APG23
13/06/2016
È questo il titolo dell’evento parallelo che l’ufficio internazionale Apg23 ha organizzato per il 16 giugno 2016 dalle 10 alle 11 nella stanza IV del palazzo ONU di Ginevra.
La prossima settimana infatti prenderà avvio a Ginevra la 32 sessione del consiglio dei diritti umani. Molti i temi che verranno discussi durante tutta la sessione del Consiglio (dal 13 giugno al 1 luglio), partendo anche tra gli altri dalla presentazione dei rapporti dei relatori speciali sui diritti umani dei migranti, sul traffico di esseri umani, sulla povertà estrema e sulla solidarietà internazionale.
Per questa sessione del Consiglio la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato per giovedì 16 giugno un evento parallelo per promuovere l’esempio dei corridoi umanitari come buona pratica di solidarietà internazionale e modello replicabile anche da altri Stati per prevenire la perdita di vite umane ed i rischi connessi al fenomeno del traffico di esseri umani.
L’evento, che ha ricevuto la co-sponsorizzazione della missione premanente dell’Italia della Comunità di Sant’Egidio e del forum delle NGO cattoliche a Ginevra, prevede l’intervento del Nunzio Apostolico a Ginevra – Mons. Ivan Jurkovic, del rappresentante della Comunità di Sant’Egidio - Cesare Zucconi, del Ministro Plenipotenziario - Min. Alberto Bertoni, dell’Esperta Indipendente su Diritti Umani e Solidarietà Internazionale – sig.ra Virginia Dandan e di Alberto Capannini in nome di Operazione Colomba (testo dell'intervento) oltre ad un video-testimonianza dei rifugiati.
Proprio Operazione Colomba è presente in Libano dal 2013/2014 in un campo profughi a soli 5 km dal confine con la Siria e con i suoi volontari ha condiviso la vita di queste persone fuggite dalla guerra in Siria fino alla loro partenza per l’aeroporto di Roma Fiumicino collaborando sul campo con la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese Evangeliche e la Tavola Valdese per la realizzazione di questo grande esempio di Solidarietà Internazionale.
APG23
13/06/2016
“Noi tutti siamo partecipi, nel vincolo della solidarietà, del grande sforzo di rinnovamento e di sviluppo umano che caratterizza l’Italia in questo momento difficile, ma creativo della nostra storia nazionale”.
Proprio la creatività, e la solidarietà, non sono mancate alla cooperativa “I tesori della terra” che venerdì 10 giugno ha aperto le porte alla sua fattoria e caseificio solidale, in frazione San Bernardo di Cervasca (Cuneo), anticipando la visita con un convegno istituzionale nella sala consiliare del municipio.
E a leggerla, quella frase citata all’inizio, sembrerebbe pronunciata oggi, magari proprio da uno degli ospiti della tavola rotonda. Invece no, perché ha compiuto settant’anni. È uno stralcio del discorso che lesse l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro per la Festa della Repubblica. Un bel messaggio, rispolverato dai media, che guarda caso corre subito alla mente non appena si conosce la realtà della cooperativa cuneese presieduta da Maurizio Bergia. Un gruppo che ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo e che - nonostante la crisi - si è fatto portatore, con inventiva, di un progetto d’integrazione e inclusione sociale. Nel pieno rispetto della natura come “cosa pubblica” (res publica) e quindi “cosa” di tutti, e per tutti. Perché i tesori sono “della” terra, nel senso che tutti - senza distinzione - ne siamo parte, e per tutti sono messi a disposizione.
La cooperativa nasce nei primi anni Duemila dall’unione di due realtà: l’azienda agricola biologica Cascina Bianca e l’azienda agricola biologica Panero Rosanna, entrambe pensate e portate avanti dall’impegno di persone che fanno parte dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
Oggi consta di varie strutture: serre e orti, un caseificio con punto vendita, una fattoria didattica con un laboratorio per i diversamente abili, un maneggio, una casa-famiglia. E due stalle: una tradizionale e una innovativa. Infatti - prima nel suo genere in Italia -, la fattoria ospita una vera eco-stalla. Un progetto, questo, nato nel 2013 in collaborazione con l’Università di Torino per rendere eco-sostenibili le deiezioni e per dare maggior benessere agli animali. L’eco-stalla è interamente in legno, perciò facilmente smontabile e poco impattante dal punto di vista paesaggistico.
Ma la vera novità sta nella lettiera su cui i bovini sostano, perché frutto dell’unione delle deiezioni alla frazione organica (compost) che arriva direttamente dai centri limitrofi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni giorno viene rimescolata e, grazie alla naturale circolazione d’aria che l’eco-stalla garantisce, viene mantenuto un processo di fermentazione cosiddetta aerobia (in presenza d’ossigeno). Questo consente di ottenere un fertilizzante naturale che può essere usato direttamente nei campi, senza bisogno di doverlo trattare e senza il problema dello spandimento dei liquami. Ogni anno la lettiera viene integralmente sostituita. Nel 2014, poi, il dipartimento di Veterinaria ha voluto studiare il benessere generato dal nuovo metodo di allevamento: ha testato la quantità e qualità di produzione di latte di queste vacche rispetto alle “tradizionali”, e ha notato come le prime fossero più in forma, più sane, e più produttive rispetto alle seconde. Tutto ciò anche per garantire la massima qualità nei confronti del consumatore che troverà in cooperativa solo prodotti biologici certificati.
Non solo, altro punto forza della cascina è il maneggio e il laboratorio che offre attività di supporto alle persone diversamente abili, impiegando gli animali come mediatori di relazioni positive e come facilitatori di emozioni. Per dirla in altri termini, una pet-therapy. Ma tutta l’azienda è - in verità - un sorta di grande progetto di terapia con gli animali perché dà benessere e lavoro a persone in difficoltà. Oggi dà occupazione a diciannove soci, di cui cinque svantaggiati, e impiega nelle sue varie realtà oltre cinquanta lavoratori. È stata tra le prime in Italia a credere e a investire nell’agricoltura biologica sociale attraverso il reinserimento terapeutico, nell’attività produttiva, di persone disagiate. Perché lavorare la terra fa bene, e fa del bene.
L’agricoltura sociale
Proprio di questo si è parlato nel convegno in municipio a Cervasca: della “Nuova Legge sull’agricoltura sociale e il Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 come opportunità di sviluppo del territorio”. Un dibattito snello, nonostante i molti interventi, moderato dal giornalista Ezio Bernardi. Sono intervenuti i deputati Chiara Gribaudo e Mino Taricco, l’assessore regionale all’Ambiente e alla montagna Alberto Valmaggia, il consigliere regionale Paolo Allemano, il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna e il primo cittadino di Cervasca Aldo Serale. Ma anche il consigliere di amministrazione della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo Michelangelo Pellegrino, il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII (di cui la cooperativa fa parte attraverso il Consorzio “Condividere”) Giovanni Paolo Ramonda, la presidente regionale di Coldiretti Delia Revelli e il presidente di Confcooperative Cuneo Alessandro Durando; mentre a rappresentante l’Università di Torino (per il dipartimento di Veterinaria) c’era Claudio Bellino. Graditi anche gli interventi dell’esponente dell’Unione europea delle cooperative Vittorio Marabotto e del presidente del Gruppo azione locale “Tradizione delle Terre Occitane” Aurelio Blesio, come quello del pioniere della cooperativa Livio Bima, del responsabile del caseificio Fabrizio Oggero, del tecnico-progettista Silvio Re e del presidente Maurizio Bergia.
Ospite più importante, e per questo lasciato a chiudere il tavolo, il vice-ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero che ha ricordato l’approvazione della Legge sull’agricoltura sociale come un “tassello fondamentale per un nuovo tipo di agricoltura attenta, responsabile e inclusiva”. Parole simili venute anche da Maurizio Bergia che ha parlato dell’importanza non solo di fare rete, ma di “essere rete”. Una rete in cui ognuno è una tessera del mosaico e che produce secondo le proprie possibilità. Un modello che restituisce dignità alla parola “collega”. Un collega come colui che è unito agli altri, e dove ciascuna mansione è importante e degna quanto tutte le altre. Non importa se piccola o grande, perché è parte del sistema; essenziale nell’insieme alla sua esistenza.
Ecco allora spiegati “i tesori della terra”: germogli di speranza che hanno ricevuto la benedizione del vescovo di Cuneo e Fossano, monsignor Piero Delbosco. Germogli di gioia, donati semplicemente come le note di festa suonate in chiusura, durante il rinfresco, dalla Tutto esaurito band del Centro diurno di San Rocco e della Mai scoppiati band del Centro diurno Castello di Caraglio e Laboratorio agricolo Cervasca della cooperativa “Il Ramo”. Perché per essere felici basta davvero poco: un po’ di musica, un pezzo di formaggio e un bicchiere di vino. Meglio se gustati in compagnia di amici genuini. Per informazioni: www.itesoridellaterra.eu.
testo e foto di Federico Carle
APG23
09/06/2016
«Forse qualcuno ancora non sa che tra pochi giorni riceverà una notizia che attende da tempo. Qualcosa che gli farà tremare le ginocchia, che gli riempirà gli occhi di lacrime, che gli farà battere il cuore all’impazzata. Tra pochi giorni io conoscerò i nuovi genitori del meraviglioso bimbo che è stato con noi per un anno. Spero che possa nascere un bel rapporto con loro. Con questi ladri determinati e spietati, che porteranno via un pezzo del mio cuore», racconta Daniele.
Sabato 11 giugno al Sermig di Torino (Piazza Borgo Dora, 61) verrà presentato il libro che raccoglie le testimonianze delle famiglie che in città accolgono bambini in affidamento familiare: 39 storie sono raccontate o disegnate direttamente dai bambini, figli naturali oppure in affido; 14 dagli adulti. Ne è esempio il racconto di Daniele, papà affidatario, che conclude:
«Guarderò con riconoscenza mia moglie, perché è lei che mi ha coinvolto in questo folle viaggio. Guarderò con orgoglio le mie figlie naturali, perché apprendono molto meglio di me l’importanza di un mondo aperto».
9 tavole del libro sono realizzate dall'illustratrice torinese Valentina Giarlotto.
La Comunità Papa Giovanni XXIII accompagna a Torino 40 famiglie affidatarie, suddivise in due gruppi di sostegno; «L’accoglienza di minori vittime di maltrattamenti o violenze è un percorso che richiede formazione, teorica ed umana», spiega Alessia Rossato; coordina il percorso insieme a Caterina Nania, che aggiunge: «Vogliamo che questo evento sia uno strumento per smuovere i cuori di tante persone, perché vi siano sempre più famiglie disposte ad aprire le porte delle proprie case».
L’evento di presentazione del libro conclude il percorso 2016.
Programma:
14.30 accoglienza
15.00 festeggiamenti con video, musica, animazione ed interventi di:
Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII
Ernesto Oliviero, fondatore del Sermig di Torino
19.00 cena a buffet
20.30 Santa Messa animata dalla Comunità Cenacolo
Il libro verrà distribuito gratuitamente ai circa 300 partecipanti attesi all’evento grazie al contributo di Centro Servizi per il Volontariato di Torino.
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APG23
08/06/2016
Il Senatore e Viceministro alle politiche agricole Andrea Oliviero incontrerà l’Assessore regionale alla montagna Alberto Valmaggia in occasione della giornata delle “Porte aperte alla Cooperativa i Tesori della Terra” di Cervasca(CN).
La tavola rotonda “La nuova legge sull’agricoltura sociale e il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 come opportunità di sviluppo del territorio” si terrà venerdì 10 giugno alle 15 nella Sala polivalente del Comune di Cervasca in Piazza Dr. Bernardi.
Parteciperanno Giovanni Ramonda responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Delia Revelli presidente regionale di Coldiretti Piemonte, Alessandro Durando presidente di Confcooperative di Cuneo, Claudio Bellino del Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università di Torino, Silvia Merlo amministratore delegato della Merlo spa, Vittorio Marabotto di Ue-Coop, Aldo Serale sindaco di Cervasca, Maurizio Bergia, presidente della Cooperativa i Tesori della Terra.
Alle ore 17 una delegazione visiterà i terreni e le strutture dell’azienda agricola, con ingresso in Via Cian 16 a Cervasca.
Alle 17.30 Mons. Piero DelBosco, vescovo della Diocesi di Cuneo/Fossano, inaugurerarà la nuova area esterna insieme con: On. Patrizia Manassero senatore, Michelangelo Pellegrino del Cda della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo; Eraldo Racca, presidente del Consorzio socio-assistenziale del cuneese.
Dalle 16 l’azienda sarà aperta per le visite delle famiglie e dei gruppi, con possibilità di passeggiate a cavallo guidate anche per i bambini (su prenotazione al numero 0171.612605); si potrà accedere alla fattoria didattica, al maneggio, all’eco-stalla. Concluderanno la giornata alle 17.45 il concerto delle band dei disabili dei centri diurni San Rocco e Catello Caraglio e del laboratorio agricolo Cervasca della Cooperativa Il Ramo; alle 18 un aperitivo-cena biologico verrà offerto dalla Cooperativa i Tesori della Terra con degustazione dei prodotti.
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APG23
07/06/2016
Gli "Orange" sono la squadra di calcio a 5 che nasce tanti anni dall'intuizione di un gruppo di educatori del Centro Accoglienza di Durazzanino della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII convinti che lo sport, la passione e l'impegno siano essere uno strumento terapeutico unico.
Così dopo tanti allenementi, incontri, vittorie e sconfitte i ragazzi hanno realizzato quello che inizialmente sembrava un “sogno” e che nell’anno 2014-2015 è diventato realtà attraverso la formazione di una squadra di calcio a 5 che ha disputato il campionato di serie D e che anche quest’anno ha ripetuto l’avventura, aggiudicandosi la promozione in serie C.
Attraverso l’esperienza sportiva i ragazzi coinvolti possono sperimentare senso, valori e possibilità di crescita personale: in sintesi i valori dello sport vissuto come strumento educativo.
Grazie alla collaborazione con la ASD Forlimpopoli 1928, esperti, amici, volontari e dei ragazzi inseriti all’interno di un percorso terapeutico riabilitativo, questo progetto è partito e ci ha permesso di ottenere un risultato che rimarrà. Negli annali come nella vita dei ragazzi che tanto hanno lottato per raggiungerlo e che ora sanno sulla loro pelle che con la fatica si ottengono successi più duraturi dello sballo.
Scarica l'articolo del Resto del Carlino di Forlì
APG23
07/06/2016
In tutta Italia sono 228 i posti disponibili per i giovani che vogliono impegnarsi nel servizio civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII, e 55 all’estero: l’associazione di Don Benzi li propone attraverso il Bando emanato il 30 maggio dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Le domande devono pervenire entro il 30 giugno alle 14.
Vengono proposte esperienze di vita in strutture di accoglienza, centri diurni, case famiglia. Sono occasioni per educarsi ed educare alla pace, formarsi sotto l'aspetto professionale, civico e sociale attraverso la condivisione diretta, l'impegno con altri giovani. All'estero si partecipa al servizio civile come Caschi Bianchi, impegnati nella costruzione della pace e nella difesa dei diritti umani. E' possibile sperimentare la cooperazione internazionale, l'azione nonviolenta in contesti di conflitto o di impoverimento.
Possono presentare domanda i giovani italiani e stranieri in regola con regolare permesso di soggiorno, di età compresa tra 18 e 28 anni, senza precedenti penali; sulla base delle richieste presentate e di colloqui personali verranno formate delle graduatorie per l’accesso al bando. Il servizio civile dura 12 mesi e impegna una media di 30 ore settimanali. I giovani ricevono un contributo spese di 433,80 euro mensili. Nei progetti all’estero viene aggiunta una diaria giornaliera di 15 euro.
«Per la Papa Giovanni il servizio civile è un’occasione preziosa, per continuare a camminare su sentieri di pace a fianco dei più deboli. Continueremo a dimostrare che il mondo non ha bisogno di armi per difendersi, ma di persone di buona volontà», spiega Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità.
Nicola Lapenta, responsabile del servizio civile per la Papa Giovanni XXIII aggiunge: «Possiamo costruire la pace come cittadini attivi e nonviolenti».
Per informazioni e adesioni è attivo il numero verde 800.913.596
E’ possibile trovare i testi dei progetti sul sito www.odcpace.org
APG23
03/06/2016
Il Villaggio della Gioia di Forlì nasce nel 2009 per rispondere al dolore e alle difficoltà dei minori allontanati dai genitori biologici. Per evitare questo trauma, e in assenza di rischi per il minore, la nuova struttura realizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII propone un percorso residenziale, di circa 18 mesi, in cui i bambini hanno la possibilità di restare insieme alla mamma e il papà, in una modalità che non comporta allontanamenti o divisioni fra i membri e che allo stesso tempo, grazie al lavoro di volontari specializzati, garantisce quell’assistenza e quel sostegno di cui una famiglia in difficoltà ha bisogno.
A questo fine, nel villaggio sono state attivate tre case famiglia, confinanti con appartamenti per accoglienza di nuclei familiari in difficoltà. Dal novembre 2014, completata l’edificazione di un secondo stralcio, si è resa possibile l'accoglienza in sei nuovi appartamenti autonomi, di diverse metrature ed internamente modulabili.
Il 7 giugno alle ore 10.30 al Villaggio della Gioia si darà il via ufficiale all’esperimento dell’accoglienza di intere famiglie, con un interrogativo che è anche una speranza: è possibile estendere il modello attuato al Villaggio anche ad altre realtà, promuovendo in maniera concreta il diritto del minore a stare nella propria famiglia?
Saranno presenti all’incontro il Garante dell’Infanzia della Regione Emilia Romagna Luigi Fadiga; il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna Giuseppe Spadaro, il Sindaco di Forlì Davide Drei, l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Forlì Raoul Mosconi, rappresentanti di Ikea e delle fondazioni Allianz Umanamente e Cassa dei Risparmi di Forlì che hanno sostenuto il progetto.
Ingresso su invito.
APG23
01/06/2016
Il 2 giugno l'Italia ricorda il referendum del 1946 che sancì la nascita della Repubblica, ma «oggi sono spesso disattesi i principi democratici su cui, attraverso la stesura della Carta Costituzionale, ne venivano poste le basi».
Lo dicono gli organizzatori della manifestazione che si terrà a Bologna domani 2 giugno in Piazza XX Settembre. L'appuntamento è fissato nel pomeriggio, per non creare sovrapposizioni con le cerimonie istituzionali.
L'evento si inserisce nel percorso di sensibilizzazione sul tema della pace che dall'inizio dell’anno ha animato diverse associazioni bolognesi: ne è nata una rete interreligiosa, interconfessionale e interculturale denominata Portico della Pace.
«Mentre stiamo attraversando una crisi economica e finanziaria profonda non si vogliono vedere e percorrere le alternative alla corsa agli armamenti che pure esistono, a cominciare dal ridurre le spese militari e convertire la difesa armata in forme di Difesa Civile non armata e nonviolenta», spiegano.
«L'evento promuove una Repubblica di pace fondata sull’accoglienza, sulla libertà di coscienza e sul rispetto dei diritti, che promuova la difesa non armata e nonviolenta ed il volontariato. Una Repubblica che promuova il consumo critico; che ponga attenzione a uomini, donne, bambini e bambine, al loro presente ed al loro futuro; che non prescinda dalla cura e dal rispetto della persona umana e dell’ambiente, della cultura della bellezza e dell’arte».
Prime adesioni:
GAVCI - Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII - Movimento dei Focolari - Percorsi di Pace - Pax Christi - Donne in nero - Liberta' e giustizia Bologna - Centro Missionario Servi di Maria - Centro di Documentazione del Movimento Pacifista Internazionale - Laici Missionari Comboniani - Dawa - Libera Bologna - AIESEC Italia - Legambiente Bologna - Arte Migrante - Compagnia Missionaria del Sacro Cuore - SISM - Albero di Cirene Onlus
programma
15.30 ritrovo in Piazza XX Settembre
Testimonianze dei movimenti e dei profughi
Momento artistico e danzante
Riflessione sugli stili di vita di consumo critico e rispetto dell'ambiente
18.30 Flash mob
Saranno presenti stand delle associazioni, uno spazio per i bimbi con momenti educativi e di animazione.
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APG23
30/05/2016
«Invitiamo tutte le parrocchie d'Italia a seguire l'invito del vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta ad accogliere i profughi. Di fronte a questi fratelli disperati occorre una mobilitazione generale di tutta la Chiesa, non solo singoli esempi virtuosi che già ci sono».
L'appello viene da Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Se tutte le parrocchie si attivassero saremmo in grado di rispondere a tutti – prosegue –. Inoltre eviteremmo di creare concentrazioni di immigrati e potremmo invece garantire l'inserimento di piccoli gruppi nelle comunità locali, favorendo una piena integrazione».
Un modello di accoglienza diffusa viene da Reggio Calabria, dove la Comunità Papa Giovanni XXIII opera in rete con altre organizzazioni della Chiesa locale.
«Qui siamo in prima linea – racconta Giovanni Fortugno, responsabile del Coordinamento sbarchi –. Vediamo questi fratelli arrivare, incrociamo i loro sguardi e non possiamo rimanere indifferenti. Ieri dalla nave sono scesi 629 vivi, e poi sono stati fatti scendere i 45 già morti, tra cui 3 bambini. Stasera faremo una veglia di preghiera nei pressi del container frigorifero dove sono custoditi i loro corpi. Pregheremo anche con le comunità musulmane. Qui tutte le parrocchie si sono già aperte all'accoglienza».
APG23
29/05/2016
Sul molo di Reggio Calabria i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme al Coordinamento diocesano per l'emergenza sbarchi, attendono l'arrivo delle 45 salme causate dall'ultima tragedia del mare. Fra loro 36 sono le donne, 3 i bambini, fra cui un neonato di 8 mesi . Con loro stanno per arrivare vivi 629 migranti.
«La cosa più impressionante è il container frigorifero di 17 metri che è stato predisposto al porto per ospitare le salme allo sbarco. Prego il Signore che doni agli europei occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli», commenta Giovanni Fortugno del Coordinamento diocesano di cui la Comunità fa parte.
«Garantiamo la disponibilità all'accoglienza di tutti i minori che sono rimasti da soli», sottolinea il Responsabile Generale della Comunità Giovanni Ramonda, che spiega: «Sin da subito ospiteremo i familiari delle vittime per dare loro assistenza umana e supporto psicologico».
(nella foto: nostra accolta, la piccola Lissa, ieri da Papa Francesco)
APG23
28/05/2016
L'arte che parla di pace, l'arte che fa la pace, l'arte che ti fa stare in pace, l'arte che è pace: è quello che si vive mettendosi davanti alla mostra Convivere, realizzata dai ragazzi del Centro diurno “Don Oreste Benzi” di San Tommaso di Cesena, allestita all'interno della fiera di Forlì, dove si sta svolgendo la convention internazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII proprio sul tema della pace.
Un grande letto, anzi una distesa di fieno e paglia su cui poggiano tanti cuscini, nessuno uguale all'altro. Il tutto circondato da elementi volanti come bandiere e tovaglie. Ci sono persino dei tavoli rovesciati. «Non dobbiamo aver paura se alcuni tavoli poggiano solo su due gambe. Il tavolo serve per confrontarsi, discutere, litigare e trovare una soluzione». Così i ragazzi vedono la pace, racconta Flora Amaduzzi, la responsabile del Centro.
Perché i cuscini?
«È la sintesi del nostro lavoro di analisi sulla pace. Il cuscino simboleggia l'opportunità di fermarsi, di ascoltare, ascoltarsi e riflettere. Il mosaico di cuscini come un mosaico di pace. Ogni morbido cuscino rappresenta l'individualità di ognuno di noi che condivide con l'altro anche se diverso».
Diverso come?
«Alcuni cuscini hanno poco colore, altri tanto, altri ne hanno anche nel retro. Tutto si scopre piano piano, come le persone che vanno scoperte piano piano. Ogni cuscino è una copia unica, come l'individuo».
Perché si trovano sopra un letto di fieno?
«Abbiamo pensato al fieno perché è un materiale antico e nuovo, che ha a che fare con il cibo, il nutrimento, ed è profumato. La paglia hanno accolto Gesù. Rappresenta la base della pace».
Poi ci sono le bandiere della pace.
«Guido, 58 anni, con gravi disabilità, è l'autore. Nascono recuperando quello che non serve, tele lasciate nel fondo di un cassettone. Guido dipinge lasciando delle tracce della sua voglia di vivere. Ogni forma nasce da una parte del corpo che diventa impronta».
E i mosaici?
«È l'armonia della pace. Per fare la pace non bisogna scartare niente. Pietre dure, materiale spugnoso, stoffa, pizzi. Oggetti di valore, di scarto. Pesanti, leggeri...»:
Come fa a stare tutto insieme?
«Ci sta. Quando dai un giusto fondo ad uno scarto e ad un ultimo, lui diventa a pieno titolo parte del capolavoro».
E se alziamo lo sguardo vediamo anche...
«Cartoncini accartocciati che ha realizzato una ragazzina marocchina arrivata da poco, che ci dà del filo da torcere. Una tipa spigolosa che quando vede un pezzo di carta è subito rapita: elimina gli angoli, gli spigoli. Il suo intento è cercare di realizzare forme circolari, che tiene in mano, gira e rigira, fino a trovare tanti punti di vista interessanti».
Cosa rappresentano?
«La nostalgia del grembo materno. Sembrano dire: “Io che sono così tanto spigolosa, ho tanto bisogno di questo contenimento, vado a cercare questa armonia che vivevo nel grembo di mia mamma”.
Cioè?
«Aiutami».
L'opera si ferma qui o avete altri appuntamenti?
«L'abbiamo già esposta a Cesena. Il mio sogno sarebbe arrivare alla Biennale, o magari alla Peggy Guggenheim...».
Nicoletta Pasqualini
APG23
27/05/2016
«L’Italia diventi superpotenza della nonviolenza, istituendo un Ministero della Pace, tagliando le spese militari, destinando le risorse ad un investimento strutturale sul servizio civile (ci sono150.000 giovani in attesa) e sostenendo all’Onu il diritto alla Pace come diritto umano fondamentale».
È la proposta lanciata da Giovanni Ramonda,responsabile generale, durante l’assemblea annualedella Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, in corso alla Fiera diForlì sul tema “Le vie che portano alla pace”.
Per rendere attuabile questa proposta la Comunità propone al governo l’introduzione dell’opzione fiscale alle spese militari: «Se non ce la concederanno - sono le parole di Ramonda - faremo obiezione di coscienza».
Una proposta sostenuta da don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, che è intervenuto alla convention. «62 persone possiedono la metà della ricchezza del mondo - ha sottolineato citando dati Oxfam -. Se la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, è chiaro che per difenderla servono le armi».
«L’Italia negli ultimi due anni ha triplicato la vendita di armi – ha proseguito – in particolare verso paesi in guerra. Dietro l’Isis ci sono Arabia Saudita e Qatar: noi vendiamo armi a loro. Il governo dice che è tutto regolare. Serve davvero un ministero della pace».
Tra gli ospiti intervenuti anche la teologa musulmanaSherhazad Housmanche ha sottolineato come il primo modo per gettare ponti sia quello di conoscersi. «I 114 capitoli del Corano aprono tutti con la formula “Nel nome di Dio pienezza di amore e misericordia” – ha spiegato –. Dio onnipotente obbliga se stesso ad una sola cosa: l’amore».
La teologa ha sottolineato che molti punti possono unire mondo cristiano e musulmano. Ad esempio la figura di Maria, l’unica donna nominata nel Corano, «citata 34 volte». «Papa Francesco con il suo andare verso tutti ci sta indicando la via. Non solo ai cattolici ma a tutti», ha ribadito la teologa.
«La globalizzazione ha innescato una situazione di interdipendenza e interrelazione a livello mondiale – ha dettoMara Rossi, medico missionario, oggi rappresentante dellaComunità Papa Giovanni XXIII all’ONU –. Il modello occidentale si sta imponendo come modello unico. Da noi prevale il diritto individuale, i paesi africani e arabi invece vedono la persona inserita nella comunità; è importante la sintesi tra queste due istanze. Dietro la cooperazione internazionale si cela spesso un tentativo di penetrazione non armata. Noi ci stiamo battendo perché non si facciano accordi che minino i diritti umani e stiamo promuovendo il diritto di solidarietà internazionale».
Alberto Capannini, ha portato la testimonianza della presenza di Operazione Colomba nel campo profughi di Tel Abbas in Libano, da cui è partito il primo corridoio umanitario promosso in collaborazione con Sant’Egidio e Chiesa Valdese. «È istruttivo osservare la guerra da una tenda. Solo il 25 maggio sono scoppiati 24 barili di esplosivi, sono stati lanciati 32 missili e sono stati uccisi 9 civili nelle dieci città siriane sotto assedio. In Italia non se ne parla ma la guerra non è finita, deve finire».
Toccante la testimonianza di Akram, uno dei profughi siriani arrivati in Italia con il corridoio umanitario. «Oggi sono felice perché i miei figli sono in un posto sicuro e vanno a scuola. I ragazzi di Operazione Colomba sono la nostra famiglia. È grazie a loro che siamo sopravvissuti».