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APG23
21/08/2018
Servizio Civile: 342 posti disponibili nella Comunità  Papa Giovanni XXIII
Sono 280 in Italia e 62 all’estero i posti disponibili con la Comunità Papa Giovanni XXIII nel bando di servizio civile 2018, pubblicato dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile il 20 agosto. La scadenza per candidarsi è il 28 settembre 2018. I requisiti principali sono: essere giovani italiani o stranieri di età compresa tra 18 e 28 anni; sulla base delle richieste presentate e di colloqui personali verranno formate delle graduatorie per l'accesso al bando. Il servizio civile dura 12 mesi e impegna 30 ore settimanali in Italia e 40 all'estero. I giovani ricevono un contributo spese di 433,80 euro mensili. Nei progetti all'estero viene aggiunta una diaria giornaliera che va dai 13 ai 15 euro a seconda del Paese di destinazione. La Comunità fondata da don Benzi apre le porte delle sue case ai giovani che vorranno coinvolgersi e sperimentarsi, condividendo la loro quotidianità con minori, persone con disabilità, senza fissa dimora, nelle comunità di recupero dalle dipendenze, mamme in difficoltà, vittime di tratta, profughi e detenuti che hanno scelto misure alternative alla pena ed ex detenuti. Lo potranno fare in 16 Regioni italiane o nei 16 Paesi esteri coinvolti: Albania, Croazia, Grecia, Federazione Russa, Romania, Georgia, Svizzera, Bangladesh, Sri Lanka, Bolivia, Brasile, Cile, Argentina, Camerun, Zambia e Kenya. I volontari svolgeranno anche attività di informazione, formazione e sensibilizzazione: educazione alla pace nelle scuole, comunicazione dal basso, progettazione, approfondimenti sul rispetto dei Diritti Umani. «Il servizio civile è un’opportunità per uscire dai propri confini - spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII – per difendere la patria in modo nonviolento.Questo significa mettersi al fianco delle persone più fragili, spesso emarginate, e cercare con loro di rimuovere le cause che producono la povertà». «Dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza nel dicembre del 1972 ad oggi - continua Ramonda - attraverso il Servizio Sostitutivo Civile prima ed il Servizio Civile Nazionale poi, la nostra Comunità ha incontrato oltre 6000 giovani ai quali ha offerto la possibilità di cogliere l’occasione per essere cittadini attivi, difendendo gli ultimi ed educando alla pace. Una grande palestra di vita». Per informazioni è attivo il numero verde 800.913.596 e il numero Whatsapp 340 2241702 E' possibile trovare i progetti ed i moduli per partecipare al bando sul sito www.odcpace.org
APG23
18/08/2018
Incontriamo Gesù: 3 giorni di preghiera per bambini
18-20 AGOSTO SAN MARTINO DI LUPARI (PD) ore 10 info 3472628969; 3280607208 Via Nicolina 17 Un momento privilegiato per i bambini fra i 5 e gli 11 anni, che vivono, alcuni per la prima volta senza genitori, una proposta di laboratori, giochi e spiritualità: il deserto bambini propone ai più piccoli un incontro simpatico con Gesù, sulla strada tracciata da Don Oreste Benzi. Dalle 10 del sabato al pranzo della domenica, la data potrà subire modifiche.
APG23
30/07/2018
Tratta di persone: la Papa Giovanni XXIII si allea con i movimenti femministi contro la prostituzione
«In occasione della Giornata Internazionale promossa dall'ONU contro la tratta di persone, abbiamo deciso di aderire al comunicato della rete di organizzazioni femminili e femministe per l'abolizione della prostituzione, in quanto forma di oppressione e violenza sulle donne». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, la Comunità fondata da don Oreste Benzi, il prete dalla tonaca lisa che iniziò nel 1989 la lotta per la liberazione delle donne vittime del sistema prostitutivo. «Come diceva San Giovanni XXIII “Guardiamo a ciò che unisce e non a ciò che ci divide”. Siamo lieti di portare avanti insieme ai movimenti femministi questa battaglia per la liberazione di tante donne vittime di tratta per la prostituzione in Italia. Vittime non solo dei trafficanti ma anche dei clienti che abusano del loro corpo approfittandosi della loro condizione di vulnerabilità. Auspichiamo che il nuovo Governo approvi una norma che permetta la liberazione delle migliaia di vittime». La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 30 unità di strada e 100 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni (tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito), l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono. Leggi il comunicato delle realtà aderenti Foto da archivio: manifestazione contro la tratta
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03/07/2018
L’antico borgo ospita una nuova casa famiglia
Nidastore è un antico borgo marchigiano, conta meno di una decina di abitanti, sulle colline appenniniche della provincia di Ancona. Arrampicata nel verde fino a ieri c'era la casa famiglia di papà Nunzio e mamma Naide, arrivati qui 4 anni fa dopo quasi una ventina d'anni di missione in Brasile. Ma da oggi, insieme alle 6 persone accolte (bamini, persone con disabilità, adulti in difficoltà), si trasloca: sono finiti i 3 anni di lavori di ristrutturazione della nuova casa, poco distante; e in quella vecchia verranno ad abitare Samuel e Liliana, storici missionari della Comunità Papa Giovanni XXIII in Albania. E così, grazie al generoso lascito del Cardinal Elio Sgreccia, originario di Nidastore, che ha donato gli immobili, nel piccolo borgo si raddoppia. La ristrutturazione della nuova casa è stata possibile grazie all'aiuto della Cei e ai fondi raccolti con l'8x1000 dalla Chiesa Cattolica; il 13 luglio 2018 si è festeggiata l'inaugurazione. #FOTOGALLERY:nidastore# Cos'è una casa famiglia   La casa famiglia multiutenza della Comunità Papa Giovanni XXIII è uno dei modelli fondativi di questa categoria di case di accoglienza, ed è il più autentico e rappresentativo  stile di accoglienza dell'Associazione di Don Benzi. Non si tratta di strutture residenziali, quanto piuttosto di strutture affettive: non ci sono operatori ed utenti, ma un papà ed una mamma che hanno deciso di mettere la propria vita al servizio di chi ha bisogno di essere accolto.   «Da 50 anni, in Italia ed in 42 Paesi del mondo, apriamo le nostre porte e diamo una famiglia a chi non ce l'ha — Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione dell'inaugurazione della nuova casa a Nidastore (AN), spiega il concetto di multiutenza —. Non solo a bambini, ma anche ad adulti, a ragazzi che escono dalle dipendenze, ad ex prostitute, a enza fissa dimora. Insomma diamo una casa a tutti».   La famiglia è il luogo dove curiamo non solo i nostri accolti, ma anche noi stessi. Perché è la risposta al bisogno innato di relazione che abbiamo. Spesso si usa impropriamente il nome “casa famiglia” per definire strutture residenziali che non hanno nulla di simile ad una famiglia. Nelle nostre case invece la convivenza è imperniata su un'intensa e incondizionata relazione affettiva. Queste sono le vere casa famiglia, come don Benzi le ha intese e volute».   In Italia sono presenti 202 case famiglia della Papa Giovanni, che accolgono 1.283 persone di tutte le età e di tutte le provenienze. Altre 50 sono le case famiglia nate all’estero.   Come aprire una casa famiglia Nel cuore dell’estate, a Coriano (RN), il 3 luglio del 1973 partiva un’esperienza che avrebbe segnato la vita e il futuro di migliaia di persone: era la prima casa famiglia. Venne chiamata Betania, ovvero “casa dei poveri”. Da allora centinaia persone hanno trovato in quella casa una vera famiglia e oggi è un modello diffuso in tutto il mondo. Aprire una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII richiede prima di tutto una scelta vocazionale e di vita. È un percorso che inizia con il Periodo di Verifica Vocazionale, anno nel quale è possibile verificare la propria adesione alla Vocazione specifica della Comunità, basata sulla spiritualità del povero. Il 3 luglio 2018, per festeggiare i 45 anni del modello, Giovanni Paolo Ramonda ne ha raccontato le vicende: « Quella di Coriano è la prima casa famiglia che ha dato il La a centinaia di altre case ormai sparse in tutto il mondo nelle periferie più povere, per non lasciare più soffrire nessuno da solo. La profezia del servo di Dio don Oreste Benzi è diventata una realtà, che costruisce una società basata sul gratuito, invece che sul profitto».   Essere famiglie accoglienti in rete Dopo più di 40 anni di condivisione, a Coriano (RN) la famiglia di Mirella e Flavio ha passato il testimone a Giorgio Pieri, che da novembre scorso è il responsabile di Casa Betania, affiancato da Glauco Melandri nella gestione quotidiana. «Oltre ad averci lasciato la casa - spiega Giorgio - ci hanno affidato anche i primi due accolti della Comunità: Marino e Valerio. Marino è il primo accolto, che oltre ad avere un problema psichico, è stato anche in carcere per aver rubato una bicicletta. La prima volta che don Oreste e don Nevio lo avevano incontrato, fu per le parole di un vicino di casa, che ne aveva denunciato la la drammatica situazione: Marino viveva in una casa abbandonata, sul suo tavolo c’era il piatto di pasta che i vicini portavano a turno per non farlo morire di fame. Il primo “sì” generoso fu di Ida Branducci, una giovane che diede disponibilità per aprire la casa». Oggi Casa Betania continua ad accogliere non solo detenuti (ce ne sono circa 10), ma anche persone con problematiche fisiche e psichiche. «Il bello di questa realtà  — continua Giorgio Pieri — è che gli uni aiutano gli altri:  tutti insieme si aiutano a riprendere la loro vita e a viverla con dignità». Oggi la persona che accudisce con tanto amore Marino si chiama Giancarlo e la persona che accudisce Valerio con tanto amore si chiama Loris: «Dopo anni di carcere — conclude Pieri — si prendono cura di questi fratelli disabili». #FOTOGALLERY:coriano# Qui si può scaricare l'articolo apparso 10 anni fa sul mensile Sempre, in occasione del 35° anniversario di Casa Betania, dove si può leggere la testimonianza di Mirella, che per più di 40 anni è stata la responsabile della casa, e di don Giovanni Tonelli, che fu tra i protagonisti dei primi giorni della casa famiglia. L'accoglienza dopo il carcere Casa Betania è così diventata anche la casa di prima accoglienza per persone che escono direttamente dal carcere. Da qui andranno nei vari CEC in giro per l’Italia: a Vasto, a Saludecio, alla Casa del Perdono di Taverna, al centro Rinascere di Boceda o a Piasco, ma anche in altre case famiglia e case di pronta accoglienza. «Casa Betania dà continuità ad un progetto che non possiamo fermare» dice Giorgio Pieri, «il progetto Comunità Educante con i Carcerati, che vede oggi accolte oltre 250 persone tra detenuti ed ex detenuti». Appena si entra in casa, si scorge una scritta: «Qui dentro entra l’uomo, il reato resta fuori». Poi subito sulla sinistra, si scorge una bella immagine di Maria, madre del perdono: «È un dipinto realizzato da Anaclerio, un ergastolano ostativo accolto presso il laboratorio Il Biancospino, capace di fare dipinti stupendi. Vogliamo condividere con voi la preghiera che reciteremo al termine della S. Messa del 3 luglio e che recitiamo tutti i giorni insieme ai recuperandi».   Preghiera a Maria, Madre del perdono: Maria, Madre del perdono alla scuola di Gesù hai imparato a perdonare i nemici, persino gli uccisori di tuo figlio. Insegnaci ad amare sapendo che l’uomo non è il suo errore. Perdonando per Gesù, con Gesù, in Gesù vogliamo rompere le catene del peccato, poiché il bene vince sempre sul male. Donaci la forza di amare sempre ed esaudisci la grazia che ti chiediamo. Maria, Madre del perdono, prega per noi   Come lavorare o fare volontariato in casa famiglia Lavorare nelle case famiglia della Comunità non è un’occupazione per operatori specializzati, ma una scelta di vita, con la convinzione che ogni persona ha diritto ad una famiglia in cui crescere e vivere, a qualsiasi età. È possibile prestare volontariato o fare un'esperienza di servizio civile retribuito, rivolgendosi alla segreteria di zona più vicina. Fare il volontario in una casa famiglia è un'esperienza di gratuità, e di condivisione diretta nella quotidianità con gli emarginati dalla società. Se stai cercando altre opportunità di lavoro in casa famiglia che prevedano la presenza di operatori professionali (psicologi, educatori) puoi provare a rivolgerti a: Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza Amici dei Bambini Famiglie per l'accoglienza   Come sostenere le case famiglia Le Case Famiglia APG23 sono famiglie speciali. Qui un papà e una mamma donano la propria vita, 24 ore su 24, a bambini, disabili, persone sole e abbandonate, anziani e chiunque necessiti di essere accolto e aiutato ogni giorno. Sono un atto di giustizia, perchè sono famiglia per chi non ce l'ha. Per sostenerle la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lansciato una campagna, con l'hashtag #iosonofamiglia. Anche tu puoi fare un gesto concreto per un progetto unico di sostegno alle case famiglia.    #FOTOGALLERY:coriano2#
APG23
02/07/2018
Modello nordico: punire i clienti per sradicare la prostituzione
A Ginevra si svolge in questi giorni la 38a sessione del Consiglio dei diritti Umani e il nostro ufficio ha messo in cantiere diverse attività. Il 22 giugno abbiamo organizzato un incontro nel palazzo dell’ONU per creare attenzione sulla relazione che esiste tra traffico di esseri umani ed il mercato della prostituzione. Abbiamo cercato di spiegare e discutere il cosiddetto Modello Nordico. Cos'è il modello nordico? È un modello di legge nazionale che persegue il contrasto alla prostituzione e al traffico di esseri umani attraverso il principio di punibilità del cliente che acquista una prestazione sessuale a pagamento. Il cliente, considerato complice e motore dello sfruttamento della donna e della sua riduzione in schiavitù, viene punito con una multa o con altra sanzione penale mentre alla donna che si prostituisce vengono offerti precorsi di reinserimento sociale che le permettano di uscire dalla prostituzione. Il modello Nordico, che prevede la punibilità del cliente che chiede prestazioni sessuali a pagamento, è stato per la prima volta introdotto in Svezia nel 1999 e recentemente anche da Francia e Irlanda. Tra gli speakers del nostro evento abbiamo invitato Karin Bolin,  rappresentante della missione permanente della Svezia che ha spiegato come una legge adottata quasi 20 anni fa abbia portato i propri frutti nel Paese, introducendo una cultura di rispetto della donna, riducendo la violenza nei confronti delle donne ed eliminando la tratta degli esseri umani. È poi intervenuto Francois Gave, rappresentante della missione permanente della Francia che nel 2016 ha adottato il medesimo modello nordico e che ha spiegato come la Francia oltre a punire il cliente, prevede anche dei programmi di reinserimento sociale delle ragazze e donne che vogliono abbandonare la prostituzione. C’è stata anche la testimonianza di Katia Vitaggio, un’operatrice delle nostre unità di strada che ha portato la voce della Comunità e di don Benzi, spiegando come anche in Italia, con la campagna “Questo è il mio Corpo”, stiamo proponendo questo modello di punibilità del cliente ed ha poi introdotto la testimonianza diretta di una ragazza nigeriana, accolta nelle nostre case, che ha raccontato dell’orrore subito, ma anche della bellezza di avere un’altra opportunità per ricostruirsi una vita e ricominciare. L’evento si è concluso con l’intervento di una rappresentante di CAP International che ha delineato in modo esemplare la connessione tra il business che la prostituzione genera ed il traffico degli esseri umani. Il breve dibattito che ne è seguito con l’intervento dei delegati di alcuni Paesi presenti (San Marino, Nuova Zelanda e  Nigeria) ci hanno dato una prova dell’importanza di diffondere questo modello e della necessità di un dibattito serio sul tema. Lo stesso Papa Francesco, nella sua omelia a Santa Marta di venerdì 15 giugno 2018, ha ricordato a tutti - ma soprattutto ai cristiani - quante donne “disprezzate, emarginate, sfruttate” vivono ancora accanto a noi e come la “dottrina di Gesù sulla donna cambia la storia". La strada è però ancora lunga e occorre intensificare gli sforzi a tutti i livelli per promuovere concretamente la liberazione di tutte le ragazze e donne assoggettate a questa terribile forma di schiavitù.
APG23
27/06/2018
L’Alba della condivisione
Parte con il 1° luglio  il primo campo di condivisione dell’estate 2018. Sono 160 le persone, provenienti in particolare da Piemonte e Liguria, che partiranno per questa esperienza tra le Dolomiti. Giovani, adulti, bambini, disabili, anziani che vogliono vivere davvero una vacanza all-inclusive, nel senso che non si esclude nessuno: «Là dove siamo noi, anche loro!» ripeteva don Benzi. Infatti tutto è partito proprio 50 anni fa, nell’estate del 1968, quando don Oreste Benzi lanciò ad alcuni giovani universitari e seminaristi una proposta, andare in vacanza con gli spastici che vivevano chiusi in istituto, portandoli in una prestigiosa località turistica: Alba di Canazei. Fu la miccia che fece scoppiare la rivoluzione della condivisione: gli emarginati visti non come oggetto di assistenza ma protagonisti di una nuova società. Da questa esperienza nasce la Comunità Papa Giovanni XXIII, oggi diffusa in 42 Paesi del mondo. Per rivivere e rilanciare questa sfida ci diamo appuntamento: martedì 10 luglio ad Alba di Canazei, ore 16 presso Casa Madonna delle Vette, dove tutto ebbe inizio e dove tutt’ora tanti giovani scelgono di condividere le proprie vacanze con gli “ultimi”. All’evento, il mensile Sempre ha dedicato un ampio servizio, richiedi una copia omaggio a: ufficioabbonamenti@apg23.org Scarica la locandina per l'evento ad Alba di Canazei INFO per partecipare all'evento: Casa Madonna delle Vette, Streda de costa 280, 38030 Alba di Canazei (TN) Tel 0462 601320 email: madonnadellevette@apg23.org www.madonnadellevette.it #FOTOGALLERY:canazei#
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26/06/2018
Liberi dalla droga
La festa dell’Interdipendenza nasce da diverse occasioni confluite in questo momento: il 26 giugno è la giornata mondiale di lotta alla droga; essendo all’inizio dell'estate è anche un momento di ritrovo per le Comunità Terapeutiche (CT) della Papa Giovanni XXIII, per presentare e premiare le attività svolte nell'anno.  Inoltre arriva esattamente a 6 mesi dall’altra data fondamentale per le CT, il 26 dicembre: la Festa del Riconoscimento. Protagoniste sono anche le famiglie, che hanno un'occasione di formazione e annuncio sui temi delle dipendenze. Una festa quindi per celebrare la vita e la speranza. L'appuntamento ha coinvolto i 250 ragazzi ospiti delle CT ed è stata l'occasione per vivere un momento di festa e confronto ancor più avvalorato dal fatto che quest'anno la comunità Papa Giovanni XXIII festeggia i suoi primi 50 anni. "Festa dell'Interdipendenza". Perché questo nome? La dipendenza ci fa schiavi, l'indipendenza ci fa soli, l'interdipendenza ci fa liberi assieme... La giornata del 26 giugno è iniziata alle 9,45 sulla tomba di don Oreste Benzi (al cimitero di Rimini) con un momento di preghiera e con la presenza di Giovanni Paolo Ramonda. Poi ci si è spostati al campo di don Pippo (davanti alla casa circondariale penitenziaria della città, via S. Cristina 22/A; Rimini) dove è stata allestita una mostra con i disegni del concorso "PrimaVera Arte" e prima di pranzo si sono svolti le finali dei tornei di calcetto e pallavolo. Dalle 14.15 in poi, i partecipanti hanno affrontato, a turno in 4 gruppi, quattro “punti” di racconto: le origini delle Comunità Terapeutiche nella Apg23, don Oreste e il suo rapporto con in ragazzi in programma, Sandra Sabatini la prima operatrice venerabile della storia le CT in missione: dall'Africa alla Romania. Al termine della giornata ci sono state le premiazioni dei concorsi e dei tornei intervallati dalla musica prodotta dai ragazzi del progetto songwriting che a fine aprile hanno vissuto 3 giorni insieme per produrre canzoni per la colonna sonora della festa. Verso le 17.30 la conclusione. Legato alla festa c’è il concorso "PrimaVera Poesia", alla 4ª edizione (dedicata ad Elio Morri), quest’anno dalle 20 CT partecipanti sono arrivate 184 poesie valutate da 19 giudici tra cui Alessandro Ramberti (editore, poeta e promotore culturale), Sabrina Foschini (poetessa e docente universitaria), Andrea Canevaro, Gigi Mattei e Eleonora Kreindlina dell'Associazione Culturale Tonino Guerra (Lora è la vedova del poeta), di Elena Manaresi (docente di italiano al carcere minorile del Pratello). Un altro importante evento collegato all'attività delle CT sarà il 29 giugno: lo spettacolo Il sorriso del cielo, presso il Castello di Bentivoglio (BO). foto di Marco Zangheri
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26/06/2018
Ministero della pace, non è un’utopia
Istituire un Ministero della Pace che gestisca i conflitti sociali italiani e che intervenga anche in quelli esteri con personale civile. È la proposta della campagna "Ministero della Pace, una scelta di Governo", lanciata alcuni mesi fa a Roma alla Camera alla presenza di Beppe Fiorello e che ora arriva a Pesaro. L'evento si svolgerà giovedì 28 giugno alle ore 20:30, presso la Biblioteca Comunale "Braille" in Piazzale Europa 16. (Scarica la locandina dell'evento) L’evento del 28 giugno a Pesaro sarà trasmesso anche in diretta streaming al link http://www.ministerodellapace.org/#live-streaming Durante la serata si confronteranno diverse realtà cittadine: Caterina Profili di "Pesaro contro la Guerra – Movimento Nonviolento", Giampietro Scavolini della rete "Cittadini in Dialogo", Elisa Di Blasi e Nicola Lapenta della Giovanni XXIII. Introdurrà L'Assessore Luca Bartolucci. Saranno presenti anche Alievsky Musli di Stay Human e Elena Damiani di Emergency Fano. «Nelle ultime settimane si sta assistendo ad aumento di aggressività sociale.» commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII «Alla luce della nostra esperienza in mezzo ai conflitti proponiamo un modo alternativo di gestione degli stessi. Volontari e personale qualificato che intervengono in modo strutturato e coordinati da un apposito Ministero che abbia il compito di intervenire nella gestione sia dei conflitti armati all'estero, sia dei conflitti sociali in Italia». Nel corso del seminario saranno anche illustrati i risultati di un sondaggio d'opinione sul tema della sicurezza e della pace, commissionato da Apg23, nell'ambito della campagna. Sono invitati a partecipare parlamentari, amministratori locali, insegnanti, studenti, volontari in Servizio Civile rappresentanti di ONG, organizzazioni sindacali e chiunque abbia a cuore la pace. Firma anche tu la petizione a Mattarella La pace nel mondo può sembrare un'utopia. Eppure qualcosa tutti noi possiamo fare. L'idea arriva da Don Oreste Benzi, che l'aveva lanciata nel 1994: «Di tanti ministeri esistenti, avrei voluto che lei ne avesse aggiunto un altro: Il Ministero della Pace», aveva scritto all'allora Presidente del Consiglio. Puoi firmare anche tu la petizione a Mattarella per chiedere l'istituzione di un Ministero della Pace: http://www.ministerodellapace.org/sottoscrizioni/ «Nell'ulteriore sviluppo del confronto politico-istituzionale sulla base del voto del 4 marzo, bene comune da garantire al Paese è la nonviolenza, lo scongiurare la violenza, in tutte le sue motivazioni e le sue forme». A dirlo è stato Giorgio Napolitano, l'ex presidente della Repubblica, che ha fatto un chiaro riferimento alla promozione della nonviolenza. Il 23 marzo stava pronunciando il discorso di apertura della prima seduta della nuova legislatura. La risposta del terzo settore non si è fatta attendere: i presidenti di una cordata di associazioni ed enti (fra cui la Focsiv, l'Azione Cattolica, il Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell'Università di Padova, ed altri), hanno scritto una lettera pubblica, rivolta al Presidente Mattarella, per l'istituzione del Ministero della Pace, più volte ventilata dai partiti.   L'adesione del Centro per i Diritti Umani dell'Università di Padova Marco Mascia, direttore del Centro per i Diritti Umani dell'Università di Padova, ha rilanciato ufficialmente il 12 febbraio nella città del Santo la proposta di un Ministero della Pace: «Violenza, guerre, terrorismo, riarmo, tendenze autocratiche e dittatoriali stringono sempre più la condizione umana nella morsa dell’insicurezza. Ora si tratta di spezzare questa catena di morte», ha tuonato il docente. #FOTOGALLERY:padova#   Come costruire la pace nel mondo? Ecco il sondaggio La cosa non dovrebbe sfuggire ai politici: per avere un riscontro sul livello di favore della proposta di istituire un Ministero della Pace,  eÌ€ stata realizzata un’indagine rivolta a un campione rappresentativo degli elettori italiani. Agli intervistati eÌ€ stato proposto un questionario articolato in cinque aree tematiche e composto da 38 domande. L’indagine DEMETRA eÌ€ stata diretta dai Professori Valerio Belotti, Davide Girardi e Marco Mascia del Centro per i Diritti Umani dell'Università di Padova, su un campione di 1024 persone rappresentativo della popolazione per genere, fascia di etaÌ€, zona geografica e dimensione comunale.  Il 66% degli intervistati si è dimostrato favorevole all'istituzione di un Ministero per la pace. E la prorettrice Annalisa Oboe ha sottoscritto l’impegno dell'ateneo patavino: «La pace è conditio sine qua non per il rispetto dei diritti umani; il tema che va messo a sistema». E finalmente, un chiaro messaggio di speranza: ecco cos'hanno risposto gli elettori. #FOTOGALLERY:sond#   Costruire la Pace nel mondo: le funzioni di un Ministero della Pace Ministero della pace, di cosa si tratta?  La nuova istituzione sarebbe deputata, in collaborazione con altri ministeri, dipartimenti, comitati, ad individuare azioni coordinate nazionali per realizzare una politica strutturale per la pace e la prevenzione della violenza. Nel nostro Paese vi sono diversi dipartimenti ed organismi che in modi differenti si occupano di attività connesse alla promozione della pace; «Non ci sono però strumenti per affrontare i conflitti se non in forma armata», ha spiegato Don Albino Bizzotto, intervenuto a Padova durante il seminario di presentazione.   Le competenze del Ministro della Pace Ecco di cosa si dovrebbe occupare il nuovo Ministro: Promozione di politiche di Pace per la costruzione e la diffusione di una cultura della pace attraverso l’educazione e la ricerca, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà nazionale ed internazionale, il dialogo interculturale, l’integrazione. Disarmo e monitoraggio dell’attuazione degli accordi, dei trattati e delle raccomandazioni internazionali; studi e ricerche per la graduale razionalizzazione e riduzione delle spese per armamenti e la progressiva differenziazione produttiva con la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa; stimolazione dei processi di ricerca e di riconversione industriale bellica a fini civili attraverso percorsi che vedano la partecipazione della società civile, degli enti locali (Regione, Province e Comuni), dei sindacati, dei dirigenti d’azienda e di esperti. Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, con particolare riguardo ai Corpi Civili di Pace ed il Servizio Civile quali strumenti di intervento nonviolento della società civile nelle situazioni di conflitto ed in contesti di violenza strutturale e culturale. Prevenzione e riduzione della violenza sociale e culturale, e promozione di un linguaggio libero dall’odio. Qualificazione delle politiche di istruzione rispetto a nonviolenza, trasformazione positiva e nonviolenta dei conflitti, tutela dei diritti umani e mantenimento della pace. Mediazione sociale, riconciliazione e giustizia riparativa.   Ministero della pace, storia di una proposta  Nel 1994 Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, in una lettera al Presidente del Consiglio dell’epoca, scriveva: “Condividendo direttamente la vita degli handicappati, dei tossicodipendenti, dei minori senza famiglia cerchiamo di far arrivare la loro voce ovunque, specialmente a chi ha il potere di liberare ed opprimere. Di tanti ministeri esistenti, avrei voluto che lei ne avesse aggiunto un altro: il Ministero della Pace. Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. È arrivata l’ora di organizzare la pace”. L'idea è stata rilanciata più volte nel corso degli ultimi anni dall'Associazione di don Benzi, e ripresa da più parti. 31 maggio 2015 Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, chiede l'attuazione di corridoi umanitari, la revisione del trattato di Dublino sull'immigrazione, e l'istituzione di un Ministero della pace. 27 maggio 2016 Ramonda auspica che l'Italia diventi superpotenza della pace istituendo un ministero ad-hoc. 28 maggio 2017 Ramonda chiede ai mass media, alle Diocesi, agli imprenditori, ai parlamentari, di rilanciare la proposta. 31 ottobre 2017 Ramonda chiede ai politici di attuare il sogno di Don Benzi, dal convegno organizzato per i 10 anni dalla morte del sacerdote. 1 ottobre 2017 La Comunità Papa Giovanni inizia la raccolta delle adesioni pubbliche alla proposta nel sito http://www.ministerodellapace.org/ Il 19 dicembre 2017 la proposta è stata presentata all'attenzione del dibattito elettorale istituzioni in Senato, con la presenza di Beppe Fiorello. Ecco le foto. #FOTOGALLERY:confstampa# il 12 febbraio 2018 la poposta è raccolta dall'Università di Padova il 5 aprile la presentazione al Sermig di Torino     Pace nel mondo: l'idea per un tema in classe! Ecco la testimonianza dei volontari impegnati, senza armi, nella difesa della popolazione civile in Colombia. Sono esempi, lontani dai riflettori dei media, di una costruzione della pace che è possibile già da oggi anche senza l'uso della violenza. In alcune scuole il tema entra anche a scuola, a volte con la presenza dei volontari del corpo di pace Operazione Colomba che raccontano il proprio vissuto al rientro dalle missioni all'estero. Progetti come questo non trovano ancora un adeguato riconoscimento da parte delle istituzioni.  
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20/06/2018
Giornata Mondiale del Rifugiato: potenziare i corridoi umanitari
«La guerra in Siria è iniziata 7 anni fa. Tanti bambini siriani non hanno mai vissuto in un mondo “normale”. L’unica casa che conoscono è la loro tenda di tela e legno al campo profughi. Gli unici aerei che conoscono sono quelli che sganciano bombe su di loro. Il viaggio per loro è quello che hanno fatto attraversando i chilometri che separavano l’orrore della guerra alla miseria del campo profughi, oggi il loro unico orizzonte. Quel che loro stanno vivendo molti di noi italiani possono capirlo, perché l’hanno vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale.»   A parlare è una giovane volontaria di Operazione Colomba, il corpo di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da cinque anni alcuni volontari della Comunità di don Benzi vivono nel campo profughi siriani di Tel Abbas, nel nord del Libano. Condividendo la vita quotidiana, le tende, il fango e - a volte - anche la paura. Alcune famiglie che vivevano nel campo profughi sono giunte in Italia tramite i corridoi umanitari, accompagnate dai giovani volontari della Giovanni XXIII che si sono occupati della loro accoglienza ed integrazione in Italia.   «Noi siamo andati a vivere con loro. Di più, siamo andati a vivere come loro. Eppure dovrebbero essere loro a vivere come noi. - spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII - Nel 2016 siamo riusciti per la prima volta, grazie alla collaborazione di Sant'Egidio e Valdesi, ad aprire due corridoi umanitari, facendo giungere in modo legale e sicuro intere famiglie di siriani. Questo progetto è talmente valido che ora possiamo portare in salvo altre famiglie siriane. Il tutto a costo zero per lo Stato italiano, che non destina risorse a questi progetti. La nostra missione in Libano e l'accoglienza delle famiglie siriane in Italia è tutta sulle nostre spalle. Ci affidiamo solamente alla Provvidenza ed agli italiani di buon cuore (link per le donazioni)».   «Stiamo assistendo ad un fenomeno epocale, non più un'emergenza. - conclude Ramonda - L'ONU parla di 68 milioni di profughi nel mondo. Persone costrette a scappare dalla loro terra per fuggire da guerre e persecuzioni. Nell'affrontare questo problema non si può pensare solo di chiudere frontiere o porti, ma occorre gestire in modo regolato l'immigrazione e l'integrazione, potenziando vie legali e sicure per arrivare in Europa e sottrarre questa povera gente dalle mani dei trafficanti di uomini».      
APG23
15/06/2018
Papa Francesco al Presidente Apg23: «Porto nel cuore i profughi siriani»
Questa mattina Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, è stato ricevuto da Papa Francesco in udienza privata, insieme alla moglie Tiziana e agli altri 8, figli ed accolti, membri della sua casa famiglia: «È stato un incontro memorabile»! Era presente anche Alberto Capannini, che ha portato al Papa la testimonianza dei giovani volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace della Comunità, che fra le tende condividono la vita in un campo profughi del Libano, ai confini con la Siria. «Da questa esperienza è nata una proposta di pace, scritta inisieme ai siriani che sono scappati dalla guerra», ha spiegato Capannini al Santo Padre. «Vi ho nel cuore, pregherò per loro», calorosa la risposta di Francesco.   Alla mattina, durante la Messa a Casa Santa Marta il Papa aveva detto anche che "sfruttare le donne è peccato contro Dio", tema caro al Santo Padre che in passato aveva anche voluto incontrare alcune donne liberate dal racket della prostituzione.   «Il Papa ancora una volta ci ha dimostrato di avere a cuore la sorte di tante giovani e ci ha spronato ad andare avanti nella battaglia iniziata da don Benzi per la liberazione di queste nostre sorelle» ha raccontato Ramonda all'uscita.   La delegazione Apg23 ha anche donato a Papa Francesco il messalino con il commento al Vangelo e alle letture di Don Oreste Benzi; sarà utile al Santo Padre per approfondire la spiritualità dei membri della Comunità fondata dal sacerdote riminese.
APG23
12/06/2018
#daicistai ora tocca a te!
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha da poco lanciato una nuova piattaforma di personal fundraising per raccogliere fondi online. La parola d’ordine per questo nuovo strumento è condivisione: Tutti possono attivarsi aprendo una campagna personale di raccolta fondi e, grazie all’aiuto e al coinvolgimento di amici, parenti e colleghi, sostenere la Comunità. Come? Lanciando una campagna partendo dal progetto che più ti sta a cuore tra quelli istituzionali oppure approfittando di un’occasione importante della tua vita per trasformare momenti speciali in momenti di solidarietà. Di quali momenti stiamo parlando? Ecco alcuni esempi: Compleanno, Battesimo, Matrimonio, Comunione eccetera. Con questo strumento tutti hanno la possibilità di mettersi in gioco in prima persona: metterci la faccia è fondamentale! Alcuni hanno già lanciato la loro sfida e stanno già raccogliendo i primi frutti. Uno di loro è Sergio da Genova. Ha aperto una campagna personale per aiutare la Mensa di Strada della sua città. Ogni venerdì, insieme ai volontari, allestiscono una mensa per dividere il pane con chi non ha nulla. Il cibo che utilizzano arriva spesso da negozianti locali: vengono donate focacce, pizze surgelate e tanto altro ma non hanno, ad oggi, un posto dove conservare il cibo adeguatamente. Desiderano da tanto tempo comprare un congelatore che permetta loro di conservare il cibo che gli viene regalato e adesso, grazie alla nuova piattaforma, hanno uno strumento con il quale raccogliere il denaro necessario coinvolgendo la comunità locale. Sergio ha accettato questa sfida con molto entusiasmo e pochi giorni fa è riuscito a raggiungere il suo obiettivo raccogliendo in soli due mesi più di 1.000€! È stato impegnativo ma la soddisfazione ha ripagato di tutti gli sforzi. Come Sergio, altri si sono messi in gioco e condivisione dopo condivisione, stanno trovando sostenitori pronti ad aiutarli! #daicistai è una piattaforma nuova ma lo scopo di Apg23 non cambia: rimuovere concretamente le cause che delle ingiustizie. Che sia per un compleanno, per un battesimo o per un sostegno ad uno dei progetti della Comunità, sappiamo che ciascuno può e deve fare la sua parte, nel suo piccolo, per cambiare le cose. Non importa come e per quanto tempo. L’importante è accettare. Siete voi i protagonisti di questa nuova avventura! CURIOSO DI SCOPRIRE CHI HA LANCIATO LE PRIME SFIDE?
APG23
08/06/2018
A Forlì la scuola "Don Oreste Benzi"
La scuola paritaria Santa Dorotea di Forlì è ora intitolata a don Oreste Benzi, il prete romagnolo “dalla tonaca lisa” fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da un anno la Comunità Papa Giovanni XXIII è intervenuta nella gestione della storica scuola bilingue, attiva a Forlì dal 1850. La cerimonia, svoltasi il 5 giugno scorso, ha visto la presenza del vescovo Livio Corazza, ed del vicesindaco di Forlì, Lubiano Montaguti. A seguire, lo spettacolo Dove lo butto, che ha affrontato i temi dell'inclusione sociale. Un evento pensato per i bambini ed i ragazzi ma capace di parlare anche agli adulti, realizzato dalla compagnia Piccola Piazza d'Arti.  «Siamo felici e onorati che una scuola sia intitolata a don Oreste Benzi, il quale fondò la Comunità proprio per la formazione degli adolescenti. Don Oreste sapeva che era necessario investire sui giovani, spesso terra di nessuno, per formare persone nuove capaci di dar vita ad una società nuova, la società del gratuito» spiega Giovanni Ramonda, presidente della Comunità di don Benzi. Anche questo evento si inserisce nell'ambito delle iniziative per il 50° anniversario della Comunità fondata da don Benzi e presente a Forlì con case famiglia, comunità di recupero per tossicodipendenti, il Villaggio della gioia per famiglie in difficoltà, la Capanna di Betlemme per i senza fissa dimora. 
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