Operazione Colomba, corpo di pace nonviolento della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha presentato durante un'audizione alla Camera dei Deputati, il 25 luglio scorso, un Dossier sul peggioramento delle condizioni dei profughi siriani in Libano e la violazione del principio di non respingimento (non-refoulement, che è un principio fondamentale del diritto internazionale). I volontari di Operazione Colomba si sono fatti portavoce dei tanti profughi siriani, per porre all’attenzione della comunità internazionale il preoccupante intensificarsi, da parte del governo libanese, di strategie di refoulement dirette e indirette, volte a far tornare i profughi siriani in Siria, sul presupposto non provato che la Siria sia ora un Paese sicuro in cui tornare.
I volontari di Operazione Colomba hanno constatato che le azioni dell'Esercito libanese e delle Forze di Sicurezza Interna contro i siriani in Libano hanno incluso un aumento esponenziale delle deportazioni forzate, la distruzione di case e campi profughi informali siriani, sfratti di massa, l’inasprimento delle misure contro i lavoratori non autorizzati e le imprese di proprietà siriana, così come la limitazione della possibilità per i bambini siriani di ottenere un permesso di soggiorno legato alla residenza legale dei genitori tramite uno sponsor libanese.
Tali azioni violano i diritti umani dei siriani in Libano; le deportazioni forzate violano il principio di nonrefoulement sancito dall'articolo 3 della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, di cui il Libano è firmatario.
Come corpo nonviolento di pace, Operazione Colomba vive dal 2014 al fianco delle famiglie siriane in un campo profughi nel nord del Libano. La situazione non è mai stata così drammatica, con le famiglie intrappolate tra la paura dell'arresto e la leva militare obbligatoria se tornano in Siria, l'impossibilità di sopravvivere in Libano e i rischi delle pericolose rotte migratorie via mare verso l'Europa.