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APG23
06/01/2017
L’ultimo con gli ultimi
Davvero ogni momento della nostra vita può diventare occasione speciale di incontri, di cammino e di rinnovamento della nostra fede. Il capodanno, così, può diventare un momento ancora più speciale se vissuto con gli ultimi. Anche quest’anno centinaia giovani in tutta Italia e non solo hanno vissuto un “Ultimo con gli ultimi!”, un capodanno vissuto coi più poveri, con chi non ha nessuno con cui fare festa. Molti di questi percorsi si sono svolti per strada, nelle stazioni ferroviarie, nelle piazzette di quartiere, nelle carceri: uno stile che la Comunità Papa Giovanni XXIII chiama “Fuori le Mura”. La parola d’ordine per un Capodanno davvero “fuori le mura”, un “ultimo con gli ultimi” è una sola: incontrare. E quindi da Scicli a Chieti, da Riccione a Catania, dalla Romania al resto del mondo si creano mondi vitali dove chi è solo ed escluso, nei giorni delle feste o solo per una notte, non viene dimenticato, anzi, viene posto al centro della festa, perché davvero sia “festa senza fine”. E allora per strada ci si incontra e non si capisce più chi è andato per chi: si gettano ponti verso l’infinito. Con gli scarponcini ben legati ai piedi si lascia la “divano-felicità” in cui spesso cadiamo (come ci ricorda Papa Francesco da Cracovia). Si cammina insieme non perché si debba dare o ricevere qualcosa, ma per fare festa insieme, per stare insieme e riconoscersi uguali, figli dello stesso Padre. Un incontro di sguardi e uno stare insieme per qualche giorno o solo per una notte che disarmano e scaldano il cuore e non ti lasciano più. Come quando ri-incontri per l’ennesimo anno Carla, 7 anni, che nel povero e difficile quartiere di Jungi (Scicli) ti corre incontro, ti abbraccia e ti dice: «Lo sapevo che tornavate, voi tornate sempre!». Come quando scherzi e canti insieme ai ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Acireale ed entri in contatto coi loro vissuti, le loro storie così scomode per noi, i loro sogni, la rabbia, le speranze. Come quando ti allontani dallo sfavillio e dai clamori dei cenoni e ti immergi nell’assordante silenzio del cimitero di Armo (Reggio Calabria) dove sono sepolti i corpi di chi ha terminato il suo viaggio tra le acque dei nostri mari. Come quando sei seduta al tavolo e ti trovi a chiacchierare con Amanda, una ragazza di 19 anni uscita dal racket della schiavitù, che con timore ti consegna il dolore di anni vissuta da schiava e della sua voglia e della sua paura di rinascere a una vita “normale”. Come quando ti trovi a ballare al ritmo di un rap cantato da Iqbal, un ragazzo pakistano di 29 anni, che, nonostante tutte le sue croci trova e trasmette tanta gioia di vivere. Si taglia il panettone insieme a chi magari non ha una casa, un lavoro e a volte documenti e una famiglia. Si suona la chitarra e si mangia e beve insieme, così, in semplicità con chi elemosina sorrisi e attenzioni tutto l’anno senza riuscirci. E allora è festa davvero: non serve tanto, serve metterci cuore e faccia, il resto viene da sé. Davide, 28 anni: «In stazione dei treni a Reggio, il 31 notte, mangiavamo e cantavamo e ballavamo insieme… senegalesi, nigeriani, indiani, italiani, pakistani, rumeni, irakeni, giovani, vecchi, donne e uomini. La stazione si è riempita di una multiformità di volti e colori che nemmeno ci si riusciva a distinguere e riconoscere: tutti ballavamo la stessa musica». Maria, 24 anni: «Questi giorni di condivisione sono stati raggi di sole per il cuore… questi non sono regali che capitano tutti i giorni!». Martina, 25 anni: «Mi ha commosso vedere come, vivendo questi momenti di gioia semplice, le diversità, le storie di cui siamo figli, le ferite quasi spariscono e acquistano un sapore nuovo, carico di speranza. E vien voglia di dirlo a tutti che roba bella è incontrarsi così». Filippo, 17 anni: «Questi giorni di festa vissuti in Romania coi più poveri non mi hanno dato tante risposte, non mi hanno riempito di certezze, ma hanno messo dentro di me tante domande sul mio futuro e le mie scelte odierne. Mi sento inutile e necessario allo stesso tempo». Francesca, 23 anni: «Questi giorni vissuti per strada e in orfanotrofio coi “piccoli” sono stati per me Tempo: per pensare e per agire, ripartendo da piccoli gesti e semplici sguardi. Tempo in cui assaporare la bellezza dell’incontro in quella Betlemme all’apparenza così lontana, ma in realtà così vicina: quel piccolo Bambino che nasce ogni anno nella semplicità povera io, con la meraviglia nel cuore, sono venuta ad adorarlo qui». Davvero ogni momento della nostra vita può diventare occasione speciale di incontri, di cammino e di rinnovamento della nostra fede. Buon anno e buon cammino al passo degli “ultimi”! Se vuoi avere informazioni ulteriori sui percorsi Fuori le Mura Apg23 scrivi a giovani@apg23.org o chiama il 3403643101.
APG23
04/01/2017
Da don Oreste a don Ugolini
Tra le testimonianze raccolte nel nuovo libro: “Il La della vita” dedicato all'insegnamento di don Giancarlo Ugolini, fondatore di Comunione e Liberazione nel territorio riminese, vi è quella del riminese Paolo Graziosi, attore teatrale, cinematografico e televisivo che ha lavorato con i più grandi registi italiani. L'attore, ricordando don Ugolini, parte dall’incontro avuto durante l'età dell'adolescenza con don Oreste Benzi, suo padre spirituale. Dicendo: «Don Oreste era un prete fortemente spirituale, con una mistica molto potente e coinvolgente che affascinava profondamente le coscienze dei ragazzi che lo avvicinavano. Parlava molto delle vocazioni sacerdotali, delle “chiamate”come lui le definiva in un afflato misticheggiante di incontro profondo e totale col Cristo. Tanto che per un lungo periodo fui tentato, anch’io come tanti, dal sacerdozio come naturale sbocco del rapporto con lui». Con l’aiuto di don Giancarlo capì, però, che quella del sacerdote non era la sua strada. Che ciò che gli aveva insegnato don Oreste «andava trasfuso nel mestiere rischioso che mi accingevo a intraprendere».   (La foto, di Cesare Biondelli, è stata scattata ad Alba di Canazei durante un campeggio nel 1956. Don Oreste e don Giancarlo sono "in borghese" perché avevano prestato la veste ai due ragazzi che sono con loro che si fingevano seminaristi per raggiungere Cortina in autostop)
APG23
02/01/2017
I volti della tratta a Bologna
Di che cosa si «tratta»? Questa la domanda provocatoria (dove “tratta” ha un duplice significato) che ha aperto l’evento del 19 Dicembre scorso, svoltosi alla Capanna di Betlemme di Bologna, struttura di accoglienza per senza dimora della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23). Giorgio Galvagno e Andrea Di Stefano durante l'incontro svoltosi presso la Capanna di Betlemme di Bologna A presentare la serata è Giorgio Galvagno, coordinatore della Capanna, dove quotidianamente si vive la condivisione diretta con i poveri. È qui che si manifesta l'esigenza, espressa dai tanti giovani che frequentano la struttura, di ascoltare testimonianze di vita significative ed è qui che nasce l'idea di un percorso, di un ciclo di incontri a tema, che possano essere stimolo e nutrimento per una conoscenza non fine a sé stessa ma che si alimenta di nomi, storie, incontri e racconti... Provocatorio in quanto argomento della testimonianza è stato il fenomeno della tratta, che Andrea Di Stefano, collaboratore della Comunità Papa Giovanni XXIII per il progetto “Oltre la strada”, citando dati dell'ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di droga e crimine organizzato, spiega che la tratta di esseri umani è la terza fonte di reddito del crimine organizzato dopo il traffico di armi e stupefacenti. L'equipe della Comunità di don Benzi quotidianamente opera sulle strade e si occupa prioritariamente della presa in carico e messa in sicurezza delle persone che vogliono fuoriuscire dal percorso di tratta, le quali possono trovare rifugio in una delle strutture protette di cui l'Associazione dispone e iniziare un percorso di reinserimento sociale. Tipicità questa dell'Apg23, che sul territorio collabora anche con altre realtà e diversi attori. Ma che cos'è il fenomeno della tratta? Quali le tipologie? A livello internazionale, spiega Andrea Di Stefano, la tratta è definita come «il portare una persona contro la propria volontà, o grazie a sotterfugi o all'inganno, da un punto A ad un punto B»; spostamento forzato al quale spesso segue, nella destinazione di arrivo, anche uno sfruttamento successivo. Varie le tipologie: dal tristemente noto sfruttamento a fini prostitutivi, al più recente fenomeno dell'accattonaggio, dallo sfruttamento lavorativo, fino al fenomeno della tratta ai fini di espianto degli organi. Al di là delle specificità ci ciascun tipo di tratta, è interessante notare come siano sempre gli strati più poveri della società i principali destinatari di queste forme di sfruttamento, ad esempio essendo costretti a vendere i propri organi per far fronte alla miseria. Tante dunque le frustrazioni che quotidianamente vive chi opera in questo settore, a volte ingestibile il senso di impotenza e la consapevolezza di essere piccoli di fronte ad un fenomeno così complesso e multiforme, ma ciò che li spinge a continuare ad operare in questa direzione, dice Andrea, è il desiderio di poter modificare le coscienze, sensibilizzando sempre più al tema, e la speranza di far conoscere alle persone vittime di tratta una società diversa, di cui possano scegliere di fidarsi. Il progetto “Oltre la strada” Vent'anni fa nelle stazioni delle principali città italiane si iniziava a notare, senza comprendere le ragioni, un'improvvisa e crescente presenza di ragazze nigeriane. Fu così che il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, Don Oreste Benzi, decise di iniziare ad andare nei luoghi stessi in cui le ragazze si trovavano per incontrarle e parlare con loro. Si iniziò immediatamente a intuire la portata del fenomeno che oggi conta, solo sulle strada di Bologna, tra le 120 e le 150 ragazze a notte. A seguito dei primi passi, si instaura nel 2000 la collaborazione con il Comune di Bologna, per il quale la Comunità Papa Giovanni XXIII è oggi ente attuale del progetto “Oltre la strada”, una rete regionale che si occupa del contrasto ed emersione delle vittime di tratta e grave sfruttamento. Dall'esperienza con le ragazze nasce tre anni fa una nuova Unità di Strada che studia il fenomeno dell'accattonaggio e degli elemosinari, in espansione a Bologna. Due sono quindi le uscite settimanali, una diurna, l'altra notturna.
APG23
31/12/2016
12 cose stra-ordinarie del 2016
Tutti pronti per brindare all’anno nuovo in arrivo? E proprio volgendo alla fine del 2016 viene spontaneo fare un po’ di bilanci… «Se la fede è genuina ci porta all'incontro con tutti i puri di cuore del mondo, con tutti gli uomini di buona volontà; ci porta a non fare ghetto, a non essere invidiosi di quello che fanno gli altri, ma a sostenere ogni bene che c'è e a suscitare ogni bene che manca», amava dire don Benzi. Pescando dal nostro archivio news, vi riproponiamo 12 fatti che hanno caratterizzato l'anno appena trascorso, dodici passi importanti per costruire “mondi vitali nuovi” e una società più giusta, che rimette al centro gli attuali esclusi. 1. La strada di casa: si apre il primo corridoio umanitario Roma, 4 febbraio. Il corridoio umanitario è stato reso possibile grazie alla collaborazione fra Comunità di Sant'Egidio, Comunità Papa Giovanni XXIII e grazie al grosso contributo economico della Chiesa Valdese. Importantissima è stata l’esperienza di condivisione di vita nei campi profughi in Libano e Siria. Ne hanno parlato Redattore Sociale e Avvenire, insieme ad altre testate giornalistiche. 2. Il formaggio del perdono donato a Papa Francesco Roma, 24 febbraio.  Giorgio Pieri, coordinatore del progetto CEC (Comunità Educanti per Carcerati) portato avanti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII spiega: «il 24 febbraio siamo andati dal Papa a portargli il formaggio del perdono (prodotto con il lavoro dei detenuti in pena alternativa al carcere, nella cooperativa agricola San Facondino a Saludecio RN) e ci ha detto una frase simbolo che ci portiamo nel cuore: “non c’è santo senza passato, non c’è peccatore senza futuro”». 3. Una nuova Casa Famiglia e un Centro per profughi ad Atene Atene, luglio. Anche in tempo di crisi, l’accoglienza rimane l’unica risposta valida per l’emergenza migranti. Fabiola e Filippo Bianchini, insieme ai loro figli, aprono le porte della loro Casa Famiglia in Grecia. 4. La pace, un diritto. Finalmente! Ginevra, giugno. Alla 32a sessione del Consiglio Dei Diritti Umani è stata adottata una risoluzione, proposta da Cuba, che al suo interno contiene la “Dichiarazione sul diritto alla pace”. Tutti siamo convinti che la pace sia una necessità per le persone nel mondo che sono vittime di conflitti armati, violenza diretta, strutturale o culturale. Avere una dichiarazione sul diritto alla pace significa sperare in un impatto concreto sulla vita di queste persone. 5. L’impegno per la vita Risolvere il dramma dell’aborto si può. Don Benzi ne era convinto e i dati gli danno ragione: secondo il report annuale presentato a Bologna l’8 luglio, in 2 casi su 3 l'incontro, la condivisione, l'offerta di aiuto hanno dato alle gestanti la forza per credere che era possibile accogliere quella piccola vita dentro di loro nonostante le difficoltà di una società inospitale per mamme e bambini. Dal 1999 va avanti la preghiera per la vita nascente: un momento che la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove davanti agli ospedali in cui si praticano gli aborti, a partire da un'idea di don Oreste, che per primo la avviò davanti all'ospedale di Rimini, come forma di vicinanza e ultima mano tesa alle gestanti mentre entrano per l'aborto. A questa preghiera partecipano varie persone, anche alcuni vescovi, ad esempio quelli di Cuneo, Cesena Sarsina, Modena. 6. Il Papa visita 20 ragazze liberate dalla prostituzione Roma, 12 agosto. Per i «Venerdì della Misericordia», Francesco si è recato alla struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, per dimostrare la sua vicinanza alle donne sfruttate e denunciare una volta ancora quella «piaga nel corpo dell’umanità contemporanea». Questo episodio ha avuto grande risonanza: leggete il resoconto su Repubblica,  LaStampa, su Interris, oppure su RadioVaticana oppure guardate il breve video.  7. I giovani, nel cuore della Chiesa Cracovia, 26-31 luglio. I giovani vivono l'esperienza della 31^ Giornata Mondiale della Gioventù, proprio a Cracovia, città che ebbe come arcivescovo Karol Woytila, che diventato Papa istituì questo importante appuntamento. 8. La dignità del vero lavoro Fontaniva (PD), 30 settembre. Apre SocialCars, il primo autosalone no profit. Ne hanno parlato anche Il Corriere e Il Mattino di Padova. Qui trovate anche un video.  9. Dare una famiglia a chi non ce l’ha Tolentino, 30 ottobre. Le Case Famiglia, pupilla della Comunità Papa Giovanni XXIII, sono nate proprio per dare una famiglia a chi non ce l’ha. Oppure per dare una casa, magari distrutta dal terremoto, a chi non ne ha più una… Ma le scosse del terremoto, che ha colpito a più riprese il nostro Bel Paese durante questo 2016, non sono riuscite a far crollare la speranza della Casa Famiglia di Tolentino. E nemmeno è franata l’iniziativa “Un Pasto al Giorno”, del 29 e 30 ottobre, con 693 postazioni sparse in 19 regioni d’Italia. Anche se nelle regioni del centro Italia l’evento si è fermato, perché proprio la mattina del 30 ottobre la lunghissima e fortissima scossa di terremoto è tornata a terrorizzare quelle zone. I fondi raccolti alle postazioni permettono di coprire la spesa per garantire oltre 135.000 pasti (369 pasti al giorno), soprattutto nei Paesi all’estero in cui la Comunità è presente. Per sostenere la costruzione della nuova struttura della Casa Famiglia di Tolentino e aiutare nella gestione di questo momento di emergenza e degli ulteriori disagi che la famiglia affronta dovendo provvisoriamente risiedere a Macerata (a 30 km circa da Tolentino, dove i bambini vanno a scuola e fanno tutte le loro attività), è possibile fare una donazione: sul codice IBAN IT 41B 033 5901 6001 0000 0008 036 intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII - Attività ONLUS Causale: "Ricostruzione CF Nostra Signora della Pace" sul c/c n. 12148417 intestato a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII - Attività ONLUS Causale: “Ricostruzione CF Nostra Signora della Pace" 10. Io valgo! Il 3 dicembre, giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato in diverse città italiane " Io Valgo... oltre le barriere ". Testimonianze, proposte, riflessioni per il pieno riconoscimento della dignità e del valore della persona con disabilità. 11. I 100 che hanno vinto la droga Rimini, 26 dicembre. A Rimini avviene ogni anno un miracolo di Natale: il miracolo di chi ha vissuto il martirio di una esistenza fatta di ferite nascoste, lacerate e sanguinanti, di incontri camuffati d'amicizia, confusi da sostanze. Ne hanno parlato diversi giornali, locali e non, tra cui Il Resto del Carlino, Avvenire, SMTV. 12. Una nuova casa per i bambini di Batumi Nel 2016 tante cose importanti sono successe, passi concreti verso la realizzazione di una civiltà dove gli ultimi non sono più tali… E tutto questo grazie alla vicinanza dei nostri sostenitori: sono state tante le attività che abbiamo potuto garantire grazie alle persone generose che scelgono di aiutare la Comunità ad accogliere, sostenere, dare un pasto e una famiglia, lottare contro le ingiustizie e l’emarginazione. Anche quest’anno migliaia di persone in tutto il mondo hanno potuto mangiare ogni giorno nelle case famiglia e nelle realtà di accoglienza, nei centri nutrizionali all’estero, nelle mense di strada in Italia (a Milano e Roma). Il sostegno dei nostri amici e donatori ha reso possibile anche rispondere a piccole e grandi emergenze che ogni giorno si vivono nelle case famiglia della Comunità Papa Giovanni. Dalla ristrutturazione di una casa, all’acquisto di un pulmino per permettere alla famiglia e alle persone di disabili che ne fanno parte di spostarsi con tutta tranquillità. Fino al dono più grande che ci è stato fatto quest’anno da tante persone: a febbraio avevamo fatto un appello per la Casa Famiglia "Roberto Vittori" di Batumi, in Georgia, che insieme a tutti i bambini che accoglie, rischiava lo sfratto. La casa in cui vivevano sarebbe stata messa in vendita e mancava la cifra necessaria per proporci come acquirenti. Trovare altre case così spaziose, per accogliere una famiglia di 13 persone, tanti bambini e anche anziani è difficile in Georgia, perché lo stile georgiano prevede case piccole, con poche stanze e spesso con il bagno all’esterno. La risposta al nostro appello è stata pronta e calorosa e oggi la famiglia di Alessandra e Ino, con tutti i loro bambini, hanno festeggiato il Natale in una nuova casa, calda e accogliente. Dovranno finire di sistemare alcune cose, tra tutte il tetto, che perde in vari punti, ma sono grati che i loro bimbi abbiano una casa in cui vivere e crescere.
APG23
29/12/2016
L’ultimo dell’anno in marcia per la pace!
«La nonviolenza ci appartiene come modo di essere, fa parte del nostro dna. Per questo saremo in marcia lungo le strade di Bologna il 31 dicembre 2016». Anche Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII parteciperà alla prima tappa della 49^ marcia nazionale per la pace, promossa da un lungo cartello di organismi nazionali, associazioni di diverse religioni, di diversi gruppi etnici, promossa dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana. «Molti obiettori di coscienza sono diventati padri e madri nelle case famiglie di chi non ha nessuno, operatori nelle comunità terapeutiche, nelle capanne di Betlemme – spiega Giovanni Paolo Ramonda invitando tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII a partecipare con i piccoli e le persone più emarginate con cui condivide la vita, gomito a gomito, 24 ore su 24 e insieme ai numerosi volontari in servizio civile nelle case famiglia di tutta Italia. «Centinaia di giovani ogni anno partono per il terzo e quarto mondo per condividere con i più poveri ed essere voce di chi non ha voce. Rimuovere le cause della emarginazione ci porta ad impegnarci seriamente nel sociale e non mollare la povertà del fratello fino a che non è risolta». Proprio per questo il tema scelto da Papa Francesco per il messaggio della 50^ Giornata mondiale della pace, La nonviolenza: stile di una politica per la pace la Comunità lo sente particolarmente suo scegliendo ogni giorno di stare dalla parte delle vittime nelle diverse sedi dei cinque continenti, per costruire ovunque, anche in terre di conflitto, ponti di pace. Come dimostrato anche nella partecipazione di oltre 400 giovani della Comunità alla Marcia della pace Perugia-Assisi del 9 ottobre 2016. A Bologna: un anno di cammino del Portico della pace Anche nella città di Bologna, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha scelto di dare voce a chi abita la città restando ai margini, spesso invisibile, e di ricompattare tutte le realtà laiche e religiose che credono nella pace e nella convivenza delle diversità, segno quotidiano di nonviolenza, di riconciliazione, di inclusione, di solidarietà, per camminare insieme senza mettere in mostra il proprio “stemma”. Anzi! Camminando insieme mescolandosi per un unico obiettivo comune: la pace. Per questo alla fine del 2015, dopo gli attentati di Parigi e il peggioramento della situazione in Siria, era ripartito il cammino del Portico della pace, esperienza di dialogo interreligioso e multiculturale, dove il nome indica un simbolo della città di Bologna e un luogo che da sempre è sinonimo di accoglienza, incontro, festa, preghiera. Già un anno fa, più di un migliaio di cittadini e cittadine di diverse religioni e diverse etnie, avevano scelto di camminare insieme il 1 gennaio 2016 nella Marcia della pace a Bologna promossa dal Portico per dire No alla guerra e all’uso delle armi, marcia sostenuta dal Comune e dalla Diocesi con l’intervento del Sindaco Merola e del Vescovo Mons. Zuppi. Il 31 dicembre questo cammino all’insegna della nonviolenza che ha più di un anno di vita continuerà, innestandosi nella Marcia nazionale promossa dalla Cei proprio a Bologna. In marcia coi poveri, lungo 5,2 km Saranno in marcia non solo i bolognesi già sensibili al tema della pace ma uomini e donne di buona volontà provenienti da tutta Italia che si raduneranno alle ore 14.30 ai Giardini Margherita. Qui si darà voce alle violenze storiche di ieri e di oggi, tra canti e balli popolari del gruppo Archam e del gruppo palestinese degli Hudud. Sarà presente, insieme alle tante associazioni e gruppi bolognesi del Portico della pace, anche la Comunità Papa Giovanni XXIII con banchetti informativi sulle aree di emarginazione in cui nel capoluogo emiliano è maggiormente coinvolta: l’accoglienza delle vittime della tratta di esseri umani per sfruttamento sessuale o accattonaggio, l’inclusione delle persone senza fissa dimora, la tutela delle minoranze rom e sinti, il recupero dei tossicodipendenti attraverso i programmi terapeutici, il sostegno alla maternità di donne in difficoltà o rimaste sole davanti ad una gravidanza, l’accoglienza e l’integrazione dei profughi in fuga da guerra e violenze. Mons. Mattia Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e il Sindaco Virgilio Merola interverranno nella prima tappa della marcia. Alle 16.45 in Piazza San Domenico si terrà un momento di preghiera interreligioso con i rappresentanti delle Comunità religiose di Bologna e la presentazione del Messaggio per la 50^ Giornata mondiale per la Pace da parte di Mons. Filippo Santoro, Presidente della Commissione CEI Problemi sociali, lavoro, giustizia e pace. Alle ore 18 i partecipanti entreranno nella Basilica di San Petronio per la recita cittadina del Te Deum e la testimonianza di mons. Luigi Bettazzi, Presidente emerito di Pax Christi, organizzatrice delle marce per la pace dal 1968. Alle 20.30 al Paladozza racconteranno la loro umile ma coraggiosa testimonianza dal vivo diverse persone che hanno scelto la nonviolenza in quelle aree del mondo dove la guerra continua a macinare vittime: Tamara Mikalli Istambulian, rifugiata siriana originaria di Aleppo; Hafez Huraini, rappresentante del coordinamento nonviolento dei pastori del villaggio di At-Tuwani in Palestina; i volontari dell’Operazione Colomba, corpo civile di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnato in Libano, Palestina, Colombia, Albania; fratel Luca Daolio monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata in dialogo con l’Islam. La Marcia terminerà con la S. Messa alle ore 22.30 presso la Basilica di San Francesco. Qui sarà raccolto il corrispettivo della cena del 31 che, grazie alla proposta del digiuno, potrà essere devoluto alla Campagna Focsiv e Avvenire Emergenza Kurdistan. Non lasciamoli soli a favore delle migliaia di persone presenti a Erbil, in fuga dalla Piana di Ninive.
APG23
29/12/2016
Contro le dipendenze: la prevenzione entra a scuola
La Comunità Papa Giovanni XXIII, da sempre impegnata nel mondo giovanile, dedica un’attenzione particolare alla prevenzione delle dipendenze, con attività nelle scuole e sul territorio. Per fare il punto di quanto operato fino ad ora, per analizzare i nuovi bisogni e lanciare le nuove attività tutti gli operatori impegnati nell’opera di prevenzione si ritrovano a Bologna il 30 dicembre, coordinati da Ugo Ceron, psicologo e responsabile della comunità terapeutica “San Daniele” a Lonigo (VI): «La prevenzione dei comportamenti devianti ed in particolare delle dipendenze è un tema delicato e sempre più importante – commenta – tanto che si sta ravvisando l’esigenza di anticipare l’età di intervento: già oggi siamo impegnati non solo nelle scuole superiori, ma anche nelle medie. Alcuni esperti, poi, ritengono che sarebbe importante intervenire già nelle classi delle elementari». Le attività ad oggi vengono svolte in varie province, da Vicenza a Rimini, da Cremona a Bologna e Forlì. Oltre ad interventi e laboratori nelle classi (in cui spesso sono coinvolti giovani che stanno seguendo programmi di recupero dalla dipendenza) vengono gestiti sportelli di ascolto e supporto psicologico nelle scuole superiori ed anche sul territorio. In tutto, oltre 1500 giovani vengono raggiunti ogni anno. Un impegno importante, che vive delle relazioni con tutti gli altri enti interessati al benessere dei minori: «Il nostro lavoro – commenta Ceron – si muove in una prospettiva di rete: non potremmo raggiungere tanti giovani, che attendono una risposta concreta per la loro vita, senza la collaborazione delle scuole, dei Comuni, dei tanti enti del territorio»: associazioni e cooperative impegnate sul campo in maniera diretta, ma anche sostenitori privati. Prendono corpo, così, nei vari territori, progetti specifici che declinano in maniera peculiare il medesimo modello di intervento: Reti di comunità: in collaborazione con la USSL 5 Ovest Vicentino e con i comuni di Castelgomberto, Brogliano, Cornedo Vicentino, Trissino; Vivere l’urlo: sostenuto dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì; Punti di ascolto: con attività su vari territori, con il contributo di Intesa San Paolo e Banca d’Italia, che prevede fra l’altro la realizzazione di un video da utilizzare nelle scuole e nei vari gruppi contattati. Solo nel riminese, per esempio, sono stati raggiunti nell’anno scolastico 2015/2016 circa 1200 ragazzi di 51 classi: in particolare, nel territorio di Bellaria e Igea Marina gli operatori hanno sviluppato percorsi alternativi alla sospensione scolastica per alunni con comportamenti devianti. La metodologia prevede lo svolgimento di attività manuali utili alla collettività scolastica: attraverso la tecnica dell’ascoltare facendo si vuole offre l’occasione di riflettere/ripensare agli episodi che hanno portato alla sospensione, e di valutare possibili azioni diverse in episodi analoghi, nel tentativo di trovare insieme strade per re-agire modificando i propri comportamenti futuri.
APG23
29/12/2016
L’ultimo con gli ultimi
Il tam-tam è stato rilanciato esclusivamente su WhatsApp ma 220 posti sono già prenotati al cenone dei senza fissa dimora di Chieti. Costa 15 euro, che pagherà solo chi potrà. Accorreranno soprattutto molti giovani, anche da Pescara, il 31 dicembre sera all'ex chiostro delle suore Orsoline di via G.Ravizza 107 a Chieti. «Perchè — Luca Fortunato cita Don Oreste Benzi — amando i fratelli ribaltiamo l’ingiustizia sulla quale il mondo prospera». Luca Fortunato vive nell’ex convento da settembre 2015, grazie alla volontà del vescovo Mons.Bruno Forte, ed è l’ideatore della serata. Oggi la struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, la "Capanna di Betlemme Maria Stella del Mattino”, ospita 62 accolti dalle strade e dalle periferie umane grazie a Luca e a 6 volontari che vi abitano a tempo pieno. Alle ore 19 dell’ultimo giorno dell’anno i ragazzi andranno nelle stazioni ferroviarie di Pescara e di Chieti, per invitare tutti quelli che incontreranno. Dopo la celebrazione dell’Eucarestia inizierà il cenone, con la festa che interesserà tutti i locali della vicina scuola: una palestra sarà dedicata al ballo, altri spazi alle band musicali e ai giochi di gruppo. «Ai giovani abbiamo detto: portate un parente o un amico che è rimasto da solo e che non può permettersi una festa di fine anno», continua Luca Fortunato. Insieme ad una decina di volontari tutti i lunedì sera incontra i senza fissa dimora della città. Grazie a loro sono una decina le persone senza casa che ogni 3-4 mesi riescono a trovare una soluzione migliore: alcuni scoprono di avere diritto ad una pensione, altri iniziano progetti di co-housing, altri ancora riescono a trovare un lavoretto grazie alla rete di relazioni con il territorio. Al venerdì notte i volontari delle unità di strada incontrano le donne che si prostituiscono, per proporre loro strumenti per uscire dal racket. Ma Luca, dal suo osservatorio privilegiato, lancia un allarme: «Ci sono le persone di 50-55 anni che hanno perso il lavoro e che non riusciamo in nessun modo a riqualificare. Lavoravano in fabbriche che sono state chiuse, o in produzioni artigianali; se non hanno una famiglia in grado di ospitarli o di sostenerli si trovano per strada. Non siamo in grado di trovare nessuna istituzione che si prenda cura di loro. I cinquantenni della strada sono i nostri profughi italiani, rifugiati della povertà; gli mancano 15 anni alla pensione sociale, cosa faresti tu al posto loro»? Altre esperienze analoghe saranno vissute dai giovani della Comunità Papa Giovanni XXIII con chi è solo a Riccione, con i minori non accompagnati sbarcati a Reggio Calabria, con i disabili in molte città d’Italia. Alcuni ragazzi festeggeranno la fine dell’anno insieme ai ragazzi di strada in Romania.
APG23
24/12/2016
Messa di Natale sulle strade della prostituzione
«Davanti al bisogno di dare voce alle schiave di oggi, celebrare la Messa in strada mi è sembrato  il modo più bello per ricordare che la Chiesa è fatta di mattoni ma anche della carne ferita di Gesù. Il Signore si è accontentato di nascere in una stalla insegnandoci che in ogni luogo, anche il più degradato, può splendere la Sua presenza» - spiega don Angelo Boattin, cappellano del carcere femminile e maschile a Pontremoli (MS), sacerdote che collabora con l'Unità di Strada della Comunità di don Oreste Benzi. Non si preoccupa, nonostante il freddo e il contesto prostitutivo, di celebrare questa sera, venerdì 23 dicembre, alle ore 23 nella piazzola del distributore Agip del Centro Luna Coop di Sarzana (SP) insieme alle donne prostituite nel territorio - circa venti - contattate ogni settimana dai volontari delle Unità di Strada della Comunità Papa Giovanni XXIII e anche a quelle che invece dal racket sono fuggite.«Mi colpisce molto, nei membri della Comunità Papa Giovanni XXIII e di queste donne che incontrano, una fede genuina che ascolta il povero che grida. Sia il povero accolto che ci accoglie insieme ci testimoniano che è Gesù che ci sta parlando e siamo invitati tutti a cercarlo tra i più emarginati. E ringrazio Dio tutti i giorni di averci dato un Papa come Francesco che ha a cuore tutta l'umanità ferita, anche le vittime di tratta, e mi permette di vivere un Vangelo senza fronzoli, anche in strada!». In Toscana sono una decina le nuove accoglienze attivate nel 2016 dalla Comunità di don Benzi, donne molto giovani per lo più nigeriane, tra cui una minore e una presunta minore, ora inserite in programmi di reinserimento sociale. Tra di loro anche due donne incinte ed una che ha appena partorito. La Comunità è infatti partner del progetto regionale ConTratTo, acronimo di Contro la Tratta in Toscana, attraverso il quale vari soggetti, istituzionali e del privato sociale, garantiscono protezione e sostegno alle vittime.   «Pregheremo per gli sfruttatori — spiega Roberto Gerali, coordinatore delle unità di strada di La Spezia, Massa Carrara e Firenze —, ed in particolare per i clienti che sono complici della riduzione in schiavitù delle donne. Molte di loro sono minorenni, arrivate dalla Nigeria con i barconi della disperazione. Vogliamo far vivere alle nostre “sorelle e figlie”, come amava chiamarle il nostro fondatore don Oreste Benzi, un Natale speciale, perché ne hanno il diritto. Noi come cristiani non possiamo sentirci in pace finché non lo potranno festeggiare da persone libere. Invitiamo i giovani, le associazioni, le istituzioni: vengano in strada con noi, venerdì sera». L'iniziativa di questa sera rientra tra gli eventi della Campagna nazionale "Questo è il mio corpo”, (www.questoeilmiocorpo.org), chiede alle istituzioni di fermare la domanda del sesso a pagamento, presentata a luglio a Montecitorio dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
APG23
23/12/2016
Natale: festa per tutti!
L’attesa è finita, è arrivato il momento più bello dell’anno: il Natale, con i doni e la tavola imbandita, che si allunga per far posto ai parenti, agli amici, alle persone più care. È una festa grande, e se è vero che più si è meglio è, allora la festa di APG23 è grandissima, perché gli invitati sono più di 41.000 nei cinque continenti. C’è posto per tutti e, soprattutto in questo tempo, è una gioia far parte di questa famiglia variegata e variopinta, che gode della ricchezza più grande: la condivisione. Il Natale nelle case della Comunità non ha una tradizione propria, ma raccoglie quelle delle persone che ne fanno parte e dei Paesi che ospitano le sue missioni. In Sud America è una festa nella festa. Il Cile canta e balla, cucina l’agnello e aspetta l’arrivo del Viejito Pascuero, il Vecchio Uomo di Natale; i bambini dell'Escuelita sono in vacanza, ma l’ultimo giorno di scuola hanno ricevuto un regalo ciascuno, avvolto nella carta luccicante: Felipe e Carolina sono corsi a casa eccitati e la madre Patricia ha rivolto al cielo una muta preghiera, perché non avrebbe davvero potuto comprar loro qualcosa. In Brasile non si usa fare l’albero di Natale bensì il Presepe; nelle case famiglia ce ne sono di bellissimi, con le statuine di terracotta che arrivano dell’Italia mescolate alle figure della tradizione locale: i bambini accolti da Anna e Reno dicono che è proprio la fotografia della loro famiglia. In Africa il Natale è qualcosa di molto diverso: niente luminarie né alberi addobbati, con l’unica eccezione delle capitali, nessuna tradizione culinaria, in alcuni Paesi non è nemmeno un giorno festivo. Sono i credenti quelli che lo celebrano, ed è un Natale essenziale e senza fronzoli. Ci si avvicina al 25 dicembre con il ritmo pacato che scandisce ogni giorno dell'anno, ma nel contempo sentendo crescere l'attesa per l'arrivo di Gesù bambino. A Ndola, in Zambia i bambini e i ragazzi di Cicetekelo Youth Project partecipano alla messa celebrata sotto l’insaka del progetto e poi si scatenano in una caccia al tesoro i cui premi sono matite, quaderni, ma anche cinture e cappelli che arrivano dall’Italia con il container, mentre in Tanzania ci si ritrova tutti a Iringa e per cucinare le lasagne e il riso speziato pilau, entrambi piatti tipici della festa. In Russia è davvero un bianco Natale e dietro i vetri appannati della casa famiglia Padre Fernandez si intravedono Andrei e Denis ballare intorno all’albero. In Italia è come lo conosciamo, ma moltiplicato per tante quante solo le persone accolte nelle diverse realtà: basti pensare che il regalo tipico a parenti e amici è un “ritratto di famiglia”, perché ogni anno si aggiunge qualcuno in più – al Monte Tabor hanno scattato una foto a dodici mani, la più piccola è quella mulatta di Theodore, vicino a quella nerissima di Janet e quella con le unghie rosicchiate di David. E poi c’è il Natale portato a quelli che forse nemmeno sanno che è arrivato. I senza fissa dimora, per cui le Unità di Strada hanno organizzano una cosa piccola ma speciale, i canti intonati al suono della chitarra, o le candele rosse accese per rompere il buio della notte e illuminare, per una volta, gli anfratti dove dormono. Le donne costrette a prostituirsi, che forse per la prima volta assaggiano il panettone con i canditi. I bambini di Matasari, che aspettano il ritorno dei volontari per dare vita il “mare cercul”, il girotondo che diventa più grande man mano che altri arrivano correndo. Natale è la loro festa, la festa dei piccoli, dei poveri e degli scartati, perché se Gesù bambino è nato in una mangiatoia, a metà di un cammino e lontano da tutti, per portare la salvezza nel mondo, allora sono proprio le persone che il mondo dimentica quelle che bisogna custodire come dei tesori. Ed è quello che succede in casa Apg23, non solo il 25 dicembre ma tutti i giorni dell’anno, perché o è Natale sempre o non è Natale mai.
APG23
22/12/2016
Natale per strada con le prostitute minorenni
Alle ore 23,00 di venerdì 23 dicembre nel distributore dell'Agip del Centro Luna Coop di Sarzana (La Spezia) riceveranno l’Eucarestia alcune fra la cinquantina di donne che si prostituiscono nell’area. Venti di loro vengono incontrate abitualmente ogni settimana dalla decina di volontari delle unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII . Altre arriveranno dalle vicine strutture protette di accoglienza in Toscana, dove approdano le donne che decidono di cambiare vita e che a volte denunciano i propri aguzzini. Fra la decina di donne che hanno aderito ai programmi di reinserimento sociale ci sono anche alcune mamme, due donne incinte ed una che ha appena partorito. «Pregheremo per gli sfruttatori — spiega Roberto Gerali , coordinatore delle unità di strada —, ed in particolare per i clienti che sono complici della riduzione in schiavitù delle donne. Molte di loro sono minorenni , arrivate dalla Nigeria con i barconi della disperazione. Vogliamo far vivere alle nostre “sorelle e figlie”, come amava chiamarle il nostro fondatore don Oreste Benzi, un Natale speciale, perché ne hanno il diritto. Noi come cristiani non possiamo sentirci in pace finché non lo potranno festeggiare da persone libere. Invitiamo i giovani, le associazioni, le istituzioni: vengano in strada con noi, venerdì sera». La Comunità Papa Giovanni XXIII prosegue con questa ed altre iniziative nella promozione della campagna nazionale "Questo è il mio corpo” , ( www.questoeilmiocorpo.org ) che chiede alle istituzioni azioni di contrasto alla domanda del sesso a pagamento. Giovanni Paolo Ramonda , responsabile generale della Comunità spiega: «Un terzo delle donne che si prostituiscono sono minorenni. Chiediamo al governo ed al parlamento il varo di una legge che segua il "modello nordico”, recentemente adottato anche in Francia: prevede un regime di sanzioni crescenti per i clienti delle donne che si prostituiscono». La cittadinanza è invitata.    
APG23
21/12/2016
Legge di stabilità  veneta: 6 misure urgenti per i minori maltrattati
La proposta dei venticinque coordinamenti per i minori del Veneto Il tavolo “Un welfare per i Minori”, in occasione della discussione della legge di stabilità regionale, ha inviato nei giorni scorsi al Consiglio Regionale del Veneto e alla Giunta Regionale un documento. La nota contiene 6 proposte urgenti sulla situazione delle politiche regionali in tema di tutela, cura e protezione dei minori e delle loro famiglie, specie in situazioni di maltrattamento e abuso. Queste le proposte del tavolo nei sei ambiti:   1. CENTRI SPECIALISTICI PER LA PROTEZIONE E CURA DEI BAMBINI VITTIME DI ABUSO O MALTRATTAMENTO: apprezzato il Provvedimento per la riattivazione delle Equipe specialistiche Provinciali, serve potenziarne gli stanziamenti per garantire la continuità del servizio. 2. PIANO REGIONALE PER INFANZIA, ADOLESCENZA E FAMIGLIA: serve uno stanziamento di idoneo finanziamento; fino al 2008 l’ex P.i.a.f. Regionale ha incentivato gli investimenti in progetti locali attraverso il cofinanziamento. 3. CONSULTORI FAMILIARI e SERVIZI PER L’ETÀ EVOLUTIVA: buona parte delle risorse vengono assorbite da interventi di tutela minorile; serve un maggiore finanziamento. L’aggravarsi delle condizioni di disagio socio-economico in regione ha aumentato l’impegno richiesto per le gravi patologie relazionali ed il maltrattamento intrafamiliare; sono diminuite sempre più le risorse per la presa in carico e la cura. 4. COMUNITÁ PER MINORI e AFFIDAMENTO FAMILIARE: serve ripristinare il cofinanziamento agli enti locali per la spesa relativa ai minori inseriti nelle Comunità, negli ultimi anni azzerato; rileviamo casi di minori privati delle cure minime necessarie. Si chiede di mantenere od incrementare lo stanziamento per i contributi alle Famiglie affidatarie e alle Reti familiari, e di garantire il mantenimento dei Casf locali. 5. VIOLENZA INTRAFAMILIARE NEI CONFRONTI DELLE DONNE E DEI MINORI: si chiede il potenziamento dei Consultori Familiari, dei Centri antiviolenza, delle residenze di accoglienza. 6. OSSERVATORIO REGIONALE SUI MINORI (C.F.-SEE): si chiede di riattivare con idoneo finanziamento l’Osservatorio, strumento di programmazione regionale e di coinvolgimento del privato sociale nel miglioramento delle politiche per i minori.   “Un welfare per i minori” è la rete di 25 enti, associazioni e coordinamenti, rappresentativi di centinaia di realtà venete del sociale, del volontariato, del mondo professionale e della scuola. Sono riunite insieme dalla necessità di affrontare con urgenza il fenomeno del maltrattamento dei minori.   Hanno redatto il documento fondativo: 
 ANEP - Associazione Nazionale Educatori Professionali Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Azienda Ulss 15 Alta Padovana Caritas del Veneto CNCA - Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza CNCM - Coordinamento Nazionale Comunità per Minori Opera Don Calabria Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto Ordine degli Psicologi del Veneto Reti di famiglie affidatarie   Aderiscono al documento fondativo: AGESCI – Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani AIAF Veneto – Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia e per i Minori ANDIS – Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici Ass.NAS – Associazione Nazionale Assistenti Sociali CISMAI – Coordinamento Servizi Contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia Consorzio Arcobaleno FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri FORUM Veneto delle Associazioni Professionali della Scuola (ADI, AIMC, ANDIS, ANFIS, CIDI, DISAL, Lega Ambiente Scuola e Formazione, MCE, PROTEO) Ispettoria Salesiana San Marco Legacoop Veneto Libera Veneto SCS/CNOS - Salesiani per il sociale Università di Padova, DPSS – Dipartimento di Psicologia e Scienze della Socializzazione Villaggio SOS di Vicenza    Scarica il documento ufficiale del tavolo
APG23
21/12/2016
A Natale con il bambino che non nascerà 
Il giorno dell’antivigilia di Natale, alla preghiera per la vita nascente che si terrà per la prima volta di fronte all’ingresso principale dell’ospedale S.Croce di Cuneo, sarà presente Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’appuntamento è venerdì 23 dicembre alle ore 10.00. Si conclude così un anno di attività con cui l'associazione di Don Benzi ha fornito aiuti concreti alle gestanti che si sono ritrovate ad un passo dalla difficile decisione dell’aborto. 20 donne in provincia sono state aiutate dai volontari nel 2016, e a queste si aggiungono diverse mamme che negli anni scorsi hanno deciso di tenere il proprio bimbo, e che oggi sono sostenute ad esempio nei disagi dovuti alla mancanza di lavoro. «In questi anni abbiamo condiviso la nostra vita con tante donne che, per varie ragioni, erano in difficoltà a proseguire la gravidanza», spiega Elena Ansaldi, referente dell'ambito maternità difficile e vita della Comunità. «Per tanto tempo — continua — abbiamo pregato silenziosamente una volta al mese nella cappella dell'ospedale, cercando di essere così più vicini alle vittime del dramma dell’aborto. Ora però con l’arrivo del Natale vogliamo richiamare l'attenzione sul tema delle famiglie che proprio da una gravidanza vengono messe a dura prova. Troppe gestanti si ritrovano sole, non sostenute da nessuno. In questa situazione possono essere indotte anche ad abortire: da un compagno, dai famigliari, dal datore di lavoro, o addirittura dal personale socio sanitario». Giovanni Paolo Ramonda ad ottobre 2016 aveva esteso questo appello al Consiglio regionale impegnato nel dibattito sull’obiezione di coscienza dei medici: «Dalla nostra esperienza accanto alle donne che si trovano in difficoltà nel portare avanti la gravidanza, emerge che il vero problema non è facilitare l'accesso all’aborto. Piuttosto occorre offrire loro un valido aiuto per rimuovere le cause che inducono all'aborto. Le istituzioni discutano sul come fornire aiuti concreti a sostegno della gravidanza».  La preghiera verrà riproposta ogni primo lunedì del mese allo stesso orario.   Scarica il volantino
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