Tutte le news
APG23
30/07/2019
Violazioni del diritto internazionale in Libano
Operazione Colomba, corpo di pace nonviolento della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha presentato durante un'audizione alla Camera dei Deputati, il 25 luglio scorso, un Dossier sul peggioramento delle condizioni dei profughi siriani in Libano e la violazione del principio di  non respingimento (non-refoulement, che è un principio fondamentale del diritto internazionale). I volontari di Operazione Colomba si sono fatti portavoce dei tanti profughi siriani, per porre all’attenzione della comunità internazionale il preoccupante intensificarsi, da parte del governo libanese, di strategie di refoulement dirette e indirette, volte a far tornare i profughi siriani in Siria, sul presupposto non provato che la Siria sia ora un Paese sicuro in cui tornare.  I volontari di Operazione Colomba hanno constatato che le azioni dell'Esercito libanese e delle Forze di Sicurezza Interna contro i siriani in Libano hanno incluso un aumento esponenziale delle deportazioni forzate, la distruzione di case e campi profughi informali siriani, sfratti di massa, l’inasprimento delle misure contro i lavoratori non autorizzati e le imprese di proprietà siriana, così come la limitazione della possibilità per i bambini siriani di ottenere un permesso di soggiorno legato alla residenza legale dei genitori tramite uno sponsor libanese. Tali azioni violano i diritti umani dei siriani in Libano; le deportazioni forzate violano il principio di nonrefoulement sancito dall'articolo 3 della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, di cui il Libano è firmatario. Come corpo nonviolento di pace, Operazione Colomba vive dal 2014 al fianco delle famiglie siriane in un campo profughi nel nord del Libano. La situazione non è mai stata così drammatica, con le famiglie intrappolate tra la paura dell'arresto e la leva militare obbligatoria se tornano in Siria, l'impossibilità di sopravvivere in Libano e i rischi delle pericolose rotte migratorie via mare verso l'Europa. Leggi il Dossier di Operazione Colomba SULLA VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DI NON-REFOULEMENT ED IL PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DEI PROFUGHI SIRIANI IN LIBANO
APG23
29/07/2019
La prefazione del Papa al libro di don Aldo
«Quando in uno dei venerdì della Misericordia durante l'Anno Santo straordinario sono entrato nella casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate. Realmente donne crocifisse. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato tutto il dolore, l'ingiustizia e l'effetto della sopraffazione. Un'opportunità per rivivere le ferite di Cristo». È quanto scrive Papa Francesco nella prefazione, pubblicata oggi su Repubblica, al nuovo libro sulla prostituzione di don Aldo Buonaiuto dal titolo "Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada" (edizioni Rubettino). Un libro che affronta il tema dall'antichità fino ad arrivare ai giorni nostri, dal Codice di Hammurabi alla Legge Merlin. Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Comunità, commenta così: «Siamo grati al Santo Padre per aver dato ancora una volta un significativo segno di vicinanza alla lotta contro questa schiavitù moderna. La battaglia contro la prostituzione fu iniziata da Don Oreste Benzi esattamente 30 anni fa, quando incontrando una prostituta alla stazione di Rimini, scopri l'oppressione che si nascondeva dietro la prostituzione. Una battaglia che la Comunità Papa Giovanni XXIII continua ancora oggi con oltre 100 volontari che tutte le settimane vanno lungo le strade per cercare di liberare queste donne». Perché è proprio dall'incontro con la sofferenza nascosta di queste ragazze ancora bambine che nasce l'urgenza di lottare con e per loro. Noi della Comunità Papa Giovanni XXIII le abbiamo accolte, creando delle case in cui potessero vivere serenamente e recuperare la dignità negata. Ogni sera, con le Unità di Strada, andiamo ad incontrarle, a parlare, pregare, ad offrire loro un'alternativa di vita. Anche Ramonda ha dato il suo contributo a questo nuovo libro, da oggi nelle librerie, scrivendone l'introduzione. «Ringrazio don Aldo Buonaiuto, sacerdote della nostra Comunità che da sempre, sulle orme di don Oreste Benzi, soccorre in strada e accoglie le giovanissime ex-schiave della tratta» conclude Ramonda. Alcune di queste donne ci seguono, altre hanno troppa paura. Ma noi ritorniamo, sempre.
APG23
16/07/2019
La solidarietà  è un diritto, non un reato
Il tema della criminalizzazione di attori umanitari e membri della società civile che manifestano solidarietà a migranti e rifugiati, tornato tristemente alla ribalta questi giorni in Italia, è di grande attualità anche a Ginevra. In particolar modo, nel corso della prima giornata della 41a Sessione del Consiglio dei Diritti Umani, tenutasi il 24 giugno, l’argomento è stato dibattuto in quanto oggetto di un report presentato in aula dall’Esperto Indipendente Obiora C. Okafor, studioso incaricato dalle Nazioni Unite di trattare tutte le questioni legate ai Diritti Umani e alla Solidarietà Internazionale. Già nel 2018, Okafor aveva sostenuto la necessità di affrontare la sfida globale dell’immigrazione secondo la prospettiva della solidarietà internazionale, sottolineando, in particolar modo, il ruolo della società civile nel promuovere quest’ultima. Coerentemente, in occasione dell’ultima sessione del Consiglio, l’Esperto Indipendente ha presentato un report in cui ha sostenuto come la stigmatizzazione e la messa sotto accusa di coloro che prestano assistenza umanitaria o manifestano solidarietà a immigrati irregolari e rifugiati, costituisce un atto grave ed ingiustificato. Al contempo, nelle proprie conclusioni, ha rinnovato la raccomandazione per gli Stati di non sottrarsi agli obblighi internazionali e ai doveri di assistenza ed accoglienza, di garantire gli interventi degli attori mossi da ragioni umanitarie e, infine, di impegnarsi nel disincentivare qualsiasi comportamento discriminatorio o intimidatorio nei confronti di individui e organizzazioni che aiutano i migranti. La Comunità Papa Giovanni XXIII riconosce il principio della solidarietà internazionale tra le sue priorità e si batte da anni alle Nazioni Unite affinché venga riconosciuta come diritto umano, essenziale a garantire un ordine più equo e giusto. In linea con la posizione dell’Esperto Indipendente, anche la delegazione di Ginevra ritiene che la gestione dei flussi migratori e dei rifugiati debba essere regolata seguendo il criterio della solidarietà internazionale. Ciò implica che gli Stati non continuino a perseguire politiche migratorie miopi, ma prendano pienamente coscienza della propria interdipendenza, adottando non solo la più alta forma di cooperazione, ma accertandosi che gli accordi sottoscritti rispecchino il rispetto assoluto dei diritti umani e siano improntate su strategie preventive mirate a rimuovere le cause più profonde che generano povertà, violenza e ingiustizia. D’altro canto, quanto asserito da Okafor nel proprio report rispecchia pienamente la posizione dell’APG23 nei confronti del controverso tema della criminalizzazione della società civile. A riprova di ciò, l’ufficio di Ginevra ha presentato una dichiarazione scritta ed è poi intervenuto oralmente durante l’assemblea plenaria del Consiglio, alla presenza dei dignitari, dello Referente Speciale sull’Immigrazione, Felipe González Morales, e dello stesso Okafor. In entrambe le dichiarazioni, scritta e orale, si afferma esplicitamente che, “sebbene le organizzazioni della società civile continuino a fornire un sostegno cruciale ai nuovi arrivati, gli attivisti dei diritti umani sono sempre di più sotto attacco” e “le ONG sono diventate l’obiettivo di campagne tossiche che mirano a delegittimare le loro attività e a negare la natura umanitaria delle loro azioni”. APG23 sottolinea il ruolo critico svolto dalle organizzazioni e, più in generale dalla società civile, nell’integrazione dei migranti, nella promozione e protezione dei loro diritti fondamentali e della loro dignità, oltre che nella costruzione di una narrativa positiva, contraria a quella discriminatoria e piena di odio, alimentata da alcuni media ed esponenti politici. Pertanto, ribadendo con forza come “l’immigrazione irregolare non è un crimine, così come non sono criminali coloro che agiscono nello spirito di solidarietà, unità ed umanità”, la nostra delegazione ha ricordato nei propri interventi come le politiche restrittive sull’immigrazione portino a conseguenze disastrose. Seguendo l’esempio di Papa Francesco, la Comunità Papa Giovanni XXIII sostiene con forza la necessità di ascoltare il grido dei più deboli, non sottraendosi in nessun caso all’obbligo di assistenza e protezione dei diritti umani, e ricordandoci che la solidarietà non si limita esclusivamente all’azione degli Stati, ma opera a più livelli e coinvolge attori di diversa natura. Conseguentemente, abbiamo indicato gli esempi positivi rappresentati dall’azione di tante organizzazioni, molte delle quali religiose, impegnate nell’accoglienza dei migranti e nel loro inserimento nel tessuto sociale. Nell’intento, dunque, di presentare una contro-narrazione positiva e la prospettiva possibile di un futuro diverso, si è citato l’esempio virtuoso dei corridoi umanitari (portati avanti da anni con successo dalla Comunità), richiamando, infine, gli Stati alle proprie responsabilità internazionali nel garantire vie sicure e legali per i migranti, secondo le tutele e i principi garantiti dalla legge internazionale.
APG23
16/07/2019
Da Padova all’oceano per superare i propri limiti
Hanno raggiunto l'Oceano dopo una settimana avventurosa, fra cambi di vento ed assalti dei pirati. Ecco l'avventura della Cooperativa l'Eco Papa Giovanni XXIII di Padova! Infoline: 3281187801
APG23
26/06/2019
Cambiamenti climatici: sta accadendo qui, sta accadendo ora
L'evento parallelo si è tenuto il 26 giugno 2019 durante la 41° sessione regolare del Consiglio dei Diritti Umani sugli impatti ambientali, umani, sociali e culturali dei cambiamenti climatici, concentrandosi sulla necessità di creare sinergie con tutte le parti interessate in modo integrato e coerente, consentendo ai paesi di raggiungere i loro obiettivi secondo l'accordo di Parigi e dell'Agenda 2030 Moderatore     • Maria Mercedes Rossi (APG23) - Discorso Discorso di apertura:      • Sua Eccellenza Sig. Evan P. Garcia, Ambasciatore Rappresentante permanente straordinario e plenipotenziario - Discorso Relatori          • Sig. Obiora Okafor, IE su Diritti umani e solidarietà internazionale su "Cambiamenti climatici e solidarietà internazionale" - Discorso     • Sig. Stephane Jaquemet, Direttore della politica ICMC, su "Migrazione legata ai cambiamenti climatici" - Discorso     • Sig. Guillermo Kerber, Professore di teologia (Atelier Oecuménique de Théologie) e membro del consiglio direttivo del Centro cattolico internazionale di Ginevra su "Approccio spirituale ai cambiamenti climatici"; - Discorso     • Sig. Stefano Saldi, rappresentante della Missione permanente della Santa Sede su "Ecologia integrale";     • Sig. Angel Norayma, rappresentante di IIMA dal Venezuela su “Buone prassi in Amazzonia” - Discorso Il cambiamento climatico è senza dubbio una delle maggiori sfide globali che minacciano, con il suo impatto devastante, l'ambiente e il futuro dell'umanità, esacerbando le disparità esistenti tra i paesi e le vulnerabilità di comunità e gruppi. Per questo motivo, gli Stati e l'intera comunità internazionale sono tenuti a dare una risposta urgente e immediata, rispecchiando lo spirito di una nuova solidarietà internazionale. Non tutte le regioni del mondo sono ugualmente colpite da condizioni meteorologiche estreme. Le aree costiere e alcune delle regioni più povere del mondo, tra cui gran parte dell'Asia centrale e sud-occidentale, il Corno d'Africa, l'America centrale o il Nord Africa, sono particolarmente vulnerabili. Ciò nonostante, l'esposizione a eventi climatici avversi dovrebbe aumentare in tutto il mondo in futuro.  L'aumento della temperatura superficiale, l'innalzamento del livello del mare e l'interruzione dei cicli dell'acqua stanno rimodellando la mappa delle aree vivibili in tutto il mondo. Esiste un chiaro legame tra gli effetti legati ai cambiamenti climatici, le catastrofi ambientali e i crescenti fenomeni di sfollamento e migrazione. Tuttavia, permangono difficoltà nel definire i migranti indotti dal cambiamento climatico e vi sono dubbi sulla necessità di riconoscere formalmente il loro status giuridico, al fine di garantire il rispetto e la protezione dei loro diritti umani. Al fine di trovare e attuare misure efficaci per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, è necessario un approccio multilaterale.  Come esperto indipendente di solidarietà internazionale, Okafor ha affermato che "i problemi collettivi (...) richiedono soluzioni collettive". Un nuovo modello di partenariati globali e la più ampia cooperazione internazionale da parte di tutti i paesi sono essenziali per affrontare adeguatamente questo problema critico.  Tuttavia, non è abbastanza. È necessario realizzare la solidarietà preventiva. Gli Stati dovrebbero agire secondo il principio "precauzionale" e la nozione di "equità intergenerazionale". Come affermato da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si ', il clima è un bene comune che si estende alle generazioni future. Per questo motivo, "non possiamo più parlare di sviluppo sostenibile oltre alla solidarietà intergenerazionale". In linea con le disposizioni dell'Agenda 2030, la lotta collettiva dovrebbe ispirarsi alla volontà di anticipare, prevenire e ridurre al minimo le cause dei cambiamenti climatici, promuovendo lo sviluppo sostenibile, basato sul rispetto dell'equità, della giustizia sociale e della dignità umana.  Questo evento parallelo si è concentrato sugli impatti ambientali, umani, sociali e culturali dei cambiamenti climatici, concentrandosi sulla necessità di creare sinergie con tutte le parti interessate in modo integrato e coerente, consentendo ai paesi di raggiungere i loro obiettivi ai sensi dell'accordo di Parigi e dell'Agenda 2030. In tutto questo complesso discorso, in che modo la solidarietà internazionale può aiutare a superare le attuali sfide? In che modo il grido dei poveri e il grido della terra dovrebbero essere ripresi dagli Stati membri e da tutte le altre parti interessate attraverso un nuovo spirito di solidarietà internazionale? Di conseguenza, i relatori hanno affrontato aspetti correlati, in primo luogo le preziose intuizioni dell'esperto indipendente per i diritti umani e la solidarietà internazionale, seguite da altri esperti e rappresentanti della società civile che hanno chiarito alcuni aspetti di questa complessa questione. Lo scopo dell'evento parallelo era anche quello di condividere il nostro approccio spirituale sull'argomento, dando risalto al concetto di ecologia integrale e concentrandoci quindi sulla migrazione indotta dal cambiamento climatico. Infine, l'evento mirava a presentare esempi di migliori pratiche esistenti, misure sostenibili e politiche adottate in particolare dai gruppi della società civile. Co-organizzatori:     • Missione permanente delle Filippine presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra;     • Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23);     • New Humanity     • Istituto Internazionale di Maria Ausiliatrice dei Salesiani di Don Bosco (IIMA);     • Vides International;     • Associazione Teresiana;     • Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli;       Altri co-sponsors   Missione permanente della Repubblica delle Figi presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra  Dominicans for Justice and PeaceForum della ONG di Catholic Inspired (CINGO) a Ginevra; ICMC; Association des Educatrices Compagnie de Marie Notre Dame; IOLDCs Franciscans International Foundation for GAIA Geneva Interfaith Forum on Climate Change, Environment and Human Rights Brahama Kumaris International Youth and Student Movement for the United Nations World Council of Churches
APG23
20/06/2019
Servizio civile: bando della regione Emilia Romagna
C'è tempo fino al 12 luglio per presentare la domanda e fare l'esperienza di servizio civile in Emilia Romagna. Si tratta di 4 posti a Bologna, di cui 2 in assistenza disagio adulto e persone senza fissa dimora; altri 2 in assistenza a persone con disabilità; 2 posti a Rimini per assistenza di minori migranti non accompagnati. Il 12 giugno scorso è stato pubblicato sul sito della Regione Emilia Romagna il bando di Servizio Civile Regionale. L'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ha disponibili 4 posti in provincia di Bologna nei progetti "Condividiamo la strada" e "Un posto per tutti" nel campo della disabilità e del disagio adulto, e 2 posti in provincia di Rimini in progetti di assistenza a minori richiedenti protezione internazionale. Scopri i progetti e come partecipare Cos'è il servizio civile regionale Il servizio civile è un'esperienza di formazione e volontariato rivolta dalla Regione Emilia-Romagna ai giovani fra i 18 e i 29 anni. Consiste in un anno di attività di impegno civico concreto, in Italia all'interno di un progetto presentato da un ente accreditato. I campi di intervento vanno dal servizio a persone in situazione di disagio, ad attività educative negli enti pubblici; dall'impegno fra le emergenze dei Paesi del sud del mondo al supporto alle attività culturali degli enti pubblici. Il servizio civile regionale impegna 25 ore a settimana e prevede un rimborso spese di 433,80 euro mensili. A questo si affiancherà nel prossimo agosto il bando il bando nazionale del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale in cui la Comunità avrà a disposizioni posti in tutta Italia ed all’estero. Per quest’ultimo vi terremo aggiornati!
APG23
19/06/2019
Armi italiane in Yemen: altre navi saudite in arrivo
Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione RWM e il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the Children Italia  si mobilitano contro la produzione sul suolo italiano di armi pesanti vendute all'Arabia Saudita e ai suoi alleati, e destinate alla guerra in Yemen. La Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce e rilancia, come appartenente alla Rete Italiana per il Disarmo. «È previsto fra due giorni - la mattina di giovedì 20 giugno - l’arrivo nel porto di Genova di un’altra nave-cargo saudita, la Bahri Jazan, con il probabile intento di imbarcare i 4 gruppi elettrogeni della Teknel che, a seguito delle mobilitazioni dei lavoratori portuali, erano stati trasferiti nelle scorse settimane al Centro smistamento merci (Csm) per essere ispezionati. Ancora una volta rinnoviamo il nostro appello al Governo a sospendere immediatamente l’invio di ogni tipo di materiale militare destinato all’Arabia Saudita e contestualmente invitiamo le maestranze del porto di Genova a non prestare il proprio servizio per operazioni di carico di merci e materiali militari o di uso duale destinati ai sauditi», si legge nel comunicato stampa congiunto. Terzo settore e mondo cattolico italiani sono mobilitati, leggi l'articolo sugli armamenti prodotti in Italia e diretti in Yemen pubblicato dalla rivista online SempreNews.    
APG23
07/06/2019
Consulta su prostituzione: «Una pietra tombale sulla regolamentazione»
«Le motivazioni della Consulta mettono una pietra tombale su ogni proposta di regolamentazione della prostituzione in Italia». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, in merito alle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale circa le questioni sulla legge Merlin sul favoreggiamento della prostituzione sollevate dalla Corte d’appello di Bari in merito al processo sulle escort. «Da ora in poi se qualche politico italiano volesse regolamentare la prostituzione, allora dovrebbe prima abrogare la nostra Costituzione. -continua Ramonda - Questa sentenza va di pari passo con quanto dichiarato dal Capo dello Stato lo scorso 8 Marzo, il quale aveva definito la prostituzione come “un'infame schiavitù del nostro secolo, alimentata da uomini, di ogni età e censo, che approfittano di queste povere donne”». «Oggi è una grande vittoria per quanti si battono per la liberazione delle ragazze vittime di tratta. Una battaglia iniziata dal nostro fondatore, Don Oreste Benzi, esattamente 30 anni fa, nel 1989. - conclude Ramonda - Oggi rivolgiamo un appello al Parlamento e al Governo: non restate sordi a questa sentenza, rendete più dure le pene per i magnaccia e introducete sanzioni per i clienti che sono corresponsabili di questa schiavitù». La Comunità Papa Giovanni XXIII in 30 anni di attività ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 28 unità di strada e 120 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono e proporre la liberazione immediata. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni - tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito - l'iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l'obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.
APG23
25/05/2019
Padre Valletti: «Un Vangelo vissuto con i piedi»
«Sono commosso — ha detto Padre Fabrizio Valletti (foto di Riccardo Ghinelli) alle mamme ed ai papà delle case famiglia e delle case di accoglienza che affollavano la platea — perché devo molto a Don Oreste Benzi».   Padre Valletti ha ricevuto il 26 maggio a Forlì, al raduno internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII, il Premio Internazionale Don Oreste Benzi, subito annunciando che avrebbe devoluto il dono del viaggio ad una giovane coppia in stato di bisogno.   «A Don Oreste Benzi mi accomunava una cosa: il ragionare con i piedi. Lo dice Papa Francesco, e l’ho imparato anche da Don Benzi:  se una persona non esce di casa, non cammina, non incontra il disagio e la sofferenza, non riesce a commuoversi e a capire quanto l’amore del Signore sia presente nei nostri cuori».   Il premio a Fabrizio Valletti è stato assegnato "per il suo impegno nel proporre positive opportunità di vita ai giovani abitanti del popoloso quartiere di Scampia, all’estrema periferia nord di Napoli".    A Forlì Valletti ricorda un aneddoto: «Un giorno con un gruppo scout di Bologna visitammo le realtà per i carcerati di San Facondino; c’erano ragazzi che toglievano parassiti dalle piante di pomodoro, con tanta cura che sembrava volessero togliere i parassiti da tutta la nostra società».   «Quel giorno ad un matrimonio al momento dell’offertorio ricordo Don Oreste che prese un bambino disabile, e lo diede in regalo agli sposi. Com’è possibile? È un miracolo dell’amore quello di concepire che una famiglia sia capace di superare ogni barriera, paura, timore, quando si mette al servizio del prossimo».     Gli insegnamenti di Papa Francesco e di Don Oreste Benzi Padre Valletti ringrazia la Compagnia di Gesù e la sua Chiesa: «Sono stato fortunato perché ho sempre obbedito ai miei superiori. Papa Francesco ci sta dando una spinta grande, bisogna proteggere Papa Francesco nella sua sfida — e qui la platea si è liberata in un applauso scrosciante — per la sua spinta a vivere il Vangelo a partire dai piedi». Padre Valletti, sacerdote gesuita, romano, ha fondato nel 2001 il Centro Hurtado a Scampia, troppo spesso luogo di violenza a causa della dominante presenza della camorra, che governa lo spaccio di droga e l’occupazione abusiva delle case popolari. Nelle motivazioni si legge che Padre Valletti, “sacerdote in prima linea, ha saputo realizzare una società civile in grado di essere protagonista del proprio futuro, della propria vita, del proprio destino sociale, economico, umano e culturale ed arricchire culturalmente i giovani che vivono circondati dalla bruttezza”.   Grazie al Centro fondato dal gesuita è cresciuta una rete di associazioni che hanno realizzato nel quartiere di Scampia un laboratorio di sartoria, una biblioteca, un’orchestra di bambini, progetti contro la dispersione scolastica, un caffè letterario, corsi di formazione professionale ed infine attività artistiche e sportive.   “Padre Valletti - si piega ancora nelle motivazioni - si è messo a fianco dei giovani di quel quartiere, ne ha saputo interpretare i sogni, aiutandoli ad organizzarsi e portarli avanti in maniera meravigliosa, proprio come don Oreste Benzi, nel suo ultimo discorso alle Settimane Sociali, si auspicava che si facesse”.   Il “Premio internazionale Don Oreste Benzi. Dalla parte degli ultimi. Anno 2019” è promosso dalla Fondazione “Don Oreste Benzi”, l'ente nato con l'obiettivo di promuovere, approfondire e divulgare l'opera ed il pensiero del sacerdote riminese. Questa prima edizione era dedicata a coloro che avessero speso la loro vita tra i giovani.   La giuria, che ha vagliato le numerose candidature, era composta da Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini, Presidente di Giuria, Paola Severini Melograno, giornalista e saggista, Maria Mercedes Rossi, medico e delegata alle Nazioni Unite per la Comunità Papa Giovanni XXIII.
APG23
23/05/2019
Ramonda: «Non possiamo più tacere sulle armi italiane in Yemen»
Una presa di posizione forte sul terma delle armi che vengono prodotte in Sardegna e vendute ai partner dell'Arabia Saudita impegnati nella guerra in Yemen: Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII ha ammonito oggi pomeriggio i 2000 figli spirituali di Don Oreste Benzi accorsi a Forlì al raduno internazionale dell'Associazione. «Non possiamo più tacere, supplico tutta la Comunità: dobbiamo prendere in mano una situazione aberrante per cui migliaia di bambini sono vittime.  Non è un segreto che l’Italia stia continuando a fornire armi all’Arabia Saudita. Il nostro cammino interiore e sprirituale ci deve portare a scelte globali che incidano nelle scelte pubbliche», ha detto Ramonda in plenaria. La coalizione guidata dall'Arabia Saudita dal 2015 ha fatto uso di bombe a grappolo, sparizioni forzate e torture (Amnesty International), ha bombardato 2 ospedali di Medici Senza Frontiere, 2500 scuole (Unicef) ed obiettivi civili.  La repressione saudita ha causato in 3 anni 20.000 vittime, in un paese che è fra i più poveri al mondo: dei suoi 27 milioni di abitanti, 18 milioni sopravvivono solo con gli aiuti umanitari. Il conflitto vuole costringere alla resa i ribelli indipendentisti sciiti Houthi nel sud del paese, che sono appoggiati dall’Iran. «È la vita interiore che ci dà il coraggio della verità», ha continuando, rivolto ad una Chiesa in uscita, che si ritrova nello slancio evangelico di Papa Francesco: «Quando camminiamo senza portare la Croce dei fratelli non siamo discepoli del Signore: siamo Vesccovi, Cardinali, Papi, ma non chiamiamoci discepoli del Signore», ha detto Ramonda citando il Santo Padre. Intanto nelle scorse settimane i portuali genovesi sostenuti dalla Filt Cgil nazionale e da alcune Ong, si sono adoperati per boicottare l’imbarco di armi prodotte in Italia e dirette in Yemen.   Giovani in prima linea per l'ambiente Il giorno prima, fra gli eventi del Raduno internazionale, decine di giovani si erano dati appuntamento al Parco della Resistenza di Forlì: le manifestazioni globali in difesa del clima avevano raggiunto la città romagnola sotto forma di pale e forconi, che per una volta non puntate verso i potenti ma rivolte al servizio. I giovani accorsi dall'Italia e dal mondo si sono uniti ai ragazzi del territorio con un segnale rivolto agli adulti, semplice ma profondo: prendiamoci cura del nostro pianeta. I ragazzi si sono tirati su le maniche per pulire il Parco della Resistenza di Forlì, unendosi ai giovani di tutto il mondo impegnati nei Fridays for Future, i momenti di attivismo per l'ambiente che ormai  sono appuntamento fisso dall'estate dell'anno scorso. In particolare a Forlì per tutta la giornata del 24 maggio giovani e meno giovani hanno colorato la città di verde. «L'attività nel Parco della Resistenza, coordinata con il Comune, è un modo concreto per sensibilizzare i ragazzi sulla salvaguardia del creato», hanno spiegato gli organizzatori.   3 giorni di appuntamenti in fiera A Forlì sono accorsi da tutta Italia e dalle circa 500 realtà di accoglienza da 42 paesi del mondo, volontari, simpatizzanti e persone accolte della grande famiglia di Don Benzi. È l'annuale l'assemblea internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII: famiglie, oltre 200 case famiglia, comunità terapeutiche, ma anche Capanne di Betlemme, cooperative sociali. L'Eucarestia del venerdì delle 18.30 è stata celebrata da Mons. Nicolò Anselmi, Padre sinodale del Sinodo dei giovani. In tarda serata alcuni gruppi di ragazzi hanno incontrato le povertà e le persone senza fissa dimora della città. Il 25 maggio il segretario Generale della CEI, Mons. Stefano Russo, Vescovo di Fabriano-Matelica, ha celebrato la S. Messa nel pomeriggio. L'assemblea si è conclusa domenica a pranzo con la Santa Messa celebrata da Mons. Nicolas Brouwet, Vescovo di Lourdes: «La Comunità Papa Giovanni XXIII è una piccola Lourdes», ha detto il prelato.  
APG23
23/05/2019
In memoria dei bambini mai nati
La vita è un valore importante fin dal suo primo sbocciare nel ventre materno: questo il grande messaggio che si desidera trasmettere a chi si inoltra tra le varie tombe del cimitero di Fossano. A quei piccoli corpicini, sottratti alla vita troppo presto, è stata infatti inaugurata e benedetta dal vicario don Pierangelo Chiaramello una lapide il 21 maggio scorso, grazie alla sensibilità della diocesi di Fossano Cuneo, del comune di Fossano, del CAV e della Comunità Papa Giovanni XXIII. La nutrita partecipazione di bambini, mamme e papà, tutti commossi di fronte a questo semplice ma significativo gesto, ha reso il momento incisivo: quei bimbi sono degni di non essere dimenticati e come quel mazzo di fiori bianchi posati ai piedi della lapide, il loro immacolato profumo si espande ovunque! Un grazie particolare non solo a chi ha reso possibile la realizzazione di questa lapide, ma soprattutto a chi passando in quei pressi si ferma a ricordare quelle brevi ma compiutissime vite.
APG23
23/05/2019
In marcia per la vita
«Mamma dove vai?» Mi chiede mia figlia prima che io esca di casa. Con un sorriso le rispondo che vado a Roma a dire a gran voce che uccidere i bambini quando sono nella pancia della mamma non è giusto. «Ma davvero mamma? C'è un dottore che uccide i bambini nella pancia della mamma? E come fa?» Abbraccio mia figlia, le dico che le voglio bene ed esco di casa. Come si fa a spigare ad un bambino cosa sia l'aborto? Già, ai bambini va spiegato cosa sia una IVG, non va spiegato loro che è un’ingiustizia, quello lo sanno già, lo si legge nei loro occhi che lo sanno, si legge nel loro silenzio attonito, che sanno che questo abominio è un’ingiustizia. Per questo sabato 18 maggio eravamo davvero in tanti a marciare, eravamo tanti, con tanti carismi diversi, ma tutti concordi che la vita va difesa come bene non negoziabile. Incontro molti volti conosciuti, la cui presenza esprime tutta la fedeltà al loro impegno per difendere la vita del nascituro, ma anche molti volti nuovi con i quali c'è il proposito di incontrarsi per capire come convergere le forze per una collaborazione sempre più proficua.   Palloncini, colori festanti, tamburi e cornamuse, fischietti e slogan, chi pregava, chi rilasciava interviste, così il popolo della vita ha marciato da Piazza della Repubblica fino a Piazza Venezia per dire un SÌ deciso alla vita e un secco NO alla cultura della morte che sembra voler prevalere. Tra i manifestanti molti canti, sorrisi e confronti, nessun volto corrucciato o arrabbiato: era la vita ad essere la protagonista sui volti delle persone che incontravo o che affiancavo per qualche passo fatto assieme, condividendo qualche parola. Tra i manifestati una testimone d'eccezione: la figlia di Santa Gianna Beretta Molla, e poi anche il cardinal Burke, il cardinale di Utrecht Eijk e tanti giovani sacerdoti. Famiglie che con i loro passeggini sfilavano di fianco alle associazioni pro-life italiane, ma con piacere e stupore ho notato come fossero presenti rappresentati di associazioni europee. Molto bella questa solidarietà, la vita non ha frontiere né passaporti, la vita è vita e va difesa sempre e ovunque. È stata una bella festa, che a 41 anni dal varo della legge 194/78, il popolo della vita ha voluto indire per chiedere allo Stato di abrogare tale legge, per domandare che non sia più permessa una tale ingiustizia che porta come conseguenza solo un'immensa sofferenza, oltre alla soppressione della vita del nascituro. Abrogando tale legge si risparmierebbero anche dai 200 ai 300 milioni di euro all'anno, che potrebbero essere impiegati nella sanità per renderla più efficiente, si potrebbero sostenere tanti genitori in difficoltà economiche, ricordiamolo, si potrebbero impegnare queste risorse semplicemente per rendere questa società più umana, più giusta, più civile. Appuntamento quindi al prossimo anno, ad una festa sempre più gioiosa e festante che aspetta anche te, perché quel bimbo nel grembo della mamma è uno di noi! (Marinella Larcher) #FOTOGALLERY:vita2019# La marcia del 2017 Roma, 20 maggio 2017. «Uniamo le forze per dare forza alla Vita!». Questo lo slogan attorno al quale circa 25mila persone hanno sfilato per le vie di Roma, nell’assolato sabato pomeriggio. Striscioni di ogni tipo hanno dato voce ai tanti modi con cui milioni di persone, in Italia e nel mondo hanno chiaro che è con la propria quotidianità, col proprio impegno, spesso silenzioso, a volte deriso, che si diventa credibili testimoni della vita. Diverse le testimonianze che al termine del percorso sono state date al valore inestimabile di questo dono, un valore che non viene meno qualunque sia la fase che la vita attraversa. Testimonianze che è difficile sentir risuonare; a dimostrazione di come il mondo dell’informazione sia dominato da un pensiero di morte che si maschera da giustizia, diritto, libertà di uccidere e di essere uccisi. Quest’anno, tra le altre, abbiamo ascoltato la testimonianza di Katy, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, sopravvissuta all’istigazione all’aborto subita da sua madre dopo una violenza subita quand’era solo 12enne. Nella voce di Katy ha risuonato ciò di cui ha il cuore pieno: riconoscenza infinita verso la madre che, seppure così giovane, ha lottato per la sua sopravvivenza. Poi l’incontro con Gesù, con il suo amore infinito e incondizionato che l’ha portata a riconoscere nella Comunità Papa Giovanni XXIII la sua vocazione. Oggi Katy condivide la vita, la sua storia con le ragazze sfruttate, violentate come lo fu la sua giovanissima madre. #FOTOGALLERY:marciaroma# A seguire l’intervento di Roberto Brazzale, un imprenditore vicentino che nella sua azienda ha adottato una politica di sostegno alla genitorialità: ad ogni nascita regala uno stipendio al dipendente che ne è genitore. Brazzale ha tenuto a sottolineare l’urgenza e l’assoluta fattibilità di politiche a favore della famiglia e in particolare a sostegno della natalità. E cosa dire delle parole di Stephane Mercier, docente universitario di filosofia, sospeso dall’insegnamento per aver spiegato agli alunni in cosa consiste l’aborto. E ancora Roberto Panella, dato per morto quando, dopo un incidente, è andato in coma e ha rischiato di morire per eutanasia; oggi è fortemente impegnato a sostenere la vita, per quanto provata sia. In ultimo la sempre emozionante storia di Gianna Jessen di cui abbiamo già conosciuto i particolari nell’intervista che ha rilasciato a Sempre. Tanti i bambini che hanno reso una festa il già colorato corteo che con attenzione ha ascoltato la lettura del messaggio che Papa Francesco ha inviato espressamente ai partecipanti e agli organizzatori della Marcia: «… il Santo Padre Francesco è lieto di far prevenire ai partecipanti il suo saluto e auspica che l’evento possa favorire l’adesione ai valori della vita umana e l’accoglienza di tale incommensurabile dono divino in tutta la sua affascinante ricchezza». (Paola Dal Monte)
1 43 44 45 46 47 106