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APG23
25/11/2015
Vittime di tratta mai più da sole
La Corte d'Assise di Frosinone riconosce la Comunità Papa Giovanni XXIII parte lesa nei reati di tratta e prostituzione, per il proprio ruolo di assistenza e tutela delle vittime. In occasione della Giornata contro la violenza alle donne, la Comunità Papa Giovanni XXIII rende nota la sentenza della Corte d'Assise di Frosinone, depositata il 15 settembre 2015. Il maxi-processo ha visto numerosi imputati rispondere per i reati di tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, violenza sessuale; tra le vittime c'era anche una minorenne nigeriana, rapita alla sua famiglia e costretta alla prostituzione prima in Libia e poi in Italia, vittima di atroci vessazioni, ridotta alla fame, picchiata ripetutamente dai suoi aguzzini, costretta all’assunzione di droghe e poi barbaramente violentata. I Giudici della Corte d’Assise di Frosinone riconoscono, con questa importantissima sentenza, come parte civile non solo la ragazza sfruttata ma anche la Comunità Papa Giovanni XXIII che l'ha accolta e assistita. «Non può infatti negarsi – si legge nella sentenza – che anche l'Associazione Papa Giovanni XXIII, per l'attività sociale che svolge, sia danneggiata sia moralmente che economicamente, dai reati oggetto di condanna, che tutti impongono la necessità del suo intervento assistenziale e che tutti colpiscono soggetti deboli che hanno bisogno della tipologia di assistenza che le sue strutture forniscono». «Un riconoscimento del ruolo della Comunità Papa Giovanni XXIII al fianco delle vittime di tratta e prostituzione – commenta l'avvocato Annalisa Chiodoni, che nel processo difendeva la minorenne – , ma soprattutto un pronunciamento di portata storica, che fa sentire queste ragazze meno sole nell'affrontare i loro sfruttatori». «È una sentenza molto importante – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile generale dell'associazione – perché attribuisce alla nostra Comunità un ruolo protettivo nei confronti di queste giovani vittime che si trovano sole, in un Paese che non conoscono, dove non sanno di chi potersi fidare. Sono le nostre figlie, le nostre sorelle, e non possiamo permettere di lasciarle in balia di sfruttatori e clienti. Per questo continueremo con ancora più forza la nostra battaglia culturale ma anche giuridica, perché si introduca in Italia il cosiddetto “modello nordico” nel contrasto alla prostituzione, che vieta l'acquisto di prestazioni sessuali riconoscendo che nessuna persona può essere ridotta strumento di guadagno e di piacere».
APG23
25/11/2015
Giornata contro la violenza alle donne: «Non dimentichiamo le adolescenti violate dal turismo sessuale nel mondo»
Ci sono storie vere come quella di Eliane ed Isabel (nomi di fantasia) che frequentano il Centro diurno Criança é Vida a Marituba (nella foto), un sobborgo di Belèm nel nord del Brasile, nel quale seguono i corsi di informatica, i laboratori artigianali, la Capoeira (arte marziale tradizionale con musica e danza), e che prima vivevano in strada e che si spera non ci tornino più. La strada la si inizia ad abitare da bambini, inizialmente per chiedere l'elemosina, lavare i vetri, pulire le scarpe.  «D'altra parte la mamma è assente tutto il giorno per lavoro e lascia i figli in strada - spiega Marco Pasquetto, missionario Apg23 che vive a Belèm dal 2011 e porta avanti il progetto rivolto a 150 bambini e adolescenti -.  Spesso il marito l'ha abbandonata o ha più partners, perchè l’uomo non si impegna a garantire la stabilità del legame». «All’interno della famiglia c’è molta violenza di natura sessuale, con abusi sui minori da parte dell’ultimo patrigno acquisito. Invece la “strada” promette la possibilità di fare soldi facilmente e di vivere meglio», continua Marco. Per questo le ragazzine sono facile preda dei trafficanti, a cui a volte vendute dagli stessi familiari; passano il confine verso le Guyane per svendersi negli hotel ai clienti (soprattutto europei) che alimentano il turismo sessuale.  Poi ci sono storie già a lieto fine come quella di Precious, nigeriana 19enne, che oggi lavora felicemente nella ristorazione, cercando di dimenticare le molteplici cicatrici dell'anima. A 15 anni viene abusata da uno zio dopo la morte del padre, unico genitore che le era rimasto. Scappa verso il nord dove l'aspetta una lontana zia paterna. A Kano scoppiano le persecuzioni verso i cristiani da parte del gruppo armato di Boko Haram; lei vede diverse amiche coetanee rapite come merce di scambio per arruolare militari, e molti altri connazionali trucidati dalle bambine – bombe umane nelle chiese e nei mercati. Precious viene aiutata dalla zia a scappare di nuovo. Con i profughi diretti in Libia, viene introdotta nella prostituzione coatta, per sopravvivere. A 16 anni attraversa il mar Mediterraneo sulla rotta degli scafisti, e sbarca a Genova convinta di aver finito la sua odissea. Ma il connazionale che l'ha accompagnata sin qui senza mai proteggerla è un mandatario di trafficanti del mercato del sesso e la costringe alla prostituzione su strada, in una città del nord Italia. Qui dopo poche settimane fortunatamente incontra i giovani della Comunità Papa Giovanni XXIII e inizia una nuova pagina della sua vita in una casafamiglia. Sono due storie che hanno un filo rosso: la dignità violata, la violenza inflitta da uomini senza scrupoli, la concezione della vita come mercificazione. L'una scampata al turismo sessuale; l'altra violata e poi liberata dal fenomeno della prostituzione coatta in Europa.  Le Nazioni Unite nel 2006 hanno avviato per la prima volta nel 2006 uno studio specifico sulla violenza ai minori; secondo il Global report on trafficking in persons del 2014, sono stati 220 milioni i minori nel mondo che hanno subìto violenza in quell'anno; di questi circa 3 milioni sono stati quelli inseriti nel circuito della prostituzione. Questa piaga ha avuto il maggiore sviluppo in Cina che conta 600.000 baby prostitute, in Brasile con 500.000 e in Thailandia con 250.000. Ma anche i 150.000 minori abusati presenti in Europa sono un numero allarmante, in crescita a causa della migrazione dei profughi lungo la rotta del Mediterraneo sfruttata dai trafficanti di esseri umani. Per la maggioranza sono ragazzine tra i 12 e i 17 anni.  La Comunità Papa Giovanni XXIII è dalla parte delle bambine e delle adolescenti; lo dichiara in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, Paolo Ramonda, Presidente dell'Associazione: «In ogni parte della terra dove siamo presenti garantiamo un incontro simpatico con la vita; questo è il diritto di ogni ragazza adolescente. Deve poter crescere in una famiglia che la ami, la rispetti nella sua dignità più profonda, lasciandola libera di scoprire i propri talenti; deve avere la la possibilità di sviluppare le proprie capacità intellettive, creative, attraverso lo studio e in seguito con un lavoro adeguato. Deve poter sognare una maternità responsabile, nel quale l’amore di coppia sia un canto alla vita e non una violenza». 
APG23
24/11/2015
Dopo Parigi: Rimini è per la Pace
Sabato scorso a Rimini è stato il tempo di "Insieme per la Pace", che per la prima volta ha visto riunite la  comunità cristiana e la comunità musulmana della città. Il Vescovo Mons. Francesco Lambiasi si era recato personalmente alla Moschea per inivitare l'Imam Murad Ayadi. Così si sono trovati riuniti per dire no alla violenza e sì all'incontro: un Vescovo cattolico, una Pastora Valdese (Giuseppina Bagnato), un parroco della comunità ortodossa di Rimini e del patriarcato di Costantinopoli. Poi c'erano rappresentanti della comunità rumena ortodossa e della comunità musulmana. Uniti, insieme. Sotto una pioggia battente 500 persone circa si sono riunite attorno ai capi religiosi; hanno letto e sottoscritto una lettera d'intenti, come impegno condiviso nel dare ciascuno il proprio contributo per il dialogo e la pace. Lo scritto è stato poi consegnato (dal vescovo e dall'Imam) nelle mani della Prefetto e del Sindaco.  I capi religiosi, insieme, hanno detto il loro  “no” alla violenza e il “sì” alla pace, nel dopo-Parigi: un “no” forte al terrorismo, ma soprattutto alla guerra, ed al commercio delle armi. E un sincero “sì” al dialogo. “No” ad ogni cultura dello scarto; “sì” alla cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, chiede la piazza. Erano stati i Giovani Musulmani d'Italia della sezione di Rimini ad aprire l'iniziativa, consegnando a tutti i partecipanti una candela accesa, in segno di saluto e di accoglienza. Un gesto da esportare, in Italia e nel mondo. (Antonio de Filippis, foto di Thomas Monticelli)   Per approfondire: Leggi il documento conclusivo.  
APG23
22/11/2015
Un Natale dalla parte degli ultimi
Manca poco più di un mese al Natale e Mirco è già al lavoro per confezionare i cesti natalizi della Comunità. Con grande cura e attenzione sceglie le creme di verdure, i sughi di tutti i tipi, lenticchie, succhi di frutta, confetture che li andranno a comporre. Tutti prodotti rigorosamente biologici e rispettosi delle persone, specialmente quelle che per la loro “unicità” sono scartate dal mondo del lavoro. I prodotti della “Madre Terra” sono infatti realizzati in un laboratorio unico, dove le persone diversamente abili diventano una ricchezza; dove tutto il ciclo produttivo è organizzato secondo le capacità e le sensibilità di ciascuno, scegliendo macchinari e metodologie che riservano un posto per tutti. Come nel caso di Mirco che è nato con un cromosoma in più ma non ha niente di meno degli altri. Una piccola differenza che rende Mirco unico. A scuola forse era un po' più lento degli altri bimbi, ma i suoi sorrisi e la voglia di ricevere coccole hanno sempre contagiato tutti. Allora come adesso.  Tutti nel laboratorio hanno una responsabilità, piccola o grande, e a ciascuno viene chiesto di mettersi in gioco, di tirare fuori le proprie capacità. Mirco lo fa con tutto se stesso e ogni cosa la fa con amore. Quell’amore che può cambiare la vita delle persone.   SCOPRI COSA HA PREPARATO PER TE MIRCO.
APG23
20/11/2015
Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
«Con gioia da mesi ci prepariamo ad incontrare le famiglie, ma anche i singoli, che sentono nel cuore il desiderio di mettersi in ascolto dei più piccoli, e di allargare le braccia per accoglierli». Marta D’Antonio è al lavoro da circa due anni per costruire una rete di famiglie affidatarie in Sicilia, e quello di oggi per lei è un gran giorno.  Sono circa 30.000 i minori allontanati dai propri genitori in Italia; vanno in affido nelle famiglie o nelle comunità. Circa 2.000 di questi non hanno più relazioni con i veri genitori e sono interessati da provvedimenti per l’adozione. Frequenti sono i casi di minorenni parcheggiati nelle comunità quando i servizi sociali dei comuni non riescono a trovare famiglie disposte ad accoglierli. La questione si pone con maggior forza per i bimbi con meno di 6 anni: circa il 30% di loro sono abbracciati da operatori che ruotano a turno (dati di Valerio Belotti, Università di Padova), e non trovano aperte le porte di una famiglia vera, con dei genitori che si prendano cura di loro.   «Proprio per questo vogliamo portare i gazebi in piazza ed esserci: per ricordare a tutti che ogni bimbo ha diritto di vivere in una famiglia, anche quando la sua è in difficoltà. Questa sofferenza un bambino non la dovrebbe mai portare da solo», continua Marta, che per la Comunità Papa Giovanni XXIII cura l’accoglienza dei minori in Sicilia e in Calabria. Anche i bambini, con un bel video, hanno voluto dire la loro. Oggi infatti si celebra la Giornata internazionale dei diritti del Fanciullo, diritti sanciti dalle Nazioni Unite nel 1989. Nel libro "Bambini in affido" la Comunità ha raccolto il suo manuale di istruzioni per l'affido, ma ognuno potrà saperne di più contattando Apg23 o i servizi sociali del proprio comune di residenza. Molte le attività in programma oggi e nei prossimi giorni. «Cominceremo da oggi al Cortile Platone a Catania, grazie al patrocinio gratuito del Comune all’aiuto delle famiglie affidatarie del territorio; animeremo tutti i bambini che arriveranno con le loro famiglie e sarà una festa.  Ci saranno una fitta serie di appuntamenti per l’approfondimento, in Sicilia e in Calabria».  Hanno collaborato, fra gli altri, alla realizzazione delle iniziative: Ufficio affidi di Catania, Diocesi di Acireale, Diocesi di Noto, Diocesi di Gioiosa Ionica, Stefano Buda,  innumerevoli volontari che con il loro sorriso contribuiscono a portare gioia e fiducia nel futuro.  «E poi nella nostra esperienza lo sappiamo… accogliere fa bene a tutti, soprattutto ai grandi», conclude Marta.  (Marco Tassinari)   PER SCOPRIRE DI PIÙ SULL'AFFIDO
APG23
18/11/2015
La Sicilia accoglie i minori fuori famiglia
Iniziative di sensibilizzazione per la giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza Un grande spettacolo teatrale, ma anche gazebi informativi e tavole rotonde: ha scelto la Sicilia e la costa calabra la Comunità Papa Giovanni XXIII per celebrare la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Le iniziative di sensibilizzazione sul tema dell’affido familiare attraverseranno l’isola per raggiungere la città di Reggio Calabria. La Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza celebra l’approvazione, da parte delle Nazioni Unite, della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, avvenuta nel 1989. Fra questi diritti, l’Associazione di Don Oreste Benzi sottolinea il diritto di ogni bambino, “di avere e di crescere in una famiglia”. Marta D’Antonio coordina le iniziative: "Promuoviamo qualcosa di grande, di importante, di gratuito. Chiediamo alle famiglie di accogliere nelle proprie case i minorenni che sono in difficoltà, anche se poi forse i risultati non li vedranno mai. Noi non sapremo se saranno uno o dieci o cento i bimbi che troveranno una famiglia in Sicilia dopo questo 20 novembre; né conosceremo le emozioni che si porteranno dentro quando un giorno ritorneranno a vivere con i loro genitori naturali". La Comunità ospita nelle 12 case famiglia delle province di Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani una trentina di minorenni; una quarantina frequentano le 6 case famiglia o il centro diurno sulla costa calabra. I ragazzi, anche adolescenti, italiani o stranieri, provengono da situazioni di violenza familiare, di abbandono, di disabilità non accolta, o sono migranti soli. Da circa 2 anni è iniziato il percorso per la costituzione in Sicilia di reti di famiglie affidatarie e gruppi di auto-mutuo aiuto. Queste le iniziative che si svolgeranno a partire dal 20 novembre 2015: Catania, 20 novembre, Palazzo della Cultura di Via Vittorio Emanuele 121, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19: gazebo informativo sull'affido familiare, con momenti di animazione per i bambini. Ci sarà la possibilità di porre domande e conoscere le famiglie che ospitano i minori. Con il patrocinio del Comune di Catania. Info: Marta d’Antonio, 345.9855621 Villa San Giovanni(RC), 20 novembre, Centro diurno Rose Blu di via Tintoretto in località Piale, a partire dalle 17.00: “chimmi rati? - che mi date?”, tavola rotonda sul tema dell’affido familiare con momenti di animazione per le famiglie. Info: Paolo Campolo, 347.3086904 Scicli(RG), 21 novembre, Parrocchia di Madonna di Fatima in via Modena 1, dalle ore 19: “diamo una famiglia a chi non ce l’ha”: primo di una serie di 8 incontri di testimonianza nei Vicariati della Diocesi, con la presenza di famiglie affidatarie; ogni incontro vedrà la presenza insieme di genitori di realtà del territorio e della Comunità Papa Giovanni XXIII. Info: Giovanna Inì, 348.9318175 Acireale(CT), 30 novembre, Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, piazza S.Francesco: spettacolo teatrale messo in scena dai minori siciliani della Comunità Papa Giovanni XXIII, inserito nel convegno "Oltre il Sinodo, famiglia fabbrica di speranza” organizzato dalla Pastorale familiare della Diocesi di Acireale. Azioni di sensibilizzazione con video pubblicati su Facebook. Info: Laura Lubatti 348.4767073 carcere di Giarre(CT), data da definire: tavola rotonda in carcere con i genitori di minorenni in affido familiare. Info: Marco Lovato, 348.2488157 Gioiosa Ionica(RC), momento informativo. Info: Silvia Alì, 393.5096660 Gli eventi sono anche social, con video e racconti raccolti dall’hashtag #miaffidoate. 
APG23
14/11/2015
Attentati di Parigi: la risposta sia nonviolenza vissuta
Un attentato ignobile e vigliacco contro innocenti che va condannato energicamente. Parigi è una nuova tappa che ci deve portare a cercare di rimuovere le cause di una violenza planetaria ormai imprevedibile. Un esame di coscienza dell’Occidente e delle nazioni che continuano a vendere armi, a sedersi da una parte ai tavoli negoziali e dall’altra a foraggiare le nazioni in cui si annidano fondamentalismi estremi, è necessario. Siamo nell’era delle armi di distruzione di massa, nell’era della globalizzazione selvaggia che già oggi consente all’1% della popolazione mondiale di avere il possesso del 40% dei beni della terra. Siamo nell'era in cui la forza delle armi e della violenza che ne emana sono diventate strumento al servizio dei fondamentalismi terroristici. Il grido delle vittime di Parigi ci deve fare ribellare contro tutte le forme di violenza che si annidano contro l’uomo, dall’uccisione nel grembo materno, all’uccisione dei rifugiati sui barconi. Dietro ogni violenza c’è la sofferenza di un Dio solidale che si coinvolge nei problemi dell’essere umano. Credo che la risposta vera alla crisi dell'oggi sia la nonviolenza vissuta. Diceva Papa Giovanni Paolo II nella lettera Enciclica Evangelium Vitae: «In molti strati dell’opinione pubblica c’è una nuova sensibilità, sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci ma non violenti nel bloccare l’aggressore armato». L’Europa deve ritrovare l’unità nella lotta nonviolenta, insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Deve assecondare l’antropologia cristiana, che costruisce comunità di vita in grado di isolare i violenti. Deve sapere lanciare ponti, costruire relazioni riconciliate e solidali.   Giovanni P.Ramonda, Responsabile Generale Comunità Papa Giovanni XXIII    
APG23
11/11/2015
Un diritto essere informati sulla sepoltura di un figlio morto durante la gravidanza
Dopo un aborto spontaneo, una mamma si era vista negare la possibilità di seppellire il figlio. Ora il nuovo regolamento della Regione Marche prevede che sia data adeguata informazione e che i genitori possano scriverne il nome sulla lapide. Una grande soddisfazione, per l'affermato diritto dei genitori di essere informati riguardo alla possibilità di seppellire i resti mortali del loro figlio morto prima di nascere. Lo esprimomono Comunità Papa Giovanni XXIII, FederVita Marche e Pastorale della Salute delle Marche. Proprio ieri infatti è stata approvata all'unanimità la modifica al regolamento di polizia mortuaria da parte del Consiglio della Regione Marche. Una proposta presentata dal consigliere Marconi su proposta delle due associazioni. L'idea era nata dal sollecito di una mamma che in seguito all'interruzione spontanea della propria gravidanza alla XX settimana di gestazione si era vista negare la richiesta di effettuare il seppellimento. Alla fine vi era riuscita ma solo facendo valere la propria professione di avvocato. Il nuovo provvedimento offre anche la libera possibilità di scrivere sulla lapide i nomi dei genitori e quello che avrebbero voluto dare al figlio/a, cosa oggi spesso negata. "Finalmente un’importante istituzione come la Regione Marche riconosce che anche quello prenatale è un lutto - dichiarano le due associazioni – e come tale va data la possibilità di poterlo esprimere con quei gesti di pietà che vedono coesi ambiti civili e religiosi".    
APG23
10/11/2015
Prostituzione, rompiamo il silenzio
Il Vescovo di Piacenza alla Comunità di don Benzi: «Non vi stancate di consolare le vittime!» 300 persone in piazza per la liberazione delle donne prostituite   IL VESCOVO «Continuate con coraggio l'opera di don Oreste, servo instancabile, dalla tonaca lisa, per ridare dignità alle donne tolte dalla strada, per lottare contro le tante leggi disumane, per consolare le prostitute, i senza tetto, i bambini abbandonati». Così Mons. Gianni Ambrosio, Arcivescovo della Diocesi di Piacenza–Bobbio, sabato 7 novembre, ha esortato la Comunità Papa Giovanni XXIII durante la celebrazione in occasione dell' 8° anniversario della morte di don Oreste Benzi a conclusione della Fiaccolata per le vittime di tratta, intitolata Luci di libertà.     MADDALENA, INCINTA E PICCHIATA Nel corso della manifestazione, promossa dal Servizio Antitratta della Lombardia e che ha visto percorrere le vie del centro circa 300 cittadini e cittadine intenzionati ad uscire dall'indifferenza verso le vittime dello sfruttamento sessuale e della prostituzione, commovente in Piazza Duomo la testimonianza di Maddalena, giovane albanese mandata in Italia dal fidanzato e venduta ai suoi sfruttatori con un bimbo in pancia. Costretta a prostituirsi a suon di botte anche dopo aver partorito e lasciando “in ostaggio” il figlio a sconosciuti ogni notte. Una tra le tante atroci storie di questa schiera di schiave che non diminuisce affatto.   ROMPERE IL SILENZIO Secondo l'allarme recentemente lanciato dall'Organizzazione mondiale per le migrazioni, il numero di potenziali vittime di tratta arrivate via mare quest’anno è aumentato di oltre il 300 per cento rispetto al 2014. Le donne della Nigeria, del Camerun, del Mali.   Primo Lazzari, viceresponsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha sottolineato l'importanza oggi più che mai di «rompere il silenzio, uscire dai nostri egoismi per non cadere nell'indifferenza che anestetizza l'animo. Insieme, anche attraverso queste fiaccolate e manifestazioni di piazza, possiamo portare avanti un'azione di denuncia, di prevenzione, di educazione alla sessualità, facendo nostro il grido di queste donne costrette a prostituirsi sotto i nostri occhi. La loro è schiavitù!».    Significativa anche la partecipazione del Sindaco di Piacenza Paolo Dosi, l'Assessore al Nuovo welfare e sostegno alle famiglie, Stefano Cugini e rappresentanti della Prefettura, della Questura, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia municipale. Lazzari si è rivolto anche alle istituzioni incitando a «interrompere questo mercimonio, prendendo esempio dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e  dalla Procura della Repubblica di Lodi che hanno ipotizzato, per alcuni  sfruttatori arrestati qualche giorno fa a Milano, il reato di tratta di esseri umani e di riduzione in schiavitù». Anche in questo caso le ragazze giungevano in Italia sbarcando dai barconi di migranti a Lampedusa, dopo aver attraversato il deserto del Sahara, la Libia e il Mar Mediterraneo sulla rotta dei profughi.   (Irene Ciambezi)  
APG23
08/11/2015
«L’Italia contribuisce alla catastrofe nello Yemen»
Anche la Papa Giovanni condanna la presenza di armi italiane nel conflitto In Occasione della visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in Arabia Saudita, la Comunità Papa Giovanni XXIII si unisce all'appello di Opal, Amnesty International Italia, Rete italiana per il disarmo. La cordata di associazioni si rivolge al Presidente del Consiglio perché che si adoperi alla sospensione dell'invio di armi ai paesi, come l'Arabia Saudita, coinvolti nel conflitto in Yemen.  La coalizione guidata dall'Arabia Saudita ha iniziato ad aprile 2015 un'azione di bombardamenti ininterrotti sul territorio yemenita, intervenendo in un conflitto che - denunciano le associazioni - ha causato ad oggi oltre 4000 morti e 20.000 feriti, ed aggravando una catastrofe umanitaria che conta un milione di sfollati. Le Nazioni Unite hanno condannato le azioni militari.   Bombe prodotte in Sardegna del tipo Mk84 e Blu109 sono state ritrovate inesplose in diverse città dello Yemen, e la stampa nazionale riporta documentazioni sull'ennesima consegna: la partenza di un volo decollato il 29 ottobre da Cagliari (un Boeing 747 della compagnia Silk Way) e diretto in Arabia Saudita. Famiglia Cristiana ha confermato la spedizione di un carico dal porto di Genova. «Leviamo la nostra voce indignata contro la politica del governo italiano che aggirando i divieti della legge 185/90 e disattendendo le richieste dell'Onu di cessare i bombardamenti, alimenta questo dramma con i suoi carichi di morte; chiediamo l'immediato blocco di ulteriori consegne», denuncia Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, che continua: «L'Italia con una mano siede ai tavoli negoziali, operando a parole per la cessazione delle ostilità, mentre con l'altra attraverso la vendita di armi consente al conflitto di proseguire. Quanti altri morti, feriti, sfollati, rifugiati, a quanti drammi ancora dovremo assistere, prima che il nostro governo inizi a contribuire concretamente alla fine di questa strage»?
APG23
05/11/2015
"Diamo un futuro ai bambini, non alla struttura"
Una famiglia per i bimbi del Centro assistenza di Milano "Non dobbiamo cercare 2 milioni di euro per salvare il Centro assistenza minorile di Milano, ma trovare 19 famiglie disponibili ad accogliere i bambini ricoverati in questa struttura, per salvarli nei loro bisogni fondamentali". Così si esprime Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito alle dichiarazioni dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. L'Onorevole era intervenuta in merito alla ventilata chiusura del Centro di Milano al termine dell'audizione di ieri alla Commissione Infanzia. "Quei bambini hanno bisogno fin da subito di una famiglia, come la legge 184/83 ben prevede – prosegue Ramonda –, nessun educatore o operatore può sostituire il bisogno fondamentale di stare sulle ginocchia di una mamma e di un papà, soprattutto nei primi anni di vita. Inoltre l'accoglienza in famiglie costerebbe decisamente molto meno". "Si apra subito un tavolo come proposto dalla Brambilla, che comprenda però anche Magistratura minorile e le Associazioni – conclude Ramonda –, non però per 'dare un futuro a questa struttura', ma un futuro a questi bambini. Noi ci stiamo, insieme alla nostra rete di famiglie affidatarie".
APG23
04/11/2015
Luljeta, picchiata, ha perso il bimbo.
Luljeta è una giovane albanese contattata dall'unità di strada di Piacenza dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Sfruttata, controllata sul tratto di marciapiede che le era stato indicato, in stato di gravidanza, poi malmenata. Ad inizio ottobre ha partorito in casa al terzo mese il feto morto. Suo figlio non c'è più e lei pure nelle ultime settimane non è stata più rivista, probabilmente trasferita in un'altra zona ancora costretta a smerciare il suo corpo ai clienti. I membri e volontari dell'Associazione del capoluogo emiliano avrebbero voluto proporre un altro finale a lei e a suo figlio: un programma di assistenza e protezione sociale; un percorso di sostegno alla maternità in una casa famiglia della Comunità. Da questa tragica vicenda è nata l'idea di Luci di libertà, la fiaccolata che denuncerà le molte storie di prostituzione come quella di Luljeta, e che vedono protagoniste anche donne in stato di gravidanza, in diverse aree in particolare a sud della città. Sabato 7 novembre appuntamento in via Beverora (parcheggio questura) a Piacenza alle ore 17. Una unità di strada Apg23 è attiva in città dall'ottobre 2013 con uscite settimanali notturne, e ha contattato fino ad oggi 250 donne nigeriane, albanesi e rumene di età compresa tra i 20 e i 28 anni. In questi due anni non sono mancate le segnalazioni di ragazzine che si prostituivano da minorenni. "La Fiaccolata è stata pensata appositamente lungo le vie del centro - spiegano gli organizzatori - nell'area pedonale e durante l'orario di apertura dei negozi. Partiremo dal parcheggio di viale Malta, alle spalle della Questura, per raggiungere in piazza Cavalli la basilica di San Francesco. Vogliamo essere visibili, come Chiesa, per dare voce a chi non ha voce. Chiediamo alle istituzioni che venga superata la logica della riduzione del danno, anche introducendo sistemi di sanzioni per i clienti". Preziosa sarà la presenza del Vescovo, Mons. Gianni Ambrosio, che presiederà la messa conclusiva alle ore 18 presso la Basilica San Francesco, in ricordo fra l'altro di don Oreste Benzi. "Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare tale", ripeteva incessantemente il Servo di Dio, scomparso il 2 novembre del 2007 e fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. L’Apg23 è parte del Tavolo contro la tratta del Comune di Piacenza; collabora col Corpo speciale della Polizia municipale. Le Luci di libertà raggiungeranno poi Reggio Calabria il 14 dicembre, per il prossimo appuntamento di denuncia delle schiavitù della tratta.
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