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Delegazione europea nella Comunità di Pace di San José di Apartadó il 23 marzo 2017 

In Colombia la Comunità di Pace che resiste al conflitto

Da Montecitorio il sostegno alla Comunidad de Paz de San José de Apartadó

il 12 ottobre 2017 nella sala stampa della Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza stampa di sostegno alla Comunidad de Paz de San José de Apartadó, organizzata con l'Onorevole Giovanna Martelli.

La Comunità di Pace dal 1997  si è dichiarata neutrale rispetto al conflitto armato che sta spremendo la Colombia, e ha pagato questo cammino nonviolento subendo l'uccisione di 300 suoi membri. Il timore è che l'acuirsi della tensione possa portare all'espulsione dal paese degli attivisti per i diritti umani stranieri presenti nell'area e che gli accordi di pace possano celare in realtà la spartizione dello sfruttamento del territorio.

La Comunità si trova nella sottoregione di Urabà Antioquia al nord ovest della Colombia, al confine con Panama. Qui si incrociano forti interessi economici, legati allo sfruttamento delle miniere di carbone e del legno, che in questa zona è molto pregiato e se ne trova in grande quantità. 

Nonostante questo la Comunidad si è dichiarata Comunità di Pace nel 1997, decisa a far rispettare il suo status di popolazione civile che rifiuta di essere coinvolta nel conflitto, assumendosi questi impegni fondanti:
 
  • Non partecipare alla guerra in modo diretto o indiretto;
  • Non portare né detenere armi;
  • Non dare appoggio e informazioni alle parti in conflitto;
  • Denunciare tutte le violazioni e aggressioni subite da qualsiasi parte in conflitto;
  • Non coltivare coca;
  • Impegnarsi a partecipare nel lavoro comunitario;
  • Combattere l’ingiustizia e l’impunità;
  • Non accettare risarcimenti di riparazione per le vittime senza giustizia.

In queste settimane la Comunidad de Paz de San José ha subito numerosi attacchi da parte di gruppi neo paramilitari. Vista la delicata fase di transizione che attraversa la Colombia dopo la firma dell'accordo di Pace tra il Governo Colombiano e la FARC, il sostegno della Comunità Internazionale alla Comunidad de Paz de San José de Apartadó è più che mai indispensabile.

Ecco perchè erano presenti alla conferenza stampa i volontari di Operazione Colomba, corpo di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dal 2009 realizza un progetto nonviolento di protezione della popolazione civile, all'interno della Comunità di Pace di San José de Apartadò. Più volte i volontari hanno segnalato minacce da parte di gruppi paramilitari ai danni di civili inermi. 
 

Sostegno da Montecitorio alla Comunità di Pace di San José de Apartadò

Ecco i racconti del 12 ottobre raccolti nella sala stampa della Camera: lo scorso agosto l'On. Martelli assieme all'On. Umberto D'Ottavio e ad altri parlamentari italiani del gruppo interparlamentare Italia-Colombia, avevano incontrato nella sede dell'Ambasciata italiana a Bogotà, accompagnato dai volontari di Operazione Colomba, Gildardo Tuberquia, membro del consiglio interno della Comunità di Pace e leader gravemente minacciato di morte. Da quell'incontro, il più emozionante tra gli incontri fatti secondo l'On. D'Ottavio, il gruppo si era impegnato a dare seguito alle richieste della Comunità di Pace in merito al non abbassare l'attenzione su quanto sta avvenendo in Colombia in questa delicatissima fase post Accordi di Pace.

La richiesta di Gildardo, giunta dopo avere raccontato l'eroica resistenza della Comunità di Pace e la loro intenzione di continuare nella costruzione di un mondo differente, ha toccato profondamente la delegazione italiana e non è caduta nel vuoto. Per di più, in un momento di grande preoccupazione anche per i volontari di Operazione Colomba, impegnati nell’accompagnare Gildardo e gli altri leader della Comunità di Pace nei loro spostamenti quotidiani, resi rischiosi a causa della presenza sempre più costante di gruppi neo paramilitari ascrivibili alle AGC (Autodefensas Gaetanistas de Colombia) che minacciano, mettendone a rischio la vita, tutti coloro che incarnano i valori di verità e di giustizia che dovrebbero essere alla base della costruzione di una pace vera e stabile.

 

L'on. Martelli alla Camera dei Deputati sull situazione della Comunidad de Paz di San José de Apartadò

 

Secondo l'On. Martelli: La Comunità di Pace è un esempio da seguire, dimostra che è possibile costruire un altro tipo di società, ed è attraverso quel tipo di costruzione di società che si agisce sulle cause strutturali dei conflitti”. Per queste ragioni è importante dare voce alla Comunità di Pace di San José de Apartadò, ma soprattutto che ognuno, nel suo piccolo, possa sostenere questa Comunità che è un esempio, puro, di resistenza nonviolenta e di costruzione di una nuova umanità e di una nuova forma di società.

Inoltre come sottolineato durante la conferenza stampa dall'On. D'Ottavio: “E' evidente che senza una attenzione internazionale forte l'Accordo di Pace non può procedere. Gli ideali della Comunità di Pace sono quelli che dovrebbero essere alla base della coesistenza pacifica di tutta la Colombia, per questo vogliamo richiamare l'attenzione della stampa e continuare tutti i giorni a essere presenti al fianco delle nostre organizzazioni che, come Operazione Colomba, compiono azioni concrete. E' importante che le nostre associazioni e ong siano lì presenti con il nostro sostegno politico e ideale come stiamo facendo oggi. E' bene che l'Italia faccia la sua parte per aiutare il processo di Pace, non dobbiamo mollare su questo”.

Per questo impegno e sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó e al lavoro di Operazione Colomba ringraziamo l'On. Martelli e l’On. D’Ottavio; e assieme a loro gli amici della Rete italiana di solidarietà Colombia Vive!, anch'essi presenti alla Conferenza stampa, che da anni supportano con le loro azioni e la loro passione la resistenza nonviolenta della Comunità di Pace.  

 

Violenza in Colombia ai danni di popolazione e dei difensori dei diritti umani

Il corpo di pace di Operazione Colomba ha espresso a più riprese la sua preoccupazione per il dilagare della violenzaAlessandra Zaghini, coordinatrice del progetto l'ha espresso in un'intervista all'agenzia AciStampa: «I gruppi armati non sono, come li descrive il Governo, semplici criminali legati al narcotraffico, ma veri e propri eserciti che obbligano la popolazione alla coltivazione della coca e che intervengono nella compra vendita dei terreni». 

 
Il diritto alla terra è uno dei problemi maggiori da affrontare.
 
Ad inizio anno decine di contadini ed attivisti avevano occupato pacificamente per qualche tempo la sede del ministero degli interni di Bogotà: denunciavano i  «120 difensori dei diritti umani e leader sociali, in maggioranza donne, assassinati negli ultimi 14 mesi».
 
Concordano le fonti che denunciano il perdurare della situazione di tensione: 
 
Almeno 127 omicidi di leader sociali ed attivisti si sono contati nel 2016 secondo le Nazioni Unite ; e la mattanza è proseguita nel 2017: in Parlamento Angela Robledo, rappresentante alla Camera della Colombia per il partito Alianza Verde ha denunciato a marzo di quest'anno: «22 leader della società civile sociali sono stati assassinati in questi 3 mesi». Alessandra Zaghini nell'intervista cita i dati del  ‘Programa Somos Defensores’ che parla di 52 difensori dei diritti umani uccisi nei primi mesi del 2017.
 
E tutto questo nonostante gli accordi per la pace sottoscritti dal governo del presidente Juan Manuel Santos e le Farc il 25 agosto del 2016, in parte modificati dopo la bocciatura al referendum popolare del 2 ottobre 2016. Sono proseguite anche in parallelo le trattative del governo di Bogotà ed i vertici dei guerriglieri dell'Eln (Esercito di liberazione nazionale); il Presidente, insignito anche del Premio Nobel per la pace, ha difeso la portata del suo lavoro in una recente intervista su Avvenire.
 
Monica Puto, volontaria in Colombia, ha raccontato la sua esperienza in questa recente intervista radiofonica andata in onda su una radio locale.
 

Il viaggio di Papa Francesco in Colombia

 
Papa Francesco è stato in Colombia alcuni giorni ad inizio settembre 2017. La sua visita aveva creato attese da parte dell'80% dei cattolici del paese e da parte degli opinionisti interessati al processo di pacificazione del paese sudamericano.
 
La Rete Italiana Colombia Vive ha scritto il 18 luglio 2017 una lettera a Papa Francesco, denunciando: «La violenza paramilitare è ogni giorno più forte in Colombia ed il Governo non fa niente per fermarla». Nel documento intestato a Sua Santità spiega:  «I gruppi paramilitari ed i suoi finanziatori stanno approfittando della smobilitazione della guerriglia delle Farc per controllare le zone rurali colombiane»; cita poi le parole del Vescovo della diocesi di Apartadò, sul cui territorio vi sono state anche ripetute incursioni di esponenti del gruppo paramilitare Agc (Autodefensas Gaetanistas de Colombia). Il Vescovo Monsignor Hugo Alberto Torres Marín a più riprese ha denunciato «la violenza paramilitare che tormenta la sua diocesi e la poca attenzione da parte dello Stato colombiano». La lettera al Papa termina con un appello: «Santo Padre, la preghiamo di incontrarsi con altre realtà della Colombia, lontane e silenziate dalla versione ufficiale del governo e degli organi statali. In tal modo, conoscendo l'altra realtà delle vittime, sia lei l'amplificatore del loro grido per la verità, riparazione e non ripetizione. Le chiediamo che includa nella sua agenda contadini, indigeni, afrodiscendenti, difensori dei diritti umani che, da decenni, stanno rischiando la loro vita per costruire e conseguire una pace con giustizia sociale, stabile e duratura».
 
 
 



Marco Tassinari
11/10/2017
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