APG23
24/04/2018
«Ogni passo in avanti per i deboli, per gli ultimi, è un passo in avanti per tutta l’umanità».
Con questa frase incisa sulla targa affissa alla casa del custode adiacente alla Residenza Comunale, l’Amministrazione di Riccione (RN) ha voluto onorare il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, don Oreste Benzi: un segno tangibile dell’affetto che la popolazione romagnola nutre per il sacerdote. Alla cerimonia del 24 aprile hanno partecipato il vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi, il sindaco Renata Tosi, don Antonio Moro, parroco di San Martino, i sacerdoti della zona pastorale e i rappresentanti della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Da ora la casa del custode è intitolata ufficialmente al sacerdote, fondatore nel 1968 della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che da anni gestisce, in comodato gratuito, l’uso dello stabile. Lo scorso 25 marzo la Giunta Comunale aveva rinnovato la convenzione con l’associazione, della durata di 4 anni, per la gestione di varie attività di accoglienza di minori o disagio sociale o forme di affido temporaneo. Una casa famiglia, luogo di accoglienza e ascolto di tante situazioni di bisogno del territorio.
Un piccolo grande luogo di diffusione della cultura della condivisione con i più poveri, da sempre cara a don Oreste. A pochi mesi dal decennale della sua scomparsa (don Oreste è nato il 7 settembre 1925 e morto il 2 novembre 2007) e a 50 anni dalla fondazione della Comunità, l’amministrazione comunale ha appositamente individuato un luogo simbolo dell’accoglienza che fosse, non solo una semplice targa o cartello, ma un luogo fisico, reale come la casa del custode comunale e che testimoniasse, come accade ogni giorno, l’azione inarrestabile di don Oreste al dialogo e all’aiuto profondo verso gli ultimi.
Per il sindaco Renata Tosi «Don Oreste con la fondazione della Comunità Papa Giovanni XXIII e l’inarrestabile tenacia nel condurre battaglie a favore dei poveri, dei senzatetto e dei più deboli, ha piantato un seme che oggi ha dato grandi frutti. Non solo nella presenza capillare in varie parti del mondo del suo progetto associativo, ma anche nel desiderio di chi amministra di cercarlo nei nostri cuori e nelle nostre menti. La casa del custode a fianco del Comune, frequentato quotidianamente dai cittadini, testimonia concretamente la presenza e il messaggio di amore, fede e volontà combattiva di aiuto e dell’altro. Un messaggio che, a distanza di anni dalla sua scomparsa, spero possa arrivare dentro ognuno di noi, un luogo fisico che già sprigiona il suo indimenticato sorriso».
APG23
23/04/2018
Ex tossici, ex alcolisti, affetti da patologia psichiatrica: tutte persone che di solito nessuno vuol vedere in giro per il paese, perché spesso dormono sulle panchine, non si lavano, disturbano "la quiete pubblica"… Ecco, proprio queste persone vengono accolte nella Casa di accoglienza “Piccoli passi”, a Valdagno (VI).
Beppe Longo, responsabile di questa struttura spiega: «La casa era partita con l’idea di dare una mano a quelle persone che escono dal carcere alla vigilia di natale o vicino ad altre festività, per dar loro un posto dove stare, senza ricadere subito nella delinquenza dovuta all’assenza di altre opportunità». In questi anni sono stati accolti alcuni richiedenti asilo, ragazze uscite dalla strada, carcerati e carcerate in pena alternativa, persone tossicodipendenti (in collaborazione con la comunità terapeutica gestita dalla Apg23 a Lonigo), senza fissa dimora, persone in stato d'indigenza.
Una parte delle offerte dell’8x1000 della Diocesi di Vicenza sono state donate proprio alla Casa “Piccoli Passi” per poter acquistare un automezzo, collocare la canna fumaria della termo-cucina e sistemare una strada dissestata adiacente alla struttura.
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«La Casa è stata aperta nel 2009 e attualmente sono ospiti 9 persone, più un volontario», continua Beppe Longo. «Oltre a collaborare attivamente con i Servizi Sociali del territorio (Comuni, Serd; CSM, parrocchie), la Casa ha svolto, in alcuni casi, servizio di pronta accoglienza per quelle situazioni di marginalità o disagio sociale segnalate dalla cittadinanza. Le persone che accogliamo hanno bisogno di accompagnamento, sostegno, relazioni che offrano loro un senso di appartenenza in un contesto protettivo e di contenimento. Per ogni persona accolta è previsto un progetto personalizzato che cerca di far recuperare nel tempo, per quanto possibile, l’autonomia. Un'autonomia intesa come gestione dei tempi e degli spazi di vita in un ambiente meno tutelante. Per questo motivo è stato aperto un appartamento protetto a Valdagno, sempre collegato educativamente alla casa di accoglienza».
Ascoltando le parole di Beppe, sorge una domanda: le persone accolte, che hanno grosse ferite e problematiche serie, riescono a convivere in pace tra loro?
«Io penso che in questa Casa si possa ascoltare la “sinfonia della vita”» racconta Beppe. «Alcuni strumenti, se suonano da soli, hanno un suono che sembra sgraziato, ma se li metti insieme, prende vita una sinfonia. Succede così anche con queste persone. Quelli che accogliamo vivono come tante piccole isole, che però insieme formano un arcipelago. Nella vita di tutti i giorni, magari ognuno pensa ai fatti suoi, ma quando arriva la tempesta, il fatto di essere vicini aiuta: tra di loro questi poveri fanno barriera, si sostengono».
Adiacente alla casa di accoglienza c'è un'area pic-nic attrezzata, che viene spesso usata nel periodo estivo da gruppi scout, gruppi parrocchiali e famiglie. Durante le belle giornate di primavera, perché non provare a trascorrere una domenica in mezzo alla natura, con quelli che non vuole nessuno? Per info: 0445410901 oppure: 340.6277106
APG23
19/04/2018
Il Centro Diurno “Don Oreste Benzi” di Cesena , gestito dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, compie vent’anni. Per celebrare la ricorrenza ha organizzato una mostra dove si potranno ammirare ed acquistare opere d'arte ed oggetti artistici realizzati dalle persone disabili che frequentano il Centro. La mostra viene inaugurata sabato 21 aprile alle 16.30, presso la Chiesa di Santa Cristina in via Contrada Chiaramonti 92 a Cesena (FC). L'allestimento resterà aperto al pubblico fino a domenica 6 maggio.
Il centro Don Benzi è un luogo in cui le persone disabili vivono l’esperienza di un ambiente familiare, in cui ogni persona è accolta e valorizzata; le attività coinvolgono ogni giorno 16 persone.
«Il nostro segreto è instaurare una relazione , che rende possibile il recupero della persona accolta. Recupero dall'emarginazione, dalla solitudine e dal senso di inutilità che spesso vivono». Spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Guido, tetraplegico, 59 anni, autore di alcuni dei mosaici esposti, è in carrozzina ed usa l’arte come canale espressivo. Il centro diurno è sorto nel 1998 a Cesena, per rispondere ai bisogni delle famiglie delle persone in situazione di handicap e di ritardo mentale che sono presenti sul territorio.
«Allora eravamo pochi e con poca esperienza» spiega Flora Amaduzzi, la responsabile, «ma eravamo animati dallo stesso entusiasmo e fiducia nel Signore che, oggi come allora, ci guida passo dopo passo indicandoci la strada da seguire. Oggi la riassumiamo in un’unica parola: condivisione con queste persone speciali».
Vedi gli orari d'apertura della mostra.
APG23
19/04/2018
Era una ragazzina, probabilmente minorenne anche se dichiarava la maggiore età, ed è stata fatta sparire quando i volontari hanno cercato di saperne di più. Blessing (nome di fantasia) era costretta alla prostituzione sulla Statale 11 che da Vicenza va a Montecchio Maggiore. Di lei si sono perse le tracce ormai da un mese. La denuncia arriva dai volontari delle unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dall’inizio dell’anno monitorano settimanalmente il traffico delle donne nella parte Ovest della città.
«Quello della minore età è un problema grave; nel caso di Blessing non abbiamo potuto fare le opportune verifiche ed attivare le procedure previste, perché il giorno dopo non c’era già più. Probabilmente la donna che stava con lei ha avvertito la madam della nostra presenza. Continuiamo a cercarla ma non riusciamo ad avere notizie di lei», raccontano i volontari.
Sulla statale circa 10 volontari incontrano ogni settimana una quarantina di donne, di cui metà provenienti dalla Nigeria e le altre dai paesi dell’Est Europa. Dopo alcuni incontri iniziali in cui cercano di stabilire una relazione di fiducia, propongono loro di denunciare il racket e di entrare in case protette, anche in collaborazione con il progetto regionale Nave (Network Antitratta Veneto).
Come segno di vicinanza alle vittime del racket, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato una veglia di preghiera, Questo è il mio corpo, fortemente voluta dal vescovo Beniamino Pizziol, che sarà presente. Con lui il Responsabile della Papa Giovanni per la zona Veneto-Ovest, Ugo Ceron.
Sabato 28 aprile 2018 ore 20.45 a Vicenza la fiaccolata partirà da Piazzale Piva gomme, Viale San Lazzaro 57, per arrivare alla Parrocchia Sacra Famiglia e S. Lazzaro in via P. Luigi da Palestrina 82, dove verranno portate testimonianze, come quella di una giovane liberata, e riflessioni.
Blessing si presentava molto piccola e minuta; i volontari l’avevano incontrata lasciandole un braccialetto con la scritta «Si alla libertà, no alla schiavitù» ed iniziando una relazione che avrebbe potuto portarla alla libertà.
«In generale le ragazze della Statale 11 si stanno abituando alla nostra presenza e con alcune di loro abbiamo creato, dopo diversi incontri, un clima di fiducia reciproco. Stiamo iniziando a raccogliere le prime ammissioni dei ricatti con cui sono tenute in strada. Quando l'abbiamo invitata a partecipare alla fiaccolata, finalmente una di loro ha ammesso: non potrò esserci, altrimenti se non porterò a casa abbastanza denaro verrò picchiata», spiegano i volontari.
In tutta Italia la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata nel 1968 da Don Oreste Benzi ha portato alla liberazione di circa 7000 donne vittime di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale. 24 unità di strada sono oggi attive in diverse città. L’associazione promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione . La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
Scarica il volantino
APG23
19/04/2018
Angelo SenzaDio: Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 20.45 a Rosà (VI), nel Teatro Montegrappa, racconteranno le alternative alla vendetta:
Agnese Moro, figlia di Aldo Moro; Carmelo Musumeci, ergastolano laureato in carcere ed impegnato nelle campagne per il superamento dell’ergastolo ostativo; Nadia Bizzotto, responsabile di una casa di accoglienza per detenuti in pena alternativa. Modererà la serata Alberto Laggia, inviato di Famiglia Cristiana.
La Comunità Papa Giovanni XXIII gestisce in Italia 5 Comunità Educanti con i Carcerati (CEC), strutture per l'accoglienza di detenuti che scontano la pena fuori dal carcere, che ospitano oggi 61 persone. La prima casa è stata aperta nel 2004; negli ultimi 10 anni sono state accolti 565 detenuti.
Spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: «la recidiva (tendenza a commettere di nuovo reati) si abbassa al 10% per le persone che scontano la pena in strutture alternative al carcere, contro il 75%-80% degli istituti penitenziari tradizionali».
Agnese Moro a febbraio è stata ospite a Rimini dell’Università del Perdono: «L’ergastolo è come dire ad una persona ‘ti vogliamo buttare via’, ma io non voglio buttare via nessuno. Io ho perdonato chi ha ucciso mio padre».
Nadia Bizzotto è responsabile della casa di accoglienza “il sogno di Maria” della Papa Giovanni, che ricostruisce un clima familiare: «Privare i detenuti dei propri affetti è un ostacolo alla riconciliazione con il passato; ne rimettono il partner ed i figli che non hanno commesso reati, e le relazioni umane indispensabili nel ricostruire una vita»
La serata è organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Scarica il volantino.
Per informazioni: 380.2581366
Ufficio stampa: Marco Tassinari, 328.1187801
APG23
19/04/2018
Musica e arte si incontrano per sostenere la Capanna di Betlemme di Chieti, una casa di accoglienza dove ogni giorno senzatetto, stranieri in difficoltà e donne vittime di tratta trovano riparo e conforto. Il 15 aprile scorso c’è stato un evento singolare: un momento di sensibilizzazione e raccolta fondi, impreziosito da musica dal vivo (Federico Bruno, chitarrista del cantautore inglese Nick Mulvey, accompagnato dalla band Torricellis) e da un’esposizione di alcune opere dei maestri Luciano Gasbarri e Carlo Di Camillo, e dell’artigiano Salvatore Capozzoli. Spazio anche per le testimonianze di volontari dell’unità di strada e di persone strappate dalla strada. «Durante la serata sono passate circa 100 persone» racconta Luca Fortunato, responsabile della Capanna di Chieti, «soprattutto studenti universitari. È stato un bel momento, dove abbiamo spiegato il nostro stile, basato sull’amicizia che fa risorgere queste persone, perché le fa sentire accolte, importanti». La Capanna di Betlemme è stata aperta a Chieti nel 2014 e attualmente accoglie circa 70 persone che altrimenti sarebbero per strada.
«Quando i poveri non vengono a cercarci, dobbiamo andare noi a cercarli» diceva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, riferendosi proprio alle persone che vivono in strada, gli “invisibili” che incontriamo nelle strade e piazze delle nostre città. Nel 1987 venne aperta a Rimini la prima “Capanna di Betlemme”, una realtà di pronta accoglienza serale e notturna per senza dimora. Qui gli “invisibili” non trovano solo un tetto sulla testa e un letto dove dormire, ma soprattutto il calore di una famiglia, attraverso momenti importanti di condivisione come la cena e il dialogo, che lentamente permettono di instaurare relazioni significative. Oltre a senzatetto, a Chieti vengono ospitate ogni giorno numerose donne vittime di tratta, che hanno sofferto la schiavitù della prostituzione. Insieme, si costruisce una comunità variopinta accomunata dalla volontà di ricostruire il proprio percorso di vita.
APG23
18/04/2018
«Non uno, né nessuno, ma centomila»: ecco il titolo della mostra in occasione dell'evento DiversaMente Abili (11ª edizione) a Cesena che apre sabato 21 aprile, visitabile fino a domenica 6 maggio, dove si potranno ammirare (e anche comprare) opere d'arte e oggetti artistici (lampade dipinte a mano, oggetti d'arredo, sciarpe, arazzi...) realizzati dalle persone che frequentano il Centro Diurno Socio Riabilitativo "Don Oreste Benzi" di Cesena.
«Il “pezzo forte” della mostra è un grande mosaico di lampade e paralumi, – dice Flora Amaduzzi, responsabile del Centro Diurno, « significa che ognuno di noi ha una luce che deve accendere perché il "noi" si esprime con la partecipazione di tutti e la luce di ognuno».
Il visitatore potrà poi ammirare nella cripta della chiesa di S. Cristina una mostra fotografica di circa 120 cartoline con le fotografie dei ragazzi in primo piano intenti alle varie attività, mentre stanno “lavorando”. Le cartoline saranno anche in vendita perché, aggiunge Flora, “Vorremmo creare un virus che contagi un po’ tutti: il virus delle buone notizie”.
E la buona notizia è proprio questa: è possibile vivere una vita dignitosa, fatta di bellezza, quando c'è un grembo sociale che ti permette di essere quello che sei, a partire dall'handica che porti sulla pelle.
Il Centro Diurno “Don Oreste Benzi” della Comunità Papa Giovanni XXIII, è sorto nel 1998 a Cesena per rispondere ai bisogni delle persone in situazione di handicap e di ritardo mentale presenti nel territorio cesenate e alle loro famiglie.
In occasione del decennale, il Centro è stato intitolato a don Oreste Benzi, fondatore della nostra Comunità Papa Giovanni XXIII, scomparso nel novembre del 2007.
«Allora eravamo pochi e con poca esperienza» spiega Flora Amaduzzi, responsabile del Centro Diurno, «ma eravamo animati dallo stesso entusiasmo e fiducia nel Signore che oggi come allora ci guida passo dopo passo indicandoci la strada da seguire che possiamo riassumere in un’unica parola: condivisione!».
Come funziona il Centro Diurno
Il Centro Diurno negli anni si è caratterizzato per essere valida risposta a quelle situazioni di deficit ed handicap grave e gravissimo, individuate sul territorio di Cesena.
«Siamo ormai giunti ai vent’anni di vita e vogliamo fare festa» continua Flora, «Non solo perché negli anni il numero delle persone disabili accolte è aumentato fino alle attuali 16, ma perché abbiamo capito che tra noi, come ben diceva don Oreste Benzi, “non c’è chi aiuta e chi è aiutato, ma ci aiutiamo assieme” a vivere la vita in un rapporto fraterno di reciproco scambio».
Oltre a ricreare in modo positivo un ambiente diurno familiare, vero ambito terapeutico, in cui ogni persona è accolta, valorizzata per quello che è, affettivamente scelta – caratteristica tipica delle realtà di condivisione della Comunità Papa Giovanni XXIII – nel Centro Diurno “don Oreste Benzi” è stata adottata una specifica e qualificata metodologia attraverso la quale proprio le persone con più difficoltà nella comunicazione e nella relazione possono esprimersi e valorizzare le proprie specifiche risorse umane.
«L’obiettivo primario di questo ventennale è di gioire per ciò che il Signore ha operato con noi e far conoscere la Comunità Papa Giovanni XXIII» continua Flora. «Lo vogliamo fare attraverso mostre artistiche, la costruzione di un grande mosaico a muro, mostre fotografiche, un video realizzato dai ragazzi che racconti la storia del Centro Diurno, una pubblicazione con interviste, un evento pubblico con “aperi-cena” realizzato dal Centro Diurno “Il Germoglio” della Cooperativa “La Fraternità” e lo spettacolo musicale sulla Comunità e don Oreste Benzi dal titolo “Portami a casa”; infine, con un incontro–testimonianza con le nostre famiglie che hanno un figlio con disabilità. Ci preme inoltre far conoscere la presenza sul territorio cesenate di una realtà sociale che opera nella condivisione diretta con persone disabili, utilizzando un approccio creativo che valorizza le loro particolari potenzialità e risorse».
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Guido, 59 anni, in carrozzina e tanta voglia di vivere: «Trasformerò la Notte stellata di Van Gogh in un mosaico…»
Una storia che vogliamo raccontare a tutti e che è esempio del nostro modo di operare con il Signore è quella di Guido, uno tra i primi accolti del nostro Centro Diurno:
«Mi chiamo Guido, ho 59 anni e sono una persona che ha tanta voglia di vivere.
Abito a Cesenatico con la mia famiglia, mia sorella e i cognati.
Sono zio di 5 nipoti e sono uno sportivo. Sono tifoso sfegatato della Juve ma mi piacciono tutti gli sport. Ho avuto una grande amica, Anna , che mi ha fatto capire i valori della vita e mi ha aiutato a migliorare il mio modo di vivere. Da allora credo nell’amore per la vita.
Aiuto gli altri, perché riesco a farli andare d’accordo. Sono molto grato alla mia famiglia perché mi ha sempre aiutato.
Durante la settimana vado al Centro Diurno, dove incontro tanti amici; ho la possibilità di dipingere, usare il computer e fare mosaico.
Adesso che - in seguito ad un aggravamento della mia malattia - non posso più usare i piedi per fare tutte queste cose, continuo ugualmente dicendo agli altri quello che devono fare al mio posto.
Mi dispiace di non poter più fare da solo, ma in questo modo non ho perso la voglia di vivere.
Sfogliando un libro d’arte sono rimasto colpito dalla Notte Stellata di Van Gogh e ho deciso di riprodurlo in mosaico con l’aiuto di un volontario, Matteo. Dopo di lui mi hanno aiutato anche altri.
Quando l’ho finito mi sono sentito molto contento.
Ho avuto vicino tante persone che mi hanno aiutato e incoraggiato a portare a termine un’opera così impegnativa e gliene sono grato.
Guido è un ragazzo tetraplegico con una grave difficoltà nel linguaggio, che ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che lo ha fortemente voluto, a dispetto dei consigli dei medici di inserirlo in un istituto. Guido non è mai stato scolarizzato poiché ritenuto troppo grave per frequentare con profitto le classi speciali; è rimasto perciò sempre a casa, ha iniziato a frequentare il Centro fin dai primi tempi della sua nascita. La sua disabilità è così grave che non gli permette neppure di scacciare una mosca, vive da 59 anni in carrozzina completamente dipendente da chi lo assiste per ogni necessità, ma non per questo la sua vita è inutile, anzi nel centro ha un ruolo ben preciso perché osserva, ascolta e nelle situazioni sa intervenire con arguzia e ironia.
Guido da sempre ha usato l’arte come canale comunicativo ed espressivo dei potenti vissuti interiori che lo abitano, il suo gesto pittorico ed il suo tratto esprimono un carattere volitivo e appassionato. Seguito dall’insegnante d’arte e dai volontari che si alternano realizza sia dipinti con digito-pressione delle varie parti del corpo, sia intensi mosaici che esprimono una potente energia vitale. Ha partecipato a tutte le mostre che negli anni abbiamo organizzato, riscuotendo notevole apprezzamento di pubblico.
Un’altra delle attività che pratica al Centro è quella di curare il suo profilo facebook, che gli permette di essere in contatto con tanti amici abbattendo l’handicap.
È consapevole dei propri limiti e nel percorso di accettazione, si allea collaborando con gli operatori, nella ricerca di nuovi adattamenti operativi, nella certezza di non essere da solo.
I suoi punti di forza principali sono la curiosità intellettuale, la simpatia e l’ironia, il desiderio di sognare e la capacità di accettare e lanciare sempre nuove sfide, l’alleanza e il sostegno incondizionato della famiglia e la frequentazione del Centro. Con semplicità si mette in gioco stando allo scherzo, lasciandosi prendere in giro e organizzando scherzi a sua volta in particolare verso operatori e volontari; è un modo per interagire alla pari e non essere oggetto di commiserazione.
Il suo carattere positivo si nutre di una profonda religiosità e di una libertà interiore e gratuità che lo portano con naturalezza a regalare le proprie opere, che spesso sono costate molta fatica, ad offrire consumazioni o fare piccoli regali senza voler nulla in cambio, solo per il piacere di farlo.
APG23
06/04/2018
Domenica 8 aprile alle 18 a Largo Bologna a Modena partirà la quinta edizione della fiaccolata interreligiosa per la vita nascente, preghiera ecumenica che vedrà credenti cattolici, ortodossi, evangelici camminare insieme per le vie del centro.
Insieme ad associazioni e movimenti i fedeli pregheranno per chiedere che ogni bambino possa vedere la vita ed essere accolto nelle famiglie e nella società, anche in situazioni di difficoltà.
L’evento terminerà alle ore 20 in Piazza Grande; è prevista la partecipazione fra gli altri dell’Arcivescovo di Modena Erio Castellucci e del Vescovo di Imola Tommaso Ghirelli.
Dal 2016 è in calo a Modena il numero di chiamate al numero verde per l'aiuto alla vita della Comunità Papa Giovanni XXIII ( 800-035036 ), da parte di gestanti che sono alla ricerca di un sostegno di tipo morale od economico; il trend negativo è causato principalmente dalla diffusione delle pillole abortive come la RU486, che dà meno tempo alle donne di valutare soluzioni alternative.
L’evento di domenica 8 aprile è promosso fra gli altri da Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Chiesa ortodossa romena, Chiese Evangeliche, Forum delle Associazioni familiari, Movimento dei Focolari, Movimento per la Vita, Nuovi Orizzonti, Rinnovamento nello Spirito Santo, con il sostegno dell'Ufficio di Pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Scarica la cartella stampa e le foto
APG23
28/03/2018
Massimo Barbiero, un giovane veneziano poco più che ventenne, va a vivere a Nairobi, in Kenya, nella baraccopoli di Soweto. Vive per circa 15 anni nella boscaglia con i Maasai: orfani, disabili, donne che hanno subito violenza, malati e poveri trovano in lui una spalla su cui piangere. Massimo il 6 aprile 2010, a 37 anni, muore cadendo in un burrone in Venezuela dove si era recato come missionario. Oggi prosegue la sua opera Antonio, ritenuto un barbone, che costruisce capanne in legno per i poveri.
Tutto nella fede del Crocifisso-risorto.
Tanti bambini innocenti vengono massacrati nel seno materno con il denaro dello Stato. Dio non vuole che i genitori uccidano i propri figli, come non ha voluto che Abramo sacrificasse Isacco. Tanti giovani si ribellano a questa morte con l’obiezione di coscienza e sostengono la maternità, le mamme che, indotte all’aborto, se trovano un aiuto scelgono di tenere i figli. Lavoriamo per il diritto alla vita, tanti bimbi hanno trovato la gioia dell’esistenza.
È festa del Risorto.
Popoli di profughi. A Reggio Calabria la casa dell’Annunziata accoglie da anni bimbi salvati nella traversata. Molti non ce l’hanno fatta e riposano con le loro mamme in un piccolo cimitero nell’entroterra calabro. La festa della resurrezione ci impegna a condividere la vita con chi fugge per fame, guerra e violenze.
Famiglie sfasciate, padri separati che girovagano, figli in grave sofferenza per l’abbandono precoce. Dio è amante della vita, della coppia, della famiglia: «Ti riprenderò con immenso amore, con affetto perenne ho avuto pietà di te».
Pasqua è la festa della famiglia ritrovata, riconciliata, perdonata. Come quella donna che ha atteso il marito per anni finché il suo cuore è ritornato nel cuore della sposa.
Pasqua è la giustizia di condividere i beni con chi non ha pane, non ha lavoro, non ha scuola, non ha cure. Tre quarti dell’umanità vive nella sofferenza di un deserto arido senza speranza. Da cinquant’anni la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, oggi in 42 paesi del mondo, condivide i beni per una Pasqua di condivisione e di solidarietà.
Pasqua del Signore: Cristo è veramente risorto.
La morte non fa più paura. Se il mondo vive in ciò che piace a Dio, secondo la Parola, avviene la meraviglia: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Voi sarete il mio popolo.»
L’uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo per risorgere a vita nuova. Come i primi discepoli, corriamo sovente al sepolcro, ci chiniamo ai piedi dei sofferenti, per mettere la spalla sotto la loro croce, con loro teniamo lo sguardo al Risorto che ci dona la sua pace, Shalòm.
Come Sandra Sabattini, da poco dichiarata “venerabile”, giovane di 23 anni morta improvvisamente investita dall’auto guidata da un ragazzo della sua stessa età. Una “santa della porta accanto” semplice, gioiosa, fidanzata, studente che passava le ore nel contemplare Dio nel creato o inginocchiata – a volte sdraiata – davanti all’Eucarestia in Chiesa, e allo stesso tempo andava a fare le marce con i ragazzi disabili il primo maggio per chiederne il diritto al lavoro.
Pasqua è la festa per una nuova umanità, per costruire la società del gratuito, la civiltà dell’amore.
Buona santa Pasqua, gioiosa e di speranza.
APG23
26/03/2018
GIOVEDì 5 APRILE 2018, ORE 20.30
Arsenale della Pace, Piazza Borgo Dora 61, Torino
Dopo i recenti annunci internazionali di nuove corse agli armamenti, arriva da Torino la richiesta al nuovo Governo di istituire un Ministero della Pace.
«La Pace è il nostro orizzonte comune, una necessità fondamentale per il presente e per il futuro del nostro Paese e del nostro mondo. Alla Campagna “Ministero della Pace, una scelta di governo”, che abbiamo lanciato lo scorso 19 dicembre 2017, abbiamo avuto l’adesione di molte importanti organizzazioni della società civile, che si uniscono in questa battaglia», spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
All’incontro pubblico saranno presenti Ernesto Olivero, fondatore del Sermig Arsenale della Pace, Giovanni Paolo Ramonda, Carlotta Benedetti, Segretaria generale di Azione Cattolica Italiana, Alfredo Scognamiglio per il Movimento dei Focolari, Mauro Scardovelli, presidente e fondatore di Aleph e Nicola Lapenta, coordinatore della campagna. L’incontro verrà moderato da Matteo Spicuglia, giornalista di Rai Piemonte.
Per informazioni: 348.1926730
www.ministerodellapace.org/event/5-aprile-torino/
APG23
21/03/2018
Si terrà venerdì 23 marzo 2018, dalle ore 18:30 a Bologna una “preghiera itinerante tra le pietre scartate”. Una sorta di via crucis lungo un moderno calvario tra gli scartati della nostra società.
Nel volantino dell'iniziativa viene riportata una frase di don Oreste Benzi, il sacerdote citato pochi giorni fa da Papa Francesco per la sua lotta contro la schiavitù della prostituzione: “Un popolo che lascia indietro qualcuno dei suoi membri non è un popolo, ma un'accozzaglia di gente!”.
Salvare i bambini nel grembo materno e le loro madri, dare una nuova vita alle vittime di dipendenze, liberare gli schiavi, riconoscere la dignità ed i diritti dei più deboli saranno le quattro tappe di un cammino che si snoderà nei luoghi dove vivono le persone scartate di Bologna: un segno di attenzione della Chiesa locale per richiamare alla coscienza di tutti i fratelli e le sorelle lasciate ai margini. Nel corso della preghiera itinerante si alterneranno testimonianze di persone che hanno vissuto sulla propria pelle il rifiuto o l'indifferenza della società.
L'iniziativa, denominata “Dio cammina al passo dei poveri”, è organizzata da un folto gruppo di associazioni cattoliche tre cui Nuovi Orizzonti, Azione Cattolica, Papa Giovanni XXIII, Sant'Egidio, CL, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito. L'appuntamento è alle ore 18:30 a Piazza di Porta San Vitale per proseguire poi verso Piazza Verdi, Piazza di Porta Ravegnana, Piazza Nettuno, dove è prevista una riflessione del Vescovo Zuppi. La preghiera si concluderà nella Cattedrale di San Pietro.
Scarica il volantino
Vedi l'evento Facebook
Per informazioni: Andrea Mazzi, 348.2612771
APG23
21/03/2018
Si terrà giovedì 22 marzo 2018, dalle ore 10 a Palermo un incontro per presentare la campagna di sensibilizzazione per la liberazione delle donne vittime di tratta. L'evento “Con il mio corpo non si tratta” è organizzato dalla CISL Sicilia, in collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII, e avrà luogo presso il Liceo “Danilo Dolci”, in via Fichidindia. L'incontro affronta il tema della tratta delle donne ai fini dello sfruttamento sessuale.
Nel corso della mattinata, dopo il saluto del Preside della scuola, Domenico di Fatta, si alterneranno solo voci di donne: Irene Ciambezi, scrittrice ed operatrice antitratta della Giovanni XXIII, Lisa Iovanna, Vice Questore della Polizia, Maria Luisa Altomonte, direttore dell'ufficio scolastico regionale, Clelia Lombardo, docente, Valentina Campanella, presidente di Anolf Sicilia, Francesca Bellia, segretaria di CISL Scuola Sicilia, Rosanna Laplaca, segretaria regionale CISL Sicilia.
Nei giorni scorsi al pre-Sinodo dei Giovani si è levata forte la denuncia di Papa Francesco, il quale ha citato tra l'altro la Comunità di don Benzi, il “prete dalla tonaca lisa” che per primo in Italia ha combattuto contro la schiavitù della prostituzione. Lo scorso 19 marzo il Pontefice ha dichiarato senza mezzi termini che “chi va con le prostitute è un criminale, che tortura le donne”. Parole che hanno richiamato l'attenzione dei mass-media italiani ed internazionali su una questione spinosa. Si stima che solo in Italia siano tra le 75.000 e le 120.000 le donne costrette a prostituirsi, più di 3.000.000 i clienti maschi, per un giro d’affari di milioni di euro.
Scarica il volantino e il video di Papa Francesco al Pre-Sinodo dei giovani
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 21 unità di strada e 100 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.