerali, i luoghi in cui i minerali sono consolidati, commercializzati e trasformati, nonché le imposte, tributi e diritti versati. Le autorità competenti degli Stati membri sono responsabili dell'esecuzione di adeguati controlli allo scopo di garantire che gli importatori dell'Unione dei minerali o dei metalli adempiano agli obblighi.
Essendo l’Europa il più grande importatore al mondo di questi minerali si intende la portata dell’iniziativa che, se ben applicata, potrebbe influenzare positivamente sia il rispetto dei diritti umani delle persone coinvolte nell’estrazione che il versante di un’economia più equa a favore delle popolazioni Africane, capace di migliorarne la stabilità economica e quindi si spera poter influire anche sui movimenti di massa da li provenienti.
In linea con questo approccio, è intervenuta alla Seduta Plenaria del parlamento Europeo la Commissaria Cecilia Malmström, membro della Commissione Europea dicendo: «Sono convinta che il commercio deve essere basato su valori, e la regolazione dei minerali provenienti da zone di conflitto è un elemento chiave in questo approccio. Il commercio basato sul mercato globale delle materie prime in grado di fornire una fonte vitale e un reddito stabile alle persone e ai paesi che ne hanno maggiormente bisogno, ma in un modello di sviluppo che deve essere sostenibile. Pertanto, filiere trasparenti e responsabili significa entrate che non andrebbero in mano a gruppi ribelli ma investiti in scuole, ospedali, a sostegno di uno stato ben governato secondo le norme di legge. Può significare migliorare la vita delle persone nel terrore dei conflitti e offrire un opportunità e una speranza. Significa incoraggiare la crescita economica che aiuta le regioni più povere a crescere in modo sostenibile».