Il tribunale di Bologna ha consentito l'impianto di alcuni embrioni umani congelati in azoto liquido, pur dopo la morte del padre. Dopo 19 anni di abbandono i nascituri potranno finalmente assaporare il calore della mamma.
Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità esprime la propria vicinanza alla madre: «Era ora, per questi embrioni si apre finalmente una speranza di vita. Il giudice ha riconosciuto il diritto di avere una possibilità di nascere, e ancora prima di essere amati. Ci dispiace che dopo tanti anni di congelamento siano poche le probabilità di arrivare a nascere, ma soprattutto ci dispiace che nel frattempo sia morto il padre. Anche la madre non è più così giovane».
Enrico Masini è l'Animatore Generale del Servizio per la Maternità difficile e la Vita della Comunità: «Finalmente il destino di questi bimbi è cambiato; auspichiamo possa cambiare anche per i circa 1000 embrioni umani che sono abbandonati e conservati negli scantinati dell'ospedale S.Orsola di Bologna. Sono stati stoccati perché in soprannumero, come si fa con i prodotti invenduti. Riteniamo che sia una profonda ingiustizia quella di produrre in provetta degli embrioni umani, e peggio ancora quella di congelarli, come fossero oggetti da produrre in serie».
Fin dal 1996 don Oreste Benzi si batteva per il diritto alla vita dei feti. Ancora oggi la Comunità promuove l'adozione degli embrioni umani. Si allunga così la storia dell'accoglienza: recentemente sono nati due bimbi e un altro è ormai a gravidanza avanzata.