La Comunità Papa Giovanni XXIII plaude alla sottoscrizione dell'accordo, avvenuta ieri a Roma, che porterà in Italia oltre 1000 persone vulnerabili da Libano, Etiopia e Marocco.
Rappresentanti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, della Comunità di Sant'Egidio, del Viminale e della Farnesina hanno concordato la concessione dei visti, con costi che saranno interamente a carico delle due associazioni grazie ai ricavati dell'8 per mille.
Nel campo profughi di Tel Abbas, nel nord del Libano a pochi chilometri dalla Siria, si inizia a sperare. Da qui partiranno i primi 72 richiedenti asilo.
I Volontari di Operazione Colomba, corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, vivono con loro in una tenda dal 2013; attraverso la condivisione quotidiana mediano le tensioni e si occupano dei bisogni di base.
Alberto Capannini, riminese con 3 figli, è responsabile del progetto: «Su quell'aereo saliranno per lo più famiglie di siriani. Ma loro ancora non ci credono, continuano a pensare soluzioni per scappare da qui. Dobbiamo fare in fretta: una donna ha partorito 10 giorni fa, divese sono incinte e ricevono ogni giorno minacce da parte dell'esercito libanese».
Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità, da mesi sollecitava l'attivazione di un corridoio umanitario urgente: «Ho dormito con loro e visto di persona le condizioni in cui vivono; ho conosciuto un bambino diventato disabile probabilmente a causa di una malattia contratta qui al campo.
L'accordo porterà in Italia mamme incinte, bambini, disabili, che non avevano altra speranza se non l'affidarsi ai trafficanti di uomini. Finalmente il Governo italiano si impegna nel salvare vite umane, con un modello di intervento innovativo che è da esportare in tutta Europa. Far arrivare in Italia le persone che sarebbero altrimenti condannate a morire si può fare; e se salvarli è una questione economica, - come hanno testimoniato Sant'Egidio e Chiesa Valdese - i soldi si possono trovare»
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