APG23
03/04/2022
Accanto a ogni bambino o adulto in difficoltà, persone con disabilità, vittime di tratta, anziani soli o ex detenuti, lì ci troverai sempre. La nostra Comunità Papa Giovanni XXIII è famiglia di chi una famiglia non ce l’ha più, non l’ha mai avuta o ha bisogno di averne una in grado davvero di prendersi cura di lui.
Riusciamo a perseguire la nostra missione grazie all’aiuto che riceviamo dai nostri sostenitori, dalle aziende amiche e anche attraverso un contributo fondamentale che arriva dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Ogni anno, infatti, la CEI trasferisce alle Diocesi una quota dei fondi ricevuti grazie alle attribuzioni 8x1000 raccolte tra i contribuenti italiani, nell’intento di identificare realtà, progetti ed enti nel proprio territorio meritevoli di ricevere una quota in sostegno delle proprie attività.
Tra le altre realtà che nelle varie Diocesi italiane hanno ricevuto queste donazioni c’è anche la nostra Comunità. Nel corso del 2021, infatti, abbiamo presentato richieste di contributo alle Diocesi in cui siamo presenti con famiglie aperte, case famiglia, Centri di accoglienza, Comunità Terapeutiche, Capanne di Betlemme e Mense per i poveri, realtà di accoglienza dove condividiamo la nostra vita con chi ha bisogno.
Come facciamo sempre quando chiediamo un sostegno, siamo partiti raccogliendo le necessità ordinarie o straordinarie di queste nostre realtà e delle persone che le vivono. Sono stati 28 i progetti finanziati con i contributi CEI 8x1000 da parte di altrettante Diocesi che ci hanno offerto quell’aiuto essenziale che avevamo richiesto e che aspettavamo.
C’è chi, come la Diocesi di Imola, ha sostenuto le nostre realtà di accoglienza presenti sul territorio diocesano, come la Casa di accoglienza di "Montericco" e la Casa di accoglienza "San Clemente"; o chi, come la Diocesi di Carpi, ha sostenuto il progetto "Se tu sei con me", per potenziare l'accompagnamento e la partecipazione a iniziative di supporto psicosociale e il recupero del benessere psico-fisico di persone con disabilità rimaste chiuse per lungo tempo nella propria casa per le restrizioni anti-Covid.
Ricordiamo anche la Diocesi di Saluzzo, dove siamo presenti con 11 case famiglia e con la Coop. Sociale “Il Ramo” per l’inserimento lavorativo di persone emarginate o con disabilità; la Diocesi di Torino, che ha sostenuto gli interventi quotidiani svolti dalle strutture e dai servizi della Comunità sul territorio diocesano a beneficio di circa 170 persone in stato di grave emarginazione e povertà, e la Diocesi di Cagliari, attivatasi a sostegno della casa famiglia “Madonna della Tenerezza”, dove sono accolte persone, soprattutto minori, con gravi disabilità o salute precaria, donne vittime di tratta e mamme con bimbi.
O ancora, la Diocesi di Vicenza che ha sostenuto i lavori di adeguamento della canonica di Maglio di Sopra (VI) per adibirla a servizi e attività di accoglienza; la Diocesi di Alba, che ha contribuito all’acquisto di un mezzo adeguato agli ospiti della casa famiglia "S. Luca", e la Diocesi di Macerata, che ha sostenuto le realtà di accoglienza della diocesi di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli – Treia.
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Ne citiamo solo alcune, ma per un quadro completo di tutte le Diocesi che, regione per regione, ci hanno sostenuto dandoci un aiuto che fa la differenza, abbiamo realizzato questo elenco dettagliato.
Un modo per conoscerle tutte e per rendicontare, in modo chiaro e trasparente, i fondi ripartiti dell’8x1000 che ciascuna ha erogato a nostro beneficio e il progetto sostenuto.
ABRUZZO
Diocesi: Teramo - Atri
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Sostegno alla casa famiglia "Manuela" di Campli (TE) e alla ristrutturazione del convento per l'accoglienza di adulti in difficoltà
CAMPANIA
Diocesi: Pompei
Importo erogato: 5.000 euro
Progetto: Sostegno delle realtà di accoglienza locali, come la casa famiglia
EMILIA ROMAGNA
Diocesi: Imola
Importo erogato: 16.000 euro
Progetto: Sostegno alle 2 case di accoglienza del territorio
Diocesi: Forlì - Bertinoro
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Sostegno alla CEC "Casa Madre della Speranza" di Malmissole
Diocesi: Carpi
Importo erogato: 4.000 euro
Progetto: Sostegno al progetto "Se tu sei con me", per il recupero del benessere psico-fisico di persone disabili
Realtà: Solidarietà Missionaria Onlus (Carpi)
Importo erogato: 1.436 euro
Progetto: Sostegno alla Casa degli Angeli di Bangkok
Diocesi: Cesena - Sarsina
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Acquisto pulmino con cella frigorifera per trasporto alimenti a favore del progetto "Servizio Provvidenza"
Diocesi: Ravenna - Cervia
Importo erogato: 15.000 euro
Progetto: Sistemazione di un appartamento per l'accoglienza temporanea di persone in difficoltà
Diocesi: Faenza - Modigliana
Importo erogato: 17.000 euro
Progetto: Sostegno alle realtà di accoglienza del territorio
LAZIO
Diocesi: Anagni
Importo erogato: 5.000 euro
Progetto: Sostegno alle realtà di accoglienza del territorio
LIGURIA
Diocesi: Genova
Importo erogato: 4.000 euro
Progetto: Sostegno alle attività di accoglienza della casa famiglia, alla mensa per i poveri e al centro aggregativo
Diocesi: Savona
Importo erogato: 2.350 euro
Progetto: Sostegno alle 2 case famiglia del territorio
LOMBARDIA
Diocesi: Bergamo
Importo erogato: 5.000 euro
Progetto: Sostegno della Casa di Accoglienza e Fraternità “Arco Iris”
MARCHE
Diocesi: Macerata
Importo erogato: 20.000 euro
Progetto: Sostegno delle realtà di accoglienza del territorio diocesano
Diocesi: Fabriano - Matelica
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Sostegno alle vittime di tratta accolte nella casa famiglia "Tra le Nuvole"
Diocesi: Jesi
Importo erogato: 15.000 euro
Progetto: Sostegno alla casa famiglia “Maria Stella del Mattino” e alla messa in sicurezza dell'immobile
PIEMONTE
Diocesi: Biella
Importo erogato: 8.000 euro
Progetto: Sostegno al centro aggregativo di Biella per persone con disabilità
Diocesi: Saluzzo
Importo erogato: 15.000 euro
Progetto: Sostegno alle realtà di accoglienza del territorio
Diocesi: Torino
Importo erogato: 5.000 euro
Progetto: Sostegno alle realtà di accoglienza del territorio dove sono accolte circa 170 persone emarginate
Diocesi: Cuneo
Importo erogato: 2.000 euro
Progetto: Sostegno alle 12 realtà di accoglienza del territorio
Diocesi: Fossano
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Sostegno alle realtà del territorio che accolgono i "nuovi poveri"
Diocesi: Alba
Importo erogato: 20.000 euro
Progetto: Acquisto di un mezzo adeguato per gli accolti alla casa famiglia "S. Luca"
Diocesi: Ivrea
Importo erogato: 1.500 euro
Progetto: Sostegno a casa Beata Madre Antonia di S. Giorgio Canavese e casa Ester di S. Giusto Canavese
SARDEGNA
Diocesi: Cagliari
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Sostegno alla casa famiglia "Madonna della Tenerezza" di Cagliari
TOSCANA
Diocesi: Lucca
Importo erogato: 4.000 euro
Progetto: Sostegno alla casa famiglia "Oscar Romero" di Camaiore
Diocesi: Volterra
Importo erogato: 3.000 euro
Progetto: Contributo per lavori di manutenzione della casa famiglia "San Martino"
UMBRIA
Diocesi: Assisi - Gualdo - Nocera Umbra
Importo erogato: 10.000 euro
Progetto: Contributo per l'affitto della casa famiglia di Palazzo d'Assisi
VENETO
Diocesi: Vicenza
Importo erogato: 15.000 euro
Progetto: Contributo per lavori di adeguamento della canonica di Maglio di Sopra (VI) per attività di accoglienza
Diocesi: Vittorio Veneto
Importo erogato: 6.000 euro
Progetto: Sostegno alla casa famiglia "Anawim" di Farra di Soligo (TV)
APG23
30/03/2022
Per cambiare la vita di un bambino, di una persona anziana o di un’intera famiglia, basta poco: una penna e una firma, la tua, capace di scrivere il lieto fine di tante storie che sembrano già scritte.
Lo facciamo da oltre 50 anni, scrivendo ogni giorno nuove storie di vita salvate nelle nostre Case Famiglia e di accoglienza, Mense per i poveri, comunità terapeutiche e centri in tutto il mondo, dove accogliamo e sfamiamo persone sole, emarginate, povere o costrette a scappare da un conflitto o da un’emergenza, dando loro tutto l’amore della nostra famiglia e la consapevolezza di non essere più soli. Molti non ricevono nessun altro aiuto oltre il nostro e ci facciamo carico noi di tutti i loro bisogni.
Ecco, allora, che la tua firma, che a te non costa nulla, per tanti ha un valore preziosissimo!
Per esempio, con il tuo 5x1000 possiamo continuare a costruire una famiglia per Rosina, una bimba nata con gravi problematiche che non le permettono di parlare e nemmeno di camminare. Da quando l’abbiamo accolta in una nostra Casa Famiglia, ha imparato a riconoscere i suoi genitori e i suoi fratelli dalla voce e a comunicare con le espressioni del viso, facendosi capire con i sorrisi.
Con il tuo 5x1000 possiamo continuare a costruire anche un ristorante per Lorenzo, un signore senza fissa dimora che abbiamo incontrato durante una delle nostre uscite in strada, quando andiamo a cercare chi è scansato da tutti. Gli abbiamo fatto posto alla nostra tavola e ora, ogni settimana, siede e mangia con noi alla Mensa per i poveri che organizziamo a Torino, un “ristorante” unico nel suo genere che gli sta cambiando la vita giorno dopo giorno.
O, ancora, con il tuo 5x1000 continueremo a costruire un rifugio per chi scappa da una guerra, come stiamo facendo per tante donne, bambini e anziani in fuga dall’Ucraina. Facciamo spazio per loro nelle nostre Case qui in Italia e in Europa, sia per chi sta con noi solo qualche giorno, in attesa che gli assegnino una delle Case di Accoglienza Straordinaria che l’Italia sta predisponendo per fronteggiare l’accoglienza del popolo ucraino, sia per chi resta a vivere con noi.
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E non solo. Insieme a te, attraverso la tua firma, costruiremo ancora tanto per tanti, continuando ad essere la risposta a quel bisogno, a quella mancanza, a quella problematica, la cicatrice di ogni ferita.
Come destinarci il tuo 5x1000? È molto semplice. Quando compili il Modello 730, il Modello Redditi o la Certificazione Unica (ex CUD), firma nel riquadro “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative…” e indica il Codice Fiscale della Comunità Papa Giovanni XXIII: 00310810221
Promettici che lo farai! “Promettere” significa dimostrare vicinanza, prendersi un impegno nei confronti di qualcuno: promettici di destinare il tuo 5x1000 alla nostra Comunità nella prossima dichiarazione dei redditi. Fallo per tutte le persone che accogliamo e a cui, giorno dopo giorno, insieme, possiamo cambiare la vita.
Fai oggi stesso la tua promessa. Contiamo tutti su di te!
Ricorda il nostro Codice Fiscale 00310810221
e scopri tutte le risposte alle domande sul 5x1000 sul nostro sito 5x1000.apg23.org
APG23
30/03/2022
Nei primi anni '90, in piena guerra dei Balcani, un gruppo di obiettori in servizio civile propose una campagna per recarsi in disobbedienza civile nei Balcani per sostenere le vittime del conflitto. Don Oreste Benzi era in prima fila.
Molti giovani in servizio civile della Comunità Papa Giovanni andarono in Croazia ed in Bosnia. Fu così che nacque Operazione Colomba, il corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. La Papa Giovanni si espose moltissimo, in solitudine, per questa lotta. In seguito fu indetta la "marcia dei 500 a Sarajevo" con la presenza di altri giovani in servizio civile e prese inizio un movimento importante. Oggi la storia si ripete.
Da Rimini è partito un tir pieno di beni di prima necessità diretto a Mykolaiv
33 bancali di alimenti, medicinali e beni igienico-sanitario per le 200.000 persone rimaste in Ucraina e che, da mesi ormai, vivono a pochi chilometri dal fronte. Un altro gesto di solidarietà di aziende e privati che hanno accolto l’appello lanciato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e hanno dato il loro contributo per fornire un camion con beni di prima necessità diretto a Mykolaiv per la popolazione ucraina.
Con l’arrivo dell’inverno, tantissime persone dovranno affrontare dei mesi difficili, senza avere garantiti i beni più essenziali come l’acqua potabile, il carburante, alimenti e indumenti più pesanti per poter affrontare le temperature più rigide. Dall’inizio del conflitto si contano ancora moltissimi anziani, bambini che vengono ogni giorno colpiti dagli attacchi terribili della guerra. La Comunità per questo ha deciso di stare vicino alle vittime con una presenza continua nelle zone più colpite, per dare conforto, aiuto a chi ancora vive nel buio della guerra.
La Quarta Carovana #StoptheWarNow è rientrata lunedì 3 ottobre in Italia dopo essere stata nella capitale del Paese, Kiev per portare aiuti umanitari alla popolazione e per continuare l’impegno per la costruzione della pace in Ucraina attraverso una risoluzione nonviolenta del conflitto. I volontari si sono uniti agli studenti universitari e ad altri civili per celebrare insieme la Giornata Internazionale della Non Violenza. “Celebrare la giornata della nonviolenza a Kiev – dice Giovanni Ramonda - ha un significato di sostegno alle forze che in questo Paese vogliono spezzare la spirale di violenza, che vogliono uscire dalla logica della guerra e che chiedono di costituire una resistenza civile non armata e nonviolenta in Ucraina”.
Lunedì 29 agosto è partita la terza carovana di pace #stopthewarnow in Ucraina
Il popolo della pace si mobilita ancora una volta. La terza carovana della pace della rete #Stopthewarnow è partita per l'Ucraina lunedì 29 agosto con una delegazione di 50 volontari in rappresentanza di 175 organizzazioni della società civile italiana. La destinazione è Mykolaïv, dove da tre mesi vivono i volontari italiani della Comunità Papa Giovanni XXIII. Tra i partecipanti a questa nuova carovana ci sarà monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi, in rappresentanza dei Vescovi italiani.
«Andremo sul fronte della guerra per non lasciare sola la popolazione piegata dalle bombe in questi sei mesi di guerra. La gente ci ha invitato a condividere con loro l’angoscia e la paura. Andiamo per sollecitare la politica ad aprire delle trattative di pace. Porteremo anche beni di prima necessità all'andata ed al ritorno evacueremo persone in fuga dal conflitto» spiega Alberto Capannini di Operazione Colomba, il corpo civile di pace della Comunità Giovanni XXIII, presente in Ucraina dall'inizio della guerra.
«Qui a Mykolaïv uno dei problemi principali è l'accesso all'acqua. - continua Capannini - I missili russi hanno distrutto gli impianti di depurazione e dissalazione causando l'interruzione delle forniture idriche verso la città. Dai rubinetti di gran parte delle abitazioni esce acqua color fango, che non può essere usata per bere, far da mangiare o lavarsi. Ogni giorno gli abitanti sono costretti a fare la fila per rifornirsi ai pochi dissalatori rimasti attivi in città, che consentono di rendere potabile l'acqua del mare. Per questo con la rete #Stopthewarnow stiamo raccogliendo fondi per finanziare l'acquisto di due dissalatori che garantiranno gli approvvigionamenti idrici a migliaia di persone».
La città di Mykolaiv è stata bombardata
«Un attacco vile e inumano. Proprio ieri eravamo a Mykolaiv nel quartiere bombardato per consegnare alla Caritas locale aiuti umanitari portati dalla Carovana della pace #stopthewarnow»
Alberto Capannini della Comunità Papa Giovanni XXIII, presente ad Odessa insieme agli altri volontari partiti con la Carovana, racconta l’attacco contro un palazzo nella città ucraina di Mykolaiv che ha provocato tre morti e cinque feriti. Il missile è caduto a poche ore dagli incontri fra i volontari di #stopthewarnow, Caritas ed istituzioni locali.
«Dobbiamo fare ogni sforzo per evitare che sparare sui civili diventi un fatto normale. Qui a Mykolaiv manca l'acqua e migliaia di persone vivono solamente grazie agli aiuti esterni. Ci sono persone che raggiungono le case al fronte per portare pagnotte che verranno divise anche fra una decina di persone, nascondendosi nei mezzi blindati ad ogni esplosione. Il nostro modo per rispondere a questa disumanità è quello di stare al fianco di queste persone con la nostra presenza. È l'unica cosa che possiamo fare adesso per costruire ponti di solidarietà».
La Carovana della pace è arrivata a Odessa il 27 giugno, dopo due giorni di viaggio, con l’obiettivo di aiutare la popolazione ucraina per la seconda iniziativa di pace non violenta, cercando un dialogo con le istituzioni locali.
La carovana Stop the war Now ritorna in Ucraina .
Sabato 25 Giugno una delegazione di 50 persone in rappresentanza di 175 organizzazioni partirà per un'iniziativa di pace nonviolenta in Ucraina.
Dopo la prima partenza ad aprile, la rete #StoptheWarNow ritornerà in Ucraina con circa 15 mezzi per portare 40 tonnellate di beni di prima di necessità per la popolazione colpita dalla guerra. Tra i mezzi vi sarà un TIR di aiuti umanitari finanziato dalla CGIL. La destinazione è Odessa dove i partecipanti incontreranno sia organizzazioni della società civile, sia autorità religiose e civili. La carovana si sposterà poi a Mykolaïv. Al ritorno il convoglio si fermerà a ChiÈ™inău per incontrare l’arcivescovo cattolico della Moldavia Anton CoÅŸa.
Il Coordinamento #Stopthewarnow conta una rete di oltre 175 associazioni, movimenti ed enti italiani. A promuovere e coordinare l’operazione, anche in questa seconda partenza, sarà la Comunità Papa Giovanni XXIII insieme ad altre associazioni come Pro Civitate Christiana, CGIL, Focsiv, Aoi, Rete italiana Pace e Disarmo, Libera contro le mafie. Tra le associazioni aderenti vi sono Nuovi Orizzonti, ARCI, Legambiente, Focolarini, Mani Tese, Un ponte per. Alla Carovana del25 giugno ha aderito anche la Conferenza Episcopale Italiana.
«La partecipazione del Vescovo Francesco Savino, vice-presidente della CEI, rappresenta un fondamentale supporto all'azione di pace voluta da migliaia di italiani», dichiara il coordinamento della carovana della Pace in merito alla presa di posizione della Conferenza Episcopale Italiana. «Siamo grati alla CEI per la sua adesione».
Le tante associazioni che hanno dato vita a #STOPTHEWARNOW hanno storie e sensibilità diverse che hanno trovato un punto di incontro nella proposta di un intervento alternativo all'uso delle armi e hanno dato vita a una grande azione di pace che ha aiutato e continuerà ad aiutare il popolo ucraino.
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L’azione promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII insieme a una lunga lista di associazioni ha una valenza politica e umanitaria: dalla richiesta del cessate il fuoco immediato in Ucraina e del ritiro delle truppe russe, alla consegna di 30 tonnellate di beni di prima necessità, quali viveri, vestiario e medicinali per la popolazione sotto assedio.
La prima carovana della pace del 1 aprile 2022
Venerdì 1° aprile una delegazione con oltre 200 persone appartenenti a un centinaio di associazioni e organizzazioni della società civile italiana è entrata in Ucraina per un'azione di Pace, la più grande mai fatta in Europa dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.
"Entreremo in territorio ucraino per testimoniare con la nostra presenza sul campo la volontà di pace e per permettere a persone con fragilità, madri sole e soprattutto bambini, di lasciare il loro Paese in guerra e raggiungere l'Italia" dice il manifesto di STOP THE WAR NOW – Facciamo la Pace, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII insieme a una lunga lista di realtà tra cui AOI, Rete Disarmo, Focsiv, Pax Christi, ARCI, Libera, CGIL, Nuovi Orizzonti, 6000 Sardine, Legambiente.
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A Leopoli, la Comunità Papa Giovanni XXIII e gli altri partecipanti della carovana hanno incontrato le organizzazioni della società civile, autorità religiose e civili, tra cui il sindaco della città e l’ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo, con cui hanno collaborato per la drammatica situazione, per porre fine alla guerra. «Non è un incontro fra governi, ma fra persone che vogliono fortemente la pace», ha sottolineato Alberto Capannini, volontario di Operazione Colomba, corpo nonviolento della Comunità e tra gli ideatori della marcia per la pace in Ucraina
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Nel tardo pomeriggio del 2 aprile i partecipanti all'iniziativa per la pace #stopthewarnow hanno sfilato in silenzio nelle piazze di Leopoli con cartelloni e manifesti, per portare un messaggio di pace, e soprattutto di speranza, alle persone che arrivano qui da tutta l'Ucraina e che cercano un modo per raggiungere la frontiera europea.
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Un movimento di popolo che vuole costruire la pace ma soprattutto un corridoio umanitario che ha portato in Italia, al ritorno, centinaia di donne, bambini, anziani e persone con disabilità che non riuscivano a lasciare il Paese e Leopoli e che adesso sono stati accolti in case sicure con tutto l’affetto e le cure di cui hanno bisogno.
Segui i prossimi passi su www.stopthewarnow.eu
APG23
23/03/2022
Il 16 marzo 2022 si è tenuto online il webinar sul Migration Pact EU, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’obiettivo di informare su che cos’è questo strumento e a che punto si trova l'iter della sua attuazione. L'evento ha visto come ospiti influenti rappresentanti delle Istituzioni Europee.
La Dottoressa Laura Corrado della Direzione Generale Migrazione e Affari interni, Capo Unità del Coordinamento delle politiche e relazioni inter-istituzionali, ha illustrato il contesto.
Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo è stato redatto e presentato nel novembre 2020 dalla Commissione europea dopo che nel 2016 la riforma del sistema comune di asilo venne approvata dal Parlamento Europeo.
L'iter però si bloccò al Consiglio, principalmente perché la proposta poggiava sulla modifica dei criteri di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di domanda di protezione internazionale, cosa che trovava opposizione da parte di alcuni Paesi.
«Il Migration Pact che ne è seguito — ha spiegato Laura Corrado — è una proposta che la Commissione Europea ha prodotto in una visione modulare, a pacchetto, che modifica alcuni regolamenti europei e che ha quindi una valenza anche legislativa per gli Stati Membro. Ogni parte è utile e complementare alle altre».
Rivedi l'evento
Cosa propone l'EU Migration Pact
La Commissione Europea basa dunque la proposta di riforma su tre pilastri:
Nuove procedure per stabilire rapidamente lo status all’arrivo;
un quadro comune per la solidarietà e la condivisione della responsabilità;
un cambiamento nell’approccio alla cooperazione con i Paesi terzi, in particolare definendo
Più nel dettaglio, tra i tanti, si affrontano i seguenti aspetti:
i metodi di controllo alle frontiere esterne;
le procedure di asilo;
una revisione parziale del regolamento di Dublino;
i meccanismi di solidarietà da parte degli Stati dell’Unione nei confronti dei Paesi membri più esposti ai flussi;
una disciplina per la gestione di situazioni di crisi e di forza maggiore causate da pressioni migratorie ingenti (l'emergenza Ucraina ne è un esempio).
Laura Corrado ha proseguito spiegando i differenti interessi in gioco portati dai Paesi nel confronto con il Consiglio Europeo: «Possiamo identificare tre gruppi di Nazioni, principalmente in relazione alla loro posizione geografica».
Questa la suddivisione proposta:
Stati Med-5 (Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro). A fronte di un meccanismo che aumenta gli oneri in carico ai Paesi di primo ingresso, temono di non riscontrare un meccanismo di solidarietà altrettanto certo e obbligatorio.
Stati Continentale-nordico (Stati del centro e nord Europa). Sono favorevoli ad irrigidire le norme relative alle procedure di ingresso e di asilo, nella prospettiva di proteggere maggiormente lo spazio Schengen libero da frontiere interne.
Stati Visegrad 4 (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Repubblica slovacca). Hanno una posizione tradizionalmente contraria a qualsiasi forma di ricollocazione, anche differita nel tempo.
Conclude la Corrado: «Per quanto terribile sia il conflitto scoppiato alle porte dell'Europa, e per quanto lo siano le sue conseguenze, l'Unione europea ha mostrato una solidarietà e una compattezza senza precedenti nell'apertura all'accoglienza delle persone provenienti dall'Ucraina. I Paesi hanno dimostrato che è possibile, se c'è la volontà politica, avere una politica comune europea e solidale per la gestione della migrazione e dell'asilo».
I commenti politici all'EU Migration Pact
All'intervento tecnico introduttivo hanno fatto seguito due contributi di tipo più strettamente politico.
All'On. Pietro Bartolo (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici) la moderatrice Nicoletta Pasqualini di semprenews.it ha chiesto quale fosse la visione ha il suo gruppo politico sul Migration Pact.
L'Europarlamentare, prima di essere nominato, era medico a Lampedusa. Visitava i migranti che approdavano sull’isola; il suo quindi contributo parte dall’esperienza personale. Nella Commissione per le Libertà Civili (Libe) è relatore ombra sul percorso di modifica del Trattato di Dublino.
«Il nostro criterio nel sorreggere la visione politica del Migration Pact è principalmente una attitudine all’accoglienza e al rispetto dei diritti umani», ha detto.
Bartolo ha espresso consapevolezza nei riguardi delle differenti sensibilità e interessi che sono in gioco; ha ribadito la disponibilità a lavorare insieme alle altre forze politiche perché si possano trovare punti di incontro concreti.
Gli ha fatto seguito l’On. Salvatore De Meo, di Forza Italia: «Dobbiamo andare oltre ai proclami, scendendo a un livello di concretezza necessario per affrontare il fenomeno migratorio». Ha portato l'impegno del Partito Popolare Europeo nella costruzione di questo Patto Migratorio, citando ad esempio l'impegno del collega On. Tomas Tobè, relatore della relazione sulla modifica del Trattato di Dublino.
Fra gli interventi, Giovanni Paolo Ramonda, Presidente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ha ricordato le migliaia di persone in tutto il mondo con cui la Comunità condivide la vita nelle sue case famiglia, strutture di accoglienza. Ha ricordato le donne vittime della tratta, i migranti che finiscono nelle mani dei trafficanti: «Partendo da possibili diverse visioni arriviamo ad una soluzione condivisa, che rispetti i diritti umani fondamentali e la dignità di queste persone», è l'auspicio.
APG23
21/03/2022
Papa Francesco il 20 marzo all'Angelus ha ammonito i fedeli riguardo ai rischi che corrono donne e dei bambini che stanno fuggendo dalla guerra in Ucraina: «Con il tempo saranno cercati dagli avvoltoi della società. Proteggiamoli, per favore»! Un richiamo forte a chi sfrutta e usa le vulnerabilità di chi riversa in condizioni di estremo bisogno; ne è un esempio la tratta finalizzata allo sfruttamento sessuale.
Nel 2020 sono stati individuati 534 diversi flussi mondiali riconducibili alla tratta di esseri umani; sono state segnalate vittime provenienti da più di 140 paesi di origine diversi. In Europa si stima che i proventi della tratta raggiungano i 2,7 miliardi di euro all'anno. Per il 60% le vittime sono donne e minori coinvolti nello sfruttamento sessuale. In Italia l'industria della prostituzione coinvolge oggi, sulle strade ma sempre più negli appartamenti, soprattutto donne provenienti dall'Est Europa.
La Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione del mese dedicato alla donna, partendo dall'esperienza maturata in più di 25 anni di impegno contro la tratta, lancia il percorso artistico di sensibilizzazione al tema dello sfruttamento sessuale.
Gli appuntamenti
La pièce teatrale intitolata Nemmeno con un fiore. Il prezzo dell'amore, andrà in scena:
Piacenza, venerdì 25 marzo 2022 ore 20.30 - Teatro Filodrammatici, Via Santa Franca, 33. Prenotazioni e informazioni: 346.5613881
Legnago (VR), domenica 27 Marzo 2022 ore 17 - Teatro Salus, Via Marsala 7, evento organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Amici della Comunità Papa Giovanni XXIII, Domus Pacis in collaborazione con Sempre Editore. Prenotazione obbligatoria: 349.6516690 - 346.1503450.
Modena, martedì 29 marzo 2022 ore 21.00 - Teatro della Cittadella, Piazza Cittadella 11. Lo spettacolo verrà introdotto da Valentina Reggiani, giornalista de Il Carlino. Interverranno rappresentanti del Comune di Modena e del Comune di Castelfranco Emilia. Prenotazione obbligatoria: 338.2895195.
Lo spettacolo teatrale
La trama si ispira a un fatto di cronaca realmente accaduto: l’omicidio di una giovane donna sfruttata sui marciapiedi della Via Emilia avvenuto per mano di un cliente.
Lo spettacolo mette a confronto varie figure che sono coinvolte in qualche modo nel fenomeno della prostituzione: una poliziotta, un'affittuaria, un cliente, una donna prostituita. È un racconto a più voci che fa emergere tutta la complessità del fenomeno della violenza di genere e che fa riflettere sulla mercificazione dei corpi e sul significato dell’amore.
La regia dello spettacolo è di Emanuela Frisoni e di Rosa Morelli; è scritto da Emanuela Frisoni con il contributo della giornalista Giovanna Greco. Le attrici sono: Barbara Abbondanza, Patrizia Bollini, Giorgia Guerra.
«La prostituzione corrompe una società intera — spiegano gli organizzatori —. Fino a quando resterà possibile acquistare il corpo femminile ed abusarne a piacimento non ci potrà essere parità di genere; le diverse forme di violenza resteranno legittimate dalla cultura del dominio e del possesso. Con il fenomeno delle migrazioni in aumento, occorre scegliere da che parte stare».
L'associazione di don Benzi promuove la campagna di sensibilizzazione Questo è il mio corpo per accrescere la consapevolezza che la prostituzione è una violazione dei diritti della donna ed una minaccia alla sua promozione sociale. La campagna chiede anche in Italia una legge che riconosca la responsabilità dei clienti, in linea con quella di Francia, Norvegia, Svezia, Islanda, Irlanda ed Irlanda del nord.
APG23
21/03/2022
“Latcho Drom” è un progetto finanziato dal Programma “Rights, Equality and Citizenship”dell’Unione Europea. Il progetto è stato avviato ad agosto 2019 ed è coordinato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in partenariato con il Comune di Rimini e il Center for the Study of Democracy in Bulgaria.
Il progetto “Latcho Drom” intende contribuire a ridurre le discriminazioni nei confronti delle comunità rom e sinti e favorire la loro piena inclusione sociale attraverso un percorso pilota rivolto alle stesse comunità rom e sinti in 3 città italiane (Cuneo, Torino e Rimini), agli operatori del settore, alla cittadinanza e alle autorità locali.
Durante la conferenza conclusiva verranno presentati il progetto “Latcho Drom” e i principali risultati raggiunti e sarà l’occasione per discutere con i Parlamentari Europei e rappresentanti delle organizzazioni della società civile delle prospettive a livello europeo e italiano in termini di politiche e legislazione sul tema dell’inclusione sociale dei Rom.
Collegati qui per seguire l'evento su zoom
Presiederà:
Maria Yordanova, Senior Research Fellow, law Program, Center for the Study of Democracy
Relatori:
Romeo Franz, MEP, Rapporteur resolution on the Implementation of National Roma Strategies: combating negative attitudes towards people with Romani background in Europe
Pierfrancesco Majorino, MEP, Committee on Employment and Social Affairs, Subcommittee on Human Rights
Elena Gattafoni, Project Coordinator of the “Latcho Drom” project, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Domenica Moscato, Project Manager of the project “HERO Housing and Employment of Roma people”, Cooperativa LiberiTutti
Caterina Corrias, Project Officer of the project “R-HOME Roma: Hosing, Opportunities, Mobilisation and Empowerment”, Caritas Ambrosiana
È richiesta l'iscrizione via email all'indirizzo latchodrom@apg23.org oppure compilando il form.
I Rom che non ti aspetti - le storie
All'interno del progetto, Rašid Nikolić, abile marionettista e fervente attivista della cultura Rom è direttore della mostra multimediale itinerante “Romanipen: Identità e Storia della Cultura romanì”: nel suo curriculum ci sono la fuga dalla guerra di Bosnia, l'esilio già da bambino come rifugiato politico a Berlino, poi gli anni più belli dell'infanzia passati in un campo nomadi di Torino, fino al compimento degli 8 anni.
Lo stesso Rašid racconta: «Ho iniziato la scuola con un anno di ritardo e passavo gran tempo dell’orario scolastico a dormire appoggiato al banco. Nessuno mi seguiva durante le lezioni».
«Di quel periodo ricordo la disattenzione degli insegnanti, la mancanza di mezzi e strumenti, l’abbandono a me stesso. Cercavo di allinearmi alla sensazione di sentirmi italiano e nello stesso tempo ricercavo la mia identità». E il cambio di vita radicale: «Poi siamo stati inseriti in un alloggio di emergenza abitativa, e di lì in una casa di edilizia popolare. Con l’ingresso in appartamento sono cresciute le pressioni dei miei genitori che volevano integrarsi e che riponevano in noi figli grandi aspettative».
La potenza evocativa dei racconti di Rašid fa il paio con un'esperienza di vita che tanto ha da insegnare, sul tema dell’integrazione. Si rivolge ad insegnanti, ai rappresentanti delle istituzioni e all'opinione pubblica: «Abitare in un campo non è facile per la frequenza scolastica. E’ vergognoso vivere senza luce, acqua, servizi. E’ rimanere il bambino zingaro con tutti i pregiudizi che ti porti dietro e dentro».
La mostra, inserita nel progetto Latcho Drom finanziato dal Right Equality and Citizenship Programme (2014-2020) dell'Unione Europea, è pensata per contrastare la discriminazione e favorire l'inclusione di Rom e Sinti nelle Comunità locali.
Il percorso, proposto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che è capofila del progetto, vede la partecipazione fra gli altri di Rambo Bologna Halilovic. Anche lui ha vissuto l'esperienza di una infanzia vissuta in un campo nomadi; poi ha avuto l'opportunità di venire accolto in una comunità d’accoglienza e poi in una famiglia. Ora è laureando in Scienze dell’Educazione a Torino ed opera nei quartieri più fragili della città insieme alle associazioni di volontariato e all’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Migranti.
Fra gli altri contributi al progetto si segnalano quello di Paolo Bonfanti per il materiale audiovisivo; Le illustrazioni sono di Zeljko Nikolic e di Ilaria Brotto, la progettazione grafica è di Ilaria Brotto su testi gentilmente concessi da Santino Spinelli. Fra le opere: l'installazione di una bandiera Rom cucita dal pubblico, firmata da Ivana Nikolic.
Si affianca ad attività laboratoriali nelle scuole, a misure per l'accesso scolastico, a corsi di formazione per operatori del settore e a strumenti di sostegno per la regolarizzazione dei titoli di soggiorno di persone appartenenti al popolo Rom.
Spiega Natascia Mazzon della Comunità Papa Giovanni XXIII, curatrice del progetto insieme a Lucia Sandiano: «Circa il 25% della popolazione Rom e Sinta in Italia vive nel degrado, mentre il restante vive regolarmente in abitazioni o situazioni autonome. Eppure il mondo mediatico tende ad enfatizzare le dinamiche delle fasce marginali, lasciando credere che Rom sia sinonimo di persona restia a qualsiasi percorso di inclusione. È la stessa esistenza dei campi a creare l'emarginazione sociale.
Con questo percorso presenteremo storie ed eventi che mostreranno quanto di buono fiorisce in questa cultura e tradizione tanto straordinaria quanto sconosciuta. Camminare insieme, al fianco del popolo Rom, è possibile».
Per informazioni: latchodrom@apg23.org
APG23
17/03/2022
La pace è un diritto di ciascuno di noi, di ogni popolo, è un diritto che noi dobbiamo assicurare ai nostri figli. Per questo la Comunità Papa Giovanni XXIII è tra i promotori dell’iniziativa che chiede l’istituzione dell’Assessorato per la Pace nella città di Parma. In vista delle prossime elezioni amministrative, quaranta associazioni hanno già sottoscritto la proposta a tutte le forze politiche in campo perché l’Assessorato per la Pace sia parte integrante della prossima giunta.
La politica di pace non attiene solo ai livelli alti, ma è un diritto e un dovere dei singoli individui e cittadini, che possono attuare azioni di pace anche a livello locale. Una riflessione oggi più che mai attuale alla luce degli ultimi tragici avvenimenti che hanno portato alla guerra in Ucraina e che si sommano ai conflitti in atto in tutto il mondo, dalla Siria all’Afghanistan, dallo Yemen alla Birmania, dalla Somalia al Mali.
La Comunità Papa Giovanni XXIII è da sempre impegnata nella costruzione e diffusione di una cultura della pace e del disarmo, attraverso il dialogo interculturale, l’integrazione, la promozione dei diritti umani, la presenza non violenta su luoghi di conflitto e la promozione dell’istituzione di un Ministero della Pace.
L’appello all’istituzione di un Assessorato per la Pace è aperto all'adesione di ulteriori associazioni e privati cittadini: "Quanti più sottoscriveranno questa richiesta – spiegano i promotori - tanto più riusciremo a far sentire la nostra voce, a far sì che la pace sia programma di governo, a ottenere risultati verificabili".
APG23
14/03/2022
«Donna, perché piangi?». Ha per tema questo interrogativo la Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta e prostituzione organizzata dalla diocesi di Roma in collaborazione con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per venerdì 18 marzo, che sarà guidata dal cardinale vicario Angelo De Donatis. La partenza è prevista alle ore 20 dalla parrocchia di San Cirillo Alessandrino; da lì si snoderà un percorso tra la quindicesima e la sedicesima prefettura della diocesi, tra viale Palmiro Togliatti e il Quarticciolo, per arrivare infine a San Bernardo da Chiaravalle, a Centocelle, dove ci si fermerà in preghiera.
La parrocchia sorge in una zona dove si incontrano molte ragazze vittime di tratta, e dove operano anche le unità di strada; per questo è stata scelta per ospitare l’opera dell’artista canadese Timothy Schmalz dedicata a santa Giuseppina Bakhita, portata in piazza San Pietro per l’Angelus dello scorso 6 febbraio, in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta. Ma tutte le parrocchie delle due prefetture sono coinvolte in egual modo nell’organizzazione della Via Crucis: l’animazione è affidata al coro dei Piccoli Cantori di Torre Spaccata, di Santa Maria Regina Mundi; le altre comunità parrocchiali hanno curato le singole stazioni.
«Questa Via Crucis – spiega il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità e per i Migranti – nasce dal desiderio di metterci tutti insieme in preghiera davanti a questo dramma che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi, ma del quale di rado ci rendiamo conto, quasi non ci facciamo più caso. E invece vogliamo dire a coloro che ne sono vittime, e sono soprattutto donne, che le vediamo, vogliamo star loro vicino e aiutarle».
La Via Crucis sarà anche l’occasione per lanciare il percorso di formazione per operatori e volontari in partenza il 6 aprile. Promosso dal Coordinamento diocesano anti tratta – Ali di Speranza, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Slaves No More, Caritas diocesana, Casa del Magnificat, Comunità di Sant’Egidio, Congregazione delle Suore adoratrici ancelle del SS. Sacramento e della Carità, Fondazione Arché, Gruppo Raab, Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù- Oasi Madre Clelia, Usmi, oltre alle unità di strada che svolgono il loro servizio in diversi luoghi della città –, il corso è pensato per «fornire strumenti di carattere pratico per comprendere il fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, in generale e con focus sugli sviluppi più recenti, e per operare con coscienza sul territorio». Aperto a tutti, il percorso formativo si propone di raggiunge in particolare le comunità parrocchiali, ma anche coinvolgere gli operatori che lavorano nelle istituzioni territoriali.
Il contributo della Comunità Papa Giovanni XXIII
Da anni impegnata su questo fronte è l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; venerdì sera sarà presente alla Via Crucis la vice presidente Monica Zanni. «Nonostante il Covid la Comunità di don Benzi ha continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio – ricorda il presidente Giovanni Paolo Ramonda –. Nel 2021 sono state assistite 100 persone, principalmente donne di età compresa tra i 24 e i 27 anni. Ma altrettante sono quelle ancora accolte perché con patologia psichiatrica o con disabilità e anche di recente le madri ex vittime di tratta "dublinanti" e rimpatriate a forza dagli stati del nord Europa. Oltre all'impegno delle 22 unità di strada, si è aggiunto l'avvio di 5 nuovi team per la prostituzione indoor, a Modena, Savona, Rimini, Roma, Bari. Per tutte queste donne violate, e per le organizzazioni che in Italia e in tutta Europa si spendono al loro fianco, vogliamo pregare uniti alla Chiesa di Roma. Ma non possiamo dimenticare che l'assistenza alle vittime di tratta non è sufficiente ad arginare il fenomeno. Oltre agli sfruttatori, ai reclutatori, alla rete degli intermediari durante e dopo il viaggio verso l'Italia, agli affittuari di appartamenti e ai proprietari di centri massaggio, la catena che imprigiona la vittima è tenuta stretta dal cliente, anello di congiunzione che va scoraggiato con interventi mirati e decisi».
Raccolto il testimone di Don Oreste Benzi
L'assistenza alle vittime di tratta non è sufficiente ad arginare il fenomeno. Oltre agli sfruttatori, ai reclutatori, alla rete degli intermediari durante e dopo il viaggio verso l'Italia, agli affittuari di appartamenti e ai proprietari di centri massaggio, la catena che imprigiona la vittima è tenuta stretta dal cliente, anello di congiunzione che va scoraggiato con interventi mirati e decisi.
Come già più volte ripetuto dallo stesso Papa Francesco il cliente va fermato. «Se ci sono tante ragazze vittime della tratta che finiscono sulle strade delle nostre città, è perché molti uomini qui – giovani, di mezza età, anziani – richiedono questi servizi e sono disposti a pagare per il loro piacere. Mi chiedo allora, sono davvero i trafficanti la causa principale della tratta? La vera soluzione è la conversione dei cuori, il taglio della domanda per prosciugare il mercato».
E come diceva don Oreste Benzi: «Dovremo lottare molto per la liberazione delle schiave che sono sulle strade, nei night, nei locali e negli appartamenti. Sarà una battaglia lunga. La prostituzione non è compatibile con la dignità della donna. Mai ci rassegneremo a che gli uomini vadano a comprare il corpo delle donne».
Per questo, continua la campagna antitratta Questo è il mio corpo con cui la Comunità di don Benzi chiede con insistenza al parlamento italiano di approvare una legge - come nei paesi nordici - che preveda sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione. Continueremo a raccogliere le firme di chi crede come noi che la prostituzione è una violazione dei diritti umani. E che una società non può essere in pace e nemmeno libera se si compra e viola il corpo delle sue donne!
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APG23
06/03/2022
«Siamo disponibili ad organizzare e accompagnare una delegazione di politici europei in Ucraina». È la proposta della Comunità Papa Giovanni XXIII. Una delegazione della Comunità di don Benzi è rientrata ieri dall'Ucraina dove ha svolto una missione esplorativa di monitoraggio per valutare le prossime azioni.
«L'Europa non può alimentare una escalation militare che rischierebbe di sfociare in un conflitto nucleare. Pertanto la sola possibilità è un forte e coraggioso intervento civile. Proponiamo che ogni paese europeo mandi in una missione coordinata in Ucraina i suoi migliori rappresentanti dei cittadini: parlamentari, europarlamentari».
«E' necessario essere rapidi e noi possiamo offrire la nostra trentennale esperienza in zone di conflitto. Stiamo riscontrando un altissimo desiderio di intervento. La gente non vuole rimanere inerme e impotente. Per questa ragione chiediamo ai rappresentanti dei cittadini di impegnarsi in prima persona in un intervento politico, non armato e civile».
APG23
04/03/2022
La Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce alla richiesta di Papa Francesco di pregare per la Pace e chiede con forza la cessazione delle ostilità e la tregua dei combattimenti.
I nostri volontari di Operazione Colomba e i Caschi Bianchi sperimentano da trent’anni la condivisione diretta, promuovendo un’azione nonviolenta a fianco delle vittime dei conflitti e della violenza strutturale. Questo ci porta a guardare la guerra dal punto di vista di chi la subisce e a comprendere che a pagarne le conseguenze sono le popolazioni civili.
La Comunità ha inviato una delegazione di tre membri dell’associazione in Ucraina per monitorare la situazione e comprendere come poter essere vicini alla popolazione civile, attraverso quale intervento nonviolento, e come cominciare ad attivarsi per l’accoglienza della popolazione ucraina.
La Comunità condivide le richieste della Rete Italiana Pace e Disarmo, cui aderisce, e del mondo pacifista di raggiungere subito la cessazione del conflitto e chiede, in particolare, al governo italiano:
Di revocare la decisione di fornire armi all’Ucraina e di far pressione in Europa perché nessuno Stato invii armi al Paese. Ce lo ripete continuamente Papa Francesco: non si può dire no alla guerra (come recita con chiarezza inequivocabile la nostra Costituzione) alimentandola, né si può dire che è sbagliato uccidere e al contempo si arma uno dei due combattenti. Come già accaduto in altri scenari internazionali, armare uno dei combattenti ha delle ripercussioni nefaste e non prevedibili, portando a un’escalation senza ritorno. Armare dei civili può voler dire aprire la strada alla creazione di gruppi di milizie paramilitari e mercenarie fuori controllo, che una volta creati sono difficilmente smantellabili: si pongono così le basi per le guerre dei prossimi decenni.
Inoltre questo conflitto ci fa toccare con mano il fallimento di politiche fondate sulla crescita continua delle spese militari (quasi 26 miliardi in Italia e 233 miliardi in Europa nel 2022), le quali non hanno sortito ad oggi nessun effetto di deterrenza.
Di adoperarsi assieme agli altri Stati europei per garantire il passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative per l’assistenza umanitaria alla popolazione civile. A pagare le conseguenze delle guerre sono, infatti, le popolazioni civili. Soprattutto queste vanno, allora, tutelate. Il primo atto è chiedere un cessate il fuoco immediato, chiedere alla Russia il ritiro delle proprie forze militari da tutto il territorio ucraino e portare con tutti i mezzi pacifici e nonviolenti che la diplomazia internazionale ha a disposizione Russia e Ucraina a un tavolo a negoziare la Pace.
Di favorire l’intervento delle Nazioni Unite, e di farsi promotore di una forza di interposizione indipendente, internazionale e nonviolenta: un corpo civile di pace non armato e nonviolento europeo disposto ad andare in Ucraina.
Esiste una casistica ampia di esperienze di difesa nonviolenta effettive a partire dalla seconda guerra mondiale, che purtroppo spesso non entra nella narrazione mediatica. E’ fondamentale, quindi, costruire alternative nonviolente praticabili ed efficaci come, per esempio, una marcia per fermare le violenze, ricordando quelle promosse dal movimento pacifista italiano a Sarajevo, Bukavu, Pristina.
Di impegnarsi assieme agli altri stati dell’Unione per costruire una “neutralità attiva”. E’ necessario agire per prevenire futuri conflitti armati e minacce di guerra nucleare, costruendo una strategia di sicurezza comune e demilitarizzata che ponga la cooperazione e la soddisfazione collettiva dei bisogni delle persone e del pianeta in primo piano in tutte le politiche e azioni.
Condividiamo la presa di posizione della Rete Italiana Pace e Disarmo sulla crisi dell’Ucraina: «Come è possibile la costruzione di una Europa con “sicurezza condivisa” tra e per tutti gli Stati ed i popoli, se si continua con questa politica di contrapposizione militare che, vista dall’altra parte, è sinonimo di accerchiamento, di minaccia alla propria sicurezza?”
Che l’Italia aderisca al più presto al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) entrato in vigore il 22 gennaio 2021 e lavori urgentemente per l’eliminazione di tutte le armi nucleari, come richiesto dalla Campagna “Italia, ripensaci” e dall’appello del 2 giugno scorso firmato da 40 Associazioni cattoliche. L’eliminazione delle armi nucleari aiuterebbe a stabilire nuovi assetti internazionali e a liberare risorse per affrontare la crisi climatica.
Di istituire al più presto un Ministero della Pace, che possa individuare azioni coordinate per promuovere politiche di pace e che abbia tra le sue competenze il disarmo, la difesa civile non armata e nonviolenta, la promozione dei Diritti Umani, la prevenzione della violenza.
APG23
04/03/2022
Riportiamo la dichiarazione orale resa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII al Consiglio dei Diritti Umani sulla guerra in Ucraina.
"Chiediamo l'immediata sospensione delle ostilità in Ucraina: ancora una volta si sceglie la follia della guerra, il cui impatto più devastante ricade sui civili e sulle popolazioni indifese. Vorremmo fare eco a quanto ha detto papa Francesco: «chi fa la guerra dimentica l'umanità, non parte dalle persone, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette gli interessi di parte e il potere davanti a tutto». Con la nostra lunga pratica di Protezione Civile Disarmata e Nonviolenta nelle zone di guerra, abbiamo assistito alle conseguenze catastrofiche delle guerre: vedove, orfani, vite distrutte. Dall'altro lato, abbiamo sperimentato la forza costruttiva della Nonviolenza. La guerra in Ucraina, come ogni altro conflitto, viola in primo luogo il diritto umano degli individui e dei popoli alla pace e anche i diritti umani civili, politici, sociali, economici e culturali.
Esprimiamo la nostra solidarietà alle popolazioni coinvolte in questo conflitto e sosteniamo gli sforzi della società civile in Ucraina e Federazione Russa per lavorare per una cessazione immediata delle ostilità e quindi intraprendere un percorso di vera pace e riconciliazione.
Crediamo che sia urgente un processo di disarmo e smilitarizzazione per garantire la pace. Ancora più urgente è la necessità di prevenire un'escalation in una guerra nucleare e garantire la protezione umanitaria dei civili attivando anche corridoi umanitari. A tal proposito, APG23 ha già avviato una mobilitazione umanitaria.
Facciamo appello all'ONU e tutte le parti affinché si adoperino per porre fine ai combattimenti con tutti i mezzi di diplomazia, attuando il principio della composizione pacifica delle controversie".
Scarica il testo originale (in inglese).
APG23
02/03/2022
Dopo pochi giorni dallo scoppio del conflitto, i nostri volontari hanno deciso di partire per l’Ucraina per dare conforto e aiuto alle persone colpite dalla guerra e per costruire corridoi umanitari per la popolazione in fuga.
Hanno percorso migliaia di Km, incrociato mezzi militari, incontrato una lunga fila di profughi in coda da giorni alla frontiera e visto i campi allestiti per i profughi al confine ucraino.
Il 2 marzo sono riusciti finalmente ad entrare in Ucraina e giunti a Leopoli hanno visto una città ormai devastata dalla guerra, paralizzata dalla presenza di decine di migliaia di persone arrivate da tutto il Paese, diventata un campo profughi a cielo aperto. Numerosi i mezzi militari in movimento al confine con la Polonia, e un una lunga fila di persone incolonnate in uscita, hanno accompagnato l'arrivo dei volontari.
Leopoli si è rivelata un immenso campo profughi a cielo aperto, una città completamente paralizzata dalla presenza di decine di migliaia di persone arrivate da tutto il Paese. In tutta la zona sono ormai del tutto esauriti i posti letto negli alberghi e nelle strutture ricettive; è pressoché impossibile trovare luoghi per rifocillarsi e un gran numero di madri, sole con i propri bambini, si trovano a dormire per strada al freddo in condizioni disumane. La stazione ferroviaria di Leopoli stracolma di persone, famiglie disperate in cerca di una via di fuga dall’assedio della guerra.
Tantissime storie di persone che hanno perso tutto: la loro casa, i loro vestiti e i loro familiari. Quando suonano le sirene anti-bombardamento, i nostri volontari si rifugiano nei bunker insieme agli ucraini. Lì sotto hanno incontrato Yulia, una giovane ragazza di Kharkiv, vicino al confine russo che, con lo sguardo stanco e pieno di sconforto, lancia un disperato appello al resto del mondo “Per favore, fate quello che potete!”
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Un post condiviso da Kristian Gianfreda (@kristiangianfreda)
«Sperimentiamo da trent’anni la condivisione diretta a fianco delle vittime dei conflitti e della violenza strutturale, promuovendo un’azione nonviolenta - spiega Giovanni Ramonda, Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII – perché, come è già successo in altri scenari internazionali, armare i combattenti ha delle ripercussioni non prevedibili che portano ad escalation senza ritorno. Vogliamo garantire una presenza alle persone più fragili che stanno subendo questa guerra, i bambini, le persone con disabilità, e lo facciamo grazie ai nostri giovani di Operazione Colomba come abbiamo fatto già in altre zone di conflitto in vari Paesi del mondo, e assicurando l'accoglienza dei profughi qui in Italia. Alla follia della guerra rispondiamo accogliendo i profughi dall’Ucraina nelle nostre case famiglia e famiglie accoglienti.»
Per sostenere le azioni della Comunità Papa Giovanni XXIII: daicistai.apg23.org