APG23
19/04/2018
Era una ragazzina, probabilmente minorenne anche se dichiarava la maggiore età, ed è stata fatta sparire quando i volontari hanno cercato di saperne di più. Blessing (nome di fantasia) era costretta alla prostituzione sulla Statale 11 che da Vicenza va a Montecchio Maggiore. Di lei si sono perse le tracce ormai da un mese. La denuncia arriva dai volontari delle unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dall’inizio dell’anno monitorano settimanalmente il traffico delle donne nella parte Ovest della città.
«Quello della minore età è un problema grave; nel caso di Blessing non abbiamo potuto fare le opportune verifiche ed attivare le procedure previste, perché il giorno dopo non c’era già più. Probabilmente la donna che stava con lei ha avvertito la madam della nostra presenza. Continuiamo a cercarla ma non riusciamo ad avere notizie di lei», raccontano i volontari.
Sulla statale circa 10 volontari incontrano ogni settimana una quarantina di donne, di cui metà provenienti dalla Nigeria e le altre dai paesi dell’Est Europa. Dopo alcuni incontri iniziali in cui cercano di stabilire una relazione di fiducia, propongono loro di denunciare il racket e di entrare in case protette, anche in collaborazione con il progetto regionale Nave (Network Antitratta Veneto).
Come segno di vicinanza alle vittime del racket, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato una veglia di preghiera, Questo è il mio corpo, fortemente voluta dal vescovo Beniamino Pizziol, che sarà presente. Con lui il Responsabile della Papa Giovanni per la zona Veneto-Ovest, Ugo Ceron.
Sabato 28 aprile 2018 ore 20.45 a Vicenza la fiaccolata partirà da Piazzale Piva gomme, Viale San Lazzaro 57, per arrivare alla Parrocchia Sacra Famiglia e S. Lazzaro in via P. Luigi da Palestrina 82, dove verranno portate testimonianze, come quella di una giovane liberata, e riflessioni.
Blessing si presentava molto piccola e minuta; i volontari l’avevano incontrata lasciandole un braccialetto con la scritta «Si alla libertà, no alla schiavitù» ed iniziando una relazione che avrebbe potuto portarla alla libertà.
«In generale le ragazze della Statale 11 si stanno abituando alla nostra presenza e con alcune di loro abbiamo creato, dopo diversi incontri, un clima di fiducia reciproco. Stiamo iniziando a raccogliere le prime ammissioni dei ricatti con cui sono tenute in strada. Quando l'abbiamo invitata a partecipare alla fiaccolata, finalmente una di loro ha ammesso: non potrò esserci, altrimenti se non porterò a casa abbastanza denaro verrò picchiata», spiegano i volontari.
In tutta Italia la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata nel 1968 da Don Oreste Benzi ha portato alla liberazione di circa 7000 donne vittime di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale. 24 unità di strada sono oggi attive in diverse città. L’associazione promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione . La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
Scarica il volantino
APG23
19/04/2018
Angelo SenzaDio: Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 20.45 a Rosà (VI), nel Teatro Montegrappa, racconteranno le alternative alla vendetta:
Agnese Moro, figlia di Aldo Moro; Carmelo Musumeci, ergastolano laureato in carcere ed impegnato nelle campagne per il superamento dell’ergastolo ostativo; Nadia Bizzotto, responsabile di una casa di accoglienza per detenuti in pena alternativa. Modererà la serata Alberto Laggia, inviato di Famiglia Cristiana.
La Comunità Papa Giovanni XXIII gestisce in Italia 5 Comunità Educanti con i Carcerati (CEC), strutture per l'accoglienza di detenuti che scontano la pena fuori dal carcere, che ospitano oggi 61 persone. La prima casa è stata aperta nel 2004; negli ultimi 10 anni sono state accolti 565 detenuti.
Spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: «la recidiva (tendenza a commettere di nuovo reati) si abbassa al 10% per le persone che scontano la pena in strutture alternative al carcere, contro il 75%-80% degli istituti penitenziari tradizionali».
Agnese Moro a febbraio è stata ospite a Rimini dell’Università del Perdono: «L’ergastolo è come dire ad una persona ‘ti vogliamo buttare via’, ma io non voglio buttare via nessuno. Io ho perdonato chi ha ucciso mio padre».
Nadia Bizzotto è responsabile della casa di accoglienza “il sogno di Maria” della Papa Giovanni, che ricostruisce un clima familiare: «Privare i detenuti dei propri affetti è un ostacolo alla riconciliazione con il passato; ne rimettono il partner ed i figli che non hanno commesso reati, e le relazioni umane indispensabili nel ricostruire una vita»
La serata è organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Scarica il volantino.
Per informazioni: 380.2581366
Ufficio stampa: Marco Tassinari, 328.1187801
APG23
19/04/2018
Musica e arte si incontrano per sostenere la Capanna di Betlemme di Chieti, una casa di accoglienza dove ogni giorno senzatetto, stranieri in difficoltà e donne vittime di tratta trovano riparo e conforto. Il 15 aprile scorso c’è stato un evento singolare: un momento di sensibilizzazione e raccolta fondi, impreziosito da musica dal vivo (Federico Bruno, chitarrista del cantautore inglese Nick Mulvey, accompagnato dalla band Torricellis) e da un’esposizione di alcune opere dei maestri Luciano Gasbarri e Carlo Di Camillo, e dell’artigiano Salvatore Capozzoli. Spazio anche per le testimonianze di volontari dell’unità di strada e di persone strappate dalla strada. «Durante la serata sono passate circa 100 persone» racconta Luca Fortunato, responsabile della Capanna di Chieti, «soprattutto studenti universitari. È stato un bel momento, dove abbiamo spiegato il nostro stile, basato sull’amicizia che fa risorgere queste persone, perché le fa sentire accolte, importanti». La Capanna di Betlemme è stata aperta a Chieti nel 2014 e attualmente accoglie circa 70 persone che altrimenti sarebbero per strada.
«Quando i poveri non vengono a cercarci, dobbiamo andare noi a cercarli» diceva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, riferendosi proprio alle persone che vivono in strada, gli “invisibili” che incontriamo nelle strade e piazze delle nostre città. Nel 1987 venne aperta a Rimini la prima “Capanna di Betlemme”, una realtà di pronta accoglienza serale e notturna per senza dimora. Qui gli “invisibili” non trovano solo un tetto sulla testa e un letto dove dormire, ma soprattutto il calore di una famiglia, attraverso momenti importanti di condivisione come la cena e il dialogo, che lentamente permettono di instaurare relazioni significative. Oltre a senzatetto, a Chieti vengono ospitate ogni giorno numerose donne vittime di tratta, che hanno sofferto la schiavitù della prostituzione. Insieme, si costruisce una comunità variopinta accomunata dalla volontà di ricostruire il proprio percorso di vita.
APG23
18/04/2018
«Non uno, né nessuno, ma centomila»: ecco il titolo della mostra in occasione dell'evento DiversaMente Abili (11ª edizione) a Cesena che apre sabato 21 aprile, visitabile fino a domenica 6 maggio, dove si potranno ammirare (e anche comprare) opere d'arte e oggetti artistici (lampade dipinte a mano, oggetti d'arredo, sciarpe, arazzi...) realizzati dalle persone che frequentano il Centro Diurno Socio Riabilitativo "Don Oreste Benzi" di Cesena.
«Il “pezzo forte” della mostra è un grande mosaico di lampade e paralumi, – dice Flora Amaduzzi, responsabile del Centro Diurno, « significa che ognuno di noi ha una luce che deve accendere perché il "noi" si esprime con la partecipazione di tutti e la luce di ognuno».
Il visitatore potrà poi ammirare nella cripta della chiesa di S. Cristina una mostra fotografica di circa 120 cartoline con le fotografie dei ragazzi in primo piano intenti alle varie attività, mentre stanno “lavorando”. Le cartoline saranno anche in vendita perché, aggiunge Flora, “Vorremmo creare un virus che contagi un po’ tutti: il virus delle buone notizie”.
E la buona notizia è proprio questa: è possibile vivere una vita dignitosa, fatta di bellezza, quando c'è un grembo sociale che ti permette di essere quello che sei, a partire dall'handica che porti sulla pelle.
Il Centro Diurno “Don Oreste Benzi” della Comunità Papa Giovanni XXIII, è sorto nel 1998 a Cesena per rispondere ai bisogni delle persone in situazione di handicap e di ritardo mentale presenti nel territorio cesenate e alle loro famiglie.
In occasione del decennale, il Centro è stato intitolato a don Oreste Benzi, fondatore della nostra Comunità Papa Giovanni XXIII, scomparso nel novembre del 2007.
«Allora eravamo pochi e con poca esperienza» spiega Flora Amaduzzi, responsabile del Centro Diurno, «ma eravamo animati dallo stesso entusiasmo e fiducia nel Signore che oggi come allora ci guida passo dopo passo indicandoci la strada da seguire che possiamo riassumere in un’unica parola: condivisione!».
Come funziona il Centro Diurno
Il Centro Diurno negli anni si è caratterizzato per essere valida risposta a quelle situazioni di deficit ed handicap grave e gravissimo, individuate sul territorio di Cesena.
«Siamo ormai giunti ai vent’anni di vita e vogliamo fare festa» continua Flora, «Non solo perché negli anni il numero delle persone disabili accolte è aumentato fino alle attuali 16, ma perché abbiamo capito che tra noi, come ben diceva don Oreste Benzi, “non c’è chi aiuta e chi è aiutato, ma ci aiutiamo assieme” a vivere la vita in un rapporto fraterno di reciproco scambio».
Oltre a ricreare in modo positivo un ambiente diurno familiare, vero ambito terapeutico, in cui ogni persona è accolta, valorizzata per quello che è, affettivamente scelta – caratteristica tipica delle realtà di condivisione della Comunità Papa Giovanni XXIII – nel Centro Diurno “don Oreste Benzi” è stata adottata una specifica e qualificata metodologia attraverso la quale proprio le persone con più difficoltà nella comunicazione e nella relazione possono esprimersi e valorizzare le proprie specifiche risorse umane.
«L’obiettivo primario di questo ventennale è di gioire per ciò che il Signore ha operato con noi e far conoscere la Comunità Papa Giovanni XXIII» continua Flora. «Lo vogliamo fare attraverso mostre artistiche, la costruzione di un grande mosaico a muro, mostre fotografiche, un video realizzato dai ragazzi che racconti la storia del Centro Diurno, una pubblicazione con interviste, un evento pubblico con “aperi-cena” realizzato dal Centro Diurno “Il Germoglio” della Cooperativa “La Fraternità” e lo spettacolo musicale sulla Comunità e don Oreste Benzi dal titolo “Portami a casa”; infine, con un incontro–testimonianza con le nostre famiglie che hanno un figlio con disabilità. Ci preme inoltre far conoscere la presenza sul territorio cesenate di una realtà sociale che opera nella condivisione diretta con persone disabili, utilizzando un approccio creativo che valorizza le loro particolari potenzialità e risorse».
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Guido, 59 anni, in carrozzina e tanta voglia di vivere: «Trasformerò la Notte stellata di Van Gogh in un mosaico…»
Una storia che vogliamo raccontare a tutti e che è esempio del nostro modo di operare con il Signore è quella di Guido, uno tra i primi accolti del nostro Centro Diurno:
«Mi chiamo Guido, ho 59 anni e sono una persona che ha tanta voglia di vivere.
Abito a Cesenatico con la mia famiglia, mia sorella e i cognati.
Sono zio di 5 nipoti e sono uno sportivo. Sono tifoso sfegatato della Juve ma mi piacciono tutti gli sport. Ho avuto una grande amica, Anna , che mi ha fatto capire i valori della vita e mi ha aiutato a migliorare il mio modo di vivere. Da allora credo nell’amore per la vita.
Aiuto gli altri, perché riesco a farli andare d’accordo. Sono molto grato alla mia famiglia perché mi ha sempre aiutato.
Durante la settimana vado al Centro Diurno, dove incontro tanti amici; ho la possibilità di dipingere, usare il computer e fare mosaico.
Adesso che - in seguito ad un aggravamento della mia malattia - non posso più usare i piedi per fare tutte queste cose, continuo ugualmente dicendo agli altri quello che devono fare al mio posto.
Mi dispiace di non poter più fare da solo, ma in questo modo non ho perso la voglia di vivere.
Sfogliando un libro d’arte sono rimasto colpito dalla Notte Stellata di Van Gogh e ho deciso di riprodurlo in mosaico con l’aiuto di un volontario, Matteo. Dopo di lui mi hanno aiutato anche altri.
Quando l’ho finito mi sono sentito molto contento.
Ho avuto vicino tante persone che mi hanno aiutato e incoraggiato a portare a termine un’opera così impegnativa e gliene sono grato.
Guido è un ragazzo tetraplegico con una grave difficoltà nel linguaggio, che ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che lo ha fortemente voluto, a dispetto dei consigli dei medici di inserirlo in un istituto. Guido non è mai stato scolarizzato poiché ritenuto troppo grave per frequentare con profitto le classi speciali; è rimasto perciò sempre a casa, ha iniziato a frequentare il Centro fin dai primi tempi della sua nascita. La sua disabilità è così grave che non gli permette neppure di scacciare una mosca, vive da 59 anni in carrozzina completamente dipendente da chi lo assiste per ogni necessità, ma non per questo la sua vita è inutile, anzi nel centro ha un ruolo ben preciso perché osserva, ascolta e nelle situazioni sa intervenire con arguzia e ironia.
Guido da sempre ha usato l’arte come canale comunicativo ed espressivo dei potenti vissuti interiori che lo abitano, il suo gesto pittorico ed il suo tratto esprimono un carattere volitivo e appassionato. Seguito dall’insegnante d’arte e dai volontari che si alternano realizza sia dipinti con digito-pressione delle varie parti del corpo, sia intensi mosaici che esprimono una potente energia vitale. Ha partecipato a tutte le mostre che negli anni abbiamo organizzato, riscuotendo notevole apprezzamento di pubblico.
Un’altra delle attività che pratica al Centro è quella di curare il suo profilo facebook, che gli permette di essere in contatto con tanti amici abbattendo l’handicap.
È consapevole dei propri limiti e nel percorso di accettazione, si allea collaborando con gli operatori, nella ricerca di nuovi adattamenti operativi, nella certezza di non essere da solo.
I suoi punti di forza principali sono la curiosità intellettuale, la simpatia e l’ironia, il desiderio di sognare e la capacità di accettare e lanciare sempre nuove sfide, l’alleanza e il sostegno incondizionato della famiglia e la frequentazione del Centro. Con semplicità si mette in gioco stando allo scherzo, lasciandosi prendere in giro e organizzando scherzi a sua volta in particolare verso operatori e volontari; è un modo per interagire alla pari e non essere oggetto di commiserazione.
Il suo carattere positivo si nutre di una profonda religiosità e di una libertà interiore e gratuità che lo portano con naturalezza a regalare le proprie opere, che spesso sono costate molta fatica, ad offrire consumazioni o fare piccoli regali senza voler nulla in cambio, solo per il piacere di farlo.
APG23
06/04/2018
Domenica 8 aprile alle 18 a Largo Bologna a Modena partirà la quinta edizione della fiaccolata interreligiosa per la vita nascente, preghiera ecumenica che vedrà credenti cattolici, ortodossi, evangelici camminare insieme per le vie del centro.
Insieme ad associazioni e movimenti i fedeli pregheranno per chiedere che ogni bambino possa vedere la vita ed essere accolto nelle famiglie e nella società, anche in situazioni di difficoltà.
L’evento terminerà alle ore 20 in Piazza Grande; è prevista la partecipazione fra gli altri dell’Arcivescovo di Modena Erio Castellucci e del Vescovo di Imola Tommaso Ghirelli.
Dal 2016 è in calo a Modena il numero di chiamate al numero verde per l'aiuto alla vita della Comunità Papa Giovanni XXIII ( 800-035036 ), da parte di gestanti che sono alla ricerca di un sostegno di tipo morale od economico; il trend negativo è causato principalmente dalla diffusione delle pillole abortive come la RU486, che dà meno tempo alle donne di valutare soluzioni alternative.
L’evento di domenica 8 aprile è promosso fra gli altri da Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Chiesa ortodossa romena, Chiese Evangeliche, Forum delle Associazioni familiari, Movimento dei Focolari, Movimento per la Vita, Nuovi Orizzonti, Rinnovamento nello Spirito Santo, con il sostegno dell'Ufficio di Pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Scarica la cartella stampa e le foto
APG23
28/03/2018
Massimo Barbiero, un giovane veneziano poco più che ventenne, va a vivere a Nairobi, in Kenya, nella baraccopoli di Soweto. Vive per circa 15 anni nella boscaglia con i Maasai: orfani, disabili, donne che hanno subito violenza, malati e poveri trovano in lui una spalla su cui piangere. Massimo il 6 aprile 2010, a 37 anni, muore cadendo in un burrone in Venezuela dove si era recato come missionario. Oggi prosegue la sua opera Antonio, ritenuto un barbone, che costruisce capanne in legno per i poveri.
Tutto nella fede del Crocifisso-risorto.
Tanti bambini innocenti vengono massacrati nel seno materno con il denaro dello Stato. Dio non vuole che i genitori uccidano i propri figli, come non ha voluto che Abramo sacrificasse Isacco. Tanti giovani si ribellano a questa morte con l’obiezione di coscienza e sostengono la maternità, le mamme che, indotte all’aborto, se trovano un aiuto scelgono di tenere i figli. Lavoriamo per il diritto alla vita, tanti bimbi hanno trovato la gioia dell’esistenza.
È festa del Risorto.
Popoli di profughi. A Reggio Calabria la casa dell’Annunziata accoglie da anni bimbi salvati nella traversata. Molti non ce l’hanno fatta e riposano con le loro mamme in un piccolo cimitero nell’entroterra calabro. La festa della resurrezione ci impegna a condividere la vita con chi fugge per fame, guerra e violenze.
Famiglie sfasciate, padri separati che girovagano, figli in grave sofferenza per l’abbandono precoce. Dio è amante della vita, della coppia, della famiglia: «Ti riprenderò con immenso amore, con affetto perenne ho avuto pietà di te».
Pasqua è la festa della famiglia ritrovata, riconciliata, perdonata. Come quella donna che ha atteso il marito per anni finché il suo cuore è ritornato nel cuore della sposa.
Pasqua è la giustizia di condividere i beni con chi non ha pane, non ha lavoro, non ha scuola, non ha cure. Tre quarti dell’umanità vive nella sofferenza di un deserto arido senza speranza. Da cinquant’anni la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, oggi in 42 paesi del mondo, condivide i beni per una Pasqua di condivisione e di solidarietà.
Pasqua del Signore: Cristo è veramente risorto.
La morte non fa più paura. Se il mondo vive in ciò che piace a Dio, secondo la Parola, avviene la meraviglia: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Voi sarete il mio popolo.»
L’uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo per risorgere a vita nuova. Come i primi discepoli, corriamo sovente al sepolcro, ci chiniamo ai piedi dei sofferenti, per mettere la spalla sotto la loro croce, con loro teniamo lo sguardo al Risorto che ci dona la sua pace, Shalòm.
Come Sandra Sabattini, da poco dichiarata “venerabile”, giovane di 23 anni morta improvvisamente investita dall’auto guidata da un ragazzo della sua stessa età. Una “santa della porta accanto” semplice, gioiosa, fidanzata, studente che passava le ore nel contemplare Dio nel creato o inginocchiata – a volte sdraiata – davanti all’Eucarestia in Chiesa, e allo stesso tempo andava a fare le marce con i ragazzi disabili il primo maggio per chiederne il diritto al lavoro.
Pasqua è la festa per una nuova umanità, per costruire la società del gratuito, la civiltà dell’amore.
Buona santa Pasqua, gioiosa e di speranza.
APG23
26/03/2018
GIOVEDì 5 APRILE 2018, ORE 20.30
Arsenale della Pace, Piazza Borgo Dora 61, Torino
Dopo i recenti annunci internazionali di nuove corse agli armamenti, arriva da Torino la richiesta al nuovo Governo di istituire un Ministero della Pace.
«La Pace è il nostro orizzonte comune, una necessità fondamentale per il presente e per il futuro del nostro Paese e del nostro mondo. Alla Campagna “Ministero della Pace, una scelta di governo”, che abbiamo lanciato lo scorso 19 dicembre 2017, abbiamo avuto l’adesione di molte importanti organizzazioni della società civile, che si uniscono in questa battaglia», spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
All’incontro pubblico saranno presenti Ernesto Olivero, fondatore del Sermig Arsenale della Pace, Giovanni Paolo Ramonda, Carlotta Benedetti, Segretaria generale di Azione Cattolica Italiana, Alfredo Scognamiglio per il Movimento dei Focolari, Mauro Scardovelli, presidente e fondatore di Aleph e Nicola Lapenta, coordinatore della campagna. L’incontro verrà moderato da Matteo Spicuglia, giornalista di Rai Piemonte.
Per informazioni: 348.1926730
www.ministerodellapace.org/event/5-aprile-torino/
APG23
21/03/2018
Si terrà venerdì 23 marzo 2018, dalle ore 18:30 a Bologna una “preghiera itinerante tra le pietre scartate”. Una sorta di via crucis lungo un moderno calvario tra gli scartati della nostra società.
Nel volantino dell'iniziativa viene riportata una frase di don Oreste Benzi, il sacerdote citato pochi giorni fa da Papa Francesco per la sua lotta contro la schiavitù della prostituzione: “Un popolo che lascia indietro qualcuno dei suoi membri non è un popolo, ma un'accozzaglia di gente!”.
Salvare i bambini nel grembo materno e le loro madri, dare una nuova vita alle vittime di dipendenze, liberare gli schiavi, riconoscere la dignità ed i diritti dei più deboli saranno le quattro tappe di un cammino che si snoderà nei luoghi dove vivono le persone scartate di Bologna: un segno di attenzione della Chiesa locale per richiamare alla coscienza di tutti i fratelli e le sorelle lasciate ai margini. Nel corso della preghiera itinerante si alterneranno testimonianze di persone che hanno vissuto sulla propria pelle il rifiuto o l'indifferenza della società.
L'iniziativa, denominata “Dio cammina al passo dei poveri”, è organizzata da un folto gruppo di associazioni cattoliche tre cui Nuovi Orizzonti, Azione Cattolica, Papa Giovanni XXIII, Sant'Egidio, CL, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito. L'appuntamento è alle ore 18:30 a Piazza di Porta San Vitale per proseguire poi verso Piazza Verdi, Piazza di Porta Ravegnana, Piazza Nettuno, dove è prevista una riflessione del Vescovo Zuppi. La preghiera si concluderà nella Cattedrale di San Pietro.
Scarica il volantino
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Per informazioni: Andrea Mazzi, 348.2612771
APG23
21/03/2018
Si terrà giovedì 22 marzo 2018, dalle ore 10 a Palermo un incontro per presentare la campagna di sensibilizzazione per la liberazione delle donne vittime di tratta. L'evento “Con il mio corpo non si tratta” è organizzato dalla CISL Sicilia, in collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII, e avrà luogo presso il Liceo “Danilo Dolci”, in via Fichidindia. L'incontro affronta il tema della tratta delle donne ai fini dello sfruttamento sessuale.
Nel corso della mattinata, dopo il saluto del Preside della scuola, Domenico di Fatta, si alterneranno solo voci di donne: Irene Ciambezi, scrittrice ed operatrice antitratta della Giovanni XXIII, Lisa Iovanna, Vice Questore della Polizia, Maria Luisa Altomonte, direttore dell'ufficio scolastico regionale, Clelia Lombardo, docente, Valentina Campanella, presidente di Anolf Sicilia, Francesca Bellia, segretaria di CISL Scuola Sicilia, Rosanna Laplaca, segretaria regionale CISL Sicilia.
Nei giorni scorsi al pre-Sinodo dei Giovani si è levata forte la denuncia di Papa Francesco, il quale ha citato tra l'altro la Comunità di don Benzi, il “prete dalla tonaca lisa” che per primo in Italia ha combattuto contro la schiavitù della prostituzione. Lo scorso 19 marzo il Pontefice ha dichiarato senza mezzi termini che “chi va con le prostitute è un criminale, che tortura le donne”. Parole che hanno richiamato l'attenzione dei mass-media italiani ed internazionali su una questione spinosa. Si stima che solo in Italia siano tra le 75.000 e le 120.000 le donne costrette a prostituirsi, più di 3.000.000 i clienti maschi, per un giro d’affari di milioni di euro.
Scarica il volantino e il video di Papa Francesco al Pre-Sinodo dei giovani
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 21 unità di strada e 100 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
APG23
20/03/2018
Il 21 marzo c'è la Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down. Oggi, soprattutto in alcuni Paesi del nord Europa, la diagnosi prenatale che prevede le malformazioni fa sì che i bimbi Down non vengano più fatti nascere, interrompendo volontariamente la gravidanza: è la distruzione di un patrimonio dell’umanità , come sono questi bimbi stupendi, in mezzo al massacro degli innocenti di milioni di bimbi uccisi nel grembo materno.Â
Un giorno di 22 anni fa l’assistente sociale chiese a Tiziana, mia moglie, e a me se potevamo accogliere Simona rimasta orfana. Una bella bimba di sei anni, con sindrome di Down, vissuta per i primi anni in alta montagna come Heidi con le mucche e la neve. Arrivò da noi tutta intimorita ma conquistò subito tutta la famiglia per la sua affabilità , tenerezza, mimica espressiva e comunicativa, tenacia e gioia di vivere. Oggi Simona fa la bidella nella scuola dove lei stessa ha fatto elementari e medie, con un tutor, insieme ai ragazzi del paese che la conoscono ormai benissimo. Con un progetto scritto a quattro mani tra Comune, Direzione didattica, Comunità Papa Giovanni XXIII e Cooperativa sociale.
I ragazzi con trisomia 21 sono meravigliosi, sanno essere bravi a scuola, lavorano come tutti gli altri, si divertono un mondo quando fanno un giro con gli amici o vanno a mangiare una pizza o a ballare. Creano gruppo e fraternità . Sono semplici, senza maschere, aprono il cuore e stimolano la condivisione.
In Italia oggi arrivano diverse richieste di accoglienza di bimbi Down che rappresentano la categoria nel mondo dell’handicap in cui è maggiore l’abbandono da parte dei genitori di origine. Conosco però anche molti genitori naturali che per una vita intera sono stati con questi figli eccezionali. Nella Comunità Papa Giovanni XXIII in tutto il mondo sono quasi 100 i figli rigenerati nell’amore con queste caratteristiche che vivono nelle case famiglia e famiglie accoglienti.
Vorremo andare ad aprire una casa famiglia in Danimarca mettendo la vita con la vita di queste persone e gridare in forma non violenta che la vita è un dono meraviglioso e che anche le persone con sindrome di Down sono costruttrici di storia e di nuova umanità .
Sono proprio le persone come Simona che ci sanno far vivere le gioie semplici.
foto di Caterina Balocco
APG23
19/03/2018
«Le parole di Papa Francesco sono chiarissime e ci danno più forza nel continuare l'opera di liberazione delle donne vittime di tratta costrette prostituirsi. Ancora una volta ci sentiamo di dire “Grazie Santo Padre per il Suo appoggio a questa battaglia”».
Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, alle dichiarazioni rilasciate stamane da Papa Francesco contro la prostituzione. Il Sommo Pontefice, durante il colloquio con i giovani nella riunione pre-Sinodo al pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma, ha dichiarato che “chi va con le prostitute è un criminale, che tortura le donne”.
«Le parole del Papa sono come macigni, che spero possano essere ascoltate dai tanti clienti che ogni sera sfruttano la condizione di vulnerabilità delle donne. - continua Ramonda - Ricordiamo ancora con grande emozione la visita del Papa nell'agosto 2016 in una nostra casa rifugio dove accogliamo donne sottratte al racket della prostituzione. L’abbraccio del Papa a queste donne che hanno sperimentato ogni tipo di violenza e la sua disponibilità ad ascoltare i loro drammi».
L'appoggio del Pontefice giunge nel cinquantesimo anniversario della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, il “prete dalla tonaca lisa” che per primo in Italia ha combattuto contro la schiavitù della prostituzione. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 21 unità di strada e 100 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
Don Oreste Benzi (1925-2007) è stato un presbitero italiano, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha speso la sua vita a favore degli ultimi.
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19/03/2018
Mi chiamo Alessandro, ho trent’anni, un passato molto difficile caratterizzato da tanti inciampi ed errori, ma da altrettante rialzate.
Una cosa, da che ho memoria, è dentro di me come desiderio indissolubile, quasi egoistico: essere strumento di Dio per diventare padre, per generare la vita.
Ricordo una sera di primavera, nell'entroterra siciliano, in cui la mia vita cambiò radicalmente condizionando, purtroppo, ancor ora le mie scelte.
Angelica
Alcuni anni fa conobbi una ragazza, Angelica, stupenda nella sua estrema fragilità, di cui mi innamorai. Ci frequentammo e la nostra relazione diventò profonda ed intima. Sicuramente eravamo entrambi immaturi, persone ferite nella nostra anima, e cercavamo di suggellare questo nostro amore con un figlio. Fu proprio lei a chiedermelo, e naturalmente incontrò il mio consenso perché avevo anch’io lo stesso desiderio.
Dopo circa due mesi mi disse che era incinta. Il mio cuore ebbe un’esplosione forte di gioia. L’indomani mattina andai a lavorare: il posto, il lavoro era sempre lo stesso, ma la consapevolezza che da quel momento dalle mie azioni dipendeva un’altra vita mi diede una forza tale che mi sembrava di avere il mondo in mano. Accarezzavo la pancia della mia ragazza con amore.
Per motivi di lavoro la mia famiglia si dovette trasferire al nord e così anch'io. Lavoravo come benzinaio nella speranza di mettere da parte qualche soldo per prendere un appartamentino dove sarebbe venuta a vivere la mia compagna e il nostro bambino.
La telefonata
Erano passati un paio di mesi quando ricevetti una telefonata da Angelica che, senza darmi spiegazioni, mi disse di andare subito da lei che si trovava in ospedale. Preoccupato per la salute sua e del bambino, lasciai subito il lavoro e scesi in Sicilia correndo all'ospedale del nostro paese.
Quando arrivai vidi lei uscire dalla sala operatoria con le guance rosse e uno strano sorriso. Capii subito, o forse non mi resi realmente conto e rimasi in silenzio.
La portai a casa dai suoi genitori. Quando fummo da soli in camera e lei si riprese dall'anestesia, iniziarono a scendere le lacrime, quelle silenziose che straziano, graffiano in profondità il cuore e non trovi neanche la forza di dire o fare più nulla, se non rimanere abbracciati nello stesso dolore. Ma dentro di me qualcosa di irreversibile scattò… Era ed è un omicidio, e se poi io, in quanto persona fisica e di volontà non partecipai a tale atto riprovevole, mi sentivo corresponsabile, ed è un senso di colpa che ancora ora nelle notti buie dell'anima, o quando incontro lo sguardo puro di un bambino, mi pervade e non mi lascia respirare.
Un dolore straziante
Seppur amavo quella ragazza e sapevo che i suoi genitori l'avevano condizionata, non riuscii più a fidarmi di lei... Trovai un lavoro lì, in un autolavaggio, e cercavo di stare lontano da lei il più possibile anche se non avevo il coraggio di lasciarla, o forse solo per la paura di solitudine, ma poi ci lasciammo. Iniziò il mio declino nella solitudine che mi portò a uccidere la mia anima con la tossicodipendenza, anche per non sentire il dolore della scomparsa di mio figlio, oltre alle ferite mie precedenti, mai elaborate.
Ora, a distanza di cinque anni, sto meglio, ho di nuovo il controllo della mia vita e la consapevolezza che il Signore è davanti a me in ogni gesto che compio.
La mia ex-ragazza sta bene ed è fidanzata con un bravo ragazzo.
Sembra una storia a lieto fine, ma non è del tutto così, purtroppo… Io piango e non me ne vergogno, so che mio figlio è nella miglior “Famiglia” che si possa desiderare, ma mi manca da morire, come un figlio lontano può mancare a un padre.
Spesso è un dolore straziante che scelgo ogni giorno di convertire in amore per il prossimo, per coloro che hanno veramente bisogno.
Non siete sole
Tutt'ora sto svolgendo il servizio civile in terra di missione e, seppur con mille difficoltà, sono felice.
Quello che mi lascia questa esperienza, oltre alla paura di diventare ancora padre e di fidarmi, è un profondo rispetto per tutto ciò che è vita, e chiedo alle mamme che hanno intenzione di abortire di riflettere anche sulla grande sofferenza che vivrà il padre, anche se non lo dimostra perché troppo orgoglioso per ammetterlo a sé stesso.
E vorrei dire loro: la cosa più importante, quando vi prende la paura di generare e dare alla luce la vita, è che non siete sole… Potete trovare persone pronte ad aiutarvi, per tutto quello di cui c'è bisogno, amorevolmente, senza giudicarvi. Tutto è possibile quando lo si vuole veramente.
Il vostro bimbo nel grembo non può tendere la mano, fatelo voi, vi prego!
Alessandro