APG23
23/01/2020
L'8 febbraio di ogni anno si celebra dal 2015 la Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, nella memoria di Santa Giuseppina Bakhita. La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, in collaborazione con le diocesi dei rispettivi territori, gli eventi "Insieme contro la tratta":
GENOVA - 6 febbraio 2020 - ore 17.45
Testimonianze e tavola rotonda presso Sala Quadrivium (Piazza Santa Marta, 2). Per informazioni: 345.2319326;
FIRENZE (Pontassieve) - 7 febbraio 2020 - ore 18
Inaugurazione del laboratorio di pelletteria "Anotherskin" di Pontassieve (FI). Dopo i saluti delle autorità la performance artistica e alle 19 l'aperi-cena. Per informazioni: 392.9780315;
CATANIA (Acireale) - 8 febbraio 2020 - ore 18
In collaborazione con la Diocesi di Acireale si terrà la S.Messa nell'Istituto Canossiano Aci Bonaccorsi. A seguire le testimonianze di Suor Mary Anne Nwiboko (Figlie di Maria della Misericordia) e di Michela Lovato (Comunità Papa Giovanni XXIII);
PIACENZA - 8 febbraio 2020 - ore 16.15
Fiaccolata da Viale Pubblico Passeggio (incrocio Via Respighi). Alle ore 18.30 in Cattedrale si terrà la S.Messa celebrata dal Vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio, Mons. Gianni Ambrosio. Per informazioni: 346.5613881;
ROMA - 8 febbraio 2020 - ore 18:30
Veglia di Preghiera organizzata dal Comitato Internazionale della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone. La Comunità Papa Giovanni XXIII parteciperà insieme alla rete Thalità kum. Partenza dalla Basilica Sant'Antonio da Padova in Laterano, Via Merulana, 124/B;
ROMA - 9 febbraio 2020 - ore 10
Marcia con ritrovo davanti a Castel Sant'Angelo e arrivo a Piazza San Pietro alle 11,30, per la partecipazione alla preghiera dell'Angelus insieme a Papa Francesco. La Comunità Papa Giovanni XXIII parteciperà insieme alla rete Thalità kum;
VERONA - 8 febbraio 2020 - ore 20.30
Veglia di preghiera presso la Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Tempio votivo (Piazzale XXV Aprile). Per informazioni: 348.4766852;
RIMINI - 28-29 febbraio 2020
Convegno nazionale Nemmeno con un fiore! con spettacolo teatrale e cortometraggi nel Teatro Centro Andrej Tarkovskij di Via Brandolino 13. Alla tavola rotonda del 29 febbraio alle ore 15 sono invitati fra gli altri: Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia; Fabiana Dadone, Ministra della Pubblica per la pubblica amministrazione; Onorevole Caterina Bini; Onorevole Alessandra Maiorino; Onorevole Giorgia Meloni. All'interno del convegno ci sarà la visione speciale del cortometraggio Ballerina, prodotto da Coffee Time Film, per la regia di Kristian Gianfreda.
RIMINI - 6 marzo 2020 - ore 21
Nel Teatro degli Atti di Via Cairoli 42 si terrà il debutto della pièce teatrale “Nemmeno con un fiore”, ispirata alla morte di Arietta Mata, uccisa nel gennaio 2018 da un cliente. La regia è di Emanuela Frisoni e Rosa Morelli, con il contributo di Giovanna Greco. Hashtag: #NEMMENOCONUNFIORE!
La Fondazione Don Oreste Benzi ha dedicato alla tratta l'edizione 2020 del Premio Internazionale Don Oreste Benzi. Possono essere inviate al sito www.fondazionedonorestebenzi.org le candidature per segnalare persone od organizzazioni che si siano particolarmente distinte per attività e opere coerenti con l'appello "nessuna donna nasce prostituta".
Per maggiori informazioni sugli eventi e sulla campagna: www.questoeilmiocorpo.org; Facebook: Questo è il mio corpo.
APG23
21/01/2020
Allontanamenti zero? Oltre che l'obiettivo indicato dalle Carte internazionali di tutta del minore, sarebbe l'indice di una società perfetta. «Ovvio che sarebbe il massimo: le case famiglia non avrebbero ragione di esistere, se tutti i bimbi potessero vivere nelle loro famiglie naturali, o in caso di difficoltà essere accolti in famiglie affidatarie con l'obiettivo di tornare al più presto alla famiglia d'origine. Ma la realtà non è questa e con la realtà bisogna fare i conti, per il bene dei bambini». Lo sa bene Paolo Ramonda, successore di don Oreste Benzi alla guida della comunità "Papa Giovanni XXIII", l'associazione che con oltre 500 case di accoglienza di diverse tipologie in 45 Paesi (la maggior parte in Italia) dà una famiglia veramente a tutti, soprattutto a chi altrove faticherebbe a ricevere accoglienza (disabilità gravissime, zero risorse economiche...). Accolgono migliaia di "pietre scartate" e per almeno la metà di loro non percepiscono retta.
Anche voi avete firmato il documento che critica il progetto di legge del Piemonte intitolato "Allontanamentizero". Ma che arrivino più aiuti alle famiglie in difficoltà non è positivo?
Non tutto nella proposta di legge è sbagliato, ma le estremizzazioni non vanno mai bene, perché non si tiene conto della vita vera e delle enormi difficoltà che comporta occuparsi delle famiglie fragili. Da una parte occorre fare un lavoro sul territorio, ovvero che lo Stato dia più sostegni economici, educativi, sportivi, ricreativi e quant'altro alla famiglia d'origine, che quando è in difficoltà va potenziata: così si fa prevenzione. Ma poi esistono casi in cui la capacità genitoriale è nulla, i piccoli sono maltrattati, picchiati, sfruttati... In Italia per fortuna esiste un sistema sociale che è il migliore al mondo, capace di dare le risposte per questi casi: nelle case famiglia i bimbi trovano protezione e l'amore di una madre e un padre, possono studiare e crescere senza avere paura. In Africa, Asia e America Latina c'è l'abbandono totale. Ieri ero in Thailandia nella nostra casa famiglia di Bangkok dove abbiamo accettato 5 bambini disabili gravissimi, in quella cultura considerati una maledizione e lasciati morire per strada.
L'affido sarebbe temporaneo, un affiancamento alla famiglia in difficoltà avendo come obiettivo ove possibile il rientro a casa. Cosa diversa è la casa famiglia: chi vi viene accolto?
Coloro che una volta finivano nei grandi istituti, che per fortuna non esistono più: chi non è adottabile, ad esempio perché i genitori ci sono ma non riescono a gestire le gravi disabilità o i disturbi comportamentali del figlio... Non è che la mamma e il papà non gli vogliano bene, ma esistono situazioni davvero troppo pesanti. Allora la casa famiglia dà le giuste risposte grazie alla competenza del personale e, quando è possibile, valorizzando la famiglia d'origine. Quando parlo di "personale" intendo le due vere figure genitoriali che nelle nostre case famiglia sono presenti 24 ore al giorno. Naturalmente però hanno il titolo di educatori riconosciuto dallo Stato: le nostre sono tutte strutture soggette a vigilanza.
Perché dà fastidio il titolo "Allontanamenti zero"?
È pericoloso se diventa un assoluto, magari dettato da posizioni ideologiche, molto lontane dalla realtà quotidiana. E rischia di fare di tutta l'erba un fascio: l'affido ad esempio non è un "allontanamento", è un meraviglioso sostegno temporaneo al bambino e alla famiglia d'origine, perché alla fine lui possa rientrare.
Non sempre finisce così, però.
Il rischio di insuccesso c'è, purtroppo. Il vero problema è la vigilanza: i servizi sociali e i giudici del Tribunale dei minori dovrebbero verificare assiduamente se esistano ancora i presupposti per l'affidamento o se è arrivato il momento in cui il bimbo può rientrare in famiglia. Perché non si fa abbastanza? Per mancanza di risorse e di personale: lo Stato deve potenziare anche i servizi sociali sul territorio e i Tribunali. La rete di per sé è ottima, ma se non ci sono le persone il sistema ha gravi falle.
Possibile che basti la relazione di un assistente sociale per l'allontanamento di un figlio? I fatti di Bibbiano parlano chiaro...
L'assistenza sociale deve lavorare per la famiglia, non contro, utilizzare le risorse sociali del territorio, ascoltare le famiglie vicine, le insegnanti, il popolo che conosce quei genitori! E prima di arrivare all'allontanamento deve risolvere le carenze dando sostegni. Vivono in roulotte? Non gli tolgo i figli, gli do una casa popolare. Nel proposito di dare più risorse alla famiglia naturale, il progetto di legge piemontese è positivo, ma senza togliere forze al sistema sociale: non sono una contro l'altro, sono un'alleanza. Distrutta la rete sociale, per il Paese sarebbe il tracollo. Nelle nostre case famiglia vivono gratuitamente - nessuno paga la retta per loro - migliaia tra barboni, anziani soli, adulti disabili, ex prostitute, ex drogati, vittime dell'azzardo, interi nuclei familiari in povertà. E i ragazzi che lo Stato ha tutelato da minorenni, compiuti i 18 anni dove vanno? Per strada? Da noi possono restare liberamente, come figli. Se tutto questo crolla, cosa succede al Paese?
APG23
17/01/2020
«L’esperienza di condivisione diretta con centinaia di bambini e ragazzi, che in questi quasi quarant’anni di presenza della Comunità Papa Giovanni XXIII, sono stati accolti nelle nostre Case famiglia e famiglie affidatarie presenti in Piemonte, non fa che confermarci che il preminente interesse del minore è quello di restare nella sua famiglia di origine, se sufficientemente adeguata, ma ove non possibile, il minore va collocato in un’altra famiglia o una Comunità di tipo familiare come ben definito dalla legge 184/83». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito al disegno di legge regionale denominato “Allontanamenti zero”.
L’affido familiare è un intervento di sostegno ad una famiglia in difficoltà.
«Se davvero il Presidente Cirio intende migliorare la tutela dei minori, — continua Ramonda — allora convochi le realtà sociali con le associazioni per predisporre strategie concrete di aiuto alle famiglie di origine ed interventi di tutela dei minori, perché non sono le difficoltà di tipo economico che portano ad interventi di inserimento fuori dalla famiglia d'origine».
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha in Piemonte 35 case famiglia, vere famiglie in cui c'è posto per tutti, seguendo l'intuizione più profonda di don Oreste Benzi, che vide nella famiglia il luogo naturale dell'accoglienza; sono più di 50 in regione le famiglie aperte all’affidamento familiare.
APG23
16/01/2020
Nel 2020 otto regioni italiane sono chiamate al voto; gli elettori di Emilia Romagna e Calabria andranno alle urne il prossimo 26 gennaio. La comunità Papa Giovanni XXIII propone all’attenzione del mondo politico alcune attenzioni rivolte ai candidati.
Sono sette i temi sotto la lente, accompagnati da proposte specifiche:
La pace;
la vita e la famiglia;
i migranti;
l’economia di condivisione;
il racket della prostituzione;
il carcere.
Il volantino scaricabile si presta come utile strumento, da leggere e da consegnare, per una proposta di riflessione e di incontro, ai candidati di tutta Italia.
APG23
14/01/2020
Una nuova casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII è stata inaugurata il 10 gennaio 2020 in Thailandia. La nuova missione è situata a Nonthaburi, diocesi di Bangkok, alla periferia nord della capitale. Alla cerimonia hanno partecipato i volontari della Comunità, le suore Missionarie di Maria, che hanno avviato la casa dieci anni fa e che ore passano le consegne alla Papa Giovanni, i missionari del PIME, che gestiscono la vicina parrocchia. Il Presidente della Comunità di don Benzi, Giovanni Paolo Ramonda, in mattinata ha incontrato l'Arcivescovo di Bangkok, Cardinale Francis Xavier Kovithavanij.
«Nella “casa degli angeli” accogliamo bambini disabili. Piccoli discriminati da un contesto culturale che tende ad emarginare le persone con handicap in quanto si ritiene che esso sia la conseguenza di una colpa personale». Spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Don Benzi ci ripeteva che l’annuncio di Gesù avviene per trapianto vitale, attraverso la vita di condivisione con le persone che accogliamo sotto il nostro tetto. Ciò che rende credibili le nostre parole è la fatica, la conversione personale, l’aiuto concreto, il sostegno e l’accompagnamento, il vivere a fianco a fianco con gli ultimi, il cercare di portare con loro la croce».
La Comunità di don Benzi. La Comunità Papa Giovanni XXIII opera da 50 anni al fianco degli ultimi in tutti i campi della marginalità sociale. In Italia gestisce 201 case famiglia, che accolgono 1.283 persone di tutte le età e di tutte le provenienze. E' presente in 42 paesi del mondo.
APG23
30/12/2019
Una festa aperta a tutti: sia a chi non può permettersi di pagare il tradizionale cenone, sia a chi non sa con chi festeggiarlo. Alla festa dell'ultimo dell'anno realizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con il sostegno del Comune di Riccione sono attese 600 persone e 100 giovani e volontari da tutta Italia. La cittadina romagnola, oltre a dare un contributo economico, ha messo a disposizione gratuitamente il palazzetto dello sport, mentre la Comunità di don Benzi organizza l'evento nella città del divertimento da oltre 10 anni.
L'appuntamento è per il 31 dicembre alle ore 20 a Riccione presso il Playhall in via Carpi. Dopo cena sono in programma musica con dj-set e attività per bambini. La festa si concluderà alle 02:30 con una S. Messa di ringraziamento.
«Sappiamo che le feste di Natale rappresentano il più tradizionale dei momenti da passare in famiglia. Pertanto chi non ha una famiglia soffre maggiormente la solitudine. Vogliamo essere una grande famiglia allargata dove c'è posto per tutti. Questa non intende essere la festa per gli ultimi ma una festa con gli ultimi» commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Vedi il programma completo
È richiesta la prenotazione: numero WhatsApp, 340.3643101
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23/12/2019
La Comunità Papa Giovanni XXIII si riunirà a Rimini il 26 dicembre per la Festa del Riconoscimento: una liturgia speciale celebrerà, il giorno di Santo Stefano, la rinascita dei 96 ragazzi (80 dall'Italia e 16 dall'estero) che nel 2019 hanno concluso il programma terapeutico per vincere le dipendenze. È una tradizione che quest’anno compie 35 anni: la prima messa del riconoscimento fu celebrata da don Orenze Benzi nel lontano 1984, con i primi 7 ragazzi liberati dalla droga.
Fra le persone che hanno concluso il percorso terapeutico nel 2019 c’è Simone (nome di fantasia); il padre imprenditore lo aveva fatto arrestare pur di costringerlo a prendere distanza dalla trappola della cocaina. A Rimini sarà disponibile a raccontare la propria storia, fra gli altri, Matteo Trivilino di Bologna: «Ho fatto il primo uso di sostanze, iniziando con i cannabinoidi, all’età di 14 anni. Poi sono passato alle droghe chimiche e all’eroina. Oggi ho 34 anni, ma se devo riguardare indietro alla mia vita mi rendo conto che il mio disagio interiore risale a quando avevo 5 o 6 anni».
L’appuntamento è alle 11 nella chiesa della Resurrezione che fu di don Benzi, a Rimini in via della Gazzella 48; la liturgia sarà guidata dal Vescovo Mons. Francesco Lambiasi; seguiranno momenti di festa.
Il cammino di recupero nella Comunità Papa Giovanni XXIII mira a valorizzare pienamente la persona, che accettando il programma viene sin da subito inserita in un contesto di tipo familiare. Il percorso dura in media 3 anni ed è costituito da 3 fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. Al termine dell’ultima fase, quella del rientro alla vita sociale, la persona riceve il riconoscimento: è il punto di partenza di una nuova vita, una rinascita che non è solo per il singolo ma per la sua famiglia e per tutta la Comunità.
Nei giorni scorsi il Presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda era intervenuto sul tema delle dipendenze patologiche, commentando per Radio InBlu lo stralcio dalla finanziaria della norma sulla cannabis light: «I nostri giovani hanno il diritto di poter spendere la vita per gli alti valori, per scelte responsabili come possono essere quella di costituire una famiglia, avere un lavoro, progettare, sviluppare, lavorare per il bene comune del Paese, piuttosto che essere annientati dall'utilizzo di sostanze che smorzano la vita, feriscono in profondità le aspirazioni più profonde. Speriamo che questa scelta vada anche nella direzione di contrastare l'utilizzo di altre sostanze, come può essere l’alcol che in questi giorni ha fatto strage sulle strade. I nostri giovani hanno bisogno di aria pulita e di vita piena, come diceva il nostro fondatore Don Oreste Benzi».
APG23
20/12/2019
«Auguri di cuore per un Santo Natale che ci renda sempre più prossimi a Gesù vivo, presente nei poveri». Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di Don Benzi, rivolge ad amici e simpatizzanti il suo augurio: «Vi affido alla Vergine Maria, a Don Oreste e a Sandra presto Beata».
Vedi il video: da Cuneo un Santo Natale con le persone senza fissa dimora nel cuore.
Intanto a Pescara i preparativi per i festeggiamenti sono già in corso.
La Parrocchia del Sacro Cuore di Pescara in collaborazione con la Capanna di Betlemme di Chieti, casa di accoglienza per i senza fissa dimora della Comunità Papa Giovanni XXIII, organizzano il 24 dicembre il gran Cenone di gala per la vigilia di Natale. L'evento si terrà nei locali della Chiesa di San Pietro Apostolo di Pescara (vicino a Nave di Cascella).
«Abbiamo invitato — spiegano gli organizzatori — tanti amici senza fissa dimora e persone e famiglie con difficoltà economica, 150 coperti a disposizione, una sala allestita come da migliore ricevimento, tutte le portate acquistate da un ottimo catering, intrattenimento musicale, camerieri in divisa e tovaglie e stoviglie a festa, ed a fine cena un bellissimo regalo per ogni ospite partecipante finanziato dalla Caritas Diocesana di Chieti-Vasto e dall’Associazione Domenico Allegrino Onlus di Pescara»
Due saranno i pulmini dell’Unità di Strada della Comunità Papa Giovanni XXIII che, anticipatamente e durante, gireranno per le vie di Pescara alla ricerca degli amici senza tetto, per invitarli e accompagnarli alla cena.
«Per tanti queste persone sono invisibili, per noi invece sono importanti. Per questo vogliamo condividere con loro la sera più importante di queste festività natalizie. Il tema della serata prenderà spunto da una frase di Santa Bernadette, quando racconta a sua madre l’incontro con la vergine Maria “MI HA GUARDATA COME UNA PERSONA GUARDA UN’ALTRA PERSONA”».
Questi fratelli hanno bisogno di essere guardati proprio così.
APG23
16/12/2019
«Liberalizzare la commercializzazione della cannabis light approvando un sub-emendamento alla Legge Finanziaria, in commissione bilancio, di notte è un atteggiamento ingannevole.
La cannabis crea dipendenza, è dannosa ed il parlare in modo inadeguato di uso ricreativo abbassa la percezione della sua pericolosità».
E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito all'approvazione dell'emendamento che consente la commercializzazione dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis entro lo 0,5% di Thc.
«Lo Stato non faccia soldi sulla pelle dei giovani» conclude Ramonda.
APG23
02/12/2019
Al via l'evento nazionale denominato IO VALGO che si svolgerà in diverse città italiane, in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità. La giornata è stata voluta dal Programma di azione mondiale per le persone disabili adottato nel 1982 dall'Assemblea generale dell'ONU.
«Don Benzi ripeteva che “ognuno vale per gli altri, nonostante la fragilità, in quanto costruttore di vita, destinatario di una missione unica e insostituibile, cittadino attivo e protagonista della storia”. Tramite le nostre case famiglia e cooperative cerchiamo di attuare questa indicazione del nostro fondatore». E' il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII.
La Comunità ogni giorno dà spazio al protagonismo delle persone disabili e alla necessità di opportunità di inclusione sociale, attraverso lo sport, l'arte, la musica, convegni e dibattiti, sfide per l'autonomia lavorativa, in occasione della Giornata Internazionale della Disabilità organizza le seguenti iniziative dal nord al sud del nostro paese:
Cittadella (PD), il 3 dicembre alle ore 17:30 incontro sul tema “Distacco e lutto: non è disabile”. Alle 20.45 saranno presentati i libri di SILENT PLAY, Mi vedi e MADOU YANKA, Il diamante nero.
Carmignano di Brenta (PD), il 7 dicembre alle 19.30 APERILIS: Linguaggio dei sordi. Infine il 21 dicembre alle 9.30 sempre a Carmignano di Brenta, si terrà l'ultimo incontro sul tema SIBLINGS: Relazione fraterna e disabilità. [Volantino]
Cuneo (CN), il 3 dicembre alle 10:30, XXIII, al Cinema Monviso, si terrà un incontro pubblico con video e testimonianze sull'inclusione lavorativa e familiare presso la "Fattoria sociale I tesori", alla presenza di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni. [Volantino]
Carpi (MO), il 7 dicembre alle ore 10.30 flashmob sul tema “Io valgo perche' abito”, in occasione del 10° anniversario della Casa del volontariato di Carpi. Al termine aperitivo per tutti. [Volantino]
Cesena (FC), il 3 dicembre si terrà una marcia attraverso il centro della città, con partenza da Piazza della Libertà alle ore 9:45. Da Piazza della Libertà passando dal Teatro Bonci, dalla Barriera, dal Duomo fino a Piazza del Popolo, il Centro diurno Don Oreste Benzi insieme alle associazioni del territorio che operano con persone con disabilità e agli studenti di alcune classi dell’Istituto Versari-Macrelli, e della scuola elementare 3° Circolo Carducci, della Scuola media Viale della Resistenza e della Scuola elementare di Calisese, intende incontrare la cittadinanza e le autorità istituzionali e spronare la società civile a riflettere sul tema “Io valgo tra arte di vivere e operosità”. Durante il corteo si susseguiranno azioni artistiche, un flashmob proposto dagli studenti delle scuole e una mostra attiva con le opere dei vari Centri in Piazza del Popolo. [Volantino]
Rimini, il 3 dicembre si terrà una marcia per le vie della città animata da Francesco Tonti con ritrovo alle ore 10 presso “L’invaso” del Ponte di Tiberio.
Alle ore 16 presso la Sala della Cineteca di Rimini si terrà la tavola rotonda sulla qualità della vita delle persone disabili, con interventi di: Giampiero Griffo, Coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e Presidente della Rete Italiana Disabilità e Sviluppo; Giovanni Sapucci, Direttore CEIS Rimini; Filippo Borghesi, Cooperativa “La Fraternità”; Sabrina Marchetti, Presidente Associazione “Crescere insieme” Rimini; Sara Bolognesi della Cooperativa “L’aquilone” e Yousef Hamdouna dell'Associazione Educaid Rimini. [Volantino]
Sorso (SS), il 2 dicembre la Cooperativa San Damiano celebrerà il 20° anniversario della sua fondazione con diverse iniziative collegate all'evento nazionale IO VALGO. Il 3 dicembre una marcia itinerante, con tappe tematiche animate attraverso forme di linguaggio come la musica, il ballo, la pittura e con testimonianze, partirà dalla sede operativa della Cooperativa a Sorso (SS) in via Tirso, percorrerà alcune vie del paese, per concludersi nella piazza del Comune e coinvolgerà le scuole, i movimenti, le associazioni e rappresentanti delle amministrazioni pubbliche. Il 4 e 5 dicembre sarà la volta della proiezione del film Solo cose belle, presso la Sala della Biblioteca comunale "Salvatore Farina" di Sorso (SS). E il 6 dicembre si terrà la celebrazione eucaristica nella parrocchia San Pantaleo. L'evento prevedrà anche la diffusione di una raccolta di storie della Cooperativa tra radici, territorio e nuove sfide. [Volantino]
Acireale (CT), il 3 dicembre spettacolo della compagnia teatrale Apg23 presso l'Istituto penitenziario minorile. Al termine insieme ad alcuni detenuti (che possono usufruire del permesso per uscire) e altre associazioni, si terrà il corteo fino a Piazza Duomo dove verrà presentata una Rassegna artistica promossa da "Arte migrante", volontari, giovani e con il supporto del Comune di Acireale e di commercianti della zona che offriranno un rinfresco. Le iniziative si moltiplicheranno anche a Catania e a Scicli (RG) con laboratori, attività musicali per finire il 13 a Trapani con un incontro sul tema della sofferenza come valore aggiunto. [Volantino]
Bologna (BO), il 6 dicembre, tradizionale appuntamento al Bowling di San Lazzaro alle 9.30 con i venti centri diurni socio-educativi ed occupazionali del bolognese, del ferrarese e del riminese, insieme agli studenti dell'Istituto Majorana. A seguire flash mob e pranzo all'Arci. Alle 15.30 in Piazza Bracci, l'evento continua in Piazza Bracci con Happy hand on Ice ovvero un'iniziativa sportiva di "condivisione sul ghiaccio". [Volantino]
Forlì (FC), la Wheelchair basket Forlì ASDC AG23, “braccio sportivo” della Papa Giovanni, promuoverà l'iniziativa IO VALGO. Per la prima volta il basket in carrozzina entra a far parte della grande famiglia della pallacanestro nazionale UISP. [Volantino]
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26/11/2019
La Fondazione Don Oreste Benzi ha pubblicato il bando del Premio internazionale “Don Oreste Benzi. Dalla parte degli ultimi”. Il lancio del premio giunge all'indomani della chiusura della fase diocesana dell’Inchiesta sulla vita, virtù e fama di santità del prete dalla tonaca lisa, avvenuta sabato scorso presso il Duomo di Rimini. La causa di beatificazione continuerà a Roma.
Il Premio, giunto alla seconda edizione, verrà assegnato a chi si sia particolarmente distinto in attività volte alla liberazione delle donne vittime dello sfruttamento ai fini della prostituzione. Per questa ragione il premio viene lanciato il 25 Novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Don Benzi fu il primo in Italia a lottare contro il moderno sistema prostitutivo. Il sacerdote dalla tonaca lisa iniziò la sua battaglia per la liberazione delle prostitute nel 1989 dopo che incontrò una donna alla stazione di Rimini che gli svelò l'orrore che si celava dietro maliziosi sorrisi. A metà degli anni '90 don Benzi intuì per primo che bisognava portare l'attenzione non solo verso i trafficanti ma anche verso i consumatori, l'altra faccia di questo turpe mercato. Iniziò quindi a rivolgersi ai clienti, maschi italiani, spesso padri di famiglia. “Le ragazze sono schiave e i clienti sono complici” ripeteva.
Il termine ultimo per le presentazioni delle candidature è il 29 febbraio 2020. Chiunque potrà presentare le candidature. Una votazione on-line sarà aperta a tutti nel periodo dal 13 al 26 aprile 2020. Quest'anno la Giuria sarà composta dal Vescovo Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, Presidente di Giuria; Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista del quotidiano Avvenire; Irene Ciambezi, scrittrice e giornalista, volontaria anti-tratta della Papa Giovanni.
Il Premio verrà consegnato durante l’Assemblea Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII che si svolgerà nel mese di giugno 2020.
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22/11/2019
«Riuscirò a farmi santo?», si chiedeva in uno scritto del 1958 il giovane sacerdote riminese di ritorno dagli Stati Uniti, dove si era recato per raccogliere fondi con cui avrebbe dato vita alla sua opera, diffusa oggi in 42 Paesi del mondo.
Fa un ulteriore passo, con la chiusura della fase diocesana, il processo per la causa di beatificazione di Don Oreste Benzi. L'appuntamento è per sabato 23 novembre 2019, nella Cattedrale di Rimini, alle 15:30.
Sarà possibile seguire l'intero evento in diretta streaming anche attraverso il sito www.fondazionedonorestebenzi.org.
«Si può parlare di un santo. Si può parlare a un santo. Si può far parlare un santo. Don Oreste non è ancora stato proclamato santo, neanche beato, ma noi non saremmo qui, oggi, se la sua vita non parlasse di santità» raccontava il Vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi il 27 settembre 2014, alla cerimonia di apertura della causa di beatificazione.
Causa di beatificazione di Don Oreste Benzi, cosa avverrà adesso
La tensione interiore di don Oreste Benzi si è trasformata negli anni in un programma di vita, che lo ha portato ad essere il sacerdote dei poveri, dei diseredati, dei bambini abbandonati, dei disabili, dei tossicodipendenti, delle donne schiavizzate dalla prostituzione, di tutti coloro che avevano bisogno di una parola, di una guida, tanto da essere definito da Benedetto XVI «l’infaticabile apostolo della carità». L'intervista di Nicoletta Pasqualini al giudice Giuseppe Tognacci.
Giudice, cosa avverrà la chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione di Don Oreste?
«Terminata l’inchiesta ci sarà la sessione di chiusura pubblica della fase diocesana del processo – così come è stata pubblica quella di apertura – in cui tutti i componenti del tribunale presteranno nuovamente giuramento. Si sigilleranno gli scatoloni contenenti i documenti, che verranno poi spediti alla Congregazione delle cause dei santi.»
Quanti testimoni avete ascoltato?
«131 persone. Oltre 90 sono stati presentati dalla postulazione, altri convocati d’ufficio, perché alcuni testimoni hanno indicato altre persone durante l’interrogatorio, che a loro avviso meritavano di essere ascoltate, permettendo di ampliare la conoscenza di don Oreste.»
Un lavoro lungo e metodico, a quanto pare.
«Dipende dal testimone. Diciamo che mediamente ha richiesto per ciascuno cinque mattinate di incontro.»
Don Oreste, almeno pubblicamente, non parlava del suo stato di salute, eppure il suo cuore ha ceduto. È emerso qualcosa su questo aspetto?
«Chi gli era vicino aveva consapevolezza del suo stato di salute e non era affatto ignaro di come don Oreste si rapportava alla sua condizione di salute. Che lui non ne parlasse apertamente è vero. Dall’ascolto dei testimoni si può perfettamente ricostruire ed essere a piena conoscenza di tutta la parabola clinica di don Oreste, fino alla sua morte.»
Si è fatto qualche idea di come lui ha affrontato tutto ciò?
«Don Oreste era cosciente della sua condizione di salute, seria e meritoria di maggiori attenzioni e cure, ma per tutta la sua storia, ben consapevolmente, ha deciso di non fermarsi se non con la morte.»
Dunque non ha anteposto la sua salute alla salvezza delle anime?
«Questo lo può dire solo il Signore. Chi lo può misurare? Non sta a me e neppure posso dire cosa è emerso. L’impressione che mi sono fatto è che lui abbia risposto ad una verità, ad una responsabilità che sentiva totalmente sua. Aveva il senso dell’eterno. Se il sacerdote è chiamato ad essere dono di sé, non aveva senso per lui risparmiarsi per un anno e mezzo di vita in più, perché tanto non finisce niente con la morte, anzi, la morte non è altro che un passaggio in cui si compie tutto e non finisce nulla. Un pensiero che lui ha esplicitato nella celeberrima frase di “Pane Quotidiano”.» (nel commento del 2 novembre 2007, giorno che ha coinciso proprio con la sua morte – ndr)
Come tribunale vi siete recati nei luoghi dove don Oreste è vissuto.
«Tra i luoghi visitati sorprende in particolare la casa canonica: un luogo di estrema semplicità, caratteristica che appartiene anche a tante altre case canoniche delle nostre parti costruite in quel periodo. Ma se pensiamo alla notorietà di don Oreste, un prete che ha viaggiato come pochi, ai vari livelli di frequentazione – era uno che contattava anche il Presidente del Consiglio dei Ministri – al giro di risorse materiali che ha avuto tra le mani per portare avanti la sua opera, questo rimarca ancora di più non solo l’essenzialità ma anche l’estrema povertà in cui viveva.»
Che idea si è fatto di questo sacerdote in odore di santità?
«Non è facile far emergere dai testimoni tutto quello che è stato veramente don Oreste. Mi rimane una domanda: questo sacerdote dalla vita così intensa, immersa nella profondità del vissuto degli uomini, con tutte le luci e le ombre, le comprensioni e incomprensioni che avrà dovuto vivere, la sequela alla sua proposta ma anche l’avversione e l’abbandono, con chi ha avuto la possibilità di raccontare se stesso nella profondità della sua anima di prete? Non solo essere guida e trascinatore, come è stato, ma poter raccontare di sé da fratello o magari anche da figlio.»
Forse raccontava direttamente al Padreterno.
«Può essere…»
Lei come sacerdote cosa si sente di aver ricevuto da questa esperienza di giudice per la causa di don Oreste?
«Tanta soddisfazione nel poter comunicare con una grande anima sacerdotale. Da bambino sentivo i miei genitori parlare di don Oreste con stima e ammirazione e mai avrei potuto pensare di trovarmi in questa vicenda: uno stupore rimasto vivissimo fino ad oggi. Un altro aspetto è che questo impegno e servizio mi ha permesso di entrare in una relazione di conoscenza e stima con varie persone che altrimenti non sarebbero mai entrate nella mia vita e questo mi fa vedere certi frutti di bene impensabili e inimmaginabili.»
Le prime tappe della causa di beatificazione di Don Benzi
27 ottobre 2012
Il responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, consegna la richiesta di avvio della causa di canonizzazione
al Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, al termine del convegno Don Oreste Benzi, testimone e profeta per le sfide del nostro tempo.
24 ottobre 2013
La postulatrice Elisabetta Casadei consegna a monsignor Lambiasi, la richiesta formale di aprire la causa, dopo un anno di ricerche circa la “fama di santità” di don Benzi, sostenuta da molte lettere tra cui quelle di 9 cardinali, 41 vescovi italiani e 11 vescovi e arcivescovi stranieri, oltre a vari movimenti ecclesiali e, naturalmente, la Comunità Papa Giovanni XXIII.
3 gennaio 2014
Nulla osta da parte della Congregazione delle cause dei Santi
31 marzo 2014
Parere favorevole della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna
8 aprile 2014
Decreto di avvio della causa. Il vescovo Lambiasi lo rende pubblico.
27 settembre 2014
Cerimonia pubblica di apertura della causa di beatificazione di don Oreste Benzi nella chiesa della parrocchia La Resurrezione, da lui fondata nel 1968 e che per 32 anni ha avuto il sacerdote riminese come parroco.
Una curiosità: il processo ha inizio lo stesso giorno dell’apertura della causa di canonizzazione della sua figlia spirituale Sandra Sabattini avvenuta il 27 settembre 2006. Sandra il 6 marzo 2018 è stata dichiara “venerabile” da Papa Francesco.
Come è costituito il Tribunale Ecclesiastico
Giudice delegato: don Giuseppe Tognacci; padre Victorino Casas Liana promotore di giustizia fino a maggio 2019. Tornato al Padre ha preso il suo posto don Luigi Ricci. Notaio: Alfio Rossi e il notaio aggiunto Paolo Bonadonna. 131 sono stati i testimoni ascoltati, seguendo una traccia composta da oltre 150 domande. Per saperne di più: leggi su Sempre l'articolo sulla Beatificazione di Don Oreste Benzi