APG23
16/09/2020
Il Tempo del Creato è un momento, comune a tutto il mondo cattolico, nato per rinnovare la relazione con il Creatore e tutto il creato, grazie ad una serie di iniziative e preghiere sparse in tutto il mondo. Anche la Comunità Papa Giovanni XXIII ha deciso di unirsi a questi momenti e soprattutto di interrogarsi su quanto la cura della terra e dell’ambiente in cui viviamo ci avvicini ancora di più a Dio e ci permetta di vivere in maniera più consapevole e responsabile.
Sono tantissime le realtà di accoglienza della Comunità che hanno scelto la terra e più in generale l’agricoltura come vero e proprio modello educativo e riabilitativo. In Italia e nel mondo, Comunità Terapeutiche, Cooperative Sociali, Case di pronta accoglienza, Comunità educanti per i carcerati (CEC) sviluppano attività in cui ci si prende cura sia degli ultimi che della natura. Prendersi cura delle piante e degli animali infatti accresce il senso di responsabilità dell’individuo e ne fortifica l’autostima. Persone in difficoltà o con disabilità trovano in questo tipo di attività una loro dimensione.
Lo racconta anche Francesco Simonetti, papà di Casa Famiglia cresciuto tra i campi, che trasmette ai suoi figli l’amore per i frutti che la terra ci dona: “La terra educa al gioire del proprio lavoro […] Ho visto ragazzi feriti dalla vita gioire per quel seme seminato e poi germogliato o persone con disabilità riempire il vasetto di terra e sentirsi utili, capaci di fare qualcosa. Ci sono anche le sconfitte: una grandinata, la mancanza di piogge… bisogna saper aspettare e continuare con perseveranza. L’orto e lavorare la terra ti educano davvero alla vita”.
La Casa Famiglia di Francesco è una delle tante Case della Comunità che hanno scelto, nella propria quotidianità di vita familiare, di usare la terra che li circonda per coltivare la frutta e la verdura da portare ogni giorno sulle proprie tavole e soprattutto per “sfruttarne” il potere educativo. C’è chi alleva galline, chi preserva semi antichi, chi coltiva piante officinali. Ogni casa ha un approccio alla terra diverso ma tutte condividono il fine ultimo di prendersi cura del creato grazie anche al lavoro di persone che altrimenti verrebbero scartate ed emarginate, per valorizzarle e restituire loro la dignità.
Papa Francesco con la sua enciclica Laudato Si’ ha scosso gli animi di tutti i cristiani del mondo esortandoli ad una vita più semplice, a contatto con la natura, preservandola, rispettandone i tempi e rispettando così anche i più deboli e i più poveri. “I nostri piccoli aspettano l’arrivo della neve con gioia sapendo che arriverà sicuramente solo quando dalla grande quercia vicino al cimitero cadrà la sua ultima foglia nell’autunno inoltrato […] e poi l’estate quando si inizia ad aspettare come una festa che le angurie siano mature per raccoglierle dall’orto e dissetarsi gustandole insieme”. Francesco nella sua testimonianza ci racconta di queste bellezze straordinarie, apparentemente semplici ma che permettono davvero di guardare il creato con altri occhi.
Lavorare la terra con le mani e col cuore è davvero possibile e per noi della Comunità è un dovere per le generazioni future, per la terra in cui viviamo e per tutte le persone in difficoltà che accogliamo.
#FOTOGALLERY:agri#
APG23
16/09/2020
Come Comunità Papa Giovanni XXIII ci stringiamo al dolore della Diocesi di Como e del Vescovo per l'assassinio di don Roberto Malgesini, avvenuto ieri 15 settembre.
Uniti alle parole del Vescovo Oscar Cantoni: «Proviamo profondo dolore e disorientamento, ma anche orgoglio verso questo nostro prete, che da sempre ha lavorato sul campo fino a dare la sua vita per gli ultimi».
Su Repubblica di oggi e su semprenews.it, il ricordo dell'amico e compagno nella vita vocazionale, Don Federico Pedrana.
APG23
09/09/2020
Il 6 aprile 2020 ricorre il 10° l’anniversario della scomparsa di Simone Montesso e Massimo Barbiero.
Domenica 6 settembre è stata intitolato a Massimo Barbiero un Passaggio a Fossò, il suo paese natale della provincia di Venezia. Massimo era un nostro missionario, morto nel 2010 in Venezuela a 37 anni, dopo che aveva vissuto per oltre 10 anni nella nostra missione in una baraccopoli di Nairobi.
«Dio non vuole gli slum — diceva —. Sono frutto dell’ingiustizia, gente che vive sulle briciole dell’altro. Dobbiamo ascoltare il bisogno della povera gente, fare festa con quello che si ha, la felicità non viene dalle cose ma nello scoprire che quello che si ha è un dono».
Il commovente ricordo nelle parole del papà di Massimo, Alessandro Barbiero.
#MassimoBarbiero, la Parrocchia e l'amministrazione comunale di Fossò ricordano i dieci anni dalla scomparsa del giovane missionario. Grazie Massimo pic.twitter.com/Ij0K846SJ7
— Comunità Papa Giov23 (@apg23_org) September 9, 2020
La Comunità Papa Giovanni XXIII piange Massimo Barbiero e Simone Montesso
Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Apg23, ricorda così Massimo Barbiero e Simone Montesso: «Dieci anni fa, Massimo e Simone nell’abbraccio del Padre, scivolati in un burrone. Massimo era arrivato in Venezuela da qualche mese dopo avere dato la vita per più di dieci anni in Kenya nella baraccopoli di Soweto, vivendo da povero tra gli ultimi. Penso di avere visto in lui una semplicità e una radicalità unica, sincera, di un’infanzia spirituale evangelica che ha sconvolto persino coloro che vivevano nello slum. Viveva come loro, uno di loro, in mezzo a loro. Con Gesù nel cuore, la Comunità Papa Giovanni come la sua famiglia, l’affetto per i suoi cari. Simone giovanissimo volontario che ha dato il tempo più bello della sua giovinezza per i poveri. Grazie di cuore per la vostra testimonianza che è di esempio per tutti noi. Grazie e pregate per noi.»
Sono ormai trascorsi 10 anni dal tragico giorno in cui Simone e Massimo hanno perso la vita durante un’escursione sulle Ande, ma il loro ricordo e il loro esempio restano oggi più vividi che mai.
Simone Montesso
Originario di Bolzano, 23 anni, Simone era arrivato a Mérida in Venezuela a marzo 2010. Aveva deciso di fare un’esperienza di volontariato di 6 mesi con la Comunità Papa Giovanni XXIII, desideroso di imparare da una realtà così lontana e diversa da quella in cui era cresciuto.
Massimo Barbiero
Massimo era un missionario laico della Comunità. Veneto d’origine (di Fossò, Venezia), aveva lasciato il suo paese per vivere in totale povertà con gli ultimi. Era semplice e spontaneo, amava la vita che si era scelto. Dopo 10 anni trascorsi a Soweto, baraccopoli di Nairobi in Kenya, era arrivato a Mérida all’inizio del 2010.
Grazie ai suoi familiari ed amici che hanno raccolto i contributi necessari, è stata eretta in sua memoria una cappellina vicino al centro per ragazzi di strada alla periferia di Nairobi in cui ha operato per tanti anni.
I lavori, avviati nel 2017, hanno portato alla realizzazione di una cappellina che è stata inaugurata a marzo 2018. La cappellina sarà luogo di preghiera ed incontro con il Signore non solo per i ragazzi e gli operatori del Centro, ma anche per tutti gli abitanti del quartiere che vorranno accedervi, soprattutto i giovani, proprio come Massimo avrebbe voluto.
Un ringraziamento particolare va alla famiglia Barbiero, che ha generosamente contribuito alla costruzione.
Cappellina in ricordo di Massimo Barbiero alla periferia di Nairobi
APG23
08/09/2020
I nostri volontari sono ritornati in Libano da un mese, subito dopo l'esplosione al porto di Beirut, per stare al fianco dei profughi siriani e della società civile stremata da una terribile crisi.
Ecco il racconto sulla presenza di Operazione Colomba (corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII), a Beirut e nei campi profughi del nord del Paese, realizzata da formiche.net
A seguire, l'intervista del Giornale Rai di Radio 1, che ha raggiunto Alberto Capannini, operatore di Operazione Colomba.
Volontari in Libano in preghiera con Papa Francesco
Ci uniamo come Comunità alla richiesta del Papa in questa giornata di pregare, digiunare e affidare a Dio la situazione della popolazione del Libano, ad un mese esatto dall'esplosione di Beirut.
In queste settimane siamo tornati nel paese con i ragazzi di Operazione Colomba, che stanno vivendo con le persone libanesi stremate da questa fortissima crisi politico-economica e con profughi siriani, doppiamente vittime a causa del peggioramento della situazione.
«Pregare per il Libano significa non delegare le proprie responsabilità ma chiedere la conversione dei nostri cuori ad una pace attiva e la conversione di una classe politica che fa gli affari suoi, che alimenta la guerra, che ignora e perseguita chi nelle piazze chiede giustizia dialogo e pace. Noi vogliamo, chiediamo, imploriamo questa conversione».
APG23
07/09/2020
Nel nome di don Oreste Benzi sarà una piazza con aiuole e fontana calpestabile ad accogliere i viaggiatori all'arrivo alla stazione di Rimini. A novantacinque anni dalla nascita di don Oreste il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, alla presenza di Paolo Ramonda, ha inaugurato oggi la nuova piazza che porterà il suo nome. Il Sindaco ha sottolineato come la nuova piazza, luogo di snodo per i trasporti riminesi, abbia trasformato un luogo di degrado in uno di accoglienza. Ricordiamo come la stazione sia stato teatro del'incontro di don Oreste, e della Comunità Papa Giovanni XXIII, con le realtà dei senza dimora e delle prostitute. Riccardo Ghinelli
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Ricorre oggi il 95° anniversario della nascita di don Oreste Benzi, il sacerdote riminese fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il suo viaggio terreno si è interrotto nel 2007, nella notte tra la festa di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti. Tuttavia la sua presenza spirituale è ancora viva in tante persone che leggono i suoi libri, pregano con il messalino con le sue meditazioni, il messalino Pane Quotidiano, si affidano alla sua intercessione per la richiesta di Grazie. La causa di Beatificazione è in corso: chiusa la fase diocesana, ora il processo è passato a Roma.
Giovanni Paolo Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Giovanni XXIII, ricorda così il sacerdote riminese: «Don Oreste era un prete che ascoltava i bambini, faceva sognare gli adolescenti, dava responsabilità ai giovani, faceva aprire il cuore e la casa alle famiglie, sconvolgeva i portafogli dei ricchi. Veramente un incontro simpatico con Cristo e con la vita. Oggi don Benzi, con i suoi scritti, continua a richiamarci che ai poveri bisogna dare da mangiare, ai giovani risposte al bisogno di Assoluto, alla Chiesa di essere povera e di andare nelle periferie di tutto il mondo, ai sacerdoti di essere innamorati di Gesù e immersi nella vita del popolo. Da lassù ci insegna a vivere meglio quaggiù».
Nato il 7 settembre 1925 a San Clemente, un paesino sulle colline dell’entroterra di Rimini, sesto di nove figli, già in seconda elementare il piccolo Oreste decide di farsi prete. È stato direttore spirituale in seminario, assistente diocesano della gioventù di Azione Cattolica e insegnante di religione alle scuole superiori. Nel 1968 ha dato vita alla Comunità Papa Giovanni XXIII, presente attualmente in 42 Paesi del mondo.
Per far conoscere la vita di don Benzi è stato di recente pubblicato il libro “Il viaggio di don Oreste”, la prima biografia illustrata per bambini e ragazzi, che piace anche ai grandi.
APG23
31/08/2020
Nell’Anno Laudato Si, proclamato da Papa Francesco per sottolineare l’importanza e l’urgenza di prenderci cura della Casa comune, si celebra il Tempo del Creato (dal 1 settembre al 4 ottobre 2020), il cui tema è proprio quello del Giubileo della Terra. La parola Giubileo ci rimanda alla necessità di contemplare, di “riposare” nella Terra e chiedere un’equa redistribuzione dei suoi beni a tutti gli uomini. Nel messaggio dei Vescovi per il Tempo del Creato campeggia la frase della lettera di San Paolo apostolo a Tito Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà (Tn 2,12). Per nuovi stili di vita
Il Tempo del Creato è soprattutto un periodo ecumenico forte, un momento per rinnovare la nostra relazione con il nostro Creatore e tutto il creato attraverso la celebrazione, la conversione e l’impegno insieme. Durante questo tempo, ci uniamo ai nostri fratelli e sorelle nella famiglia ecumenica nella preghiera e nell’azione per la nostra casa comune. Il Patriarca ecumenico Dimitrios I nel 1989 ha proclamato, per gli ortodossi, il 1 settembre giornata di preghiera per il creato. In effetti, l’anno liturgico della chiesa ortodossa inizia quel giorno con una commemorazione di come Dio creò il mondo.
Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha contribuito a rendere speciale questo tempo, prolungando la celebrazione dal 1 settembre al 4 ottobre. Seguendo la guida del Patriarca ecumenico Dimitrios I e del Consiglio Mondiale delle Chiese, i cristiani di tutto il mondo hanno abbracciato questo tempo come parte integrante del proprio calendario annuale. Papa Francesco lo ha accolto nella Chiesa cattolica romana e reso ufficiale nel 2015, legandolo all’Enciclica Laudato Si.
Durante questo mese di celebrazione, i 2.2 miliardi di cristiani del mondo si riuniscono per prendersi cura della nostra casa comune.
Nel messaggio del Santo Padre Francesco per la prossima IV Giornata Mondiale dei Poveri del 15 novembre 2020 “Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32) si sottolinea come la preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero.
Spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti. È l’«eccesso antropologico» di cui parla Francesco nella Laudato si’. È possibile rimediare, dare una svolta radicale a questo modo di vivere che ha compromesso il nostro stesso esistere? Cominciamo con l’assumere uno sguardo contemplativo, che crea una coscienza attenta, e non superficiale, della complessità in cui siamo e ci rende capaci di penetrare la realtà nella sua profondità. Da esso nasce una nuova consapevolezza di noi stessi, del mondo e della vita sociale e, di conseguenza, si impone la necessità di stili di vita rinnovati, sia quanto alle relazioni tra noi, che nel nostro rapporto con l’ambiente.
Come Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo scelto di vivere insieme alcuni momenti di preghiera ed alcuni segni di speranza che saranno a breve comunicati.
PROGRAMMA:
DAL 1° SETTEMBRE AL 4° OTTOBRE
Custodi non padroni: cambiamo stile di vita
SABATO - LUNEDI' 4-6 SETTEMBRE
In cammino insieme con la “Laudato Si”
VENERDI' 11 E SABATO 12 SETTEMBRE
Zambia - Il Tempo del Creato segno di speranza
SABATO 12 SETTEMBRE
Bio..pen Day a La Pietra Scartata
DOMENICA 13 SETTEMBRE
In Fraternità con il Creato
MERCOLEDI' 16 SETTEMBRE
Al cuore della missione
VENERDI' 18 SETTEMBRE
La Comunità e il dialogo interreligioso
VENERDI' 25 SETTEMBRE
Come mi vesto?
SABATO 26 E DOMENICA 27 SETTEMBRE
Un Pasto al giorno
VENERDI' 02 OTTOBRE
Spiritualità della missione e della pace
SABATO 03 OTTOBRE
Eucarestia per il Tempo del Creato
SABATO 03 OTTOBRE
Religioni Pentecostali: nuovo Cristianesimo?
SABATO 03 OTTOBRE
La Casa Comune: un cammino di responsabilità e unità
nel Segno del Giubileo della Terra
DOMENICA 4 OTTOBRE
Celebrazione eucaristica per rispondere al grido della nostra Madre Terra - Ratnapura Sri Lanka
DOMENICA 4 OTTOBRE
In Fraternità con il Creato
GIOVEDI' 8 OTTOBRE
Nonviolenza e difesa della Terra
L'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII è partecipa a "Il Tempo del Creato"
Scopri gli altri eventi. Vai al sito ufficiale
Preghiera del Tempo del Creato
APG23
13/08/2020
La Fondazione don Oreste Benzi ha arricchito il proprio sito con una sezione multimediale in cui è possibile ascoltare direttamente la voce del sacerdote mentre conduce una scuola di preghiera o interviene pubblicamente su temi di straordinaria attualità.
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha raccolto e digitalizzato una grande quantità di registrazioni originali risalenti ai discorsi pubblici e alle meditazioni del sacerdote riminese: ascolta le frasi di Don Oreste Benzi.
APG23
08/08/2020
«Facilitare il ricorso all'aborto significa ingannare le donne sulla tragicità di questo evento ed abbandonarle a se stesse senza tentare di aiutarle a superare le difficoltà che inducono ad abortire. Inoltre l'aborto con la RU486 segna ancor più le donne in quanto sono loro che impediscono a loro figlio di venire alla luce e perché molte di loro vedono i resti del piccolo».
E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito all'annuncio del Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulle nuove linee guide che prevedono l'aborto farmacologico in regime di day hospital e fino alla nona settimana di gravidanza.
«Dal nostro lavoro sul campo - continua Ramonda - sappiamo che quando le donne e le famiglie sono aiutate con opportuni sostegni, allora molte decidono di continuare la gravidanza e dare alla luce un figlio. Questa è la vera libertà, quella senza condizionamenti».
APG23
03/08/2020
Nelle settimane scorse in Piemonte si è aperto un dibattito pubblico sulla questione dei braccianti stranieri stagionali in cerca di lavoro per la raccolta della frutta. Ecco la versione integrale della lettera aperta del nostro Presidente Ramonda, pubblicata in parte su La Stampa di domenica 2 Agosto.
Gentile Direttore,
in questi giorni è tornata alla ribalta delle cronache il tema dei migranti stagionali in cerca di un lavoro per la raccolta nei campi, in particolare nel saluzzese per la raccolta della frutta.
La stagione della frutta - pesche, mele, Kiwi - dura da maggio fino a metà novembre. Il fenomeno si è intensificato negli ultimi dieci anni, all'indomani della crisi economica, quando molti migranti dell'Africa sub-Sahariana si riversarono, in particolare nel saluzzese, in cerca di un lavoro stagionale nella raccolta della frutta. Oggi, questa situazione, già difficile da gestire, unitamente all'emergenza del Covid, sta facendo deflagrare una questione mai risolta definitivamente.
Chi lavora e chi viene in cerca di lavoro deve avere una sistemazione dignitosa. Accampamenti nei parchi cittadini, come quelli verificatisi nelle scorse settimane, non rispettano né la dignità dei migranti né il diritto delle famiglie di poter beneficiare degli spazi pubblici.
Molti di loro sono assunti con un contratto a chiamata: formalmente dura tre-quattro mesi, ma di fatto i migranti lavorano solo pochi giorni. La ragione è la seguente: quando è il momento giusto per la raccolta della frutta è necessaria molta forza lavoro - tanti braccianti - in pochi giorni. Quando è pronta, la frutta va raccolta in fretta. Per lavoratori stranieri in cerca di fortuna, pochi giorni di lavoro è meglio di niente.
Come Comunità Papa Giovanni, insieme alla Caritas locale, gestiamo dal 2006 a Saluzzo una casa di accoglienza per queste persone in cerca di lavoro. Abbiamo ospitato fino a 100 persone, divenendo un punto di riferimento per questi migranti, specie per i più vulnerabili, seguendo il carisma che ci ha lasciato il nostro fondatore, don Oreste Benzi, di essere al fianco degli ultimi tra gli ultimi. Tutto senza alcun contributo pubblico. Non è stato semplice.
Ci sono stati diversi episodi difficili. Ne cito uno di alcuni anni fa. Una sera arrivarono presso la casa un gruppo di migranti che erano rimasti esclusi dalla mensa, in quanto non c'era posto per tutti. Volevano rubare il pentolone della pasta. Chiamammo le forze dell'ordine per sedare gli animi, ma capivamo le ragioni di chi aveva fame. Vengono in mente le parole di Primo Levi: “Considerate se questo è un uomo che lotta per mezzo pane”. Ogni anno i posti che riuscivamo ad offrire non bastavano mai: ne servivano almeno il doppio. In mezzo a tante parole c'è chi si sporca le mani, anche col rischio di rimanere contagiati.
Quest'anno sono molto meno rispetto al passato si pensava che a causa del Covid non si ripetesse il fenomeno. Invece sono arrivati.
Sono molto meno rispetto al passato, ma non sono stati predisposti interventi per le note ragioni di sicurezza sanitaria.
In tutti questi anni non c'è mai stata una soluzione definitiva del problema.
Quali soluzioni possibili?
Si potrebbe realizzare un campo di prima accoglienza dove avere un primo contatto con i migranti che arrivano in zona. Quest'anno, a causa dell'emergenza sanitaria, dovrebbe esser gestito dalla Protezione Civile. Inoltre ci vorrebbero tanti mini-campi nei pressi dei luoghi in cui si raccoglie la frutta, gestiti dagli agricoltori. Quest'ultimi potrebbero usare a questo scopo una parte della paga dei braccianti. E' quella che si chiama “accoglienza diffusa”, un'esperienza che sta funzionando. Si evitano grandi assembramenti, difficili da gestire e che presentano problemi di sicurezza e di igiene, creando fondati timori nella popolazione residente. In un campo piccolo, invece, si seguono meglio gli ospiti e c'è meno timore da parte della popolazione. La gestione dovrebbe essere realizzata da Tavoli concordati che coinvolgano tutti gli attori: Prefetture, Questure, Asl, Enti locali, Privato Sociale e cittadini.
Chi cerca lavoro, cerca dignità.
Cordialmente,
Giovanni Paolo Ramonda
Presidente Comunità papa Giovanni XXIII
APG23
01/08/2020
Si chiama The Green Diary, un sito rivolto ai giovani e non solo, che vogliono raccogliere l'invito di Papa Francesco per un'ecologia integrale. Un vero e proprio diario, fatto di spunti di riflessione per meglio osservare, valutare ed agire. Ma anche un documento aperto che può essere arricchito dai contributi di ognuno, proprio come si scrive su un diario.
«“Il grido della terra e dei poveri non può più aspettare” sono le parole che cinque anni fa Papa Francesco ci consegnava nell’enciclica Laudato Si’. Con questo “Diario” anche la Comunità Papa Giovanni XXIII intende fornire il suo contributo alla Chiesa, ed in particolare ai giovani, in cammino verso una nuova Ecologia Integrale». E' il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità fondata da don Oreste Benzi.
Il tema dell’ecologia è approfondito tramite dieci parole chiave, ognuna delle quali è dettagliata in momenti di preghiera, spunti di lettura dalla Enciclica "Laudato si'", racconti di testimoni di oggi e di ieri della Comunità Papa Giovanni XXIII e semplici ed efficaci inviti all'azione ecologica. La Comunità di don Benzi è impegnata, insieme ad altri movimenti cattolici di tutto il mondo, per agire secondo le logiche di una ecologia integrale.
«Quest'anno non abbiamo potuto realizzare i campi di condivisione per i giovani. Erano occasioni di vita comune con i poveri nelle periferie del mondo in cui siamo presenti. E così è nato questo strumento on line. Una cassetta degli attrezzi per crescere nella consapevolezza ecologica, una mappa per i giovani, troppo spesso dimenticati, diventando preda del primo occupante» spiega Ramonda.
Visita thegreendiary.apg23.org
APG23
30/07/2020
Il 30 luglio si celebra la giornata mondiale contro la tratta di persone: ancora oggi ci sono 25 milioni di persone trafficate nel mondo, il 30% delle quali sono minori.
Radio Vaticana ha intervistato il Presidente della Comunità Papa Giovanni XIII, Paolo Ramonda:
Il 30 luglio, ricorre la Giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani, una riflessione con Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Già 30 anni fa don Benzi aveva denunciato un traffico di organi di bambini. Gli diedero del visionario».
Ramonda ricorda le parole del fondatore: «Anche solo una persona salvata è una meraviglia agli occhi di Dio e agli occhi dell’umanità", diceva, richiamandoci a lottare e a fare di tutto per salvare anche una sola creatura da qualsiasi schiavitù. Poi, però, ci invitava ad un doppio impegno con questa bellissima frase: "mettere la spalla sotto la croce di chi soffre e dire a chi fabbrica le croci di smettere di costruirle».
Ascolta l'intervista integrale
L'Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, oggi nel titolo di apertura ricorda che:
«In tanti non hanno dimenticato il 12 agosto 2016, quando Bergoglio si è recato in una struttura romana della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, per incontrare 20 donne liberate dal racket della prostituzione».
Leggi il Magistero di Papa Francesco contro la tratta degli esseri umani
Avvenire ha dedicato all'argomento il proprio editoriale:
Provate a camminare anche voi, da fratelli e da sorelle, sulla strada delle donne comprate e vendute come schiave del sesso.
Leggi l'editoriale di Avvenire
Il bimestrale Sempre sul proprio sito web ha titolato sul tema della Tratta in Europa durante l'emergenza Covid e ha portato una storia:
Mariela (nome di fantasia), 24 anni, giovane bulgara che si prostituiva in Emilia Romagna. È rimasta incinta del cliente con cui ha vissuto nel lockdown.
Leggi l'articolo integrale
APG23
30/07/2020
L’Emergenza COVID-19 ha provocato forti ripercussioni sociali in tutto il mondo facendo emergere nuove fasce di povertà e di disagio. Anche in Italia ci sono sempre più persone che hanno grandi difficoltà nel provvedere ai bisogni più basici.
Questa situazione ha visto aumentare a dismisura il numero degli “ultimi”, coloro che hanno perso tutto e per disperazione rischiano di perdere anche la dignità.
Per questo la missione della Papa Giovanni non si può fermare mai. “Finché gli ultimi non saranno i primi” è l’impegno che perseguiamo ogni giorno per restituire agli ultimi, anche a questi “nuovi ultimi, la dignità di persona, calpestata dall’ingiustizia.
Per questo l’edizione 2020 di Un Pasto al Giorno – l’evento di piazza che l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII organizza fin dal 2008 – vuole mettere l’accento sulle nuove povertà, sensibilizzando sui bisogni e le necessità di persone che fino ad oggi riuscivano a sopravvivere dignitosamente ma che, a causa della pandemia, sono precipitate in una condizione di indigenza.
Tutto questo senza dimenticare le “vecchie povertà”, i milioni di bambini e di persone nel mondo che lottano per non morire di fame.
Restituire la dignità vuol dire accogliere con fraternità, attenzione, rispetto.
Un Pasto al Giorno non è solo la “fornitura” di un pasto, è soprattutto accoglienza, far sentire le persone parte di una comunità. È il modo con cui noi della Papa Giovanni abbiamo scelto di vivere, condividendo la nostra vita con gli ultimi (#sharinghumanity). Condividere per noi è “avere in comune” prima che “dividere con”; è uno stile di vita che ci fa vivere la nostra vita insieme agli ultimi combattendo le ingiustizie e le distorsioni della nostra società.
Per testimoniare la nostra modalità di accoglienza abbiamo pensato ad un gadget diverso, una tovaglietta, che rappresenta il posto a tavola preparato per chi ne ha più bisogno. Perché il bisogno di essere accolti e accettati è forte quanto quello di mangiare. Per produrre tovagliette belle, adatte alle nostre case, abbiamo pensato di chiedere ai migliori talenti creativi di aiutarci. Insieme ad AI - Associazione italiana Autori di Immagini, schierando tutta la forza della creatività per combattere la fame.
E’ stata lanciata una Call for Artists per disegnare la collezioni di tovagliette che si potranno avere durante l’evento di settembre.
Ognuno di noi avrà così la possibilità di invitare a tavola uno o più poveri. Il contributo offerto per avere la tovaglietta sarà come prenotare un posto a tavola per chi ne ha veramente bisogno, lasciando per lui un “pasto sospeso”.
Scopri di più su unpastoalgiorno.apg23.org