APG23
02/03/2017
Cena di beneficienza, musica e intrattenimento per festeggiare i 10 anni di fondazione della WheelChair Basket Forlì, la squadra di pallacanestro in carrozzina promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Una serata all’insegna dell’allegria e della solidarietà, che il 24 febbraio scorso ha riempito i tavoli della hamburgeria Blu UP alla Cava di Forlì. Grazie a questo “Gran Galà del Basket” sono stati raccolti i fondi necessari per sostenere le spese per partecipare al campionato interprovinciale Uisp 2017. La serata è stata ricca di interventi e sono tanti i ringraziamenti da fare: gli allievi di Fourmusic.Studio hanno aperto la serata con un saggio musicale; l’Associazione Forlì per il Basket ha donato 2130 euro alla WheelChair; il cantante lirico Daniel Giulianini, oltre ad allietare la serata col canto, ha anche donato 2500 euro alla Comunità Papa Giovanni XXIIII; i Postman hanno suonato alla grande; i giornalisti di “Panorama Basket” di Teleromagna che hanno intervistato gli atleti.
Daniele Fabbri, che dal 1993 condivide la vita in casa famiglia con alcuni portatori di handicap e che ha organizzato la serata dice: «Questi ragazzi hanno fatto di tutto per costituire la squadra, e ci pareva giusto a nostra volta festeggiarli, nella loro voglia di emanciparsi nella società. Lo sport dà modo a tutti di inserirsi alla pari nel tessuto sociale, e in particolare questi atleti son riusciti a mostrare una grande costanza ed un grande valore. Hanno molto da insegnare a tutti noi».
APG23
02/03/2017
APG23
01/03/2017
«A vivere in una tenda prima o poi ci si sente come un leone in gabbia e allora non puoi far altro che ballare dentro la tua testa, ballare di brutto, rimandando indietro le lacrime che da un pezzo non servono più e poi si sa, i duri non piangono. Non mandi via nemmeno le mosche che ti mangiano la faccia, perché non vale la pena di combattere contro nulla stasera, tanto alla fine vincono sempre loro. Sono di più e sono più forti. Quanto vorresti uscire ed urlare, ma nessuno le ascolta le tue urla. Come quella volta che ti hanno sparato addosso o come l'altra volta, quando ti hanno detto che quello che stavi urlando non era vero». A scrivere è P., un volontario di Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Sono parole scaturite dalla vita condivisa con i profughi siriani in un campo in Libano, proprio mentre c’era l’assedio ad Aleppo (qui leggi la testimonianza completa). Questa testimonianza rende comprensibile e ragionevole, se ce ne fosse bisogno, l’esperienza dei corridoi umanitari, che proprio un anno fa prendeva avvio.
Il 29 febbraio 2016 sono arrivati la prima novantina di profughi siriani attraverso il corridoio umanitario promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e l'otto per mille della Chiesa Valdese. Circa una sessantina erano i profughi del campo profughi di Tel Abbas dove i volontari di Operazione Colomba vivono da tre anni.
In ricordo di questo anniversario, il 1 marzo 2017, ore 15 alla Camera dei Deputati (Sala Aldo Moro) a Roma, c’è la presentazione del libro Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario, scritto da Mattia Civico.
In due anni il progetto dei corridoi umanitari prevede l’arrivo di 1000 persone, nel 2016 sono arrivate circa 500 persone e il progetto continua anche quest’anno: sono già 41 le persone arrivate nel 2017 e accolte in alcune parti d’Italia.
Grazie a Operazione Colomba molti giovani sono impegnati da anni in diverse zone del mondo dove c’è un conflitto in corso, vivendo direttamente nei luoghi accanto alle persone e portando un sostegno alla resistenza quotidiana e nonviolenta. Uno di questi progetti è attivo in Libano e accoglie soprattutto famiglie siriane in fuga.
Per sostenere queste attività, l’Hiroshima Mon Amour di Torino la sera di giovedì 2 Marzo ospita un evento di raccolta fondi per permettere ai volontari di Operazione Colomba e alle famiglie di ripartire dal campo di accoglienza verso un futuro migliore.
Abbiamo assistito tutti quanti alle immagini che negli ultimi mesi arrivavano dalla Siria. Immagini di una guerra che ha coinvolto milioni di persone, costrette alla fuga e alla miseria; immagini di una guerra dai confini poco chiari e che non vogliamo analizzare dal punto di vista geopolitico, ma guardare dal punto di vista delle vittime e delle persone che soffrono.
Sul palco ci saranno alcuni artisti della scena musicale torinese che hanno aderito all’iniziativa e le performance musicali saranno intervallate dagli interventi delle organizzazioni promotrici e aderenti, che spiegheranno nel dettaglio la situazione in Libano e in Siria. Dopo i live la serata prosegue con dj set finale.
TORINO FOR SYRIA
Giovedì 2 Marzo 2017
Hiroshima Mon Amour in collaborazione con il Comitato Diritti Umani della Regione Piemonte, ACMOS, ALTrE Prospettive, Libera Piemonte,Fondazione Benvenuti In Italia, Operazione Colomba, Sermig - Arsenale della Pace - Pagina ufficiale presentano : TORINO FOR SYRIA
SUL PALCO : The Sweet Life Society, DJ KOMA aka Mauràs, Ila Rosso, Muso Muso , Quindi, Alessandro Petullà, Arthemius Woodoo J Doll , Abisso 04, RedWine Ivrea, Jek Lex
Scarica il volantino dell'iniziativa
APG23
27/02/2017
mercoledì 1 marzo 2017 • ore 21
Parrocchia SS. Redentore - Località Pozzetto - Cittadella (PD)
L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e la casa editrice Paoline organizzano un incontro sul tema, drammatico, della tratta di esseri umani. L’incontro partirà dalla testimonianza di Blessing OKOEDION, donna nigeriana che è riuscita a uscire dall’inferno della tratta, e la cui vicenda è raccontata nel libro Il coraggio della libertà (Paoline, 2017). Seguirà la testimonianza di Sr Rita GIARETTA, Fondatrice della Comunità Rut di Caserta, centro di accoglienza per giovani donne migranti, sole o con figli, in situazioni di difficoltà e/o sfruttamento.
Si passerà quindi all’intervento della coautrice del libro, la giornalista Anna POZZI (che si occupa da molti anni della tratta di persone e delle moderne schiavitù), con un approfondimento sul traffico e lo sfruttamento delle donne nigeriane in Italia.
Verrà infine presentata da un rappresentante dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, QUESTO È IL MIO CORPO (www.questoeilmiocorpo.org), campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità fondata da don Oreste Benzi. Attraverso questa campagna si propone l’approvazione della proposta di legge Bini che prevede la punibilità del cliente dello sfruttamento sessuale, ossia colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea.
APG23
27/02/2017
«Intendo esprimere il nostro pieno appoggio e ringraziamento al sindaco di Piacenza Paolo Dosi, e all'assessore al welfare Stefano Cugini, per il recente provvedimento contro la prostituzione, che riconosce le donne come vittime di sfruttamento e tratta»: Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, commenta la decisione del Comune di Piacenza di modificare il regolamento di polizia urbana che sanziona i clienti delle donne che si prostituiscono: la giunta comunale nei giorni scorsi aveva deciso di togliere la multa di 500 euro che era prevista per le vittime, lasciando quella di 500 euro comminata ai clienti.
«Quello adottato è uno strumento efficace. La prostituzione viola la dignità e i diritti umani – spiega Ramonda - e i clienti sono complici della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento di persone vulnerabili. Con il loro comportamento i clienti, maschi, sfruttano la condizione di vulnerabilità delle prostitute, donne, spesso ragazzine minorenni, che fuggono dai loro paesi con la speranza di una vita migliore. Speranza che viene rubata dagli sfruttatori e dai clienti: entrambi sono responsabili di questa schiavitù moderna».
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato negli scorsi mesi la campagna Questo è il mio corpo. Propone azioni per chiedere al parlamento e al governo italiani una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del modello nordico adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall’Unione Europea. Per informazioni: www.questoeilmiocorpo.org
APG23
23/02/2017
Si sono trovati in preghiera alle ore 7 in Via Massarenti a Bologna, davanti all’Ospedale Sant’Orsola, come accade da 18 anni a questa parte, i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnati a favore della vita nascente ovvero di quei piccoli concepiti che chiedono che gli sia riconosciuto il diritto alla vita, e delle loro mamme. Il fondatore don Oreste Benzi aveva sollecitato fin dal 1999 la preghiera davanti gli ospedali, come forma nonviolenta di condivisione della propria vita con quei piccoli che stanno per perdere la loro.
A Bologna, insieme a questo folto gruppo di persone che pregano per la vita ogni mercoledì, questa mattina era presente anche Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, sessuologo e pedagogista, papà di casa famiglia a Cuneo. La sua presenza vuole esprimere l’urgenza di un sì pieno alla vita perché il nostro Paese non invecchi in modo esponenziale a causa della mancanza di autentiche politiche di sostegno alla maternità. «Siamo al fianco di queste creature innocenti e indifese che come diceva don Benzi non hanno neppure il diritto di replica e di far sentire la loro voce», ha spiegato in un suo intervento davanti all’ospedale dove i volontari pregano ogni mercoledì mattina, pronti a mettersi a disposizione e soprattutto in ascolto di quelle mamme che sono di fronte alla difficile scelta di accogliere la vita quando sono sommerse dalle innumerevoli difficoltà dei nostri tempi. «Vogliamo essere vicini a loro e alle loro mamme per offrire un sì pieno alla vita, sia con l'accoglienza di entrambi sia, come prevede la legge italiana, con l'accoglienza del nascituro dopo il parto in anonimato. Oggi qui vogliamo essere una voce silenziosa, una voce non violenta che esprime un sì pieno alla vita!». Un modo per dire alle mamme che non sono sole e che la vita è sempre vita fin dal suo concepimento. Proprio per questo, nei casi di drammaticità di una gravidanza, può essere sostenuta piuttosto che venir soppressa. All'ospedale Sant’Orsola si sono verificati 612 aborti solo nel 2015. Però 3 donne su 4, considerando i dati relativi all'Emilia Romagna, dove si concentra la maggior parte degli interventi della Comunità in questo ambito, scelgono di non abortire se vengono offerti loro aiuti concreti. E nella maggior parte dei casi confidano che sono i partner o la rete parentale che fanno pressioni per interrompere la gravidanza.
Nel 2016 la Comunità Papa Giovanni XXIII solo a Bologna ha assistito 9 mamme di età compresa tra i 21 e i 26 anni (una di 17 anni). Quattro di loro avevano già l’appuntamento per abortire a causa di conflitti familiari e mancanza di lavoro, due hanno chiesto aiuto per gravi difficoltà economiche. Cinque di queste donne sono italiane mentre quattro sono di altre nazionalità.
Spesso al numero verde 800-035036 dedicato alle maternità difficili si rivolgono anche donne che chiedono cosa fare con il loro piccolo espulso dopo un aborto spontaneo, che non si sentono di gettare via. Il seppellimento del feto è possibile ormai da diversi anni nel Cimitero della Certosa di Bologna. Anche questo è un modo per non lasciare la donna sola ma stabilire con lei una relazione di ascolto profondo, in qualunque condizione si trovi, prima durante e dopo una gravidanza.
APG23
22/02/2017
Questa mattina alle 7 in Via Massarenti a Bologna, di fronte all’Ospedale Sant’Orsola, i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII si sono ritrovati per l'abituale momento di preghiera settimanale e di vicinanza ai bambini che stanno per essere abortiti e alle loro mamme.
Era presente il Responsabile Generale della Papa Giovanni, Giovanni Paolo Ramonda: «Siamo al fianco di queste creature innocenti e indifese che come diceva don Benzi "non hanno neppure il diritto di replica". Siamo qui come voce silenziosa che in maniera nonviolenta esprime un sì pieno alla vita»; papà di casa famiglia, Ramonda ha ribadito: «Alle donne in difficoltà siamo vicini con possibilità di accoglienza per loro e per i loro figli. Possiamo dare accoglienza ai nascituri anche dopo il parto in anonimato».
All'ospedale S.Orsola si sono verificati 612 aborti nel 2015. Hanno scelto di non abortire, quando sono state offerte loro possibilità di aiuto concreto, 3 donne su 4 in Emilia Romagna nel 2015. Don Oreste Benzi aveva sollecitato questi momenti già nel '99; oggi è possibile chiedere aiuto al numero verde 800-035036.
Vedi le foto.
APG23
20/02/2017
Sabato 18 febbraio dalle ore 20.30 in palestra del patronato Pio X di Cittadella (PD) c’è stata una festa tutta speciale, che si inserisce all'interno del percorso dello "Spazio di condivisione" della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Lo “Spazio di condivisione” nasce nel 2003, anno internazionale del disabile, per dare la possibilità a giovani abili e diversamente abili di scoprirsi dono l'uno per l'altro. Nello spazio non c'è chi assiste e chi è assistito, ma ognuno porta la sua parte, ognuno dà il suo contributo. Attraverso laboratori artistici, musicali, teatrali, la merenda, giochi e balli si sperimenta la bellezza di essere uguali con la stessa dignità. Con lo “Spazio” nascono amicizie, che spesso continuano anche quando lo “Spazio” finisce. Ed è proprio questo l'obiettivo ultimo dello “Spazio”: che nessuno più rimanga solo. I giovani coinvolti sono circa una quarantina, di cui metà ha una disabilità. Le attività vengono proposte ogni 15 giorni di sabato pomeriggio per 2 ore e mezza.
La festa di carnevale è stata una bella occasione per dare visibilità allo "Spazio di condivisione" invitando il territorio del Cittadellese a partecipare e a condividere una serata assieme.
APG23
18/02/2017
Sono 200 i primi capi di abbigliamento contraffatti che sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cittadella(PD) e che sono stati donati il 7 febbraio alla Comunità Papa Giovanni XXIII. Verranno utilizzati per persone in stato di bisogno.
Lo spiega il responsabile di zona della Comunità, Luca Rinaldi: «Ringraziamo l’Amministrazione comunale di Cittadella e l'assessora al sociale Marina Beltrame che, con la collaborazione della Guardia di Finanza di Cittadella, hanno dimostrato lungimiranza rispetto ai bisogni del territorio.
Questi capi prodotti illegalmente diventano così riutilizzabili dai minori e dai disabili accolti nelle nostre case famiglia, dagli adulti che vivono nelle nostre realtà di pronta accoglienza, dalle persone che incontriamo con le nostre unità di strada e che non hanno il necessario per vivere una vita dignitosa».
«Nel Veneto abbiamo — continua Rinaldi — centri i prima accoglienza per donne che sono vittime di tratta ai fini della prostituzione, comunità terapeutiche per giovani vittime delle dipendenze. Azioni come questa ci consentono di vivere la nostra chiamata all'accoglienza, facendoci carico delle situazioni di grave emarginazione che incontriamo. Il nostro ringraziamento va anche ai volontari delle associazioni che hanno donato gratuitamente il proprio tempo per rimuovere le etichette contraffatte, permettendo ai capi di abbigliamento di ritornare a vita nuova».
La Comunità Papa Giovanni XXIII è presente in Veneto con 67 realtà di accoglienza, 3 cooperative di reinserimento lavorativo, 2 centri diurni per disabili, 1 per psichiatrici, 4 unità di strada contro la tratta delle donne e sostiene 55 famiglie affidatarie (dati 1/1/2016).
Si stima che il 36% delle donne che si prostituiscono sulle nostre strade arrivino dalla Nigeria, il 22% dalla Romania. Il 37% è minorenne.
APG23
17/02/2017
Don Oreste Benzi lo ripeteva continuamente, tanto da diventare uno degli slogan più conosciuti della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Non si sta in piedi, se non si sta in ginocchio». Sin dall’inizio del cammino comunitario infatti, mentre si veniva chiarendo sempre più l'aspetto caratterizzante della condivisione diretta di vita con gli ultimi nelle diverse modalità e andava precisandosi la spiritualità propria del carisma ricevuto, cresceva il bisogno di preghiera. Nel 1976 presero così avvio le tre giorni di deserto, un tempo privilegiato per immergersi in maniera prolungata nella preghiera, nell’adorazione e nell’ascolto della Parola di Dio.
È uno dei pochissimi “obblighi” d’amore – così li definiva don Oreste – che tutti i membri della Comunità sono chiamati a vivere: partecipare durante l’anno ad una tre giorni di deserto, guidate da un sacerdote della Comunità o dallo stesso Responsabile Generale e caratterizzate dal silenzio e dalla contemplazione per facilitare l’incontro intimo e personale con Gesù.
Mantenendo queste caratteristiche di fondo, in questi anni le proposte si sono diversificate in maniera da rispondere alle tante e diverse esigenze dei membri (vedere il quadro delle proposte per il corrente anno 2017).
Oltre ai membri e a coloro che stanno vivendo il periodo di verifica vocazionale, le tre giorni di deserto sono sempre state aperte a chiunque voglia fare questa esperienza intensa di preghiera e di ritiro con noi. Tanti già l’hanno fatto… aspettiamo anche voi!
Scarica qui il volantino con le varie proposte.
Qui trovi le date aggiornate e i riferimenti per iscriversi ai deserti
Video «La preghiera di Gesù e della comunità cristiana», catechesi semplice di Giovanni Paolo Ramonda
APG23
13/02/2017
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha ritirato il progetto di servizio civile “Operazione Colomba in Colombia” che riguardava la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, prevista dalla Legge di stabilità 2014-16. Venerdì 10 febbraio si è chiuso il primo bando per i volontari.
Il ritiro del progetto si è reso necessario perché non sono state approvate le attività di accompagnamento dei civili, dei leader di comunità e degli Human rights defender che vengono abitualmente minacciati dalle fazioni in lotta. Uno degli obiettivi del bando era la ricerca di “soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti”.
A questo proposito è intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Appena due giorni fa abbiamo denunciato le ennesime minacce rivolte alla popolazione civile e ai volontari internazionali in Colombia ad opera dei gruppi paramiliari. Ancora una volta si è dimostrato come la presenza di volontari nell'area impedisca, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. La continua presenza di volontari internazionali nelle attività quotidiane e negli spostamenti della popolazione colombiana funge da deterrente verso l’uso della violenza da parte dei gruppi armati presenti sul territorio».
«Apprezziamo la disponibilità al confronto del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile. – continua Ramonda – Ribadiamo anche la nostra disponibilità a supportare le Reti e il Dipartimento affinché nei futuri Bandi si possano superare alcuni limiti, quali i parametri di sicurezza e la lista dei paesi. Permettiamo ai giovani di sperimentare la nonviolenza ed il dialogo come strumento di risoluzione dei conflitti».
Operazione Colomba è il Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da 25 anni i giovani volontari intervengono in modo nonviolento nelle zone di conflitto. Dal 2009 è presente in Colombia con un progetto di accompagnamento dei civili della Comunità di Pace di San José de Apartadò.
APG23
11/02/2017
Volontari italiani di Operazione Colomba si stanno recando in queste ore nel villaggio La Esperanza (nel Nord della Colombia) per monitorare la situazione, dopo l'ingresso nell'area di alcuni paramilitari armati avvenuto il 9 febbraio.
Il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII è presente in Colombia dal 2009, a sostegno della Comunità di Pace di San José de Apartadò che ha scelto di resistere in maniera nonviolenta al conflitto armato. La presenza di volontari nell'area impedisce, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. La presenza di volontari nell'area impedisce, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. Il 9 febbraio alcuni paramilitari con le insegne delle AGC (Autodefensas Gaitanistas della Colombia) hanno minacciato di sparare ai volontari internazionali.
«Siamo estremamente preoccupati per l'escalation di violenza, le minacce alla popolazione civile e ai volontari internazionali, che si stanno registrando in queste aree», dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Papa Giovanni, che continua: «Ci appelliamo alle istituzioni italiane e internazionali affinché si adoperino, secondo le proprie competenze, per promuovere il rispetto degli accordi di pace e garantire l'incolumità dei membri della Comunità di Pace, dei volontari internazionali e della popolazione civile».
La Comunità di Pace di San José de Apartadò ha pubblicato nella notte un appello: «Non lasceremo mai nell'oblio il ricordo di tutte quelle donne e quegli uomini che con la loro vita hanno pagato la nostra scelta di resistenza civile, pacifica e non armata, e non esitiamo a chiedere pubblicamente a tutti gli attori armati di rispettare i nostri spazi di vita e di lavoro comunitario».
E' di pochi giorni fa la denuncia del Vescovo di Apartadò, Mons. Hugo Alberto Torres Marin in cui esprime profonda preoccupazione per l’aumento degli assassini di leader sociali e politici. Gruppi paramilitari hanno occupato le terre lasciate libere dalle FARC a seguito del processo di smobilitazione stabilito dagli accordi di pace de L’Avana.