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La "Buona Scuola" preoccupa Francesco Gesualdi

Verso una scuola del gratuito

Il secondo Convegno “La Scuola del gratuito” che si terrà a San Marino domani 5 e dopodomani 6 settembre presenterà le esperienze di chi questo modello pedagogico ha adottato i principi.

Ci saranno docenti ed alunni di scuole statali e rappresentanti della scuola paritaria di Orzinuovi (BS) che ha avviato una sperimentazione in tutti gli ordini di studio. Non mancheranno relatori di richiamo, come Francesco Gesualdi, alunno della Scuola di don Milani e animatore del “Centro nuovo modello di sviluppo”, Ferdinando Ciani, autore di libri sulla Scuola del gratuito e Antonio Ronco del Movimento di Cooperazione educativa.

A Gesualdi, di cui è in libreria l'ultimo libro Risorsa umana, l'economia della pietra scartata, abbiamo posto alcune domande.

 

Quali aspetti della scuola di don Milani possono essere più utili oggi?

«Tutte le proposte vissute e formulate a Barbiana sono più attuali che mai. È attuale la proposta di attribuire alla scuola il compito di formare cittadini sovrani in un mondo dilatato geograficamente e sempre più complesso. Così pure la proposta di concepire il sapere come diritto e non come merito. E quella di motivare non con l'egoismo del voto, ma l'altruismo della politica per uscire insieme dai problemi».

Che tipo di società esce dalla scuola di oggi?

«La scuola oggi è uno strumento per costruire il pensiero unico del mercato. Lo dimostra la spinta verso la meritocrazia, un preteso premio all'intelligenza e all'impegno, mentre è solo premio al privilegio economico di poter dedicare più cura ai figli. Il mercato borghese è stato costruito sulla concorrenza come diritto di arricchirsi con l'impegno, contro il privilegio dei nobili. Ma la concorrenza è il principale nemico della cultura del diritto, nella quale la dignità è garantita per il solo fatto di esistere».

Quale società può uscire da una scuola come quella di Barbiana?

«Una società che riconosce pari dignità a tutti e che fa della solidarietà lo strumento per garantire i bisogni fondamentali come diritti. Che fa della cura del debole una strategia di uguaglianza in ogni comparto e del senso di responsabilità verso comunità e beni comuni i principi fondanti, sapendo che una società nuova si ottiene solo con persone nuove. L'idea novecentesca che la società nuova si possa ottenere per decisione di vertice, produce solo autoritarismi e dittature».

Cosa ne pensa de "La Buona Scuola"?

«Tre aspetti particolarmente preoccupanti. Il primo: la deriva autoritaria e aziendalista, in cui l'unico dominus è il preside, che cancella il cammino per rendere la scuola una realtà partecipata da genitori e allievi. Il secondo è il sostegno alle scuole private che io leggo come una volontà di avere scuole di serie A per i ricchi, a finanziamento misto, e una di serie B, a finanziamento solo pubblico. La terza preoccupazione è per la crescente tecnicizzazione che dimostra una visione della scuola non come luogo dove si formano giovani capaci di pensiero e senso critico, ma bravi tecnici che rendono alle imprese e non disturbano il manovratore politico».

(Riccardo Ghinelli)
 

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