La Comunità Papa Giovanni XXIII sottoscrive questo appello indirizzato alle istituzioni europee in merito al commercio dei minerali preziosi.
Lettera aperta alla Presidenza e agli Stati membri del Consiglio dell’Unione Europea
I minerali sono componenti essenziali per molti beni di consumo, dagli smartphone, tablet, gioielli, alle macchine e alle lampadine. In fin troppi casi, tuttavia, l’estrazione ed il commercio di queste risorse è collegato ai conflitti e alla violazione dei diritti umani. Le organizzazioni della società civile stanno documentando questi abusi da anni, ma il problema persiste.
Le istituzioni europee stanno attualmente lavorando ad un regolamento che mira a contrastare il commercio, a volte mortale, inerente quattro di questi minerali: stagno, tantalio, tungsteno e oro.
Questa iniziativa è attesa da tempo. L'UE è il più grande blocco commerciale del mondo, meta significativa per questi minerali e metalli, mercato importante per molti dei prodotti che contengono questi minerali, secondo più grande importatore di telefoni cellulari e computer portatili in tutto il mondo. Considerati questi dati, l’UE ha tanto la responsabilità quanto il potere di fare la differenza garantendo che le aziende estraggano in modo trasparente, responsabile e sostenibile.
Questa è anche un’occasione per dimostrare che l'Unione Europea è seriamente intenzionata a rispettare gli impegni assunti per promuovere il commercio responsabile. Sotto la sua nuova strategia commerciale, la Commissione sostiene che " una gestione responsabile delle catene di approvvigionamento globali è fondamentale per allineare la politica commerciale ai valori europei”.
Nel settore dei minerali, il parametro di riferimento internazionale per il commercio responsabile è quello della Guida OCSE sulla Due Diligence. Questo standard è stato approvato da 34 Paesi membri dell'OCSE, altri 19 Paesi ed il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Esso costituisce anche la base per leggi obbligatorie negli Stati Uniti e nella Regione dei Grandi Laghi in Africa. Purtroppo l'UE è in netto ritardo da questo punto di vista ed ha veramente poco da invidiare con iniziative che da anni sono basate su un approccio meramente volontario.
Come organizzazioni della società civile abbiamo chiesto ai leader europei un regolamento ambizioso ed efficace che obbligherebbe tutte le imprese importatrici di questi minerali nell'UE - in qualsiasi forma- ad effettuare alcuni controlli di base e di due diligence lungo la propria catena produttiva, come è consuetudine in altri settori, dall’alimentare ai servizi finanziari. Le nostre richieste sono state riprese da imprenditori, investitori, leader religiosi e attivisti della società civile. Con oltre 362.000 firme inviate da maggio 2015, i cittadini europei hanno chiarito che essi vogliono avere la possibilità di acquistare prodotti che siano stati estratti in modo responsabile e sostenibile.
Nel maggio 2015 il Parlamento Europeo ha preso una posizione forte votando per una legge vincolante che include le imprese che importano in Europa minerali, tanto in forma grezza quanto contenuti in prodotti finali. Tuttavia, più di un anno dopo, i negoziati sono ancora in corso. Gli Stati membri sembrano essersi tirati indietro, promuovendo misure volontarie e di auto-regolamento e cercando di esentare totalmente quelle imprese che importano minerali contenuti in prodotti finiti.
Il governo olandese, nella persona del Presidente del Consiglio dell’Unione Europea, ha lavorato molto per il raggiungimento di un accordo nel corso degli ultimi mesi. Noi riconosciamo e accogliamo con favore questa iniziativa che ha introdotto un certo slancio nelle trattative, ma c'è ancora tanto lavoro da fare considerato che non si è ancora giunti ad alcun accordo.
L’inclusione delle imprese a valle nel regolamento è l’unica soluzione per una normativa efficace.
Molti dei minerali che possono essere collegati a conflitti e ad abusi dei diritti umani entrano nell'UE come prodotti già finiti e, in quanto principale mercato di sbocco di questi prodotti, l'UE esercita un significativo potere commerciale nella filiera produttiva. Le imprese che importano questi prodotti devono essere incluse nel regolamento se l'UE intende veramente stabilire un sistema di due diligence efficace che induca i soggetti economici lungo tutta la filiera a identificare e mitigare il rischio di alimentare conflitti e violazioni dei diritti umani. Il sistema di Due Diligence dell’OCSE è stato disposto per includere le imprese lungo tutta la filiera, assicurando che le responsabilità siano distribuite in modo equo e accettabile.
Chiediamo al Consiglio di ascoltare il Parlamento Europeo, gli attivisti, gli investitori, la società civile e i cittadini che chiedono una normativa europea forte e ambiziosa il che significa, come minimo, un regolamento che includa quelle imprese che importano nel mercato europeo minerali in forma grezza o in quanto parte di prodotti finiti.
Inoltre sollecitiamo il governo olandese a sfruttare appieno il tempo rimanente in qualità di Presidente del Consiglio dell’Unione Europea e a continuare ad agevolare un dialogo costruttivo tra i co-decisori europei. C'è ancora tempo per finalizzare il regolamento europeo, un regolamento che chiedono e meritano proprio quelle comunità che vivono in aree minerarie e la cui sopravvivenza dipende dal comportamento degli attori coinvolti nelle attività estrattive.
Firmatari: