Mamme con bambino dall’Ucraina; giovani da Afganistan e altri Paesi
Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in un tweet chiama ad aprire le porte ed il cuore ai bambini profughi e alle loro famiglie, provenienti dalla guerra.
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Alla follia della guerra rispondiamo preparandoci ad accogliere i profughi ucraini nelle nostre case famiglie, famiglie accoglienti nell'Europa dell'est, nel nord Europa e in Italia . la Comunità Papa Giovanni XXIII continua a condividere la vita con gli afflitti della terra.
— Giovanni P. Ramonda (@paoloramonda) February 27, 2022
Storie di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati
Ola, partito da solo
Ola, nome di fantasia, ha 11 anni. C'era anche lui fra i bambini profughi, un sabato di giugno 2018 era sulla nave Sea Watch 3 che aveva attraccato a Reggio Calabria. Era con altri 27 bimbi che hanno compiuto il viaggio della speranza da soli, senza i genitori. Ma quella di Ola è stata un'odissea drammatica. Partito da solo dalla Nigeria, dopo la traversata del deserto i suoi genitori sono stati uccisi dai trafficanti in Libia.
Il suo non è stato un racconto isolato, perché sono 77 i minori non accompagnati che, sbarcati a Reggio Calabria, hanno raccontato storie analoghe, dopo l'arrivo nella loro prima famiglia di accoglienza. La loro è dedicata alla Santissima Annunziata ed è stata inaugurata in città dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nel 2015. Fra le bambine accolte nella casa, almeno 16 bimbe in quell'anno sono risultate vittime di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, e di 8 di queste si sono perse le tracce dopo possibili contatti delle minori con la malavita.
Dopo gli accordi del Governo italiano con la Libia, firmati dal Ministro Minniti l'anno scorso, sono più che dimezzati gli arrivi in Italia, sia di adulti che di minori. Eppure questo non garantisce un adeguato rispetto dei diritti umani.
«Chiediamo al Presidente del Consiglio Conte un tavolo tecnico dove si possa riflettere insieme. I migranti in mare vanno soccorsi ed accolti, il nuovo Ministro dell'Interno ritorni ad un'azione politica congiunta con le altre potenze europee e cerchi il dialogo con la Libia», aveva tuonato il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda.
Dagli oltre 25.000 sbarchi di minori profughi in Italia del 2016 si è passati a circa 16.000 nel 2017 e a poco più di 2.000 nel 2018. Dove sono finiti i bambini che mancano all'appello?
Il bambino profugo sbarcato con la leucemia
Bambini profughi in fuga
Reggio Calabria ha visto l’arrivo per mare di circa 70.000 persone dal 2011 al 2019. Oltre alla Comunità Papa Giovanni XXIII hanno aderito al progetto di accoglienza CE.RE.SO, Parrocchia di S.Maria della Neve Cannavò, l'Associazione Anawim, Casa Mosè e Parrocchia di Montebello.
Il cimitero dei profughi vittime del mare
Silvia Comodo è arrivata come volontaria dalla Toscana: «Ci ha molto colpiti la storia di un ragazzino di 12 anni congolese che è arrivato in Italia con il sogno di fare il meccanico della Ducati. L’ha coltivato attraversando il deserto e il mare. Durante la traversata è stato legato dai trafficanti e gettato in stiva; poi gli sono state mozzate le mani ed i piedi. Finalmente gli sono state costruite delle protesi ed è stato messo in contatto con la casa automobilistica, e il suo sogno potrà forse un giorno diventare realtà!». In 24 sono stati in visita con lei alla casa dell’Annunziata quest’estate, per una decina di giorni; i ragazzi si alternavano nell’animazione e nell’assistenza nei centri di accoglienza per i migranti attivi in città. Nella stazione di Reggio Calabria hanno scoperto la vita di oltre 200 ragazzini profughi che vivono accampati in condizioni di fortuna sui binari morti.
«Non si capisce se sono accolti o scappati, qualcuno ha documenti, qualcuno no. I ragazzini immigrati vivono come in un limbo, in povertà assoluta».
Nel presepe Gesù Bambino è un immigrato
A Chieti, nel giorno dell'Epifania 2017, un originale presepe vivente ha animato le vie della città. A metterlo in scena, nei panni di Maria, c'era una giovane profuga, arrivata in Italia dalla Nigeria per essere venduta come prostituta, e che dopo essere stata salvata dalle unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha potuto realizzare il suo sogno di costruire una famiglia.
Con lei la sua bambina di 7 mesi, nei panni di Gesù. Una scelta, sostenuta dalla Diocesi, che non poteva mancare di far discutere, ma che va nella direzione auspicata da Papa Francesco. Ricorda il Papa ai cristiani, nel messaggio per la giornata del migrante: «Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo. [..] E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità».
Ecco le foto di Michele Camiscia dell'incontro con un Gesù Bambino di colore.
#FOTOGALLERY:CHIETI#
Migranti, storia di un incontro
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato
Il 14 gennaio di ogni anno la Chiesa ricorda la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, voluta da Papa Francesco. Ecco alcuni passaggi chiave del messaggio del Papa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018
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Le competenze dei migranti sono risorse – Il Papa ha inoltre sottolineato che "le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, se opportunamente riconosciute e valorizzate, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono. Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d'accoglienza, la possibilità di lavorare e l'accesso ai mezzi di telecomunicazione".
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Prevedere visti temporanei – "Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei Paesi confinanti – ha proseguito il Santo Padre -. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali".
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Più corridoi umanitari – Accogliere i migranti significa offrire loro "più ampie vie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione", per esempio attraverso "corridoi umanitari", e "una prima sistemazione adeguata e decorosa". Per il Papa occorre anche "un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare".
Giornata del ricordo delle vittime dell'immigrazione
Giovanni Fortugno ha lanciato un appello alle coscienze: «Papa Francesco ha detto “aprite le braccia ed accoglieteli”; la condivisione di vita con i profughi è la nostra risposta alla chiamata di vivere con completezza il Vangelo. Non lasciateci soli: abbiamo bisogno di giovani che vengano a condividere con noi l’accoglienza; di istituzioni sensibili che vogliano conoscere realmente il problema delle morti in mare nella sua complessità»
Corridoi umanitari in risposta allo stop ai salvataggi in mare
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