Sono state più di 500 le persone che hanno scelto di uscire in strada l’8 febbraio, a Verona, in una fredda serata d’inverno, per denunciare, attraverso la presenza silenziosa, la preghiera e il canto che non si può più fingere indifferenza di fronte al fenomeno della tratta. La manifestazione, organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, si intitolava «Sono bambini, non schiavi», perché sono sempre più numerose le ragazzine minorenni che vengono buttate in strada dopo essere state percosse, violentate, derubate della loro giovinezza, della loro dignità.
In prima linea, a guida di questo popolo in marcia lungo le vie di Verona, assieme al responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda, c’erano il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, mons. Giuseppe Zenti vescovo di Verona, mons. Pierantonio Pavanello vescovo di Adria-Rovigo, mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vicenza.
La fiaccolata, che quest’anno è alla sua terza edizione, ha preso avvio a Castelvecchio e si è conclusa all’interno della basilica di S. Zeno. Nella cornice magnificamente affrescata della basilica, ha risuonato ancor più dolorosamente l’orrore della storia di Anna (nome di fantasia), una ragazzina partita quattordicenne da un Paese africano insieme al suo fidanzatino, per rincorrere un sogno di vita insieme. Il sogno si è presto infranto ed entrambi sono stati venduti senza pietà e risucchiati in un vortice di violenze e soprusi.
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«Non possiamo dire nell’assemblea “questo è il mio corpo” e poi non farci carico di chi ci chiede aiuto perché il suo corpo è oggetto di mercimonio», ha detto durante la veglia il patriarca Francesco Moraglia. «Dobbiamo essere capaci di una proposta culturale. Dobbiamo darci da fare perché nella nostra società ci siano delle buone leggi. Vi invito a firmare questa sera perché anche il cliente sia responsabilizzato, perché la persona non è un oggetto». Con queste parole il patriarca di Venezia ha invitato tutti i presenti a seguire l’esempio suo e quello degli altri vescovi presenti, che hanno firmato pubblicamente, aderendo alla campagna "Questo è il mio corpo". Questa iniziativa propone delle azioni per chiedere al Parlamento ed al Governo italiano una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del "modello nordico", adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall'Unione europea.
Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII ha concluso: «Ringraziamo i nostri Pastori per l'adesione, l'incoraggiamento ed il sostegno alla campagna per la liberazione di queste nostre sorelle, rese schiave per soddisfare gli appetiti sessuali dei maschi italiani. Continuiamo come Chiesa a portare avanti questa importante battaglia, un'eredità spirituale di don Oreste Benzi».
Foto di Caterina Balocco e Marco Scarmagnani