Dopo la giornata di preghiera per la pace richiesta da Papa Leone per sabato 11 ottobre in occasione della memoria di San Giovanni XXIII, il Papa della pace, è stata la volta della marcia Perugia-Assisi. Domenica scorsa la strada lunga 24 chilometri che unisce Perugia ad Assisi si è riempita di centinaia di migliaia di persone che desiderano la pace per tutti i popoli. Sia di quelli di cui si legge ogni giorno sul giornale sia di quei popoli dimenticati. Un cammino fisico e simbolico che ogni anno permette di provare un senso di unione e solidarietà con altre migliaia di persone provenienti da diversi luoghi, ma accomunate dalla ricerca di un futuro più giusto.
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha partecipato con i volontari di Operazione Colomba, il nostro Corpo di pace, con i giovani in servizio civile e con le sue case famiglia provenienti dalla Toscana, dall’Umbria stessa, dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dalle Marche. Il popolo di don Benzi, con tanti piccoli in carrozzina, ha esposto anche uno striscione per la richiesta di un Ministero della pace, una delle proposte profetiche di don Oreste. Alla marcia Perugia-Assisi i volontari di Operazione Colomba hanno anche accompagnato un leader colombiano della Comunità di pace di San José de Apartadò.
A partire dagli anni ’90 i civili – ha spiegato Alberto Capannini di Operazione Colomba intervenendo alle conferenze –, dopo essere state divenute le principali vittime dei moderni conflitti, sono diventati protagonisti per il superamento della guerra. Operazione Colomba è nata per stare di fianco alle vittime della guerra. Anche oggi che i conflitti sono cambiati noi, quando siamo al fianco delle persone in Ucraina, in Palestina, in Colombia, spesso non sappiamo cosa fare ma sappiamo che possiamo stare al fianco di chi subisce la guerra».
«Ci ha colpito l’enorme fiume di persone che saliva e scendeva verso Assisi, – racconta Marzio Gavioli, responsabile della Papa Giovanni in Toscana – donne, uomini, bambini e anziani, tutti con lo stesso desiderio di pace, una marea umana che con la propria presenza ha chiesto la pace a chi ci governa».
«Domenica è stata ribadita la richiesta della società civile ad impegnarsi per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi – spiega Antonio De Filippis, responsabile Apg23 in Medio Oriente – perché il rischio è che, realizzati i primi quattro punti del piano di pace di Trump, tutto vada nel dimenticatoio e rimanga questa situazione di ingiustizia».
Infine un segno nel cielo ha accolto i partecipanti giunti alla città di San Francesco: un arcobaleno rovesciato, come un sorriso, nel cielo terso, senza una goccia di pioggia. Un segno visto da chilometri di distanza ed immortalato sui social network. Non un miracolo, si tratta di un fenomeno ottico noto come “arco circumzenitale” che si forma dalla rifrazione della luce solare sui cristalli di ghiaccio presenti nei cirri, le nuvole alte che si formano ad alta quota. Un vero e proprio arcobaleno che sorride, non un miracolo ma un fenomeno assai raro alle nostre latitudini, apparso al termine della marcia della pace e durante la prima memoria liturgica di San Carlo Acutis, il giovane il cui corpo si trova ad Assisi.