Metti un paesino piccolo a 30 km da Santa Maria di Leuca, aggiungi due donne di buona volontà, una piccola casetta e tanta voglia di condividere la propria vita con i piccoli. Questi sono gli ingredienti che hanno portato 10 anni fa all’apertura della casa famiglia Myriam di Nazareth in Casarano (LE). Era infatti Luglio 2005 quando Lucia e Mina hanno iniziato questo lungo e avventuroso viaggio nella condivisione diretta; da allora sono passati 10 anni pieni di gioia, lacrime, fatica, notti insonni, risate, e soprattutto amore.
«Sin dall’apertura della casa famiglia sono sempre arrivate mamme in attesa o in difficoltà – racconta Lucia – e ad oggi sono davvero tanti i bambini passati da quelle stanze rendendole più allegre con le loro vocine e più luminose con i loro sorrisi».
Lucia, consacrata, è la mamma di casa. Cuoca indiscutibile, è sempre quella che per ultima spegne le luci e va dormire la sera quando tutti gli altri sono già al sicuro nei loro lettini. Mina, la zia per i bambini e sorella per le madri, è l’arbitro di tutte le contese. «Artista a volte compresa, altre no – raccontano dalla casa famiglia –. Quasi sempre le proposte più sui generis ma anche più divertenti arrivano da lei». Dopo diverse esperienze di missione da qualche anno ha scelto di vivere qui in maniera stabile.
«A condividere la vita, si sa, il tempo passa velocemente, e dieci anni sono volati – dicono le responsabili –. Tante mamme hanno potuto curare qui i loro dolori e sconfiggere le loro paure, imparando ad essere mamma non per natura ma per vocazione. Vederle arrivare fragili, accoglierle nel cuore e tenere duro quando scalciano non è semplice, ma è impagabile la stretta al cuore che ti viene quando da quella stessa porta le vedi uscire sulle loro gambe, ora più forti e a passo più sicuro».
A dare una mano in casa famiglia, oltre a Mina e Lucia, ci sono Stefania e Ilaria, divenute recentemente membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, alcuni volontari, e don Dario Donateo, sacerdote, che da poco ha intrapreso il periodo di verifica vocazionale nella Papa Giovanni che ha conosciuto quando era in seminario. «È da tre anni che frequento la casa famiglia di Casarano – racconta – e mi sono ritrovato come gli altri affetto dalla stessa "malattia" che questa grande e bella comunità trasmette: la condivisione. Ne vieni contagiato senza rendertene conto e all’improvviso non ne puoi più fare a meno!».
La punta di diamante della casa è senza dubbio Enza, una bambina intrappolata nel corpo di una giovane donna di 30 anni. Enza scandisce il tempo tra un «ti voglio bene» e un «ti ho pensata». Nonostante sia originaria di Bisceglie è una ballerina provetta di Pizzica da fare invidia a tutte le salentine. Enza per essere felice ha solo bisogno della sua mamma Lucia, delle sue sorelle e delle giostre.
Oltre alla vita condivisa in casa, da circa tre anni, dopo aver notato che la piaga della prostituzione stava prendendo piede prepotentemente anche nel Leccese, si è dato inizio all’unità di strada. Ogni sabato mattina Mina, Stefania, Ilaria, Don Dario e altri volontari partono verso la strada statale 101, quella che collega Gallipoli a Lecce, per incontrare le ragazze, per lo più nigeriane, che su quella strada sono costrette a vendersi, sotto gli occhi e il silenzio di tutti; offrono loro la possbilità di riscattarsi dallo sfruttamento sessuale.
«Insomma, non ci resta che prendere un bel po’ di fiato – si augurano le responsabili – e soffiare forte su queste prime dieci candeline, con l’augurio e la speranza che il tempo continui a volare e la vita a scorrere in questa casa davvero originale».
(Stefania Lupo)