Figli che non somigliano per nulla ai genitori, fratelli e sorelle che non parlano la stessa lingua: questa sì, che è una famiglia! Per essere più precisi: questa sì che è una casa famiglia!
La prima è stata “inventata” 45 anni fa da don Oreste Benzi, che ne ha fatto l’espressione più tipica della sua Comunità Papa Giovanni XXIII.
Le case famiglia Apg23 sono, infatti, uniche nel loro genere: il loro tratto distintivo, che le differenzia da tutto ciò che negli ultimi anni – dalla chiusura degli istituti – è stato definito con l’appellativo “casa famiglia”, è la presenza costante, 24 ore su 24, di vere mamme e veri papà, che mettono la loro vita e la loro stessa famiglia al servizio di chi ha bisogno di averne una. Prima di ogni altra cosa, le case famiglia Apg23 sono famiglie, variegate e multiformi come solo le vere famiglie sanno essere.
È su questo che punta la nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi sulle case famiglia lanciata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, che in #iosonofamiglia sintetizza il carattere, fortemente identitario e totalizzante, di una scelta di vita e l’unicità dell’approccio umano e spirituale di Apg23.
In concomitanza con la Giornata Mondiale della Famiglia e in occasione del cinquantesimo dalla fondazione della Comunità, per lanciare questa nuova campagna lo scorso 12 maggio ben 50 case famiglia, dal Piemonte alla Sicilia, hanno aperto le loro porte a chiunque volesse vedere come si vive in queste realtà, dove chi ha perso tutto trova la cura che solo una vera famiglia sa dare.
In totale oggi, solo in Italia, sono 201 le case famiglia (nel mondo ne sono nate altre 50), e nel 2017 hanno accolto 1.283 persone di tutte le età e provenienze. La dichiarazione #iosonofamiglia si adatta a ciascuna di loro ed è tanto semplice quanto spiazzante, perché definisce una realtà che non si avvicina affatto all’idea di “casa famiglia” generalmente condivisa dalla collettività.
Eppure «solo una casa in cui la convivenza è imperniata su una relazione affettiva è una vera casa famiglia, come don Oreste l’ha intesa e voluta» precisa Giovanni Paolo Ramonda. «Non solo bambini, ma anche ragazzi che escono dalle dipendenze, ex carcerati, ragazze strappate alla vita di strada, anziani soli: accogliamo tutti, perché ciascuno possa ritrovare in questa famiglia il ruolo più congeniale, diventando figlio, fratello, nonno, zio, per sempre».
La nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi sottolinea come le case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII siano semplicemente famiglie, aperte però ad accogliere chiunque abbia bisogno. Ecco perché non dobbiamo aspettarci di trovare delle somiglianze tra genitori e figli.
Ecco perché non dobbiamo sorprenderci di incontrare fratelli che non parlano la stessa lingua. Ed ecco perché possiamo essere certi di trovare, nelle case famiglia di Apg23, quell’amore che non scaturisce dal legame di sangue, ma dal desiderio di mettersi al servizio di chi, da solo, non può farcela.