Nell'anno del "Giubileo della Speranza", in occasione della Giornata internazionale contro le droghe che si celebra il 26 giugno, Papa Leone XIV ha incontrato i giovani delle comunità terapeutiche per il recupero dalle dipendenze patologiche e le loro famiglie. Tra le 4mila persone presenti nel Cortile di San Damaso, all'interno della Città del Vaticano, c'erano anche 330 giovani e ospiti delle comunità di don Oreste Benzi, uno dei pionieri nel recupero dei giovani vittime delle droghe che aprì la prima comunità terapeutica nel 1980.
«Carissimi, la vostra presenza qui è una testimonianza di libertà. – ha proclamato il Santo Padre – Ricordo che quando Papa Francesco entrava in un carcere, anche nel suo ultimo Giovedì Santo, si poneva sempre quella domanda: “Perché loro e non io?”. La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà». Parole che ricordano quelle di don Oreste Benzi, il quale nel 1994 spiegava che «la grande battaglia degli antiproibizionisti poggia sulla libertà assoluta dell'individuo, ma la libertà come da essi concepita è schiavitù, perché rende la persona sola. Al contrario, gli adolescenti ed i giovani hanno il diritto di vivere e dunque hanno il diritto a non drogarsi».
Il Papa rivolgendosi ai giovani ha spiegato l'importanza dell'incontro con Cristo. «La sera di Pasqua Gesù ha salutato così i discepoli chiusi nel cenacolo. Lo avevano abbandonato, credevano di averlo perso per sempre, erano impauriti e delusi, qualcuno già se n’era andato. È però Gesù a ritrovarli, a venirli di nuovo a cercare. Entra a porte chiuse nel luogo dove sono come sepolti vivi. Porta la pace, li ricrea col perdono, soffia su di loro: infonde cioè lo Spirito Santo, che è il respiro di Dio in noi. Quando manca l’aria, quando manca l’orizzonte, la nostra dignità appassisce. Non dimentichiamo che Gesù risorto viene ancora e porta il suo respiro! Lo fa spesso attraverso le persone che vanno oltre le nostre porte chiuse e che, nonostante tutto quello che può essere successo, vedono la dignità che abbiamo dimenticato o che ci è stata negata».
Ed infine ha rivolto parole chiare nei confronti degli amministratori pubblici. «Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione».
«Siamo venuti qui coi nostri ragazzi per ribadire con la nostra presenza che dalla dipendenza è possibile uscirne. – ha dichiarato Ugo Ceron, coordinatore delle comunità terapeutiche della Papa Giovanni XXIII – E quanto sia importante lavorare per il recupero dell'uomo in tutta la sua interezza. A ribadire quanto sia importante l'azione di cura della persona ma anche l'urgenza di continuare a lavorare sempre più nei territori sul fronte della prevenzione».
Al termine dell'udienza don Nevio Faitanini, storico collaboratore di don Benzi e responsabile della comunità di Sant'Aquilina a Rimini, ha portato in dono a Papa Leone un quadro ed una croce realizzati dai ragazzi di Villafranca, il Pane Quotidiano – il messalino con i commenti di don Benzi al Vangelo del giorno – ed il libro Il diario di Sandra Sabattini in lingua inglese.