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In Cile con Papa Francesco

I missionari della Comunità Papa Giovanni XXIII incontrano personalmente il Santo Padre

Dal 15 al 22 gennaio il Papa farà una visita pastorale in Cile e Perù. Gianni Casadei, romagnolo, è missionario in Cile dal 1996 (la Comunità di don Benzi arriva nel Paese andino nel 1994) ed è il responsabile della zona Los Andes che comprende Cile e Argentina. Abbiamo rivolto a Gianni alcune domande, per comprendere meglio l’importanza della visita del Santo Padre nel continente latinoamericano.

 

 

Secondo te qual è l'importanza del viaggio del papa in Cile? Quali sono le aspettative del popolo cileno rispetto a questa visita di Papa Francesco?

Purtroppo in Cile oggi ci sono molte disaccordi per la venuta del Papa, ci saranno proteste ma anche feste, però per noi cattolici c’è la speranza di aprire nuovi dialoghi rispetto al tema della ristrutturazione anche del mondo ecclesiastico, che ha vissuto momenti difficili dovuti ai problemi della pedofilia. Poi ci aspettiamo un’apertura maggiore della società verso la cultura indigena e sulla problematica dell’immigrazione, della povertà, dell’uguaglianza e dei diritti umani.

Come Comunità Papa Giovanni andrete ad incontrare il Papa? Parteciperete a qualche momento della sua visita?

Sì, come Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme ai nostri “piccoli” manderemo alcune persone in delegazione: disabili, ragazzi della comunità terapeutica e di altre realtà di condivisione per partecipare all’eucarestia organizzata il giorno 16 gennaio alle 10:00 a Santiago al “Parque O'Higgins”. L’attesa sarà animata con canti e preghiera, visto che l’entrata è alle 05:00 di mattina. Ci evidenzieremo con una maglietta creata appositamente per questo evento. Io, assieme a mia moglie Gabriela Castillo, come rappresentante dell’APG23, saremo invitati dal Nunzio Apostolico Mons. Ivo Scapolo alla Nunziatura a porgere un saluto personale a Papa Francesco, dove doneremo un piccolo ricordo come Comunità e chiederemo al Santo Padre una benedizione per alcune medagliette per poi darla ad ogni fratello di comunità della zona de los Andes. 

#FOTOGALLERY:chile#

La Comunità Papa Giovanni XXIII è presente in Cile dal 1994, condividendo la vita con i più emarginati e indifesi. Uno dei punti più importanti è l'impegno per rimuovere le cause che creano l'ingiustizia strutturale. In questi anni quali sono stati i passi compiuti dalla Comunità in questo senso?

Oggi la Comunità è impegnata nel far conoscere la sua specifica vocazione, sia negli ambiti statali sia della Chiesa. Molte persone sono attratte dal nostro stile di vita, perché cerchiamo di intervenire in modo concreto in diversi ambiti (infanzia, immigrazione, tossicodipendenti, persone con handicap, e persone della strada) attraverso i progetti e grazie alla gelateria “GigiBontà” che oggi è anche un modo per far conoscere la APG23. Promuoviamo anche campagne, come “Un Pasto al Giorno” e partecipiamo ai momenti di dialogo per promuovere il diritto della vita, ecc.

Il Cile oggi: quali sono secondo te le problematiche più urgenti, le piaghe aperte della società cilena?

Innanzitutto penso al tema della salute: ci sono problemi di efficienza, equità e mancanza di solidarietà. In Cile c'è un'importante disuguaglianza nel finanziamento della salute tra il settore pubblico e privato e tra i ricchi e poveri della popolazione. Anche il tema dell’educazione è quanto mai scottante. Una delle riforme di Pinochet è stata quella di organizzare l'istruzione con criteri commerciali a scopo di lucro. Poi c’è il mondo del lavoro: siamo ancora lontani da poter offrire a tutti un lavoro dignitoso. L'occupazione in Cile è non protetta, nel senso che predomina il lavoro precario e di bassa qualità, con i suoi molteplici effetti negativi sulla salute professionale, stabilità occupazionale, bassi salari. Un’altra problematica è quella che riguarda il popolo Mapuche. Il 25 agosto scorso, il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale dell'ONU, ha raccomandato che lo Stato del Cile prenda «le misure necessarie per accelerare il processo di restituzione delle terre ancestrali alle popolazioni indigene e stabilire un meccanismo specifico per riconoscere i diritti delle popolazioni indigene su terre e risorse naturali». Anche la disuguaglianza sociale è una piaga aperta: negli ultimi venti anni il Cile ha avuto una solida crescita economica che si è manifestata in un raddoppio del reddito pro capite e una notevole riduzione della povertà assoluta. Tuttavia, persistono disuguaglianze e livelli di reddito inaccettabili e qualità della vita.

Quali sono invece i punti di forza della cultura e della società cilena?

I punti di forza del nostro paese in questo momento sono principalmente il fatto che sta avanzando nell'uguaglianza dei diritti tra uomini e donne, riducendo la discriminazione contro le donne in diversi settori della società. La società è sempre più sensibile per l'arte e la cultura, che vengono promosse sia nelle scuole che nei comuni e in altri casi di raggruppamento sociale.



Chiara Bonetto
16/01/2018
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