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APG23
17/11/2016
Libano, italiani denunciano le minacce di sgombero al più grande campo dei profughi siriani
«Lo sgombero di questo campo profughi, il più grande del nord del Libano – denuncia Giovanni Ramonda, resposabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII – sarebbe un'ulteriore violenza verso le famiglie siriane che hanno già dovuto affrontare la guerra e la distruzione delle loro case in Siria». Operazione Colomba, corpo di pace della Comunità, ha visitato il campo ed è presente nell'area con i volontari italiani dal 2014, impegnati in attività di sostegno agli sfollati. «Queste persone – continua Ramonda – sono fuggite dalla guerra per dare un futuro ai propri figli; dopo anni hanno ricostruito una qualità di vita appena sopra il livello di sopravvivenza, in condizioni precarie difficili; ora si ritrovano a fronteggiare il rischio di perdere il poco che hanno». Il campo informale di Rekhanye, nella regione di Akkar nel nord del Libano, ospita circa 1.300 persone di cui la maggior parte sono minori. Il 10 novembre una persona che si è dichiarata portavoce dell'esercito libanese ha intimato lo sgombero del campo il 26 novembre. L'ordinanza di sgombero è stata notificata al coordinatore dell'Its (Informal Tented Settlement) di Rekhanye gestito da Urda (network che offre assistenza ai rifugiati siriani in Libano). Abu Isham, responsabile libanese di Urda per il campo ha dichiarato che i membri dell'organizzazione non intendono lasciare la zona e sono fermamente intenzionati ad evitare lo sgombero. Operazione Colomba condanna le minacce: «Il prezzo della guerra è sempre troppo alto, e a pagarlo sono sempre i più deboli», spiegano i volontari. Scarica le foto
APG23
17/11/2016
Una pizza contro la tratta
I posti disponibili erano 180 e le prenotazioni di poco inferiori, ma molti altri si sono presentati sabato 12 novembre all'Oratorio di Santa Maria Nascente in Mortizza a Piacenza, messo a disposizione da don Giuseppe Sbuttoni per l’evento di raccolta fondi e di sensibilizzazione sulla tematica della tratta e dello sfruttamento di esseri umani ai fini della prostituzione organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Il freddo della campagna piacentina era pungente, ma l'atmosfera decisamente calorosa: lunghi tavoli apparecchiati in sale diverse, ciascuna con una stufa al centro, volontari affaccendati a tagliare affettati, stendere la pasta, impiattare e servire. Il grande forno a legna per la pizza, grande protagonista, al centro del cortile. Le persone intervenute sono state più di 200 tra commensali e volontari; tra gli ospiti anche il Vescovo di Piacenza, Sua Eminenza Monsignor Gianni Ambrosio, che il sabato precedente aveva celebrato la Santa Messa in memoria di Don Oreste Benzi. Il ricavato della serata, al netto dei costi vivi, è stato di 1.800 euro, cifra destinata a potenziare il Servizio Antitratta, che opera sul territorio piacentino da tre anni, grazie all’acquisto di un mezzo di trasporto ad uso dell’Unità di Strada. Quanto raccolto si somma al generoso contributo del Fondo della Carità del Vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che hanno già donato rispettivamente 4.000 e 3.000 euro; verranno ora pensate nuove iniziative per raggiungere la cifra finale. Durante la cena, inoltre, Monsignor Gianni Ambrosio ha proposto di replicare la fiaccolata che si era tenuta lo scorso anno per le vie del centro di Piacenza, con l’intento di coinvolgere la società civile e le istituzioni e di intavolare una discussione sulla tematica della prostituzione. Lo spunto è stato raccolto con entusiasmo e l'appuntamento è stato fissato per l'8 febbraio, data in cui si ricorda Santa Giuseppina Bakitha, divenuta simbolo di tutti coloro che sono vittime di tratta. Nel corso della serata è stato anche distribuito il materiale informativo della campagna nazionale Questo è il mio corpo, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con un cartello di associazioni, che intende sostenere la proposta di legge depositata in Parlamento dall’Onorevole Bini (Pd). L’obiettivo: scoraggiare o ridurre la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento. L’appello rivolto a tutti i cittadini e in particolare, oggi, al Comune di Piacenza, è quello di sottoscrivere la petizione a sostegno della proposta di legge Bini. Il coinvolgimento delle 200 persone che, sabato sera, accettando di condividere una cena hanno dimostrato attenzione e sensibilità verso la tematica della prostituzione, è stato un passo importante; il prossimo evento pubblico è dunque la fiaccolata di febbraio, mentre proseguono nelle scuole i laboratori "Si tratta di me". È stato chiesto inoltre un incontro con il Sindaco di Piacenza, nella convinzione che la lotta contro questa moderna, terribile forma di schiavitù possa e debba essere condotta fianco a fianco con le istituzioni.  
APG23
16/11/2016
Grazie per Un Pasto al Giorno
Con le tovaglie a quadretti bianchi e blu, con i pacchetti di pasta, con i nostri figli, con i volontari che hanno condiviso con gioia il nostro impegno, abbiamo invaso le piazze e i sagrati d'Italia per l’ottavo anno consecutivo. È stato un fine settimana all’insegna dell’entusiasmo, guidato da uno slogan che è sì una dichiarazione d’intenti, ma soprattutto una promessa: "Finché gli ultimi non saranno i primi ci troverete qui". È stato, anche, e non possiamo dimenticarlo, un fine settimana segnato ancora dal terremoto, che è tornato domenica mattina in centro Italia. Per questo nella zona di Umbria, Marche e Lazio, dove la terra ha tremato, quel giorno abbiamo scelto di fermarci. Molte case famiglia sorgono su quei territori: sono state colpite al cuore, alcune sono sfollate, ma le altre non hanno subito danni e sono disponibili a far posto a chi si trova in emergenza. La ricetta di Un Pasto al Giorno era semplice: un’offerta libera per garantire un pasto a chi non ce l’ha. In cambio, un pacco di pasta, il simbolo del pasto donato che, in realtà, rappresenta molto altro, restituisce dignità perché trasforma l’emarginazione in una famiglia, formazione, lavoro. Cibo è anche stare insieme, è mettere in comune e il nostro pacco di pasta ha voluto suggellare un nuovo patto sociale, che consente a chi dona e a chi riceve di essere sullo stesso piano. “Grazie di cuore per il vostro impegno e generosità nel sostenerci nell’iniziativa ‘Un pasto al giorno’, grazie ai tanti giovani che hanno dato il loro tempo e che si prodigano anche durante l’anno”, ha dichiarato all’indomani dell’evento Giovanni Ramonda, Responsabile Generale di APG23. “Così decine di migliaia di persone potranno avere il cibo necessario per sopravvivere. In questa comunione dei Santi appena passata e insieme a don Oreste nostro fondatore, facciamo festa con tutti coloro a cui è ritornato il sorriso grazie al vostro sì”. Il ringraziamento è corale, ed è rivolto a tutti quelli che, ancora una volta, hanno reso possibile questo evento, da tutti e due i lati del tavolo: a chi, dietro, ha indossato la maglietta blu e ha speso tempo e parole, e a chi davanti al tavolo si è fermato per donare un pasto a chi non ha nemmeno da mangiare. Non siamo ancora in grado di fornire i numeri di questa edizione, ci vorrà ancora qualche giorno, ma sappiamo già dire che i nostri pacchi di pasta sono arrivati in migliaia di cucine e che altrettanti sono i pasti che potremo garantire in Italia e in 38 paesi del mondo. Quel che è passato di mano in mano è, però, qualcosa di più, che è difficile da definire. È l’espressione incredula di Roberto, 20 anni e da 2 accolto in una Comunità Terapeutica, che tenendo in mano una banconota di grosso taglio ha chiesto a chi aveva deciso di donarla se per caso volesse il resto. È l’email di Claudia, volontaria per la prima volta con Apg23: “è stata una giornata bella e arricchente, perché oltre alla gioia di conoscere nuove persone con un grande cuore, c’è stata la sorpresa di sentirmi parte integrante del gruppo dal primo istante, e quella di tornare a casa colma di gratitudine per questa esperienza”. È il dietrofront di Antonella, che dopo esser passata davanti al banchetto ignorandolo è tornata indietro, ha voluto sapere perché fossimo in piazza e ha deciso di infilarsi la maglietta e di rimanere fino a sera. È, soprattutto, la certezza che potremo garantire ad Angel, che a 5 anni ha affrontato da sola la traversata dalla Libia all’Italia ed è appena stata accolta in casa famiglia, ciò di cui è stata privata – cibo, ma anche dei vestiti frivoli, un’istruzione e tutto l’amore del mondo. Guarda le foto dei volontari di Un Pasto al Giorno >
APG23
14/11/2016
Il Giubileo degli scartati
«Quanto fa male ai noi credenti fare finta di non accorgerci?» Le parole Papa Francesco tuonano, all’Angelus del 13 novembre scorso, in occasione del giubileo degli esclusi. Anche la Capanna di Betlemme di Rimini (casa di accoglienza per senza fissa dimora della Comunità Papa Giovanni XXIII), volontari e accolti, ha partecipato a Roma al week end giubilare. Tre pulmini e due dobló, 37 persone a Roma da venerdì a domenica, tutti insieme per vivere i momenti del Giubileo fino alla messa di domenica. «Un’esperienza unica – raccontano – eravamo come a casa nostra, tra colonne e alabardieri. Ci siamo sentiti accolti e coccolati dalle parole di Francesco». Il Santo Padre ha salutato e ringraziato tutte le associazioni che lavorano quotidianamente con le persone escluse e emarginate. «Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato! È voltare la faccia a Dio. È un sintomo di sclerosi spirituale quando l'interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare». Francesco rimarca: «Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il ché è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo; perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta. Non c'è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti». #FOTOGALLERY:senzadimora# E continua «Bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali». La chiusura ufficiale di questo anno giubilare straordinario avverrà il 20 novembre, con la cerimonia liturgica solenne nella basilica di San Pietro in Vaticano presieduta dal Pontefice e la chiusura della Porta Santa. Già il 13 novembre però l'Anno Santo è praticamente finito: in tutte le diocesi del mondo i vescovi titolari chiuderanno le porte sante delle loro cattedrali, nonché nei santuari. Questo anno giubilare dedicato alla Misericordia finisce, ma la speranza è che i solchi che ha lasciato nei cuori di tanti pellegrini continuino a dare frutti di conversione. (foto di Kristian Gianfreda)
APG23
10/11/2016
Quarto torneo di basket in carrozzina "Città  di Forlì"
Domenica 13 novembre circa 60 fra atleti con disabilità medio-grave, tecnici e preparatori atletici si confronteranno nella quarta edizione del torneo di basket in carrozzina Città di Forlì .  L'evento organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII è preludio al campionato nazionale Uisp che inizierà a dicembre.   Scenderanno in campo le squadre di Forlì, Parma, Montecchio Maggiore e Reggio Emilia . L'a ppuntamento è alla Polisportiva Buscherini, in via Orceoli 17 a Forlì ; la giornata avrà il seguente programma:   Ore 9.00 accoglienza delle squadre ospiti e presentazione del torneo. Ore 9.45 prima palla a due seguita dal secondo match che inizierà alle 11.00 circa. Ore 12.30 pranzo a buffet, organizzato da Lions Club Forlì “Giovanni De’ Medici”. Ore 14.30 finale per il 3° e 4° posto Ore 16.00 finale per il 1° e 2° posto.   Al termine del torneo, indicativamente alle ore 18.00, si terranno le premiazioni, i ringraziamenti e i saluti finali, alla presenza del cestista Corrado Fumagalli , dell'assessore allo sport Sara Samor ì, del presidente della lega pallacanestro della Uisp Emilia-Romagna   Maurizio Prati . L'evento è reso possibile da  Lions Club Forlì Giovanni De’ Medici , con il contributo di Elfi S.p.a. e Forno Antico di Forlimpopoli ,  con il patrocinio di Uisp Emilia Romagna e Comune di Forlì .  Daniele Severi, Responsabile di zona Romagna per la Comunità Papa Giovanni XXIII, racconta il dietro le quinte: «Durante gli allenamenti ragazzi normodotati salgono in carrozzina e sfidano gli atleti disabili; non abbiamo mai avuto problemi a trovare volontari. Per questo non stiamo parlando di persone da assistere, ma di compagni di gioco; lo sport diventa un'occasione educativa. E per gli atleti è un modo per creare relazioni e legami importanti».   Scarica la locandina e le foto.
APG23
06/11/2016
Giubileo anche per i carcerati
L'Anno Giubilare della Misericordia volge ormai al termine, e la mattina del 6 novembre Papa Francesco ha celebrato la S. Messa per il Giubileo dei Carcerati. Anche la Comunità Papa Giovanni XXIII ha partecipato a questo evento con una rappresentanza di detenuti che scontano una pena alternativa al carcere. Di seguito potete leggere una lettera speciale: era stata pensata come una testimonianza da leggere durante l’incontro col Papa, che per motivi organizzativi non è stato fatto. La scrive Antonio Bacassino, membro della Comunità Papa Giovanni, attualmente missionario a Bagdad, in Iraq. La lunga strada dell'espiazione Salve sono Antonio, un quasi 50enne, che ha trascorso vent'anni della sua vita in carcere e ancor di più nel delinquere, per reati quali rapine, mancato omicidio, omicidio, ecc. La “via” della devianza sopperiva apparentemente a tutti i vuoti che mi rodevano dentro, come l'assenza di figure forti, importanti all’interno del nucleo familiare. Questa privazione mi portava a cercare fuori, “per la strada”, era l'unica cosa che riusciva a colmare la rabbia, l’insoddisfazione che provavo. Ho sempre avvertito l’esigenza di comprendere il perché la mia vita fosse andata così. Durante il periodo della lunga detenzione dal 1984 al 1986, dal 1987 ininterrottamente fino al 2006, mi sono perfino iscritto alla facoltà di Pedagogia, sperando di trovare risposte, ma non ne ho trovate di soddisfacenti. Scontata la pena, avevo trentasette anni, laureato, ma allo sbando – sarei disonesto dire che non mi siano state offerte opportunità – ,purtroppo, troppo attratto da quella cultura da strada, anzi subcultura che era il mio credo, il mio punto fermo. Verso i 38, 40 anni la perdita di una persona cara e le sue parole, che ancora mi rimbombano in testa, mi fecero assaporare, e forse per la prima volta guardare, alla mia vera famiglia con altri occhi. Non ne vado certo fiero, ma fino a quel momento alla vita umana altrui e mia, non avevo mai dato alcun tipo di valore. Iniziava in me un minimo di coscienza. Da adulto conobbi la droga in prima persona, l’unica cosa che mi concedesse apparente sollievo a quei vuoti, ma non c'erano ancora rimorsi, quelli arriveranno più avanti. Conosco la Comunità Terapeutica della Comunità Papa Giovanni XXIII e scopro un altro mondo opposto al mio, che nemmeno pensavo potesse esistere. Aiutato, riesco a trovare delle risposte. Un pretino, a cui non finirò mai di dire grazie, mi aiutò a prender atto del male causato. Era doloroso il prender coscienza dei propri fallimenti come essere umano: la mia autostima era meno di zero. Un giorno il sacerdote mi gridò in faccia, senza mezzi termini: «Non spetta a te giudicarti». Il Cristo che non conoscevo iniziava a incuriosirmi, avevo bisogno di capire. Provai a conoscerlo e a pregarlo affinché mi concedesse la grazia di un po’ di pace e serenità. Chiesi di fare un'esperienza in terra di missione da volontario: ero conscio che il dolore che mi portavo dentro era pazzesco e che per provare a placarlo avevo bisogno di esperienze altrettanto forti, ma positive. Finii ad Haiti. Iniziai con il vivere l’esperienza di missione per espiare e mi ci vorrà qualche anno per prendere consapevolezza, che cosi prevale il proprio io, l'egoismo. Paghi …ma non ami. Imparare ad amare e amarmi, a volermi bene è stato il passo più ostico. Non ci sono ancora riuscito in pieno, ma spero di essere sulla buona strada.   Ora sono 15 mesi che mi trovo come volontario a Baghdad. Sempre in ricerca, mi chiedo se sto imparando a conoscerlo e amarlo, fino a che punto? Spero di sì. Sto imparando a non dimenticare mai che Lui mi è accanto. Ad accettarmi per come sono e a prender sempre più maggior consapevolezza che Lui mi ama e senza di Lui son niente. Mi par d'iniziare a intravedere che quella grazia di un po' di pace e serenità, che tante volte ho chiesto di concedermi, per certi aspetti inizi a prender forma. Che posto strano per trovarla. Baghdad /06/09/2016    
APG23
05/11/2016
La missione: grande opera di misericordia
«La missione ad gentes è una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. In effetti, in questa Giornata Missionaria Mondiale, siamo tutti invitati ad “uscire”, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana». È questo l’invito di Papa Francesco, lanciato nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2016, celebrata la quarta domenica di ottobre. Durante questo Anno Giubilare dedicato alla misericordia non poteva certo mancare il Giubileo della Missione, che si è tenuto il 28 ottobre 2016 presso il Santuario del Divino Amore a Roma e che ha riunito da tutto il mondo religiosi, religiose e tantissimi laici. Sempre più i laici missionari Molti dei missionari della comunità Papa Giovanni XXIII sono laici e famiglie e negli ultimi anni si è visto un crescendo di aperture in zone un tempo non considerate “terra di missione!” come i Paesi dell’Europa quali Olanda, Spagna Portogallo, Francia e Grecia per non parlare del crescente impegno a fianco dei rifugiati che approdano nella nostra Italia in particolare nelle regioni del Sud. Non mancano però le presenze in Paesi ad oggi ancora martoriati dalla miseria come lo Zambia, il Bangladesh, il Burundi e vogliamo citare la nuova presenza a Baghdad dove la Comunità ha in progetto di aprire a breve una casa di accoglienza. I verbi della missione Durante la giornata i partecipanti si sono suddivisi in sette gruppi, per approfondire i sette verbi della missione (sette come le opere di misericordia): Accogliere, Guarire, Liberare, Proteggere, Riconciliare, Soccorrere, Sperare. I missionari presenti si sono raccontati e confrontati, hanno riflettuto e hanno condiviso le proprie esperienze. La Comunità Papa Giovanni XXIII è stata chiamata a portare il suo contributo sul tema dell’Accogliere. Alla radice di tutte le opere e i progetti che sviluppa nei 38 paesi del mondo dove è presente la comunità ha come base fondamentale la condivisione diretta. In tutto il mondo l’accoglienza è la più grande testimonianza per parlare dell’amore di Dio, poiché attraverso la quotidianità dei più bisognosi si entra nel tessuto sociale del Paese e nella cultura con un canale privilegiato. #FOTOGALLERY:GiubMiss# Comunicare la gioia Durante i lavori, Mons. Beschi, presidente della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione dei Popoli, riprendendo gli inviti di Papa Francesco, ha insistito molto sul tema della gioia. «La dimensione della gioia è decisiva. La missione nasce dalla gioia e ha come compito la comunicazione della gioia. Del resto, comunicare il Vangelo e la sua forza è comunicare la gioia di Dio». Come ricorda Papa Francesco non si evangelizza da un ufficio o da una cattedra ma lungo le strade polverose del mondo vissute dai più bisognosi, si è a fianco a loro nel fare la spesa al mercato nell’inserimento scolastico nel reparto dell’ ospedale ecc. Mettere al primo posto i poveri e gli scartati dal mondo che siano essi bambini di strada o donne sfruttate o disabili , o carcerati è inoltre la via concreta per favorire là dove siamo l’unità dei cristiani e il dialogo interreligioso perché si uniscono le forze per un Amore più grande che aiuta a superare le divisioni e le differenze. Sempre oltre Mons. Nunzio Galantino ha ricordato come «La missione può essere vissuta in maniera più efficace perché più umile, in maniera più rilevante perché più vicina alla storia concreta. Consapevoli dei nostri limiti, siamo chiamati a entrare in pieno nel progetto di amore che il Padre continua a mettere nelle mani di ciascuno di noi. Questo progetto d’amore deve far parte della storia, perché converta innanzitutto noi. Per poi diventare missionari, capaci di “contagiare” con la propria vita, non con le chiacchiere o le condanne. La Chiesa, come dice Papa Francesco, deve essere una comunità che si lascia segnare profondamente dalla dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre».
APG23
04/11/2016
Si prostituiva incinta: è stata liberata
«Ho lasciato l’Albania una mattina di settembre, il cielo sopra Tirana era azzurro... non avrei mai voluto andare via… ma ero innamorata e il mio fidanzato insisteva... Sono partita da sola, il mio fidanzato all’ultimo non era riuscito a partire con me. Ad aspettarmi all’aeroporto c’era Flora, una donna albanese... era stata lei a trovarmi il lavoro. Ho pianto tanto la prima sera che mi hanno buttato sulla strada. Buttata sì, come si butta un oggetto senza valore, come si butta una carta che tutti possono calpestare. Piangevo e stringevo il mio bimbo nella pancia… Una volta ho provato a scappare, ma mi hanno massacrata di botte, credevo di morire, ho avuto paura di perdere il mio bambino... Una sera di maggio, ero da poco arrivata sul ‘mio’ angolo di marciapiede e pensavo fosse una sera come le altre. Pensavo fosse la solita macchina con il solito cliente di turno che ti chiede ‘quanto vuoi’. Invece una voce di donna mi dice “ciao, come stai?” Sulla strada nessuno mi aveva mai chiesto come stavo... Mi dice che - se voglio - mi possono aiutare, che conoscono la condizione di sfruttamento e schiavitù in cui vivono molte ragazze… abbasso lo sguardo, trattengo a fatica le lacrime – mio figlio, ho bisogno di aiuto per il mio bambino. La ragazza mi ha abbracciato forte. Per la prima volta da quando ero arrivata in Italia, avevo trovato il coraggio di chiedere aiuto».   Iscriviti alla newsletter Vuoi leggere altre storie come questa? 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La Comunità, per scoraggiare la domanda di prestazioni sessuali, così come previsto dal punto 2 inerente la prevenzione del Piano nazionale Antitratta del Dipartimento per le Pari Opportunità, ha lanciato stamattina la Campagna di sensibilizzazione intitolata Questo è il mio corpo che ha come obiettivo fare pressione sul Parlamento italiano perché adotti una legge che punisca i clienti. Per questo Giorgio Malaspina, Coordinatore nazionale della Campagna antitratta, ha esortato i cittadini della provincia emiliana a firmare la petizione online per sostenere la proposta di “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione”. Ha invitato inoltre il sindaco a presentare una mozione al Consiglio comunale e i deputati del territorio emiliano ad essere firmatari della proposta di legge che ad oggi è sostenuta da 36 parlamentari di diverse correnti politiche. Come ha spiegato Caterina Ghiozzi, referente nazionale Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, la maggior parte dei clienti preferisce consapevolmente rapportarsi a donne straniere in strada - che hanno un potere contrattuale minore e sono più vulnerabili - e per questo si rendono compici della tratta visto che, come già denunciato dall' Oim lo scorso anno, si sono moltiplicate le donne nigeriane trafficate col flusso dei profughi. E per il recente dossier Piccoli schiavi invisibili sul fenomeno della tratta, più di un quarto sono minorenni, hanno tra i 13 e i 17 anni, sono adolescenti ignare dell’addestramento alla compravendita di sé a cui dovranno sottomettersi, in strada o al chiuso.  Romina Iurato, referente dell'Unità di strada di Piacenza, ha infine presentato le attività di 3 anni d'impegno al fianco delle vittime incontrate lungo le vie della città. Proprio il 3 novembre del 2013 nell'anniversario della morte del fondatore don Oreste Benzi sulla Caorsana nasceva l'unità di strada dell'Associazione che in questi anni ha contato centinaia di contatti di giovani donne nigeriane, albanesi e rumene. Altra attività importante per la conoscenza del fenomeno e la prevenzione nel contesto giovanile, i progetti educativi rivolte agli studenti delle Scuole superiori di Piacenza. Infine un invito speciale rivolto alla cittadinanza per il 12 novembre presso l'Oratorio di Strada Mortizza, 76: una pizzata di solidarietà che garantirà di coprire le spese per l'acquisto di un'auto per il servizio in strada, già in parte finanziato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, che ha meritato un caloroso applauso.   Leggi gli ultimi aggiornamenti dal mondo della prostituzione ed iscriviti alla newsletter
APG23
31/10/2016
Don Oreste Benzi: eventi per il nono anniversario
Nove anni fa, la notte tra l'1 e il 2 novembre, moriva don Oreste Benzi. A partire da questa sera il sacerdote dalla “tonaca lisa” verrà ricordato nella sua città, Rimini, e in molte altre città d'Italia e del mondo, nei 38 Stati in cui la sua opera si è diffusa ed è in continua espansione. Celebrazioni eucaristiche, spesso presiedute dai vescovi dei luoghi in cui si svolgono, ma anche opportunità di ripercorrere i passi di don Oreste incontrando quei poveri che lui era solito avvicinare in luoghi insoliti, magari lungo le strade della notte o vicino alle tombe di un cimitero.  «Don Oreste va meditato, ma non in modo nostalgico – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi –. Dobbiamo meditare il cuore di don Oreste e dire il nostro sì davanti a tutti i nuovi fronti di condivisione con i poveri e gli emarginati. Abbiamo un campo di azione stupendo che ci attende. I giovani vanno dove vedono la credibilità». Prosegue nel frattempo la causa di beatificazione del sacerdote riminese. A distanza di due anni dall'avvio, il giudice del processo, don Giuseppe Tognacci, fa sapere che «sono stati ascoltati 70 testimoni fra i cento citati dalla postulazione e altri 2 tra quelli citati d'ufficio» e preannuncia che, continuando con questo ritmo, la fase diocesana del processo si potrebbe chiudere entro il prossimo anno, che «grazie a Dio va a coincidere con il decimo anniversario della morte» .  Alcuni dei principali eventi previsti in questi giorni sono indicati nel sito www.donoreste.it
APG23
30/10/2016
Terremoto in centro Italia: Apg23 vicina agli sfollati
Le prime notizie che arrivano dalle case famiglie e realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII tranquillizzano chi era preoccupato che ci potessero esserci i nostri piccoli fra le macerie: nessuna accoglienza ha subito danni gravi. Il Responsaible di Zona per le Marche Sud, Stefano Paoloni ha rassicurato: «Grazie a Dio per le nostre realtà non ci sono problemi particolari. Affidiamo a Lui le nostre paure». I primi commenti di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità, arrivano via Twitter: «Le comunità di Spoleto Tolentino Rieti sono vicine alla gente, aperte ad accoglienza, unite nella preghiera a Dio». Ecco il suo messaggio originale.   — Giovanni P. Ramonda (@paoloramonda) October 30, 2016   Anche l'iniziativa di piazza di Un Pasto al giorno, prevista per questo fine settimana, è vicina alle popolazioni colpite dal sisma e si ferma nelle zone dell'Umbria, Marche e Lazio. (in copertina: Ramonda incontra i volontari nel Campo base per le attività con i terremotati allestito il 1 giugno 2012 presso la casa di condivisione giovani di Gavello (FE))
APG23
27/10/2016
Halloween. Un’innocua festicciola?
Tra pochi giorni, a cavallo tra novembre e dicembre, anche la nostra bella Italia, patrimonio della cultura classica, latina, cattolica, sarà invasa dall’arancione fluorescente di una festa anglosassone, moderna, commerciale. Le zucche si saranno sprecate (50 milioni di euro l’anno!), i commercianti si saranno fregati le mani, si potranno finalmente tirar via ragnatele e teschi. Il mondo cattolico si polarizza sulla banalizzazione e sulla demonizzazione del fenomeno, e all’interno delle stesse parrocchie nei gruppi di mamme si trovano quelle che invitano i figli a pregare per festeggiare ognissanti, mentre altre stanno travestendo i propri da zombie. Difficile orientarsi, difficile essere fermi senza cadere nella rigidità, difficile essere giocosi senza scadere nel macabro. Don Aldo Buonaiuto Un aiuto viene da don Aldo Buonaiuto – sacerdote esorcista della Comunità Papa Giovanni XXIII – che nel libro Halloween. Lo scherzetto del diavolo «si pone all'incrocio tra la ricerca intellettuale e l'azione pastorale, come un piccolo ma prezioso strumento nella bisaccia di saperi che rendono meno pericoloso e più agevole il cammino di vita», secondo quanto scrive Monsignor Giovanni D’Ercole nella prefazione. Un’affascinante e documentata ricostruzione storica accompagna alla scoperta di questa festa, dalla ricorrenza Celtica di Samhain (il dio delle tenebre, che segnava la fine dell’estate e quindi la sconfitta della luce), alla sovrapposizione alla festa di Ognissanti da parte di Papa Gregorio III intorno al 731. Il cammino di Halloween si fa poi complesso, sbarcando negli Stati Uniti, e crescendo nei due aspetti che ancora oggi confondono per la loro ambiguità: da un lato il fenomeno esoterico, nascosto, oscuro, il “compleanno del diavolo” per i satanisti; dall’altro la carnevalata per bambini fatta di zucche di plastica, travestimenti e scherzetti, dolci e musica. Quando halloween torna in Europa «qualsiasi riferimento religioso è ormai perduto. All hallows, dopo quattro secoli dall’arrivo in America, è divenuta una parodia noir del carnevale. I suoi “valori” principali sono ora: la magia, l’orrorifico e il soprannaturale». E allora il problema diventa il fatto che Halloween «veicola valori – spiega Buonaiuto – che si richiamano al paganesimo, dunque, totalmente contrari a quelli cristiani. Ciò non avviene apertamente, ma in modo subdolo e nascosto sotto una coltre illusoria e fantastica, di festa, di divertimento ingenuo e di allegra mascherata». Il messaggio della nostra religione cristiana è – al contrario – l’incontro con una persona che ci ha dato speranza della vita eterna, gioia, ricerca della bellezza in armonia col Creatore. In una parola, la luce che sconfigge le tenebre. Per approfondire Il libro Halloween. Lo scherzetto del diavolo è rivolto «a chiunque voglia approfondire questo strano fenomeno con più obiettività – spiega Buonaiuto –. Ai genitori e agli insegnati, agli educatori cattolici, ai catechisti, ma anche ai giovani  che hanno il coraggio di andare oltre le "mode" e non si lasciano condizionare dalle colonizzazioni ideologiche imposte dalle lobby economiche e di potere. Bisogna riscoprire e valorizzare la festività cristiana di Ognissanti, promuovendo una cultura della vita e della luce».  Puoi acquistarlo con spedizione gratuita, cliccando qui. Disponibile anche in formato digitale, cliccando qui.
APG23
26/10/2016
Questo weekend Un Pasto al Giorno
1000 piazze e altrettante postazioni, migliaia di volontari, innumerevoli pacchi di pasta e altrettanti ricettari. Sono gli ingredienti di Un Pasto al Giorno, che anche quest’anno propone il proprio sogno: mettere a tavola gli oltre 41mila fratelli accolti in oltre 600 realtà in Italia e in 38 paesi del mondo. La data è ormai prossima, il 29 e 30 ottobre, e questi sono i luoghi dove venirci a trovare. La ricetta è semplice: un’offerta libera in cambio di un pacco di pasta da poco più di 100 grammi - una vera e propria porzione, il pasto di un giorno, appunto. Una donazione grazie alla quale la Apg23 potrà continuare a garantire un aiuto a tutti quelli che bussano alla sua porta: sono gli ultimi, i piccoli, a cui viene aperta, anche, la porta del cuore. Sono, tutti, fratelli e sorelle, figli, che siedono alla stessa tavola. Lotta alla fame piatto dopo piatto, dunque, per restituire dignità a chi ha bisogno di aiuto e per attribuire un nuovo ruolo a chi dona: entrambi diventano protagonisti e sono uniti da un legame particolare, la fraternità. Ciò è rafforzato, quest’anno, dal messaggio del Giubileo della Misericordia, secondo il quale è proprio condividendo l’esperienza e la sofferenza dell’altro che si realizza l’ideale di fratellanza. In questo senso, il pacco di pasta assume il significato di un abbraccio dato da lontano a chi è in difficoltà. Cibo è stare insieme, è mettere in comune, è espressione della generosità di Dio. “Anche attraverso il cibo si realizza la dignità dell’uomo”, così Giovanni Ramonda, responsabile generale della APG23 “perché significa affermare e rispettare uno dei diritti umani fondamentali. E ritroviamo questo messaggio anche nel Pontificato di Papa Francesco, che più volte ha individuato nello spreco anche una chiave di lettura metaforica della nostra società. Il nostro pacco di pasta, dunque, vuol essere il simbolo di un nuovo patto sociale, che consente di accrescere se stessi aiutando gli altri, per affermare il concetto di diritto al cibo”. Un Pasto al Giorno è in piazza una volta all’anno, ma la sua proposta è sempre valida. Se questo fine settimana non potrete raggiungere una delle 1000 piazze, c’è sempre la possibilità di contribuire a questo grande sogno, donando attraverso il nuovo sito unpastoalgiorno.org. E sarà un po’ come mangiare insieme, seduti attorno ad un’immensa tavola!
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