APG23
03/11/2015
A otto anni dalla morte di don Oreste Benzi, avvenuta la notte tra l'1 e il 2 novembre 2007, la Comunità Papa Giovanni XXIII lo ricorderà nel territorio veronese sabato 7 novembre a Minerbe (VR).
	La celebrazione dell'anniversario inizierà alle ore 18.30 con la Santa Messa nella Chiesa parrocchiale di Minerbe, che verrà celebrata da don Giorgio Salati, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Per l'occasione sarà diffusa la preghiera, che ha avuto l'approvazione ecclesiastica, con cui i fedeli possono invocare una grazia chiedendo l'intercessione del Servo di Dio, per il quale l'8 Aprile 2014 è stata avviata la causa di beatificazione.
	Un pieghevole, che contiene oltre alla preghiera anche una breve biografia, invita a segnalare eventuali grazie ricevute, che potrebbero essere utili per la causa di beatificazione.
	L'evento proseguirà poi con un momento di festa al vicino PalaMinerbe di Via Verdi 3. A seguire verrà proiettato un filmato che aiuterà a conoscere don Oreste Benzi; verrà servito risotto alla veneta cucinato dal Gruppo Alpini di Minerbe (si consiglia di prenotare).
	La serata è animata dalla band dei Mood Swings, di giovanissimi legnaghesi, dai 14 ai 16 anni, che proporranno brani della scena pop contemporanea. Molte le simpatiche sorprese previste; l'evento è aperto a tutti. 
	Il carisma di don Benzi mise radici in Veneto alla fine degli anni '70. La zona Veneto Ovest della Comunità Papa Giovanni XXIII comprende oggi circa 30 Case Famiglia e una rete di famiglie affidatarie, 1 Comunità terapeutica, 3 Unità di Strada contro la prostituzione, 3 Cooperative Sociali, 2 negozi di prodotti biologici, artigianali e dell'usato, una Casa editrice e propone attività di animazione ai giovani in condizioni di handicap e di disagio.
	Per conoscere Don Oreste Benzi: https://www.apg23.org/it/don_oreste_benzi/biografia/
	 
APG23
01/11/2015
A ridosso del 31 ottobre vetrine e locali sono stati invasi dalla simbologia di Halloween, che ogni anno si afferma con maggiore evidenza. Ma da dove nasce questa festa e cosa c'è dietro? Troviamo le risposte in  Halloween. Lo scherzetto del diavolo,  il nuovo libro di don Aldo Buonaiuto, animatore generale del Servizio Antisette occulte della Comunità Papa Giovanni XXIII
 
Una prospettiva antropologica
Un libro che «si pone all'incrocio tra la ricerca intellettuale e l'azione pastorale» ha scritto Monsignor Giovanni D’Ercole nella prefazione. È questa l’angolatura dalla quale guardare un fatto assolutamente dissonante con la nostra cultura: «Nella notte a cavallo tra l’ultimo giorno di ottobre ed il primo novembre le strade e i locali si popolano di bambini e adulti grottescamente vestiti da scheletri, streghe e vampiri, zombies piuttosto che pipistrelli, gatti neri, licantropi, e così via. Le nostre strade, le vetrine dei negozi, persino i corridoi delle scuole si colorano improvvisamente di arancione e si addobbano di zucche giganti. Intagliate a mo' di “faccia cattiva”, spuntano fuori dal nulla quasi magicamente: è Halloween, la festa delle zucche!»
Ma che storia è questa?
In un’affascinante ricostruzione storica, il testo segue il percorso di Halloween, fin dalla ricorrenza Celtica di Samhain (il dio delle tenebre, che segnava la fine dell’estate e quindi la sconfitta della luce), alla sovrapposizione alla festa di Ognissanti da parte di Papa Gregorio III intorno al 731. Il cammino di Halloween si fa poi complesso, sbarcando in America e poi tornando in Europa.
Dove sta il problema?
«Quando il mostruoso è considerato piacevole – si legge nel libro – il terrificante è divertente, l’orrido è appagante, cade il confine tra il bene e il male». Il vero problema è che Halloween «veicola valori che si richiamano al paganesimo, dunque, totalmente contrari a quelli cristiani. Ciò non avviene apertamente, ma in modo subdolo e nascosto sotto una coltre illusoria e fantastica, di festa, di divertimento ingenuo e di allegra mascherata».
Un invito per gli uomini di buona volontà
«La cattive abitudini – ha detto Buonaiuto in una recente intervista – si possono rimuovere con l'aiuto e la forza della fede. Senza portare avanti inutili crociate, il male va chiamato con il suo nome e combattuto, innanzitutto presentando in alternativa proposte di bene».
Proposte che il libro offre in abbondanza a genitori, educatori e tutti coloro che sono interessati ad approfondire un fenomeno che non possiamo liquidare con superficialità.
(Marco Scarmagnani)
APG23
31/10/2015
Garantiscono la salvezza di persone che comunque verrebbero in Europa e ne hanno il diritto. Il monito viene dalle associazioni italiane ed internazionali di cooperazione allo sviluppo riunite a Rimini per il convegno "Il coraggio di essere umani"
	 
	Johan Ketelers, responsabile generale della commissione cattolica internazionale per le migrazioni all’Onu, Gianfranco Cattai di Focsiv e Francesco Petrelli del network delle ong per lo sviluppo e l’emergenza Concord,  Silvia Stilli, portavoce dell’associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale e tutte le realtà riunite a Rimini hanno aderito alla proposta lanciata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalla Comunità di Sant’Egidio perché l’apertura di corridoi umanitari da aree di guerra diventi una prassi del governo italiano e venga “esportata” anche in Europa.
	Già due canali umanitari saranno attivati nei prossimi mesi dai campi profughi siriani in Libano e dal Marocco, grazie anche al contributo economico della Chiesa Valdese.
	La notizia è stata lanciata in occasione del convegno: due giorni di riflessioni ma soprattutto di testimonianze concrete, per provare a raccontare i migranti non come numeri e massa di gente che “assale" le frontiere d’Europa, ma come volti, sguardi, vissuti.
	«Sono storie uniche di persone che hanno la stessa dignità e diritti delle nostre famiglie, dei nostri bambini», ha detto Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità.
	A Rimini è stato presentato anche un documentario realizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII: un viaggio sulle rotte dei profughi, quella balcanica e quella africana.
	Oltre ai corridoi umanitari le altre proposte della Comunità Papa Giovanni XXIII - illustrate da Ramonda -  sono state la revisione del trattato di Dublino per togliere la clausola della richiesta di asilo al primo accesso, l’istituzione del ministero della pace, la richiesta che l’Italia si faccia portavoce di una iniziativa diplomatica forte. «Il nostro paese - ha concluso Ramonda - deve mettere ad uno stesso tavolo tutte le parti coinvolte, per una soluzione della guerra in Siria, che deve essere fermata». 
	Scarica le foto.
	Vedi il filmato.
APG23
31/10/2015
In occasione dell'ottavo anniversario della morte viene diffusa una preghiera con cui si può chiedere l'intercessione di don Oreste Benzi. Appuntamenti e celebrazioni in Italia e in 35 pesi del mondo.
	«Concedici per sua intercessione, secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo». È uno dei passaggi della preghiera con cui i fedeli possono invocare una grazia a Dio chiedendo l'intercessione di don Oreste Benzi. Il testo, che ha avuto l'approvazione ecclesiastica, viene diffuso in questi giorni in cui si ricorda l'8° anniversario della morte del sacerdote riminese, avvenuta la notte tra l'1 e il 2 novembre 2007.
	Il pieghevole, che contiene oltre alla preghiera anche una breve biografia, invita a segnalare eventuali grazie ricevute, che potrebbero essere utili per la causa di beatificazione del «servo di Dio sacerdote Oreste Benzi».
	Il processo per la causa di beatificazione è stato aperto poco più di un anno fa, il 27 settembre 2014. «Degli oltre 100 testimoni previsti, ne sono stati ascoltati poco più di 20», fa sapere don Giuseppe Tognacci, il giudice delegato dal vescovo a guidare l'inchiesta. Ognuno viene interrogato seguendo una griglia di 150 domande, messe a punto dal cosiddetto “avvocato del diavolo”, padre Victorino Casas Llana, per cui «l'ascolto di ogni testimone richiede varie sedute e il lavoro durerà 2-3 anni».
	Per tenere viva la memoria del fondatore la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato una serie di appuntamenti, in Italia e nei 35 Paesi del mondo in cui è presente.
	«Vogliamo non solo ricordare e far conoscere don Oreste ma anche rilanciare le sue intuizioni profetiche, che sono quanto mai attuali – sottolinea Giovanni Ramonda, suo successore alla guida della Comunità –. Sono previste celebrazioni eucaristiche e momenti di preghiera, ma anche approfondimenti su temi di attualità e soprattutto occasioni di incontro con i poveri, gli esclusi che tanto gli stavano a cuore».
	Stasera è prevista La notte di don Oreste: mentre altrove si festeggia Halloween, gruppi di giovani andranno ad incontrare immigrati, barboni, vittime della prostituzione ed ex carcerati. A Milano stanotte i volontari della Comunità andranno in piazza ad incontrare i giovani che escono da feste e discoteche.
	Il 1° novembre a Rimini, Bologna e Modena si organizzeranno momenti di «preghiera per i bambini non nati» presso i cimiteri, un'iniziativa a cui ogni anno partecipava lo stesso don Benzi.
	Il 2 novembre, anniversario della morte, sono previste sante messe di suffragio.
	 
	Altre informazioni ed iniziative si possono trovare sul sito:
	 
	https://www.apg23.org/it/don_oreste_benzi/nascita_al_cielo/
	 
APG23
30/10/2015
L'annuncio a Rimini di Ramonda e Riccardi durante il convegno "il coraggio di essere umani": «un'iniziativa storica, la prima volta in Italia e in Europa»
	Due canali umanitari dal Libano all'Italia e dal Marocco all'Italia saranno avviati nei prossimi mesi.
	Giovanni Ramonda, Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII «Vorremmo salvare tutti… ma tra tutto e il niente c'è il possibile. Ci sono dei volti e delle storie. Ci sono dei diritti fondamentali che vanno garantiti, centinaia e centinaia di persone che possono tornare alla vita».
	E ha aggiunto: «I profughi devono arrivare in Italia con un volo regolare, non è più pensabile che rischino la loro vita per mare, il nostro è un progetto di vita e di libertà. Il corridoio umanitario sarà possibile grazie alla collaborazione fra Comunità di Sant'Egidio, Comunità Papa Giovanni XXIII e grazie al grosso contributo economico della Chiesa Valdese. I profughi verranno accolti dalle nostre realtà e nelle parrocchie». 
	Andrea Riccardi, fondatore di Comunità di Sant'Egidio: «Abbiamo lavorato insieme alla Comunità Papa Giovanni XXIII. Creeremo due canali umanitari, negoziando duramente con il governo italiano. Faremo in modo che l’Italia possa concedere dei visti umanitari in caso di situazioni drammatiche accertate. Perché queste persone devono sopportare l’esame della morte dei Balcani e del Mediterraneo?
	Arriveranno dal Marocco e dal Libano: si parla di 1000-2000 visti, ma puntiamo al fatto che diventi un modello. Stiamo creando delle liste di persone che potranno essere accolte, allestendo dei desk in Libano e in Marocco.  E questo in Europa non l'ha fatto ancora nessuno».
	 
	Ascolta le dichiarazioni: https://youtu.be/9OJ9Cv0zirM
APG23
29/10/2015
Dalle periferie del mondo le risposte alle emergenze del nostro tempo, il convegno nazionale a Rimini, 30 e 31 ottobre 2015
	 
	Il coraggio è quello delle persone che abbandonano le proprie radici e affrontano il viaggio verso un futuro oscuro con la consapevolezza che può trasformarsi in tragedia.
	Il coraggio è anche quello di chi, da questa parte del mondo, sceglie di andare al di là dei propri interessi e va incontro a questa umanità in fuga.
	Il convegno parte dalle terre di guerra, tragiche e impoverite, per arrivare fino ai nostri confini, ai nostri muri e fili spinati.
	Vogliamo capire cosa c’è dietro la tratta degli esseri umani per chiamare le persone, la società, ad agire, perché “Si può fare”, anzi “Si deve fare”.
	Si deve fare perché nei mari di casa nostra naufragano barche con il loro carico umano di morte e disperazione, perché migliaia famiglie sono abbandonate al loro destino per le strade d’Europa.
	E’ un “Fare” che parte dalla società civile, come quello dei volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII che vivono nei campi profughi in Libano, che ad Atene sostengono i migranti in transito, e che li soccorrono – stremati o in fin di vita - sul porto di Reggio Calabria insieme a tanti altri volontari. E’ il “Fare” di tanti italiani che aprono la propria casa ad adulti e minori, aiutandoli e integrarsi nel lavoro, nella scuola, nei territori.
	Al convegno saranno presenti i profughi ospiti delle nostre strutture in Italia: la Comunità in Italia accoglie nelle proprie case circa 900 migranti, di cui 350 richiedenti asilo.
	Ci collegheremo in diretta con Libano, Grecia, Reggio Calabria.
	Saranno presenti anche rappresentanti istituzionali, delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali, del governo. Poi giornalisti, uomini di chiesa, docenti universitari e politici.
	Per trovare insieme un percorso, delle linee guida per affrontare l’emergenza di questo tempo e trasformare la paura e l’emotività in proposta positiva, concreta e attuabile di risoluzione del problema.
	Chiediamo alla società civile di andare oltre la logica del particolarismo che ci porta inevitabilmente al conflitto e di spingerci invece verso una solidarietà capace di futuro, che costruisce un modello possibile di convivenza e di cooperazione allo sviluppo.
	Per maggiori informazioni ilcoraggiodiessereumani.apg23.org
	 
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APG23
28/10/2015
Si schierano a difendere la popolazione minacciata da gruppi paramilitari
In queste ore, i volontari italiani di Operazione Colomba, corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, assieme a una commissione della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò, si stanno recando nel villaggio La Esperanza (regione di Antioquia, nord ovest della Colombia) per scongiurare lo sfollamento di massa della popolazione civile e le eventuali violazioni dei diritti umani spesso compiute da parte dei gruppi armati illegali presenti nella zona.
Nelle ultime settimane si è aggravata la situazione del municipio di San Josè de Apartadò, in particolare nei villaggi di Arenas Bajas, Arenas Altas, Playa Larga, La Esperanza, El Porvenir, La Hoz e Mulatos per la forte presenza del gruppo paramilitare denominato Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC).
Oltre alle minacce alla popolazione civile, e la possibilità di un suo sfollamento di massa, è forte il rischio di scontri a fuoco tra il gruppo paramilitare e la guerriglia delle FARC, come già sta avvenendo nell'Urabà chocoano, secondo quanto già segnalato dalle Nazioni Unite e dalla Defensoria del Pueblo colombiana.
La presenza dei volontari italiani di Operazione Colomba è stata richiesta dalla Comunità di Pace per la forte presenza del gruppo paramilitare e per le minacce proferite ad alcuni abitanti del villaggio La Esperanza, tra cui un membro della Comunità di Pace.
Operazione Colomba manifesta estrema preoccupazione per la situazione in corso e per il coinvolgimento della popolazione civile colombiana nel conflitto armato:
«Chiediamo il tempestivo intervento delle autorità competenti perché agiscano a protezione della popolazione civile e facciano cessare immediatamente il pericolo di scontri armati», denuncia Giovanni Ramonda, reponsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII.
APG23
27/10/2015
La moda di Halloween è diventata sempre più invadente. Fino a qualche anno fa, era conosciuta soltanto attraverso qualche film o fumetto americano. Oggi, con l’avvento di Internet e la moltiplicazione dei mass media, il fenomeno ha oltrepassato i confini e si è diffuso in tanti Paesi, anche di tradizione cristiana. Le vetrine delle pasticcerie e i negozi di giocattoli sono invasi da oggetti, costumi e pupazzi legati a questa ricorrenza, ben più “oscura” e pericolosa di una festa modaiola.
	Quali sono i possibili rischi e i significati nascosti di Halloween, soprattutto per i giovani? Don Aldo Buonaiuto, sacerdote esorcista, coordinatore del Servizio AntiSette della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, ha dedicato all’argomento un libro dal taglio storico-sociale-antropologico: “Halloween. Lo scherzetto del diavolo” (edizioni Sempre Comunicazione, € 10,00, nelle librerie e online).
	Sarà presentato giovedì 29 ottobre 2015, a partire dalle ore 16,00, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190. L’ingresso è libero.
	Insieme all’autore interverranno: Mons. MATTEO MARIA ZUPPI, Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, Padre FRANCESCO BAMONTE, Presidente Associazione Internazionale Esorcisti; Dott. GIUSEPPE FERRARI, Segretario nazionale del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa (Gris); Dott. MARIO LANDI, Coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito; Dott. CARLO CLIMATI, giornalista e scrittore, impegnato nel campo delle tematiche giovanili. Modera: Dott. ANGELO PERFETTI, giornalista, direttore editoriale “interris.it”. Porterà il Saluto all’Assemblea il Magnifico Rettore dell’Ateneo, Padre LUCA GALLIZIA.
	Nell’occasione, don Aldo Buonaiuto presenterà i dati aggiornati sulla diffusione del fenomeno Halloween per gli aspetti legati all’occultismo, attraverso il numero verde del Servizio AntiSette 800228866.
	 
	Scarica la locandina dell'evento.
APG23
26/10/2015
Appuntamento mensile promosso da Associazione Papa Giovanni XXIII e Pastorale giovanile diocesana di Crema: la condivisione di strada sarà con i giovani del sabato sera.
Sarà un incontro di dialogo con i giovani delle periferie, con quelli che non hanno punti di riferimento se non alcool e droghe, con i giovani che sono i più lontani dalla Chiesa. 
Da diversi anni la Comunità Papa Giovanni XXIII in numerose città italiane ha dato vita ad esperienze di frontiera (le "condivisioni fuorilemur@"): i giovani in strada incontrano le donne costrette a prostituirsi, i senza fissa dimora, i ragazzi smarriti e i dipendenti da alcool e droghe. Il Vescovo Mons. Oscar Cantoni, domenica scorsa, ha lanciato questo appuntamento mensile nella sua Diocesi di Crema.
Sull'onda delle esortazioni di Giovanni Paolo II, che per primo parlò ai suoi vescovi dell'urgenza di una nuova evangelizzazione, due saranno gli ingredienti dell'iniziativa:
	l'incontro con giovani e adolescenti ai margini, soli, smarriti là dove vivono la notte: in strada, nei pub, nei parchi;
	l'adorazione eucaristica.
«Vedendovi mi si allarga il cuore – ha confidato Mons. Cantoni ai giovani dell'Associazione - perché vedo tanti giovani amici di Gesù. Lui non ci insegna come diventare famosi, come primeggiare, come fare soldi. Il segreto di Gesù invece è servire. Il metodo è salire scendendo. E questa logica è vincente perché Gesù è risorto; grazie per le esperienze che vivete andando incontro ai giovani più lontani».
La prima serata di condivisione di strada nella città di Crema, il 19 settembre scorso, è stata vissuta in occasione del Congrosso 2015, tradizionale festa di fine estate organizzata dal Servizio condivisione giovani dell'Associazione. Ha radunato per due giorni in città circa 400 giovani provenienti dal sud, dal centro e dal nord, che durante l'estate hanno vissuto in Italia e all'estero campi estivi con le persone più ai margini della società. 
«In un pub - racconta don Federico Pedrana, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII, parlando della prima condivisione di strada nel sabato notte cremasco - abbiamo incontrato un giovane che coi suoi amici passava una notte da sballo, bicchiere alla mano. Abbiamo iniziato a parlare e in quel dialogo ad un certo punto ha condiviso la sua ferita: l'assenza di suo papà. Proprio nell'Anno della misericordia, ecco in quel volto e in quelle sue parole emergeva il grido del povero, il bisogno di ogni essere umano dell'abbraccio di un Padre».
Insieme agli amici della Pastorale giovanile cremasca, il prossimo appuntamento col giovane “popolo della notte” sarà sabato 19 dicembre.
Il Servizio condivisione giovani Apg23 già vive questa esperienza di incontro dal 2012 anche nella metropoli di Milano.
La Comunità si prepara così alla Gmg 2016 di Cracovia; l'evangelizzazione di strada (intesa come preghiera e incontro col povero) è una prima tappa per riscoprire e testimoniare la tenerezza, la benevolenza, la misericordia di Dio Padre. Verso chi è più lontano e fragile.
APG23
24/10/2015
A Rimini il 30 e 31 ottobre un convegno nazionale per comprendere cosa c’è dietro la tratta degli esseri umani e per capire cosa si può fare per le migliaia di famiglie abbandonate al loro destino per le strade d’Europa, e le barche naufragate nei nostri mari con il loro carico di morte e disperazione.  
	A parlarne saranno rappresentanti istituzionali delle Nazioni Unite, degli organismi internazionali e del governo. Poi giornalisti, docenti universitari e politici. Soprattutto saranno presenti i profughi ospiti delle strutture del nostro territorio. Ci saranno collegamenti in diretta con i campi profughi e le periferie: Libano, Grecia, Reggio Calabria.  
	Proprio un campo profughi del Libano, a pochi chilometri dalla Siria, è, per diversi mesi l’anno, la “casa” del riminese Alberto Capannini. Alberto, sposato con 3 figli, è uno dei responsabili di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Viviamo in mezzo ai profughi siriani, con loro, in tende come le loro cercando di non lasciarli soli di fronte a questa violenza enorme, la violenza della guerra - ci racconta Alberto. Da questo “osservatorio privilegiato” Capannini ha la possibilità di vedere queste masse di persone che hanno perso tutto, che scappano dalla guerra e dalla violenza con il sogno di poter vivere in pace in Europa e “Non sarà certo un muro o un filo spinato a fermarle”.
	Il convegno “Il coraggio di essere umani – dalle periferie del mondo le risposte alle emergenze del nostro tempo” si terrà a Rimini al teatro Novelli il 30/31 ottobre 2015. E’ organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.  Porterà il proprio contributo anche il coordinamento per la Pace di Rimini, che ha allo studio i percorsi di integrazione sul territorio.
	 
	Per info e iscrizioni ilcoraggiodiessereumani.apg23.org
	Per interagire in diretta durante i lavori del convegno l’hastag è #iohocoraggio   
	 
	Scarica l’intera testimonianza di Alberto Capannini. 
APG23
24/10/2015
Il libro intervista scritto da Giovanni Paolo Ramonda su matrimonio e famiglia in occasione del Sinodo è arrivato a papa Francesco grazie Sara e Paolo, i due novelli sposi ritratti in copertina nel giorno delle nozze. 
	 
	“I cinque talenti degli sposi” arrivano nelle mani di papa Francesco. A fare la “consegna” sono stati Sara e Paolo, i due giovani che appaiono nella copertina del libro-intervista che Giovanni Paolo Ramonda ha dedicato al tema della famiglia, in occasione del Sinodo.
	IL DONO AL PAPA
	«Eravamo tra le coppie di novelli sposi che Papa Francesco ha ricevuto nell’udienza generale di mercoledì 21 – racconta Sara – e quando è venuto a salutarci gli abbiamo consegnato il libro. Ci sembra che abbia apprezzato molto il dono: l’ha preso in mano, ha sfogliato le prime pagine e ci ha sorriso. Dentro gli abbiamo messo anche una dedica».
	NOVELLI SPOSI
	La foto che li ritrae in copertina del libro, sorridenti, vestiti da sposi a bordo di una vespa rossa, è stata scattata il 21 agosto, giorno del loro matrimonio.  
	Sara è figlia di Orietta e Agostino Lanzarotto, membri della Comunità Papa Giovanni XXIII che vivono a Bonavigo, in provincia di Verona. Una famiglia aperta all’accoglienza non solo dei figli naturali (Sara ha una sorella e 2 fratelli, entrambi in seminario) ma anche di bambini e mamme in difficoltà. Una scelta di attenzione ai più deboli che Sara ha respirato fin da piccola e che lei stessa vive partecipando alle varie iniziative di “condivisione” organizzate dal gruppo giovani della Comunità: feste e vacanze vissute con chi altrimenti resterebbe escluso.
	L’incontro con Paolo non le ha fatto cambiare direzione, anzi, anche lui è rimasto affascinato da queste scelte nate dal carisma di don Oreste Benzi, e si è lasciato coinvolgere.
	Così, alla messa e alla festa del loro matrimonio, non mancavano quei “piccoli” che ormai fanno parte della loro vita.
	L'ACCOGLIENZA DEI POVERI
	«L’accoglienza dei poveri» è uno dei cinque talenti indicati da Ramonda nel libro, come via per una famiglia che si rinnova. Una scelta «esigente» – scrive il successore di don Benzi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII - ma piena di frutti: «quella che si apre all’accoglienza è una relazione sovrabbondante, perché senti che la tua vita si realizza».
	Riflessioni la cui utilità e attualità rispetto al dibattito in corso nella Chiesa è stata sottolineata da monsignor Bruno Forte nella prefazione: «Le riflessioni di Paolo Ramonda – scrive il segretario del Sinodo – si offrono come un contributo umile, sincero e ricco di vissuto sia al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, che al grande evento dell'amore infinitamente misericordioso del Dio di Gesù Cristo, che papa Francesco ha voluto offrire alla Chiesa e al mondo con l'indizione dell'anno giubilare della misericordia»
	UN LEGAME CHE NON TOGLIE LIBERTA'
	Ora questo dono è nelle mani di Francesco, grazie a due giovani che hanno creduto all’amore per sempre. Un vincolo che non limita ma apre a nuove possibilità. 
	«L’amore, come anche l’amicizia, devono la loro forza e la loro bellezza proprio a questo fatto: che generano un legame senza togliere la libertà – ha detto il Papa durante l’udienza –: l’amore è libero, la promessa della famiglia è libera e questa è la bellezza! Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio».
	(alessio zamboni)
APG23
23/10/2015
L'8 aprile di ogni anno è la giornata mondiale del popolo Rom. 
Nel 2015 la Comunità Papa Giovanni XXIII è stata a Roma dal Papa, insieme ad un gruppo di famiglie Rom, ed insieme ai volontari che da lungo tempo fanno famiglia con loro.
«È stato un vero pellegrinaggio, che ci ha portato insieme a questi fratelli ad incontrare il Santo Padre in udienza speciale», è rimasta entusiasta Giovanna, volontaria fra i campi Rom.
A 50 anni dallo storico incontro di Paolo VI con i nomadi a Pomezia, Papa Francesco ha voluto convocarli tutti Domenica 25 e lunedì 26 ottobre 2015:  Rom, Sinti e Camminanti. Sono un popolo senza terra che, dopo secoli di peregrinazioni, stenta nel trovare spazi di vita nella società.
«Al Papa portiamo i membri delle famiglie rom al cui fianco da più di 20 anni condividiamo il cammino, prima nei campi, ora sulla strada, o nell'accoglienza di vicinato (ospitiamo le roulotte nei cortili delle nostre comunità), o nella condivisione diretta dentro le nostre case-famiglia», spiega Giovanna.
Il primo incontro della comunità Papa Giovanni con il popolo rom e sinto è avvenuto a Rimini nell’89 insieme a Oreste Benzi. In quell’anno un gruppetto di famiglie rom, appena arrivate dalla ex Yugoslavia, si erano stanziate in un parcheggio, dove già sostavano alcuni sinti e questo ha subito suscitato una forte reazione della popolazione e dell’amministrazione comunale, per cui in poco tempo il sindaco emanò un decreto di sgombero forzato. Don Oreste intervenne personalmente per prendere le difese di quelle famiglie ed impedire lo sgombero dall’area occupata.  Da quel momento è iniziato il cammino con questo popolo, irto di ostacoli, incomprensioni e battaglie, ma «che ha dato e sta dando tuttora dei buoni frutti», spiega Giovanna.
Le famiglie venute dal Papa provenivano da Rimini, Bologna, Modena, Ferrara, Rovigo, Chieti. C'erano Grazia, da Cento(BO), con Etta, la "zingaretta": Etta, gravemente disabile, vive con lei come una figlia da ormai 15 anni. 
Grazia ed Etta hanno portato la propria testimonianza davanti a Papa Francesco, e a tutto il popolo zingaro cui Etta appartiene. Dalla sua carrozzina lei non parla, ma: «il suo sorriso disarmante e contagioso la rende testimone luminosa dell'amore misericordioso di Dio, che sulla croce espia il peccato degli uomini e apre al mondo intero la via del perdono, della salvezza e della pace», spiega Giovanna.
Nella tarda mattinata di domenica i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno partecipato alla Santa Messa, con tutti i pellegrini Rom e Sinti al Santuario del Divino Amore, luogo molto caro a questo popolo. Nel pomeriggio immancabile lo spettacolo del gruppo dei circensi. 
Il pellegrinaggio è culminato nella giornata di lunedì 26 con l’udienza del Santo Padre in Sala Nervi, dove c'erano più di 7.000 pellegrini.
«Siamo andati con gioia grande da Papa Francesco con questi fratelli che desiderano sentire una parola per loro dal Pastore della Chiesa. Una parola che li faccia sentire parte della grande famiglia della Chiesa, nel cuore del Santo Padre, perché prima di tutto sono nel cuore di Dio Padre, che li ha amati, pensati e voluti con una originalità. È una parola che parla anche a noi gagi (come vengono chiamati dai Rom i 'non nomadi'), che siamo rappresentanti di un mondo ed una società ancora troppo ostile a questo popolo; speriamo di diventare capaci di conoscerlo, prima di tutto, e di saper apprezzare la diversità come dono da accogliere e condividere», conclude Giovanna.