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Bambini in una vera casa famiglia, foto di Marco Tassinari

Salvini, ti aspettiamo nelle vere case famiglia

«Il vicepremier non confonda case famiglia e comunità»

«Quando Salvini dice che case famiglia prendono 400 euro al giorno vi assicuro che nel nostro caso non è vero. Diciamo la verità. Prendono 70 euro al giorno, per un ragazzo su due perché metà degli accolti lo sono gratuitamente». Il Presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda ieri al Senato ha riportato all'attenzione del dibattito nazionale il tema delle case famiglia, in occasione della presentazione, insieme alla Presidente del Senato Elisabetta Casellati, del film Solo cose belle, in uscita a maggio nelle sale di tutta Italia.

«L'accoglienza è possibile grazie al welfare e allo stato sociale, ma anche a chi da la vita, non certamente per i soldi. Molti enti pubblici sono ritardatari nei pagamenti, molto spesso gli enti locali riconoscono le quote affido anche dopo anni; è il caso del Veneto,
dove a fine 2018 abbiamo vinto una causa ricevendo una parte dei contributi che ci spettavano con un ritardo di 30 anni».
 
Ramonda ha anche risposto alle ipotesi di un business delle case famiglia:
«I ragazzi vengono tenuti oltre il dovuto? Non è vero niente. Quando bimbo può andare in affidamento o adozione siamo i primi, ma non tutti se la sentono di accogliere bimbi gravemente disabili, spesso non adottabili. Li prendiamo perché non hanno nessuno, fino a che muoiono con noi».

«Lo dico per amore di verità, lo dico per onore ai nostri operatori che danno la vita», ha concluso.
 

Salvini ha chiesto una commissione sulle case famiglia

 
Il Vicepremier Matteo Salvini durante il Congresso Internazionale delle Famiglie che si è svolto dal 29 al 31 maggio 2019 a Verona ha preso una posizione forte sul tema dell’accoglienza dei minori fuori famiglia: «Ribadisco l’intenzione di chiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta sulle case famiglia, per verificare la situazione delle decine di migliaia di minori che troppo spesso sono ostaggi di chi fa business sulla pelle dei bambini».
 
E immediatamente, il 2 aprile 2019, la Lega ha depositato al Senato e alla Camera la proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività di affidamento di minori alle case famiglia. Fra gli obiettivi dichiarati, quello di «Fare chiarezza sul numero dei minori coinvolti, in quali strutture siano ospitate e se quest’ultime rispettino gli standard minimi su servizi, assistenza, costi e trasparenza», come hanno spiegato ad Avvenire i capigruppo della Lega Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. Salvini aveva appena annunciato: «Andremo città per città a visitare una per una queste case famiglia, magari con una commissione d’inchiesta». 
 
E il benvenuto è arrivato da chi di case famiglia se ne intende. Don Oreste Benzi coniò il termine ‘case famiglia’ nel 1973; oggi sono circa 300 in Italia le vere case famiglia multi-utenza complementare, ispirate al suo modello. Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, nell'articolo dell'inviato Lucia Bellaspiga sulle pagine del quotidiano cattolico, si è rivolto direttamente al leader leghista: «Lo spero vivamente, che venga a visitarle e a conoscerle».
 

 

L'ipotesi di un business delle case famiglia

 
Entrando nei dettagli, Matteo Salvini ha ipotizzato un business per le case famiglia di milioni di euro, con rette da 400 euro al giorno a bambino. Gli risponde il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Paolo Ramonda: «Le rette medie che ci vengono riconosciute dalle istituzioni sono di 50/60 euro al giorno, per rispondere alla disabilità. Si può arrivare a 100 euro al giorno per i casi più gravi. Stiamo parlando di ragazzi con handicap così gravi che nessuno si occuperebbe di loro, di persone in stato vegetativo, con la spina bifida, con forme di autismo grave, con malattie genetiche».
 
«Sono accoglienze che in strutture specializzate costerebbero alla sanità pubblica — continua Ramonda — anche 700 euro al giorno. E grazie alle generose offerte dei privati e al 5x1000 possiamo occuparci dei tanti per i quali non riceviamo nessuna retta. Per un accolto su due nelle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII non riceviamo nessun contributo dallo Stato». 
 

Cosa sono le VERE case famiglia

 
Le case famiglia multi-utenza complementare della Comunità Papa Giovanni XXIII sono caratterizzate da una figura materna e da una paterna, che vivono 24 ore al giorno con i propri figli, naturali ed accolti. Non vi sono operatori a turno, ma si vive una vera esperienza familiare. In casa famiglia gli accolti possono restare fino all’autonomia, alla vecchiaia o alla morte, ma quando è possibile l’obiettivo è quello del rientro nella famiglia d’origine, o l’inserimento in una famiglia affidataria o adottiva. In questo tipo di case sono accolti in Italia 700 minori e 1600 adulti.
 
#FOTOGALLERY:TV2000#
 

Salvini porta il business delle Case Famiglia da Fabio Fazio

 
Il 12 febbraio 2015 il leader della Lega Nord era stato intervistato da Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa”, e già allora propose in diretta tv: «una Commissione di inchiesta sulle case famiglia, che sono un business che lucra sulla pelle dei bambini arrivando a costare fino a 400 euro al giorno». 
 
«Caro Salvini, accusare le case famiglia di fare “business sulla pelle dei bambini” significa gettare fango in maniera generica su una risposta preziosa e insostituibile con cui centinaia di coppie scelgono di fare da padre e madre di bambini e ragazzi, molti anche con gravi handicap, che non possono più stare nelle loro famiglie di origine», era stato il commento di Ramonda il giorno successivo.
 

Case famiglia, un termine ambiguo

«Il problema», ha proseguito allora Ramonda, «È che da quando sono stati chiusi i vecchi istituti, molte strutture si fregiano del nome di casa famiglia, mentre invece non hanno un papà e una mamma, come avviene nelle vere case famiglia, ma operatori a turno, che oltre a costare molto di più, non rispondono al bisogno primario del minore di avere una famiglia».
 
Proprio la settimana precedente la Comunità Papa Giovanni XXIII aveva presentato alla Commissione parlamentare sull'infanzia la proposta di modificare la legge 184/83 sull’affido e l’adozione dei minori, chiedendo di distinguere le comunità familiari, caratterizzate dalla presenza stabile di una mamma e un papà, dalle comunità educative, gestite da operatori a turno.
 
«Quelle di cui parla Salvini non sono case famiglia» concluse Ramonda. «Su questi temi si fa una gran confusione che non aiuta certo a dare ai bambini le risposte di cui hanno bisogno. Invitiamo Salvini a visitare una delle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, per poter constatare di persona come si vive al loro interno», fu il primo invito rivolto al capo del Carroccio. 
 
L’invito è stato invece raccolto a Natale 2018 dal premier Conte.  La riflessione sul business delle case famiglia sarà ora un'occasione di visita per il leader Salvini?
 



Marco Tassinari
08/05/2019
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