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I tesori della Terra: la prima eco-stalla d'Italia

Visita alla cooperativa sociale di Cervasca (CN) e ai suoi stabilimenti un po' speciali

Noi tutti siamo partecipi, nel vincolo della solidarietà, del grande sforzo di rinnovamento e di sviluppo umano che caratterizza l’Italia in questo momento difficile, ma creativo della nostra storia nazionale”.

Proprio la creatività, e la solidarietà, non sono mancate alla cooperativa “I tesori della terra” che venerdì 10 giugno ha aperto le porte alla sua fattoria e caseificio solidale, in frazione San Bernardo di Cervasca (Cuneo), anticipando la visita con un convegno istituzionale nella sala consiliare del municipio.

E a leggerla, quella frase citata all’inizio, sembrerebbe pronunciata oggi, magari proprio da uno degli ospiti della tavola rotonda. Invece no, perché ha compiuto settant’anni. È uno stralcio del discorso che lesse l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro per la Festa della Repubblica. Un bel messaggio, rispolverato dai media, che guarda caso corre subito alla mente non appena si conosce la realtà della cooperativa cuneese presieduta da Maurizio Bergia. Un gruppo che ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo e che - nonostante la crisi - si è fatto portatore, con inventiva, di un progetto d’integrazione e inclusione sociale. Nel pieno rispetto della natura come “cosa pubblica” (res publica) e quindi “cosa” di tutti, e per tutti. Perché i tesori sono “della” terra, nel senso che tutti - senza distinzione - ne siamo parte, e per tutti sono messi a disposizione.

La cooperativa nasce nei primi anni Duemila dall’unione di due realtà: l’azienda agricola biologica Cascina Bianca e l’azienda agricola biologica Panero Rosanna, entrambe pensate e portate avanti dall’impegno di persone che fanno parte dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Oggi consta di varie strutture: serre e orti, un caseificio con punto vendita, una fattoria didattica con un laboratorio per i diversamente abili, un maneggio, una casa-famiglia. E due stalle: una tradizionale e una innovativa. Infatti - prima nel suo genere in Italia -, la fattoria ospita una vera eco-stalla. Un progetto, questo, nato nel 2013 in collaborazione con l’Università di Torino per rendere eco-sostenibili le deiezioni e per dare maggior benessere agli animali. L’eco-stalla è interamente in legno, perciò facilmente smontabile e poco impattante dal punto di vista paesaggistico.

Ma la vera novità sta nella lettiera su cui i bovini sostano, perché frutto dell’unione delle deiezioni alla frazione organica (compost) che arriva direttamente dai centri limitrofi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni giorno viene rimescolata e, grazie alla naturale circolazione d’aria che l’eco-stalla garantisce, viene mantenuto un processo di fermentazione cosiddetta aerobia (in presenza d’ossigeno). Questo consente di ottenere un fertilizzante naturale che può essere usato direttamente nei campi, senza bisogno di doverlo trattare e senza il problema dello spandimento dei liquami. Ogni anno la lettiera viene integralmente sostituita. Nel 2014, poi, il dipartimento di Veterinaria ha voluto studiare il benessere generato dal nuovo metodo di allevamento: ha testato la quantità e qualità di produzione di latte di queste vacche rispetto alle “tradizionali”, e ha notato come le prime fossero più in forma, più sane, e più produttive rispetto alle seconde. Tutto ciò anche per garantire la massima qualità nei confronti del consumatore che troverà in cooperativa solo prodotti biologici certificati.

Non solo, altro punto forza della cascina è il maneggio e il laboratorio che offre attività di supporto alle persone diversamente abili, impiegando gli animali come mediatori di relazioni positive e come facilitatori di emozioni. Per dirla in altri termini, una pet-therapy. Ma tutta l’azienda è - in verità - un sorta di grande progetto di terapia con gli animali perché dà benessere e lavoro a persone in difficoltà. Oggi dà occupazione a diciannove soci, di cui cinque svantaggiati, e impiega nelle sue varie realtà oltre cinquanta lavoratori. È stata tra le prime in Italia a credere e a investire nell’agricoltura biologica sociale attraverso il reinserimento terapeutico, nell’attività produttiva, di persone disagiate. Perché lavorare la terra fa bene, e fa del bene.

 

L’agricoltura sociale

Proprio di questo si è parlato nel convegno in municipio a Cervasca: della “Nuova Legge sull’agricoltura sociale e il Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 come opportunità di sviluppo del territorio”. Un dibattito snello, nonostante i molti interventi, moderato dal giornalista Ezio Bernardi. Sono intervenuti i deputati Chiara Gribaudo e Mino Taricco, l’assessore regionale all’Ambiente e alla montagna Alberto Valmaggia, il consigliere regionale Paolo Allemano, il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna e il primo cittadino di Cervasca Aldo Serale. Ma anche il consigliere di amministrazione della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo Michelangelo Pellegrino, il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII (di cui la cooperativa fa parte attraverso il Consorzio “Condividere”) Giovanni Paolo Ramonda, la presidente regionale di Coldiretti Delia Revelli e il presidente di Confcooperative Cuneo Alessandro Durando; mentre a rappresentante l’Università di Torino (per il dipartimento di Veterinaria) c’era Claudio Bellino. Graditi anche gli interventi dell’esponente dell’Unione europea delle cooperative Vittorio Marabotto e del presidente del Gruppo azione locale “Tradizione delle Terre Occitane” Aurelio Blesio, come quello del pioniere della cooperativa Livio Bima, del responsabile del caseificio Fabrizio Oggero, del tecnico-progettista Silvio Re e del presidente Maurizio Bergia.

Ospite più importante, e per questo lasciato a chiudere il tavolo, il vice-ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero che ha ricordato l’approvazione della Legge sull’agricoltura sociale come un “tassello fondamentale per un nuovo tipo di agricoltura attenta, responsabile e inclusiva”. Parole simili venute anche da Maurizio Bergia che ha parlato dell’importanza non solo di fare rete, ma di “essere rete”. Una rete in cui ognuno è una tessera del mosaico e che produce secondo le proprie possibilità. Un modello che restituisce dignità alla parola “collega”. Un collega come colui che è unito agli altri, e dove ciascuna mansione è importante e degna quanto tutte le altre. Non importa se piccola o grande, perché è parte del sistema; essenziale nell’insieme alla sua esistenza.

Ecco allora spiegati “i tesori della terra”: germogli di speranza che hanno ricevuto la benedizione del vescovo di Cuneo e Fossano, monsignor Piero Delbosco. Germogli di gioia, donati semplicemente come le note di festa suonate in chiusura, durante il rinfresco, dalla Tutto esaurito band del Centro diurno di San Rocco e della Mai scoppiati band del Centro diurno Castello di Caraglio e Laboratorio agricolo Cervasca della cooperativa “Il Ramo”. Perché per essere felici basta davvero poco: un po’ di musica, un pezzo di formaggio e un bicchiere di vino. Meglio se gustati in compagnia di amici genuini. Per informazioni: www.itesoridellaterra.eu.

 

testo e foto di Federico Carle



Federico Carle
13/06/2016

 

 

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