La Comunità Papa Giovanni XXIII si riunirà a Rimini il 26 dicembre per la Festa del Riconoscimento: una liturgia speciale celebrerà, il giorno di Santo Stefano, la rinascita dei 96 ragazzi (80 dall'Italia e 16 dall'estero) che nel 2019 hanno concluso il programma terapeutico per vincere le dipendenze. È una tradizione che quest’anno compie 35 anni: la prima messa del riconoscimento fu celebrata da don Orenze Benzi nel lontano 1984, con i primi 7 ragazzi liberati dalla droga.
Fra le persone che hanno concluso il percorso terapeutico nel 2019 c’è Simone (nome di fantasia); il padre imprenditore lo aveva fatto arrestare pur di costringerlo a prendere distanza dalla trappola della cocaina. A Rimini sarà disponibile a raccontare la propria storia, fra gli altri, Matteo Trivilino di Bologna: «Ho fatto il primo uso di sostanze, iniziando con i cannabinoidi, all’età di 14 anni. Poi sono passato alle droghe chimiche e all’eroina. Oggi ho 34 anni, ma se devo riguardare indietro alla mia vita mi rendo conto che il mio disagio interiore risale a quando avevo 5 o 6 anni».
L’appuntamento è alle 11 nella chiesa della Resurrezione che fu di don Benzi, a Rimini in via della Gazzella 48; la liturgia sarà guidata dal Vescovo Mons. Francesco Lambiasi; seguiranno momenti di festa.
Il cammino di recupero nella Comunità Papa Giovanni XXIII mira a valorizzare pienamente la persona, che accettando il programma viene sin da subito inserita in un contesto di tipo familiare. Il percorso dura in media 3 anni ed è costituito da 3 fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. Al termine dell’ultima fase, quella del rientro alla vita sociale, la persona riceve il riconoscimento: è il punto di partenza di una nuova vita, una rinascita che non è solo per il singolo ma per la sua famiglia e per tutta la Comunità.
Nei giorni scorsi il Presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda era intervenuto sul tema delle dipendenze patologiche, commentando per Radio InBlu lo stralcio dalla finanziaria della norma sulla cannabis light: «I nostri giovani hanno il diritto di poter spendere la vita per gli alti valori, per scelte responsabili come possono essere quella di costituire una famiglia, avere un lavoro, progettare, sviluppare, lavorare per il bene comune del Paese, piuttosto che essere annientati dall'utilizzo di sostanze che smorzano la vita, feriscono in profondità le aspirazioni più profonde. Speriamo che questa scelta vada anche nella direzione di contrastare l'utilizzo di altre sostanze, come può essere l’alcol che in questi giorni ha fatto strage sulle strade. I nostri giovani hanno bisogno di aria pulita e di vita piena, come diceva il nostro fondatore Don Oreste Benzi».
Ufficio stampa