APG23
15/03/2017
È stato approvato ieri il nuovo Regolamento di Polizia urbana di Ferrara che prevede la multa di 400 € per chi si ferma in strada per contrattare prestazioni sessuali a pagamento. La Comunità Papa Giovanni XXIII plaude al Sindaco, Tiziano Tagliani, e all'Assessore al Welfare, Chiara Sapigni, che hanno scelto di mettersi in ascolto dei cittadini che lo scorso 8 febbraio erano scesi in strada per partecipare alla Fiaccolata per la liberazione delle vittime di sfruttamento sessuale e tratta. Anche Rimini, in vista dell'estate si appresta a riproporre multe salate ai clienti delle persone che si prostituiscono.
Si allunga così il numero dei comuni emiliano-romagnali che multano i clienti: Parma, Reggio Emilia, Modena, Imola, Piacenza ed ora Rimini e Ferrara.
«Adesso chiediamo al Presidente Bonaccini che la Giunta dell'Emilia Romagna si attivi per intraprendere tutte le iniziative necessarie a promuovere l’adeguamento della legge Merlin, al fine di sanzionare il cliente dello sfruttamento sessuale». Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. «I clienti sono complici della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento di persone vulnerabili. Con il loro comportamento i clienti, maschi, sfruttano la condizione di vulnerabilità delle prostitute, donne, spesso ragazzine minorenni. I magnaccia ed i clienti sono entrambi responsabili di questa schiavitù moderna»
La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute. Tutte le informazioni e gli approfondimenti sul sito www.questoeilmiocorpo.org.
APG23
15/03/2017
È stato approvato lunedì 13 marzo il nuovo Regolamento di Polizia urbana con la maggioranza Pd pressochè compatta, che prevede tra l'altro all'art. 41 la multa di 400 € per chi si ferma in strada per contrattare prestazioni sessuali a pagamento.
La Comunità Papa Giovanni XXIII applaude il sindaco Tiziano Tagliani che ha scelto di mettersi in ascolto della voce dei cittadini che l'8 febbraio erano scesi in strada per la Fiaccolata per le vittime di sfruttamento sessuale e tratta organizzata da numerose associazioni ferraresi per promuovere la Campagna denominata Questo è il mio corpo e la proposta di legge di Modifica all'art.3 della Legge Merlin, volta a sanzionare i clienti. E, nonostante alcune voci contrastanti all'interno del Consiglio Comunale, ha sostenuto l'urgenza e l'importanza di quell'articolo che oltre a ragioni di decoro urbano e di intralcio alla sicurezza come prevedono altri regolamenti e ordinanze in altri comuni dell'Emilia-Romagna (Parma, Modena, e di recente anche Piacenza), sottolinea che la sanzione al cliente rientra tra gli interventi volti allo scoraggiamento della domanda, per un più efficace contrasto alla tratta degli esseri umani ormai radicata nel contesto prostitutivo. Nel corso della riflessione in Commissione sul Regolamento comunale, l'Assessore alla Sanità, Servizi alla Persona, Politiche Familiari, Chiara Sapigni aveva infatti specificato che tali interventi sono richiesti sia dalla Direttiva dell'Unione Europea 36/2011 che dal Piano nazionale antitratta del Ministero dell'Interno.
La Comunità di don Benzi dal 2006 è presente sulle strade ferraresi della zona Gad (dintorni della stazione) e del quartiere di Via Bologna con una Unità di Strada che annualmente conta tra i 700 e i 1000 contatti di potenziali vittime di tratta e che incontra chi chiede di uscire dal giro ogni settimana nell'ufficio messo a disposizione all'interno dell'Assessorato alle Politiche sociali. Nel Report 2016 di cui è stata data informativa anche al Consiglio comunale, era emersa negli ultimi mesi la presenza in strada di quasi un centinaio di giovani donne nigeriane e albanesi che agli operatori di strada avevano dichiarato di essere state costrette in strada. Inoltre gli operatori avevano segnalato alle forze dell'ordine la presenza in strada di presunte minori di età compresa tra i 16 e i 18 anni (di cui due sono state accolte negli ultimi due mesi) provenienti dal flusso dei profughi, fenomeno in aumento secondo i dati sulle minorenni dell'Associazione Papa Giovanni XXIII anche in altre città italiane.
APG23
14/03/2017
La zona Asia (che riunisce i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII che vivono in Bangladesh, Sri Lanka, India, Cina) si è ritrovata il mese scorso sotto il segno della condivisione e della preghiera. Ecco il racconto di chi ha vissuto quei giorni di fraternità e raccoglimento.
«Dal 6 al 12 Febbraio ci siamo ritrovati in Bangladesh per un tempo di preghiera e confronto. Il nostro viaggio è iniziato con la calorosa accoglienza a Dacca di Anita Biswas, la prima bengalese a scegliere la vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII. Anita che ha pazientemente atteso ognuno di noi in arrivo dalla Cina, dallo Sri Lanka e dall’Italia, ci ha “coccolati” con le sue prelibatezze bengalesi e ci ha riaccompagnati tutti all’aeroporto per imbarcarci, insieme a lei, sul volo per Jessore, una cittadina ad ovest del Paese, vicino al confine con l’India. A Jessore siamo stati raggiunti da tre fratelli in periodo di verifica vocazionale (pvv) provenienti dall’India e dagli altri fratelli e sorelle del Bangladesh compresa la nostra responsabile della zona Asia Franca Mencarelli. Nella casa di spiritualità che ci ha ospitati, guidati da don Adamo Affri, abbiamo vissuto tre giorni di ritiro spirituale sul tema “Il pensiero di don Oreste”.
Attraverso la riscoperta del volto del Signore che ogni uomo in modo più o meno consapevole cerca, riflettendo sul mistero della vita di Cristo che ognuno di noi è chiamato a vivere ora laddove è, abbiamo riscoperto la via semplice della fraternità e che le membra più deboli, con le quali ognuno di noi ogni giorno condivide la propria vita, sono le più necessarie. Il nostro è stato un deserto “chiacchiericcio” perché non vedendosi da un anno la voglia di raccontarsi e di vivere la fraternità era tanta.
Il 9 febbraio, nel pomeriggio, scortati dalla polizia, ci siamo trasferiti a Chalna, dove da circa diciotto anni c’è la presenza della Comunità. I fatti di sangue dello scorso luglio, con l’uccisione di alcuni stranieri in un ristorante di Dacca, e prima ancora l’uccisione di alcuni cooperanti sono ancora vivi nella memoria della gente e la paura degli attacchi da parte dei fondamentalisti islamici è ancora palpabile. Per questo motivo precauzionale la polizia locale ha organizzato una scorta per il nostro nutrito gruppo di stranieri. Fino a pochi mesi fa gli stranieri presenti in Bangladesh dovevano comunicare i loro spostamenti per poter essere scortati in sicurezza, tra loro anche molti missionari, la cui fede in Dio non ha fatto però vacillare l’amore per questa terra, per i poveri da loro incontrati e non li ha fatti indietreggiare di fronte alla paura di sentire la propria vita in pericolo.
Dopo poco più di due ore di viaggio in pulmino, dopo aver visto susseguirsi più pattuglie della polizia che facevano da apripista, dopo aver attraversato due fiumi e percorso strade polverose, siamo finalmente giunti al villaggio. Ad attenderci i bambini e ragazzi che vivono nella missione di Chalna, che con tamburi e fiori ci hanno dato il benvenuto e che poi venerdì pomeriggio ci hanno mostrato tutte le loro abilità nella danza e nel canto durante lo spettacolo da loro organizzato. A Chalna i membri di Comunità vivono la loro quotidianità a fianco di molti ragazzi disabili, in una terra, come quelle asiatica, dove la disabilità è ancora un grande tabù. Il tempo vissuto qui a casa, come spesso ci ha ricordato Fiorenzo Di Tonno, membro di Comunità che da diversi anni vive a Chalna, ci ha permesso di cimentare la fraternità e di mettere delle piccole basi per cercare di costruire insieme questa nuova zona, che si trova di fronte diverse nuove sfide dal non avere una lingua comune, all’essere molto distanti sia in senso fisico, ma anche come culture e abitudini, consapevoli che gli strumenti che la Comunità ci offre sono molti e ricchi, ma che vanno incarnati e riadattati in ambiti e situazioni come quelle che si vivono in Asia, con molti chilometri che separano i fratelli delle varie aree.
Franca Mencarelli, la nostra responsabile, fin dal primo momento di confronto ci ha ricordato che la zona si costruisce insieme e ciò è certamente uno sprone per ciascuno di noi a mettersi in gioco con i propri talenti e con una presa di responsabilità, con questa consapevolezza siamo ripartiti mentre nelle orecchie risuonano ancora le voci dei bambini di Chalna, cristiani, indù e musulmani, che ogni sera con il loro entusiasmo ci hanno accompagnati durante il rosario e la messa».
Se sei interessato a fare volontariato in una delle missioni della Comunità Papa Giovanni XXIII, clicca qui.
APG23
14/03/2017
Testimoni della misericordia di Dio verso i più poveri e gli emarginati. Ecco la sfida di oggi, soprattutto per noi cristiani in Europa.
Come diceva qualche anno fa il cardinale Mamberti, durante il Congresso internazionale “Cristianesimo e secolarizzazione. Sfide per la Chiesa e per l'Europa”: «Come cristiani dobbiamo sforzarci di trasformare le difficoltà in opportunità e la secolarizzazione può spronarci a riscoprire il cristianesimo nella sua essenzialità e a dare ragione di esso, in un mondo che spesso lo contesta».
E proprio nel cuore di quell’Europa “benestante”, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha aperto negli ultimi anni nuove zone “di missione” e ad oggi sono operative nuove realtà di accoglienza e condivisione in Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Olanda, Inghilterra.
Lo scorso 10 marzo, Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha incontrato mons. Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück (Germania), accompagnato da Pierpaolo Flesia, responsabile della zona Centro-Europa. Dopo aver conosciuto le realtà di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII in Russia, mons. Bode ha chiesto a Ramonda di aprire una casa famiglia nella propria diocesi in Germania. A questo scopo il vescovo ha messo a disposizione la casa canonica della parrocchia di St. Godehard (San Gottardo). Questa parrocchia si trova nella periferia della città di Brema e nel suo territorio vivono 12 mila persone provenienti da 140 diverse nazionalità. I bisogni sono tanti, come tanti sono i poveri che bussano alle porte della canonica.
A proposito di questo invito da parte del vescovo, Ramonda ha detto: «Affidiamo questa richiesta alle preghiere di tutta la Comunità e chiediamo al Signore che ci illumini per poter rispondere a questa e alle altre chiamate a condividere con i poveri».
APG23
13/03/2017
«Siamo fortemente preoccupati per la sorte di tante persone, tra cui numerosi bambini, con disabilità gravissima accolte nelle nostre case famiglia. Si tratta di persone che non possono esprimere in autonomia la loro volontà a causa del loro handicap. Con questa proposta di legge, il rappresentante legale del minore o della persona incapace potrebbe interrompere qualsiasi tipo di cura, anche l'idratazione e l'alimentazione, staccando la Peg o la Tracheo usati da molti di loro per vivere»
Con queste parole Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, interviene in merito alla discussione nell'Aula della Camera dei Deputati sul disegno di legge sul testamento biologico. Continua Ramonda: «Questo legge, se approvata, aprirebbe ad una forma di eutanasia omissiva. Inoltre l'assenza della possibilità di ricorrere all'obiezione di coscienza per un medico ci porta ad una deriva totalitaria».
«Queste persone con disabilità gravissima hanno voglia di partecipare, di andare sulle alte vette, di vedere il mare, di incontrare un sorriso. Desiderano avere qualcuno che si giochi la vita con loro. La sofferenza - conclude Ramonda — non è data dall'handicap o dalla malattia, ma dalla solitudine che si crea a causa di queste condizioni»
La Comunità di don Benzi ha pubblicato un documento relativo al disegno di legge in discussione.
APG23
13/03/2017
Il Teatro “Magda Olivero” di Saluzzo (CN) era gremito e la gente che non è riuscita a trovare un posto a sedere, ha guardato lo spettacolo in piedi: più di 400 persone, senza contare un altro centinaio tra gli organizzatori. Uniti per ribadire, ancora una volta, che la prostituzione viola la dignità e i diritti umani. Il concerto-testimonianza si è svolto il 12 marzo scorso ed è stata un’occasione importante per rilanciare la Campagna Questo è il mio corpo, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
L’evento ha presentato l’orrore della tratta attraverso testimonianze, interventi e canti (grazie alla spumeggiante performance del Coro J4Joy), seguendo 3 piste:
DESERTO- LIBIA, con un intervento sulla violenza sulle donne di Adonella Fiorito (dell’Associazione Mai+sole).
MARE: con la testimonianza di Seku, un ragazzo migrante arrivato dal Mali.
STRADA e LIBERAZIONE, con la storia agghiacciante di K., nigeriana, costretta a prostituirsi dopo che era arrivata in Italia con un visto regolare per andare all’Università. Aveva studiato e aveva superato gli esami previsti. Arrivata in Italia, chi le aveva promesso di darle vitto e alloggio, l’ha riempita di botte, le ha rubato i documenti e l’ha sbattuta in strada. Nel suo racconto emerge l’orrore della strada, l’inferno di andare con i clienti, l’incontro con l’unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII e la fuga per essere liberata. La notizia della liberazione di K. era stata anticipata con un comunicato stampa i giorni scorsi.
Al termine della serata, un segno importante è stata la firma in pubblico di Mons. Giuseppe Guerrini, vescovo di Saluzzo, e di Attilia Gullino, assessore delle Pari Opportunità. Presente alla serata anche Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha ribadito l'importanza di fermare i clienti, per fermare la tratta.
Per chi non avesse ancora aderito alla Campagna, può cliccare qui per firmare online.
A tutti i partecipanti all’evento è stato donato un Rosario, frutto del lavoro delle vittime liberate dalla tratta.
Tutti possono richiedere i Rosari e le Bomboniere per sostenere il progetto a favore delle vittime di tratta: i fondi raccolti servono per sostenerle nel loro cammino verso l’autonomia e anche per sostenere le famiglie nei Paesi di origine quando ci siano situazioni di difficoltà.
Per richiedere i rosari e le bomboniere, potete chiamare questi numeri: cell. 338 2269916 o cell. 347 6501701
APG23
10/03/2017
Abbiamo appena finito di festeggiare la dignità delle donne, di tutte le donne con la ricorrenza dell’8 marzo. Eppure è sotto gli occhi di tutti: ancora ci sono donne sfruttate, schiave, a cui viene negato il diritto di vivere con dignità. Sono le vittime senza voce della tratta e della violenza spesso taciuta, “donne invisibili,” trama e titolo della prossima puntata di Sulla Via di Damasco, in onda sabato, 11 Marzo, su Rai Due, ore 7.45, con replica mercoledì 15 marzo in terza serata.
All’inizio del programma di Mons. Giovanni D’Ercole e Vito Sidoti, le testimonianze agghiaccianti di Mirela e Joy, rispettivamente rumena e nigeriana, entrambe in Italia dietro la promessa ingannevole di un lavoro e di una nuova vita. Vivranno, invece, il copione della vita di tante che inseguono il sogno migratorio, l’incubo dello sfruttamento sessuale, costrette a prostituirsi in strada, percosse e molestate dai loro sfruttatori. Poi il racconto del loro incontro con Silvia e Laila, operatrici della Comunità Papa Giovanni XXIII, e l’invito a venire fuori da quella vita infernale intraprendendo un percorso di riscatto e liberazione presso la Casa delle donne a Rimini. Laila, nell’intervista, presenta la campagna Questo è il mio corpo per fermare “la domanda di carne” da parte dei complici del traffico e vendita delle donne più vulnerabili, attività criminali collaterali al consumo della prostituzione. L’ultimo contributo è una storia di sottomissione tra le mura domestiche cominciata con semplici insulti, poi, come in una spirale, l’esplosione della violenza fisica contro una donna inerme e la corsa in ospedale. Qui l’incontro con uno dei centri antiviolenza Sostegno Donna di We World, un presidio protetto e multifunzionale che offre sostegno concreto alle donne che subiscono la brutalità di un amore sbagliato.
foto di Emanuele Zamboni
APG23
09/03/2017
I volontari delle unità di strada provenienti da Catania della Comunità Papa Giovanni XXIII il 3 gennaio 2017 si sono finti clienti di una prostituta per salvarla. Si tratta di K., studentessa di origine nigeriana, che stava frequentando l'università e che era stata poi messa in strada con l’uso della violenza. Lei stessa racconterà per la prima volta la sua storia, a volto coperto, il 12 marzo a Saluzzo (CN), durante l’evento di denuncia della violenza subita dalle donne vittime di tratta, che è organizzato dalla Comunità di Don Oreste Benzi.
Saranno presenti il vescovo di Saluzzo Mons. Giuseppe Guerrini, il presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda. Parteciperanno la corale j4joy, l’artista Paolo Alessandro, rappresentanti dell’amministrazione comunale, i volontari delle unità di strada ed altre ragazze che sono riuscite a denunciare il racket.
Dalle ore 18 alle ore 19.45 nel teatro Politeama di Via Palazzo di Città, 15 si susseguiranno momenti artistici, proiezioni video ed interventi. Alle 19 verrà presentata la campagna "Questo è il mio corpo": l'iniziativa nazionale sostiene le proposte di legge che affrontano il tema della tratta delle donne contrastando la domanda del sesso a pagamento. Al termine è previsto un rinfresco.
Durante il rinfresco sarà possibile per la stampa raccogliere la storia della ragazza ponendole delle domande; i giornalisti sono tenuti a segnalare in anticipo la propria presenza.
Scarica il volantino.
(nella foto, volontari dell'unità di strada donano le mimose alle donne che si prostituiscono nella giornata della festa della donna)
APG23
09/03/2017
Un immobile ed un terreno confiscati alle organizzazioni criminali a Sarzana, in provincia della Spezia, accolgono una nuova casa famiglia e tanti progetti per i giovani. È questo il risultato di una bella collaborazione nata fra numerose realtà locali e la Comunità Papa Giovanni XXIII per dare una risposta ai bisogni del territorio, in particolare dei giovani che verranno coinvolti in numerosi progetti.
Il complesso immobiliare, ora abbandonato, è tra i più antichi del territorio: il suo ripristino ed utilizzo unisce un valore di tutela del patrimonio storico e di profondo senso civico, in quanto l’immobile è fra i beni confiscati alla criminalità organizzata. L’avvio di una casa famiglia APG23, colmando un vuoto di risposte dell’intero distretto, permetterà l’accoglienza residenziale e diurna di minori in difficoltà. Verrà data loro una risposta di carattere realmente familiare grazie alla presenza dei due responsabili, mamma e papà di casa famiglia da oltre vent’anni, che curano in maniera personalizzata il rapporto con gli accolti. La nuova realtà sarà punto di riferimento per lo sviluppo di attività di socializzazione, educazione, avviamento al lavoro di persone fragili, contribuendo ad alleviare i compiti di cura delle famiglie: progetti di inserimento per ragazzi con disabilità, con problemi di dipendenza o di disagio (coinvolti nella gestione del terreno, sia per la cura del giardino e dell’orto sia nella coltivazione dell’uliveto, sia anche con il posizionamento di arnie); nel lungo periodo si ipotizza anche la ristrutturazione di una seconda parte dell’immobile confiscato, da utilizzare come foresteria, in prospettiva di sviluppo turistico del territorio, come tappa di ospitalità lungo la Via Francigena. Il progetto cresce in sinergia con la rete locale di Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie e con altri progetti di riutilizzo sociale di beni confiscati alla criminalità organizzata.
Il progetto vede la collaborazione fra il Comune, proprietario, la Comunità Papa Giovanni XXIII e il Consorzio Cometa, comodatari, e altre associazioni locali, sostenitrici del progetto (“L’égalité”, AGESCI, ACLI, Associazione Volontari di Crescita Comunitaria, La Missione Sportiva), le cooperative “Il pungiglione” e “Crescita comunitaria”, l’Istituto di Istruzione Superiore Parentucelli – Arzelà di Sarzana (indirizzo agrario). La molteplicità dei soggetti rende esplicito il coinvolgimento del territorio in un progetto che vede fra i suoi destinatari soprattutto i giovani con fragilità, che potranno essere coinvolti in attività di vario genere: promozione della legalità; conoscenza e cura del territorio; inserimenti in forma volontaria, in tirocinio o borsa lavoro in attività di cura del verde, attività agricole, olivicoltura, apicoltura o laboratoriali.
Alle attività agricole potrebbe affiancarsi anche l’avvio di un piccolo punto vendita di prodotti a chilometro zero, provenienti dalle medesime attività di progetto (olio, ortaggi, miele) ma anche dall’opera di altre cooperative e realtà del territorio.
La ristrutturazione (in corso) e l’avvio della struttura sono rese possibili dal sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia.
Il progetto può essere sostenuto partecipando ad Aviva community found: con un click potrai sostenere le attività agricole per l’inserimento di persone svantaggiate e per i giovani del territorio.
APG23
08/03/2017
Buone notizie da numerosi comuni italiani, tra gli ultimi Piacenza e Sarzana, città in cui l'amministrazione comunale ha approvato ordinanze antiprostituzione che prevedono la sanzione del cliente (fino a 400 €) per motivi legati alla sicurezza stradale e all'aumento del degrado cittadino e del disturbo agli abitanti nelle ore notturne come avviene in più di trenta comuni italiani. Proprio in queste città - come anche a Verona dove l'ordinanza esiste già e a Ferrara (dove è in corso di approvazione la sanzione ai clienti nel Regolamento comunale) - la Comunità Papa Giovanni XXIII aveva manifestato pubblicamente scendendo in strada con fiaccolate cittadine a favore di interventi volti a fermare la domanda, in quanto, diceva don Oreste Benzi, «se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe nemmeno la risposta».
In occasione della Festa della donna, la Comunità Papa Giovanni XXIII e le centinaia di minori e di donne nigeriane, rumene, albanesi accolte nelle strutture di accoglienza per vittime di tratta, case famiglia e famiglie affidatarie faranno festa anche per questi strumenti adottati nei territori come deterrenti, per scoraggiare la domanda di prestazioni sessuali a pagamento, in attesa dell'approvazione della proposta di legge presentata a luglio 2016 dall'onorevole Bini alla Camera. La proposta di legge, che segue il "modello nordico", aggiunge all'art. 3 della Legge Merlin la possibilità di sanzionare chi acquista prestazioni sessuali e di avviarlo a percorsi socio-rieducativi.
«La prostituzione è una forma di violenza di genere, abuso ed esercizio del potere dell’uomo nei confronti della donna» afferma Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, che a sostegno dell’introduzione in Italia del modello nordico ha promosso la Campagna "Questo è il mio corpo”.
Nei giorni scorsi tale modello di intervento per il contrasto della disparità di genere e della tratta a fini sessuali è stato adottato anche in Irlanda, che entra così nel novero dei paesi neo-proibizionisti accanto alla Svezia, alla Norvegia, all'Islanda, all'Irlanda del Nord e alla Francia.
Nella notte dedicata, in memoria delle operaie morte in una fabbrica di New York, ad affermare i diritti delle donne e le ingiustizia nei confronti delle lavoratrici, gli operatori e le operatrici della Comunità Papa Giovanni XXIII impegnati tutti i giorni nel recupero della dignità della donna attraverso il primo contatto e l'accoglienza di chi è vittima di sfruttamento, scenderanno in strada dal nord al sud Italia per non lasciare sole nemmeno l'8 marzo le persone più vulnerabili delle nostre città, perché costrette ogni notte per 6-7 ore continuative a subire violenza, vendendo il proprio corpo, per i guadagni di trafficanti e sfruttatori.
Oltre alle mimose, operatori e volontari consegneranno, come avviene ad ogni uscita, i numeri telefonici per contattare la Comunità di don Benzi e chiedere aiuto. Un'ulteriore occasione, questa notte, per ricevere la proposta di fuoriuscita dal racket.
Nel Rapporto 2016 sulle vittime di tratta nell'ambito dei flussi migratori dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni si denuncia la condizione di numerosi minori “invisibili", che anche tramite il flusso dei profughi approdano nelle nostre città perché destinati alla tratta a fini sessuali o di accattonaggio. In particolare è in aumento esponenziale il numero delle adolescenti provenienti dalla Nigeria o dal Ghana o dalla Costa d'Avorio. Per quanto riguarda le vittime minorenni di genere femminile, si tratta anche di ragazzine di origine rumena o rom vendute di frequente da figure appartenenti alla rete parentale.
APG23
07/03/2017
Nella ricorrenza dell' 8 marzo , che celebra le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna, i volontari di alcune delle 21 unità di strada per la lotta alla prostituzione della Comunità Papa Giovanni XXIII usciranno per incontrare le schiave del sesso. Regaleranno loro le mimose, come segno di affetto e di riconoscimento di dignità.
«La prostituzione è una forma di violenza di genere, abuso ed esercizio del potere dell’uomo nei confronti della donna — afferma Giovanni Paolo Ramonda , presidente della Papa Giovanni —. Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare. Queste donne appartengono per lo più a categorie vulnerabili: arrivano da paesi in guerra o in estrema povertà, da ambienti degradati, e sono spesso vittime di stupro e violenza».
In questo scenario desolante non mancano però segni positivi. Ramonda commenta l'approvazione il 14 febbraio scorso da parte del parlamento irlandese di una legge che proibisce la prostituzione scoraggiando la domanda: «Come si può parlare di libera scelta della donna? Un consenso viziato all’origine come può essere considerato libero? La Comunità Papa Giovanni XXIII si congratula con il governo irlandese per la scelta di civiltà che va nella direzione della tutela dei diritti delle donne».
La nuova legislazione adottata in Irlanda si ispira al “modello nordico”: abroga il reato di adescamento che colpiva le prostitute e sanziona, al contrario, il comportamento dei clienti. L'Irlanda entra così nel novero dei paesi abolizionisti accanto alla Svezia, alla Norvegia, all'Islanda, all'Irlanda del Nord, alla Francia.
Negli scorsi mesi la Comunità di Don Benzi ha lanciato la campagna “ Questo è il mio corpo ”, sottoscritta da numerose persone e associazioni, che chiede al Parlamento l'adozione di una legge ispirata al modello nordico anche in Italia.
I dati: Secondo la risoluzione del Parlamento Europeo “Sexual exploitation and prostitution and its impact on gender equality” del 26/2/2014, lo sfruttamento sessuale è il destino più comune (nel 68% dei casi) che attende le donne coinvolte nel traffico di esseri umani. La tendenza è in aumento e vede un numero sempre maggiore di minorenni coinvolte. Fra le vittime della tratta l'80% sono donne o bambine. Oltre venti milioni di persone in tutto il mondo sono coinvolte in questo traffico. La maggioranza delle prostitute in Europa sono donne immigrate (con percentuali fra il 60% e il 90%). «Gli studi confermano una relazione diretta fra la liberalizzazione del mercato della prostituzione e un incremento del traffico di esseri umani legato allo sfruttamento sessuale», recita il documento.
APG23
06/03/2017
Sarzana, 4 marzo 2016 - Anche in Liguria i beni confiscati alle mafie tornano alla collettività attraverso il loro riutilizzo sociale. A pochi giorni dall’approvazione dello storico progetto di legge che istituisce ufficialmente il 21 marzo come Giornata nazionale della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime delle mafie, a Sarzana si compie un altro passo simbolico importante: un immobile sottratto alla criminalità organizzata, dopo anni di attesa, nasce a nuova vita grazie al contributo di risorse ed energie dispiegate dal privato sociale in collaborazione con l’amministrazione pubblica.
Il progetto, che prende il nome di “Ca’ Carnevale - Ghigliolo Terre Libere”, è realizzato da una serie di organismi del Terzo Settore e pubblici riuniti in rete – Comunità Papa Giovanni XXIII (ente responsabile), Consorzio di cooperative sociali Cometa, Acli, Agesci, Il pungiglione, L’égalité, Volontari di crescita comunitari, Istituto di istruzione superiore Parentucelli-Arzelà e Distretto Socio Sanitario 19 Val di Magra – ed è finanziato dalla Fondazione Carispezia nell’ambito del bando “Verso un welfare di comunità: la famiglia come risorsa”.
Ca’ Carnevale è un’antica dimora colonica, in via Ghigliolo 32, sulle colline di Paghezzana, a pochi minuti dal centro e dalla Fortezza di Sarzanello, sequestrata e confiscata dal Tribunale della Spezia nel 2010 a un imprenditore locale grazie a un’indagine della Guardia di Finanza. Dal 2013 l’immobile, insieme ai due ettari di terre che lo circondano, è stato trasferito nel patrimonio indisponibile del Comune di Sarzana, e dal 2015 assegnato in comodato d’uso alla Comunità Papa Giovanni XXIII e al Consorzio di cooperative sociali Cometa.
Il progetto prevede il reimpiego della villa e la sua destinazione alla nascita di una casa famiglia per l’accoglienza di minori allontanati o privi del nucleo familiare di provenienza. La finalità principale – in linea con gli obiettivi richiesti dal bando della Fondazione destinato a sostenere la famiglia e i suoi componenti più fragili – è quella di garantire alle persone in stato di difficoltà, di abbandono, di emarginazione la possibilità di vivere in un contesto di vita che faciliti, attraverso relazioni stabili, il processo di crescita degli individui e l’evoluzione positiva della situazione di disagio in cui si trovano.
La casa-famiglia sarà inoltre punto di riferimento per lo sviluppo di attività di socializzazione, educazione, avviamento al lavoro di persone fragili tra cui giovani con disabilità, con problemi di dipendenza o disagio ed ex detenuti inseriti in percorsi di reinserimento sociale, che saranno coinvolti – attraverso progetti mirati e grazie alla sinergia di tutti gli enti partner – nella coltivazione dell’uliveto circostante, nella cura del giardino e dell’orto, oltre che in iniziative di promozione della legalità e cura del territorio.
In parallelo ai lavori di ristrutturazione necessari per adeguare la villa alla finalità di accoglienza della casa-famiglia – che si insedierà a partire da settembre – saranno realizzate le attività di recupero dell’uliveto in collaborazione con gli studenti dell’indirizzo agrario dell’Istituto Parentucelli-Arzelà e con i protagonisti dei percorsi di reinserimento socio-lavorativo.
Il riutilizzo a fini sociali della villa consente anche, in prospettiva, di elaborare un progetto di inserimento lavorativo attraverso la creazione di una cooperativa di tipo B e di recupero e utilizzo di una parte dell’immobile da destinare a foresteria come tappa di ospitalità lungo la via Francigena.
Ufficio Stampa Fondazione Cassa di Risparmio Della Spezia