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APG23
31/01/2022
Avvenire: il reportage sulla Comunità  Papa Giovanni XXIII
Ovunque ci sia umanità scartata e ferita, lì c'è la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Fedele alla profezia del fondatore "con la tonaca lisa", la «Apg23» profonde amore a piene mani, negli incontri quotidiani con tanti segnati dal mistero della sofferenza e dal rifiuto di una società indifferente alla vita più difficile da custodire. Chiara voleva lasciare il compagno che la trascura e si ritrova incinta di lui. Giulia non se la sente di continuare perché né lei né il marito lavorano. Francesca ha una malattia all'utero e i dottori le hanno detto di abortire. Il Servizio Maternità della Comunità offre ascolto e propone soluzioni. Nel 2020 ben 798 mamme hanno chiamato al numero verde per le maternità difficili, più del doppio rispetto all'anno precedente. L'ambiente circostante, le persone con cui la neo-mamma vive, il lavoro precario, le difficoltà economiche, problemi fisici o psichici, sono alcune cause che incidono sulla decisione della donna. E la solitudine ingigantisce paure e ansie. «Le donne si convincono che la cosa giusta da fare, per il bene di tutti, sia abortire - nota il responsabile del Servizio Maternità, Andrea Mazzi -. Tanti ancora parlano dell'aborto come di una scelta di libertà, ma la realtà ci dice che dove c'è aborto non c'è libertà e dove c'è libertà non c'è aborto». Cosa offrono a gestanti le donne del Servizio Maternità? «La cosa più importante: si aiutano queste donne a dare un significato pieno alla loro esistenza - prosegue Mazzi - anche grazie ad altre donne con esperienze simili. Al dialogo segue la progettazione per risolvere i problemi. Il sostegno economico è importante ma non è né il primo né l'unico. Questa vicinanza concreta fa sentire alla mamma di non essere da sola, che qualcuno crede in lei e nel suo bambino. E allora il miracolo dell'aprirsi alla vita avviene». La Comunità Papa Giovanni XXIII «è una grande famiglia in cui chi viene accolto e amato si sente protagonista»: così la definisce il responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda. Dalla nascita della Comunità, sono mutate le esigenze della famiglia, la società vive una grave denatalità, manca speranza nel futuro. Ma l'affiato della Papa Giovanni XXIII non è mutato. Giovanni Paolo Ramonda, il responsabile generale che ha preso il testimone da don Benzi, ne è convinto: «Dobbiamo sostenere in ogni modo le donne, perché dicano sempre il loro sì alla vita e alla maternità». Il futuro? «Un impegno crescente per uno Stato che non emargini i deboli ma che affermi la dignità di ogni persona, dall'inizio alla fine della vita».  
APG23
25/01/2022
Presidente della Repubblica: “Un’altra difesa è possibile!”
La Campagna Un’altra Difesa è possibile, promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci! interviene nel dibattito per l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana, non tanto per suggerire dei nomi, quanto per richiamare l’attenzione sulla Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta. “Da diversi anni come Comunità sosteniamo attivamente la Campagna, avvertendo l’urgenza di investire su una difesa nonviolenta che veda come protagonisti i civili.” Dichiara Giovanni Ramonda, responsabile generale dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIIII. “Trasformare i conflitti in modo nonviolento non è utopia, lo sperimentano ogni giorno i giovani del servizio civile in Italia all’estero, che attraverso la loro presenza assieme a noi enti promuovono la pace e i valori costituzionali, e i volontari di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di pace dell’associazione, che scelgono di condividere a fianco delle vittime dei conflitti”. Il Paese ha bisogno di istituzioni in grado di creare Pace e sostenere i gruppi e gli organi della società che quotidianamente costruiscono Pace attraverso un costante impegno per la promozione e la protezione delle libertà fondamentali e dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.  “Nel 2022 la spesa militare sfiora i 26 miliardi, mentre i fondi per il servizio civile sono poco più di 300 milioni e non abbiamo ancora notizie concrete sul futuro della sperimentazione dei Corpi Civili di Pace. Per questo come Comunità non solo sosteniamo l’appello della Campagna Un’Altra Difesa è Possibile, ma ribadiamo l’urgenza di un Ministero della Pace, con competenze sulla gestione positiva dei conflitti sociali, la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, per qualificare le politiche di istruzione in ordine alla promozione della pace, promuovere politiche di disarmo e di riconversione della produzione bellica, dare concreta attuazione all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.”  Auspichiamo, al di là dei nomi, che il nuovo Presidente sia custode dei valori costituzionali, promotore delle esperienze di difesa civile non armata e nonviolenta e di quella pace positiva a cui ci richiama la stessa Costituzione.   Scarica la lettera    
APG23
24/01/2022
Papa Francesco telefona a famiglia affidataria
Il Pontefice con la sua voce inconfondibile, scalda ancora il cuore: Papa Francesco ha telefonato ad una famiglia affidataria piemontese per parlare con i due ragazzi che hanno accolto, entrambi con disabilità. È successo ieri, domenica 23 gennaio. Sono da poco passate le 17 quando Caterina della Comunità Papa Giovanni XXIII sente squillare il cellulare. Papa Francesco durante la telefonata spiega alla mamma che ha letto la lettera; le chiede come stanno i figli Giorgia e Marcel. «Sembrava di parlare con un amico – racconta –. Ha voluto sapere altri particolari sulle loro storie». Ecco com'è andata, leggi il racconto su semprenews.it e su ansa.it    
APG23
21/01/2022
Servizio civile: l’urgenza di un maggiore dialogo
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha aderito alla lettera sottoscritta da 74 enti di servizio civile e inviata alla Ministra Dadone e al Capo del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, che chiede una proroga dei tempi di invio delle graduatorie del bando volontari 2021 e delle date di avvio dei relativi Programmi di Intervento. Richiesta che ad oggi non ha ancora avuto risposta. Il bando, infatti, prevede appena trenta giorni di tempo per esperire la procedura di selezione dei volontari, una procedura che nello scorso bando prevedeva 90 giorni. «Quella che sembra una questione tecnica è, in realtà, un aspetto di sostanza — dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente dell’associazione —. Si chiede agli enti uno sforzo enorme, in piena ondata pandemica, per selezionare 55.000 giovani in soli 30 giorni. Non dimentichiamo che selezionare i giovani significa garantire loro uno spazio adeguato di ascolto, nel quale approfondire le motivazioni, le aspettative, la consapevolezza rispetto a un’esperienza che veramente cambia la vita. E’ fondamentale non perdere la qualità dell’incontro perché abbiamo una grande responsabilità verso i giovani»! La mancata risposta da parte del Dipartimento mette in luce un altro aspetto preoccupante, ovvero la svalutazione del ruolo della Consulta Nazionale del Servizio Civile, l’organismo di consultazione, riferimento e confronto per l’attuazione del Servizio Civile Universale. La decisione di contrarre i tempi di selezione è avvenuta nonostante il parere negativo della Consulta, che in data 13 dicembre 2021 aveva chiaramente fatto presente come tali tempistiche fossero incompatibili con i vincoli imposti da una procedura concorsuale. «Da molti anni siamo ente di servizio civile — continua Ramonda — e proponiamo ai giovani un’esperienza di servizio, nonviolenza e condivisione con chi vive l’emarginazione e l’ingiustizia, coerentemente con quanto prevede la legge che istituisce il Servizio Civile. Quando il Dipartimento, anziché curare l’ascolto, il confronto, il dialogo con tutti gli attori del Servizio Civile, decide di procedere in autonomia e in contrasto con tali attori, opera in contraddizione con quegli stessi principi previsti dal Servizio Civile e da quella Legge che dovrebbe applicare». Diversi gli episodi che confermano purtroppo un venir meno del dialogo e del confronto con gli Enti: tra questi il blocco delle partenze per i Paesi esteri per 300 volontari lo scorso agosto, l’abolizione dei piani annuali e l’istituzione di un Centro Nazionale per il SCU a L’Aquila senza un passaggio preventivo in Consulta. «Quest’anno ricorre il 50° della legge 772 che istituisce l’Obiezione di Coscienza in Italia — conclude Ramonda —. Questo importante anniversario richiama tutti noi, protagonisti nell’attuazione del SCU - Enti, Istituzioni, giovani -, a un impegno comune: far sì che questa bellissima storia venga valorizzata, riletta alla luce della contemporaneità, senza perderne di vista i valori! Auspico, quindi un segnale forte da parte della Ministra Dadone in tal senso e un primo passo potrebbe essere investire nel confronto e nella collaborazione con gli Enti che sono custodi di questa storia e del presente del SCU. E ancora, chiedo alla Ministra di non accontentarsi di fare qualcosa per i giovani: rendiamoli protagonisti della costruzione della pace, della promozione dei diritti e della solidarietà nelle nostre comunità! Questo sì che farà bene ai giovani e al Paese».  
APG23
18/01/2022
«Disabili esperti di umanità »
«Le persone disabili sono i nostri esperti di umanità: sono un tesoro e un dono per la società, che di loro non può fare a meno». È il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII alla proposta del candidato all'Eliseo Eric Zemmour di creare istituti scolastici separati per studenti in situazione di handicap.  La stessa Comunità Papa Giovanni, nel 1968, venne fondata proprio al termine di un primo "campo estivo per gli handicappati" (come venivano chiamate allora le persone disabili). Don Oreste Benzi aveva invitato i giovani di Rimini a condividere le vacanze con una trentina di ragazzi, portandoli a frequentare le località turistiche delle Dolomiti per rivendicare il loro diritto ad un pieno inserimento in società. Al termine di quella esperienza iniziò l'impegno dell'associazione, che continua ancora oggi, per la rimozione delle barriere architettoniche, per l'inserimento di persone disabili nelle attività sportive, nelle classi, nel mondo del lavoro. «La nostra esperienza prosegue da oltre 50 anni al fianco delle persone disabili, che hanno diritto come tutti a crescere in famiglia, ad andare a scuola e al lavoro, portandole ad ottenere risultati eccezionali quando trovano un ambiente educativo sano ed equilibrato, e realizzando talvolta imprese straordinarie. Così il nostro fondatore Don Oreste Benzi: "Un popolo si realizza e diventa tale quando è in grado di crescere partendo dalle risposte ai bisogni dei più fragili"». Spiega Edoardo Barbarossa, referente per i diritti umani dell'associazione del sacerdote riminese: «Nessuna democrazia può basare le sue regole sulla violazione del principio cardine della pari dignità di ogni essere umano e per tutta la durata della sua vita. A maggior ragione, non si può pensare che ciò avvenga in contesti educanti come la Scuola, in cui non solo si imparano nozioni di vario genere, ma si impara la civile convivenza e la fratellanza fra pari». «La scuola — continua —, come ogni altro contesto di vita, deve essere luogo dell’inclusione e della diversità dei talenti, in cui anche l’alunno con handicap diviene perno dell’equilibrio pedagogico che fa crescere come esseri umani, come persone, come produttori di una nuova umanità».  
APG23
10/01/2022
Sandra Sabattini, la Santa della Porta accanto
Trentasette anni fa moriva Sandra Sabattini. A Rimini il 24 ottobre è stata provlamata Beata, nella messa presieduta dal vescovo della città Mons. Francesco Lambiasi. La trasmissione Sulla Via di Damasco di Rai 2 se ne è occupata, nella puntata del 12 dicembre. E poi anche la trasmissione I Fatti Vostri:   Chi era Sandra Sabattini? Sandra Sabattini era una ragazza di Rimini, morta per un incidente a 23 anni il 2 maggio del 1984. Ha scritto un diario da cui è possibile trarre elementi dalla sua profonda spiritualità. Scoperta da Don Oreste Benzi, oggi è Venerabile ed è iniziato per lei il cammino che potrebbe portare alla santificazione. Leggi la biografia completa di Sandra Sabattini Fra gli elementi necessari al riconoscimento della santità interverrà il riconoscimento, con un decreto del 2 ottobre 2019 firmato da Papa Francesco, del miracolo attribuito a Sandra: la guarigione miracolosa di Stefano Vitali, per l'intercessione richiesta da Don Oreste Benzi: «Tutta la sua Comunità rivolga una preghiera a Sandra, per la guarigione di Stefano», aveva chiesto il sacerdote riminese. È lo stesso Stefano Vitali a raccontarlo, ospite di Sulla Via di Damasco, Rai2:         TV2000 ha raccontato le vicende di Sandra Sabattini nel documentario firmato da Nicola Ferrante.     Sandra Sabattini, la Santa della Porta accanto   Un libro sulla Santa fidanzata presentato a Rimini La santità possibile: quando la causa di beatificazione di Sandra Sabattini concluderà l'iter, porterà con sé una bella notizia: per diventare santi non è necessario il martirio e neppure aver vissuto una vita straordinaria. Ma allora, da cosa si riconosce la santità di una persona? È l’obiettivo dell’indagine svolta in sei anni dalla teologa riminese Laila Lucci, sfociata nei due volumi dell’opera La Santa della porta accanto, presentata a Rimini il 25 ottobre 2017 presso la parrocchia di San Girolamo dove visse Sandra con la famiglia e lo zio sacerdote don Giuseppe Bonini. Una ricostruzione minuziosa della vita di questa giovane, conclusasi improvvisamente a 23 anni quando venne travolta da un’auto mentre si recava con il fidanzato Guido e l’amico Elio ad un incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII di cui faceva parte. Laila Lucci, in quest’opera costata 6 anni di ricerche, ricostruisce per la prima volta la storia completa di questa giovane riminese, morta a soli 23 anni. Discepola spirituale di don Oreste Benzi, fu lui a scoprire e far emergere la sua grandezza spirituale curando la prima edizione del “Diario di Sandra”. Ora quest’opera rivela molti particolari e scritti inediti, consentendo di cogliere tutta la profondità e l’attualità di Sandra, che vive una santità nel quotidiano, capace di attrarre a Gesù il cuore dei giovani.  Sala gremita con oltre 150 persone, segno di quanto la figura di questa giovane attragga ancora oggi, a 27 anni dalla morte, forse proprio per la sua semplicità. Una vita breve, raccontata però in ben 440 pagine di biografia che non trascura alcun particolare. «C’era bisogno di una ricerca così approfondita?», chiede all’autrice la giornalista Nicoletta Pasqualini, conduttrice della serata. «Quella di Sandra è una “piccola via”, che ricorda Santa Teresina – spiega Laila Lucci – per questo non poteva essere omessa neppure una virgola». Non è infatti nel tipo di vicende che Sandra si trova ad affrontare che si trovano le impronte di santità, ma nel modo in cui lei ha saputo viverle, lasciando un segno nelle persone che l’hanno incontrata. Come Daniela Santini, una delle amiche di Sandra: «Mi ha sempre colpito il suo sorriso e il suo cuore che sapeva accogliere tutti – racconta –. Non l’ho mai sentita parlare male di qualcuno». O Chiara Vitale, arrivata in comunità solo nel 2004, che l’ha incontrata attraverso le pagine del suo Diario: «Sentivo che don Oreste la citava sempre, così ho iniziato a leggere il Diario e mi ha colpito il suo riconoscere la presenza del Signore in ogni momento della giornata». «Il giorno in cui è morta Sandra io ero presente – ha rivelato Giovanni Ramonda, Presidente generale della Comunità Papa Giovani XXIII –. Con mia moglie ci siamo sposati dopo 20 giorni e quell’evento ci ha toccato. Mi sono chiesto perché don Oreste abbia voluto così tenacemente l’avvio per lei della causa di beatificazione. Sandra ci indica una via della condivisione con i poveri vissuta nella quotidianità e nel silenzio. Una via possibile a tutti, non però in maniera isolata ma comunitaria, e questo è un grande segno per tutta la Chiesa». Così Ramonda racconta il segreto di Sandra:     Complimenti espliciti all’autrice sono arrivati dal vescovo Francesco Lambiasi: «Si può scrivere la biografia di un santo in modo agiografico, rendendolo irraggiungibile. Questo libro invece mi convince e tutti coloro che vorranno conoscere la figura di Sandra non ne potranno prescindere». Secondo il Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi Sandra ha vissuto il vocabolario della Santità:     Il racconto: si affida a Santa Sandra Sabattini e guarisce da un tumore Entriamo nel dettaglio. Le guarigioni avvengono anche se noi non ne siamo coscienti. Avvengono perché qualcuno prega con forza per te. Stefano Vitali ne è prova vivente. Per la sua guarigione ha pregato un’intera comunità, invocando la serva di Dio Sandra Sabattini. Stefano è stato il primo segretario di don Oreste e al tempo della malattia era assessore al Comune di Rimini fino ad arrivare, dopo la guarigione, a ricoprire l’incarico di presidente della provincia di Rimini. Nella primavera del 2007 Stefano inizia a perdere peso vistosamente. Per un mese viene curato per il Morbo di Chron a base di cortisone, ma senza esito. Continua a stare a male e un giorno il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, primario di oncologia, capisce che forse il problema è un altro e gli consiglia di fare esami approfonditi. Per Stefano i dolori sono lancinanti e la situazione talmente grave che non si riesce neppure a svolgere l’esame ma la diagnosi è evidente: la massa tumorale all’intestino è estesa. Il 26 luglio del 2007 viene operato d’urgenza. Nel suo corpo erano presenti 45 linfonodi e metastasi dappertutto. Stefano reagisce con forza: il dolore si è affievolito, ma non riesce più a dormire. La sua carica positiva gli impone di rialzarsi come può e il 3 agosto si fa dimettere contro la volontà della moglie. Non molla e dopo ferragosto riprende il lavoro di assessore anche se non si regge in piedi e in Municipio ci deve andare in carrozzina, accompagnato dal padre. Inizia il primo ciclo di chemio ma niente da fare, è un cancro cattivo, che non lascia scampo. I medici, scuotendo la testa, gli danno dai sei ai dodici mesi di vita. Una mazzata per un quarantenne, marito e padre, anche di chi non ha padre, dato che assieme alla moglie Lolli condivide la responsabilità di una casa famiglia. Ma quel finale funesto che sembrava ineluttabile non ha compimento. Stefano Vitali oggi può raccontarlo, con quel pizzico di ironia che lo contraddistingue. Si può parlare di miracolo? Questo lo stabilirà la Chiesa, ma di una guarigione inspiegabile, secondo il verdetto dei medici, sì. ED È QUI CHE ENTRA IN GIOCO DON ORESTE BENZI, che avrebbe inaspettatamente oltrepassato questa vita terrena qualche mese dopo l’intervento subito da Stefano. Don Oreste ha pregato e fatto pregare per lui fin dal primo momento. Gli promette che presto sarebbe andato a trovarlo per fare la preghiera di guarigione. Il momento arriva alle ore 11 del 2 settembre, prima del secondo ciclo di chemio. Quando sta per iniziare la preghiera, Stefano di trova ad assistere ad una simpatica diatriba su quale santo pregare. La moglie propone di invocare Alberto Marvelli, giovane ingegnere riminese già beato. Ma Don Oreste è irremovibile ed intransigente: bisogna affidarsi a Sandra Sabattini e solo a lei perché, spiega, nella preghiera di intercessione bisogna essere precisi per sapere poi a chi attribuire il miracolo. Nel frattempo aveva chiesto a tante altre persone di invocarla per la guarigione di Stefano. E così anche Sandra, che Stefano conosceva ma non in profondità, entra ufficialmente nella sua vita. La serva di Dio riminese era morta prematuramente a 23 anni investita da un’auto. Discepola spirituale di don Oreste Benzi, era stato lui a far emergere la sua grandezza spirituale promuovendo l’avvio della causa di beatificazione. LA PREGHIERA HA UN EFFETTO STRANO SU STEFANO. Si sente leggero, con un uno stato d’animo riappacificato. Gli sembra che qualcosa lo stia letteralmente pulendo. È che non ne è cosciente. E così a quella strana mattina non pensa più. Ad ottobre altri controlli. Il primario di oncologia Ravaioli lo manda a chiamare: «I valori sono tutti negativi. Non chiedermi perché, non lo so». E così non si sapeva perché era guarito, ma un fatto era certo: il tumore era sparito. Mese dopo mese con la moglie ricostruisce il puzzle di quanto successo: il dolore, la preghiera di don Oreste e di tanti a Sandra, e piano piano riconduce tutto a lei, alla sua intercessione. La documentazione medica frutto dell’inchiesta diocesana su questa presunta guarigione ritenuta straordinaria è da tempo depositata a Roma. Se la Congregazione dei Santi riconoscerà il miracolo, Sandra sarà dichiarata beata. Questa storia è tratta dal numero di novembre 2017 del mensile Sempre.    Sandra Sabattini, il ricordo della sua parrocchia Ecco il racconto del parroco Roberto Battaglia, della Parrocchia San Girolamo di Rimini, intervistato da TV2000: qui ha vissuto Sandra Sabattini: «Uno dei luoghi più belli della città, dove il cuore dei fedeli batte per Cristo»       Ecco la ripresa integrale della prima presentazione del libro a Rimini     Intervista all'autrice del libro su Sandra: Laila Lucci Sei anni di ricerca, di interviste, di incontri con chi ha conosciuto la Serva di Dio Sandra Sabattini. Un grande lavoro condotto dalla professoressa Laila Lucci ci svela la forza eccezionale di una giovane vita che tendeva a Dio. Sta per uscire La santa della porta accanto, con l’editore Sempre Comunicazione. Un’opera composta da due volumi, sulla figura della Serva di Dio Sandra Sabattini, scritta dalla biblista Laila Lucci, docente di Antico Testamento e lingua Ebraica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” di Rimini. Attraverso documenti originali, interviste a chi l’ha conosciuta, addirittura offrendoci alcuni temi scolastici, la prof. Laila Lucci che ha lavorato instancabilmente per sei anni, ricostruisce la storia completa di questa ragazza riminese, di cui si è scoperta la grandezza spirituale solo dopo la sua morte avvenuta a 23 anni il 2 maggio del 1984, dopo essere stata investita da un’auto mentre si recava ad un incontro della Comunità Papa XXIII di cui faceva parte. L'intervista all'autrice Laila Lucci:     Il segreto di Sandra è impresso in fogli di carta, biglietti, agende, diari scolastici, alcuni andati perduti, altri ritrovati che rivelano quella certezza maturata nel quotidiano, disarmante nella sua forza nonostante la giovane età: la scelta di seguire Gesù e basta. «I pensieri di un santo sono una miniera inesauribile di spiritualità, una carica di sapienza, che fissa in istantanee verbali i momenti e le esperienze della vita quotidiana, vissuti con intensità mistica – rivela Laila Lucci – . Non si tratta sempre di riflessioni squisitamente spirituali, tuttavia, anche nel caso di esercitazioni scolastiche o altre espressioni della realtà vissuta, emerge un filo conduttore, rivelativo dell’anima e dell’impegno nell’ascesa verso il meglio».     Perché “La Santa della porta accanto”? «Tutte le testimonianze di chi ha conosciuto la Serva di Dio, e anche i suoi scritti, vanno nella direzione di una santità vissuta nel quotidiano, una tensione a vivere l’evangelica purezza di cuore e la carità ardente  nella normalità della vita, nel nascondimento e nell’umiltà, lontano dal chiasso dell’autoaffermazione». Certo il suo lavoro ha prodotto ben due volumi in cui non tralascia nessun particolare. Come mai questa scelta? «Sandra fa parte di quella schiera di santi, che hanno scelto l’umiltà e il nascondimento come abito di vita; la naturale tendenza umana ad affermare se stessi era da lei continuamente tenuta a freno dalla scelta decisa di camminare col Signore. In un siffatto agire ogni piccola azione compiuta nell’amore di Dio ha il sapore dell’eternità e porta frutto per il Regno dei cieli, in quanto capace di donare vita. Per questo ogni frammento di vissuto deve essere riproposto». Addirittura si è addentrata nell’analisi grafologica dei suoi scritti. Cosa ha scoperto della personalità di Sandra? «Oltre alla sua ricca e complessa personalità, ho ricevuto la conferma di quanto appare nel diario: una vita totalmente concentrata verso un ideale superiore, che si concretizzava nell’immergersi dentro al mondo circostante, riuscendo ad operare in piccole dimensioni; la concentrazione delle sue energie affettive e mentali, che alimentavano lo spirito di osservazione e una intuizione capace di cogliere le sfumature». Una ragazza come tante, eppure così determinata. Cosa l’ha colpita di lei? «Innanzitutto la tenacia nel ricercare la volontà di Dio su di sé in un profondo cammino, che quasi diventava inquietudine; poi l’abbandonarsi al Cristo povero di cui si era posta alla sequela, con il cuore proteso verso di lui e al servizio dei fratelli emarginati. Sandra, per la quale povertà e giustizia non erano scindibili, parlava con i fatti, perché sapeva che ciò che era davvero importante era amare profondamente tutti coloro che il Signore metteva sulla sua strada. Di qui la sua frugalità, la povertà, il silenzio. L’altra dimensione affascinante di quest’anima era l’attrattiva per la preghiera che alimentava i suoi pensieri e le sue azioni. Lei non relegava Dio ad un solo attimo della giornata, ma lo respirava sempre. Sandra è stata anche portatrice, di una gioia tutta spirituale, che scaturiva dalla gioia di vivere e condividere la vita degli altri e che si esprimeva nel suo contagioso sorriso». Tendeva a Dio ma era fidanzata con Guido. Che idea si è fatta del loro rapporto? «Il loro rapporto era improntato ad una sequela senza riserve del Cristo, che rivelava la dimensione di un “cuore indiviso”, esclusivamente dalla parte del piano di Dio sul quale tenevano fissi gli occhi. I loro occhi erano limpidi, non affondavano nel torbido del proprio desiderio o della propria realizzazione. Nei loro cinque anni di fidanzamento Sandra e Guido hanno semplicemente cercato di aderire al progetto del Signore quasi in modo istintivo, lasciando entrare nel loro rapporto di coppia il mondo intero. Pienamente immersi nel mondo e nella Chiesa, si sentivano naturalmente chiamati a prendersi cura di quella parte di umanità sofferente nella quale era impressa l’immagine del Creatore». Sandra cosa ha da dire ai giovani di oggi? «Molto. Ha da offrire un modello di “giovane” non superficiale, chiassoso, che cerca gratificazione in varie esperienze di piacere. Ha da proporre il suo equilibrio, la sua maturità, la sua decisione e volontà forti, i suoi giudizi tanto profondi per la giovane età; la capacità di programmare la vita fatta per essere spesa a beneficio dei bisognosi; l’attitudine a dimenticarsi, per offrire ai fratelli tutti i doni della sua giovinezza, del suo entusiasmo, della sua generosità senza limiti, insieme alla serenità e alla voglia di vivere;  la responsabilità profonda dell’essere testimone di Cristo con la vita; la capacità introspettiva di porsi delle domande sul senso della vita e della morte; la sua vitalità forte e intensa sostenuta dalla pace e dalla gioia del cuore che la illuminava. In ultima analisi Sandra ha da proporre una vita fatta dono di sé».   Leggi le ultime notizie su Sandra Sabattini ed iscriviti alla newsletter  
APG23
02/01/2022
Servizio Civile Universale: al via il bando
È stato pubblicato il bando per la selezione di 56205 giovani tra i 18 e i 28 anni  che intendono diventare operatori volontari da impiegare in progetti di servizio civile universale in Italia e all'Estero, con una durata variabile dagli 8 ai 12 mesi  e con un impegno di  25 ore settimanali. La scadenza per presentare la candidatura è alle ore 14 di mercoledì 26 gennaio 2022. Sono  235 in Italia i posti disponibili con la Comunità Papa Giovanni XXIII e 56 all'estero, distribuiti nei tanti paesi di destinazione: Albania, Argentina, Bolivia, Brasile, Camerun, Cile, Francia, Germania, Kenya, Paesi Bassi, Romania, Russia, Sri Lanka, Svizzera, Tanzania, Thailandia e Zambia. In ciascuno di questi paesi, le attività dove i volontari in servizio civile si troveranno coinvolti vanno dall’assistenza a minori e disabili, al supporto a persone vittime di dipendenza o che vivono in strada, da attività di monitoraggio e denuncia di violazioni dei diritti umani alla condivisione della quotidianità con persone che stanno scontando una pena alternativa al carcere. Scopri i progetti in Italia e all'Estero I requisiti per candidarsi al bando Possono partecipare al bando i giovani che al momento della presentazione della domanda hanno compiuto 18 anni e ne hanno meno di 29. E' richiesta la cittadinanza italiana o di paesi dell'Unione Europea. Per i cittadini extra-UE va dimostrato di soggiornare regolarmente in Italia. I candidati non devono aver riportato condanna, anche non definitiva, alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo oppure ad una pena, anche di entità inferiore, per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti, oppure per delitti riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata. Non possono presentare domanda i giovani che appartengono ai corpi militari e alle forze di polizia; abbiano già prestato o stiano prestando servizio civile nazionale o universale; abbiano interrotto il servizio prima della scadenza prevista; abbiano rapporto con l'ente che realizza il progetto, rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo, ovvero che abbiano avuto tali rapporti nell'anno precedente di durata superiore a tre mesi. È concessa una deroga ai giovani che nel corso del 2020/2021, a causa degli effetti delle situazioni di rischio legate all’emergenza epidemiologica da Covid-19 e/o legate alla situazione di sicurezza nei Paesi di destinazione, abbiano interrotto il servizio. Altre requisiti andranno verificati direttamente nei testi dei progetti, che possono prevedere documentazioni aggiuntive o autocertificazioni per i posti con riserva per i Giovani con Minori Opportunità o per i progetti con Misure Europee. Come presentare la candidatura E' possibile presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domande on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone, con SPID di livello di sicurezza 2 o, se sei cittadino europeo o extra-europeo regolarmente soggiornante, chiedendo le credenziali di accesso specifiche sulla piattaforma stessa. Le domande trasmesse con modalità diverse non saranno prese in considerazione. E' possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un'unica sede. Per maggioni informazioni contatta il numero verde  800.913596, il numero Whatsapp 340.2241702, o invia una mail a odcpace@apg23.org per i progetti in Italia e caschibianchi@apg23.org per l'estero. Il Servizio civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII E' possibile svolgere servizio presso una delle numerose case famiglia della Giovanni XXIII a supporto di minori e persone con disabilità, presso le cooperative sociali, le comunità terapeutiche che accolgono persone vittime di dipendenze, le strutture per persone senza fissa dimora, per donne vittime di tratta e per carcerati che stanno scontando la pena in misura alternativa al carcere. «Proprio ieri si è celebrata la Giornata Nazionale del Servizio Civile Universale —  dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII —. Non vogliamo soltanto fare qualcosa per i giovani, ma con i giovani, per renderli protagonisti assieme a noi della difesa nonviolenta della Patria, che significa, per usare le parole del Presidente Mattarella, “tutelare e promuovere i valori istitutivi della Repubblica e dell'Unione Europea, quali la protezione sociale, la solidarietà, il rispetto della dignità umana, valori che oltre a essere alla base del funzionamento di ogni democrazia, costituiscono un patrimonio di principi solidaristici e morali fondamentali per la crescita di ogni individuo"». L’associazione presenta anche progetti che prevedono "misure aggiuntive UE". Cosa significa? Che candidandosi in 4 particolari progetti, per un totale di 18 posti, sarà possibile svolgere un periodo di servizio di 2 mesi in un paese Europeo, nel caso dell'associazione in Spagna, Portogallo, Croazia e Grecia.   Porte aperte al Servizio Civile: prova tre giorni Anche quest’anno Comunità Papa Giovanni XXIII è pronta ad accogliere tantissimi giovani nelle sue realtà in Italia e all’estero grazie al Servizio Civile, un'occasione unica di incontro, servizio e costruzione della pace rivolta a tutti i giovani e le giovani dai 18 ai 28 anni. Sono circa 300 posti in tutta Italia e 60 all'estero. L'iniziativa "Porte aperte al Servizio Civile: prova 3 giorni!" permetterà a chi lo desidera di passare 3 giorni presso una o più realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII, così da poter conoscere lo stile dell'ente e, una volta pubblico il bando, candidarsi per il progetto che più interessa.  In vista dell’imminente pubblicazione del bando di Servizio Civile Universale 2021, prevista per i primi di dicembre, la Comunità Papa GIovanni XXIII lancia l’iniziativa “Prova 3 giorni!” che permette a tutti i giovani e le giovani che lo desiderino di passare 3 giorni presso una o più realtà della Comunità. Si potrà scegliere di vivere l’esperienza in modalità diurna o H24, a seconda dei propri interessi e compatibilmente con le realtà presenti vicino la propria residenza o domicilio. Un’occasione unica per i ragazzi e le ragazze interessate a mettersi in gioco, conoscere la Comunità Papa Giovanni XXIII per poi, quando uscirà il bando, scegliere facilmente il progetto che interessa. Partecipa alla #Prova3giorni, iscriviti ora
APG23
01/01/2022
Rimini, marcia della pace 2022
Anche quest’anno si terrà a Rimini, il 1° gennaio 2022 dalle ore 17.00, la Marcia della Pace giunta alla decima edizione. Da cinque anni è promossa direttamente dalla Diocesi di Rimini, (in particolare l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro) e con il patrocinio del Comune di Rimini. L’appuntamento è per sabato 1° gennaio, data tradizionalmente scelta dal Papa per la Giornata Mondiale della Pace. Il titolo di questa Festa della Pace 2022 è: Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni Quest’anno la marcia avrà due connotazioni specifiche. La prima è di carattere interreligioso, la seconda di rapporto con l’amministrazione pubblica comunale. Originariamente la Marcia della Pace era prevista per le strade della città, con varie tappe e momenti. Le nuove disposizione anti Covid hanno costretto gli organizzatori a modificare il programma, ma lo spirito della Marcia non è stato intaccato. “La pace – dicono gli organizzatori – va costruita ogni giorno, è un atto artigianale. Deve guardare il mondo e agire localmente”. Il primo momento, alle ore 17, è in programma sul sagrato della Basilica Cattedrale di Rimini ed avrà una connotazione interreligiosa. È promosso dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro insieme al gruppo PSM (Partecipazione e Spiritualità Musulmana) e al gruppo Buddista Associazione Zen Rimini. I rappresentanti delle tre religioni firmeranno un documento (frutto di un lavoro preparatorio), in cui tutte e tre prendono impegni per e a favore della pace. Tale documento sarà successivamente consegnato nelle mani di un rappresentante dell’Amministrazione Comunale di Rimini, alla quale sono chiesti tre impegni sullo stesso tema. Alcuni canti accompagneranno il gesto. Alle ore 17,30, per chi lo desidera, la Marcia si conclude con la s. Messa in Basilica Cattedrale nella solennità di Maria Madre della Chiesa. Presieduta dal Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, avrà l’accompagnamento di canti, con varie intenzioni sul tema della pace affidate ai diversi movimenti e associazioni laicali alla Preghiera dei fedeli.
APG23
29/12/2021
In memoria dei Santi Martiri Innocenti
Dice Papa Francesco che «Ricordare è una espressione di umanità, ricordare è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e di fraternità». Oggi siamo qui per ricordare.   Ricordare vuol dire tirare fuori bambine e bambini dall’invisibilità in cui sono rinchiusi dall’indifferenza di tutta la società. Le catene di morte che produce la nostra società sono ben lontane dai nostri occhi.   #FOTOGALLERY:vita#   Anche porre un semplice segno fisico come un mazzo di fiori è un modo per dire che non vogliamo che queste piccole vite cadano nell’oblio. Ogni essere umano è unico ed irripetibile, questi nostri fratelli ieri c’erano e non torneranno su questa terra. Noi oggi diciamo che sono importanti, che ci interessano, ci stanno a cuore.   Non siamo i soli a ricordare. Tante mamme, papà, nonni, altre persone hanno nel cuore i bimbi abortiti. Questi bimbi che con l’aborto qualcuno sperava di dimenticare per sempre, continuano a vivere nel cuore di tanti, anzi ne segnano in profondità le loro vite. Noi oggi uniamo la nostra preghiera al loro dolore, al pianto, al rimpianto quotidiano di tanti.   Vogliamo conservare la memoria di questi piccoli, nostri fratelli. Tutti siamo stati embrioni, anche se non ce lo ricordiamo. Non c’è un motivo che giustifichi il fatto che noi continuiamo a vivere e loro no, noi non siamo migliori di loro. Don Oreste Benzi sosteneva che questi bimbi dovessero essere proclamati martiri, in quanto uccisi da un’ideologia contraria alla fede. Affidiamo anche questo suo auspicio.     Vogliamo anche chiedere perdono. Quei corpi che ricordiamo con questo gesto sono un’accusa per tutti di omissione di soccorso. Abbiamo volto lontano lo sguardo troppe volte dalle donne in difficoltà, abbiamo avuto paura di schierarci per la vita. Fa comodo, nessuno o quasi si lamenta se stiamo zitti...   Infine con questo gesto esprimiamo anche speranza. Verrà il giorno in cui tutto questo avrà fine, in cui anche questo ospedale sarà un luogo solo in cui si dà solo la vita e non la morte. Ripetendo ogni anno questo gesto vogliamo accelerare il momento in cui questo si avvererà. Il contesto Il 28 dicembre 2021 la Comunità Papa Giovanni XXIII, in comunione con le realtà di tutta Italia impegnate nella tutela e nella promozione della vita, hanno fatto memoria dei Santi Innocenti. Il pensiero si è rivolto in modo particolare ai martiri condannati a morte con l'aborto. In diretta online, insieme ad alcuni vescovi del Triveneto; a Rimini; a Modena e in altre città si è pregato e deposto un mazzo di fiori per ricordare le piccole vittime.      
APG23
22/12/2021
Le feste? Insieme ai nostri amici senza dimora
È ormai tutto pronto per celebrare le festività natalizie nelle Capanne di Betlemme e nelle Mense della Comunità Papa Giovanni XXIII. Anche gli ultimi avranno il loro Natale e sarà una festa condivisa, vissuta insieme, perché è così che succede in famiglia. La solitudine verrà spazzata via dalla gioia di un regalo inatteso, da una tavola imbandita e preparata con amore, dalla Santa Messa vissuta insieme nella preghiera al Padre che ci vede figli, tutti uguali ai suoi occhi. A Vicenza giovedì 23 dicembre alle ore 20.30, nel sagrato della Chiesa San Pietro, si è tenuta la santa Messa per celebrare la nascita di Gesù. Un momento di preghiera condiviso insieme ai fratelli senzatetto e ai volontari dell’unità di strada. A Rimini, alle ore 22.30 del 24 dicembre verrà celebrata la Santa Messa di Natale nel piazzale della stazione, appena intitolato a “don Oreste Benzi”. Un luogo simbolico per noi, non solo perché dedicato al nostro amato fondatore, ma perché fin da quando c’era proprio il don a scendere in strada, è cuore dell’incontro con i senza fissa dimora, per portare amicizia, conforto, aiuto e accoglienza. La notte della Vigilia di Natale, a Bologna la Santa Messa vedrà riuniti tutti gli operatori e gli accolti delle diverse realtà del Villaggio di Oreste che si raccoglieranno insieme anche il 31 dicembre per la Santa Messa di ringraziamento per l’anno passato. Non mancheranno la cena e il brindisi allo scoccare della mezzanotte che, nel rispetto delle misure per contrastare la pandemia, avverranno nelle singole strutture. Anche a Catania, la cena avverrà in piazza insieme ai senza fissa dimora che riceveranno doni dai nostri volontari dell’unità di strada. Alla mensa “Nonno Oreste” di Santiago del Cile le persone senza dimora e le famiglie che vivono in condizioni di povertà il giorno di Natale hanno gustato un ottimo pranzo preparato con amore dai nostri volontari perché anche per loro fosse un giorno di festa. A Bucarest, in Romania, don Federico Pedrana, membro della Comunità, vive in una casa aperta all’accoglienza che ospita senza fissa dimora. Alcuni di questi ragazzi provengono dalle fogne ed è qui, dove vivono, che don Federico viene a cercarli e lo ha fatto anche durante le notti natalizie. Il 25 dicembre era a tavola con i suoi amici poveri e senza tetto che hanno trovato sotto l’albero regali da scartare ma anche una doccia e dei vestiti puliti per far festa insieme. Nelle case di accoglienza di Cuneo gli ospiti riceveranno i regali di Natale perché anche per loro sia un giorno di festa! E siccome l’amore genera reciprocità, le persone accolte nella vicina Capanna di Betlemme hanno realizzato in queste settimane piccoli lavoretti artigianali e biscotti da mettere in vendita. Un modo per contribuire a sostenere quella che sentono come la loro casa. A Padova ci sarà la consegna dei regali di Natale donati dai dipendenti di Lidl Italia che, dal 2011, portano avanti l’iniziativa “L’Albero dei Desideri”. Un gesto d’amore e di grande sensibilità: ogni anno i che i dipendenti dell’azienda, dai centri logistici, ai punti vendita, fino agli uffici, si occupano di esaudire i desideri dei piccoli e grandi ospiti delle Case Famiglia e realtà di accoglienza della Comunità in tutta Italia, acquistando i regali e consegnandoli giusto in tempo per la Vigilia. Quest’anno a Padova saranno anche le persone senza fissa dimora della città a ricevere i doni: sacchi a pelo e biancheria intima, per scaldare le notti più fredde. Come già lo scorso anno, si ripete la generosità di Bush Italia, produttore di pompe per vuoto, che ha scelto di trasformare il regalo di Natale per i propri dipendenti in un gesto di solidarietà. L’azienda, con sede a Milano, si è occupata di acquistare del cibo da confezionare sotto vuoto che abbiamo distribuito agli ospiti della Capanna di Betlemme di Montodine (CR) e ai senza dimora della città di Milano. Lasagne alla Bolognese, arrosto di vitello e patate: un vero e proprio menù natalizio per i nostri fratelli poveri in questi giorni di festa. #FOTOGALLERY:natale21# A Chieti la Capanna di Betlemme apre le sue porte agli amici che vivono in strada per trascorrere insieme questi giorni di festa. “Voglio stare con te” è il nome che si è voluto dare ai vari momenti di condivisione da segnare nel calendario ed è quello che ripetono i nostri volontari alle persone senza dimora. Si inizia il 24 dicembre alle ore 19.45 con la celebrazione della santa Messa seguita dalla cena, che terminerà con una sorpresa per tutti. A Natale si torna a tavola per condividere il pranzo, proprio come si fa in famiglia, per festeggiare gustando del buon cibo e scartando regali. La sera del 31 dicembre, dopo la santa Messa, cena e festa all’insegna dell’amicizia per attendere insieme il nuovo anno, perché nessuno resti da solo. A Forlì i volontari dell’unità di strada continueranno le uscite notturne alla ricerca dei senza fissa dimora, per portare loro aiuto, amicizia e, in alcuni casi, offrire un posto letto alla Capanna di Betlemme. Qui, la giornata della Vigilia è iniziata con la colazione ed è proseguita con la cena in attesa del Natale. Il 25 dicembre si è festeggiato a tavola, per pranzo. Momenti condivisi tra le persone accolte in casa e i volontari, nel rispetto delle misure anti contagio. A Tirana, in Albania, il Natale è stato insieme ai nostri amici che vivono in strada. Il giorno della Vigilia i volontari hanno distribuito pacchi regalo ai fratelli senza dimora. Il 25 dicembre a pranzo sono stati preparati oltre 100 posti a tavola per far festa insieme ai nostri amici senza dimora e al vescovo uscente Monsignor George Frendo, che ha benedetto la mensa. Marcello, volontario della Capanna di Tirana, ha detto: “Mi bastano pochi secondi dei sorrisi degli amici senza tetto perché mi senta ripagato delle ore passate a pelare le cipolle, delle ore serali a lavare i pentoloni e di quelle fino a notte fonda passate a controllare che lo spezzatino non si bruciasse. Sono indescrivibili le emozioni che provo”. Infine, le feste si concluderanno a Torino, il 6 gennaio, presso la mensa dei Frati di Sant’Antonio dove i volontari della nostra mensa di strada organizzeranno un pranzo per festeggiare insieme l’Epifania. In quell’occasione verranno consegnati i doni a chi ogni settimana si rivolge a noi per aiuto e per un pasto: sacchi a pelo, scarpe, calze, cappelli, sciarpe, guanti. La giornata proseguirà con il karaoke e un pomeriggio in compagnia che, nel rispetto della normativa anti covid, ci permetterà di tornare a ritrovarci.  
APG23
07/12/2021
Al fianco di Papa Francesco, dalla Grecia al mondo
Papa Francesco ha voluto visitare le porte d'Europa, sull'isola greca di Lesbo. Ad Atene ha incontrato i genitori e gli ospiti della casa famiglia che più volte si è affiancata nell'accompagnamento delle persone migranti. Loro stessi hanno scritto una lettera al direttore di Avvenire, Per i profughi di altre fedi il Papa un ponte che unisce, per raccontare la propria esperienza: Gentile direttore, il Santo Padre è nel pieno del suo viaggio apostolico a Cipro e in Grecia e chiede a queste terre di accoglierlo come un pellegrino, mostrandoci così come la mitezza e l’umiltà siano ingredienti fondamentali per tenere aperta la via del dialogo. Questo pellegrinaggio porta con sé un prezioso messaggio di unità, pace, speranza e fraternità, un messaggio che richiama a scuoterci dal torpore dell’indifferenza nei confronti delle ingiustizie, un appello a non strumentalizzare l’altro, a scegliere di lasciarci guidare dalla misericordia, a riscoprire la gioia nel riconoscerci l’un l’altro 'porti aperti' all’accoglienza reciproca. Così Fabiola racconta l'incontro: «È stata un'esperienza davvero emozionante, sentirsi accolti. Soprattutto l'aver potuto portare all'incontro con il Papa, fra i nostri figli, un ragazzo afgano. Abbiampo portato a Francesco un suo disegno». Accompagnamo Papa Francesco nel suo viaggio di giustizia; ecco una breve raccolta di articoli per saperne di più.   Corriere Della Sera: Dalla Toscana ad Atene per aiutare i migranti in fuga Repubblica: Con Papa Francesco fra i migranti dimenticati di Lesbo VaticanNews: Ad Atene una casa famiglia, piccolo granello di senape        
APG23
05/12/2021
Disabilità : riconosciuti i diritti
Gli invalidi parziali che lavorano potranno continuare a percepire l’assegno di invalidità, insieme allo stipendio, se il loro reddito resta inferiore a 4.391 mila euro.  Sono infatti stati approvati in commissione al Senato gli emendamenti al decreto fiscale che modificano due commi della legge 118/1971, oggetto di interpretazione estremamente restrittiva da parte dell’Inps. L’INPS si era infatti espressa rispetto al requisito di inattività lavorativa, necessario per l’ottenimento dell’assegno mensile d’invalidità. Intanto, nel suo messaggio per la giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), Papa Francesco ha scritto: «La Chiesa vi ama e ha bisogno di ognuno di voi per compiere la sua missione al servizio del Vangelo. Nessuno può rifiutare i Sacramenti alle persone con disabilità».». Già don Benzi, negli anni '70, aveva lottato perché i sacramenti venissero garantiti alle persone gravemente disabili, anche quelle non capaci di intendere e volere.    
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