L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (che ha festeggiato nel 2018 i suoi primi 50 anni), vive nei 5 continenti a fianco di persone con svariate forme di disagio personale, relazionale, sociale, spesso oggetto di discriminazione di valore. Ad oggi conta 2100 membri, 6200 accolti, 41000 persone che mangiano ogni giorno alla stessa mensa.
La Comunità Papa Giovanni XXIII il 13 febbraio 2019 interviene con un proprio documento all’Udienza pubblica conoscitiva della proposta di legge regionale dell’Emilia Romagna sull’“Omotransnegatività” chiedendone la sospensione del percorso, perché mette a rischio principi fondamentali della nostra democrazia, come quello della libertà di pensiero ad esempio. Nell’articolo 1 si parla di «prevenire e superare le situazioni, anche potenziali, di discriminazione e omotransnegatività». Il concetto di “discriminazione potenziale”, affiancato a quello di “omotransnegatività” apre alla possibilità di essere giudicati per un pensiero o un sentimento differente da quello Omosessualista. Questo rischia di creare una DISCRIMINAZIONE al contrario, verso chi semplicemente ha un pensiero o un’esperienza differente, diventando perfino controproducente nel reale percorso di integrazione che tutti auspichiamo.
Partendo dalla vasta esperienza di condivisione la Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) constata che l’efficacia dell’inclusione sociale di persone con caratteristiche peculiari non si basa tanto sulla “difesa” dei soggetti o sulla “negazione” delle stesse caratteristiche, quanto piuttosto su un lavoro di consapevolezza e di accettazione delle stesse, sia da parte della persona, sia da parte del territorio che diviene così competente ed inclusivo.
Nota inoltre nella proposta di legge una contraddizione di fondo, perché mentre da un lato l’omosessualità, la transessualità ecc. sono state derubricate dal Manuale Diagnostico delle malattie Mentali e si tende a considerarle come una “variante dell’identità”, dall’altra questo PDL nei suoi diversi articoli, propone TUTELE e agevolazioni assimilabili a quelle legiferate per soggetti con disabilità intellettiva e fisica, ossia soggetti che rientrano in un quadro diagnostico/patologico.
L’Apg23 sottolinea anche la POSITIVITÀ degli STEREOTIPI, “attenzione a contrastarli”, contrariamente a quanto si promuove in tutte le leggi nazionali e internazionali sulla ideologia di genere. (Bianca Gelli, Psicologia della differenza di genere, Franco Angeli)
La parola “stereos” (da cui deriva “stereotipo”) vuol dire anche “solido”, e questo ci può aiutare a vedere la questione da un’altra prospettiva: descrivere in maniera chiara e distinta un insieme di elementi, permette di identificarli e distinguerli fra gli altri e di creare rappresentazioni categoriali, che permettono di costruire schemi e rappresentazioni che poi andranno ad influire sulla percezione del mondo, aiutandone la capacità di discernimento e l’orientamento nel mondo stesso. Seguendo lo sviluppo cognitivo, l’identità di genere passa nella fase di crescita del bambino tra i 3 e i 7 anni da conoscenze incomplete e instabili a categorie sempre più stabili fino a giungere a rappresentazioni mentali comprensive come il concetto di maschio e femmina e consente al bambino un sempre maggior controllo e adattamento all’ambiente.
Nel testo della proposta di legge sono previsti finanziamenti per percorsi formativi in tutti i livelli delle scuole pubbliche e alle associazioni LGBT che sarebbero coinvolte per realizzarli. La Apg23 rimarca la delicatezza dell’educazione all’Affettività e alla Sessualità soprattutto dei più giovani e bambini, riaffermando la responsabilità primaria dei loro genitori su questa tematica, auspicando un loro diretto coinvolgimento in eventuali percorsi scolastici “obbligatori”, in linea con una visione antropologica dell’uomo che ne considera la sua costituzione biologica, affettiva, sessuale, psicologica e spirituale.
Dal punto di vista culturale nel suo contributo scritto l’Associazione Papa Giovanni XXIII richiama alcuni dati contenuti nell’ultima ricerca ISTAT sul tema dell’Omosessualità e la società. In questo Report dal titolo “La popolazione Omosessuale nella Società Italiana” del 2011 vi è scritto che secondo i cittadini italiani gli omosessuali e le persone transessuali sono discriminate meno che in passato. «La stragrande maggioranza degli intervistati, infatti, ritiene che sia poco o per niente giustificabile che un lavoratore sia trattato meno bene dei colleghi ( 96%), che un datore di lavoro non assuma un dipendente con le qualifiche richieste (92,3%), oppure che un proprietario non dia in affitto una casa a qualcuno (92%) solo perché omosessuale».
Questi dati evidenziano che già nel 2011 era presente e diffusa una COSCIENZA degli italiani alla NON DISCRIMINAZIONE, anche a motivo dell’orientamento sessuale. Negli ultimi 8 anni, con lo sviluppo degli strumenti di comunicazione, social e internet, questo gap si è ulteriormente colmato, a partire dalle nuove generazioni che crescono in una maggiore consapevolezza verso la diversità, fino agli adulti, genitori, in cui cresce la responsabilità di educare i propri figli anche all’affettività e alla sessualità.
L’Associazione osserva infine che dall’incontro di persone con orientamento Omosessuale spesso trova una distanza tra il loro pensiero e quello pubblicamente annunciato e promosso dalla corrente Omosessualista, evidenziando una distanza tra i bisogni dell’uomo e quelli del pensiero dominante ideologico.
Per concludere quindi chiede che si sospenda il percorso di questa proposta di legge per i motivi sopracitati e che in qualunque caso si espliciti la condanna alla pratica della maternità surrogata.