«Le persone disabili sono i nostri esperti di umanità: sono un tesoro e un dono per la società, che di loro non può fare a meno». È il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII alla proposta del candidato all'Eliseo Eric Zemmour di creare istituti scolastici separati per studenti in situazione di handicap.
La stessa Comunità Papa Giovanni, nel 1968, venne fondata proprio al termine di un primo "campo estivo per gli handicappati" (come venivano chiamate allora le persone disabili). Don Oreste Benzi aveva invitato i giovani di Rimini a condividere le vacanze con una trentina di ragazzi, portandoli a frequentare le località turistiche delle Dolomiti per rivendicare il loro diritto ad un pieno inserimento in società. Al termine di quella esperienza iniziò l'impegno dell'associazione, che continua ancora oggi, per la rimozione delle barriere architettoniche, per l'inserimento di persone disabili nelle attività sportive, nelle classi, nel mondo del lavoro.
«La nostra esperienza prosegue da oltre 50 anni al fianco delle persone disabili, che hanno diritto come tutti a crescere in famiglia, ad andare a scuola e al lavoro, portandole ad ottenere risultati eccezionali quando trovano un ambiente educativo sano ed equilibrato, e realizzando talvolta imprese straordinarie. Così il nostro fondatore Don Oreste Benzi: "Un popolo si realizza e diventa tale quando è in grado di crescere partendo dalle risposte ai bisogni dei più fragili"».
Spiega Edoardo Barbarossa, referente per i diritti umani dell'associazione del sacerdote riminese: «Nessuna democrazia può basare le sue regole sulla violazione del principio cardine della pari dignità di ogni essere umano e per tutta la durata della sua vita. A maggior ragione, non si può pensare che ciò avvenga in contesti educanti come la Scuola, in cui non solo si imparano nozioni di vario genere, ma si impara la civile convivenza e la fratellanza fra pari».
«La scuola — continua —, come ogni altro contesto di vita, deve essere luogo dell’inclusione e della diversità dei talenti, in cui anche l’alunno con handicap diviene perno dell’equilibrio pedagogico che fa crescere come esseri umani, come persone, come produttori di una nuova umanità».