APG23
16/10/2015
In occasione della Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà, i racconti dei giovani che condividono la vita con gli homeless 
	«Ho ben presente le notti in cui ho dormito con le persone dei container: sentivo i rumori fuori, avevo la paura continua di esser scoperto e cacciato, avevo freddo, il posto era sporco. Con i senza fissa dimora noi siamo alla pari, non ci possono dire niente: sanno che viviamo come loro, che capiamo cosa vuol dire».
	Lo racconta Jonatha Ricci, coordinatore per la Condivisione di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII, che vive in una Capanna di Betlemme di Forlì, gomito a gomito con chi arriva dalla strada: «Io e i nostri giovani - spiega - non siamo operatori; semplicemente viviamo insieme con chi non ha un tetto, 24 ore al giorno. Io dormo con loro, mangio con loro, vivo gli stessi problemi».
	A Chieti Luca Fortunato coordina la casa: «Vivo con 47 signori, fra i 50 e i 70 anni, il cui dramma è di aver perso il lavoro. Mancano loro pochi anni alla pensione e non riescono a riqualificarsi; li abbiamo conosciuti per strada e gli abbiamo proposto di venire a stare da noi».
	140 posti letto in Italia sono messi a disposizione dalla Comunitá Papa Giovanni XXIII per l'ospitalità temporanea, grazie ai ragazzi che scelgono di condividere la vita con i senza fissa dimora.
	67.511 notti di accoglienza sono vissute in condivisione a Milano, Cuneo, Bologna, Forlì, Rimini e Chieti. Le mense di strada di Roma, Torino e Milano dispensano un totale di 30.680 pasti all'anno. Sono stati circa 3000 i volontari che il 26 e 27 settembre scorsi hanno raccolto donazioni in 850 piazze di tutta Italia per mantenere le strutture, in occasione dell'evento di piazza Aggiungi un pasto a tavola (foto). 
	Nella Capanna di Betlemme di Forlì le “camerate” hanno al massimo otto posti, mentre chi riesce a progettare un percorso di reinserimento nella società, e a fermarsi nelle case per un tempo più lungo, trova stanze anche da tre o quattro posti.
	Fra gli accolti ci sono giovani che sono finiti in strada per il gioco d’azzardo o per problemi di tipo relazionale, stranieri soli, ma anche una graziosa signora di oltre 50 anni che nella Capanna di Rimini ricorda con nostalgia i bei tempi andati: «Lavoravo sulle navi da crociera, ero giovane, bellissima coi capelli scuri e neri. Ho passato dei bei momenti; è duro oggi essere rimasta da sola, con i miei figli lontani che non si prendono cura della loro madre».
	Dalle Capanne di Betlemme, ogni sera, gruppi di ragazzi e ragazze escono verso le aree più degradate delle città per incontrare le persone della strada e proporre loro, ben più importante degli aiuti contingenti, la possibilià di un colloquio.
	Per la Giornata internazionale contro la povertà di sabato 17 ottobre, che in Italia ricorda le persone senza fissa dimora, i volontari torneranno a vivere la strada: A Rimini, al fianco delle iniziative organizzate insieme alla Caritas diocesana; a Roma, partecipando all'iniziativa Miseria Ladra di Libera, a Milano unendosi alle iniziative del giornale di strada Terre di Mezzo, a Bologna con una festa nella Capanna di Betlemme di Castel Maggiore.
	 
	Per approfondire: https://www.apg23.org/it/senza_fissa_dimora/
	 
	Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=2E4OC3HtkoQ
APG23
14/10/2015
«E' in aumento il numero dei minori profughi non accompagnati che sbarcano; come Papa Giovanni XXIII lanciamo un allarme. Le ragazzine che arrivano sono proprio piccole. Si sta abbassando di molto l’età dei minori non accompagnati, moltissimo. E tutte subiscono violenza in Libia, è sistematico». Queste le parole di Giovanni Fortugno responsabile per la Comunità Papa Giovanni XXIII del servizio immigrazione, impegnato in prima linea negli sbarchi a Reggio Calabria.
	
	Le persone sbarcate a Reggio sono circa 37.000 da giugno dell’anno scorso ad oggi. Il 10% di queste sono minori non accompagnati, e novità di quest’anno è: fra loro ci sono più bambine, che bambini. I minori in fuga non accompagnati provengono principalmente da Eritrea, Somalia, Gambia, Egitto e Nigeria.
	
	«Qualche giorno fa una ragazza di 20 anni, che viveva in un villaggio raso al suolo da Boko Haram in Nigeria, ha raccontato di aver visto suo marito morire, lei è stata presa a legnate e le hanno rotto i denti. E’ arrivata in Italia incinta, molto provata dal punto di vista psicologico. Ogni sbarco ci porta persone torturate, un ragazzino eritreo arrivato pochi giorni fa aveva la schiena veramente dilaniata. Sono torture, senza un motivo specifico, ogni scusa va bene. Vengono messi in questi capannoni prima della partenza per un mese, gli danno da mangiare riso ed erbe e poi li mettono sui barconi».
	
	I ragazzini che sbarcano soli, anche a 10 o 12 anni, sono sempre più provati, più sporchi, psicologicamente e fisicamente devastati. In Libia sono tenuti in condizioni disumane. Sempre più spesso hanno la scabbia o la tubercolosi.
	
	I volontari della Papa Giovanni li accolgono, ascoltano le loro storie, forniscono un tutoraggio legale, li inseriscono a scuola. Continua Fortugno: «Cerchiamo di costruire con loro un progetto sebbene di 300 minori arrivati quest’anno solo una piccola percentuale sia rimasta all'interno dei percorsi di accoglienza, molti scappano e di loro si perdono le tracce».
	
	Di questo e di altri temi si parlerà il 30 e 31 ottobre al convegno nazionale “Il coraggio di essere umani”, organizzato a Rimini dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
	
	Il programma delle due giornate prevede confronti tra esponenti della società civile, politica ed ecclesiale, storie di profughi sopravvissuti agli orrori della Libia e alla traversata in mare, testimonianze di volontari impegnati in prima linea negli sbarchi, nelle zone di conflitto e nei campi profughi in Libano e Grecia.
	Tra i relatori Andrea Riccardi, Comunità di Sant’Egidio; Stefano Zamagni, economista; Domenico Quirico, giornalista; Gianfranco Cattai, Focsiv; Francesco Petrelli, Concord Italia e Johan Ketelers, International Catholic Migration Commission.
	A moderare Enzo Romeo giornalista Rai e Alberto Chiara inviato di Famiglia Cristiana.
	
	Scarica il programma: ilcoraggiodiessereumani.apg23.org
	Sono disponibili gratuitamente foto in alta risoluzione: vedi i provini
	 
APG23
14/10/2015
Il 10% dei profughi che sbarcano a Reggio Calabria sono minori non accompagnati. Negli ultimi mesi aumentano le ragazzine e tutte hanno subìto violenza. 
	Se ne parlerà a Rimini al convegno del 30-31 ottobre “Il coraggio di essere umani"
	Dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnati negli sbarchi risuona il campanello di allarme: continua a salire il numero dei minori profughi non accompagnati.  «Le ragazzine che arrivano sono proprio piccole. Si sta abbassando di molto l’età dei minori non accompagnati, moltissimo. E tutte subiscono violenza in Libia, è sistematico». Così racconta Giovanni Fortugno responsabile per la Comunità del servizio immigrazione, impegnato in prima linea negli sbarchi a Reggio Calabria.
	Le persone sbarcate a Reggio sono circa 37.000 da giugno dell’anno scorso ad oggi. Il 10% sono minori non accompagnati, e la novità di quest’anno è che fra loro ci sono più bambine che bambini. I bambini in fuga  non accompagnati provengono principalmente da Eritrea, Somalia, Gambia, Egitto e Nigeria.
	«Qualche giorno fa una ragazza di 20 anni, che viveva in un villaggio raso al suolo da Boko Aram in Nigeria, ha raccontato di aver visto suo marito morire, lei è stata presa a legnate e le hanno rotto i denti E’ arrivata da noi incinta, è molto provata dal punto di vista psicologico. Ogni sbarco ci porta persone torturate, un ragazzino eritreo arrivato pochi giorni fa aveva la schiena veramente dilaniata. Sono torture, senza un motivo specifico, ogni scusa va bene. Vengono messi in questi capannoni prima della partenza per un mese, gli danno da mangiare riso ed erbe e poi li mettono su questi barconi, questo è il percorso che fanno».
	I ragazzini che entrano nella casa di accoglienza per minori a Reggio Calabria della Comunità Papa Giovanni XXIII sono sempre più provati, più sporchi, psicologicamente e fisicamente devastati. In Libia sono tenuti in condizioni disumane. Sempre più spesso hanno la scabbia. 
	I volontari della Papa Giovanni gli accolgono, sono ragazzini di 10/12 anni, ascoltano le loro storie, forniscono un tutoraggio legale, li inseriscono a scuola. Continua Fortugno: «Cerchiamo di costruire con loro un progetto sebbene di 300 minori arrivati quest’anno solo una piccola percentuale è rimasta in struttura, molti scappano e di loro si perdono le tracce».
	Questo e altri temi verranno affrontati il 30 e 31 ottobre al convegno nazionale “Il coraggio di essere umani”, organizzato a Rimini dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
	Il programma delle due giornate prevede confronti tra esponenti della società civile, politica ed ecclesiale, storie di profughi sopravvissuti agli orrori della Libia e alla traversata in mare, testimonianze di volontari impegnati in prima linea negli sbarchi, nelle zone di conflitto e nei campi profughi in Libano e Grecia.
	Tra i relatori Andrea Riccardi, Comunità di Sant’Egidio; Stefano Zamagni, economista; Domenico Quirico, giornalista; Gianfranco Cattai, Focsiv; Francesco Petrelli, Concord Italia e Johan Ketelers, International Catholic Migration Commission.
	A moderare Enzo Romeo giornalista Rai e Alberto Chiara inviato di Famiglia Cristiana. 
	
	Il programma è visibile sul sito ilcoraggiodiessereumani.apg23.org
	
	 
	Per informazioni: 0541/909635, orario ufficio
APG23
14/10/2015
Le nuove norme approvate dalla Camera sul diritto di cittadinanza per i minori stranieri sono un importante passo avanti. Superata l'esclusione dei minori disabili. Ora la parola passa al Senato.
 
La Comunità Papa Giovanni XXIII esprime soddisfazione per l'approvazione delle nuove norme sul diritto di cittadinanza in favore dei minori stranieri presenti in Italia, con il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli "temperato" e allo "ius culturae". 
«Si tratta di un importante passo in avanti che aiuterà molti bambini e ragazzi e molte famiglie ad inserirsi pienamente e legalmente nella società italiana, con grande beneficio non solo per loro ma per tutti» ha commenta il responsabile generale dell'associazione Giovanni Ramonda, che da lunedì si trova in Africa per visitare le missioni della comunità, presente in Zambia, Tanzania, Kenya, Burundi e Camerun.
«In particolare siamo contenti del fatto che sia stata corretta una grave carenza presente nel testo originario, che escludeva da questo diritto i minori stranieri con gravi handicap di tipo intellettivo – sottolinea Ramonda –. Ora confidiamo che anche il Senato recepisca le norme in tempi rapidi affinché la legge diventi operativa in breve tempo».
Il tema dei minori stranieri con gravi handicap sta particolarmente a cuore alla Comunità Papa Giovanni XXIII, che ne ha diversi accolti nelle proprie case famiglia. A questi ragazzi oggi è negato il diritto di acquisire la cittadinanza perché sono incapaci di prestare giuramento e di dichiarare la volontà di acquisire la cittadinanza.
Si tratta di una grave discriminazione, dovuta ad una lacuna normativa che anche il nuovo testo rischiava di perpetuare.
Nelle scorse settimane la Comunità Papa Giovanni XXIII, come pure altre organizzazioni, si era mobilitata per far presente ai parlamentari la questione, e alla fine il testo è stato emendato, consentendo che ad esprimere la volontà del soggetto "incapace di intendere e volere" sia chi ne ha la tutela.
(alessio zamboni)
APG23
12/10/2015
La Papa Giovanni XXIII in V Commissione consiliare a Bologna
120 persone sono ospitate dalle realtà di accoglienza del territorio: si contano 12 case famiglia, 1 casa per senza fissa dimora, 1 comunità per le dipendenze, 3 casa di accoglienza per adulti. 21 minorenni di cui 5 con handicap hanno trovato una famiglia nei dintorni di Bologna. Altri 25 nuclei familiari ricevono un sostegno dalla Comunità.
A questi numeri si aggiungono le 40 persone vittime di tratta che sono in protezione sociale, i 18 disabili che frequentano il centro diurno, i 24 assunti svantaggiati, le 25 borse lavoro che conta il centro di reinserimento lavorativo.
La delegazione della Papa Giovanni ha così presentato alla V Commissione Consiliare di Bologna (con deleghe a Sanità, Politiche Sociali, Sport, Politiche Abitative), i dati che testimoniano la sua presenza ventennale sul territorio.
Al tema della lotta alla prostituzione si è mostrata interessata la consiliera Raffaella Santi Casali del Pd: «E' possibile contrastare il fenomeno contando sulla denuncia degli sfruttatori da parte delle ragazze che togliete dalla strada»?
A lei ha risposto Andrea Montuschi, Responsabile per la Zona Emilia della Comunità: «Ci sono diversi esempi in tal senso; in questo campo è fondamentale la sinergia tra associazionismo, Enti locali e Forze dell'Ordine; solo uniti possiamo essere veramente incisivi nel difendere i diritti di chi è vittima di tratta».
 
APG23
09/10/2015
«Invitiamo Governo e Parlamento italiani a non cedere alla logica della guerra ma ad assumere anche in Siria, come in Libia, un ruolo forte e coraggioso nel costruire una pace vera, che tolga terreno all'espandersi del terrorismo e del Daesh (noto anche come Stato islamico, Is)».
	
	È la posizione espressa della Comunità Papa Giovanni XXIII rispetto all'ipotesi di intervento armato dell'Italia nel conflitto in Medio Oriente.
	
	«I bombardamenti distruggono non solo case e ponti ma anche l'organizzazione sociale, creano spazi vuoti dove prosperano estremismi e terrorismo. L'abbiamo visto in Afghanistan, in Iraq, in Libia – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile generale dell'Associazione –. Il Daesh si sta espandendo proprio grazie a guerre che sono guidate solamente da interessi economici e di potere».
	
	Prosegue Ramonda: «Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon durante la recente Assemblea Generale l'ha detto esplicitamente: "l'attuale situazione di stallo del Consiglio di sicurezza sulla crisi in Siria è dovuta alla posizione di Paesi come gli Usa, la Russia, l'Arabia Saudita, l'Iran e la Turchia". Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice di una iniziativa diplomatica internazionale che favorisca la collaborazione tra questi Paesi».
	
	«E' ora che il Governo smetta di pensare alle armi come unico strumento di difesa – conclude Ramonda – e valorizzi la Difesa Civile non armata e nonviolenta.
	In Italia ci sono organizzazioni - Operazione Colomba è una di queste - che da molti anni sono impegnate con successo nella soluzione pacifica dei conflitti internazionali. Di fronte alle nuove sfide servono nuove strategie».
APG23
08/10/2015
"provocazioni sul matrimonio e sulla famiglia", nel nuovo libro di Giovanni Ramonda
	Affronta temi difficili, come la comunione ai divorziati risposati; oppure quello delle relazioni nelle coppie omosessuali. Al centro sono temi quotidiani, come l’amore tra gli sposi, e l’educazione dei figli. Ma non mancano temi che aprono nuovi scenari di slancio, come la missionarietà delle famiglie e l’accoglienza dei poveri.
	Mentre la Chiesa è alle prese con il Sinodo, Giovanni Paolo Ramonda – successore di don Oreste Benzi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII – in questo libro/intervista si smarca dalle facili contrapposizioni e sceglie il taglio dei talenti per parlare di famiglia: quali sono i doni specifici che gli sposi sono chiamati a far fruttare? E così si scopre che la famiglia non è ideologia ma vita incarnata, vissuta, e che la visione cattolica sulla famiglia non è uno steccato da difendere ma una proposta affascinante.
	
	«Le riflessioni di Ramonda si offrono come un contributo umile, sincero e ricco di vissuto sia al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, che al grande evento dell’amore infinitamente misericordioso del Dio di Gesù Cristo, che Papa Francesco ha voluto offrire alla Chiesa e al mondo con l’indizione dell’anno giubilare della misericordia», ha scritto nella prefazione Mons. Bruno Forte.
	
	La famiglia è un organismo vitale – questa è la fiducia di fondo che emerge dal testo – che si rigenera nella storia, e gli sposi hanno una missione. E' una missione per tutti, non solo per i credenti, perché è una missione di umanità.
	
	Editore Sempre comunicazione, 125 pagine, 10 euro, nelle librerie o acquistabile online.
APG23
07/10/2015
L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con alcuni Consorzi dei servizi della provincia di Cuneo organizza 4 incontri sul tema dei bambini e dei ragazzi che vivono nelle famiglie vulnerabili, ossia famiglie e nuclei in situazione di svantaggio psico-socio-educativo o economico.
	
	Il sostegno e la cura delle famiglie oggi in difficoltà, i bisogni affettivi e relazionali che i bambini esprimono e che se non realizzati portano a gravi carenze affettive, l’allontanamento dalla famiglia e le soluzioni realizzabili (affido – adozione – Case Famiglia – Comunità), sono alcuni temi che verranno affrontati negli incontri.
	
	Nel primo incontro previsto per Sabato 17 ottobre l’attenzione sarà sulle famiglie e nuclei che abitano le nostre città e che vivono realtà di fatica sociale ed educativa. Si cercherà di rispondere a domande quali:
	• Quanto, come e fino a quando è importante sostenere ed accompagnare queste famiglie?
	• Quali sono gli interventi più efficaci per garantire ai bambini ed ai ragazzi percorsi di protezione e di cura quando le famiglie non riescono ad esprimere pienamente le proprie competenze educative e di accudimento?
	• Come conciliare i tempi di recupero di una famiglia con i tempi di crescita di un bambino?
	• Quando è necessario allontanare un minore dalla sua famiglia?
	Se ne parlerà con la dott.ssa Anna Maria Baldelli Procuratore generale della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino, e con assistenti sociali, psicologi, avvocati, operatori sociali, che a vario titolo quotidianamente operano con le famiglie ed i minori.
	 
	L’invito è quindi per Sabato 17 ottobre 2015 a Fossano dalle ore 9,00 alle 13 presso il Salone Incontri Centro “Santa Chiara” Via Villafalletto 24 a Fossano (CN).
	 
	Scarica il programma completo. 
	 
APG23
04/10/2015
Il 4 ottobre è il Giorno del Dono, un modo per riflettere su come il donare, sia molto più di un semplice dare.
	Donare per la Comunità non è un semplice dare, è vedere l'ingiustizia nel mondo, è dare voce a chi non ha voce, è rimuovere le cause che stanno alla radice delle emarginazione.
	Le persone e le realtà che ci sostengono, che donano il loro tempo vorremmo entrassero nelle case e nelle realtà di accoglienza della Comunità perchè le persone, i bambini, gli anziani che beneficiano del loro aiuto sono volti e vite che scorrono insieme alle nostre e perchè, come diceva Don Oreste, "il sorriso di un bambino è il più bel grazie al vostro gesto d'amore".
	Così quando riceviamo chiamate come quella di Stafania, pensiamo di essere sulla giusta strada.
	"Ho ricevuto la vostra lettera di ringraziamento ma devo comunicarvi che c'è un errore. Mi ringraziate dicendo "Abbiamo bisogno di te, che rendi possibile tutto questo. Sei tu che trasformi un tetto in una vera casa, trasformi una tavola in un abbraccio che accoglie chi ha più bisogno.” Questo non è vero.
	Siete voi che fate tutto questo. Io con le mie offerte posso solo darvi un tetto e una tavola, siete voi che li trasformate in una casa e in un abbraccio. Se non ci foste voi, con le vostre braccia che accolgono, rimarrebbero solo un semplice tetto e una semplice tovaglia, invece voi date un’anima a quel pezzo di legno, di cemento, di stoffa. Io sono contenta perché so che così i miei soldi si trasformano e invece di restare solo ricchezza materiale diventano fiori."
APG23
02/10/2015
La presenza dei nonni accompagna e sostiene  la vita, come dei veri angeli custodi che aiutano, curano, sostengono.
	Il mese di ottobre è iniziato con due feste importanti: se quella di ieri è stata la giornata della Terza età, oggi arriva la Festa dei nonni, indetta in Italia nel 2005.      
	«Le nuove strade si possono percorrere soltanto ricordando ciò che è stato fatto in passato – spiega Daniela Drei, animatrice generale del Servizio Anziani della Comunità Papa Giovanni XXIII –. La presenza dei nonni accompagna e sostiene la nostra vita, sono come dei veri angeli custodi che aiutano, curano, sostengono». 
	«La Comunità Papa Giovanni cerca di ricreare degli ambienti familiari in cui gli anziani possano essere accuditi con amore, aiutando così le famiglie a star loro vicino: progetti di prossimità domiciliare, centri diurni, accoglienza nelle case famiglia», continua Daniela. 
	Per rinforzare il legame fra le generazioni, un’ottima occasione è fornita dal libro "Favole per i nonni”,  edito da Sempre Comunicazione: undici storie, volutamente semplici ed essenziali, che offrono spunti per approfondire grandi temi educativi. 
	 
	(daniele tappari, foto di Anna Antonello)
	 
APG23
29/09/2015
Uniti nella liberazione delle vittime della prostituzione. La Chiesa condanna la prostituzione e ammonisce i violentatori. 
	 
	Ero tra i partecipanti del Simposio internazionale sulla Pastorale della strada a Roma, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Il 17 settembre il Papa, ci ha salutati uno ad uno. Così ho potuto salutarlo personalmente e, a nome della Comunità Papa Giovanni XXIII, assicurare che siamo tutti con lui, chiedendogli anche, con le parole di don Oreste Benzi, che ci aiuti affinché la Chiesa sia unita nella liberazione delle vittime della prostituzione e intervenga sui clienti del mercato del sesso e di ogni ambito di sfruttamento. 
	In quel momento mi sono sentita di consegnargli il mio libro Quello che gli occhi non vedono, edito da Sempre Comunicazione, in cui ho raccolto la voce delle sopravvissute al racket, accolte nelle nostre case famiglia. Il Papa ha risposto: «Farò tutto il possibile ma tutti voi dell'Associazione Papa Giovanni XXIII pregate tanto tanto per me! Grazie davvero per quello che fate!».
	Il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti ha infatti raccolto la scorsa settimana le proposte avanzate al Simposio internazionale sulla Pastorale della strada da 42 rappresentanti di congregazioni religiose e organismi ecclesiali che hanno incontrato il Pontefice in Vaticano. Nei prossimi giorni il Papa lancerà un Piano di azione in risposta al fenomeno dei bambini e delle donne della strada alla luce degli insegnamenti dell' Enciclica Laudato si' sul degrado del Creato che è anche degrado delle creature.
	Tre i punti che segnano una svolta nella Pastorale della strada:
	
		
			La Chiesa condanna tutte le forme di prostituzione che disonorano e degradano la dignità della vita dei bambini e delle donne e chiede di abolire ogni forma di prostituzione legalizzata ovunque esista.
	
	
		
			Chiede ai governi di assicurare alla giustizia tutti coloro che facilitano o promuovono o organizzano qualsiasi forma di sfruttamento e ammonisce i trafficanti, gli sfruttatori e i violentatori ad abbandonare tali attività e a convertirsi.
	
	
		
			Propone di inserire materie di studio sullo sfruttamento sessuale e lavorativo dei bambini e delle donne, all’interno della formazione nei seminari, nei collegi, nelle scuole e nelle università.
	
	«I bambini e le donne della strada non sono numeri, - ha ricordato Bergoglio – non sono pacchi, ma sono figli di Dio, come noi, hanno i nostri stessi diritti. Non scoraggiatevi nell'occuparvi con premura di questo popolo invisibile!».
	Che il Papa abbia davvero a cuore il loro futuro è evidenziato anche in uno dei passaggi del discorso pronunciato venerdì 25 settembre nel Palazzo di Vetro di New York all'Onu. «Il mondo chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante (...) per vincere quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato».
	(Irene Ciambezi)
APG23
28/09/2015
Minorenni, scappano dalla famiglia in Eritrea con un sogno nel cuore.
	 
	Scappano da soli, senza salutare la mamma, i fratelli, i parenti: avvertono la famiglia con una telefonata solo una volta arrivati in Sudan. Alcuni, di appena 10 anni, cambiano idea, piangono. Ma è troppo tardi, a quel punto tornare indietro non sarà più possibile: i familiari si troveranno di fatto costretti a spedire ai figli il denaro per continuare il viaggio. 
	Questi ragazzi a quel punto hanno solo due idee ben chiare in mente: in Eritrea non torneranno mai più, è la prima.
	Non subiranno più a scuola la punizione delle dita schiacciate fra le penne, non diventeranno soldati già dai 18 anni (e non resteranno al fronte fino ai 40-50 anni come la legge eritrea prevede).
	Almeno la metà degli 80 minorenni che sono ospitati nel centro di prima accoglienza del rione Archi di Reggio Calabria proviene dall’Eritrea; in questa ex scuola (di un quartiere di ‘Ndrangheta) i ragazzi avrebbero dovuto oziare solo per i primi 3 giorni dopo lo sbarco; in realtà alcuni di loro abitano qui ancora dopo oltre 3 mesi. Come tutti, erano arrivati in città raccolti in mare da qualche nave europea, e si erano sentiti quasi arrivati alla loro metà finale. E oggi scappano ancora.
	La seconda idea ben chiara che hanno in mente è: in Italia non si resta. Vogliono raggiungere la Svizzera, la Svezia, l’Inghilterra. Chiedono dov’è Roma, dov’è Milano. 
	Giovanni Fortugno (animatore generale per l’immigrazione di Apg23 e conosciuto in città come coordinatore del Coordinamento diocesano per l’emergenza sbarchi) denuncia che per molti di loro non si saprà più nulla; c’è stato il caso di un eritreo, accusato del traffico di minori verso il Nord, che è stato arrestato nei giorni scorsi. «Di metà dei minorenni che sbarcano si perdono le tracce; alcuni di loro rischiano di essere assoldati - denuncia Fortugno - da gruppi malavitosi». 
	Apg23 gestisce in città, in collaborazione con moltissime realtà del territorio e della chiesa locale, una casa di accoglienza per minori soli non accompagnati. Subito dopo lo sbarco di lunedì scorso (oltre 1000 persone si erano riversate sulla banchina del porto sotto una pioggia battente)  ci abitavano, fra gli altri, 4 ragazzini eritrei. Quattro giorni dopo due bimbe erano già scappate: G. e S., 17 anni dichiarati anche se ne dimostravano di meno. Con gli altri accolti della casa avevano giocato a dama, avevano ascoltato la musica; erano arrivate con lo sbarco del 4 settembre.
	A. ed E., di 13 e 14 anni per ora hanno deciso di restare: mercoledì è stato infatti per loro il primo giorno di scuola in una terza media italiana: è un mezzo sogno che si realizza. A., però, ripete spesso: «Io me ne andrò al Nord, in Italia non ci voglio rimanere». L’equipe cerca di evitargli i contatti con gli altri ragazzi del centro di prima accoglienza, per rendergli più difficile organizzare la fuga. 
	Il viaggio dall’Eritrea è durato un anno e mezzo per E., e 9 mesi per A; hanno subito qualche maltrattamento in Libia ma non mostrano traumi evidenti. Alla domanda: «Ma ti mancano i tuoi genitori?», E. risponde: «E anche se mi mancano cosa ci posso fare? Nulla». 
	«Quando sei nato?» «Durante la terza offensiva».
	Bruna, che coordina la casa, si è preparata all’idea del distacco se dovessero scappare: «Sono bimbi che accogli come fossero tuoi figli; ma devo rendermi conto che hanno già abbandonato le loro madri. Come posso pretendere che decidano di rimanere con me? Prego per loro, li affido a Maria».
	Un ragazzo e una ragazza che per ora non hanno intenzione di fuggir via dalla casa di accoglienza di Reggio Calabria sono A. e G, entrambi di 17 anni, arrivati dalla Nigeria: lei era stata rapita incinta in Libia e lui aveva lavorato per pagarle il riscatto. Bruna e Marco (un giovane volontario di Vicenza) li hanno accompagnati in ospedale per la nascita del loro bambino.
	Ora hanno trovato qui la loro famiglia italiana.
	Oggi a Reggio Calabria è previsto lo sbarco di altre 487 persone da una nave battente bandiera norvegese. Almeno 34 sono i minori a bordo.
	(Marco Tassinari)