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APG23
13/02/2015
Dopo lo sbarco, i minorenni rifugiati trovano una famiglia
Avranno un papà e una mamma, quei ragazzini minorenni che hanno rischiato la vita attraversando il mare su imbarcazioni di fortuna. «È questo che ci distingue, la presenza di figure genitoriali di riferimento, nelle nostre accoglienze. In particolare a Reggio Calabria una quindicina di ragazzini, in fuga dal proprio paese, costituiranno una famiglia allargata di circa una ventina di persone», spiega Giovanni Fortugno, animatore generale del servizio immigrazioni della Comunità Papa Giovanni XXIII.  In un contesto di tipo familiare questi ragazzini verranno aiutati ad integrarsi nelle scuole, e troveranno proposte di formazione professionale.  Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Comunità spiega che «Un’accoglienza di tipo familiare garantisce ai minori accolti possibilità di maturazione grazie alla formazione di relazioni stabili, affettivamente significative, uniche e personalizzate. Le nostre case sono caratterizzate da modalità di condivisione adeguate alle esigenze delle diverse età e del livello di maturazione di ciascun soggetto». In tutta Italia 750 cittadini stranieri sono stati accolti nelle pronte accoglienze della Comunità nell’ultimo anno; 558 sono stati gli ospiti di unità residenziali. In questo momento a questi numeri si aggiungono circa un centinaio di richiedenti asilo.  La Comunità Papa Giovanni XXIII è presente nel reggino dal 1993: vi sono 3 Case Famiglia, guidate da coppie di sposi, che accolgono complessivamente circa 30 persone tra ragazzi, adulti e disabili; una Cooperativa sociale, un centro di aggregazione per minori. Numerosi sono gli accolti di cittadinanza straniera.   Il città il Coordinamento Ecclesiale “Emergenza sbarchi” della Diocesi di Reggio Calabria Bova (Caritas Diocesana, Migrantes, Comunità Papa Giovanni XXIII, Masci, Agesci, Cvx, Comunità di S.Egidio, Padri e Suore Scalabriniani) garantisce il sostegno alla persona nei momenti dello sbarco e nelle strutture di primo soccorso. Il coordinamento è intervenuto in collaborazione con Unhcr e Oim nella denuncia del traffico di ragazze per sfruttamento sessuale e di minori a rischio per il traffico di organi. Nell’ultimo anno sono stati 1053 i minori stranieri non accompagnati segnalati; di questi circa 800 hanno trovato una prima collocazione in strutture di accoglienza, ma di circa metà si sono perse le tracce. Nella casa costruita dal Commissariato Arcivescovile e che verrà consegnata alla Comunità dalla Diocesi di Reggio Calabria Bova vi saranno dei locali appositamente pensati per le situazioni di vulnerabilità (donne incinte, feriti, persone trafficate). Mons.Giuseppe Fiorini Morosini consegnerà ufficialmente la struttura domani 31 gennaio con inizio cerimonia alle 11, in Via Vespucci 5 a Reggio Calabria,  alla presenza fra gli altri dell’Arcivescovo emerito Mons.Luigi Mondello, del sindaco Dr. Giuseppe Falcomatà, del Presidente della Provincia Dr Giuseppe Raffa e del Capo Gabinetto della Prefettura, Dr.ssa Daniela Lupo.
APG23
13/02/2015
Un’alternativa efficace al carcere, le Comunità  Educanti
Alcuni rappresentanti della Comunità Papa Giovanni XXIII – Giorgio Pieri, referente del progetto Comunità Educante con i Carcerati, l’avvocatoLaila Simoncelli e il responsabile della segreteria generale Giampiero Cofano – hanno incontrato ieri a Rimini il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Sandro Gozi, per esporgli il progetto di alternativa alla detenzione promosso dalla Comunità. Le Comunità Educanti per i detenuti promosse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII implicano una rivoluzione storica del modo di concepire la pena e il recupero dell’uomo che ha commesso il reato, attuando il dettame costituzionale secondo cui la pena deve avere carattere rieducativo e non punitivo. Attraverso di esse si può assicurare un reale recupero del detenuto e l’abbattimento della recidiva dal 70% al 10% e allo stesso tempo risparmiare fino a 150 euro al giorno per detenuto, in quanto i costi di gestione sono nettamente inferiori a quelli del carcere. La legge delega 67/2014 sulle misure alternative è un’opportunità unica affinché le Comunità Educanti, promosse dagli enti no profit del terzo settore siano pienamente riconosciute e sostenute. Secondo i dati raccolti nel report “I costi del carcere e i benefici delle misure alternative” pubblicato dalla Fondazione “Volontariato e Partecipazione” si possono accogliere, da subito, nelle Comunità Educanti gestite da varie organizzazioni no profit 10.000 detenuti con un risparmio per le casse dello Stato e dei contribuenti di 521 milioni di Euro all’anno. La Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme agli enti del terzo settore e della società civile impegnati nel recupero dei detenuti e coordinati nel network “La Certezza del Recupero”, è disponibile a coinvolgersi insieme alle Istituzioni nell’avviamento di un percorso di giustizia sociale che permetta di passare da una giustizia vendicativa a una giustizia educativa, per “uccidere il criminale e recuperare l’uomo”. L’on. Gozi ha confermato il proprio impegno personale e politico in questa direzione, esprimendo il proprio apprezzamento per il modello delle Comunità Educanti. L’incontro si è concluso con una breve visita alla casa di Don Oreste Benzi,  fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, per il quale è in atto il processo di beatificazione. Le parole di Benzi ispirano ancora oggi l’impegno di tutti coloro che credono che “un uomo recuperato non è più pericoloso, per questo dobbiamo passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero” . per informazioni: Giorgio Pieri 348.2488101 foto: https://www.flickr.com/photos/apg23/sets/72157649772304169/
APG23
13/02/2015
Quei 90 giovani tornati alla vita
A Rimini la Comunità Papa Giovanni XXIII ogni anno celebra la “festa del riconoscimento”, per permettere a tutti di scoprire le possibilità di rinascita di chi ha sconfitto la droga. Ringraziare Dio per tutti i giovani “tornati alla vita”: è lo spirito con cui il 26 dicembre 2014, nella parrocchia della Resurrezione di Rimini – dove don Oreste Benzi è stato parroco per 32 anni – Monsignor Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno, ha celebrato la “Messa del Riconoscimento”. Sono 90 i ragazzi che nell'anno hanno terminato il programma terapeutico con la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Nell’udienza che abbiamo avuto sabato scorso Papa Francesco ha detto che i nostri racconti parlano “di schiavitù e di liberazione” – ha spiegato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità. –. Uno dei cammini più belli che sperimentiamo è proprio quello della liberazione dalla schiavitù della droga, ed è bellissimo ogni anno vedere la gioia ritrovata nell’abbraccio tra genitori e figli». I giovani coinvolti hanno un’età perlopiù superiore ai 30 anni, in alcuni casi anche fino ai 45, con una lunga storia di dipendenza da sostanze e vissuti spesso drammatici. 70 di loro provengono dalle Comunità Terapeutiche in Italia, gli altri da Croazia, Albania, Brasile, Bolivia e Cile. Sono entrati in Comunità soprattutto per dipendenza da eroina e cocaina, che continuano ad essere sostanze d’abuso molto diffuse, ma è in crescita l’utilizzo di droghe sintetiche sotto forma di pasticche. In aumento anche l’abuso di alcol e la dipendenza dal gioco d’azzardo. «Sono 595 i ragazzi in programma terapeutico nel 2015 nelle strutture della Papa Giovanni, in Italia e all’estero, 490 maschi e 105 femmine – spiega Giovanni Salina, responsabile del Servizio Tossicodipendenze dell’associazione –. A Febbraio 2014 è stata aperta l’ultima Comunità terapeutica, in Argentina a Puerto Madryn. Sono stati potenziati i progetti di prevenzione dalle dipendenze nelle scuole medie inferiori e nelle classi delle scuole superiori». Prosegue Salina, «E' stato anche sperimentato un progetto molto particolare, “Liberi sicuri ed imparati, mattone su mattone”. Quattro giovani in ultima fase del programma terapeutico sono stati inseriti in un’impresa edile con altrettante borse lavoro. È la prima volta che dei ragazzi che sono ancora in comunità hanno la possibilità di essere impiegati all’esterno, in un cantiere reale, misurandosi con la realtà del mondo del lavoro. Un’esperienza determinante per il successivo cammino verso l’autonomia».  
APG23
02/02/2015
30 anni in piedi 40 in carrozzina
Suona il telefono. È don Oreste Benzi. «Parlammo un po’ e poi mi chiese: “Sai il significato del nome Luigi? Vuol dire valoroso in battaglia”. D’istinto mi venne da dirgli: “Non sarà che chi ha ispirato i miei genitori perché mi battezzassero con quel nome, sia la stessa Entità che mi ha programmato una vita che è stata ed è, a dir poco, avventurosa, fornendomi poi tutto ciò che mi serviva per affrontarla?”»  Una vita che l’autore ha ora deciso di raccontare, facendoci entrare tra le mura domestiche, nella cerchia degli affetti più cari, mostrandoci le cartelle cliniche, per coinvolgerci in una straordinaria storia d’amore e di coraggio.  L’incidente che poteva decretare la fine diventa un nuovo inizio, costringendo il protagonista a soffermarsi sui particolari di una vita che spesso ci scorre accanto senza che ne sappiamo cogliere il significato più profondo. Emergono così dei punti luminosi, capaci di orientare il cammino anche per chi oggi è in cerca della propria strada.    Acquistalo online!
APG23
14/01/2015
Bambini senza famiglia. La legge va cambiata.
In un report presentato ai rappresentanti di Parlamento e Governo l’associazione evidenzia il fatto che, a distanza di 8 anni dal superamento del ricovero di minori in istituto, realizzatosi nel 2006 grazie alla legge 149/2001, «sono ancora migliaia i bambini ed i ragazzi che vivono in un contesto etero familiare attuato in strutture di accoglienza che non sono familiari, dove sono presenti operatori validi dal punto professionale, ma che non rispondono ai bisogni di “relazioni familiari” di cui necessitano molti bambini e ragazzi allontanati dalle loro famiglie.  Il problema, secondo l’associazione, è che la legge 184/83, poi modificata dalla legge 149/01, «definisce impropriamente tutte le comunità quali comunità di tipo familiare» non distinguendo tra quelle che sono davvero strutturate come una famiglia, con un papà e una mamma presenti a tempo pieno, e le comunità gestite da educatori a turno. Il risultato di questa ambiguità legislativa, secondo la Comunità Papa Giovanni XXIII, è che quei bambini anche molto piccoli che sono stati collocati in comunità – oltre 1000 da 0 a 2 anni, 2100 se si arriva fino a 5 anni, secondo i dati del Ministero del lavoro e politiche sociali al 31/12/2011 – potrebbero essere «privati delle relazioni familiari fondamentali in questa fase del loro sviluppo». Per questo l’associazione chiede a Parlamento e Governo di attivarsi per modificare la legge 184/83, eliminando l’impropria definizione di Comunità di tipo familiare e distinguendo con chiarezza le varie tipologie di comunità.  La nuova norma dovrebbe quindi prevedere che i minori allontanati dalla famiglia di origine possano essere collocati in una famiglia affidataria o in una struttura familiare gestita da una coppia di coniugi o comunque da una figura paterna e materna presenti a tempo pieno, come avviene nelle comunità familiari e nelle case famiglia multiutenza, e solo quando questo non sia possibile si ricorra alle comunità educative.  Misure ancora più precise, secondo l’associazione, andrebbero previste per i più piccoli: «Per l’accoglienza dei bambini sotto i sei anni va disposto che questa possa avvenire solo nelle famiglie affidatarie o Case Famiglia o nelle Comunità Familiari, vietando l’inserimento nelle Comunità Educative». Dall’incontro con la Sottosegretaria Franca Biondelli è emersa la disponibilità da parte del Ministero del Welfare a predisporre entro il 2015 delle Linee di indirizzo nazionali sull’accoglienza nelle Comunità che recepisca e definisca le diverse tipologie delle Comunità.
APG23
23/12/2014
La Comunità  in Marcia per la Pace
Il 1° Gennaio 2015 a Rimini la Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con il Coordinamento Rimini per la Pace, promuove la Marcia per la Pace dal titolo "Non più schiavi ma fratelli".  La Marcia partirà alle ore 15 dalla Chiesa di S. Nicolò e si snoderà lungo le vie del centro cittadino. Per maggiori informazioni: Antonio De Filippis, tel. 348 2488102, antonio.defilippis@apg23.org  La Comunità Papa Giovanni XXIII è impegnata per la promozione della pace attraverso modalità nonviolente di risoluzione dei conflitti e interventi diretti in aree e situazioni di conflitto con i volontari di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di pace dell'Associazione.  
APG23
01/12/2014
Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS
«In Zambia l’aspettativa di vita di 53 anni si riduce drasticamente a 39 anni per le persone sieropositive. Lo Zambia è un Paese ad alta prevalenza di HIV, si stima che il 12,7% circa della popolazione tra i 15 ed i 49 anni ne sia affetto (UNAIDS Report on the Global AIDS Epidemic 2013)», racconta Elisabetta Garuti, di ritorno da qualche mese da questo paese, che nonostante il cammino di sviluppo economico che sta compiendo, rimane uno fra i più poveri dell’Africa Sub-sahariana.   Elisabetta è coordinatrice per il Progetto Rainbow in Zambia, Kenia, Tanzania della Comunità Papa Giovanni XXIII e Coordinatrice dell’Ong Condivisione fra i Popoli fondata dalla Comunità.   Il Progetto Rainbow è un modello di intervento che nasce in Zambia nel 1998: agisce su vasta scala ed è rivolto al sostegno dei bimbi orfani di Aids o vittime della fame e alle famiglie colpite in diversi modi dall'epidemia. Propone un sostegno nutrizionale, il sostegno scolastico, un’attività di micro-credito per l’avvio di attività agricole, l’accoglienza dei ragazzi di strada e l’assistenza sanitaria.   «Più della metà dei bambini sieropositivi, se non trattato, muore prima del raggiungimento del secondo anno di vita. L’Aids è tutt’altro che un problema risolto, anche se la situazione è molto migliorata grazie ai farmaci antiretrovirali che vengono distribuiti gratuitamente. Purtroppo però non basta assicurare l’accesso gratuito ai farmaci, se poi una persona malata per averli deve percorrere anche 40 chilometri a piedi o con mezzi di fortuna. Affrontano l’Hiv senza avere cibo a sufficienza, con alle spalle una famiglia che vive di stenti. Ci sono famiglie costituite da soli bambini orfani. L’Aids continua ad uccidere ovunque, ormai sempre di più nel silenzio, sempre di più fra i più poveri».   L’approccio all’epidemia dell'Aids oggi è cambiato: si è passati dalla necessità di fronteggiare un’emergenza ad un virus che continua a diffondersi in contesti di povertà strutturale.   La giornata mondiale contro l’Aids trova impegnate in Zambia Gloria Gozza, la dott.sa Giulia Amerio, la dott.ssa Stefania Moramarco e Clarice Ciarlantini, ostetrica di 24 anni: «Io sono una privilegiata, ogni giorno esausta alla sera ho il cuore che esplode per i bambini, le mamme e le persone che incontro; le loro storie sono entrate a far parte di me. L’unica parola cui riesco a pensare è “grazie"» Elisabetta Garuti contestualizza l’emergenza Ebola: «per ora la dimensione di questa epidemia è molto inferiore rispetto all’Aids. Il problema di Ebola è che è estremamente difficile da controllare in situazioni, come le baraccopoli, dove le persone vivono in estrema miseria e in condizioni di sovraffollamento. Certo è che se dovesse arrivare in Zambia noi ci saremo, non fuggiremo» Per informazioni e approfondimenti: Marco Tassinari: 328.1187801 Elisabetta Garuti: 340.3324601 foto: https://www.flickr.com/photos/apg23/sets/72157649106765349/  
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20/10/2014
A Bologna, una famiglia per i senza fissa dimora
A Castel Maggiore è nata la nuova Capanna di Betlemme della Comunità Papa Giovanni XXIII. Gli accolti sono sempre più di origine italiana vittima delle nuove povertà. La Capanna di Betlemme è operativa nel bolognese sin dal 2003; nel solo 2013 hanno trovato accoglienza 223 persone. Di queste, 104 sono italiani. «Sono persone che magari fino ad un paio di anni fa conducevano una vita normale – spiega il responsabile della struttura, Giorgio Galvagno – poi hanno perso il lavoro, la casa, la famiglia e si sono ritrovate in mezzo ad una strada». La nuova sede della Capanna di Betlemme è una antica cascina ristrutturata, messa a disposizione dalla famiglia Seragnoli, e consentirà di accogliere contemporaneamente oltre 20 persone.  «Non facciamo però assistenzialismo – conclude Galvagno –. Offriamo un'occasione a chi finisce sulla strada per ritrovare fiducia e ripartire».
APG23
15/09/2014
C’era una volta un istituto. Ora è una Capanna di Betlemme
Pochi giorni fa' è stata inaugurata ufficialmente la la settima Capanna di Betlemme in Italia e sono già 20 le mamme e le donne che hanno trovato accoglienza al suo interno. La Capanna, che si trova nel centro storico di Chieti all'interno di un convento donato dalle Suore Orsoline alla Comunità, darà protezione e conforto alle mamme in difficoltà, alle donne vittime di violenze e a ragazzi "senza tetto" che hanno voglia di ripartire e intradrendere percorsi di riinseriemento sociale. Fra le donne accolte c'è V. una ragazza che per problemi economici aveva paura di proseguire la gravidanza e C. una mamma con due figli che dopo la separazione e la perdita del lavoro era stata sfrattata e non sapeva dove vivere. Per loro e per altre persone ora c'è un riparo.
APG23
13/06/2014
L’importanza della Dichiarazione sul Diritto dei Popoli e degli Individui alla Solidarietà  internazionale
  Evento parallelo al 26° Consiglio dei Diritti Umani Il mandato dell'esperto indipendente sui diritti umani e la solidarietà internazionale è stato istituito nel 2005 (Risoluzione della Commissione sui Diritti Umani 2005/55). L'esperto indipendente ha il compito di studiare la questione dei diritti umani e della solidarietà internazionale e di preparare un progetto di dichiarazione sul diritto dei popoli e degli individui alla solidarietà internazionale, tenendo conto dei risultati di tutti gli incontri principali delle Nazioni Unite e di altri vertici globali e ministeriali nei settori economici e sociali, e ricercando le opinioni e i contributi dei governi, delle agenzie delle Nazioni Unite, delle organizzazioni interessate e  delle ONG, nonché da altri attori rilevanti che rappresentino la più ampia gamma possibile di interessi ed esperienze. Le ONG co-organizzatrici di questo evento parallelo stanno sostenendo e/o sono interessati al mandato dell'esperto indipendente sulla Solidarietà Internazionale e i Diritti Umani e appoggiano la causa della Solidarietà Internazionale. Nel corso della sessione ordinaria 26 del Consiglio per i diritti umani, la signora Virginia Dandan, l'esperto indipendente Solidarietà Internazionale e i Diritti Umani consegnerà la sua relazione con la prima bozza della dichiarazione. Essendo il dichiarare la solidarietà internazionale come un diritto, un dibattito ancora controverso, questo evento vuole essere utile ai governi e alla società civile per capire meglio l'importanza e il valore aggiunto del diritto alla solidarietà internazionale così come i suoi contenuti giuridici. Co-organizzazione ONG - Membri del CINGOs WG di RST e IS Ginevra Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Caritas Internationalis (Confederazione Internazionale della Caritas cattoliche) Organisation Internationale pour le Droits à l'Istruzione et la Liberté d'Einsegnement Domenicani per la Giustizia e  la Pace (Ordine dei Predicatori) Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice New Humanity Co-sponsor Associazione Point-Coeur VIDES Internazionale Forum di Ginevra delle ONG di ispirazione cattolica Moderatore Maria Mercedes Rossi - Principale Rappresentante presso le Nazioni Unite dell' Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Interventi John Bingham - Advocacy Officer della  Commissione Cattolica Internazionale sulla Migrazione  e Coordinatore del Forum globale su migrazione e sviluppo - Come il Diritto alla Solidarietà internazionale potrebbe avere un impatto efficace sulla vita delle persone bisognose - l'esempio delle migrazioni Virginia Dandan - Esperto Indipendente per i Diritti Umani e la Solidarietà Internazionale - Il progetto di Dichiarazione sul Diritto di individui e popoli alla solidarietà internazionale Maria Angeles Cano - Università degli Studi "Re Juan Carlos", Madrid (Spagna) - Dalla Dichiarazione sul Diritto di individui e popoli alla solidarietà internazionale nell'ambito del sistema del diritto internazionale vigente Nahida Sobhan, Consigliere per gli Affari Politici - Missione Permanente della Repubblica del Bangladesh a UNOG - Rilevanza del Diritto di Solidarietà Internazionale sulle prospettive di un paese in via di sviluppo
APG23
13/06/2014
L’importanza della Dichiarazione sul Diritto dei Popoli e degli Individui alla Solidarietà  internazionale
  Il mandato dell'esperto indipendente sui diritti umani e la solidarietà internazionale è stato istituito nel 2005 (Risoluzione della Commissione sui Diritti Umani 2005/55). L'esperto indipendente ha il compito di studiare la questione dei diritti umani e della solidarietà internazionale e di preparare un progetto di dichiarazione sul diritto dei popoli e degli individui alla solidarietà internazionale, tenendo conto dei risultati di tutti gli incontri principali delle Nazioni Unite e di altri vertici globali e ministeriali nei settori economici e sociali, e ricercando le opinioni e i contributi dei governi, delle agenzie delle Nazioni Unite, delle organizzazioni interessate e  delle ONG, nonché da altri attori rilevanti che rappresentino la più ampia gamma possibile di interessi ed esperienze. Le ONG co-organizzatrici di questo evento parallelo stanno sostenendo e/o sono interessati al mandato dell'esperto indipendente sulla Solidarietà Internazionale e i Diritti Umani e appoggiano la causa della Solidarietà Internazionale. Nel corso della 26° sessione ordinaria del Consiglio per i diritti umani, la signora Virginia Dandan, l'esperto indipendente Solidarietà Internazionale e i Diritti Umani consegnerà la sua relazione con la prima bozza della dichiarazione. Essendo il dichiarare la solidarietà internazionale come un diritto, un dibattito ancora controverso, questo evento vuole essere utile ai governi e alla società civile per capire meglio l'importanza e il valore aggiunto del diritto alla solidarietà internazionale così come i suoi contenuti giuridici. Co-organizzazione ONG - Membri del CINGOs WG di RST e IS Ginevra Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Caritas Internationalis (Confederazione Internazionale della Caritas cattoliche) Organisation Internationale pour le Droits à l'Istruzione et la Liberté d'Einsegnement Domenicani per la Giustizia e  la Pace (Ordine dei Predicatori) Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice New Humanity Co-sponsor Associazione Point-Coeur VIDES Internazionale Forum di Ginevra delle ONG di ispirazione cattolica Moderatore Maria Mercedes Rossi - Principale Rappresentante presso le Nazioni Unite dell' Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Interventi John Bingham - Advocacy Officer della  Commissione Cattolica Internazionale sulla Migrazione  e Coordinatore del Forum globale su migrazione e sviluppo - Come il Diritto alla Solidarietà internazionale potrebbe avere un impatto efficace sulla vita delle persone bisognose - l'esempio delle migrazioni Virginia Dandan - Esperto Indipendente per i Diritti Umani e la Solidarietà Internazionale - Il progetto di Dichiarazione sul Diritto di individui e popoli alla solidarietà internazionale Maria Angeles Cano - Università degli Studi "Re Juan Carlos", Madrid (Spagna) - Dalla Dichiarazione sul Diritto di individui e popoli alla solidarietà internazionale nell'ambito del sistema del diritto internazionale vigente Nahida Sobhan, Consigliere per gli Affari Politici - Missione Permanente della Repubblica del Bangladesh a UNOG - Rilevanza del Diritto di Solidarietà Internazionale sulle prospettive di un paese in via di sviluppo
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11/04/2014
Maruf una storia di esclusione e di speranza in Bangladesh
Maruf è un bimbo di 8 anni, affetto dalla sindrome di Down, arrivato qualche tempo fa al villaggio di Chalna in Bangladesh. Qui la Comunità ha diverse strutture dove accoglie e dà quotidianamente un sostegno integrato di istruzione e servizi sanitari agli ultimi fra gli ultimi, gli intoccabili, i fuori casta. Persone che per la cultura locale non hanno diritto all’essere considerate tali. Leggi la sua storia su Un Pasto al GIorno                                                                                                           
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