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08/06/2016
Porte aperte ai Tesori della Terra: la nuova legge sull’agricoltura sociale
Il Senatore e Viceministro alle politiche agricole Andrea Oliviero incontrerà l’Assessore regionale alla montagna Alberto Valmaggia in occasione della giornata delle “Porte aperte alla Cooperativa i Tesori della Terra” di Cervasca(CN).  La tavola rotonda “La nuova legge sull’agricoltura sociale e il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 come opportunità di sviluppo del territorio” si terrà venerdì 10 giugno alle 15 nella Sala polivalente del Comune di Cervasca in Piazza Dr. Bernardi.  Parteciperanno Giovanni Ramonda responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Delia Revelli presidente regionale di Coldiretti Piemonte, Alessandro Durando presidente di Confcooperative di Cuneo, Claudio Bellino del Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università di Torino, Silvia Merlo amministratore delegato della Merlo spa, Vittorio Marabotto di Ue-Coop, Aldo Serale sindaco di Cervasca, Maurizio Bergia, presidente della Cooperativa i Tesori della Terra. Alle ore 17 una delegazione visiterà i terreni e le strutture dell’azienda agricola, con ingresso in Via Cian 16 a Cervasca. Alle 17.30 Mons. Piero DelBosco, vescovo della Diocesi di Cuneo/Fossano, inaugurerarà la nuova area esterna insieme con: On. Patrizia Manassero senatore,  Michelangelo Pellegrino del Cda della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo; Eraldo Racca, presidente del Consorzio socio-assistenziale del cuneese. Dalle 16 l’azienda sarà aperta per le visite delle famiglie e dei gruppi, con possibilità di passeggiate a cavallo guidate anche per i bambini (su prenotazione al numero 0171.612605); si potrà accedere alla fattoria didattica, al maneggio, all’eco-stalla. Concluderanno la giornata alle 17.45 il concerto delle band dei disabili dei centri diurni San Rocco e Catello Caraglio e del laboratorio agricolo Cervasca della Cooperativa Il Ramo; alle 18 un aperitivo-cena biologico verrà offerto dalla Cooperativa i Tesori della Terra con degustazione dei prodotti.   Scarica il volantino  
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07/06/2016
Dipendenze: un calcio al passato
Gli "Orange" sono la squadra di calcio a 5 che nasce tanti anni dall'intuizione di un gruppo di educatori del Centro Accoglienza di Durazzanino della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII convinti che lo sport, la passione e l'impegno siano essere uno strumento terapeutico unico.  Così dopo tanti allenementi, incontri, vittorie e sconfitte i ragazzi hanno realizzato quello che inizialmente sembrava un “sogno”  e che nell’anno 2014-2015 è diventato realtà attraverso la formazione di una squadra di calcio a 5 che ha disputato il campionato di serie D e che anche quest’anno ha ripetuto l’avventura, aggiudicandosi la promozione in serie C. Attraverso  l’esperienza sportiva i ragazzi coinvolti possono sperimentare senso, valori e possibilità di crescita personale:  in sintesi i valori  dello sport vissuto come strumento educativo. Grazie alla collaborazione con la ASD Forlimpopoli 1928,  esperti,  amici,  volontari e  dei ragazzi inseriti all’interno di un percorso terapeutico riabilitativo, questo progetto è partito e ci ha permesso di ottenere un risultato che rimarrà. Negli annali come nella vita dei ragazzi che tanto hanno lottato per raggiungerlo e che ora sanno sulla loro pelle che con la fatica si ottengono successi più duraturi dello sballo.  Scarica l'articolo del Resto del Carlino di Forlì
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07/06/2016
Servizio civile un’opportunità  per i giovani
In tutta Italia sono 228 i posti disponibili per i giovani che vogliono impegnarsi nel servizio civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII, e 55 all’estero: l’associazione di Don Benzi li propone attraverso il Bando emanato il 30 maggio dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Le domande devono pervenire entro il 30 giugno alle 14.   Vengono proposte esperienze di vita in strutture di accoglienza, centri diurni, case famiglia. Sono occasioni per educarsi ed educare alla pace, formarsi sotto l'aspetto professionale, civico e sociale attraverso la condivisione diretta, l'impegno con altri giovani. All'estero si partecipa al servizio civile come Caschi Bianchi, impegnati nella costruzione della pace e nella difesa dei diritti umani. E' possibile sperimentare la cooperazione internazionale, l'azione nonviolenta in contesti di conflitto o di impoverimento.     Possono presentare domanda i giovani italiani e stranieri in regola con regolare permesso di soggiorno, di età compresa tra 18 e 28 anni, senza precedenti penali; sulla base delle richieste presentate e di colloqui personali verranno formate delle graduatorie per l’accesso al bando. Il servizio civile dura 12 mesi e impegna una media di 30 ore settimanali. I giovani ricevono un contributo spese di 433,80 euro mensili. Nei progetti all’estero viene aggiunta una diaria giornaliera di 15 euro.     «Per la Papa Giovanni il servizio civile è un’occasione preziosa, per continuare a camminare su sentieri di pace a fianco dei più deboli. Continueremo a dimostrare che il mondo non ha bisogno di armi per difendersi, ma di persone di buona volontà», spiega Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità.     Nicola Lapenta, responsabile del servizio civile per la Papa Giovanni XXIII aggiunge: «Possiamo costruire la pace come cittadini attivi e nonviolenti».       Per informazioni e adesioni è attivo il numero verde 800.913.596 E’ possibile trovare i testi dei progetti sul sito www.odcpace.org
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03/06/2016
La nuova frontiera dell’affido minorile: accogliere tutta la famiglia
Il Villaggio della Gioia di Forlì nasce nel 2009 per rispondere al dolore e alle difficoltà dei minori allontanati dai genitori biologici. Per evitare questo trauma, e in assenza di rischi per il minore, la nuova struttura realizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII propone un percorso residenziale, di circa 18 mesi, in cui i bambini hanno la possibilità di restare insieme alla mamma e il papà, in una modalità che non comporta allontanamenti o divisioni fra i membri e che allo stesso tempo, grazie al lavoro di volontari specializzati,  garantisce quell’assistenza e quel sostegno di cui una famiglia in difficoltà ha bisogno.   A questo fine, nel villaggio sono state attivate tre case famiglia, confinanti con appartamenti per accoglienza di nuclei familiari in difficoltà. Dal novembre 2014, completata l’edificazione di un secondo stralcio, si è resa possibile l'accoglienza in sei nuovi appartamenti autonomi, di diverse metrature ed internamente modulabili.   Il 7 giugno alle ore 10.30 al Villaggio della Gioia si darà il via ufficiale all’esperimento dell’accoglienza di intere famiglie, con un interrogativo che è anche una speranza: è possibile estendere il modello attuato al Villaggio anche ad altre realtà, promuovendo in maniera concreta il diritto del minore a stare nella propria famiglia?   Saranno presenti all’incontro il Garante dell’Infanzia della Regione Emilia Romagna Luigi Fadiga; il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna Giuseppe Spadaro, il Sindaco di Forlì Davide Drei, l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Forlì Raoul Mosconi, rappresentanti di Ikea e delle fondazioni Allianz Umanamente e Cassa dei Risparmi di Forlì che hanno sostenuto il progetto. Ingresso su invito.
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01/06/2016
L’altro 2 giugno: festa di una Repubblica che ripudia la guerra
Il 2 giugno l'Italia ricorda il referendum del 1946 che sancì la nascita della Repubblica, ma «oggi sono spesso disattesi i principi democratici su cui, attraverso la stesura della Carta Costituzionale, ne venivano poste le basi». Lo dicono gli organizzatori della manifestazione che si terrà a Bologna domani 2 giugno in Piazza XX Settembre. L'appuntamento è fissato nel pomeriggio, per non creare sovrapposizioni con le cerimonie istituzionali. L'evento si inserisce nel percorso di sensibilizzazione sul tema della pace che dall'inizio dell’anno ha animato diverse associazioni bolognesi: ne è nata una rete interreligiosa, interconfessionale e interculturale denominata Portico della Pace. «Mentre stiamo attraversando una crisi economica e finanziaria profonda non si vogliono vedere e percorrere le alternative alla corsa agli armamenti che pure esistono, a cominciare dal ridurre le spese militari e convertire la difesa armata in forme di Difesa Civile non armata e nonviolenta», spiegano. «L'evento promuove una Repubblica di pace fondata sull’accoglienza, sulla libertà di coscienza e sul rispetto dei diritti, che promuova la difesa non armata e nonviolenta ed il volontariato. Una Repubblica che promuova il consumo critico; che ponga attenzione a uomini, donne, bambini e bambine, al loro presente ed al loro futuro; che non prescinda dalla cura e dal rispetto della persona umana e dell’ambiente, della cultura della bellezza e dell’arte».   Prime adesioni: GAVCI - Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII - Movimento dei Focolari - Percorsi di Pace - Pax Christi - Donne in nero - Liberta' e giustizia Bologna - Centro Missionario Servi di Maria - Centro di Documentazione del Movimento Pacifista Internazionale - Laici Missionari Comboniani - Dawa - Libera Bologna - AIESEC Italia - Legambiente Bologna - Arte Migrante - Compagnia Missionaria del Sacro Cuore - SISM - Albero di Cirene Onlus   programma 15.30 ritrovo in Piazza XX Settembre Testimonianze dei movimenti e dei profughi Momento artistico e danzante Riflessione sugli stili di vita di consumo critico e rispetto dell'ambiente   18.30 Flash mob   Saranno presenti stand delle associazioni, uno spazio per i bimbi con momenti educativi e di animazione.   Scarica il volantino Scarica il programma Vedi l'evento su Facebook
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30/05/2016
Ramonda: «Apriamo le parrocchie ai profughi»
«Invitiamo tutte le parrocchie d'Italia a seguire l'invito del vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta ad accogliere i profughi. Di fronte a questi fratelli disperati occorre una mobilitazione generale di tutta la Chiesa, non solo singoli esempi virtuosi che già ci sono».   L'appello viene da Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII.   «Se tutte le parrocchie si attivassero saremmo in grado di rispondere a tutti – prosegue –. Inoltre eviteremmo di creare concentrazioni di immigrati e potremmo invece garantire l'inserimento di piccoli gruppi nelle comunità locali, favorendo una piena integrazione».   Un modello di accoglienza diffusa viene da Reggio Calabria, dove la Comunità Papa Giovanni XXIII opera in rete con altre organizzazioni della Chiesa locale.   «Qui siamo in prima linea – racconta Giovanni Fortugno, responsabile del Coordinamento sbarchi –. Vediamo questi fratelli arrivare, incrociamo i loro sguardi e non possiamo rimanere indifferenti. Ieri dalla nave sono scesi 629 vivi, e poi sono stati fatti scendere i 45 già morti, tra cui 3 bambini. Stasera faremo una veglia di preghiera nei pressi del container frigorifero dove sono custoditi i loro corpi. Pregheremo anche con le comunità musulmane. Qui tutte le parrocchie si sono già aperte all'accoglienza».
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29/05/2016
Morto anche un neonato di 8 mesi: profughi annegati, al fianco dei familiari
Sul molo di Reggio Calabria i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme al Coordinamento diocesano per l'emergenza sbarchi, attendono l'arrivo delle 45 salme causate dall'ultima tragedia del mare. Fra loro 36 sono le donne, 3 i bambini, fra cui un neonato di 8 mesi . Con loro stanno per arrivare vivi 629 migranti. «La cosa più impressionante è il container frigorifero di 17 metri che è stato predisposto al porto per ospitare le salme allo sbarco. Prego il Signore che doni agli europei occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli», commenta Giovanni Fortugno del Coordinamento diocesano di cui la Comunità fa parte.  «Garantiamo la disponibilità all'accoglienza di tutti i minori che sono rimasti da soli», sottolinea il Responsabile Generale della Comunità Giovanni Ramonda, che spiega: «Sin da subito ospiteremo i familiari delle vittime per dare loro assistenza umana e supporto psicologico».   (nella foto: nostra accolta, la piccola Lissa, ieri da Papa Francesco)  
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28/05/2016
La pace si costruisce con gli scarti
L'arte che parla di pace, l'arte che fa la pace, l'arte che ti fa stare in pace, l'arte che è pace: è quello che si vive mettendosi davanti alla mostra Convivere, realizzata dai ragazzi del Centro diurno “Don Oreste Benzi” di San Tommaso di Cesena, allestita all'interno della fiera di Forlì, dove si sta svolgendo la convention internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII proprio sul tema della pace. Un grande letto, anzi una distesa di fieno e paglia su cui poggiano tanti cuscini, nessuno uguale all'altro. Il tutto circondato da elementi volanti come bandiere e tovaglie. Ci sono persino dei tavoli rovesciati. «Non dobbiamo aver paura se alcuni tavoli poggiano solo su due gambe. Il tavolo serve per confrontarsi, discutere, litigare e trovare una soluzione». Così i ragazzi vedono la pace, racconta Flora Amaduzzi, la responsabile del Centro. Perché i cuscini? «È la sintesi del nostro lavoro di analisi sulla pace. Il cuscino simboleggia l'opportunità di fermarsi, di ascoltare, ascoltarsi e riflettere. Il mosaico di cuscini come un mosaico di pace. Ogni morbido cuscino rappresenta l'individualità di ognuno di noi che condivide con l'altro anche se diverso». Diverso come? «Alcuni cuscini hanno poco colore, altri tanto, altri ne hanno anche nel retro. Tutto si scopre piano piano, come le persone che vanno scoperte piano piano. Ogni cuscino è una copia unica, come l'individuo». Perché si trovano sopra un letto di fieno? «Abbiamo pensato al fieno perché è un materiale antico e nuovo, che ha a che fare con il cibo, il nutrimento, ed è profumato. La paglia hanno accolto Gesù. Rappresenta la base della pace». Poi ci sono le bandiere della pace. «Guido, 58 anni, con gravi disabilità, è l'autore. Nascono recuperando quello che non serve, tele lasciate nel fondo di un cassettone. Guido dipinge lasciando delle tracce della sua voglia di vivere. Ogni forma nasce da una parte del corpo che diventa impronta». E i mosaici? «È l'armonia della pace. Per fare la pace non bisogna scartare niente. Pietre dure, materiale spugnoso, stoffa, pizzi. Oggetti di valore, di scarto. Pesanti, leggeri...»: Come fa a stare tutto insieme? «Ci sta. Quando dai un giusto fondo ad uno scarto e ad un ultimo, lui diventa a pieno titolo parte del capolavoro». E se alziamo lo sguardo vediamo anche... «Cartoncini accartocciati che ha realizzato una ragazzina marocchina arrivata da poco, che ci dà del filo da torcere. Una tipa spigolosa che quando vede un pezzo di carta è subito rapita: elimina gli angoli, gli spigoli. Il suo intento è cercare di realizzare forme circolari, che tiene in mano, gira e rigira, fino a trovare tanti punti di vista interessanti». Cosa rappresentano? «La nostalgia del grembo materno. Sembrano dire: “Io che sono così tanto spigolosa, ho tanto bisogno di questo contenimento, vado a cercare questa armonia che vivevo nel grembo di mia mamma”. Cioè? «Aiutami». L'opera si ferma qui o avete altri appuntamenti? «L'abbiamo già esposta a Cesena. Il mio sogno sarebbe arrivare alla Biennale, o magari alla Peggy Guggenheim...».   Nicoletta Pasqualini  
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27/05/2016
Ramonda alla 3 giorni generale: Italia superpotenza della pace
«L’Italia diventi superpotenza della nonviolenza, istituendo un Ministero della Pace, tagliando le spese militari, destinando le risorse ad un investimento strutturale sul servizio civile (ci sono150.000 giovani in attesa) e sostenendo all’Onu il diritto alla Pace come diritto umano fondamentale». È la proposta lanciata da Giovanni Ramonda,responsabile generale, durante l’assemblea annualedella Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, in corso alla Fiera diForlì sul tema “Le vie che portano alla pace”. Per rendere attuabile questa proposta la Comunità propone al governo l’introduzione  dell’opzione fiscale alle spese militari: «Se non ce la concederanno - sono le parole di Ramonda - faremo obiezione di coscienza». Una proposta sostenuta da don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, che è intervenuto alla convention. «62 persone possiedono la metà della ricchezza del mondo - ha sottolineato citando dati Oxfam -. Se la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, è chiaro che per difenderla servono le armi».   «L’Italia negli ultimi due anni ha triplicato la vendita di armi – ha proseguito – in particolare verso paesi in guerra. Dietro l’Isis ci sono Arabia Saudita e Qatar: noi vendiamo armi a loro. Il governo dice che è tutto regolare. Serve davvero un ministero della pace». Tra gli ospiti intervenuti anche la teologa musulmanaSherhazad Housmanche ha sottolineato come il primo modo per gettare ponti sia quello di conoscersi. «I 114 capitoli del Corano aprono tutti con la formula “Nel nome di Dio pienezza di amore e misericordia” – ha spiegato –. Dio onnipotente obbliga se stesso ad una sola cosa: l’amore». La teologa ha sottolineato che molti punti possono unire mondo cristiano e musulmano. Ad esempio la figura di Maria, l’unica donna nominata nel Corano, «citata 34 volte». «Papa Francesco con il suo andare verso tutti ci sta indicando la via. Non solo ai cattolici ma a tutti», ha ribadito la teologa. «La globalizzazione ha innescato una situazione di interdipendenza e interrelazione a livello mondiale – ha dettoMara Rossi, medico missionario, oggi rappresentante dellaComunità Papa Giovanni XXIII all’ONU –. Il modello occidentale si sta imponendo come modello unico. Da noi prevale il diritto individuale, i paesi africani e arabi invece vedono la persona inserita nella comunità; è importante la sintesi tra queste due istanze. Dietro la cooperazione internazionale si cela spesso un tentativo di penetrazione non armata. Noi ci stiamo battendo perché non si facciano accordi che minino i diritti umani e stiamo promuovendo il diritto di solidarietà internazionale». Alberto Capannini, ha portato la testimonianza della presenza di Operazione Colomba nel campo profughi di Tel Abbas in Libano, da cui è partito il primo corridoio umanitario promosso in collaborazione con Sant’Egidio e Chiesa Valdese. «È istruttivo osservare la guerra da una tenda. Solo il 25 maggio sono scoppiati 24 barili di esplosivi, sono stati lanciati 32 missili e sono stati uccisi 9 civili nelle dieci città siriane sotto assedio. In Italia non se ne parla ma la guerra non è finita, deve finire». Toccante la testimonianza di Akram, uno dei profughi siriani arrivati in Italia con il corridoio umanitario. «Oggi sono felice perché i miei figli sono in un posto sicuro e vanno a scuola. I ragazzi di Operazione Colomba sono la nostra famiglia. È grazie a loro che siamo sopravvissuti».
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27/05/2016
Ramonda alla 3 giorni generale: Italia superpotenza della pace
«L’Italia diventi superpotenza della nonviolenza, istituendo un Ministero della Pace, tagliando le spese militari, destinando le risorse ad un investimento strutturale sul servizio civile (ci sono150.000 giovani in attesa) e sostenendo all’Onu il diritto alla Pace come diritto umano fondamentale». È la proposta lanciata da Giovanni Ramonda,responsabile generale, durante l’assemblea annualedella Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, in corso alla Fiera diForlì sul tema “Le vie che portano alla pace”. Per rendere attuabile questa proposta la Comunità propone al governo l’introduzione  dell’opzione fiscale alle spese militari: «Se non ce la concederanno - sono le parole di Ramonda - faremo obiezione di coscienza». Una proposta sostenuta da don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, che è intervenuto alla convention. «62 persone possiedono la metà della ricchezza del mondo - ha sottolineato citando dati Oxfam -. Se la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, è chiaro che per difenderla servono le armi».   «L’Italia negli ultimi due anni ha triplicato la vendita di armi – ha proseguito – in particolare verso paesi in guerra. Dietro l’Isis ci sono Arabia Saudita e Qatar: noi vendiamo armi a loro. Il governo dice che è tutto regolare. Serve davvero un ministero della pace». Tra gli ospiti intervenuti anche la teologa musulmana Sherhazad Housman che ha sottolineato come il primo modo per gettare ponti sia quello di conoscersi. «I 114 capitoli del Corano aprono tutti con la formula “Nel nome di Dio pienezza di amore e misericordia” – ha spiegato –. Dio onnipotente obbliga se stesso ad una sola cosa: l’amore». La teologa ha sottolineato che molti punti possono unire mondo cristiano e musulmano. Ad esempio la figura di Maria, l’unica donna nominata nel Corano, «citata 34 volte». «Papa Francesco con il suo andare verso tutti ci sta indicando la via. Non solo ai cattolici ma a tutti», ha ribadito la teologa. «La globalizzazione ha innescato una situazione di interdipendenza e interrelazione a livello mondiale – ha detto Mara Rossi, medico missionario, oggi rappresentante dellaComunità Papa Giovanni XXIII all’ONU –. Il modello occidentale si sta imponendo come modello unico. Da noi prevale il diritto individuale, i paesi africani e arabi invece vedono la persona inserita nella comunità; è importante la sintesi tra queste due istanze. Dietro la cooperazione internazionale si cela spesso un tentativo di penetrazione non armata. Noi ci stiamo battendo perché non si facciano accordi che minino i diritti umani e stiamo promuovendo il diritto di solidarietà internazionale». Alberto Capannini, ha portato la testimonianza della presenza di Operazione Colomba nel campo profughi di Tel Abbas in Libano, da cui è partito il primo corridoio umanitario promosso in collaborazione con Sant’Egidio e Chiesa Valdese. «È istruttivo osservare la guerra da una tenda. Solo il 25 maggio sono scoppiati 24 barili di esplosivi, sono stati lanciati 32 missili e sono stati uccisi 9 civili nelle dieci città siriane sotto assedio. In Italia non se ne parla ma la guerra non è finita, deve finire». Toccante la testimonianza di Akram, uno dei profughi siriani arrivati in Italia con il corridoio umanitario. «Oggi sono felice perché i miei figli sono in un posto sicuro e vanno a scuola. I ragazzi di Operazione Colomba sono la nostra famiglia. È grazie a loro che siamo sopravvissuti».
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26/05/2016
Loris Capovilla, intervista esclusiva al segretario di Papa Giovanni XXIII
Mons. Loris Capovilla ci ha lasciato il 26 maggio 2016. Uomo colto e con un passato ricco di intense relazioni all'interno della Segreteria di Stato del Vaticano, ha rivestito molti ruoli importanti all'interno della Chiesa. Papa Francesco lo aveva voluto cardinale all'età di 98 anni. Mons. Capovilla avrebbe voluto Papa Giovanni XXIII patrono dell'esercito? Il quotidiano Avvenire riporta che Loris Capovilla sarebbe stato favorevole alla dedicazione di Papa Giovanni XXIII a patrono dell'esercito: nel 2008 l'ordinario militare Vincenzo Pelvi avrebbe chieso all’allora arcivescovo emerito di Loreto, Loris Francesco Capovilla, cosa ne pensasse, ricevendone, racconta nell'intervista monsignor Angelo Frigerio, «Un incoraggiamento a continuare». Pelvi però, intervistato da altre testate, nega: «Con Mons. Capovilla di questo non abbiamo proprio parlato». Loris Capovilla ricorda Don Oreste Benzi: era abbonato alla sua rivista La redazione del mensile Sempre Magazine della Comunità Papa Giovanni XXIII ha intervistato Loris Capovilla nel 2014, subito dopo la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, di cui era stato segretario particolare. Questa foto di Mons. Capovilla lo ritrae insieme a Don Oreste Benzi; è stata scattata in occasione del loro incontro, insieme ad un gruppo di fedeli di Verona. Nel Natale del 2015, Monsignor Loris Capovilla ha chiesto al suo segretario Ivan Bastoni di richiamare la redazione: «Ci disse di continuare a portare avanti con l’entusiasmo l'opera del nostro fondatore don Benzi. Ci ha fatto sentire parte di un’unica missione: testimoniare Cristo nel quotidiano»  racconta Nicoletta Pasqualini, che lo aveva intervistato. L'intervista integrale a Loris Capovilla è stata pubblicata su Sempre (chiedi una copia gratuita qui) , il mensile fondato da Don Oreste Benzi, a cui l'alto prelato era abbonato; ripubblichiamo qui sotto le sue parole a poche ore dalla salita al cielo.    Iscriviti alla newsletter Vuoi saperne di più? Iscriviti alla newsletter mensile con le proposte di spiritualità di Sempre.    Inserisci il tuo indirizzo email Privacy policy:Accetto il trattamento dei dati ai sensi della legge per la privacy.   Loris Capovilla a Sotto il Monte (BG) Nel 2016 sono stati circa 300 i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII che si sono dati appuntamento a Sotto il Monte, per un pellegrinaggio nei luoghi del Papa Buono e del suo Segretario Particolare. Qui Loris Capovilla era arrivato nel 1988, dopo essersi dimesso dagli incarichi pastorali più importanti. In questi luoghi Mons. Capovilla ha vissuto gran parte degli ultimi suoi anni, e proprio nel paese bergamasco caro a Papa Giovanni XXIII ne sono state celebrate il 30 maggio 2016 le esequie. Ecco le foto del pellegrinaggio. #FOTOGALLERY:apg23#   Mons. Loris Capovilla: l'intervista esclusiva «Sono seduto proprio sulla sedia dov’era seduto don Oreste. Questo sacerdote che se pur malato correva e serviva. Se non fanno santo lui non saprei chi potrebbe esserlo». Così mi risponde al telefono Mons. Loris Capovilla quando gli dico che sono del mensile Sempre, della Comunità di don Benzi. Don Oreste lui lo aveva incontrato a Ca’ Maitino di Sotto il Monte nel 2005, durante un pellegrinaggio nel paese natale di Papa Giovanni XXIII. «Che grande impegno che avete, dovete stare tutti insieme – mi dice –. Continuate a camminare nel solco della semplicità e della povertà». Mons. Capovilla è stato da poco fatto cardinale, a 98 anni, quando lo intervisto. La nomina è stata una sorpresa: ha appreso la notizia ascoltando l’Angelus del 12 gennaio 2014 alla televisione. «Sento dalla voce che il suo spirito è giovane, questo conta» sono alcune delle parole che Papa Francesco gli ha rivolto in una telefonata di congratulazioni. Per un decennio Capovilla è stato segretario particolare di Papa Giovanni. Un umile prete, e vuole rimanere tale. E se qualcuno lo chiama eminenza dice: «Lasciamo stare l’eminenza». Il 27 aprile 2014 ci sarà la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII di cui lei è stato segretario per tanti anni. Come ha segnato la sua vita? «Per disposizione della Provvidenza ho conosciuto in giovane età Angelo Giuseppe Roncalli e l’ho seguito sino al primo incontro personale con lui nel 1950 allorquando egli venne a Venezia a celebrare come Nunzio apostolico a Parigi i 200 anni della morte del fondatore dei Mechitaristi Armeni. Tre anni dopo ne divenni segretario particolare. Ho espletato il mio servizio anche dopo la sua morte e ho continuato ad essere suo segretario. Lungo i 50 anni dalla sua dipartita, l’ho pensato ogni giorno ed ogni ora, sforzandomi di conformare il mio servizio sacerdotale sul suo». È considerato il papa buono, il papa della pace, eppure è stato anche criticato soprattutto quando annunciò improvvisamente, il 25 gennaio 1959, l’apertura di un Concilio ecumenico nonostante la sua veneranda età. «È ferma convinzione che nel suo insieme la Chiesa Cattolica ed anche i cristiani di altre denominazioni hanno accolto come dono di Dio l’ispirazione di Papa Giovanni ad aggiornare le strutture disciplinari e guidarle in conformità con le esigenze dell’umanità contemporanea». Un’idea, quella del Concilio, che le comunicò la prima volta 48 ore dopo essere stato eletto Papa. Cosa le passò per la testa in quel momento? «A me non passò niente per la testa, tanto più che il codice di Diritto Canonico conteneva un capitolo denominato De Concilio Oecumenico. Se una struttura è già contemplata nella vita della Chiesa, nessuna meraviglia che al Concilio XX (1869-1870) ne potesse venire uno denominato poi XXI». Oggi nell’età dell’anzianità, come legge i frutti nella Chiesa di quel grande cambiamento dettato dal Concilio? «Con esultanza e speranza, che è il titolo della quarta costituzione Gaudium et spes. Ho certezza che sulle vie segnate da Dio, la Chiesa Cattolica si è ripresentata col volto di Gesù, maestro, amico e salvatore. Un anno di pontificato di Papa Francesco. Come vede il momento attuale della Chiesa? «Ogni Papa costituisce un anello dell’unica catena che segna il cammino di due millenni. Condotto da Dio, ogni successore di Pietro, adempie il suo servizio in Obbedienza e pace secondo il motto araldico di Giovanni XXIII». Assieme a Giovanni XXIII verrà canonizzato anche Giovanni Paolo II. Quali analogie tra i due? «Non è necessario che noi immaginiamo i Papi l’uno come fotocopia dell’altro. Ciascuno ha una sua personalità, una sua missione e suoi particolari carismi». Una coincidenza: mentre per Giovanni XXIII arriva la canonizzazione, per don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è arrivato il nulla osta dalla Congregazione delle Cause dei Santi per l'apertura del processo di beatificazione.  Lei ha conosciuto personalmente don Oreste. Che cosa ha visto in lui? «Ho visto il cristiano e il sacerdote che ha voluto conformarsi a Cristo ed al suo Vangelo. Nel corso della sua vita operosa, eroica, piena di meriti e di sofferenze». Qual è l’invito che fa alla Comunità Papa Giovanni XXIII? «Rimanete fedeli alle ispirazioni ricevute dal fondatore e non prestatevi mai a ciò che chiamiamo pubblicità, ma piuttosto preoccuparsi di vita interiore, senza della quale ogni altra attività umana langue. E credete fermamente che l’amore professato per i piccoli, i poveri, i diseredati e i peccatori non rimarrà mai sterile». Il 22 febbraio 2014 è arrivata per lei la nomina a cardinale. Cosa significa questo riconoscimento a 98 anni e nell’anno della canonizzazione di papa Roncalli? «Non conviene parlare di sé e tanto meno farlo in circostanze che favoriscono una certa pubblicità. No, non muta nulla… Diceva Boris Pasternak in una stupenda poesia: “Essere famoso non è bello. / Non è questo che eleva in alto. / Non si deve tenere l’archivio / trepidare per i manoscritti. / Fine della creazione è dare tutto di sé / e non lo scalpore, non il successo. / È vergognoso, quando non si è nulla / diventare per tutti una leggenda”».   Vuoi saperne di più? Leggi le ultime notizie di spiritualità ed iscriviti alla newsletter  
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25/05/2016
Le vie verso la pace: tre giorni generale 2016
Prende il via venerdì 27 maggio, la tre giorni generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. Almeno 1500 persone arriveranno da tutta Italia e dagli oltre 30 paesi esteri in cui la Comunità è presente; verranno per incontrarsi, confrontarsi, guardare al futuro. L’assemblea si concluderà domenica 29 maggio. Quest’anno il tema designato è la pace. Il pomeriggio del venerdì, dalle ore 15, nell'incontro pubblico "Le vie verso la pace - come costruire la pace attraverso scelte economiche sostenibili, stili di vita alternativi, dialogo interreligioso e lotta alle ingiustizie" si terranno gli interventi di:   Giovanni Ramonda, presidente Comunità Papa Giovanni XXIII; don Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi Italia; Shahrzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana; mons. Giorgio Lingua nunzio Apostolico di Cuba; Mara Rossi, rappresentante alle Nazioni Unite per la Comunità Papa Giovanni XXIII; Alberto Capannini, Operazione Colomba, corpo civile nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Modererà Laila Simoncelli, avvocato, consulente in materia di diritti umani.   Guardalo in diretta!     A seguire ci sarà la testimonianza di un profugo siriano arrivato in Italia lo scorso febbraio con un corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in collaborazione con Operazione Colomba. L’appuntamento è da venerdì 27 a domenica 29 maggio alla fiera di Forlì, in via Punta di Ferro; l'evento introdurrà la 3 giorni generale della Comunità e verrà promosso usando l'hastag #3gg2016;     (foto di Thomas Monticelli)
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