Sono parole che rincuorano e incoraggiano, quelle di Papa Francesco. «Le iniziative della carità sono il frutto maturo di una Chiesa che serve, che offre speranza e che manifesta la misericordia di Dio. Pertanto, cari fratelli e sorelle, la vostra missione è grande!».
Il primo ottobre, durante la sua visita in Georgia, Papa Francesco ha incontrato i movimenti ecclesiali e gli operatori delle opere di carità. In una regione in cui i cattolici sono esigua minoranza (meno dell'1% della popolazione), la presenza del Papa è stata segno di comunione e speranza. Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII era presente per l’occasione: «In Georgia siamo testimoni di un grave disagio sociale di cui sono vittime i minori abbandonati negli istituti e di un’enorme povertà diffusa fra le famiglie». Con Ramonda erano presenti anche i circa 25 accolti dalla Comunità nelle 2 case famiglia sorte nella città di Batumi; hanno portato idealmente la voce, uno per uno, delle centinaia di persone che vengono assistite dai volontari in una baraccopoli della città fin dal 2006.
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Alessandra Puggioni, 34 anni, originaria della Sardegna ed in Georgia dal 2007, è mamma di casa famiglia che porta avanti col marito Ino Blagaic e dice: «Le persone si indebitano per comprare beni di lusso, non necessari, e che finiscano sulla strada. In città stiamo giorni interi senza elettricità; spesso le famiglie campano mangiando per pranzo solo una zuppa o solo patate. Negli ultimi due anni abbiamo assistito un incremento preoccupante dell’abuso di droghe, che oggi sono una grandissima piaga sociale nel paese».
«Per noi è stato un grande dono poter salutare personalmente il Papa» dice Ramonda. «La nostra presenza a Batumi è molto apprezzata dalla Chiesa locale e mons. Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso, ci vuole bene come un padre».
Durante l’omelia della Messa, celebrata il giorno in cui ricorreva la memoria di S. Teresa di Lisieux, il Papa ha rivolto a tutti questa provocazione: « Possiamo chiederci: io, che sto nella Chiesa, sono portatore della consolazione di Dio? So accogliere l’altro come ospite e consolare chi vedo stanco e deluso? Pur quando subisce afflizioni e chiusure, il cristiano è sempre chiamato a infondere speranza a chi è rassegnato, a rianimare chi è sfiduciato, a portare la luce di Gesù, il calore della sua presenza, il ristoro del suo perdono.»