La settimana scorsa durante la 31° sessione regolare del Consiglio dei Diritti Umani si è svolto il tradizionale dialogo con l’Alto Commissario per i Diritti Umani – il principe giordano Zeid Ra’ad al Hussein.
Durante il dialogo con gli Stati la delegazione italiana è intervenuta nel dibattito (scarica l'intervento) chiedendo con forza un approccio al fenomeno migratorio basato sulla solidarietà e sulla condivisione delle responsabilità e promuovendo – suggerendoli come buona pratica - i canali umanitari “humanitarian corridors” recentemente creati tra l’Italia ed il Libano che hanno già permesso ai profughi siriani di viaggiare in maniera sicura ottenendo, già prima della partenza, un permesso in base all’art. 25 della Visa Code dell’Unione Europea.
Il giorno successivo venerdì 11 marzo sempre nella sala XX del Palazzo dell’ONU di Ginevra è stato presentato dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani il report A/HRC/31/35 focalizzato sulla situazione dei migranti in transito, un documento molto preciso che fotografa la situazione dei migranti in transito e le innumerevoli violazioni di diritti umani che subiscono nei paesi di transito e destinazione.
Nel dialogo interattivo che ne è seguito, l’ICMC (International Catholic Migration Commission – NGO specializzata nell’assistenza ai migranti e rifugiati) ha preso la parola proprio per promuovere il modello dei canali umanitari creati tra il Libano e l’Italia come un esempio attuale di soluzione possibile al dramma dei migranti. L’ICMC ha citato direttamente la Comunità Papa Giovanni XXIII che ha collaborato in questa importante iniziativa dei corridori umanitari.
Precisando come occorre rafforzare la protezione delle persone e non i confini o le barriere, l’ICMC ha ribadito come il diritto a richiedere asilo, il principio di non-refoulement ed il divieto di espulsioni collettive sono principi cardine del diritto internazionale e del sistema dei diritti umani, anche a livello europeo.
Considerato poi il fallimento delle attuali politiche migratorie, l’ICMC ha suggerito di valutare nuove soluzioni che partano da un approccio condiviso che veda Stati, Agenzie internazionali e la società civile coinvolte insieme.
Già lo è stato fatto nel passato quando, negli anni ’80 e ’90, un “Comprehensive Plan of Action” aveva permesso a 2,5 milioni di rifugiati della regione Indocina di migrare in modo sicuro e legale.
Lo si può fare anche oggi aprendo canali umanitari così come è stato fatto tra l’Italia ed il Libano con un esempio di concreta scelta migratoria che rispetta la dignità delle persone che migrano e che potrebbe tranquillamente essere replicata anche da altri paese europei.
L’intervento dell’ICMC è stato preparato anche grazie al lavoro di Anna e Beatrice due “Caschi Bianchi” che stanno svolgendo il loro Servizio Civile Internazionale a Ginevra, proprio negli uffici dell’ICMC.
Piu informazioni sulla presenza dell'APG23 a Ginevra in questa pagina