APG23
04/10/2021
Come ogni anno nel mese di ottobre missionario raccogliamo le intenzioni di preghiera che arrivano dalle missioni della Comunità Papa Giovanni XXIII sparse nei 5 continenti. Ogni settimana celebriamo insieme un Mistero del Santo Rosario. Questa settimana iniziamo a meditare i Misteri Gaudiosi.
1° MISTERO GAUDIOSO: HAITI
O Dio nostro Padre, ti supplichiamo di soccorrere il popolo haitiano fortemente provato in questo tempo da instabilità politica, violenza, terremoti e carestie. Il grido dei poveri sale forte a Te! Proteggi la famiglia di Segui e Valentina che la Madonna li sostenga e li preservi.
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2° MISTERO GAUDIOSO: KENYA
O Dio nostro Padre, ti preghiamo per il Kenya in particolare per i nostri missionari italiani e burundesi. Sostienili nelle sfide delle differenze linguistiche e culturali; dona loro lo Spirito Santo e la pazienza per affrontare le difficoltà di questo tempo. Aiutaci ad essere sempre di più un'unica famiglia spirituale internazionale.
3° MISTERO GAUDIOSO: ALBANIA
Gesù ci ha detto che saremo riconosciuti per l'amore che abbiamo l'un l'altro. Preghiamo perché cresca la fraternità tra noi, affinché la nostra testimonianza diventi annuncio dell'amore che Dio ha per tutti i suoi figli.
4° MISTERO GAUDIOSO: AUSTRALIA
Preghiamo perché il Signore ci aiuti a perseverare con saggezza, umiltà e coraggio nella strada indicataci da don Oreste, portando con noi il seme della nostra vocazione nella condivisione quotidiana con i poveri in terra australiana. Aiutaci a non perdere l'entusiasmo e la gioia dell’annuncio e manda operai alla tua messe.
5° MISTERO GAUDIOSO: SRI LANKA
Ti preghiamo Signore per la missione in Sri Lanka. Manda operai alla tua messe e sostieni le sorelle nel cammino in questa terra così distante da noi per lingua, abitudini e cultura. Dona pace e serenità a questo popolo sfregiato dalla guerra e dalle calamità.
«La gioia di chi vive in Cristo diventa contagiosa e salva. Se la tua vita è in Cristo, è bella e coloro che vengono in contatto con te rimangono affascinati non tanto da te, ma da Gesù che è in te».
Don Oreste, 22ª lettera trimestrale.
APG23
24/09/2021
Gentile direttore,
il mondo sta conoscendo la disperazione di migliaia di persone in cerca di un futuro sul confine tra Messico e Stati Uniti. Donne e bambini accampati sotto il grande ponte della città texana di Del Rio. Quasi tutti – almeno 14mila secondo le stime – provenienti da Haiti, il piccolo Stato caraibico dove vivo anche io in quanto responsabile di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. Per molti di loro il viaggio è terminato nel peggiore dei modi: sono stati rimpatriati forzatamente qui ad Haiti. Per evitare l’espulsione, molti si stanno affrettando a rientrare in Messico.
Leggi l'editoriale completo su Haiti pubblicato da Avvenire, scritto dalla nostra missionaria Valentina Cardia.
APG23
18/09/2021
Giovedì 16 settembre Papa Francesco ha ricevuto i moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali per parlare del Decreto Vaticano che riforma gli incarichi di responsabilità nelle aggregazioni laicali. Giovanni Paolo Ramonda, presente all'incontro, ha commentato ai microfoni di Radio Vaticana, intervistato da Fabio Colagrande.
Salve Ramonda, lei era presente all'incontro. Come lo ha vissuto?
La visita del Papa (non prevista, ndr) è stata una sorpresa molto gradita. Ci ha spiegato in profondità i motivi di questo decreto, estremamente significativo e innovativo per la Chiesa. Farà un gran bene ai movimenti, alle nuove comunità e al mondo ecclesiale per un reale servizio alla povera gente.
Il Papa ha detto che siete “segno della vitalità della Chiesa”. E' un riconoscimento significativo.
Francesco è in continuità con Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger, che dopo il Concilio hanno sempre evidenziato l'importanza della presenza dei movimenti, delle associazioni, del laicato cioè di questa evangelizzazione che si sviluppa per trapianto vitale attraverso una vita nelle periferie nei luoghi dove dove la gente vive, nei luoghi quotidiani di vita. E' stato un dono grande che conferma la bontà dell'impegno nel rimanere ancorati alle radici del carisma mantenendolo vivo nell'oggi.
C'è il rischio di diventare autoreferenziali?
Il carisma rimane vivo in quanto lo si vive. Fintanto che non si non ci si attarda su una struttura organizzativa eccessiva. La necessaria organizzazione deve essere a servizio del Carisma. Deve cioè essere funzionale alla vita, che deve essere preponderante e abbondante. La struttura organizzativa è importante per gestire le case di accoglienza, le presenze in missione dove si fa tanto bene a livello sociale, sanitario e scolastico. Le strutture servono ma soprattutto sono importanti le persone. Dobbiamo quindi puntare al cuore del carisma, alle persone che si appassionano al vangelo di Gesù Cristo e alla missione della Chiesa.
Francesco ha messo in guardia dai rischi degli abusi di potere e della slealtà. Sono tentazioni reali anche nell'ambito delle aggregazioni laicali?
Sono tentazioni quando l'aggregazione si chiude in se stessa. Quando il governo di quella associazione decide in toto mentre al contrario è fondamentale esercitare il servizio di guida e di conferma ascoltando sempre la base, il popolo. Lo stesso concetto di obbedienza è “ascolto” dal basso di tutti gli associati. E' quello che noi abbiamo sempre cercato di vivere in questi decenni dopo la morte del nostro fondatore Don Oreste Benzi.
Nel giugno scorso è stato pubblicato questo decreto che porta delle novità per quanto riguarda gli incarichi di responsabilità nelle aggregazioni laicali mettendo dei limiti nella durata dei moderatori. La vostra associazione come ha accolto questo documento?
Da una parte abbiamo accolto con positivo stupore: da poco i 250 delegati da tutto il mondo della nostra Assemblea Generale mi avevano indicato per un terzo mandato alla guida della Comunità. Dall'altra con estrema gratitudine perché siamo convinti che la Madre Chiesa vede più in profondità, vede oltre i singoli movimenti, anche l'insieme. Questo passo è sicuramente necessario. Don Benzi diceva che “chi verrà dopo di noi farà meglio di noi”, perché terrà conto dell'esperienza di chi ha preceduto nel governo ma porterà innovazione. Bisogna integrare tradizione e rinnovamento.
Lei è stato rieletto nel 2020. E' vero che aveva confidato di dimettersi anzitempo proprio per fare spazio ai giovani?
L'ho detto apertamente all'assemblea, dopo la mia indicazione, in quanto si tratta di un impegno molto gravoso. Molto bello ma molto impegnativo. Noi siamo presenti in 43 Paesi nel mondo. Avevo detto che non sapevo se sarei arrivato al termine di questo mandato, che probabilmente poteva anche esserci un ricambio prima. Non sapevo assolutamente di questo decreto, però sono molto contento. Soprattutto la mia casa famiglia, la mia sposa, in cui vivo dove potrò dedicarmi alla missione che mi è propria. Mentre la carica di Responsabile Generale è pro tempore. Questo per me e per la comunità è molto chiaro. Comunque chi verrà dopo di noi farà meglio di noi.
Come la pandemia ha cambiato il vostro lavoro come comunità che è sempre vicina agli ultimi?
Noi ora ci incontriamo molto di più attraverso i social. Cerchiamo sempre di essere attenti al grido dei poveri. L'ultima chiamata l'abbiamo avuta dalla Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che ci ha chiesto di accogliere le 22 mamme e 25 bambini che sono nelle carceri italiane. Stiamo cercando di rispondere a queste richieste. Queste risposte manterranno vivo il carisma del nostro fondatore che la Chiesa e soprattutto la povera gente ci chiedono di vivere.
APG23
15/09/2021
Un famoso filosofo sosteneva che prima di valutare una risposta, occorre valutare se la domanda è corretta. Le domande sono fondamentali perché indicano le strade. Pertanto se una domanda è sbagliata, qualsiasi risposta sarà sbagliata. E il referendum sulla depenalizzazione dell'aborto del prossimo 26 settembre a San Marino pone una domanda sbagliata. Sbagliata perché non risponde al bisogno di sostegno posto da una donna che vive una gravidanza imprevista.
La domanda non dovrebbe essere “volete che sia consentito alla donna di abortire”, ma “volete che sia consentito alla donna di essere aiutata, accompagnata, supportata”, in altri termini che non sia lasciata sola.
Il punto centrale della questione “aborto” è come aiutare le donne che per qualsiasi ragione si trovino a vivere una maternità imprevista, che scompiglia la loro vita - “ho già abbastanza figli”, “non abbiamo soldi” - oppure che potrebbe ipotecarne il futuro - “devo finire la scuola”, “vorrei laurearmi”, “mi serve un lavoro sicuro”, “desidero un matrimonio con l'uomo giusto”. L'improvviso arrivo di una maternità non programmata per le donne comporta spesso una perdita di controllo sulla loro vita. In queste situazioni si possono ritrovare in una tale crisi da non vedere vie d'uscita, da sentirsi in pericolo, senza la possibilità di scegliere. Soprattutto si ritrovano sole.
Come proteggere, valorizzare, dare speranza alle donne che vivono una gravidanza inattesa?
Anzitutto occorre prevedere concrete misure economiche per rimuovere tutte quelle cause che generano precarietà nella donna: sostegno alla famiglia, borse di studio per le giovani, servizi a costi calmierati per asilo nido e baby-sitter. Queste devono essere accompagnate da un concreto sostegno psicologico e da una rete territoriale che elimini qualsiasi tipo di stigma verso giovani madri.
In secondo luogo, occorre introdurre nella Repubblica di San Marino l'istituto del “parto in anonimato”. Esso prevede che la madre, pur partorendo in ospedale, non proceda contestualmente con il riconoscimento del figlio all’anagrafe, o abbia comunicato all’atto del ricovero di voler procedere con il parto in anonimato, rendendo così quel bambino immediatamente adottabile da una delle tante coppie idonee. Sappiamo che questa possibilità è poco praticata. Pochissime donne sono disposte a lasciare il proprio figlio. Questo avviene perché alla preoccupazione sulla sorte del proprio figlio si somma il sentirsi una “cattiva madre”. Ciononostante è un istituto che va previsto.
Infine, va eliminato il reato penale che nella Repubblica di San Marino prevede la reclusione fino a tre anni per ogni donna che si procura l'aborto. Sebbene nessuna donna sammarinese sia mai stata condannata, è sufficiente una sanzione pecuniaria. Quando incontriamo le donne che hanno volontariamente abortito ci mettiamo al loro fianco, piangiamo con loro per il lutto, se desiderano le accompagniamo a dare degna sepoltura al bimbo non nato. Non le mandiamo in carcere, ma ci mettiamo accanto a loro.
Per queste ragioni al referendum di San Marino del prossimo 26 settembre occorre dire “no”. E subito dopo, occorre introdurre leggi a difesa della donna e del bambino.
In questo arduo compito invochiamo l'aiuto di San Giuseppe, nell'anno speciale a Lui dedicato. Lui che è stato custode della Sacra Famiglia. Lui che ha protetto la sua sposa quando partorì in circostanze inaspettate, lontano da casa. Lui che portò in salvo il figlio che Dio gli aveva affidato, Gesù Bambino.
APG23
11/09/2021
Il Decreto. Entra in vigore oggi, 11 settembre 2021, il decreto per il ricambio dei vertici dei movimenti ecclesiali. Sono passati infatti tre mesi dalla promulgazione, avvenuta lo scorso 11 giugno, tramite pubblicazione sull'Osservatore Romano, del Decreto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita in cui viene regolata la durata dei mandati alla guida delle organizzazioni internazionali di fedeli. Il Decreto, approvato dal Papa, ha forza di legge e risulta quindi vincolante per tutte le associazioni di fedeli riconosciute dal Vaticano, come la Comunità Papa Giovanni XXIII. A partire da oggi le associazioni avranno due anni di tempo per adeguarsi alle nuove norme.
La durata. L'obiettivo è «promuovere un sano ricambio» al fine di vivere l’autorità come un autentico servizio e prevenire il rischio di personalismi e abusi. Il Decreto stabilisce che «i mandati nell'organo centrale di governo a livello internazionale - come il Consiglio dei Responsabili nella Comunità Papa Giovanni XXIII - possono avere la durata massima di cinque anni ciascuno (art. 1). La stessa persona può ricoprire un incarico nell'organo centrale di governo a livello internazionale per un periodo massimo di dieci anni consecutivi. Trascorso il limite massimo di dieci anni, la rielezione è possibile solo dopo una vacanza di un mandato».
Il Responsabile. Il Decreto stabilisce una misura particolare per il “moderatore” - il Superiore Generale negli Istituti di vita consacrata - che nel diritto canonico indica colui che “ha potestà, da esercitare secondo il diritto proprio, su tutte le province dell'istituto, su tutte le case e su tutti i membri” (Can. 622). Nella Comunità Papa Giovanni XXIII tale figura è assunta dal Responsabile Generale. Il Decreto Vaticano prevede che tale incarico potrà essere esercitato «indipendentemente dagli anni già trascorsi in altro incarico nell’organo centrale» (Art. 2 § 3) e che può essere svolto per «un massimo di dieci anni in assoluto, dopodiché non si può più accedere a tale incarico» (Art. 2 § 4). In seguito potrà ricoprire altri incarichi nell'organo centrale di governo a livello internazionale solo dopo una vacanza di due mandati.
La Papa Giovanni XXIII. Attualmente l'art. 12 dello Statuto della Comunità Papa Giovanni XXIII prevede che il Responsabile Generale sia eletto dall'Assemblea Generale per sei anni senza limitazione al numero dei mandati. L'art. 18 stabilisce che l'Assemblea degli associati residenti in ciascuna zona provvede ogni tre anni ad eleggere il Responsabile di Zona che deve essere confermato dal Consiglio dei Responsabili di cui diventerà membro di diritto. Anche in questo caso allo stato attuale non sono previste limitazioni al numero dei mandati.
Le modifiche da apportare. In un articolo apparso lo stesso giorno del Decreto sull’Osservatore Romano, il padre gesuita Ulrich Rhode, decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana e consultore del Dicastero per i laici, precisa che “ci si può aspettare che molte associazioni dovranno convocare un’assemblea generale che decida le modifiche da apportare agli statuti da sottoporre al Dicastero per la necessaria approvazione. Una particolare urgenza sussiste per quelle associazioni in cui i limiti previsti dal Decreto sono già stati superati o lo saranno durante il periodo del mandato in corso”.
Il cammino della Papa Giovanni. Nell'Assemblea Generale di fine luglio, Giovanni Paolo Ramonda ha delineato il cammino dell'associazione che guida dalla morte di don Oreste Benzi per provvedere agli adempimenti richiesti. Nei prossimi due anni verrà modificato lo Statuto associativo secondo le indicazioni della Santa Sede. Infine si arriverà all'indicazione, nell'affidamento in preghiera allo Spirito Santo, del suo successore.
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09/09/2021
L'economia di condivisione sbarca all'Isirc, l'International Innovation Research Conference, edizione 2021, che si sta tenendo fra l'8 e il 10 settembre a Milano.
La cooperativa sociale La Fraternità, che conta 464 dipendenti e sede legale a Rimini, si propone come modello di imprenditoria solidale: Lucia Tonelotto della Comunità Papa Giovanni XXIII, l'associazione di Don Benzi cui La Fraternità fa riferimento, ha presentato il paper sul "Modello ibrido che combina dignità umana, inclusione e profitto nel mondo del lavoro" adottato dall'azienda.
«L’economia di condivisione — spiega la portavoce — promuove un sistema economico che mette al centro la dignità di ogni uomo e la cura del pianeta, una vera e propria “rivoluzione della condivisione”, in cui i più fragili sono messi al centro di una comunità, di un popolo, e ne segnano il cammino».
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«Questo modello economico — continua — trova le sue radici teoriche nella profezia della Società del Gratuito di don Oreste Benzi (fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII). Vede la costruzione di una nuova società, modificando quella esistente dal suo interno, grazie ad una rivoluzione pacifica i cui protagonisti sono le persone emarginate e scartate, che diventano il motore dello sviluppo. La modalità di operare è la rimozione delle cause che producono l’ingiustizia; mentre l’obiettivo è l’ecologia integrale, che rispetta la dignità delle persone e anche il pianeta e costituisce l’alternativa possibile all’Economia volta al massimo profitto».
La Cooperativa propone sul territorio dal 1992 servizi educativi, coinvolgendo oggi 121 dipendenti e 137 persone disabili in 8 centri distribuiti nel Centro e nel Nord Italia e dal 2004 anche azioni per l'inserimento lavorativo di persone con svantaggio sociale, in 19 centri. Oggi sono i 298 i dipendenti coinvolti in questo secondo aspetto, il 31% di questi svantaggiati.
Fra i progetti presentati brillano Local To You, la piattaforma di e-commerce nata nel 2016 per la vendita di prodotti agricoli biologici locali e di alta qualità; LUNA, che sostiene famiglie di ragazzi e ragazze con disabilità impegnati nell’ultimo anno di scuola superiore.
APG23
09/09/2021
La CNESC, il Forum Nazionale del SC, l'AOI e la Rappresentanza dei Volontari esprimono apprezzamento per la disponibilità al confronto, avviato dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale assieme al MAECI, per risolvere il problema del blocco delle partenze dei 350 giovani del Servizio Civile Universale per l'estero.
Lo scorso 13 agosto il Dipartimento con una nota sul proprio sito ha bloccato le partenze dei volontari del Servizio Civile diretti in 19 Paesi esteri inseriti in una lista redatta dal Ministero degli Esteri. Questa decisione riguarda circa 350 giovani in progetti già avviati a maggio e giugno o da avviare a settembre. Al momento sono in attesa di partire per le destinazioni estere, tranne 70 circa già in loco.
L'incontro che si è tenuto il 26 agosto è solo il primo passo. Ribadiamo la richiesta già avanzata durate l'incontro sull'urgenza e la necessità di riconvocare in tempi stretti il Tavolo di Confronto, al fine di poter individuare soluzioni che consentano di sbloccare le partenze per tutti i Paesi esteri e di vedere valorizzate le legittime aspettative di tutti quei giovani che hanno volontariamente e consapevolmente rinunciato a lavoro, studio e ad altri progetti per impegnarsi nell'esperienza di Servizio Civile.
Considerato che il MAECI stesso ha ribadito durante l'incontro che il parere negativo espresso sui 19 Paesi non è da intendersi come divieto, ma come invito a Enti e volontari di prendere coscienza della situazione rispetto ai rischi presenti in quei Paesi, e di assumere un approccio ancora più consapevole e responsabile e di organizzarsi di conseguenza per far fronte a tali rischi, chiediamo alla Ministra Dadone e al Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale di non frapporre ulteriori ostacoli alle partenze per l'estero.
Nell'incontro del 26, inoltre, come anche dichiarato dalla Ministra al quotidiano "Avvenire", c'è stata una positiva apertura, anche se con qualche limitazione territoriale, per 6 dei 19 Paesi della black list (Mozambico, Kenya, Etiopia, Ecuador, Perù e Colombia), ma rimangono forti criticità per tutti gli altri Paesi della lista per i quali il Capo Dipartimento ha ipotizzato il rinvio delle partenze al 2022. Prospettiva inaccettabile in quanto allungherebbe ulteriormente il periodo di incertezza per centinaia di giovani, molti dei quali hanno vissuto un'analoga situazione l'anno scorso quando è scoppiata la pandemia e i progetti sono stati sospesi.
Le soluzioni proposte al Governo da Enti e volontari
Considerata l'esperienza maturata dagli Enti in questi anni nella valutazione e nella gestione dei rischi, si chiede che sia data la possibilità di condividere caso-per-caso le proprie valutazioni in merito al livello di rischio dei luoghi di realizzazione del progetto, così da potersi confrontare con le valutazioni fatte dal MAECI per arrivare ad una soluzione condivisa, ponderata, uniforme e soprattutto quella più realistica possibile da porre sul campo.
Si chiede l'adozione da parte del Dipartimento di un provvedimento – analogo a quello assunto nell'ottobre del 2020 in una situazione sanitaria molto più sfavorevole dell'attuale, per entità dei contagi e per l'assenza di vaccini - che richieda e consenta agli Enti di assumersi la responsabilità della valutazione del rischio presente nei singoli contesti d'intervento e ai giovani di dichiarare la propria consapevolezza dei rischi presenti nel Paese di destinazione.
Si chiede di inserire i giovani in Servizio Civile tra le categorie che possono recarsi nei Paesi del cosiddetto "elenco E" del DPCM 2 marzo 2021 e successive ordinanze del Ministero della Salute.
Rimane inoltre la richiesta, in linea con quanto fatto l'anno scorso, di permettere eccezionalmente a tutti i volontari che non siano potuti partire o successivamente abbiano deciso di interrompere il loro servizio di ricandidarsi ai prossimi bandi di Servizio Civile, inclusa l'ipotesi, altresì concessa l'anno scorso, del superamento del 29° anno di età.
Enti e giovani manifestano, inoltre, preoccupazione per l'intenzione del Dipartimento di avviare il 16 settembre nuovi progetti da realizzare nei 19 Paesi della black list per i quali, dunque, lo stesso Dipartimento non consente le partenze estere. Una scelta, questa, che appare contradditoria e che rischia solo di aumentare la confusione e l'incertezza nei giovani che inizierebbero il loro servizio, ma senza avere la certezza di partire per l'estero.
Alla preoccupazione per la situazione attuale si aggiunge, infine, quella per i progetti presentati nella scorsa primavera e che il Dipartimento sta al momento valutando. Questi progetti potrebbero essere esclusi o ridimensionati nel caso di valutazioni negative sui rischi da parte del MAECI non temperate dalle risultanze derivate dal confronto sulle condizioni presenti sul campo. Se così fosse, sarebbe la condanna alla marginalità di un'esperienza che finora è stata di avanguardia, che vede come protagonisti i giovani in quanto difensori civici e costruttori di processi di pace.
Nella speranza che le Istituzioni si assumano la responsabilità di attuare le finalità del Servizio Civile, a cui sono prioritariamente preposte e si adoperino per costruire assieme agli Enti le condizioni migliori possibili per garantire l'attuazione dei progetti all'estero e la partenza dei volontari, attendiamo fiduciosi la prossima convocazione del Tavolo e lo sblocco delle partenze.
Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (CNESC)
Forum Nazionale Servizio Civile (FNSC)
Rappresentanza Nazionale degli Operatori Volontari in SCU (RNVSC)
Associazione delle Organizzazioni non Governative Italiane (AOI)
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08/09/2021
Chiaramente non siamo in grado di prevedere se ci saranno flussi di rifugiati dall'Afghanistan, anche se questo sembra probabile. L'esperienza del precedente regime talebano e le recenti atrocità suggeriscono che la vita e la libertà di molte migliaia di civili, soprattutto donne, sono a rischio a causa del loro credo religioso, della loro origine etnica, del loro genere e orientamento sessuale o delle loro convinzioni politiche. Questa situazione dovrebbe essere un campanello d'allarme per ogni società democratica.
Un allarme sulla necessità di proteggere le persone in pericolo, sulla necessità di salvare vite umane. È con profondo rammarico che notiamo che la realtà politica finora è lontana da questo obiettivo. Che c'è una mobilitazione straordinaria tra gli Stati membri dell'UE, ma al contrario. Che dove dovrebbe esserci una mobilitazione solidale, sembra esserci solo una preparazione alla deterrenza. All'alba di sviluppi che potrebbero portare a una nuova e prolungata crisi umanitaria e quando ogni sforzo possibile dovrebbe essere concentrato sulla protezione delle vite di coloro che ne hanno bisogno, sembra impensabile annunciare che la Grecia non può diventare una "porta per una nuova ondata di rifugiati".
È anche inconcepibile che anche cinque giorni prima della caduta di Kabul, sei ministri dell'UE (tra cui la Grecia) abbiano esortato la Commissione europea a intensificare le discussioni con il (precedente) governo afgano per garantire che le deportazioni forzate di cittadini afgani in Afghanistan continuino. Come membri della società civile, sentiamo la responsabilità di sottolineare che ogni persona a rischio di persecuzione per motivi di origine e di coscienza ha il diritto di essere protetta dalla legge internazionale sulla protezione dei rifugiati. Sentiamo il dovere di ricordare che ogni persona che chiede asilo ha il diritto di far esaminare la sua richiesta individualmente, come previsto dai principi del diritto internazionale e dell'UE. In questo contesto, siamo particolarmente preoccupati che nel nostro paese, i preparativi fatti finora per gestire le potenziali conseguenze della crisi in Afghanistan sembrano concentrarsi solo sul rafforzamento dei meccanismi di deterrenza.
Siamo anche molto preoccupati che alle persone bisognose possa essere impedito di trovare un rifugio sicuro per se stessi e le loro famiglie, e chiediamo al governo greco di evitare questa possibilità a tutti i costi. I tragici sviluppi in Afghanistan rendono imperativa la revisione delle recenti decisioni di rifiutare l'asilo ai cittadini afgani e del quadro istituzionale che le regola. Come è noto, la Turchia è stata recentemente dichiarata "paese terzo sicuro" per i cittadini afgani. L'applicazione di questa misura può portare al rifiuto dello Stato greco di esaminare il merito delle domande d'asilo dei cittadini afgani.
Questo di per sé è inaccettabile, perché equivale a una negazione della responsabilità per la protezione delle persone del paese meno sicuro del mondo. In vista del continuo rifiuto della Turchia, già nel marzo 2020, di accettare il ritorno di cittadini di paesi terzi dalla Grecia, questo porterà un numero significativo di richiedenti asilo afgani in un inaccettabile divario giuridico tra Grecia e Turchia, in una situazione senza accesso alle cure sanitarie, senza accesso all'alloggio e senza accesso all'istruzione. Chiediamo quindi ancora una volta al governo greco di rivedere la recente decisione ministeriale congiunta in relazione ai cittadini afghani.
I governi dell'UE non dovrebbero rifiutare, delegando le loro responsabilità a paesi terzi, di contribuire in modo decisivo a condividere la responsabilità della protezione dei cittadini afgani che cercano protezione internazionale. Questa responsabilità di solidarietà deriva dai principi democratici, storici e culturali dei paesi dell'UE, così come dal diritto internazionale. Non manchiamo ancora una volta di sostenere i principi della democrazia, dell'umanitarismo, dello stato di diritto e della solidarietà.
Organizzazioni firmatarie
ΑλληλεγγÏη ΛÎσβου
ΑΡΣΙΣ – Κοινωνική Οργάνωση Υποστήριξης ΝÎων
ASAM Greece
Δίκτυο για τα ΔικαιÏŽματα του ΠαιδιοÏ
ΕλληνικÏŒ ΣυμβοÏλιο για τους ΠρÏŒσφυγες
ΕλληνικÏŒ ΦÏŒρουμ ΜεταναστÏŽν
ΕλληνικÏŒ ΦÏŒρουμ ΠροσφÏγων
Equal Rights Beyond Borders
Jesuit Refugee Service Greece (JRS Greece)
HumanRights360
Ίριδα – ΚÎντρο ΓυναικÏŽν
ΚÎντρο Διοτίμα
ΚοινÏŒτητα Πάπα Ιωάννη 23ου
Legal Centre Lesvos
ΜÎλισσα - Δίκτυο ΜεταναστριÏŽν στην Ελλάδα
ΜΕΤΑδραση- Δράση για τη Μετανάστευση και την Ανάπτυξη
Mobile Info Team
Odyssea
Still I Rise
SolidarityNow
The HOME Project
Δελτίο τÏπου (με επικαιροποιημÎνη - λίστα υπογραφÏŽν)
Αφγανιστάν: απαραίτητη η δημιουργία ασφαλÏŽν διαδρομÏŽν για τους πρÏŒσφυγες
Αθήνα, 30 ΑυγοÏστου 2021: Η πτÏŽση της ΚαμποÏλ και η επικράτηση των Ταλιμπάν Îχουν μια πολÏ Î¬μεση συνÎπεια: πολλοί άνθρωποι στο Αφγανιστάν βρίσκονται ήδη σε κίνδυνο.
ΣαφÏŽς δεν είμαστε σε θÎση να προβλÎψουμε αν θα υπάρξουν προσφυγικÎς ροÎς απÏŒ το Αφγανιστάν, αν και αυτÏŒ φαντάζει πιθανÏŒ. Η εμπειρία απÏŒ το προηγοÏμενο καθεστÏŽς των Ταλιμπάν και οι πρÏŒσφατες αγριÏŒτητες υποδεικνÏουν πως η ζωή και η ελευθερία πολλÏŽν χιλιάδων αμάχων και ιδιαίτερα γυναικÏŽν βρίσκεται σε κίνδυνο λÏŒγω των θρησκευτικÏŽν πεποιθήσεÏŽν τους, της εθνοτικής καταγωγής τους, του φÏλου και του σεξουαλικοÏ προσανατολισμοÏ τους ή των πολιτικÏŽν τους πεποιθήσεων.
Αυτή η συγκυρία θα πρÎπει να σημάνει συναγερμÏŒ για κάθε δημοκρατική κοινωνία. ΣυναγερμÏŒ για την ανάγκη προστασίας ανθρÏŽπων σε κίνδυνο, για την ανάγκη να σωθοÏν ανθρÏŽπινες ζωÎς.
Με βαθιά λÏπη διαπιστÏŽνουμε πως η Îως τÏŽρα πολιτική πραγματικÏŒτητα απÎχει απÏŒ αυτÏŒ το σκοπÏŒ. Πως υπάρχει μια Îκτακτη κινητοποίηση μεταξÏ των κρατÏŽν μελÏŽν της ΕΕ, αλλά προς τον αντίθετο σκοπÏŒ. Πως εκεί ÏŒπου θα Îπρεπε να υπάρχει κινητοποίηση αλληλεγγÏης, μοιάζει να υπάρχει μÏŒνο προετοιμασία για αποτροπή.
Στη χαραυγή εξελίξεων που μπορεί να οδηγήσουν σε μια νÎα, παρατεταμÎνη ανθρωπιστική κρίση και που κάθε δυνατή προσπάθεια θα πρÎπει να επικεντρωθεί στην προστασία της ζωής ÏŒσων Îχουν ανάγκη, μοιάζει αδιανÏŒητο να λÎγεται ÏŒτι η Ελλάδα δεν μπορεί να γίνει «πÏλη εισÏŒδου για Îνα νÎο κÏμα προσφÏγων», ÏŒπως δήλωσε πρÏŒσφατα ο αρμÏŒδιος ΥπουργÏŒς κ. Μηταράκης.
Είναι επίσης αδιανÏŒητο το πÏŽς ακÏŒμα και πÎντε μÎρες πριν την πτÏŽση της ΚαμποÏλ, 6 υπουργοί χωρÏŽν της ΕΕ (συμπεριλαμβανομÎνης της Ελλάδος) προÎτρεψαν την ΕυρωπαÏŠκή Επιτροπή να εντείνει τις συζητήσεις της με την (πάλαι ποτÎ) κυβÎρνηση του Αφγανιστάν, ÏŽστε να διασφαλιστεί πως οι αναγκαστικÎς απελάσεις ΑφγανÏŽν πολιτÏŽν προς το Αφγανιστάν θα συνεχιστοÏν.
Ως μÎλη της κοινωνίας των πολιτÏŽν, νιÏŽθουμε την ευθÏνη να επισημάνουμε πως κάθε άνθρωπος που βρίσκεται σε κίνδυνο δίωξης για λÏŒγους καταγωγής και συνείδησης Îχει το δικαίωμα να προστατευτεί με βάση το διεθνÎς δίκαιο προστασίας των προσφÏγων. ΝιÏŽθουμε το χρÎος να επισημάνουμε πως κάθε άτομο που αναζητά άσυλο Îχει δικαίωμα το αίτημά του να εξετασθεί ατομικά, ÏŒπως προβλÎπεται απÏŒ το διεθνÎς και ενωσιακÏŒ δικαίου.
Σε αυτÏŒ το πλαίσιο, μας ανησυχεί ιδιαίτερα το γεγονÏŒς ÏŒτι στη χÏŽρα μας, οι Îως τÏŽρα προετοιμασίες για τη διαχείριση των δυνάμει επακÏŒλουθων της κρίσης στο Αφγανιστάν, φαίνεται να επικεντρÏŽνονται αποκλειστικά και μÏŒνο στην ενίσχυση των μηχανισμÏŽν αποτροπής. Μας ανησυχεί επίσης πολÏ το ενδεχÏŒμενο άνθρωποι σε ανάγκη να αποτραποÏν απÏŒ το να βρουν ασφαλÎς καταφÏγιο για τους ίδιους και τις οικογÎνειÎς τους και καλοÏμε την ελληνική κυβÎρνηση να αποφÏγει Îνα τÎτοιο ενδεχÏŒμενο με κάθε τρÏŒπο.
Οι τραγικÎς εξελίξεις στο Αφγανιστάν κάνουν επιτακτική την ανάγκη να επανεξεταστοÏν πρÏŒσφατες αποφάσεις απÏŒρριψης ασÏλου πολιτÏŽν του Αφγανιστάν και το θεσμικÏŒ πλαίσιο που τις διÎπει. ÎŒπως είναι γνωστÏŒ, η Τουρκία πρÏŒσφατα ανακηρÏχθηκε με μονομερή απÏŒφαση της Ελλάδας σε «ασφαλή τρίτη χÏŽρα» για τους πολίτες του Αφγανιστάν. Η εφαρμογή αυτοÏ του μÎτρου Îχει ήδη οδηγήσει στην άρνηση της ελληνικής Πολιτείας να εξετάσει την ουσία αιτημάτων ασÏλου πολιτÏŽν του Αφγανιστάν. ΑπÏŒ μÏŒνο του αυτÏŒ είναι απαράδεκτο, καθÏŽς ισοδυναμεί με την άρνηση της ευθÏνης προστασίας ατÏŒμων προερχÏŒμενων απÏŒ την λιγÏŒτερο ασφαλή χÏŽρα του κÏŒσμου. Εν ÏŒψει και της συνεχιζÏŒμενης άρνησης της Τουρκίας, ήδη απÏŒ τον Μάρτιο του 2020, να δεχθεί την επιστροφή πολιτÏŽν τρίτων χωρÏŽν απÏŒ την Ελλάδα, αυτÏŒ θα οδηγήσει Îναν σημαντικÏŒ αριθμÏŒ ΑφγανÏŽν αιτοÏντων άσυλο σε Îνα ανεπίτρεπτο νομικÏŒ κενÏŒ μεταξÏ Ελλάδας και Τουρκίας, σε μια κατάσταση χωρίς πρÏŒσβαση στη υγεία, χωρίς πρÏŒσβαση στη στÎγη και χωρίς πρÏŒσβαση στην εκπαίδευση. ΚαλοÏμε, λοιπÏŒν, για μια ακÏŒμη φορά την ελληνική κυβÎρνηση να ανακαλÎσει την πρÏŒσφατη Κοινή Υπουργική ΑπÏŒφαση τÏŒσο σε σχÎση με τους πολίτες του Αφγανιστάν ÏŒσο και σε σχÎση με τους πολίτες άλλων εθνικοτήτων.
Οι κυβερνήσεις της ΕΕ δεν θα πρÎπει να αρνηθοÏν, μÎσω της ανάθεσης των ευθυνÏŽν τους σε τρίτες χÏŽρες, να συνδράμουν καθοριστικά στον επιμερισμÏŒ της ευθÏνης προστασίας ÏŒσων ΑφγανÏŽν πολιτÏŽν αναζητήσουν διεθνή προστασία. Αυτή η ευθÏνη αλληλεγγÏης πηγάζει απÏŒ τις δημοκρατικÎς, ιστορικÎς και πολιτισμικÎς αρχÎς των χωρÏŽν της ΕΕ, ÏŒπως και το διεθνÎς δίκαιο. Ας μην αποτÏχουμε για μια ακÏŒμη φορά να προασπισθοÏμε τις αρχÎς της δημοκρατίας, του ανθρωπισμοÏ, του κράτους δικαίου και της αλληλεγγÏης.
APG23
07/09/2021
Il 7 settembre 1925 nasceva don Oreste Benzi, il prete dalla tonaca lisa, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Nel 96° anniversario della sua nascita, vi raccontiamo una bella esperienza fatta da 9 giovani, che in bicicletta sono arrivati a Rimini per conoscere meglio il sacerdote romagnolo.
A volte ci vengono delle bizzarre idee, che spesso però rimangono tali. La Pedaland’Oreste è la storia di un’idea tanto bella quanto pazza, che è diventata realtà. Il desiderio di due fidanzati, a seguito di un altro cicloviaggio, di vivere una vacanza diversa e conoscere varie realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII, è diventata un pellegrinaggio-vacanza da Cittadella a Rimini in bicicletta, con meta la tomba di don Oreste Benzi.
Il nostro gruppo di novelli ciclisti partiti all’avventura era formato da 9 giovani provenienti dalle province di Treviso e Padova, ci si conosceva chi più chi meno. Uno solo tra noi era allenato, il nostro “Capitano”, nonché quasi unico a sapere quanti chilometri avremmo fatto ogni giorno. Noi altri ciclisti eravamo armati di entusiasmo, coraggio, e pantaloncini con fondello…ma solo alcuni.
Venerdì 13 agosto 2021
Siamo partiti venerdì mattina da Cittadella, dalla storica casa famiglia dei Tonelotto dopo un momento di preghiera assieme e tante materne raccomandazioni.
La nostra prima tappa è stata la casa famiglia “Maria Regina della Pace” di Saccolongo (PD). Ci hanno accolti mamma Monica, papà Andrea e le loro figlie Sara, Giorgia, Sonia, Cecilia e Jacui. All’ombra degli alberi del loro giardino ci hanno raccontato la loro storia di sposi e genitori, l’incontro con la Papa Giovanni e la loro “vocazione adulta” ad essere genitori di casa famiglia. Monica ed Andrea per un soffio non hanno conosciuto don Oreste di persona, ma hanno respirato il clima di fraternità dagli altri membri. Non sono stati attirati dall’incontro personale della figura carismatica che don Oreste era, ma hanno intravisto la bellezza della Comunità attraverso l’amicizia con una coppia di membri. La loro storia passa per l’essere insegnanti di metodi naturali e per un corso per genitori adottivi.
Ci ha colpito la naturalezza con cui Monica e Andrea prendevano in braccio le bimbe più piccole, alternandosi perché ognuno dei due potesse essere libero per parlare o riposare le braccia. Non c’erano richieste esplicite, c’era un’attenzione reciproca che sapeva cogliere il momento giusto, senza bisogno di parole. Ci ha colpito Cecilia, arrivata da pochi mesi in casa famiglia. La sua cecità non le impediva di essere partecipe e attenta al dialogo, ha imparato tutti i nostri nomi in un attimo, riconoscendo le nostre voci. «Tutti i nostri figli hanno una missione, e vi assicuriamo che la stanno compiendo» ci hanno detto Monica e Andrea lasciandoci un po’ increduli vista la fragilità soprattutto di Sara e Jacui, le bimbe più piccole.
La sera di quello stesso giorno siamo stati accolti dalla casa famiglia “Aquila e Priscilla” di Valnogaredo per la cena e la notte. È stato un incontro così semplice e fraterno, nonostante la nostra stanchezza, che ci ha fatto assaporare la vera essenza dell’essere Chiesa, in cui ognuno mette ciò che è, ma non una piccola parte… mette tutto se stesso! È risuonato forte in noi l’invito di Mariacristina, mamma di casa famiglia: “Uscite dalla vostra zona di comfort”. Un’esortazione ad essere dono per gli altri, a fare della propria vita un dono prezioso. Abbiamo riconosciuto quanto sia facile cadere nella tentazione di autocentramento, finendo in una visione del mondo a partire dai propri bisogni. In realtà in ognuno di noi c’è il desiderio di guardare più in là di se stesso, di allargare il cuore, sprecandosi per gli altri senza riserva, dando tutto ciò che può dare: «la nostra vita non può essere solo per noi!».
#FOTOGALLERY:pedalandoreste#
Sabato 14 agosto 2021
Abbiamo salutato Valnogaredo stupiti dell’entusiasmo che anche noi lasciavamo nelle famiglie. Restavano colpiti non tanto dall’esperienza fisica che avevamo scelto di vivere, quanto dalla voglia di noi giovani di essere alla ricerca di qualcosa di bello, ricco delle nostre unicità ma anche di Parola del Signore, consapevoli che oltre la fatica si nasconde qualcosa di grande.
Quel giorno siamo stati accolti dalla Comunità Terapeutica di Denore (FE) per un momento di testimonianza e una pizzata assieme. Nessuno di noi era mai stato in una realtà come quella e l'entusiasmo di un ospite che l'indomani festeggiava gli 8 anni senza alcol è stata davvero preziosa. Ne siamo usciti un bel po’ sconquassati e, mentre tornavamo nell’alloggio che era stato pensato per noi per quella notte, riflettevamo su quanto noi riteniamo insormontabili piccoli problemi quotidiani, mentre nel mondo ci sono nostri coetanei che lottano con tutte le loro forze contro la dipendenza. La testimonianza di F. ci ha fatto capire quanto la solitudine faccia male. L’essere soli imprigiona al punto tale da arrivare a fare cose assurde, mai pensate prima, e che rendono quella gabbia sempre più solida e difficile da aprire. Non ci si accorge più dell’amore che c’è attorno, tutto sembra un imbroglio e nulla più vero.
Siamo andati a dormire quella sera con le nostre domande, i dubbi, con i cuori sottosopra… e forse andava bene così.
Domenica 15 agosto 2021
Quel giorno siamo partiti da Baura con direzione Masiera, un piccolo paesino in provincia di Ravenna. Faceva davvero caldo e per sdrammatizzare i momenti di grande fatica ci ripetevamo scherzosamente «Neanche fosse Ferragosto!» A Masiera ci ha accolto la casa famiglia “Nazaret” di Monica e Fabio. Quasi tutti i loro figli si trovavano dai nonni perché era per la famiglia un giorno di passaggio tra una vacanza e l’altra. Ci ha sconvolto la grande disponibilità di questa coppia che, pur nel trambusto di lavatrici e valigie per 9 persone, è riuscita a trovare del tempo per stare con noi e raccontarci qualcosa di Sé. Monica ci ha raccontato che in casa vivono come se fossero in un “eterno campo-scuola”, dove non si spegne l’entusiasmo nonostante le immancabili fatiche di ogni giorno. Abbiamo respirato la “misteriosa letizia” di cui parla S. Francesco, inspiegabile razionalmente, ma tangibile: viva e vera nel cuore della casa. È stato un incontro semplice e fraterno, da cui abbiamo colto quanto le scelte coraggiose dei genitori siano poi esperienze di Grazia anche per i figli. In particolare, ci hanno raccontato di come l’accoglienza di Salim, prima non voluta dal loro secondogenito, si sia rivelata poi occasione di relazione forte, che rende fratelli ben oltre il legame di sangue. Nella loro semplicità e schiettezza Monica e Fabio, con Francesco e Salim, ci hanno testimoniato una grande verità: nell’accoglienza dei più poveri c’è un tesoro nascosto per la nostra vita, solo vivendolo potremo trovarlo.
Lunedì 16 agosto 2021
Con la bellezza di 92 km quel giorno abbiamo raggiunto la nostra meta e, stanchi ma emozionati, siamo arrivati alla tomba di don Oreste Benzi. Quanta bellezza racchiusa nella semplicità in quel posto!
La sera di quello stesso giorno abbiamo incontrato Marinella Baldassari… che è riuscita a mandarci a letto con un bel po’ di pro-vocazioni! È una sorella di Comunità che da tanti anni gestisce una Casa di Fraternità vicino a Rimini. Che bello il suo entusiasmo per la vita, per i giovani, per le ragazze vittime di tratta! Non ce ne ha risparmiata una, parlando con una schiettezza alla quale non siamo abituati, ma che ci ha fatto un gran bene! Ci ha colpito vedere come la vita porta frutto se vissuta nella Sua volontà, nella fiducia che Lui si sta prendendo cura di noi mentre noi realizziamo il Suo regno già qui sulla terra. Marinella è stata per noi l’esempio di chi non si arrende, di chi sa stare profondamente e delicatamente vicino ai giovani. Quanto è bella la fraternità, non si potrebbe vivere senza!
Martedì 17 agosto 2021
Per vivere a pieno l’esperienza, abbiamo scelto quel giorno di partecipare alla preghiera che la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza ogni martedì mattina di fronte all’ospedale di Rimini. È un momento molto semplice ma fortemente voluto da don Oreste, nel quale ci si riunisce per pregare contro l’aborto. Lo si fa con il cuore certo che nessuna preghiera rimane inascoltata e per smuovere le coscienze di altri, perché questo dramma non rimanga nell’indifferenza generale. È stato molto significativo per noi vedere che poco a poco il gruppetto di persone aumentava e altri, pur non fermandosi, al loro passaggio partecipavano comunque con un segno di croce.
Da lì siamo tornati alla tomba di don Oreste assieme a Paolo Tonelotto, papà di casa famiglia da molti anni, e a due dei suoi figli, Andrea e Paolo. La sua testimonianza semplice e spontanea, ci ha permesso di cogliere l’essenza di un uomo dal cuore buono ma caparbio e tenace, capace di raggiungere i suoi obiettivi non solo con le proprie forze, ma confidando in Colui che tutto può. Anche Andrea ci ha raccontato di aver conosciuto il don e lo ha descritto come una persona sempre sorridente e capace di portare gioia ovunque andasse. Con loro abbiamo infine raggiunto la nostra ultima tappa: la chiesa e la canonica della Grotta Rossa, dove don Oreste è stato parroco nel corso del suo sacerdozio. Il Vangelo di quel giorno diceva «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa dunque ne avremo?» (Mt 19,23-30) Non sappiamo se don Oreste avesse chiara la risposta alla fine della sua vita terrena, pensiamo di sì; è una domanda che in ciascuno di noi è risuonata e abbiamo provato a condividere i nostri pensieri alla fine di questo “scomodo” viaggio.
Dopo tanta vita vissuta e incontrata, ci aspettava finalmente un bel pomeriggio di mare… sì perché da “Pedaland’Oreste” a “Spiaggiand’Oreste” è stato un attimo! Ma tornando verso il centro di Rimini ad uno di noi è venuta l’intuizione di passare per la chiesa di San Girolamo, dove sapeva fossero conservate le spoglie di Sandra Sabattini, una giovane della Comunità Papa Giovanni XXIII salita in Cielo a soli 23 anni che sarà beatificata il prossimo 24 ottobre. L’orario era ben oltre quello di apertura della chiesa, ma “il caso” ha voluto che proprio all’entrata incontrassimo don Roberto Battaglia, il parroco, che stava uscendo a pranzare con un amico, e che con estrema gentilezza ci ha fatto entrare regalandoci un momento unico per conoscere la vita di questa ragazza.
La sera di quel giorno abbiamo infine incontrato alcuni volontari della Capanna di Betlemme di Rimini, una struttura della Comunità che accoglie persone che vivono per la strada. Abbiamo cenato e cantato al karaoke con alcuni di loro, anche se purtroppo le normative anti-Covid non ci hanno permesso di vivere un incontro ravvicinato vero e autentico.
Mercoledì 18 agosto 2021
Cari lettori, complimenti a voi se siete arrivati fino a qui! Ora, non pensiate che siamo tornati a Cittadella in bici… Abbiamo preso la bellezza di 3 treni! Su e giù per le stazioni, con le nostre biciclette, siamo arrivati alla casa famiglia Tonelotto (sì, la stessa della partenza!) dove ci attendevano una deliziosa merenda e le orecchie attente di chi voleva ascoltare la nostra avventura.
È stato molto bello essersi sentiti custoditi da chi, da casa, faceva il tifo per noi.
Ogni persona al mondo dovrebbe meritare questo tifo!
Un grazie speciale va certamente a Lui, presente e vicino fin da quando la pazzia è stata pensata, e a tutti coloro che concretamente sono stati strumento per renderla possibile!
«Le cose belle prima si fanno e poi si pensano». Grazie don Oreste!
APG23
01/09/2021
Dal 1 settembre al 4 ottobre, i cristiani si uniscono ai fratelli di altre fedi o religioni e a tutte le donne e uomini di buona volontà nel proclamare che al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa. L’attuale crisi climatica sta accelerando l’instabilità ecologica, che si traduce in perdita di quegli habitat che ospitano milioni di specie, compresi gli esseri umani, le cui case sono a rischio a causa dei conflitti, delle perdite e dei danni climatici. Come persone di fede, la nostra chiamata battesimale ci obbliga a coltivare e custodire il giardino di Dio e partecipare al rinnovamento dell’intera Terra abitata, in modo che la vita possa fiorire e tutti possano avere una casa giusta e sostenibile.
Focalizzando il sottotema sul concetto di oikos, possiamo elevare la natura integrale delle molte relazioni che tengono insieme la rete della vita. All’interno dell’intera Terra abitata (oikoumene), la Chiesa (oikoumene) chiama tutte le famiglie e le società (oikos) a rivolgere i nostri sistemi politici, sociali ed economici (oikonomia) verso economie di vita giuste e sostenibili, che rispettino i limiti e la vita dando dei confini alla vita ecologica (oikologia) della nostra casa comune.
Ci auguriamo che il Tempo del Creato, edizione 2021 rinnovi la nostra chiamata battesimale a prenderci cura e a sostenere una svolta ecologica in modo che la vita possa fiorire e tutte le creature possano trovare il loro posto per prosperare nella nostra casa comune. Il Movimento Laudato Si ci invita a rendere concreto l’Oikos di Dio, a piantare anche noi la ‘Tenda di Abramo’ durante il Tempo del Creato 2021.
Abramo e Sara aprirono la loro tenda come dimora per tre estranei, che si rivelarono angeli di Dio (Genesi 18). Creando una casa per tutti, il loro atto di radicale ospitalità è diventato fonte di grande benedizione. La tenda di Abramo è simbolo della nostra chiamata ecumenica a praticare la cura del creato come atto di radicale ospitalità, salvaguardando un posto per tutte le creature, umane e non, nella nostra casa comune, la casa (oikos) di Dio. In questo Tempo del Creato, prendiamo in considerazione la possibilità di collocare la “tenda di Abramo” nel giardino della nostra casa, della nostra realtà di accoglienza, di una chiesa o in uno spazio verde o dentro la stazione come segno di ospitalità per tutti gli esseri esclusi.
Sotto e accanto alla tenda possiamo pregare con e per i vulnerabili della comunità. La tenda può anche essere presente simbolicamente durante gli eventi o il culto durante il Tempo del Creato, come segno dell’intenzione della comunità di creare una casa per tutti. La tenda di Abramo sarà stata probabilmente aperta su più lati, quindi, chiunque fosse passato si sarebbe sentito il benvenuto. La tenda è spesso l’emblema del dialogo, soprattutto tra le religioni monoteiste nate da Abramo.
Oggi è un segno della nostra chiamata interreligiosa e interdisciplinare a creare spazi sicuri per il dialogo e il discernimento. La tenda rappresenta un luogo di rifugio. Ci collega con i senzatetto, i rifugiati e tutti coloro che sono in movimento e sfollati a causa degli effetti del cambiamento climatico. La tenda è anche un segno di semplicità. Soprattutto tra i giovani, la tenda e lo zaino simboleggiano l’essenziale, la sufficienza, il vivere con i propri mezzi, il viaggiare leggeri sulla terra.
Come le persone nomadi e seminomadi di oggi, Abramo e Sara sapevano cosa significasse essere vulnerabili, dipendere dalla bontà della terra, rispettarne i ritmi e vivere nella fiducia. La tenda è un segno del pellegrino riconoscente che sa che mentre attraversiamo questa vita, la nostra impronta sulla Terra deve essere leggera.
APG23
27/08/2021
L’azienda abruzzese Ursini - che realizza prodotti come passate di pomodoro, olio di oliva, conserve e tanto altro - ha ideato un progetto solidale destinato a sostenere le persone accolte e aiutate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Un gesto semplice quanto efficace: fino al 31/12/2021 per ogni prodotto venduto sulla propria piattaforma di e-commerce, Ursini ha deciso di donarne uno alla Comunità e alle persone accolte nelle sue Capanne di Betlemme per i senza dimora, mense di strada, Case Famiglia. Chiunque, facendo un acquisto per sé, farà arrivare un prodotto anche sulla tavola di una persona che non avrebbe da mangiare. Uno/Pari, appunto, come il nome scelto da Ursini per l’iniziativa: un pareggio che vale una vittoria.
“Questo è un progetto già varato 5 anni fa, nel 2016” ha raccontato Giuseppe Ursini, fondatore dell’azienda, al quotidiano Interris (qui l’intervista integrale) spiegando da dove nasce questa iniziativa e la volontà di riprenderla proprio ora: “abbiamo deciso, questa volta, di fare una proposta ‘più aggressiva’: per ogni prodotto venduto, noi ne doniamo uno. La nostra società ha sempre avuto questa sensibilità umanistica: lo scorso anno, durante la pandemia abbiamo fornito merci anche al Banco Alimentare, un ente locale anche qui a Lanciano, all’Azione Cattolica. Tutti prodotti che sono arrivati sulle tavole di chi ha difficoltà economiche. […] Da subito mi è piaciuto il grande progetto della ‘Società del Gratuito’ che la Comunità di Don Oreste sta realizzando in Italia e nel mondo. Questo dinamismo, questa vitalità, questo impegno forte ed efficace hanno fatto sì che cercassi il contatto con loro, per realizzare questo progetto insieme”.
I prodotti donati da chiunque partecipa all’iniziativa e dall’azienda Ursini arriveranno alle persone accolte nelle nostre case di accoglienza in tutta Italia, con un’attenzione particolare a quelle dove diamo riparo e sostegno a chi in questo momento stanno facendo più fatica: persone povertà più estrema, chi ha perso il lavoro e non ha le risorse per garantirsi nemmeno il pasto, ma anche tante famiglie. Alle povertà a cui molti erano soliti pensare, oggi si aggiungono queste nuove povertà, innescate dalla pandemia: chi si è ritrovato senza più niente, bisognoso di un pasto o di un posto dove stare.I primi prodotti sono già arrivati sulle tavole delle Capanne di Betlemme per l’accoglienza di persone senza dimora e in grave povertà di Farigliano, Bologna, Forlì, Rimini e Chieti, così come alle mense di strada che organizziamo ogni settimana per le persone in difficoltà di Torino e di Roma. Altri ne seguiranno, man mano che il progetto andrà avanti nei prossimi mesi.
#FOTOGALLERY:ursini#
“Un’iniziativa come questa ha un ruolo molto importante, perché opera concretamente per la giustizia redistributiva, per costruire un mondo in cui chi è in situazione di bisogno ed è costretto a tendere la mano in cerca di aiuto, trovi risposta e qualcuno pronto non solo a sfamarlo, ma anche ad ascoltarlo e a riconoscerlo come fratello”, queste le parole con cui Giovanni Ramonda ha ringraziato l’azienda per aver pensato questa iniziativa.
È quello che è successo anche ad Enzo (nome di fantasia, ndr), che dopo la morte di tutti i membri della sua famiglia è rimasto per dieci anni a vivere in strada da solo, a Cuneo. I nostri volontari, che ogni settimana lì in città escono nelle strade per incontrare e dare conforto a chi è senza dimora, gli hanno teso una mano e lo hanno convinto a ricominciare da capo, assicurandogli che in loro e alla Capanna di Betlemme avrebbe sempre potuto trovare riparo e sostegno. Un riscatto che spesso parte da piccoli grandi gesti, come quello alla base di UNO/PARI.
Puoi seguire l’aggiornamento delle consegne nelle nostre realtà sul sito unpastoalgiorno.apg23.org/unopari/.
APG23
24/08/2021
A seguito della comunicazione dello scorso 13 agosto in cui il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, ha deciso la sospensione delle partenze per gli operatori volontari in Servizio Civile all’estero per ben 19 Paesi, in seguito alla nostra richiesta e soprattutto a quella dei giovani, di poter comunque partire, la risposta del Dipartimento ribadisce la decisione assunta, impegnandosi a rivederla ed aggiornarla i primi di settembre.
Come Comunità Papa Giovanni XXIII ci troviamo a dover sospendere le partenze di 13 volontari, di cui 4 sarebbero dovuti partire per il Camerun il 26 agosto, una sospensione quindi con il biglietto già in mano, e 9 sarebbero invece dovuti partire per il Cile, con data ancora da definirsi in quanto i collegamenti col Paese sono chiusi ed è necessario un permesso speciale per poter entrare, per ottenere il quale sarebbe utile una facilitazione del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale). In questa situazione si trovano anche moltissimi altri enti, e quindi giovani.
Nella lista dei Paesi neri anche il Kenya, dove abbiamo 2 volontari già espatriati nella sede di Nairobi qualche settimana fa. Proprio in Kenya lo scorso 12 agosto hanno terminato il loro servizio due volontari del bando 2019, partiti in piena pandemia e in assenza di vaccinazioni. Alla luce di ciò, appare ancora più inspiegabile la scelta di bloccare le partenze per i nuovi volontari, in una situazione più favorevole in termini di sicurezza, non tanto perché il rischio pandemico sia diminuito ma perché sono aumentati gli accorgimenti che tutelano i giovani, primo tra tutti il vaccino, ma anche una maggiore esperienza degli enti nell’attuazione di protocolli adeguati.
Come dichiarato in una recente intervista pubblicata su Redattore Sociale, non ci aspettavamo una comunicazione di questo tipo dal Dipartimento, soprattutto dopo che avevamo già chiesto da mesi un confronto su questo tema e avviato già tutta una serie di azioni per la sicurezza dei nostri volontari, per tutelare e salvaguardare la specificità di un’esperienza come quella del SCU all’estero, che si caratterizza proprio per l’intervento in situazioni problematiche per sostenere le popolazioni locali, promuovere i Diritti Umani e costruire la pace.
E’ certamente condivisibile la preoccupazione del MAECI e del Dipartimento rispetto ai rischi sanitari e alle ricadute che questi possono avere sui conflitti sociali nei territori interessati dalle progettualità. Come Comunità Papa Giovanni XXIII, infatti, abbiamo chiuso da maggio ad oggi un progetto in Australia, uno nella Federazione russa, uno ad Haiti e una sede in Bangladesh, in seguito a valutazioni rispetto ai rischi della pandemia o, nel caso di Haiti, anche politici e di ordine pubblico. Tuttavia, le modalità e i tempi con cui questa comunicazione è avvenuta - a quasi 2 mesi dall’avvio per chi ha iniziato il suo servizio il 24 giugno, con più di 80 ore di formazione erogata, e con motivazioni generiche - appaiono inadeguati e poco rispettosi dei giovani, che hanno investito in questa esperienza, anche rinunciando ad altre opportunità lavorative, di studio ecc.
Comprendiamo che sia una scelta impopolare oggi, per un’Istituzione, assumersi la responsabilità di inviare giovani all’estero. Impopolare perché l’opinione pubblica non comprende ancora il ruolo dei civili all’estero in situazioni di conflitto, di violenza strutturale, di emergenza…ma come Ente crediamo che le Istituzioni si debbano assumere la responsabilità di attuare la legge che istituisce il Servizio Civile Universale finalizzato proprio alla Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta e alla promozione dei valori sanciti dalla nostra Costituzione. Come Enti da più di vent’anni ci stiamo assumendo questa responsabilità, attraverso interventi che promuovono la pace, la solidarietà internazionale, i Diritti Umani, intervenendo anche in situazioni di conflitto e in presenza di rischi.
Allora la domanda da porsi non è tanto se ci sia o meno una condizione ottimale per avviare progetti all’estero, ma come fare perché tutti i soggetti coinvolti, istituzioni comprese, possano garantire l’attuazione di questi interventi e la sicurezza dei giovani anche in presenza di rischi.
Solo così potremmo essere contemporanei alla storia, affermando una politica estera alternativa i cui protagonisti sono i giovani assieme agli enti, nel pieno di una pandemia che ci insegna che o ci si salva assieme o non si salva nessuno.
Auspichiamo che il Dipartimento ed il MAECI possano agevolare una positiva evoluzione della situazione, anche alla luce della forte volontà da parte dei giovani coinvolti e dell’incalcolabile impegno di risorse, tempo ed attenzione impiegato da Enti ed Operatori Volontari.