APG23
20/03/2018
Il 21 marzo c'è la Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down. Oggi, soprattutto in alcuni Paesi del nord Europa, la diagnosi prenatale che prevede le malformazioni fa sì che i bimbi Down non vengano più fatti nascere, interrompendo volontariamente la gravidanza: è la distruzione di un patrimonio dell’umanità , come sono questi bimbi stupendi, in mezzo al massacro degli innocenti di milioni di bimbi uccisi nel grembo materno.Â
Un giorno di 22 anni fa l’assistente sociale chiese a Tiziana, mia moglie, e a me se potevamo accogliere Simona rimasta orfana. Una bella bimba di sei anni, con sindrome di Down, vissuta per i primi anni in alta montagna come Heidi con le mucche e la neve. Arrivò da noi tutta intimorita ma conquistò subito tutta la famiglia per la sua affabilità , tenerezza, mimica espressiva e comunicativa, tenacia e gioia di vivere. Oggi Simona fa la bidella nella scuola dove lei stessa ha fatto elementari e medie, con un tutor, insieme ai ragazzi del paese che la conoscono ormai benissimo. Con un progetto scritto a quattro mani tra Comune, Direzione didattica, Comunità Papa Giovanni XXIII e Cooperativa sociale.
I ragazzi con trisomia 21 sono meravigliosi, sanno essere bravi a scuola, lavorano come tutti gli altri, si divertono un mondo quando fanno un giro con gli amici o vanno a mangiare una pizza o a ballare. Creano gruppo e fraternità . Sono semplici, senza maschere, aprono il cuore e stimolano la condivisione.
In Italia oggi arrivano diverse richieste di accoglienza di bimbi Down che rappresentano la categoria nel mondo dell’handicap in cui è maggiore l’abbandono da parte dei genitori di origine. Conosco però anche molti genitori naturali che per una vita intera sono stati con questi figli eccezionali. Nella Comunità Papa Giovanni XXIII in tutto il mondo sono quasi 100 i figli rigenerati nell’amore con queste caratteristiche che vivono nelle case famiglia e famiglie accoglienti.
Vorremo andare ad aprire una casa famiglia in Danimarca mettendo la vita con la vita di queste persone e gridare in forma non violenta che la vita è un dono meraviglioso e che anche le persone con sindrome di Down sono costruttrici di storia e di nuova umanità .
Sono proprio le persone come Simona che ci sanno far vivere le gioie semplici.
foto di Caterina Balocco
APG23
19/03/2018
«Le parole di Papa Francesco sono chiarissime e ci danno più forza nel continuare l'opera di liberazione delle donne vittime di tratta costrette prostituirsi. Ancora una volta ci sentiamo di dire “Grazie Santo Padre per il Suo appoggio a questa battaglia”».
Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, alle dichiarazioni rilasciate stamane da Papa Francesco contro la prostituzione. Il Sommo Pontefice, durante il colloquio con i giovani nella riunione pre-Sinodo al pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma, ha dichiarato che “chi va con le prostitute è un criminale, che tortura le donne”.
«Le parole del Papa sono come macigni, che spero possano essere ascoltate dai tanti clienti che ogni sera sfruttano la condizione di vulnerabilità delle donne. - continua Ramonda - Ricordiamo ancora con grande emozione la visita del Papa nell'agosto 2016 in una nostra casa rifugio dove accogliamo donne sottratte al racket della prostituzione. L’abbraccio del Papa a queste donne che hanno sperimentato ogni tipo di violenza e la sua disponibilità ad ascoltare i loro drammi».
L'appoggio del Pontefice giunge nel cinquantesimo anniversario della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, il “prete dalla tonaca lisa” che per primo in Italia ha combattuto contro la schiavitù della prostituzione. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 21 unità di strada e 100 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
Don Oreste Benzi (1925-2007) è stato un presbitero italiano, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha speso la sua vita a favore degli ultimi.
APG23
19/03/2018
Mi chiamo Alessandro, ho trent’anni, un passato molto difficile caratterizzato da tanti inciampi ed errori, ma da altrettante rialzate.
Una cosa, da che ho memoria, è dentro di me come desiderio indissolubile, quasi egoistico: essere strumento di Dio per diventare padre, per generare la vita.
Ricordo una sera di primavera, nell'entroterra siciliano, in cui la mia vita cambiò radicalmente condizionando, purtroppo, ancor ora le mie scelte.
Angelica
Alcuni anni fa conobbi una ragazza, Angelica, stupenda nella sua estrema fragilità, di cui mi innamorai. Ci frequentammo e la nostra relazione diventò profonda ed intima. Sicuramente eravamo entrambi immaturi, persone ferite nella nostra anima, e cercavamo di suggellare questo nostro amore con un figlio. Fu proprio lei a chiedermelo, e naturalmente incontrò il mio consenso perché avevo anch’io lo stesso desiderio.
Dopo circa due mesi mi disse che era incinta. Il mio cuore ebbe un’esplosione forte di gioia. L’indomani mattina andai a lavorare: il posto, il lavoro era sempre lo stesso, ma la consapevolezza che da quel momento dalle mie azioni dipendeva un’altra vita mi diede una forza tale che mi sembrava di avere il mondo in mano. Accarezzavo la pancia della mia ragazza con amore.
Per motivi di lavoro la mia famiglia si dovette trasferire al nord e così anch'io. Lavoravo come benzinaio nella speranza di mettere da parte qualche soldo per prendere un appartamentino dove sarebbe venuta a vivere la mia compagna e il nostro bambino.
La telefonata
Erano passati un paio di mesi quando ricevetti una telefonata da Angelica che, senza darmi spiegazioni, mi disse di andare subito da lei che si trovava in ospedale. Preoccupato per la salute sua e del bambino, lasciai subito il lavoro e scesi in Sicilia correndo all'ospedale del nostro paese.
Quando arrivai vidi lei uscire dalla sala operatoria con le guance rosse e uno strano sorriso. Capii subito, o forse non mi resi realmente conto e rimasi in silenzio.
La portai a casa dai suoi genitori. Quando fummo da soli in camera e lei si riprese dall'anestesia, iniziarono a scendere le lacrime, quelle silenziose che straziano, graffiano in profondità il cuore e non trovi neanche la forza di dire o fare più nulla, se non rimanere abbracciati nello stesso dolore. Ma dentro di me qualcosa di irreversibile scattò… Era ed è un omicidio, e se poi io, in quanto persona fisica e di volontà non partecipai a tale atto riprovevole, mi sentivo corresponsabile, ed è un senso di colpa che ancora ora nelle notti buie dell'anima, o quando incontro lo sguardo puro di un bambino, mi pervade e non mi lascia respirare.
Un dolore straziante
Seppur amavo quella ragazza e sapevo che i suoi genitori l'avevano condizionata, non riuscii più a fidarmi di lei... Trovai un lavoro lì, in un autolavaggio, e cercavo di stare lontano da lei il più possibile anche se non avevo il coraggio di lasciarla, o forse solo per la paura di solitudine, ma poi ci lasciammo. Iniziò il mio declino nella solitudine che mi portò a uccidere la mia anima con la tossicodipendenza, anche per non sentire il dolore della scomparsa di mio figlio, oltre alle ferite mie precedenti, mai elaborate.
Ora, a distanza di cinque anni, sto meglio, ho di nuovo il controllo della mia vita e la consapevolezza che il Signore è davanti a me in ogni gesto che compio.
La mia ex-ragazza sta bene ed è fidanzata con un bravo ragazzo.
Sembra una storia a lieto fine, ma non è del tutto così, purtroppo… Io piango e non me ne vergogno, so che mio figlio è nella miglior “Famiglia” che si possa desiderare, ma mi manca da morire, come un figlio lontano può mancare a un padre.
Spesso è un dolore straziante che scelgo ogni giorno di convertire in amore per il prossimo, per coloro che hanno veramente bisogno.
Non siete sole
Tutt'ora sto svolgendo il servizio civile in terra di missione e, seppur con mille difficoltà, sono felice.
Quello che mi lascia questa esperienza, oltre alla paura di diventare ancora padre e di fidarmi, è un profondo rispetto per tutto ciò che è vita, e chiedo alle mamme che hanno intenzione di abortire di riflettere anche sulla grande sofferenza che vivrà il padre, anche se non lo dimostra perché troppo orgoglioso per ammetterlo a sé stesso.
E vorrei dire loro: la cosa più importante, quando vi prende la paura di generare e dare alla luce la vita, è che non siete sole… Potete trovare persone pronte ad aiutarvi, per tutto quello di cui c'è bisogno, amorevolmente, senza giudicarvi. Tutto è possibile quando lo si vuole veramente.
Il vostro bimbo nel grembo non può tendere la mano, fatelo voi, vi prego!
Alessandro
13/03/2018
La riforma delle carceri si è arenata e la Comunità di don Benzi si mobilita per chiederne l’approvazione. Il comico Paolo Cevoli, l'assessore di Zelig il cui motto era “i fatti mi cosano”, scende in campo per chiedere l'approvazione della riforma delle carceri. «La situazione carceraria in Italia non è delle migliori, allora io chiedo […]
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12/03/2018
Nonostante la relazione 2017 della Direzione Investigativa Antimafia confermi che in particolare in Sicilia, Calabria e Campania «organizzazioni criminali di matrice etnica si relazionano sempre più con i sodalizi autoctoni», ci sono cittadini della Campania che, in occasione della Festa internazionale della donna 2018, non hanno avuto paura di testimoniare con coraggio che è il tempo di contrastare lo sfruttamento della prostituzione sanzionando chi acquista il corpo della donna. E che pagando, non solo favorisce il propagarsi della tratta di donne e minori ai fini di sfruttamento sessuale ma alimenta anche le organizzazioni criminali e le nuove strategie di illegalità nei traffici di droga e armi, sostenuti dallo smercio delle donne.
È il caso degli studenti di Torre Annunziata (NA) del Liceo statale "Pitagora – B. Croce" che il 7 marzo hanno promosso l'originale musical "Donnamore" di Liberato Santarpino al teatro Politeama mettendo in luce un nuovo volto della donna, spesso considerata fragile e sottomessa, ma che invece uscendo da ogni forma di violenza vorrebbe essere nella storia protagonista di giustizia e di libertà.
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A conclusione dell'evento presentato dallo studente Pio Luigi Piscicelli, giovane attore, noto col nome di Toni nella serie televisiva "Braccialetti rossi", alla presenza del sindaco Vincenzo Ascione, dell'assessore alle Pari Opportunità, Sofia Felicia Donnarumma, il preside Benito Capossela ha consegnato diverse centinaia di firme raccolte col coinvolgimento di studenti, insegnanti e genitori a sostegno della Campagna antitratta Questo è il mio corpo della Comunità Papa Giovanni XXIII e una targa a Irene Ciambezi e Salavatore Buonocore «per la denuncia della drammatica condizione delle schiave adolescenti, evidenziando raccapriccianti scenari di illegalità, di fronte ai quali non si può tacere». Nella mattinata dell'8 marzo, attraverso la musica, la danza e la drammatizzazione, gli studenti del quinto e quarto anno hanno dato voce alle protagoniste del libro "Non siamo in vendita. Schiave adolescenti lungo la rotta libica. Storie di sopravvissute", che dal dramma dello sfruttamento sessuale sono riuscite a scappare con la collaborazione delle unità di strada della Comunità di don Benzi.
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L'8 marzo nel pomeriggio, ancora nella provincia di Napoli, un altro evento a favore delle vittime di tratta a fini sessuali. A San Giorgio a Cremano, la Cisl di Napoli capitanata dalla referente del Coordinamento Donne Anna Letizia ha promosso, all'interno delle iniziative per il mese di marzo sul tema "Il diritto di contare", un dibattito con Stefania Cantatore dell'Udi di Napoli e Irene Ciambezi del Servizio Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII che hanno dato ragione della proposta di integrare la Legge Merlin perchè siano sanzionati i clienti del mercato del sesso, il terzo traffico illegale più produttivo nel mondo dopo traffico di armi e droga. «Ho lavorato per tanti anni per le donne che la Legge Merlin voleva tutelare, perchè non fossero punite nè arrestate. E l'80% aveva contratto la lue (sifilide)» ha raccontato Stefania Cantatore. «La Merlin è stata ed è ancora una grande conquista per le donne e per questo anche la Carta di Instanbul non l'ha mai prescritta perchè non contrasta l'autodeterminazione e la libertà delle donne». Anzi! Ha contribuito a far sì che non fossero più sfruttate dalle metresse. L'assessore alle Pari opportunità, Angela Viola, ha concluso l'incontro confidando che se mesi fa era titubante sulla proposta di legge oggi è convinta a firmare pubblicamente la petizione perchè nella vicenda dell'omicidio della giovane Pamela a Macerata, non era perseguibile quel cliente italiano che, comprando una prestazione sessuale, invece di soccorrerla in un momento di smarrimento le ha fornito il denaro per la droga.
(foto di Peppe Forcella e Anna Letizia)
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11/03/2018
La dr.ssa María Soledad Cisternas Reyes, Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Disabilità e l’Accessibilità sarà a San Marino dal 11 al 13 Marzo, ospite di Attiva-Mente e della Comunità Papa Giovanni XXIII. Per l’occasione sono previsti incontri con le Segreterie di Stato e la partecipazione ad ulteriori momenti istituzionali. Inoltre relazionerà alla Tavola Rotonda dal titolo “Alcuni passi verso l’Accessibilità”, nel corso della quale verrà illustrato il Progetto InSegni Apprendi.
In occasione del 10° anniversario della ratifica CRDP
La dr.ssa Maria Soledad Cisternas Reyes, sarà presente nella Repubblica di S. Marino in occasione del 10° anniversario della Ratifica da parte di San Marino della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD).
Cos’è la CRDP? È un Trattato sui diritti umani che rappresenta un importante risultato raggiunto dalla comunità internazionale in quanto, sino ad oggi, non esisteva in materia di disabilità uno strumento internazionale vincolante per gli Stati. Essa non riconosce nuovi diritti alle persone con disabilità, ma intende piuttosto assicurare che queste ultime possano godere, sulla base degli ordinamenti degli stati di appartenenza, degli stessi diritti riconosciuti agli altri.
A tal fine, la condizione di disabilità viene ricondotta alla esistenza di barriere di varia natura che possono essere di ostacolo al diritto di partecipare in modo pieno ed effettivo alla società.
Un percorso condiviso con le persone con disabilità
Questa Convenzione non è sulle persone con disabilità ma è delle persone con disabilità: è il primo vero documento che la comunità internazionale ha finalizzato in maniera concretamente partecipata, frutto del confronto costante e del dialogo tra istituzioni e il mondo della società civile, in particolar modo sono stati fondamentali la partecipazione attiva e l'impulso che le organizzazioni delle persone con disabilità hanno apportato nel corso dei 6 anni di negoziato all'interno delle Nazioni Unite.
Lo slogan: «Niente su di noi senza di noi» ha rappresentato, infatti, il filo conduttore di questo percorso, dimostrando che con l’impegno costante e quotidiano di tutti, non solo è possibile lavorare insieme (istituzioni e società civile), ma che questo è l’unico modo di operare per attuare i principi di uguaglianza, di non discriminazione, pari opportunità e di autonomia delle persone con disabilità.
Le conseguenze della ratifica costituiscono un vero e proprio “terremoto culturale” che avrà conseguenze non solo nel campo della disabilità. La consapevolezza che la disabilità è una condizione ordinaria che ogni essere umano vive nel corso della propria esistenza, impone alla società di tenere conto di tutti i processi di sviluppo e di organizzazione sociale.
Scarica la locandina della tavola rotonda Alcuni passi verso l'accessibilità
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08/03/2018
Centro Congressi della Università Cattolica del Sacro Cuore, via Emilia Parmense 84
Si terrà sabato 10 marzo 2018, dalle 9:30 alle 17:00 a Piacenza, "Il vento favorevole" il convegno in preparazione al prossimo Sinodo dei Giovani. L'evento è organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con il Centro Pastorale dell'Università Cattolica e la Diocesi di Piacenza-Bobbio, e avrà luogo presso presso il centro congressi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in via Emilia Parmense 84.
Nel corso della giornata si alterneranno le voci del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, di Paola Bignardi, già presidente di Azione Cattolica, di Chiara Giaccardi, docente di sociologia all’Università Cattolica, di Giovanni Paolo Ramonda.
«I giovani devono tornare protagonisti. E noi adulti non dobbiamo temere di affidar loro una missione precisa. Don Benzi fondò la Comunità Papa Giovanni proprio per la formazione religiosa dei giovani e nel suo ultimo discorso invitò a guardare con fiducia verso loro». Commenta Giovanni Paolo Ramonda , presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
" Il vento è favorevole, perché il cuore dei giovani, ve lo dico – e non badate alle cassandre – oggi batte per Cristo. Però ci vuole chi senta quel battito, chi li organizzi e li porti avanti in una maniera meravigliosa” . E' il 2007 quando don Oreste Benzi pronuncia queste parole, in un discorso alle Settimane sociali dei cattolici. Un discorso che è considerato il suo testamento spirituale. Oggi Papa Francesco invita tutti i giovani a partecipare: dal 3 al 10 agosto diversi pellegrinaggi regionali in tutta Italia daranno vita ad un grande cammino per raggiungere insieme Roma, dove incontreranno Papa Francesco.
«Proprio ieri – aggiunge Ramonda - abbiamo saputo che una nostra giovane ha fatto un altro passo verso la santità. La Chiesa ha riconosciuto le sue virtù eroiche». Alla vigilia del convegno, infatti, è arrivata la notizia che Sandra Sabattini sarà proclamata venerabile da Papa Francesco. Sandra, giovane riminese membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e discepola spirituale di don Oreste Benzi, fu investita da un auto mentre camminava con il fidanzato, e morì a soli 23 anni. Dopo la morte don Benzi fece emergere tutta la grandezza spirituale di questa ragazza, curando la prima edizione del “Diario”. L’opera rivela molti particolari e scritti inediti, consentendo di cogliere tutta la profondità spirituale e l'attualità di Sandra, che vive una santità nel quotidiano, capace di attrarre a Gesù il cuore dei giovani.
L'iniziativa è aperta a tutti i giovani e agli educatori. Ci si può iscrivere alla mail segreteria.eduform@apg23.org
L’evento è inserito nelle celebrazioni per il cinquantennale della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi nel 1968 proprio con lo scopo statutario di “assicurare la formazione religiosa e morale dei giovani e degli adolescenti”.
per informazioni: Chiara Griffini, 338.5327060
APG23
07/03/2018
«Accogliamo con gioia la notizia del riconoscimento delle virtù eroiche di Sandra. Significativa in questo tempo di preparazione al prossimo Sinodo dei Giovani. Sandra ha fatto risplendere la virtù della condivisione con i poveri e della contemplazione. Una vera discepola di don Benzi».
Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito alla notizia del riconoscimento delle virtù eroiche di Sandra Sabattini. La notizia è stata diffusa dal Bollettino della Santa Sede in cui si informa che «il 6 marzo 2018, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi» e che «durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti», tra l’altro, «le virtù eroiche della Serva di Dio Alessandra Sabattini, Laica; nata il 19 agosto 1961 a Riccione (Italia) e morta a Bologna (Italia) il 2 maggio 1984».
La notizia è stata accolta con grande gioia dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di cui Sandra Sabattini faceva parte.
Sandra Sabattini, giovane riminese, laica, discepola di don Benzi, morta tragicamente il 2 maggio 1984, a soli 23 anni, mentre si stava recando ad un incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII di cui faceva parte. È stato proprio don Benzi a cogliere, fin da subito, il suo «animo profondo e semplice, contemplativo e razionale, immerso in una fede profonda», leggendo le riflessioni che lei annotava su foglietti, diari scolastici, bigliettini, all'insaputa di tutti. Un tesoro che il sacerdote ha voluto raccogliere e pubblicare ad un anno dalla sua morte, in un diario.
APG23
28/02/2018
Istituire un Ministero della Pace, liberare le donne costrette a prostituirsi multando i clienti, promuovere la riabilitazione del detenuto potenziando le misure alternative alla detenzione, promuovere la difesa della vita tramite un sostegno alla maternità al fine di rimuovere le cause che inducono all'aborto, la lotta a tutte le forme di dipendenze.
Sono le cinque proposte che Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha illustrato con una lettera aperta ai candidati alle prossime elezioni.
L'idea è quella di costruire una Società del gratuito. Le proposte partono infatti dalla condivisione diretta della vita con gli ultimi, secondo la vocazione ereditata da don Benzi, l'inventore della casa famiglia e fondatore della Comunità. Nella società del gratuito ognuno detiene il bene dell'altro: nel bene di tutti c'è anche il bene individuale. E’ un’idea inclusiva di società nella quale il lavoro, l’economia e l’organizzazione sociale sono al servizio della persona umana, soprattutto quando la sua vita è fragile, debole, da sostenere.
Le cinque idee sono illustrate in un breve pamphlet, in cui, partendo da una breve analisi dei problemi, si arriva a proposte politiche concrete (scaricalo qui) che i candidati al prossimo parlamento dovrebbero far loro.
La lettera di Ramonda si chiude con un suggerimento ai futuri deputati: «fare come facciamo noi: partire dagli ultimi. Il motivo è semplice. Se si parte dagli ultimi, allora possiamo abbracciare ed aiutare tutti».
APG23
27/02/2018
Nelle principali città, da nord a sud, è scattata l’emergenza freddo. La Comunità Papa Giovanni XXIIIha moltiplicato il suo abituale impegno nel prendersi cura delle persone senza dimora, in collaborazione con le istituzioni e le associazioni che operano sul campo.
Di seguito gli indirizzi delle “Capanne di Betlemme”, case di accoglienza per i senzatetto:
Milano, via del Mare 267;
Spino d'Adda (CR), Cascina Madonna del Bosco 1;
Montodine (CR), p.zza Don Pagliari 1;
Castel Maggiore (BO), via Sammarina 50;
Forlì, via Sisa 17;
Rimini, viale Dardanelli 41;
Chieti, via Gennaro Ravizza 107.
Oltre alle case di accoglienza sono attive 3 mense di strada a Torino, Genova e Roma. A Milano, Cuneo, Vicenza, Bologna, Forlì, Rimini, Pescara e Catania, inoltre, i volontari incontrano gli homeless tramite unità di strada attive.
«Oggi più che mai dobbiamo “andare a cercare le persone che non vengono a cercare noi”, come diceva don Oreste Benzi. Quelli che, nonostante tutto, rimangono a dormire per strada; quelli a cui il freddo rischia di arrivare al cuore, gelandolo per sempre. I volontari delle Unità di Strada e delle Mense di Strada della Papa Giovanni li conoscono per nome, uno per uno, perché li incontrano sempre, tutti i giorni dell’anno. Si prendono cura di loro, li hanno a cuore. E, oggi, la preoccupazione nei loro confronti è ancora maggiore: hanno mangiato? hanno abbastanza coperte per sopravvivere anche a questa notte? L’unico modo per saperlo è andarli a cercare». Commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente di Apg23.
La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove tutto l'anno la campagna Un Pasto al Giorno per restituire dignità agli ultimi.
APG23
27/02/2018
È il 1978. Siamo agli anni di piombo, gli “anni bui” della nostra Repubblica. Terrorismo, attentati, sequestri. Franco Bonisoli fa parte del comitato esecutivo delle Br. A 19 anni una scelta totalizzante, la lotta armata. (così totalizzante che qualche anno dopo, in carcere, conclusa questa fase storica e sua personale, arriva a pensare che la sua vita sia finita, non abbia più nessun senso). Franco partecipa alla strage di via Fani, dove viene sequestrato Aldo Moro. Cinque mesi dopo l’uccisione del presidente della Dc, viene arrestato nel covo milanese di via Monte Nevoso. Condannato a 4 ergastoli, a metà anni Ottanta si dissocia dalla lotta armata e la carcerazione viene commutata in una pena a termine.
Durante la detenzione nelle carceri speciali, alcuni incontri imprevisti lo mandano in crisi, rivede tutta la sua storia e – soprattutto – la scelta della lotta armata. È qui che pensa che la sua vita sia finita. «Invece – racconta – è stato l’inizio di una seconda vita».
Una seconda vita, in cui – passo dopo passo – diventa fondamentale il legame di amicizia con Agnese Moro, figlia dell’uomo che anche lui ha condannato a morte.
«Avevo rovinato la mia vita, e quella della mia famiglia, era una vita persa. Vivevo nella morte e non vedevo soluzioni: tutto era finito con il fallimento di quell’ideale di rivoluzione a cui avevo dato tutto. Un giorno in carcere, in cortile, incontrai Franceschini (il fondatore, insieme a Curcio, delle BR, ndr). Anche lui si sentiva come me. Così è nata la chiamata a don Salvatore Bussu, cappellano del carcere, un uomo semplice che per anni pazientemente aveva inserito dentro lo spioncino delle nostre celle dei biglietti per cercare un dialogo. Ci trattava come persone, che avevano sbagliato, ma uomini. Don Salvatore preoccupato per dei terroristi. Questa cosa era spiazzante. Se non sono morto, è per quell’umile prete. Da qui ho preso le mosse, per incontrare delle persone. Non come un collaboratore di giustizia, non volevo fare qualcosa per avere dei vantaggi, ma una scelta di cammino. Ho incontrato Giovanni Bachelet per esempio (figlio di Vittorio, ucciso dalle Br nel 1980, ndr.). E ho iniziato a rivedere il mio passato, fino ad affermare, fino in fondo, la sconfitta: la scelta della violenza, l’errore più grande. È stata una grande assunzione di responsabilità personale. Adesso potevo dialogare».
«Iniziai a partecipare agli incontri tra vittime e responsabili della lotta armata. Padre Guido Bertagna, gesuita, uno dei fautori di questo cammino durato 8 anni, insisteva perché io e Agnese ci vedessimo. Ricordo benissimo la prima volta. Mi invitò a casa sua e io le portai una piantina. Parlammo e parlammo. Poi le chiesi se aveva richieste particolari. Rispose di no, voleva che le parlassi della mia famiglia, del mio impegno sociale, dell’oggi. Rimase colpita quando le raccontai che, ancora in carcere, utilizzavo i permessi per andare a parlare con i professori di mio figlio. Le interessavo io, la mia vita oggi. Agnese ama ripetere che per avviare un dialogo bisogna essere disarmati. Così è stato».
Franco Bonisoli e Agnese Moro sono stati i principali protagonisti a Rimini de “L’incontro che genera vita”, organizzato dall’Università del Perdono fondata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Vedi il video integrale.
Foto di Riccardo Ghinelli