“Sto morendo di fame”. A chi non è capitato di dirlo, magari perché il pranzo era troppo leggero o la cena in ritardo? Ma lo si dice con leggerezza, senza rendersi conto che per troppe persone è una realtà quotidiana.
Ogni giorno, nei centri nutrizionali della Comunità in Zambia e in Tanzania, arrivano bimbi malnutriti, piccoli e fragili in braccio alle loro mamme. Respirano a fatica, a malapena camminano, spesso non hanno neanche la forza di stare in piedi.
Ma la fame non è solo quella che prende allo stomaco e uccide lontano. C’è una fame “umana”, tutto intorno a noi, che non vediamo perchè colpisce chi è troppo in basso per essere notato. E’ la fame di affetto, di attenzione, di relazione, che tormenta il cuore delle persone senza fissa dimora che abitano i marciapiedi delle nostre città.
Franco, padre e nonno, è rimasto senza lavoro e aspetta da anni la pensione in strada. La cosa peggiore, racconta, è non sapere se tutto questo finirà mai: “E’ questo che ti distrugge. La solitudine e la totale mancanza di una prospettiva, a lungo andare, fanno morire la speranza e ti lasciano solo tanta voglia di bere, e di non pensarci”.
Quella della fame, in tutte le sue forme, è una realtà che i membri e i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII conoscono bene, perché la “vivono” costantemente. Chi soffre, solo e dimenticato, non è un estraneo ma un fratello. Ed è solo condividendo la vita e quello che c’è da mangiare, anche se poco, che si può veramente mettere fine alle ingiustizie. “Quel morto di fame di mio fratello” è un' “invettiva” che diventa una missione: aprire le porte della propria casa e della propria famiglia alle persone emarginate dalla società per far sì che diventino fratelli, sorelle, figli, senza scadenza.
Salvare i fratelli dalla povertà e dalle ingiustizie sarà possibile il 26 e 27 settembre durante l’evento “Aggiungi un pasto a tavola”, quando la Comunità scenderà in piazza per scuotere le coscienze e raccogliere i fondi necessari a dare ‘Un pasto al giorno’ ai 41.000 fratelli che ogni giorno siedono alla nostra tavola in Italia e in 35 Paesi (per trovare la postazione più vicina visita il sito www.unpastoalgiorno.org)
Gli ultimi, i poveri che vivono nell’indifferenza, ci chiedono di non arrenderci “finché gli ultimi non saranno i primi”. Il 26 e il 27 settembre vieni in piazza con Aggiungi un pasto a tavola, perché *ognuno di noi ha la possibilità di costruire la giustizia con piccoli gesti. Questo è uno di quelli!