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APG23
13/02/2017
Servizio civile, ma non in Colombia
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha ritirato il progetto di servizio civile “Operazione Colomba in Colombia” che riguardava la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, prevista dalla Legge di stabilità 2014-16. Venerdì 10 febbraio si è chiuso il primo bando per i volontari. Il ritiro del progetto si è reso necessario perché non sono state approvate le attività di accompagnamento dei civili, dei leader di comunità e degli Human rights defender che vengono abitualmente minacciati dalle fazioni in lotta. Uno degli obiettivi del bando era la ricerca di “soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti”. A questo proposito è intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Appena due giorni fa abbiamo denunciato le ennesime minacce rivolte alla popolazione civile e ai volontari internazionali in Colombia ad opera dei gruppi paramiliari. Ancora una volta si è dimostrato come la presenza di volontari nell'area impedisca, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. La continua presenza di volontari internazionali nelle attività quotidiane e negli spostamenti della popolazione colombiana funge da deterrente verso l’uso della violenza da parte dei gruppi armati presenti sul territorio». «Apprezziamo la disponibilità al confronto del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile. – continua Ramonda – Ribadiamo anche la nostra disponibilità a supportare le Reti e il Dipartimento affinché nei futuri Bandi si possano superare alcuni limiti, quali i parametri di sicurezza e la lista dei paesi. Permettiamo ai giovani di sperimentare la nonviolenza ed il dialogo come strumento di risoluzione dei conflitti». Operazione Colomba è il Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da 25 anni i giovani volontari intervengono in modo nonviolento nelle zone di conflitto. Dal 2009 è presente in Colombia con un progetto di accompagnamento dei civili della Comunità di Pace di San José de Apartadò. 
APG23
11/02/2017
Paramilitari minacciano i civili e i volontari internazionali
Volontari italiani di Operazione Colomba si stanno recando in queste ore nel villaggio La Esperanza (nel Nord della Colombia) per monitorare la situazione, dopo l'ingresso nell'area di alcuni paramilitari armati avvenuto il 9 febbraio. Il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII è presente in Colombia dal 2009, a sostegno della Comunità di Pace di San José de Apartadò che ha scelto di resistere in maniera nonviolenta al conflitto armato. La presenza di volontari nell'area impedisce, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. La presenza di volontari nell'area impedisce, mantenendo accesi i riflettori dell'attenzione internazionale, l'acuirsi delle violenze. Il 9 febbraio alcuni paramilitari con le insegne delle AGC (Autodefensas Gaitanistas della Colombia) hanno minacciato di sparare ai volontari internazionali. «Siamo estremamente preoccupati per l'escalation di violenza, le minacce alla popolazione civile e ai volontari internazionali, che si stanno registrando in queste aree», dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Papa Giovanni, che continua: «Ci appelliamo alle istituzioni italiane e internazionali affinché si adoperino, secondo le proprie competenze, per promuovere il rispetto degli accordi di pace e garantire l'incolumità dei membri della Comunità di Pace, dei volontari internazionali e della popolazione civile». La Comunità di Pace di San José de Apartadò ha pubblicato nella notte un appello: «Non lasceremo mai nell'oblio il ricordo di tutte quelle donne e quegli uomini che con la loro vita hanno pagato la nostra scelta di resistenza civile, pacifica e non armata, e non esitiamo a chiedere pubblicamente a tutti gli attori armati di rispettare i nostri spazi di vita e di lavoro comunitario». E' di pochi giorni fa la denuncia del Vescovo di Apartadò, Mons. Hugo Alberto Torres Marin in cui esprime profonda preoccupazione per l’aumento degli assassini di leader sociali e politici. Gruppi paramilitari hanno occupato le terre lasciate libere dalle FARC a seguito del processo di smobilitazione stabilito dagli accordi di pace de L’Avana.
APG23
10/02/2017
Il patriarca e tre vescovi contro la prostituzione
Sono state più di 500 le persone che hanno scelto di uscire in strada l’8 febbraio, a Verona, in una fredda serata d’inverno, per denunciare, attraverso la presenza silenziosa, la preghiera e il canto che non si può più fingere indifferenza di fronte al fenomeno della tratta. La manifestazione, organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, si intitolava «Sono bambini, non schiavi», perché sono sempre più numerose le ragazzine minorenni che vengono buttate in strada dopo essere state percosse, violentate, derubate della loro giovinezza, della loro dignità. In prima linea, a guida di questo popolo in marcia lungo le vie di Verona, assieme al responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda, c’erano il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, mons. Giuseppe Zenti vescovo di Verona, mons. Pierantonio Pavanello vescovo di Adria-Rovigo, mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vicenza. La fiaccolata, che quest’anno è alla sua terza edizione, ha preso avvio a Castelvecchio e si è conclusa all’interno della basilica di S. Zeno. Nella cornice magnificamente affrescata della basilica, ha risuonato ancor più dolorosamente l’orrore della storia di Anna (nome di fantasia), una ragazzina partita quattordicenne da un Paese africano insieme al suo fidanzatino, per rincorrere un sogno di vita insieme. Il sogno si è presto infranto ed entrambi sono stati venduti senza pietà e risucchiati in un vortice di violenze e soprusi. #FOTOGALLERY:verona# «Non possiamo dire nell’assemblea “questo è il mio corpo” e poi non farci carico di chi ci chiede aiuto perché il suo corpo è oggetto di mercimonio», ha detto durante la veglia il patriarca Francesco Moraglia. «Dobbiamo essere capaci di una proposta culturale. Dobbiamo darci da fare perché nella nostra società ci siano delle buone leggi. Vi invito a firmare questa sera perché anche il cliente sia responsabilizzato, perché la persona non è un oggetto». Con queste parole il patriarca di Venezia ha invitato tutti i presenti a seguire l’esempio suo e quello degli altri vescovi presenti, che hanno firmato pubblicamente, aderendo alla campagna "Questo è il mio corpo". Questa iniziativa propone delle azioni per chiedere al Parlamento ed al Governo italiano una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del "modello nordico", adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall'Unione europea. Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII ha concluso: «Ringraziamo i nostri Pastori per l'adesione, l'incoraggiamento ed il sostegno alla campagna per la liberazione di queste nostre sorelle, rese schiave per soddisfare gli appetiti sessuali dei maschi italiani. Continuiamo come Chiesa a portare avanti questa importante battaglia, un'eredità spirituale di don Oreste Benzi». Foto di Caterina Balocco e Marco Scarmagnani
APG23
10/02/2017
Vescovi contro i clienti della prostituzione
Il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, mons. Giuseppe Zenti vescovo di Verona, mons. Pierantonio Pavanello vescovo di Adria-Rovigo, mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vicenza l'8 febbraio a Verona hanno firmato, in occasione della III Giornata di riflessione e preghiera contro la tratta, la petizione promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Il documento chiede al Parlamento una legge che contrasti il fenomeno della prostituzione sanzionando i clienti.    Mons. Francesco Moraglia ha fatto appello alle coscienza civica dei presenti ed ha chiesto a tutti di sottoscrivere la petizione: «Non è una questione di condannare i clienti, ma il cliente va reso consapevole e messo di fronte alle proprie precise responsabilità: se lui non ci fosse, allora non ci sarebbero donne rese schiave. Non esiste l'equazione: 'noi siamo liberi di andare con le prostitute, loro sono libere di prostituirsi'. Questa è un'ipocrisia».   Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII ha concluso: «Ringraziamo i nostri Pastori per l'adesione, l'incoraggiamento ed il sostegno alla campagna per la liberazione di queste nostre sorelle, rese schiave per soddisfare gli appetiti sessuali dei maschi italiani. Continuiamo come Chiesa a portare avanti questa importante battaglia, un'eredità spirituale di don Oreste Benzi».   Domenica 12 Febbraio a Torino si terrà l'evento di chiusura delle iniziative promosse dalla Cominità di don Benzi per Santa Bakhita. Alla fiaccolata per le vie della città parteciperà il Vescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia.    La campagna nazionale Questo è il mio corpo propone delle azioni per chiedere al Parlamento ed al Governo italiano una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del “modello nordico”, adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall’Unione europea.   www.questoeilmiocorpo.org Scarica il volantino. Scarica le foto. #questoèilmiocorpo      
APG23
09/02/2017
Giornata Nazionale sugli Stati Vegetativi
«I figli che io e mia moglie abbiamo accolto nella nostra famiglia, una delle case famiglie della Comunità Papa Giovanni XXIII, affetti da disabilità gravissime e da malattie neurodegenerative, spesso abbandonati negli ospedali a motivo della loro malattia, oggi rischiano di essere nuovamente abbandonati dallo Stato». È la riflessione di Luca Russo, papà in casa famiglia e autore del libro Eutanasia di Dio. Oggi, 9 febbraio, nel più assoluto silenzio il Ministero della Salute “dimentica” di celebrare la Giornata nazionale sugli Stati vegetativi da lui stesso proposta nel 2010. Istituita per legge in memoria della morte per fame e per sete di Eluana Englaro, impegna il Governo ad organizzare annualmente iniziative per dare voce a chi spende la vita accanto a chi voce non ha. Un convegno interno al Ministero fu organizzato in fretta e furia negli anni precedenti ma quest’anno non se ne trova traccia. Tutta l’attenzione è concentrata su un Progetto di Legge volto ad introdurre l’eutanasia in Italia, che dovrebbe essere discusso nei prossimi giorni alla Camera. Si tratta di un testo che a prescindere dallo stato di salute del paziente consente di sospendere in qualsiasi momento qualunque terapia in suo favore, perfino la somministrazione di cibo e acqua. L’unico requisito è che lui lo chieda, lo abbia chiesto nelle dichiarazioni anticipate di trattamento o il tutore lo chieda per lui. Non importa se il paziente si trova in un momento di sconforto, se quanto lasciato scritto è pertinente, se il tutore può beneficiare dalla morte del paziente. In ogni caso il medico, se questo Progetto di Legge dovesse diventare legge, sarà tenuto a rispettare tali volontà prescindendo da “scienza e coscienza”. Ben diverso il tenore delle recentissime dichiarazioni vaticane contenute nella Nuova Carta degli operatori sanitari: «la loro sospensione non giustificata può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente». Luca Russo continua: «La sospensione di acqua e cibo è un vero gesto di “abbandono” del malato, un omicidio aggravato dalla tortura. Ma chi ha bisogno delle DAT (Dichiarazione Anticipata di Trattamento)? I più deboli che chiedono di esistere senza sentirsi un peso sociale o i più forti che non hanno voglia di sacrificare il loro tempo a fianco dei letti di chi è malato?»
APG23
08/02/2017
Gran galà  del basket in carrozzina
Il giovane cantante lirico di Forlimpopoli, Daniel Giuliani, che all’età di 28 anni ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano, offrirà la sua voce al basket in carrozzina. Venerdì 24 febbraio alle 20.30 si esibirà durante la cena di beneficenza che si terrà al Blu Up di via Bologna 153 a Forlì; parte del ricavato verrà devoluto alla WheelChair Basket, la squadra di pallacanestro promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Gli introiti permetteranno agli sportivi con disabilità di sostenere le spese per partecipare al campionato interprovinciale Uisp 2017. La performance canora sarà preceduta dal saggio musicale della Fourmusic studio; a seguire ci saranno The Postman e altri momenti di animazione e testimonianza. Gli atleti della Wheelchair Basket Forlì saranno presenti con le proprie famiglie. Invitano tutti i forlivesi a partecipare ad una serata che celebrerà il decennale della squadra, e che riuscirà a coniugare sport, grande musica, e solidarietà; sarà presente l'assessora allo sport Sara Samori. Lo racconta Daniele Fabbri, che dal 1993 condivide la vita in casa famiglia con alcuni portatori di handicap e che ha organizzato la serata: «Questi ragazzi hanno fatto di tutto per costituire la squadra, e ci pareva giusto a nostra volta festeggiarli, nella loro voglia di emanciparsi nella società. Lo sport dà modo a tutti di inserirsi alla pari nel tessuto sociale, e in particolare questi atleti son riusciti a mostrare una grande costanza ed un grande valore. Hanno molto da insegnare a tutti noi». Vedi l'evento su Facebook. È gradita la prenotazione al numero: 347.1029200 
APG23
08/02/2017
Ho deciso di scappare quando ho compiuto 18 anni
Nancy aveva 17 anni quando ha iniziato la vita di strada a Ferrara. Inconsapevole delle richieste perverse dei clienti che pretendono sempre più spesso anche sesso senza preservativo, ha dovuto presto imparare il listino dei prezzi e seguire le regole imposte dalla sua sfruttatrice e dai suoi intermediari. Finchè una notte è rimasta incinta a seguito di uno stupro con un cliente che l'ha picchiata e nel giro di poche settimane all'Ospedale per l'interruzione di gravidanza senza far in tempo a capire qual era la via d'uscita. Quando ha compiuto 18 anni però ha deciso di lasciare questa vita di violenze e di lutti. Una notte ha incontrato un'operatrice e un sacerdote su quel tratto di marciapiede che la stava rovinando e ha sentito per la prima volta quelle parole "Puoi scappare, puoi essere libera! Non devi pagare i tuoi sfruttatori vieni via con noi" che nessun'altra unità di strada le aveva mai rivolto. E si è fidata. Per Nancy e le tante donne e adolescenti indotte allo sfruttamento della prostituzione l'8 febbraio saranno presenti anche il Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, l'Arcivescovo Mons. Luigi Negri e il Vicepresidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Primo Lazzari all'evento intitolato "Questo è il mio corpo! Ferrara per le vittime di tratta e sfruttamento sessuale", promosso nella Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani da Comunità Papa Giovanni XXIII, Parrocchia di Sant'Agostino e una serie di associazioni tra cui Caritas, Viale K, Emmaus Italia impegnate a Ferrara nell'accoglienza dei migranti. Dalle rilevazioni delle Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII attive in 31 città italiane, emerge infatti l'aumento di vittime di tratta a scopo sessuale, anche a seguito del 300% in più di arrivi sulle nostre coste di donne e minori profughi, a rischio di essere assorbiti nei circuiti dello sfruttamento della prostituzione, come riscontrato dal Rapporto sulle vittime di tratta dell'Oim. In particolare, l'allarme riguarda il fenomeno della tratta di adolescenti provenienti per lo più da Nigeria e Romania, adescate nei paesi di origine e/o nei paesi di transito. Gli operatori di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII lo riscontrano soprattutto a Torino, Cuneo, Biella, Verona, Modena, Ferrara, Massa Carrara, Roma. Anche a Ferrara la situazione è preoccupante. Negli ultimi cinque mesi, il turn over di giovani potenziali vittime di tratta è sempre più alto e si evidenzia in modo particolare nella zona Gad e nella zona sud della città. Gli operatori della Comunità Papa Giovanni XXIII riscontrano circa 50 presenze il sabato e la domenica notte. Per il 60% sono donne nigeriane - ma sono contattate anche donne rumene e da luglio 2015 albanesi - che dichiarano di essere state indotte da connazionali ad avviarsi alla prostituzione sulle strade ferraresi.Le donne nigeriane sono tutte richiedenti asilo e dichiarano di dover pagare ai loro sfruttatori un debito che va dai 20.000 ai 35.000 euro.  Per questo motivo, sollecitata da diversi cittadini del territorio di Via Bologna e in particolare dal parroco di Sant'Agostino don Michele Zecchin, la Comunità ha promosso l'8 febbraio alle ore 20.45 in Via Torboli 15, la Tavola rotonda "Sfruttamento sessuale: voci a confronto", moderata dalla giornalista e scrittriceCamilla Ghedini, che ha firmato la prefazione e due racconti dell'antologia "Il mestiere più antico del mondo?" di recente pubblicazione per Elliot. Interverrà, oltre al Vicequestore aggiunto e Dirigente dell'Ufficio immigrazione Michelina Pignataro e all'Assessore ai Servizi alla persona Chiara Sapigni, coordinatrice del Tavolo sulla tratta del Comune, anche Laila Simoncelli, avvocato della Comunità Papa Giovanni XXIII esperta di tratta di esseri umani, diritto internazionale e dell'immigrazione, negli anni '90 impegnata in ex Jugoslavia al fianco delle vittime del conflitto, successivamente in India e Africa a favore della tutela delle donne e dell'infanzia. Seguirà una fiaccolata lungo le vie del quartiere per non dimenticare chi, all'interno del crescente flusso di profughi, è maggiormente a rischio ovvero donne e minori vulnerabili, facili prede di sfruttatori. Il Vicepresidente della Comunità di don Benzi, Primo Lazzari, presenterà la Campagna Questo è il mio corpo, volta a promuovere l'introduzione di un articolo della Legge Merlin per fermare la domanda e così contrastare sfruttatori e trafficanti, proprio nel parcheggio dove di notte si prostituiscono giovani donne rumene, albanesi e nigeriane. La fiaccolata si concluderà con una Veglia di preghiera nella Chiesa di Sant'Agostino dove verranno ricordate le vittime di tratta, in particolare minorenni.
APG23
04/02/2017
«Faccio il mestiere più antico del mondo»
«Vi racconto la mia libera scelta di fare il mestiere più antico del mondo» – A Rimini Marie Merklinger, di Space International, in un convegno dedicato alla prostituzione e ai suoi effetti sociali. Con lei la senatrice Francesca Puglisi e il questore Maurizio Improta. Viene da Stoccarda, e il suo nome (di fantasia) è Marie. Professione prostituta, nella Germania che ha legalizzato i bordelli ed è oggi considerata il supermercato del sesso in Europa, dove una donna è libera di prostituirsi iscrivendosi in un registro, pagando le tasse e usufruendo dell’assistenza sanitaria. Insomma cautele e garanzie per chi vuole esercitare il mestiere, un modello invocato anche in Italia da chi vuole “riaprire le case chiuse”. Eppure non è tutto così lineare, e Marie Merklingler viene a raccontarlo a Rimini all’interno del convegno “La visione antropologica della donna e il fenomeno della prostituzione”, organizzato da Comunità Papa Giovanni XXIIII e Agesci all’interno degli incontri del progetto culturale diocesano, lunedì 6 febbraio alle ore 21 al museo della Città (via Tonini,1). Intervengono anche la senatrice Francesca Puglisi, che ha promosso al Senato un disegno di legge che prevede la punibilità dei clienti delle prostitute, Maurizio Improta, questore di Rimini, Ilaria Baldini, di Resistenza Femminista, operatrice in un centro antiviolenza a Milano, Rachele Nanni, responsabile del Progetto Psicologia dell’AUSL Romagna, Irene Ciambezi giornalista e referente per l’Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII e Kristian Gianfreda, della campagna “Questo è il mio corpo”. Si parlerà di tratta degli esseri umani, prostituzione e violenza di genere, cercando di analizzare il fenomeno, l’impatto sociale che ha, il ruolo delle organizzazioni criminali con particolare attenzione al nostro territorio, e le risposte possibili. A Rimini e dintorni le Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII escono 2 volte a settimana. «Monitoriamo la zona della stazione, del grattacielo, il lungomare e la statale Adriatica – racconta Silvia, una delle referenti. – in una notte contattiamo un centinaio di ragazze. La maggioranza, 30/35 circa, sono rumene, poi una quindicina di ungheresi e qualche bulgara, qualche cinese. Più o meno 10 sono i transessuali, ultimamente arrivano nazionalità difficilmente viste prima, come quella peruviana o argentina. Anche le nigeriane hanno ricominciato a vedersi, adesso, con gli sbarchi e le tratta dei migranti sono decisamente in aumento». Non è chiaro quante minorenni ci siano, si dichiarano tutte maggiorenni per sfuggire ai controlli ma spesso, dall’aspetto fisico, abbiamo pochi dubbi. «In estate e nei periodi in cui a Rimini ci sono importanti manifestazioni o fiere questo numero triplica – racconta ancora Silvia. – Spesso arrivano con macchine piene, colleghi di lavoro distinti e ben vestiti, per concludere in questo modo una cena di affari». Non esiste una tipologia di cliente, vanno dai diciottenni che “festeggiano” la maggior età, ai ventenni in vacanza, trentenni (a volte uomini bellissimi, specificano i volontari) con l’adesivo sulla macchina “bimbo a bordo” per arrivare agli ottantenni. Le tariffe con la crisi si sono abbassate, dai 30 ai 50 euro a notte. 30 delle nigeriane, perché le bianche sono più richieste. Nei periodi migliori una ragazza arriva anche a 15 prestazioni a notte. Ma i soldi non bastano mai… a volte non mangiano neppure. Tra l’affitto del marciapiede, la percentuale al pappone e l’affitto mensile di “casa” va via tutto. Vivono nei residence tra Marina Centro e Miramare, dove una stanzetta con un bagno costa mediamente 1000 euro al mese, perché anche in questo c’è sfruttamento. E i clienti? «Spesso arrivano ubriachi, o sotto l’effetto di droga. Pretendono cose che le ragazze non vogliono fare, e le minacciano con coltelli o altro. Le picchiano e le violentano. Se proviamo a parlare con loro, a spiegare che la prostituzione è schiavitù, o dicono di non saperlo, o che no, la donna è libera, è uno scambio reciproco: sesso per soldi». Nei mesi scorsi la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo”, sottoscritta da numerose persone, gruppi e associazioni. È una campagna a sostegno di un disegno di legge che prevede la punibilità del cliente. 
APG23
02/02/2017
Cresce il numero delle minorenni indotte alla prostituzione
Dall'osservazione effettuata nel periodo dicembre 2016 – gennaio 2017 dalle 31 Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII operative in varie città d'Italia emerge un aumento delle minorenni indotte alla prostituzione, che in alcune zone arriva al 50% delle presenze in strada. A Settimo Torinese si è osservata una presenza di 25 vittime di tratta stimate minorenni su un totale di 40, a Trofarello (TO) 15 su 30. L'Unità di strada di Verona sud durante una recente rilevazione ha segnalato 20 ragazze presunte minorenni su 45. Le vittime, se contattate, dichiarano età tra i 18 e i 21 anni ma i loro tratti somatici e comportamentali consentono di ritenere con ragionevole certezza la minore età. «A volte sono le stesse vittime presenti da più tempo a segnalarci preoccupate la presenza di ragazzine minorenni, chiedendoci di intervenire» raccontano i volontari delle Unità di strada. Il fenomeno riguarda soprattutto minorenni nigeriane. «Quelle che incontriamo in questo periodo sono tutte nuove – spiegano i responsabili dell'Unità di strada di Verona – Ci raccontano di essere arrivate da uno o due mesi con i barconi, dopo essere passate dalla Libia». «Questa violenza protratta nei confronti di ragazzine è un fatto inaccettabile – dichiara Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII –. Chiediamo ai responsabili delle forze dell'ordine di applicare l'articolo 600 bis del Codice Penale che punisce con pena da 1 a 6 anni di reclusione chiunque commette atti sessuali nei confronti di minorenni dietro pagamento di corrispettivo con persone di età compresa tra i 14 e i 18 anni, mentre sotto i 14 anni è previsto il reato di pedofilia». Per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni la Comunità papa Giovanni XXIII organizza una serie di eventi in occasione di santa Giuseppina Bakhita – l'8 febbraio - che fu resa schiava all'età di 7 anni ed è oggi simbolo di riscatto per le vittime di tratta. 4 FEBBRAIO - Piacenza Fiaccolata per le vie della città. Partenza alle ore 16.00 da viale Malta (area parcheggio davanti alla questura) e arrivo in Piazza Cavalli. Alle 18.00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Gianni Ambrosio, presso la Basilica di San Francesco. 6 FEBBRAIO - Rimini Incontro pubblico, ore 21.00. "La visione antropologica della donna e il fenomeno della prostituzione" – Incontro pubblico presso Sala del Giudizio, via Tonini 1, Rimini. Intervengono la senatrice Francesca Puglisi, promotrice al senato di un disegno di legge che sanziona il cliente, On. Francesca Puglisi, promotrice al Senato del disegno di legge sul "modello nordico", Maurizio Improta, questore di Rimini, Marie Merklinger, attivista di Space International, sopravvissuta alla prostituzione, Ilaria Baldini, Resistenza Femminista, Counsellor alla Casa delle donne maltrattate di Milano Rachele Nanni, psicologa e psicoterapeuta, Kristian Gianfreda, campagna "Questo è il mio corpo". 8 FEBBRAIO - Ferrara Tavola rotonda alle ore 20.45 su "Sfruttamento sessuale: voci a confronto" presso Sala di Via Torboli, 15. Alle 21.45 fiaccolata lungo le strade del quartiere di Via Bologna. Segue alle 22.30 la veglia per le vittime di tratta presso la Chiesa di Sant'Agostino di Via Mambro, 96. 8 FEBBRAIO - Verona Fiaccolata per le vie della città. Partenza alle 20.30 da Castelvecchio. Alle 21.30 veglia di preghiera nella Chiesa di S. Zeno con Mons. Francesco Moraglia Patriarca di Venezia, Mons. Giuseppe Zenti Vescovo di Verona, Mons. Pierantonio Pavanello Vescovo di Adria-Rovigo e Mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vicenza. Scarica il volantino. 8 FEBBRAIO – Massa Carrara Fiaccolata per le vie della città. Ore 20:30 Ritrovo al pontile di Marina di Massa e partenza della fiaccolata Ore 21:30 Celebrazione della S. Messa presso Chiesa della Beata Vergine della Consolazione, Marina di Massa. Al termine della celebrazione, ci sarà un incontro con le ragazze in strada insieme ai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII lungo i viali di Marina di Massa. Con la partecipazione di Mons. Giovanni Santucci, Vescovo di Massa Carrara – Pontremoli 12 FEBBRAIO - Torino Fiaccolata per le vie della città. Alle 17.30 ritrovo in Via Palazzo di Città, Chiesa del Corpus Domini. Alle 18 concerto Gospel nella Chiesa di S.Rocco con racconti e testimonianze. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato negli scorsi mesi la campagna "Questo è il mio corpo". La campagna propone delle azioni per chiedere al parlamento e al governo italiani una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del "modello nordico", adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall'Unione europea. www.questoeilmiocorpo.org Foto di Emanuele Zamboni
APG23
01/02/2017
Cresce il numero delle minorenni indotte alla prostituzione
Dall'osservazione effettuata nel periodo dicembre 2016 – gennaio 2017 dalle 31 Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII operative in varie città d'Italia emerge un aumento delle minorenni indotte alla prostituzione, che in alcune zone arriva al 50% delle presenze in strada. A Settimo Torinese si è osservata una presenza di 25 vittime di tratta stimate minorenni su un totale di 40, a Trofarello(TO) 15 su 30. L'Unità di strada di Verona sud durante una recente rilevazione dicembre ha segnalato 20 ragazze presunte minorenni su 45. Le vittime, se contattate, dichiarano età tra i 18 e i 21 anni ma i loro tratti somatici e comportamentali consentono di ritenere con ragionevole certezza la minore età. «A volte sono le stesse vittime presenti da più tempo a segnalarci preoccupate la presenza di ragazzine minorenni, chiedendoci di intervenire» raccontano i volontari delle Unità di strada. Il fenomeno riguarda soprattutto minorenni nigeriane. «Quelle che incontriamo in questo periodo sono tutte nuove – spiegano i responsabili dell'Unità di strada di Verona – Ci raccontano di essere arrivate da uno o due mesi con i barconi, dopo essere passate dalla Libia». «Questa violenza protratta nei confronti di ragazzine è un fatto inaccettabile – dichiara Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII –. Chiediamo ai responsabili delle forze dell'ordine di applicare l'articolo 600 bis del Codice Penale che punisce con pena da 1 a 6 anni di reclusione chiunque commette atti sessuali nei confronti di minorenni dietro pagamento di corrispettivo con persone di età compresa tra i 14 e i 18 anni, mentre sotto i 14 anni è previsto il reato di pedofilia». Per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni la Comunità papa Giovanni XXIII organizza una serie di eventi in occasione di santa Giuseppina Bakhita – l’8 febbraio - che fu resa schiava all’età di 7 anni ed è oggi simbolo di riscatto per le vittime di tratta. 4 FEBBRAIO - Piacenza Fiaccolata per le vie della città. Partenza alle ore 16.00 da viale Malta (area parcheggio davanti alla questura) e arrivo in Piazza Cavalli. Alle 18.00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Gianni Ambrosio, presso la Basilica di San Francesco. 6 FEBBRAIO - Rimini Incontro pubblico. Ore 21.00: "La visione antropologica della donna e il fenomeno della prostituzione" – Incontro pubblico presso Sala del Giudizio, via Tonini 1, Rimini. Intervengono la senatrice Francesca Puglisi, promotrice al senato di un disegno di legge che sanziona il cliente, On. Francesca Puglisi, promotrice al Senato del disegno di legge sul “modello nordico”, Maurizio Improta, questore di Rimini, Marie Merklinger, attivista di Space International, sopravvissuta alla prostituzione, Ilaria Baldini, Resistenza Femminista, Counsellor alla Casa delle donne maltrattate di Milano Rachele Nanni, psicologa e psicoterapeuta, Kristian Gianfreda, campagna "Questo è il mio corpo". 8 FEBBRAIO - Ferrara Tavola rotonda alle ore 20.45 su "Sfruttamento sessuale: voci a confronto" presso Sala di Via Torboli, 15. Alle 21.45 fiaccolata lungo le strade del quartiere di Via Bologna. Segue alle 22.30 la veglia per le vittime di tratta presso la Chiesa di Sant'Agostino di Via Mambro, 96. 8 FEBBRAIO - Verona Fiaccolata per le vie della città. Partenza alle 20.30 da Castelvecchio. Alle 21.30 veglia di preghiera nella Chiesa di S.Zeno con Mons. Francesco Moraglia Patriarca di Venezia, Mons. Giuseppe Zenti Vescovo di Verona, Mons. Pierantonio Pavanello Vescovo di Adria-Rovigo e Mons. Beniamino Pizziol vescovo di Vicenza. Scarica il volantino. 8 FEBBRAIO – Massa Carrara Fiaccolata per le vie della città. Ore 20:30 Ritrovo al pontile di Marina di Massa e partenza della fiaccolata Ore 21:30 Celebrazione della S.Messa presso Chiesa della Beata Vergine della Consolazione, Marina di Massa. Al termine della celebrazione, momento conviviale e incontro con le ragazze in strada insieme ai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII lungo i viali di Marina di Massa. Con la partecipazione di Mons. Giovanni Santucci, Vescovo di Massa Carrara – Pontremoli 12 FEBBRAIO - Torino Fiaccolata per le vie della città. Alle 17.30 ritrovo in Via Palazzo di Città, Chiesa del Corpus Domini. Alle 18 concerto Gospel nella Chiesa di S.Rocco con racconti e testimonianze. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato negli scorsi mesi la campagna “Questo è il mio corpo”. La campagna propone delle azioni per chiedere al parlamento e al governo italiani una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del “modello nordico”, adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall’Unione europea. www.questoeilmiocorpo.org
APG23
31/01/2017
Corridoi umanitari, cosa sono?
Tre famiglie scappate dalla guerra in Siria. Arrivate lo scorso 30 Gennaio, accompagnate dai volontari di Operazione Colomba, il Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, presente nel campo profughi di Tel Abbas, al confine tra Siria e Libano. Qui giovani ragazzi spendono la loro vita in zone di conflitto. Ad attenderli all'aeroporto di Fiumicino c'erano le famiglie italiane che si sono prodigate per la loro accoglienza, raccogliendo i fondi necessari per ridare loro quella dignità che è la prima vittima di ogni guerra. Il protocollo dei corridoi umanitari, siglato dal Governo Italiano, prevede l'ingresso nell'arco di 2 anni di oltre 1.000 persone. Ma ad una condizione: il Governo non mette una lira. Presenze in Libano, viaggi e accoglienza in Italia sono a carico esclusivo della società civile. Tutto nasce dai racconti dei ragazzi di Operazione Colomba, testimoni delle guerre. Serata di sensibilizzazione dove la gente ascolta attenta, si interroga e chiede cosa possano fare in concreto. Da qui la proposta: accogliere una famiglia. Idea strana, quasi pazza. Ma realizzabile. “Non possiamo salvare tutti, ma possiamo salvare loro!”. E loro, le famiglie, arrivano nelle tre città  quasi intontiti. Ad Albizzate, vicino Varese, è arrivata Fatima mamma con i suoi tre figli Hussein, Aya e Ghaith, mentre un quarto è morto nella guerra in Siria. Il marito è stato rapito e di lui si son perse le tracce. Negli ultimi anni hanno vissuto in un campo profughi in Libano ai limiti della dignità umana. Una giovane volontaria, Paola, li ha accompagnati nel viaggio ed ora si prodiga per la fase dell'integrazione. L'accoglienza in città è stata possibile grazie al lavoro di una rete di famiglie della città che si è attivata per trovare una casa per la famiglia di profughi. Vicino Rimini, l'impegno di una rete di cittadini di Coriano ha reso possibile l'accoglienza: 100 famiglie si sono autotassate per un anno per 15 euro al mese. Achmad, il padre è stato arrestato in Siria per un anno e sottoposto a torture e sevizie, gli sono state uccise la moglie e la sorella. Ha pagato una cauzione di 3.000 euro per uscire dal carcere del regime. Ora arriva in Italia con i suoi 3 figli e la donna con cui sogna di rifarsi una nuova vita in Italia. I bimbi hanno 3, 7 e 11 anni. La loro accoglienza a Coriano sarà possibile grazie all'impegno di Max e Gilda, una coppia del territorio che ha già due figlie: loro si sono attivati per coinvolgere i cittadini e trovare la casa dove andranno a vivere. Cento famiglie hanno deciso di tassarsi per 15 € al mese per due anni e rendere possibile l'accoglienza. A Fano, Mohammad e Hafya, padre e madre con tre figli, scappati da Homs in Siria 3 anni fa. I bimbi hanno 5, 8 e 11 anni. L'accoglienza è resa possibile dal fatto che una rete di famiglie di Fano ha avviato una colletta per raccogliere i 24.000 euro che serviranno per pagare i primi due anni di affitto di un appartamento e per sostenere un percorso verso l'autonomia della famiglia di profughi.
APG23
30/01/2017
Eutanasia? Ve la racconto io
«Gesù chiede di essere amato negli ultimi. Ci chiede di riscoprire la nostra più alta vocazione: la vocazione all'amore. Ci chiede di metterci in ascolto di chi non chiede altro che essere amato nella propria debolezza. Anzi, di essere amato proprio perché è debole, malato, piccolo». Un pezzo di vita condiviso con i piccoli, una testimonianza che squarcia il cuore. Parole che come pietre sono risuonate lo scorso 27 Gennaio, al convegno per la Giornata per la Vita, nella sala della Lupa, a Montecitorio, dove settant'anni fa nacque la nostra Repubblica. Parole pronunciate da Luca Russo, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e papà di casa famiglia, che con sua moglie Laura, condivide la vita con bimbi portatori di handicap e cerebrolesi. Testimonianza raccontata nel suo libro L'eutanasia di Dio. «Durante le notti passate insonni a vegliare su questi bambini ho imparato ad inserire ogni situazione all’interno di un disegno più ampio, che abbraccia ogni dimensione, anche la più scomoda, dell’umanità – racconta Luca – La vita, anche quando è debole, è sempre feconda. Non possiamo archiviarla con un'eutanasia di Stato, come una sorta di darwinismo sociale». In questi giorni, nello stesso palazzo, si discute al contrario di sopprimere queste vite. È in corso infatti il dibattito sul testamento biologico sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Il dibattito è previsto per la fine di febbraio in aula alla camera dei deputati. Sul tema è intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, responsabile della Comunità di Don Benzi: «Siamo fortemente contrari alla proposta di legge sul testamento biologico. Si affronta un tema complesso e delicato quale la vita e la morte in modo superficiale e semplicistico. Non si pongono limiti alla rinuncia ai trattamenti salva vita, addirittura includendo la nutrizione e l’idratazione artificiale tra i trattamenti sanitari, rendendo così praticabile l’eutanasia. Infine la proposta non prevede la possibilità dell’obiezione di coscienza per il medico» Alcuni paventano anche il pericolo che questa proposta di legge, se approvata, obbligherebbe i medici a lasciar morire chi si trova in un momento di sconforto. «Queste persone, con disabilità gravissima, hanno voglia di partecipare, di andare sulle alte vette, di vedere il mare, di incontrare un sorriso. Desiderano avere qualcuno che si giochi la vita con loro. La sofferenza - conclude Ramonda - non è data dall'handicap o dalla malattia, ma dalla solitudine che si crea a causa di queste condizioni».
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