"Sono venuto a veder realizzati i diritti dei minori” racconta Vincenzo Spadafora, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza arrivato a Catania per conoscere una Casa Famiglia di APG23 a Catania e “raccontare quello che ultimamente la cronaca tace, ovvero quanto possa essere positiva una casa famiglia”.
«Ho conosciuto una realtà preziosa che racconteremo in giro per l’Italia – dice Spadafora – perché le case famiglia gestite come questa fanno la differenza nell’educazione e nella crescita di un bambino. Ci piacerebbe che tutte funzionassero come la casa famiglia di Santa Venerina, per noi un modello da applicare dove possibile».
Marco e Laura Lovato, con i loro 16 figli tra naturali e accolti, non sono una casa famiglia: sono una “semplice famiglia dentro una casa”, capace di essere anche una risorsa per una comunità, quella della provincia di Catania, Messina, Palermo, dove si diventa grandi troppo presto e dove la mancanza di opportunità lavorative fanno sì che molti ragazzi minorenni scelgano la strada della delinquenza e finiscano, ancora troppo giovani, in carcere.
Prima di visitare la Casa Famiglia, il Garante ha visitato l’Istituto Penitenziario Minorile di Acireale. Un carcere che vuole rieducare e dare la possibilità di ricostruirsi la propria vita e di ricominciare. «Di solito questi ragazzi finiscono in carcere per rapine e spaccio, raramente per reati più gravi, ma la percentuale di recidive è alta», spiega Marco Lovato.
La sfida più importante è fare in modo che, una volta usciti, non tornino a commettere un reato. Difficile, però, quando la tua famiglia, i tuoi amici, l’unico mondo al quale sei sempre appartenuto è proprio quello che ti ha insegnato a delinquere.
Negli anni, Marco e Laura hanno accolto nella loro casa famiglia più di 10 ragazzi provenienti dal carcere minorile grazie alla “messa alla prova”. «All'inizio i ragazzi approdano alla casa famiglia perché obbligati, - racconta Lovato - poi, però, nascono esperienze molto positive, come quelle dei ragazzi che ora lavorano nella cooperativa "Ro la formichina''». In questa falegnameria e nel centro aggregativo “Geremia”, ragazzi che fuori non troverebbero mai un impiego hanno la possibilità di riscattarsi attraverso il lavoro e di valorizzare le proprie potenzialità e abilità.
E’ quello che è successo a Simone, che ha scoperto il valore di una famiglia sulla quale si può contare e dalla quale ha imparato che “farsi aiutare a portare il proprio peso, permette di rimanere in piedi”. Ed è grazie a questo sostegno che è riuscito a riprendere in mano la sua vita, a diplomarsi e iscriversi all’Università: ora gli mancano solo tre esami alla laurea.
I ragazzi che lavorano alla cooperativa hanno voluto regalare al Garante uno dei crocifissi che hanno costruito, utilizzando il legno dei barconi dei profughi in fuga dai Paesi in guerra. «C’è chi teorizza i diritti e chi li mette in pratica, li fa vivere, come fate voi qui, ogni giorno», sottolinea il Garante. «Compito dello Stato è creare le condizioni per farvi continuare senza troppi sacrifici. Voi mi ringraziate, ma sono io a dover ringraziare voi».
A maggio ci sarà anche APG23 tra le “realtà di vita vissuta” di cui il Garante discuterà in Senato. Perché la condivisione diretta che si vive nelle Case Famiglia è un risposta concreta al bisogno di ognuno di crescere amato e di sentirsi importante.