APG23
02/03/2022
Al via domani, 3 marzo, #abbraccioperlapace, Campagna di Mobilitazione per promuovere l’apertura di tavoli di dialogo tra le comunità ucraine e russe presenti in Italia, arginando e prevendo l’odio che potrebbe divampare tra i due popoli fratelli in conseguenza dell’aggressione Russa all’Ucraina.
Promossa dall’Alleanza Per un Nuovo Welfare, che riunisce oltre 100 organizzazioni del terzo settore diffuse in tutta Italia e dal Comitato editoriale di Vita società editoriale e impresa sociale. #Abbraccioperlapace ha un grande valore concreto perché vuole costruire in maniera diffusa - attraverso i tavoli di dialogo - l’opportunità di confronto tra persone e quindi popoli. E’ anche una Campagna Culturale perché narra tutta la capacità della società civile di essere terreno di dialogo tra le diversità, tra i popoli, tra le culture con un no deciso ad ogni forma di violenza.
I tavoli di dialogo sono incontri, momenti di confronto, che ospitano anche cittadini di nazionalità Ucraina e Russa promossi e ospitati nelle loro sedi dalle tante organizzazioni che sin dalle prime ore di diffusione della campagna hanno dato la loro adesione. Tra questi Azione Cattolica Italiana, Acli, ActionAid, Save the Children, Banco Alimentare, Next Nuova Economia per Tutti, Scuola di Economia Civile, Rete di Economia Sociale Internazionale, Gruppi di Volontariato Vincenziano, Associazione Papa Giovanni XXIII, Fondazione Ebbene, la Rete di Economia Civile Sale della Terra, Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, Casa della Carità, la Conferenza Permanente Franco Basaglia, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Nazionale Bioas.
Possono aderire alla campagna tutte le organizzazioni della società civile, ma anche a
gruppi di cittadini informali, inviando una mail all’indirizzo abbraccioperlapace@gmail.com ed apponendo all’ingresso della propria sede il cartello simbolo di #Abbraccioperlapace che riporta la dicitura “Qui c’è un Tavolo di Dialogo per la Pace”, accompagnata dall’immagine di un abbraccio realizzata appositamente dall’attivista e fumettista Gianluca Costantini.
Per diventare promotori di un Tavolo di Dialogo per la Pace basterà accogliere nella propria sede la testimonianza di cittadini dell’est di diverse nazionalità, in particolar modo russi e ucraini. Il dialogo potrà avere origine da un qualsiasi tema: leggere insieme autori delle due nazionalità e del pensiero nonviolento, organizzare insieme raccolte di beni di prima necessità da inviare nelle zone del conflitto, condividere progettualità utili per il sostegno a distanza e per l’accoglienza di profughi della guerra. Durante il tavolo le persone che partecipano sono accompagnate da operatori capaci di essere accoglienti e di animare il dibattito. Il tavolo di dialogo può concludersi con un impegno scritto dei componenti di entrambe le comunità per far avanzare la pace ma soprattutto con un loro abbraccio. Saranno proprio le foto di questi abbracci a diventare la base dello storytelling di questo movimento dal basso che in tutto il Paese chiede dialogo e Pace.
La campagna di Mobilitazione si muoverà anche sul web. I promotori hanno realizzato materiali per brandizzare siti e social delle persone e delle organizzazioni che credono nella necessità di un #Abbraccioperlapace.
Tutti i materiali ufficiali sono scaricabili qui.
Per l’occasione la Società editoriale Vita ha realizzato in un Instant Book gratuitamente scaricabile che contiene alcune tra le pagine più belle della letteratura ucraina e russa ma anche del pensiero non violento.
Per qualsiasi informazione è possibile scrivere a abbraccioperlapace@gmail.com e seguire le pagine ufficiali:
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APG23
28/02/2022
Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in un tweet chiama ad aprire le porte ed il cuore ai bambini profughi e alle loro famiglie, provenienti dalla guerra.
Un sito dedicato all'emergenza Ucraina verrà presto attivato dall'associazione di Don Benzi. Iscriviti alla newsletter sull'accoglienza e sull'affido familiare, per rimanere informato.
Alla follia della guerra rispondiamo preparandoci ad accogliere i profughi ucraini nelle nostre case famiglie, famiglie accoglienti nell'Europa dell'est, nel nord Europa e in Italia . la Comunità Papa Giovanni XXIII continua a condividere la vita con gli afflitti della terra.
— Giovanni P. Ramonda (@paoloramonda) February 27, 2022
Storie di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati
Ola, partito da solo
Ola, nome di fantasia, ha 11 anni. C'era anche lui fra i bambini profughi, un sabato di giugno 2018 era sulla nave Sea Watch 3 che aveva attraccato a Reggio Calabria. Era con altri 27 bimbi che hanno compiuto il viaggio della speranza da soli, senza i genitori. Ma quella di Ola è stata un'odissea drammatica. Partito da solo dalla Nigeria, dopo la traversata del deserto i suoi genitori sono stati uccisi dai trafficanti in Libia.
Il suo non è stato un racconto isolato, perché sono 77 i minori non accompagnati che, sbarcati a Reggio Calabria, hanno raccontato storie analoghe, dopo l'arrivo nella loro prima famiglia di accoglienza. La loro è dedicata alla Santissima Annunziata ed è stata inaugurata in città dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nel 2015. Fra le bambine accolte nella casa, almeno 16 bimbe in quell'anno sono risultate vittime di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, e di 8 di queste si sono perse le tracce dopo possibili contatti delle minori con la malavita.
Dopo gli accordi del Governo italiano con la Libia, firmati dal Ministro Minniti l'anno scorso, sono più che dimezzati gli arrivi in Italia, sia di adulti che di minori. Eppure questo non garantisce un adeguato rispetto dei diritti umani.
«Chiediamo al Presidente del Consiglio Conte un tavolo tecnico dove si possa riflettere insieme. I migranti in mare vanno soccorsi ed accolti, il nuovo Ministro dell'Interno ritorni ad un'azione politica congiunta con le altre potenze europee e cerchi il dialogo con la Libia», aveva tuonato il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda.
Dagli oltre 25.000 sbarchi di minori profughi in Italia del 2016 si è passati a circa 16.000 nel 2017 e a poco più di 2.000 nel 2018. Dove sono finiti i bambini che mancano all'appello?
Il bambino profugo sbarcato con la leucemia
Benny (nome di fantasia) è arrivato ad inizio 2017 a 15 anni da solo dal Mali, con una forma di leucemia fulminante. A sei mesi dal suo arrivo a Catania, ha iniziato poi il suo inserimento a scuola. I volontari l'hanno accompagnato regolarmente alle visite sanitarie: «Le terapie — spiegavano al suo arrivo — vanno fra alti e bassi; è una fase delicata ma cerchiamo di fargli fare una vita normale. L’anno scorso ha avuto alcune infezioni e non è potuto entrare in classe. Adesso sogna di fare un corso per lavorare come cuoco, e noi cerchiamo di dargli le motivazioni».
Benny quest'anno ha vissuto a Reggio Calabria, insieme a due ragazze di 17 anni che erano state vendute a trafficanti di schiavi ai fini della prostituzione, ed insieme ai loro due figli neonati, di 20 giorni e di 1 mese. Sono rimaste incinte in Italia, di altri profughi minorenni, nella struttura di prima accoglienza. Poi in casa ci sono gli altri ragazzini soli, alcuni hanno appena finito di seguire la scuola. Vivono con loro di solito 3 volontari, insieme ad un assistente sociale ed un mediatore culturale.
Bambini profughi in fuga
In alcune delle case di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati si verificano periodicamente delle fughe, specialmente per bambini scappati dalla dittatura eritrea e che si sono prefissi come meta il Nord Europa. Capita anche che scappino le ragazzine, magari adescate da sfruttatori della prostituzione.
Due ragazzini eritrei fuggiti due anni fa hanno chiamato: sono arrivati in Olanda e in Germania, ospiti da connazionali, e stanno bene.
«Nella casa dell’Annunziata di Reggio Calabria non registriamo fughe da almeno un anno; è un successo che abbiamo ottenuto migliorando l’impostazione della vita in casa, inserendo le figure professionali, cercando di non avere fra gli ospiti una etnia predominante», spiega con un pizzico di orgoglio Giovanni Fortugno responsabile della casa: «Adesso siamo molto fermi nelle regole date e abbiamo trovato strumenti educativi adeguati. Inoltre i volontari hanno scelto questa casa come luogo in cui condividere la propria vita con gli ultimi, in questo caso i bambini profughi del mare».
La casa della Santissima Annunziata, ideata appositamente per l'accoglienza dei profughi bambini, è stata inaugurata il 14 dicembre 2015. Insieme ai partner dell’Ats Filoxenia, avviata a luglio 2016 dall’Arcidiocesi di Reggio Calabria — Bova attraverso la Caritas Diocesana, nel 2018 sono accolte in 6 case di accoglienza circa 80 minori nel capoluogo calabro. La casa più grande ospita 24 minori, la più piccola 6 piccoli profughi.
Reggio Calabria ha visto l’arrivo per mare di circa 70.000 persone dal 2011 al 2019. Oltre alla Comunità Papa Giovanni XXIII hanno aderito al progetto di accoglienza CE.RE.SO, Parrocchia di S.Maria della Neve Cannavò, l'Associazione Anawim, Casa Mosè e Parrocchia di Montebello.
Il cimitero dei profughi vittime del mare
Nell'estate 2017 il Giovanni Paolo Ramonda (nella foto) il Presidente della Comunità ha visitato il cimitero in cui, a Reggio Calabria, sono ospitati circa 100 profughi morti in mare. Fra loro ci sono anche due ragazze incinte, con i loro bambini nel grambo, che hanno perso la vita durante la traversata. Il cimitero era stato individuato dall’amministrazione comunale nel 2016 per dare sepoltura a 45 morti, fra cui 2 bimbi di pochi mesi, che erano stati scaricati dalle navi dei soccorritori, con gli occhi lucidi, sul molo del porto.
Durante l’estate centinaia di giovani da tutta Italia arrivano qui in pellegrinaggio per fare un’esperienza di volontariato e di formazione. 160 ragazzi hanno fatto un’esperienza a Reggio Calabria e nella casa di accoglienza dei profughi minorenni dell’Annunziata nell’estate 2017; hanno aiutato a ripulire le tombe del cimitero; hanno pregato anche con i musulmani.
#FOTOGALLERY:MORTI#
Silvia Comodo è arrivata come volontaria dalla Toscana: «Ci ha molto colpiti la storia di un ragazzino di 12 anni congolese che è arrivato in Italia con il sogno di fare il meccanico della Ducati. L’ha coltivato attraversando il deserto e il mare. Durante la traversata è stato legato dai trafficanti e gettato in stiva; poi gli sono state mozzate le mani ed i piedi. Finalmente gli sono state costruite delle protesi ed è stato messo in contatto con la casa automobilistica, e il suo sogno potrà forse un giorno diventare realtà!». In 24 sono stati in visita con lei alla casa dell’Annunziata quest’estate, per una decina di giorni; i ragazzi si alternavano nell’animazione e nell’assistenza nei centri di accoglienza per i migranti attivi in città. Nella stazione di Reggio Calabria hanno scoperto la vita di oltre 200 ragazzini profughi che vivono accampati in condizioni di fortuna sui binari morti.
«Non si capisce se sono accolti o scappati, qualcuno ha documenti, qualcuno no. I ragazzini immigrati vivono come in un limbo, in povertà assoluta».
Nel presepe Gesù Bambino è un immigrato
A Chieti, nel giorno dell'Epifania 2017, un originale presepe vivente ha animato le vie della città. A metterlo in scena, nei panni di Maria, c'era una giovane profuga, arrivata in Italia dalla Nigeria per essere venduta come prostituta, e che dopo essere stata salvata dalle unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha potuto realizzare il suo sogno di costruire una famiglia.
Con lei la sua bambina di 7 mesi, nei panni di Gesù. Una scelta, sostenuta dalla Diocesi, che non poteva mancare di far discutere, ma che va nella direzione auspicata da Papa Francesco. Ricorda il Papa ai cristiani, nel messaggio per la giornata del migrante: «Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo. [..] E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità».
Ecco le foto di Michele Camiscia dell'incontro con un Gesù Bambino di colore.
#FOTOGALLERY:CHIETI#
Migranti, storia di un incontro
È accaduto oltre 30 anni fa: Don Oreste Benzi, andando a visitare ed incontrare i senzatetto alla stazione di Rimini, iniziò a parlare con una donna nigeriana. Fu lei ad aprire gli occhi al prete riminese sul dramma che veniva consumato ogni notte in quei luoghi. Lei gli parlò della sua storia di schiavitú, e gli chiese di incontrare le altre ragazzine più piccole, vere e proprie bambine, che erano costrette a prostituirsi con lei sulle strade della città.
Don Oreste iniziò ad incontrare queste donne straniere, portando loro l'annuncio della liberazione dalla schiavitù. Iniziò a proporre alle donne che si prostituivano di lasciare la strada, per essere accolte in una famiglia con un vero papà ed una vera mamma, recuperando la condizione di figlie.
Oggi don Benzi grida al mondo questa condizione di schiavitú attraverso il lavoro delle Unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, l'associazione da lui fondata, come spiega Luca Fortunato, responsabile della struttura di accoglienza per i senza fissa dimora Capanna di Betlemme di Chieti:
«Continuiamo a portare un continuo annuncio di liberazione: stiamo parlando di una vera e propria tratta degli essere umani. Queste ragazzine sono state tradite, portate in Italia, picchiate , molestate, minacciate di morte e si ritrovano costrette a pagare fra i 20000 ai 60000 euro ai loro aguzzini».
La Capanna di Betlemme ha portato la voce ed il volto di queste donne in Maria, nel presepe vivente cittadino.
Continua Luca Fortunato: «Proprio con la venuta al mondo del figlio di Dio é avvenuto il grande annuncio della liberazione dalla schiavitú del peccato e dalle catene delle ingiustizie. La nostra associazione, voce di chi non ha voce, vuole chiedere ai fabbricanti di catene di smetterla. E si rivolge ai clienti delle donne che si prostituiscono per chiedere loro di non andare più da queste ragazze, che potrebbero essere loro figlie, loro sorelle. Sappiano che così facendo loro stessi fomentano la schiavitú e finanziano il racket della prostituzione. Diceva don Benzi che nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcosa o qualcuno che la costringe. Alcune di queste ragazze sono istigate dai cugini, zii, patrigni per motivi di miseria o di povertà estrema. Ecco perché, vicini a Papa Francesco, abbiamo portato una donna immigrata nel presepe vivente di Chieti».
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato
Il 14 gennaio di ogni anno la Chiesa ricorda la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, voluta da Papa Francesco. Ecco alcuni passaggi chiave del messaggio del Papa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018
Le competenze dei migranti sono risorse - Il Papa ha inoltre sottolineato che "le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, se opportunamente riconosciute e valorizzate, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono. Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d'accoglienza, la possibilità di lavorare e l'accesso ai mezzi di telecomunicazione".
Prevedere visti temporanei - "Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei Paesi confinanti - ha proseguito il Santo Padre -. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali".
Più corridoi umanitari - Accogliere i migranti significa offrire loro "più ampie vie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione", per esempio attraverso "corridoi umanitari", e "una prima sistemazione adeguata e decorosa". Per il Papa occorre anche "un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare".
Giornata del ricordo delle vittime dell'immigrazione
Il 3 ottobre di ogni anno si celebra in Italia la giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione, per conservare, approvata dal Governo, la memoria delle persone che sono morte mentre cercavano di raggiungere il Bel Paese per sfuggire a guerre, persecuzioni e miseria. Il 3 ottobre 2013 a poche miglia dall’isola di Lampedusa l’incendio di un barcone uccise 366 persone; 20 furono i dispersi presunti. Si salvarono in 155 persone; 41 di loro erano minorenni. Altre stragi hanno insanguinato il Mediterraneo, ma forse mai così vicino alle nostre coste.
Ma dopo la strage del 2016 Reggio Calabria celebra anche il 3 luglio. Spiega il responsabile della casa di accoglienza "L'Annunziata" di Reggio Calabria, Giovanni Fortugno: «Quei cadaveri hanno creato una forte emozione in tutta la cittadinanza. Volevamo evitare di metterli tutti in una fossa comune; abbiamo raccolto il dna di tutti nel caso qualche famiglia li stesse ancora cercando, e poi il 3 luglio 2016 i corpi sono stati tumulati. Il 3 luglio di ogni anno è stato istituito come giornata di lutto cittadino, per la celebrazioni delle morti in mare».
Giovanni Fortugno ha lanciato un appello alle coscienze: «Papa Francesco ha detto “aprite le braccia ed accoglieteli”; la condivisione di vita con i profughi è la nostra risposta alla chiamata di vivere con completezza il Vangelo. Non lasciateci soli: abbiamo bisogno di giovani che vengano a condividere con noi l’accoglienza; di istituzioni sensibili che vogliano conoscere realmente il problema delle morti in mare nella sua complessità»
Corridoi umanitari in risposta allo stop ai salvataggi in mare
La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove l’attivazione di corridoi umanitari per le situazioni più disperate, per permettere alle persone in fuga di arrivare in Italia senza subire abusi durante l’attraversata dei deserti africani e senza dover rischiare la vita nell’attraversare il Mediterraneo o la rotta balcanica (nel caso di profughi in fuga dall'Afghanistan o altri paesi asiatici).
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APG23
27/02/2022
Il mondo cattolico in unione di cuore e di intenti con la cittadinanza in piazza si è riunito a Roma il 26 Febbraio per "chiedere e costruire strategie di Pace" in quest'ora buia e ad un passo dal ritorno della devastazione nucleare “Per una Repubblica libera dalla Guerra e dalle armi nucleari”: un importante momento sinodale per costruire strategie di Pace ideale prosecuzione dell’Appello cattolico del 2 giugno scorso in cui oltre 40 Associazioni cattoliche firmatarie chiedevano al Governo italiano di aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.
Guardalo qui.
Il contributo di Giovanni Paolo Ramonda (nella foto di Riccardo Ghinelli) — Responsabile Generale della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII —, tra i promotori ed organizzatori del confronto, ha sottolineato tre grandi direttrici per un’azione congiunta.
Ha sottolineato innanzitutto la Preghiera accogliendo l’accorato appello del 2 marzo di papa Francesco- come potente mezzo nonviolento capace di travalicare i confini delle religioni di ogni contesto socio economico e contingente- per chiedere che illumini con la Sapienza i governanti che hanno in mano la leva del potere.
La prevenzione della guerra con la condivisione con i più deboli, con l’essere lì con loro, per portare la voce della vera Giustizia che previene ogni conflitto e la guerra. Moltiplicando gli atti di bene cresce la pace, dando ad ogni individuo la possibilità di realizzare il bene che ha dentro di sé, si consolida la pace. È solo creando le condizioni perché ognuno possa guadagnarsi il pane, avere una casa, accedere all'istruzione, partecipare attivamente alla costruzione della società, che si sviluppa una vera comunione fra gli uomini. I nostri giovani del corpo nonviolento dell’associazione e tanti fratelle e sorelle sono lì al fianco delle vittime delle guerre e della povertà.
La creazione strutturale di organismi che sappiano costruire la Pace e l’importanza di una forte azione politica che promuova il dialogo con tutte le nazioni e popolazioni come risposta al grido della povera gente. La delegazione della Comunità alle nazioni Unite si spende quotidianamente per questa azione dialogante e per una solidarietà internazionale.
Ha infine concluso con un invito grande a dare spazio, voce e ascolto alle nuove generazioni, che hanno una enorme potenza creativa e di pace; col servizio civile, i caschi bianchi, i corpi civili di pace i nostri giovani si spendono in tutto il mondo e credono con un amore creativo meraviglioso coi più deboli. Sono una luce potente e anche se siamo oggi soffocati dalla disperazione noi speriamo contro ogni speranza con la fiducia che si costruirà un futuro di pace pur in un modo che geme e soffre.
Lo scorso 3 gennaio per un momento, il mondo aveva ascoltato parole di grande importanza, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, le potenze nucleari scrivevano: “Affermiamo che la guerra nucleare non puoÌ€ essere vinta e non deve mai essere combattuta” ma purtroppo, in questi giorni ci troviamo in Europa di fronte ad una crisi politica e militare in Ucraina come non si vedeva dalla II Guerra Mondiale.
I motivi di questo impegno
La possibilitaÌ€ che si possa creare un “casus belli” tale da dar luogo a devastanti progressioni militari -in cui per un errore o per la confusione inevitabilmente creata nella gestione della crisi - si ricorra anche alle armi nucleari non eÌ€ affatto da escludere. Secondo l’Orologio dell’Apocalisse del Bulletin of the Atomic Scientists, a causa dell’insieme di tanti fattori, siamo a soli 100 secondi dalla fine dell’olocausto atomico.
Dal gennaio 2021 eÌ€ entrato in vigore il Trattato per la messa al bando delle Armi Nucleari che rende illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari, ma il nostro Paese non lo ha sottoscritto.
EÌ€ una mancanza che l'anno scorso aveva portato alla mobilitazione di 44 enti cattolici, intervenuti a piuÌ€ riprese con appelli e campagne contro il disarmo. Presidenti nazionali di movimenti e associazioni del mondo cattolico avevano sottoscritto un appello, uniti dallo slogan “Per una repubblica libera dalle armi nucleari”, rivolto al Parlamento italiano.
Un movimento sempre piuÌ€ coeso e sinergico, che si eÌ€ unito alla voce di Papa Francesco per “ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra eÌ€, oggi piuÌ€ che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignitaÌ€, ma contro ogni possibilitaÌ€ di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra eÌ€ immorale, come allo stesso modo eÌ€ immorale il possesso delle armi atomiche”
Leggi l'appello dei Presidenti delle realtà cattoliche
«Ancora oggi il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato con il nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo distante dalla vita reale di tanti uomini e di tante donne e dunque della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e di conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale».
Con queste parole Papa Francesco ha introdotto il proprio Messaggio per la Giornata Mondiale della pace del 1° gennaio 2022, sottolineando poi come «negli ultimi anni sia sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione […] mentre invece le spese militari sono aumentate, superando il livello registrato al termine della guerra fredda e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante».
Papa Francesco, nello stesso Messaggio, ha anche auspicato «che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti».
Nei giorni scorsi alla voce di Papa Francesco si è unita quella, autorevole, di oltre cinquanta scienziati e premi Nobel, che hanno lanciato la campagna per il “Dividendo della pace”. Una «semplice proposta per l’umanità», l’hanno definita gli studiosi, tra cui figurano, oltre agli organizzatori Carlo Rovelli e Matteo Smerlak, Carlo Rubbia, Giorgio Parisi, Roger Penrose, Steven Chu, mentre il Dalai Lama ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa.
Gli scienziati firmatari chiedono ai governi di tutti gli Stati Onu di «avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni». In questo modo «enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto “Dividendo della pace”, pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030».
Nell’ottica di una netta riduzione delle spese militari e nel contrasto alla logica della deterrenza nucleare si è posta anche l’iniziativa che lo scorso anno ci ha visto assumere una posizione pubblica: in 44 Presidenti nazionali di movimenti e associazioni del mondo cattolico italiano abbiamo infatti sottoscritto un appello al Parlamento del nostro Paese affinché ratificasse il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, con lo slogan “Per una repubblica libera dalle armi nucleari”. Un appello che è purtroppo rimasto inascoltato.
Un significativo intervento si è registrato a livello internazionale il 4 gennaio 2022: le cinque “potenze atomiche ufficiali” – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina –, in un messaggio congiunto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, hanno riconosciuto che le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per tutta l’Umanità e che «non c’è modo di vincere una guerra nucleare» che per questo «non deve mai essere combattuta». Anche se tale dichiarazione non rappresenta alcuna apertura al bando definitivo degli ordigni atomici, tuttavia è il segno di una presa di coscienza della pericolosità dell’attuale quadro strategico basato sulle armi nucleari.
In questo Mese della Pace di gennaio 2022, e a pochi giorni dal primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, nel pieno sostegno alla campagna “Italia Ripensaci”, che ha visto una forte mobilitazione della società civile su questi temi, intendiamo rinnovare il nostro appello affinché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu, unendosi così agli oltre 50 altri Stati che l’hanno già fatto. Chiediamo che il Governo del nostro Paese sia presente, almeno in qualità di osservatore, alla Conferenza di Vienna del prossimo mese di marzo 2022, che riunirà tutti i Paesi che hanno ratificato il Trattato Onu.
Alla luce di queste considerazioni proponiamo di ritrovarci in una Giornata di confronto fra tutte le realtà del mondo cattolico che hanno sottoscritto il documento “Per una repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”. Tale Giornata, che vuole essere un momento di riflessione, approfondimento teologico, discernimento e accorato rilancio dell’appello che ci ha visti insieme lo scorso anno, si svolgerà a Roma il 26 febbraio 2022 secondo il programma e le modalità che verranno in seguito comunicate anche in considerazione della diffusione della pandemia.
#FOTOGALLERY:pace#
Auspichiamo un’ampia partecipazione a questa Giornata che vuole offrire un contributo originale alla riflessione e all’azione sui temi della pace.
«Un mondo libero da armi nucleari è possibile e necessario. […]. La Santa Sede rimane ferma nel sostenere che le armi nucleari sono strumenti inadeguati e inappropriati a rispondere alle minacce contro la sicurezza nel 21° secolo e che il loro possesso è immorale. La loro fabbricazione distoglie risorse alle prospettive di uno sviluppo umano integrale e il loro utilizzo, oltre a produrre conseguenze umanitarie e ambientali catastrofiche, minaccia l’esistenza stessa dell’umanità» (dal Discorso di Papa Francesco al Corpo Diplomatico, 10 gennaio 2022).
Giuseppe Notarstefano
Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
Emiliano Manfredonia
Presidente nazionale delle Acli
Giovanni Paolo Ramonda
Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo
​​​​Responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia
Mons. Giovanni Ricchiuti
Presidente nazionale di Pax Christi
APG23
25/02/2022
Così Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (foto di Riccardo Ghinelli), sulla guerra in Ucraina:
«Carissimi vi invito a pregare con insistenza per la pace. Vi invio un messaggio del nostro fratello da una città russa: "Stiamo vivendo questo momento con sgomento, incredulità e apprensione ma soprattutto con sofferenza. Ricordo che le città in cui è presente la nostra comunità si trovano tutte in un raggio inferiore ai 500 km dalla zona di conflitto e per sicurezza il governo ha chiuso tutti gli aeroporti nelle città in cui viviamo. Per il momento nel territorio russo non si ravvisano particolari pericoli ma non sappiamo neanche come si svilupperà la situazione, così viviamo l'oggi con gli impegni quotidiani e senza cedere alle paure di quello che potrà succedere domani.
Siamo preoccupati per noi e per le nostre famiglie e preghiamo il Signore perché ci preservi e ci protegga dal seme dell' odio e della divisione.
Questi eventi non solo stanno cambiando l'assetto geopolitico del mondo a un prezzo altissimo, che sono le vite di tanti innocenti, ma stanno cambiano anche noi stessi. Io dal giorno del primo attacco non sono più io; c’è qualcosa in me che mi fa sentire di aver perso, prima ancora che la guerra abbia fine.
Pregate per la pace, per noi e per queste genti che fino a qualche anno fa si chiamavano fratelli, pregate per le vittime di questo e di tutti i conflitti armati, per i profughi e per i capi di stato perché pongano fine a tanto dolore».
L'appello per la pace scritto insieme ai profughi della guerra di Siria
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato una sottoscrizione per la pace: l’appello nasce dai volontari di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII.
È stato scritto a Nord del Libano, a pochi km dal confine siriano, dove Operazione Colomba è presente dal 2013:
"Nessuno, neppure gli uomini più potenti del mondo, ha il diritto di fare la guerra.
Siamo profughi di Paesi distrutti dai bombardamenti, civili vittime di conflitti armati che durano da decenni, cittadini di nazioni in pace, operatori di pace, volontari: ci siamo conosciuti in mezzo alla distruzione della violenza, nei campi profughi, nelle comunità in resistenza pacifica, in Paesi ostaggio di forze armate, gruppi paramilitari e guerriglie. Insieme difendiamo persone e territori con la forza costruttiva della nonviolenza.
Abbiamo visto i risultati della guerra con i nostri occhi: vedove, orfani, vite distrutte e poi nuovo odio e nuova guerra. Abbiamo visto soprattutto che un’alternativa all’odio e alle uccisioni di massa esiste e può già esser attuata.
Di fronte alla minaccia di un conflitto in Ucraina lanciamo perciò un Appello a non appoggiare in nessun modo una nuova guerra e a impegnare ogni risorsa per costruire alternative ai conflitti armati che già sono in corso.
La costruzione della pace è concreta e urgente.
L’esperienza decennale di presenze civili e nonviolente in zone di conflitto insegna tutti giorni che la costruzione della pace riesce a salvare vite. Non intendiamo questo Appello solo come una dichiarazione di principio, ma come invito ad assumerci tutte e tutti, ognuno per quello che può, una responsabilità ad agire.
Invitiamo ogni aderente a indicare la propria disponibilità concreta a sostenere la costruzione della pace ovunque si minacci una nuova guerra"
Firma il nostro appello e dicci come ti impegni concretamente a costruire la pace, ovunque si minacci una nuova guerra.
Una giornata di digiuno voluta da Papa Francesco
In tutte le nostra case famiglia e comunità in Italia e nel mondo, ci uniamo all'appello del Santo Padre per la Pace in Ucraina.
«Preghiamo per la pace in Ucraina con il Padre Nostro: è la preghiera dei figli che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia. Le preghiere e le invocazioni che si levano fino al cielo — ha detto il Papa — tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte».
«Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una Giornata di digiuno per la pace», ha detto il Pontefice.
APG23
21/02/2022
«Siamo disponibili ad occuparci del seppellimento dei bambini non nati i cui corpicini sono stati ritrovati nei giorni scorsi in bidoni abbandonati. Un atto che restituisce dignità e rispetto alle spoglie mortali di questi bimbi in qualsiasi età gestazionale ed epoca siano morti».
E' quanto dichiarano in una nota congiunta la Comunità Papa Giovanni XXIII, il Movimento per la Vita di Bologna, FederVita Emilia Romagna e l'Associazione Medici Cattolici di Bologna in merito al macabro ritrovamento a Granarolo dell'Emilia (BO) di feti e resti umani chiusi in barili industriali.
«Proponiamo alle aziende ospedaliere e ai centri di ricerca di trovare un accordo per permettere alle associazioni del terzo settore di dare una degna sepoltura ai corpicini abbandonati dei bimbi non nati. Chiediamo che non vengano inceneriti, né buttati tra i rifiuti speciali, né usati come materiale di laboratorio e studio» concludono le associazioni.
La legge. Nel DPR 285/90 Regolamento di polizia mortuaria all'art. 7 si stabiliscono i criteri per la sepoltura dei feti. Oltre le 28 settimane i feti sono considerati dalla legge come bimbi “nati morti”: per essi la sepoltura avviene sempre. Per i feti di età gestazionale tra le 20 e le 28 settimane - considerati “prodotti abortivi” - il permesso di seppellimento è rilasciato dall'unità sanitaria locale. Infine sotto le 20 settimane – definiti dalla legge “prodotti del concepimento - i bimbi non nati possono essere sepolti nei cimiteri a richiesta dei genitori. Dunque è sempre possibile -anche sotto le 28 settimane - per i parenti o chi per essi chiedere la sepoltura del proprio figlio entro 24 ore dall'espulsione o estrazione del feto. La legge non è chiara sul cosa si debba fare in assenza di tale richiesta ma in genere i feti vengono smaltiti fra i rifiuti speciali ospedalieri e avviati alla termodistruzione (non in forno crematorio) ai sensi del DPR 254/03.
La sepoltura dei bimbi non nati. Le associazioni si occupano della sepoltura dei feti, nel rispetto della privacy, fornendo ai genitori le informazioni necessarie e i moduli per la sepoltura dei bimbi morti prima di nascere. A questo fine sono attivi il numero verde della Comunità di don Benzi (800-035036) e quello del Movimento per Vita (800-813000) per informazioni sulla sepoltura dei feti e per l’aiuto alle gestanti in difficoltà.
APG23
18/02/2022
«Anche un solo bambino in cella è troppo». La Ministra della Giustizia Marta Cartabia non ha usato mezzi termini ieri nel corso dell'audizione davanti alla Commissione Parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Ad oggi sono ancora 16 i bambini in carcere con le loro madri detenute, per questo il Ministro della Giustizia ha spiegato che «mai più bambini in carcere è il nostro obiettivo».
«Lo sforzo di trovare situazioni alternative è prioritario e tante possibilità stanno maturando, perché non ci siano più bambini in carcere. Le difficoltà in questo settore sono più significative e ingombranti di quanto non si possa immaginare» ha proseguito la ministra.
«Non di rado ci sono madri che preferiscono restare all'interno degli istituti di pena. Preferiscono cioè non uscire, o non sono nelle condizioni di uscire, anche se la legge loro consentirebbe di scontare altrove la pena residua, perché vedono nel carcere un rifugio. Fortunatamente il numero delle madri con figli in carcere in tutta Italia è in forte diminuzione: oggi è quasi un terzo rispetto al 2019, quando c'erano 44 madri con 48 minori».
«Nella ricerca di soluzioni alternative, sono di grande aiuto le risorse che ci vengono offerte generosamente dal terzo settore. - ha concluso il Ministro Cartabia - Da quando sono ministro ho avuto contatti molto molto proficui con la Comunità Papa Giovanni XXIII che si è fatta avanti spontaneamente per offrire delle soluzioni a queste situazioni. Molto spesso l'impossibilità di dare misure alternative dipende dalla mancanza alle spalle delle madri di un domicilio adeguato di condizioni di vita familiare adeguate. La Comunità Papa Giovanni mi ha aiutato ad accogliere a Bologna una mamma detenuta, che ha continuato a scontare al di fuori dell'istituto la sua pena, ricongiungendosi con i suoi figli. Un solo bambino tirato fuori da carcere è un bambino che ha la possibilità di crescere».
Vedi il servizio del TG1, andato in onda alle ore 20 del 17 febbraio 2022.
APG23
15/02/2022
Una delegazione della Comunità di don Benzi è presente di fronte alla Corte Costituzionale che si esprime sull'ammissibilità dei quesiti referendari. «Portiamo davanti all'Alta Corte la silenziosa presenza e la preghiera delle persone che vivono nelle nostre case famiglia e comunità. Alcuni sono tra i più fragili della nostra società, persone che chiedono quasi scusa di esistere, altri sono i giovani nelle nostre comunità terapeutiche che cercano di emanciparsi dalle dipendenze patologiche» spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Nelle scorse settimane sono state denunciate le conseguenze di una liberalizzazione senza limiti dei quesiti referendari sulle droghe, non soltanto della cannabis, e sull'eutanasia. - continua Ramonda - Sono diversi i costituzionalisti che nutrono seri dubbi sulla liceità dei quesiti referendari. Se da un punto di vista legislativo si creerebbero vuoti e paradossi, da un punto di vista antropologico si aprirebbero possibilità devastanti per tante persone che vivono ai margini e giovani che cercano un senso di vita. La nostra Costituzione è per la vita e noi siamo qui per testimoniarlo».
APG23
15/02/2022
Nell’ambito del progetto “Traiettorie: percorsi di inserimento nel mondo del lavoro qualificato” ( Prog–2942 - CUP: H67B20000430001), finanziato a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – Obiettivo Specifico 2: Integrazione/Migrazione legale – Obiettivo Nazionale: ON 1 – Migrazione legale – formazione professionale e civico linguistica pre-partenza 2019, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, in ottemperanza a quanto previsto dal Vademecum di attuazione dei progetti selezionati sulla base delle modalità di Awarding body (art. 7 del Reg. UE n. 1042/2014), ricerca personale esterno per l´espletamento di attività di formazione in materia di lingua italiana, educazione civica, contrattualistica del lavoro rivolta a cittadini moldavi che hanno richiesto il nulla osta all’assunzione per lavoro subordinato, determinato o indeterminato e stagionale nell’ambito delle quote previste dal “Decreto Flussi” 2021.
Le candidature dovranno essere presentate ed inviate esclusivamente per posta elettronica al seguente indirizzo elena.gattafoni@apg23.org accludendo il proprio Curriculum Vitae e una copia leggibile di un valido documento di identità. Il Curriculum Vitae dovrà essere redatto in una delle seguenti lingue: Italiano, Inglese, Rumeno, riportare in calce la data ed il riferimento alla normativa sulla privacy (“Ai sensi del Regolamento UE n. 2016/679 in materia di protezione dei dati personali presto il mio consenso ed autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai fini esclusivi di selezione”) e dovrà essere firmato dal candidato. Verranno accettati solo ed esclusivamente Curriculum Vitae redatti nelle modalità richieste ed in formato PDF.
Le domande dovranno essere presentate entro e non oltre il 25 FEBBRAIO 2022 alle ore 16:00.
La selezione avverrà attraverso la valutazione su base comparativa dei CV pervenuti.
Gli esiti della selezione verranno comunicati entro 10 giorni dalla scadenza del termine per l’invio delle candidature.
Scarica il prospetto dei profili ricercati
APG23
12/02/2022
Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: «C'è un traffico costante di donne che vengono portate in Italia dal Sudamerica attraverso la Spagna, destinate allo sfruttamento sessuale negli appartamenti».
Iscriviti all'evento, live da Genova
«Arrivano in Europa in aereo — spiega Ramonda — dal Perù, dal Venezuela, dalla Repubblica Dominicana, la maggior parte dotate di visto turistico per la Spagna. Poi raggiungono l'Italia con la promessa di un lavoro da colf, e qui scoprono la dura realtà: dovranno sborsare centinaia di euro al mese per l'affitto di un posto letto in un appartamento. Per saldare i debiti viene loro messo a disposizione un unico mezzo: proporre prestazioni sui principali siti di incontri a luci rosse».
È il caso di una donna incontrata a fine 2021 dagli operatori dell'associazione di Don Oreste Benzi in una città dell'Emilia: «Abbiamo saputo di una donna peruviana che aveva lasciato il figlio disabile alla nonna prima di partire per la Spagna, convinta di avere trovato un lavoro stagionale come badante. Invece si è trovata costretta a vendere prestazioni sessuali in Italia. Siamo riusciti a farla scappare e a metterla in contatto con l'organizzazione spagnola Fundacion de solidaridad Amaranta. Da due settimane il suo posto è già stato preso da una donna sulla quarantina che ci ha riferito di essere appena arrivata dal Messico».
L'operatrice che l'ha accompagnata nel percorso di uscita racconta: «Mi ripeteva piangendo che se avesse denunciato i suoi aguzzini sarebbero riusciti a vendicarsi facendo del male a sua figlia rimasta in Perù: "ci sono famiglie potenti nel nostro paese che arrivano ovunque", mi diceva».
La Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha attivato unità di contatto con le donne costrette alla prostituzione al chiuso a Bari, Modena, Rimini, Roma, Savona sottolinea quanto è emerso grazie al progetto Hope this helps della regione Liguria.
Alcuni arresti di fine 2021 hanno smantellato una rete costituita da persone italiane, sudamericane e moldave, che gestiva appartamenti hard in una palazzina del centro storico di Genova, dove sono attive Afet Aquilone onlus e Comunità San Benedetto al porto.
Le esperienze ed i risultati del progetto saranno presentati il 15 febbraio alle ore 17 a Genova, durante il seminario Donne sudamericane e sfruttamento sessuale. Il caso del centro storico di Genova, organizzato insieme ai partner Differenza Donna e Fundacion de solidaridad Amaranta.
L'evento si colloca all'interno del progetto MIRIAM. Donne migranti libere dalla violenza di genere, finanziato dall'Unione Europea e finalizzato alla tempestiva identificazione delle donne vittime di violenza in Italia e in Spagna, e gode del patrocinio del Comune di Genova.
Questo il programma:
Ore 17
Saluti delle autorità
Prima visione del cortometraggio Ballerina del regista Kristian Gianfreda (CoffeTime Film)
Paola Bavoso - CISL: Violenza sulle donne: una questione culturale
Ore 17.50
Josè Manuel Suarez - Fundaciòn de Solidaridad Amaranta: Dal Sud America alla Spagna, un viaggio senza fine
Chiara Spampinati - Differenza Donna: Le rotte dal Sudamerica all'Italia: lo sfruttamento e le discriminazioni di genere
Andrea Anabevoli - AFET Aquilone; Milena Zappon - Ass. Comunità S. Benedetto:Il Progetto Hope this Helps: il sistema Liguria contro tratta e sfruttamento minorile.
M.Rosa Biggi – CIF LIGURIA: La reintegrazione sociale delle donne prostituìte nel centro storico genovese
Anicette Lantonkpode – Suore NSA: Storie di vite invisibili: il caso di Benedetta
Irene Ciambezi, coordinatrice del progetto europeo MIRIAM: donne migranti libere dalla violenza; le storie.
L'evento sarà trasmesso in diretta streaming al link che verrà comunicato agli iscritti.
Iscriviti qui
Per informazioni: progettomiriam@apg23.org
APG23
07/02/2022
Una tempesta di emozioni positive. Tante testimonianze di vita vissuta che lasciano senza parole, riempiono di speranza e di stupore allo stesso tempo. Queste sono le impressioni che ha lasciato il webinar “Tu sei prezioso ai miei occhi!”, che si è tenuto venerdì sera 4 febbraio. Un evento organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in occasione della Giornata per la Vita 2022. Un seminario a cui già 200 persone hanno assistito.
Una vita gioiosa, piena, ricca di senso si trova spesso nel posto dove meno la andremmo a cercare, cioè nelle persone che hanno malattie e disabilità, che riempiono la loro vita di limiti e di ostacoli, per cui nessun giorno è scontato, perché potrebbero non arrivare al giorno dopo, e in chi vive al loro fianco. O in chi di fronte a una maternità imprevista sceglie di accogliere il nuovo arrivato.
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APG23
04/02/2022
La Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata mondiale di preghiera contro la tratta di persone, aderisce alla maratona mondiale che, dall’Oceania alle Americhe, verrà trasmessa martedì 8 febbraio dalle ore 10 alle 17 in diretta streaming sul canale YouTube della Giornata mondiale con traduzioni in cinque lingue.
Alle ore 13.30 sarà trasmesso un messaggio di Papa Francesco e alle 14 avrà inizio la tappa europea introdotta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con testimonianze ed un momento di preghiera ecumenica da Malmö in Svezia, dove una famiglia della Comunità di don Benzi è impegnata nel dialogo ecumenico e nel supporto ai migranti.
«La pandemia ha fatto incrementare il “business” della tratta, in particolare lo sfruttamento sessuale si è sempre più rapidamente radicato nella prostituzione indoor- negli appartamenti, nei bordelli, nei centri benessere, nei centri massaggi - rendendo ancor più invisibili le vittime. Per questa ragione, oltre all'impegno delle unità di strada, abbiamo avviato 3 nuovi team per la prostituzione indoor: a Modena, Savona, Rimini. L'intento è sempre quello di incontrare le vittime e proporle la liberazione dal racket, proprio come faceva don Oreste Benzi, pioniere nell'incontro e nel recupero delle donne uscite dalla tratta a scopo sessuale fin dagli anni '90» spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Nonostante il Covid abbiamo continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio - continua Ramonda. - Nel 2021 abbiamo aiutato 100 persone, principalmente donne tra i 24 e i 27 anni; numerose sono accolte nelle nostre case famiglia a causa delle ferite indelebili che i trafficanti ed i clienti le hanno lasciato. Molte di esse hanno sviluppato patologie psichiatriche invalidanti. Inoltre continuiamo a sostenere molte donne nel loro percorso verso l'autonomia, in particolari le madri».
Ecco tutte le iniziative nelle diocesi:
sabato 5 febbraio alle ore 23 a Perugia, presso Pian di Massiano si terrà il S. Rosario in strada guidato da don Aldo Buonaiuto coi giovani dell'Unità di strada.
Lunedì 7 febbraio alle ore 19 a Bologna presso la Parrocchia Sant'Antonio di Savena, sarà celebrata la Santa Messa in memoria di Santa Bakhita e di tutte le vittime di tratta. La Santa Messa sarà presieduta dal Cardinale Arcivescovo Mons. Matteo Maria Zuppi.
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Martedì 8 febbraio a Piacenza alle ore 18.30 sarà celebrata la S. Messa in Cattedrale presieduta dal Vescovo della Diocesi di Piacenza - Bobbio, Mons. Adriano Cevolotto.
Martedì 8 febbraio a Milano, alle ore 18.15 si terrà il convegno Traffico di esseri umani e nuove schiavitù. L'impatto devastante del Covid sulle vittime in Italia e nel mondo, promosso da Caritas Ambrosiana, Mani Tese e PIME. Interverrà Fabio Agostoni, Servizio Diritti Umani della Comunità Papa Giovanni XXIII.
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Martedì 8 febbraio ad Acireale (CT) alle ore 15.45 si terrà un momento di riflessione promosso da Famiglia Canossiana, Parrocchia Aci Bonaccorsi, Comunità Papa Giovanni XXIII, Migrantes Acireale.
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02/02/2022
Intrappolati dalle tenebre, attratti da promesse di felicità, che presto si trasformano in incubi. È il mondo sommerso delle vittime delle sette sataniche.
Ci sono gruppi dediti alla magia e all’esoterismo, altri che propongono percorsi spirituali o “religiosi”. In Italia esistono circa 500 sette sataniche con migliaia e migliaia di adepti. Il fenomeno è fortemente cresciuto durante la pandemia.
Siamo Noi, programma pomeridiano di Tv2000, ne ha parlato il 1 febbraio 2022 con Don Aldo Bonaiuto, responsabile del servizio Antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII.