Tutte le news
APG23
06/03/2017
Una via dedicata a don Benzi
L'opera di don Benzi continuerà a vivere proprio in Via Don Oreste Benzi. L’inaugurazione si è svolta il 5 marzo, alla presenza delle autorità civili. Giovanni Paolo Ramonda si è rivolto così alla giunta e al consiglio comunale di Santa Venerina in provincia di Catania che, all'unanimità, ha deliberato l'intitolazione di una via del paese di ottomila anime al servo di Dio: «Ringrazio di tutto cuore l'amministrazione comunale per aver scelto di intitolare proprio questa via a don Oreste Benzi, il nostro carissimo fondatore ricordato come "infaticabile apostolo della carità" da Benedetto XVI. Al "prete di strada" viene dedicata una strada proprio qui dove ci sono: la casa famiglia di Marco Lovato e di Laura Lubatti, con i loro tanti figlioletti amati ed accolti; la cooperativa Ro la Formichina per l'inserimento sociale e lavorativo di persone con disabilità fisiche e psichiche. È una decisione che dimostra un'intelligenza d'amore bella, da parte degli amministratori della città». #FOTOGALLERY:venerina# «Ho un ricordo carissimo di don Oreste» spiega Salvo Greco, sindaco di S. Venerina (CT). «L’ho incontrato più volte: l’ultima nella chiesa tenda montata presso il campo sportivo di Santa Venerina dopo il terremoto del 2002. Ha pronunciato parole che sono rimaste scolpite nel mio cuore, con il fascino di chi sa di dire qualcosa che non capisci subito. Anni dopo ho visto fiorire quelle parole quale manifestazione evidente di un dono divino nella mia famiglia. Santa Venerina lo ha conosciuto e lo ha amato. Siamo contenti di avergli intitolato una strada. Non è la più grande, non è la più bella, ma è quella in cui continua a vivere la sua opera, la casa famiglia di Marco e Laura Lovato e la cooperativa Rò la formichina e per questo ha un particolare significato». A Santa Venerina oltre alle strutture già citate, c’è anche la Casa Famiglia di Alberto e Concetta, tutte realtà molto ben volute ed inserite nel territorio; questa delibera ne è l'ennesima prova. Foto di Giovanni Vecchio
APG23
03/03/2017
Intitolazione di una strada a Don Oreste Benzi
Via Don Oreste Benzi. Si chiamerà così l’attuale “Traversa A di via Provinciale” di Santa Venerina che dà accesso alla casa famiglia di Linera e alla sede della Cooperativa “Rò la Formichina”. La cerimonia ufficiale di intitolazione si svolgerà domenica 5 marzo, alle ore 10.00, alla presenza del sindaco Salvatore Greco, del Presidente del Consiglio Comunale Valeria Rapisarda, della giunta, dei consiglieri e di tante autorità. L’intitolazione di questa strada a Don Oreste Benzi è stata richiesta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Benzi ed è stata fatta propria dal gruppo consiliare “Impegno Comune” composto dai consiglieri Alfio Trovato, Camillo Foti e Francesco Puglisi che con una mozione consiliare, presentata nell’ottobre 2015, ha richiesto di impegnare il sindaco e la giunta di verificare la possibilità di intitolare una strada a questo illustre personaggio. La mozione in consiglio è stata votata all’unanimità dei presenti. Da qui il successivo passaggio in giunta che è avvenuto nel mese di marzo dello scorso anno in cui l’organo esecutivo cittadino ha deciso l’intitolazione della strada. Essendo don Benzi deceduto nel 2007, cioè da meno dieci anni, è stato necessario acquisire una deroga dal prefetto che ha dovuto apporre sulla deliberazione un visto di approvazione. Il sindaco Greco afferma: «Santa Venerina ha conosciuto ed amato don Oreste. Ce lo ricordiamo in tanti in un incontro emozionante nella chiesa tenda approntata accanto al campo sportivo dopo il terremoto del 2002, quando ha pronunciato parole che sono rimaste scolpite nel cuore dei presenti. Dobbiamo essere felici di avergli intitolato una strada: non è la più grande, non è la più importante, ma è quella più significativa, perché in quella traversa di via Provinciale continua a vivere la sua opera: nella Casa Famiglia di Linera e nella cooperativa “Rò la Formichina”». Il sindaco rivolge anche il suo pensiero alle famiglie residenti nella via che ha cambiato nome dicendo: «Esprimo il mio ringraziamento per la pazienza che hanno avuto nell'affrontare le conseguenze burocratiche della modifica toponomastica e confermo l'attenzione dell'amministrazione per portare a soluzione le criticità presenti in quel tratto viario». “Si tratta della prima strada intitolata in Italia a Don Oreste Benzi”, aggiungono soddisfatti i consiglieri del gruppo “Impegno Comune”, promotori dell’iniziativa. Il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, dichiara: «Ringrazio di tutto cuore l'amministrazione comunale per aver scelto di intitolare proprio questa via a don Oreste Benzi, il nostro carissimo fondatore ricordato come “infaticabile apostolo della carità” da Benedetto XVI. Al “prete di strada” viene dedicata una strada proprio qui dove ci sono: la casa famiglia di Marco Lovato e di Laura Lubatti, con i loro tanti figlioletti amati ed accolti; la cooperativa Rò la Formichina per l'inserimento sociale e lavorativo di persone con disabilità fisiche e psichiche. È una decisione che dimostra un'intelligenza d'amore bella, da parte degli amministratori della città».       Note su don Oreste Benzi Don Oreste Benzi è un’illustre figura della Chiesa Cristiana. E’ vissuto nel periodo 1925 – 2007 ed è stato conosciuto in Italia e nel mondo per aver dedicato la sua vita alle persone sole ed emarginate e per aver fondato, nel 1973, la prima casa famiglia della comunità “Papa Giovanni XXIII” riconosciuta dalla Santa Sede nel 2004. La comunità, seguendo il suo stile di vita, ha scelto come caratteristica visibile, la “condivisione di vita con gli ultimi”, andando oltre l’assistenza e lasciando che la presenza degli ultimi modificasse la propria vita, anche vivendo sotto lo stesso tetto, senza tenere per sé alcun privilegio. Don Benzi con il suo carisma, il suo sorriso e il suo impegno è stato uno degli uomini di Dio più amati, rispettati e seguiti del nostro tempo. In tantissimi hanno invocato per lui subito la santità. Il 27 ottobre 2012, è stata avviata la causa di beatificazione di Don Benzi. L’11 febbraio 2014, la congregazione per le cause dei santi ha dato l’approvazione per l’inizio ufficiale della causa.   vedi le foto   Ufficio Comunicazione Comune di Santa Venerina Rosalba Mazza
APG23
02/03/2017
La squadra dei disabili compie 10 anni
Cena di beneficienza, musica e intrattenimento per festeggiare i 10 anni di fondazione della WheelChair Basket Forlì, la squadra di pallacanestro in carrozzina promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Una serata all’insegna dell’allegria e della solidarietà, che il 24 febbraio scorso ha riempito i tavoli della hamburgeria Blu UP alla Cava di Forlì. Grazie a questo “Gran Galà del Basket” sono stati raccolti i fondi necessari per sostenere le spese per partecipare al campionato interprovinciale Uisp 2017. La serata è stata ricca di interventi e sono tanti i ringraziamenti da fare: gli allievi di Fourmusic.Studio hanno aperto la serata con un saggio musicale; l’Associazione Forlì per il Basket ha donato 2130 euro alla WheelChair; il cantante lirico Daniel Giulianini, oltre ad allietare la serata col canto, ha anche donato 2500 euro alla Comunità Papa Giovanni XXIIII; i Postman hanno suonato alla grande; i giornalisti di “Panorama Basket” di Teleromagna che hanno intervistato gli atleti.     Daniele Fabbri, che dal 1993 condivide la vita in casa famiglia con alcuni portatori di handicap e che ha organizzato la serata dice: «Questi ragazzi hanno fatto di tutto per costituire la squadra, e ci pareva giusto a nostra volta festeggiarli, nella loro voglia di emanciparsi nella società. Lo sport dà modo a tutti di inserirsi alla pari nel tessuto sociale, e in particolare questi atleti son riusciti a mostrare una grande costanza ed un grande valore. Hanno molto da insegnare a tutti noi».  
APG23
02/03/2017
prova nuova
APG23
01/03/2017
Via dal campo profughi, dove nessuno ascolta le tue urla
«A vivere in una tenda prima o poi ci si sente come un leone in gabbia e allora non puoi far altro che ballare dentro la tua testa, ballare di brutto, rimandando indietro le lacrime che da un pezzo non servono più e poi si sa, i duri non piangono. Non mandi via nemmeno le mosche che ti mangiano la faccia, perché non vale la pena di combattere contro nulla stasera, tanto alla fine vincono sempre loro. Sono di più e sono più forti. Quanto vorresti uscire ed urlare, ma nessuno le ascolta le tue urla. Come quella volta che ti hanno sparato addosso o come l'altra volta, quando ti hanno detto che quello che stavi urlando non era vero». A scrivere è P., un volontario di Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII.  Sono parole scaturite dalla vita condivisa con i profughi siriani in un campo in Libano, proprio mentre c’era l’assedio ad Aleppo (qui leggi la testimonianza completa). Questa testimonianza rende comprensibile e ragionevole, se ce ne fosse bisogno, l’esperienza dei corridoi umanitari, che proprio un anno fa prendeva avvio. Il 29 febbraio 2016 sono arrivati la prima novantina di profughi siriani attraverso il corridoio umanitario promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e l'otto per mille della Chiesa Valdese. Circa una sessantina erano i profughi del campo profughi di Tel Abbas dove i volontari di Operazione Colomba vivono da tre anni. In ricordo di questo anniversario, il 1 marzo 2017, ore 15 alla Camera dei Deputati (Sala Aldo Moro) a Roma, c’è la presentazione del libro Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario, scritto da Mattia Civico. In due anni il progetto dei corridoi umanitari prevede l’arrivo di 1000 persone, nel 2016 sono arrivate circa 500 persone e il progetto continua anche quest’anno: sono già 41 le persone arrivate nel 2017 e accolte in alcune parti d’Italia. Grazie a Operazione Colomba molti giovani sono impegnati da anni in diverse zone del mondo dove c’è un conflitto in corso, vivendo direttamente nei luoghi accanto alle persone e portando un sostegno alla resistenza quotidiana e nonviolenta. Uno di questi progetti è attivo in Libano e accoglie soprattutto famiglie siriane in fuga. Per sostenere queste attività, l’Hiroshima Mon Amour di Torino la sera di giovedì 2 Marzo ospita un evento di raccolta fondi per permettere ai volontari di Operazione Colomba e alle famiglie di ripartire dal campo di accoglienza verso un futuro migliore. Abbiamo assistito tutti quanti alle immagini che negli ultimi mesi arrivavano dalla Siria. Immagini di una guerra che ha coinvolto milioni di persone, costrette alla fuga e alla miseria; immagini di una guerra dai confini poco chiari e che non vogliamo analizzare dal punto di vista geopolitico, ma guardare dal punto di vista delle vittime e delle persone che soffrono.   Sul palco ci saranno alcuni artisti della scena musicale torinese che hanno aderito all’iniziativa e le performance musicali saranno intervallate dagli interventi delle organizzazioni promotrici e aderenti, che spiegheranno nel dettaglio la situazione in Libano e in Siria. Dopo i live la serata prosegue con dj set finale. TORINO FOR SYRIA Giovedì 2 Marzo 2017 Hiroshima Mon Amour in collaborazione con il Comitato Diritti Umani della Regione Piemonte, ACMOS, ALTrE Prospettive, Libera Piemonte,Fondazione Benvenuti In Italia, Operazione Colomba, Sermig - Arsenale della Pace - Pagina ufficiale presentano : TORINO FOR SYRIA SUL PALCO : The Sweet Life Society, DJ KOMA aka Mauràs, Ila Rosso, Muso Muso , Quindi, Alessandro Petullà, Arthemius Woodoo J Doll , Abisso 04, RedWine Ivrea, Jek Lex  Scarica il volantino dell'iniziativa
APG23
27/02/2017
Prostituzione: il coraggio della libertà 
mercoledì 1 marzo 2017 • ore 21 Parrocchia SS. Redentore - Località Pozzetto - Cittadella (PD) L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e la casa editrice Paoline organizzano un incontro sul tema, drammatico, della tratta di esseri umani. L’incontro partirà dalla testimonianza di Blessing OKOEDION, donna nigeriana che è riuscita a uscire dall’inferno della tratta, e la cui vicenda è raccontata nel libro Il coraggio della libertà (Paoline, 2017). Seguirà la testimonianza di Sr Rita GIARETTA, Fondatrice della Comunità Rut di Caserta, centro di accoglienza per giovani donne migranti, sole o con figli, in situazioni di difficoltà e/o sfruttamento. Si passerà quindi all’intervento della coautrice del libro, la giornalista Anna POZZI (che si occupa da molti anni della tratta di persone e delle moderne schiavitù), con un approfondimento sul traffico e lo sfruttamento delle donne nigeriane in Italia. Verrà infine presentata da un rappresentante dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, QUESTO È IL MIO CORPO (www.questoeilmiocorpo.org), campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità fondata da don Oreste Benzi. Attraverso questa campagna si propone l’approvazione della proposta di legge Bini che prevede la punibilità del cliente dello sfruttamento sessuale, ossia colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea.
APG23
27/02/2017
«Uno strumento efficace contro la prostituzione»
«Intendo esprimere il nostro pieno appoggio e ringraziamento al sindaco di Piacenza Paolo Dosi, e all'assessore al welfare Stefano Cugini, per il recente provvedimento contro la prostituzione, che riconosce le donne come vittime di sfruttamento e tratta»: Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, commenta la decisione del Comune di Piacenza di modificare il regolamento di polizia urbana che sanziona i clienti delle donne che si prostituiscono: la giunta comunale nei giorni scorsi aveva deciso di togliere la multa di 500 euro che era prevista per le vittime, lasciando quella di 500 euro comminata ai clienti. «Quello adottato è uno strumento efficace. La prostituzione viola la dignità e i diritti umani – spiega Ramonda - e i clienti sono complici della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento di persone vulnerabili. Con il loro comportamento i clienti, maschi, sfruttano la condizione di vulnerabilità delle prostitute, donne, spesso ragazzine minorenni, che fuggono dai loro paesi con la speranza di una vita migliore. Speranza che viene rubata dagli sfruttatori e dai clienti: entrambi sono responsabili di questa schiavitù moderna». La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato negli scorsi mesi la campagna Questo è il mio corpo. Propone azioni per chiedere al parlamento e al governo italiani una legge che sanzioni il cliente, sulla scia del modello nordico adottato in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, e auspicato dall’Unione Europea. Per informazioni: www.questoeilmiocorpo.org
APG23
23/02/2017
Dalla parte dei piccoli nascituri e delle mamme
Si sono trovati in preghiera alle ore 7 in Via Massarenti a Bologna, davanti all’Ospedale Sant’Orsola, come accade da 18 anni a questa parte, i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnati a favore della vita nascente ovvero di quei piccoli concepiti che chiedono che gli sia riconosciuto il diritto alla vita, e delle loro mamme. Il fondatore don Oreste Benzi aveva sollecitato fin dal 1999 la preghiera davanti gli ospedali, come forma nonviolenta di condivisione della propria vita con quei piccoli che stanno per perdere la loro. A Bologna, insieme a questo folto gruppo di persone che pregano per la vita ogni mercoledì, questa mattina era presente anche Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, sessuologo e pedagogista, papà di casa famiglia a Cuneo. La sua presenza vuole esprimere l’urgenza di un sì pieno alla vita perché il nostro Paese non invecchi in modo esponenziale a causa della mancanza di autentiche politiche di sostegno alla maternità. «Siamo al fianco di queste creature innocenti e indifese che come diceva don Benzi non hanno neppure il diritto di replica e di far sentire la loro voce», ha spiegato in un suo intervento davanti all’ospedale dove i volontari pregano ogni mercoledì mattina, pronti a mettersi a disposizione e soprattutto in ascolto di quelle mamme che sono di fronte alla difficile scelta di accogliere la vita quando sono sommerse dalle innumerevoli difficoltà dei nostri tempi. «Vogliamo essere vicini a loro e alle loro mamme per offrire un sì pieno alla vita, sia con l'accoglienza di entrambi sia, come prevede la legge italiana, con l'accoglienza del nascituro dopo il parto in anonimato. Oggi qui vogliamo essere una voce silenziosa, una voce non violenta che esprime un sì pieno alla vita!». Un modo per dire alle mamme che non sono sole e che la vita è sempre vita fin dal suo concepimento. Proprio per questo, nei casi di drammaticità di una gravidanza, può essere sostenuta piuttosto che venir soppressa. All'ospedale Sant’Orsola si sono verificati 612 aborti solo nel 2015. Però 3 donne su 4, considerando i dati relativi all'Emilia Romagna, dove si concentra la maggior parte degli interventi della Comunità in questo ambito, scelgono di non abortire se vengono offerti loro aiuti concreti. E nella maggior parte dei casi confidano che sono i partner o la rete parentale che fanno pressioni per interrompere la gravidanza. Nel 2016 la Comunità Papa Giovanni XXIII solo a Bologna ha assistito 9 mamme di età compresa tra i 21 e i 26 anni (una di 17 anni). Quattro di loro avevano già l’appuntamento per abortire a causa di conflitti familiari e mancanza di lavoro, due hanno chiesto aiuto per gravi difficoltà economiche. Cinque di queste donne sono italiane mentre quattro sono di altre nazionalità. Spesso al numero verde 800-035036 dedicato alle maternità difficili si rivolgono anche donne che chiedono cosa fare con il loro piccolo espulso dopo un aborto spontaneo, che non si sentono di gettare via. Il seppellimento del feto è possibile ormai da diversi anni nel Cimitero della Certosa di Bologna. Anche questo è un modo per non lasciare la donna sola ma stabilire con lei una relazione di ascolto profondo, in qualunque condizione si trovi, prima durante e dopo una gravidanza.
APG23
22/02/2017
«Non lasciamo sole mamme e bambini»
Questa mattina alle 7 in Via Massarenti a Bologna, di fronte all’Ospedale Sant’Orsola, i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII si sono ritrovati per l'abituale momento di preghiera settimanale e di vicinanza ai bambini che stanno per essere abortiti e alle loro mamme. Era presente il Responsabile Generale della Papa Giovanni, Giovanni Paolo Ramonda: «Siamo al fianco di queste creature innocenti e indifese che come diceva don Benzi "non hanno neppure il diritto di replica". Siamo qui come voce silenziosa che in maniera nonviolenta esprime un sì pieno alla vita»; papà di casa famiglia, Ramonda ha ribadito: «Alle donne in difficoltà siamo vicini con possibilità di accoglienza per loro e per i loro figli. Possiamo dare accoglienza ai nascituri anche dopo il parto in anonimato». All'ospedale S.Orsola si sono verificati 612 aborti nel 2015. Hanno scelto di non abortire, quando sono state offerte loro possibilità di aiuto concreto, 3 donne su 4 in Emilia Romagna nel 2015. Don Oreste Benzi aveva sollecitato questi momenti già nel '99; oggi è possibile chiedere aiuto al numero verde 800-035036.   Vedi le foto.
APG23
20/02/2017
Noi festeggiamo così!
Sabato 18 febbraio dalle ore 20.30 in palestra del patronato Pio X di Cittadella (PD) c’è stata una festa tutta speciale, che si inserisce all'interno del percorso dello "Spazio di condivisione" della Comunità Papa Giovanni XXIII. Lo “Spazio di condivisione” nasce nel 2003, anno internazionale del disabile, per dare la possibilità a giovani abili e diversamente abili di scoprirsi dono l'uno per l'altro. Nello spazio non c'è chi assiste e chi è assistito, ma ognuno porta la sua parte, ognuno dà il suo contributo. Attraverso laboratori artistici, musicali, teatrali, la merenda, giochi e balli si sperimenta la bellezza di essere uguali con la stessa dignità. Con lo “Spazio” nascono amicizie, che spesso continuano anche quando lo “Spazio” finisce. Ed è proprio questo l'obiettivo ultimo dello “Spazio”: che nessuno più rimanga solo. I giovani coinvolti sono circa una quarantina, di cui metà ha una disabilità. Le attività vengono proposte ogni 15 giorni di sabato pomeriggio per 2 ore e mezza. La festa di carnevale è stata una bella occasione per dare visibilità allo "Spazio di condivisione" invitando il territorio del Cittadellese a partecipare e a condividere una serata assieme.
APG23
18/02/2017
Vita nuova per i capi contraffatti
Sono 200 i primi capi di abbigliamento contraffatti che sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cittadella(PD) e che sono stati donati il 7 febbraio alla Comunità Papa Giovanni XXIII. Verranno utilizzati per persone in stato di bisogno. Lo spiega il responsabile di zona della Comunità, Luca Rinaldi: «Ringraziamo l’Amministrazione comunale di Cittadella e l'assessora al sociale Marina Beltrame che, con la collaborazione della Guardia di Finanza di Cittadella, hanno dimostrato lungimiranza rispetto ai bisogni del territorio. Questi capi prodotti illegalmente diventano così riutilizzabili dai minori e dai disabili accolti nelle nostre case famiglia, dagli adulti che vivono nelle nostre realtà di pronta accoglienza, dalle persone che incontriamo con le nostre unità di strada e che non hanno il necessario per vivere una vita dignitosa». «Nel Veneto abbiamo — continua Rinaldi — centri i prima accoglienza per donne che sono vittime di tratta ai fini della prostituzione, comunità terapeutiche per giovani vittime delle dipendenze. Azioni come questa ci consentono di vivere la nostra chiamata all'accoglienza, facendoci carico delle situazioni di grave emarginazione che incontriamo. Il nostro ringraziamento va anche ai volontari delle associazioni che hanno donato gratuitamente il proprio tempo per rimuovere le etichette contraffatte, permettendo ai capi di abbigliamento di ritornare a vita nuova». La Comunità Papa Giovanni XXIII è presente in Veneto con 67 realtà di accoglienza, 3 cooperative di reinserimento lavorativo, 2 centri diurni per disabili, 1 per psichiatrici, 4 unità di strada contro la tratta delle donne e sostiene 55 famiglie affidatarie (dati 1/1/2016).  Si stima che il 36% delle donne che si prostituiscono sulle nostre strade arrivino dalla Nigeria, il 22% dalla Romania. Il 37% è minorenne.  
APG23
17/02/2017
Deserti (di preghiera) per tutti
Don Oreste Benzi lo ripeteva continuamente, tanto da diventare uno degli slogan più conosciuti della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Non si sta in piedi, se non si sta in ginocchio». Sin dall’inizio del cammino comunitario infatti, mentre si veniva chiarendo sempre più l'aspetto caratterizzante della condivisione diretta di vita con gli ultimi nelle diverse modalità e andava precisandosi la spiritualità propria del carisma ricevuto, cresceva il bisogno di preghiera. Nel 1976 presero così avvio le tre giorni di deserto, un tempo privilegiato per immergersi in maniera prolungata nella preghiera, nell’adorazione e nell’ascolto della Parola di Dio. È uno dei pochissimi “obblighi” d’amore – così li definiva don Oreste – che tutti i membri della Comunità sono chiamati a vivere: partecipare durante l’anno ad una tre giorni di deserto, guidate da un sacerdote della Comunità o dallo stesso Responsabile Generale e caratterizzate dal silenzio e dalla contemplazione per facilitare l’incontro intimo e personale con Gesù. Mantenendo queste caratteristiche di fondo, in questi anni le proposte si sono diversificate in maniera da rispondere alle tante e diverse esigenze dei membri (vedere il quadro delle proposte per il corrente anno 2017). Oltre ai membri e a coloro che stanno vivendo il periodo di verifica vocazionale, le tre giorni di deserto sono sempre state aperte a chiunque voglia fare questa esperienza intensa di preghiera e di ritiro con noi. Tanti già l’hanno fatto… aspettiamo anche voi! Scarica qui il volantino con le varie proposte. Qui trovi le date aggiornate e i riferimenti per iscriversi ai deserti Video «La preghiera di Gesù e della comunità cristiana», catechesi semplice di Giovanni Paolo Ramonda
1 71 72 73 74 75 106