APG23
06/05/2016
Roulottes posteggiate nei cortili delle case famiglia e delle comunità terapeutiche: la Comunità Papa Giovanni XXIII si ritrova l'11 maggio a Forlì per fare il punto sulle proprie esperienza di condivisione con i popoli rom e sinto. Dalle 9 alle 14 il momento pubblico prevede gli interventi di Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità, di Nazareno Guarnieri, Presidente della Fondazione Romanì Italia, di Mariangela Zecchini, assistente sociale di Rovigo.
Seguiranno approfondimenti con esponenti delle comunità rom e sinte, e con testimonianze dei volontari che per anni hanno vissuto con loro. In particolare si parlerà delle possibilità di successo e di sconfitta nel mondo del lavoro. Luogo: Sala conferenze Bar L'urlo - via Francesco Marcolini 4, Forlì. Per informazioni: 348.9802498
Per saperne di più: "Da oltre vent'anni insieme ai Rom" - leggi l'intervista
APG23
06/05/2016
«Questa casa sotto la protezione della Madonna del Piratello continui ad essere un luogo di ospitalità per i più poveri della città, dove si possa vedere regnare la carità». Ha esordito così Mons. Tommaso Ghirelli, Vescovo della Diocesi di Imola durante la benedizione della struttura di accoglienza per adulti italiani e stranieri, inaugurata ieri sera a 4 km dalla città. Nel 2007 la Caritas di Imola aveva dato vita alla Casa di seconda accoglienza del Piratello destinata a persone sole, esperienza conclusa a gennaio 2016. Ieri il testimone è passato all'Associazione Papa Giovanni XXIII.
Giorgio Mei, papà di una casa-famiglia nella Diocesi di Imola, riferimento della nuova struttura insieme a due giovani che hanno terminato il programma terapeutico e che qui verranno a vivere, punta l'attenzione sui “nuovi poveri” e sulla valorizzazione del territorio. «Cercheremo di dare risposta a chi si trova in difficoltà a causa della crisi economica, a chi ha perso lavoro e casa o a chi dopo una separazione si trova a dormire in auto perchè una casa non ce l'ha più. Oppure a persone fragili come soggetti psichiatrici o vittime di sfruttamento lavorativo. Vogliamo creare una rete di volontari del territorio, che possano sperimentare con noi la bellezza della condivisione, col prezioso sostegno dei frati».
«Gestiremo la struttura secondo il nostro carisma – ha spiegato Andrea Montuschi, Responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII in Emilia - creando una sorta di casa famiglia. L’idea è quella di accogliere persone adulte in situazioni di difficoltà. Alcuni nostri membri e volontari vivranno al Piratello con loro e le accompagneranno nella quotidianità come, appunto, farebbe una famiglia. Abbiamo già la collaborazione di Asp (Azienda di servizi alla persona), Centro di salute mentale, servizi sociali e Caritas. Il progetto gode anche del sostegno della Cei grazie ai contributi per l'8x1000».
L'Associazione di don Benzi già da diversi anni cerca di essere presenza significativa per il territorio. Era il 2004 infatti quando la Comunità qui aderiva alla prima convenzione con l'Asp per l'accoglienza di adulti in situazione di disagio. A Imola l'attenzione per gli emarginati della città oggi resta alta grazie anche alla disponibilità all'accoglienza della Casa “San Clemente” del Poggiolo.
In maggiore difficoltà sono gli adulti tra i 35 e i 55 anni, secondo il Quinto Dossier sulle povertà in Emilia-Romagna della Caritas regionale intitolato Gente di periferia; dal 2014 chiedono aiuto nel 55% dei casi proprio gli uomini soli.
Irene Ciambezi
APG23
06/05/2016
"Un' altra strada è possibile": marcia podistica per la liberazione delle vittime della prostituzione. Partenza da Firenze il 13 Maggio 2016 e arrivo a Viareggio il giorno seguente.
In Italia si stima che le vittime di tratta siano tra le 75.000 e le 120.000. 9 milioni i clienti con un giro d'affari di 90 milioni di euro al mese. Spesso le donne che si prostituiscono appartengono a categorie vulnerabili, in condizioni sociali ed economiche sfavorevoli, private dei loro documenti e non in grado di difendersi e di reagire. Ogni tentativo di contrastare la prostituzione deve considerare non solo l'offerta ma anche la domanda di prestazioni sessuali che alimenta il mercato del sesso a pagamento, sanzionando il cliente.
Programma dell'evento:
Venerdì 13 Maggio, ore 18:00, ritrovo in Piazza della Repubblica a Firenze e saluto delle istituzioni. Testimonianza di una vittima di tratta. Ore 19:00, partenza a passo lento in direzione dell'impianto sportivo Paganelli, via Guidoni 208. Da qui inizio della staffetta con i podisti (itinerario in allegato per Lucca e Pisa). Venerdì 14 Maggio, arrivo a Viareggio previsto per 17:00, testimonianze e saluto delle istituzioni.
La staffetta podistica è promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con IRUN di Michele Innocenti, RUN X YOU e con diverse associazioni del territorio.
Ti aspettiamo a Piazza della Repubblica!
Scarica la Locandina
Scarica il Regolamento
Scarica la Scheda di iscrizione
Promuovi l'Evento Facebook
Per saperne di più: Staffetta podistica, gli atleti
Lettera di incoraggiamento del Sottosegretario di Stato alla Salute Vito De Filippo
APG23
05/05/2016
Storia di Annalisa, che ha condiviso la vita con il poplo Rom, prima in roulotte nei campi nomadi, poi in missione.
Annalisa (nome di fantasia) ha abitato per 8 anni in quello che era il campo rom di via Portogallo a Rimini; vi arrivò nell'estate del 1993 e rimase a condividere la vita con le loro famiglie, vivendo in una roulotte, fino al gennaio del 2001. Poi dal novembre 2001 è stata per una decina di anni nel sud-est asiatico, nel 2013 in Nepal. Dal 2015 è ritornata al fianco di alcune famiglie in Italia, ed oggi è in attesa di ripartire per la missione. A lei chiediamo di raccontarci la storia della "condivisione diretta con i popoli Rom e Sinto" della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Hai vissuto insieme ai Rom per oltre vent’anni; come è iniziata questa esperienza?
Il primo incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII con il popolo Rom e Sinto avvenne a Rimini nell’89, sull’onda dell’entusiasmo dirompente di don Oreste Benzi, il nostro fondatore. Quell'anno un gruppetto di famiglie, appena arrivate dalla ex Jugoslavia, si erano sistemate in un parcheggio dove già sostavano alcuni Sinti. Subito si sollevò la forte reazione della popolazione e dell’amministrazione comunale, per cui in poco tempo il sindaco aveva emanato un decreto di sgombero forzato. Don Oreste era intervenuto personalmente nel prendere le difese delle famiglie Rom, per impedire lo sgombero dall’area occupata. Da quel momento è iniziato un lungo cammino di alcuni membri della Papa Giovanni con i popoli Rom e Sinti; il nostro è stato un percorso irto di ostacoli, incomprensioni e battaglie; eppure ha dato e sta dando buoni frutti.
E cosa avete iniziato a fare?
Ci coinvolgemmo nella mediazione con istituzioni, servizi sociali, comuni, scuole e cooperative per tentare di rimuovere la coltre di paure, pregiudizi e incomprensioni che ostacolavano il rapporto con queste famiglie. Volevamo promuovere dei passi verso l’integrazione sociale e scolastica dei loro bambini, e chiedevamo la regolarizzazione dei documenti per tutti.
A Rimini abbiamo creato nel tempo una rete di interventi che hanno coinvolto le istituzioni civili, diverse altre associazioni ecclesiali (Caritas, Agesci, Rinnovamento nello Spirito) e statali (Enaip). Ognuno ha fatto la sua parte contribuendo con progetti; abbiamo organizzato attività di doposcuola e di animazione, campeggi estivi, gite scolastiche. Abbiamo anche seguito dei percorsi scolastici di prima alfabetizzazione per adolescenti, e di avviamento professionale per l’inserimento degli adulti nelle cooperative. Abbiamo promosso la creazione di borse lavoro.
Nel frattempo, cresceva in noi la convinzione dell’importanza che questo popolo, che non ha una nazione propria, trovasse uno spazio dignitoso per vivere, con un riconoscimento anche legale. Abbiamo seguito l’iter delle leggi che tutelano la presenza dei Rom in Italia, promuovendone il rispetto. Abbiamo cercato di regolarizzare il più possibile le presenze dei Rom in Italia, aiutandoli con i permessi di soggiorno; solo così i nostri amici hanno potuto godere dell'assistenza sanitaria e hanno potuto cercare un lavoro.
Cosa ti hanno insegnato i Rom?
Il legame che è nato con queste famiglie si è consolidato pian piano portando a diverse forme di condivisione di vita con loro: ci sono Rom accolti nelle nostre case famiglia, siamo andati a vivere con loro nei campi nomadi, nelle roulotte; oppure siamo per loro dei ponti con la realtà sociale circostante. La vita condivisa con loro 24 ore su 24 per me è stata una vera palestra; ho imparato ad accogliere la diversità. La cultura Rom non è una minaccia da cui difenderci, ma una risorsa da partecipare agli altri per costruire il bene comune. In questi anni non sono mancati i conflitti, le incomprensioni. Ci sono state anche provocazioni forti, ma queste hanno contribuito a far crescere delle relazioni che oggi sono autentiche e mature.
E dunque qual’è oggi l'approccio?
La mia esperienza con i Rom di Rimini è proseguita fino a quando il campo di via Portogallo ha chiuso: nel 2001 il Comune di Rimini li coinvolse, discutendo ampiamente con loro, in un progetto di redistribuzione sul territorio. Come Comunità rimaniamo al loro fianco rispondendo ai bisogni che di volta in volta emergono: seguiamo l'accoglienza dei bimbi nelle nostre case famiglia, attraverso i servizi sociali, oppure accogliamo i giovani nelle nostre accoglienze per adulti, le capanne di Betlemme. Alcuni giovani che hanno sbagliato sono inseriti in progetti che la Comunità ha attivato in alternativa al carcere. Negli ultimi anni la Papa Giovanni ha sviluppato una nuova modalità: una sorta di ‘condivisione di vicinato’. Si tratta di famiglie intere, con le loro roulotte, che vengono ospitate negli spazi adiacenti alle nostre strutture. Viviamo con i Rom a Rimini, grazie ad uno spazio che è a fianco della capanna di Betlemme nella città romagnola; a Forlì i Rom sono nel Villaggio della gioia, a Bologna in una roulotte posteggiata vicino ad una comunità terapeutica per adulti con problemi di dipendenze.
Vicino a Siena una casa famiglia ha accolto una mamma con i figli, e ospitiamo una famiglia Rom al fianco di un'altra casa famiglia della provincia di Cuneo.
APG23
04/05/2016
L’ufficio dell’APG23 a Ginevra in questi giorni è stato impegnato a seguire i lavori della 17 sessione del gruppo di lavoro intergovernativo sul Diritto allo Sviluppo che si è tenuto a Ginevra nella sala XVI del Palazzo delle Nazioni Unite.
Dal 25 aprile al 3 maggio i delegati di tutti gli Stati membri dell’ONU sono stati inviati a sedersi attorno ad un tavolo per discutere sull’implementazione del Diritto allo Sviluppo e noi di APG23 eravamo al tavolo con loro rappresentando anche altre 11 organizzazioni d’inspirazione cattolica che compongono il gruppo di lavoro sul Diritto allo Sviluppo all’interno del forum delle NGO cattoliche a Ginevra.
Cos’è il Diritto Umano allo Sviluppo?
A questo link trovate un simpatico video (preparato dalla sessione del Diritto allo Sviluppo dell’OHCHR) che permette di cogliere alcuni degli elementi essenziali di questo fondamentale diritto umano dichiarato, proprio trent’anni fa, dalla Assemblea Generale dell’ONU con la dichiarazione n. 41/128 del 4 dicembre 1986.
Nel 2016 ricorre, infatti il trentesimo anniversario della dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo e già alcuni eventi sono stati organizzati per celebrare questo anniversario.
In particolare all’inizio dello scorso Consiglio dei Diritti Umani la “nostra” Dr.ssa Maria Mercedes Rossi è stata invitata a partecipare come relatrice a un evento, organizzato dalla sessione del Diritto allo Sviluppo dell’OHCHR dal titolo: “In Search of Dignity and Sustainable Development for All”. Qui potete trovare il programma e le relazioni svolte durante l’evento.
APG23 da sempre si batte a Ginevra e nel mondo intero (anche con la sua ONG "Condivisione tra i popoli" Onlus) perché il Diritto allo Sviluppo sia pienamente rispettato, protetto e realizzato e divenga realtà soprattutto per le persone più povere e marginalizzate che subiscono quotidiane ingiustizie.
Anche di fronte ai delegati degli Stati abbiamo quindi cercato di difendere il Diritto allo Sviluppo come un’urgente necessità, non solo per le persone più marginalizzate, ma anche per l’intera umanità e per le generazioni future.
Il dibattito tra gli Stati sembra essere stato meno politicizzato rispetto agli anni passati; forse l’adozione unanime all’Assemblea Generale dell’ONU a New York dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con i suoi 17 obiettivi, ha creato un maggior consenso intorno allo sviluppo. Restano però profonde le divisioni tra i paesi più ricchi e sviluppati e quelli più poveri o in via di sviluppo.
Quasi con sconcerto abbiamo costatato durante le discussioni di questi giorni su criteri e sub-criteri per implementare il Diritto allo Sviluppo che non c’è ancora un accordo tra gli Stati, che i veti incrociati continuano e che solo grazie ad alcune delle nostre proposte gli Stati hanno trovato un punto d’incontro. Un successo certamente per noi che cerchiamo di costruire ponti di dialogo tra gli Stati, ma anche la prova di quanto le posizioni siano ancora distanti.
Anche le conclusioni del Gruppo di Lavoro sono state deludenti: gli stati non hanno saputo cogliere l’occasione del 30 anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sul Diritto allo Sviluppo per finalizzare la discussione su un documento consensuale che possa davvero agevolare la realizzazione concreta del Diritto allo Sviluppo.
L’amarezza per l’occasione perduta però ci motiva ancor di più a duplicare gli sforzi perché il Diritto allo Sviluppo divenga presto una realtà per tutti, soprattutto per le persone più povere e marginalizzate.
(1) La risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU n. 41/128 è stata votata il 4 Dicembre 1986 ed è passata col voto di 146 Stati membri dell’ONU a favore, 1 (uno) voto contrario (USA) ed 8 (otto) paesi astenuti (Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Israele, Giappone, Svezia ed Inghilterra).
APG23
04/05/2016
La Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce alla Marcia per la vita dell'8 maggio 2016 a Roma
«E’ con gioia che comunichiamo la nostra adesione ufficiale alla Marcia nazionale per la Vita che si svolgerà a Roma il prossimo 8 maggio.
Una manifestazione di cui condividiamo in pieno gli obiettivi, un’occasione importantissima per scendere in piazza ed esporci per la vita. Pur mirando tutti alla salvaguardia del bene più grande, quello della vita, a partire da quella dei più deboli.
La nostra associazione è fortemente impegnata nella condivisione diretta con persone che vivono in ogni genere di difficoltà e in tutte le fasi della vita, dal concepimento alla morte naturale. Il cardine della nostra vocazione specifica sta nel riconoscere Cristo nel volto di ogni povero che incontriamo nel nostro cammino e nella scelta di farci suoi compagni di viaggio condividendone la vita. Accogliendoli nelle nostre Case Famiglia, vere famiglie con un papà ed una mamma, viviamo sotto lo stesso tetto con chi si trova ad affrontare da solo un momento difficile della vita. Frequentemente si tratta di gestanti tentate o istigate all’aborto dalle situazioni in cui si trovano o dalle persone che hanno accanto.
La nostra azione è sempre accompagnata da un percorso di rimozione delle cause che generano l’emarginazione e l’ingiustizia. Così nei giorni scorsi abbiamo lanciato una richiesta di moratoria sull’aborto. "Siamo in una società che non affronta i problemi ma che sopprime chi pone un problema" ripeteva il nostro fondatore don Oreste Benzi.
Chiediamo al mondo intero una pausa di riflessione. Sospendiamo per almeno tre anni la pratica dell’aborto e vedremo rifiorire la nostra società»,
Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile generale Comunità Papa Giovanni XXIII
APG23
02/05/2016
È certo. Allo studio della Congregazione dei Santi è stata depositata da tempo «una documentazione medica su una presunta guarigione ritenuta straordinaria, attribuita alla intercessione di Sandra». A confermarlo è il vice postulatore diocesano per la causa di Sandra Sabattini, mons. Fausto Lanfranchi.
Qualche mese fa, sulla stampa locale riminese, erano trapelati alcuni dettagli in merito alla persona guarita da un tumore grazie all'intercessione della Serva di Dio. Ma di chi e di cosa si tratti esattamente, mons. Lanfranchi preferisce in questo momento non dire.
La straordinaria guarigione si è verificata nel 2007. Dopo il parere favorevole di Roma è stato dato il via ad un'inchiesta diocesana sul possibile miracolo, perché l'inchiesta sui miracoli va istruita separatamente dall'inchiesta sulle virtù. «Un lavoro impegnativo» aveva detto tre anni fa Lanfranchi, spiegando alla redazione di Sempre di aver fatto pervenire alla Congregazione delle cause dei Santi «un grosso pacco di 2 chili e 800 grammi di documentazione, contenente cartelle cliniche ospedaliere, testimonianze di quelli che sono stati vicini al miracolato, il suo profilo, la sua testimonianza».
IL FATTO È CHE QUALCUNO HA PREGATO SANDRA CHIEDENDOLE AIUTO e qualcosa è accaduto, perché la persona malata è inspiegabilmente guarita. Se la Congregazione dei Santi, in base ai documenti pervenuti dall'inchiesta diocesana, riconoscerà il miracolo, Sandra sarà beata.
Nel frattempo siamo giunti al 32° anniversario della morte della giovane riminese, avvenuta il 2 maggio 1984, a soli 23 anni, mentre si stava recando ad un incontro della ComunitaÌ€ Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, di cui faceva parte.
È stato proprio don Benzi a cogliere, fin da subito, il suo «animo profondo e semplice, contemplativo e razionale, immerso in una fede profonda», leggendo le riflessioni che lei annotava su foglietti, diari scolastici, bigliettini, all'insaputa di tutti. Un tesoro che il sacerdote ha voluto raccogliere e pubblicare ad un anno dalla sua morte, in un diario.
SI ATTENDE ORA CHE LA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI I SANTI SI PRONUNCI sulla Positio, «un documento presentato nel 2015, che racchiude le testimonianze e gli elaborati del processo conclusosi nel 2008» spiega sempre mons. Lanfranchi, precisando: «non tutti, ma solo quelli che mettono in rilievo l’eroicità delle virtù di Sandra. Virtù teologali (fede, speranza, carità) e tutte le altre virtù (giustizia, fortezza, temperanza, prudenza». 550 pagine che la Commissione teologica della Congregazione deve esaminare per stabilire, appunto, l’eroicità delle virtù di Sandra.
Con che tempi? Difficile prevederlo. «A Roma sono sommersi dalle pratiche da esaminare. Una montagna di “santi in attesa” – racconta il vice postulatore –. Comunque, se l’esame risulterà positivo, sarà il Santo Padre che emetterà il decreto di “venerabilità” per Sandra». Se poi le venisse attribuito anche il miracolo, sempre al Papa toccherà decidere per la beatificazione.
Il diario di Sandra, una nuova edizione
È in arrivo la nuova edizione del “Diario” di Sandra Sabattini, edito da Sempre Comunicazione. La nuova edizione, agile e snella, ruota attorno al diario scritto da Sandra dal 1975 fino al 27 aprile del 1984, due giorni prima dell'incidente che ha causato poi la sua morte. Sarà acquistabile entro fine maggio.
Estratto dal mensile Sempre, maggio 2016
APG23
30/04/2016
Nel mese di marzo sono finiti i lavori alla "Falegnameria Sociale” di Nenshat, vicino a Scutari, in Albania; qui si svolgeranno le attività di formazione rivolte alla decina di ragazzi ospiti della comunità di recupero Apg23. I ragazzi che vivono nella casa hanno scelto con volontà e coraggio di affrontare un percorso di riabilitazione. La struttura è l'unica realtà di questo tipo presente in Albania per il recupero per persone con dipendenze; le altre organizzazioni presenti si occupano piuttosto di prevenzione o di terapia farmacologica.
In Albania la piaga dell'uso e dell'abuso di sostanze - ma vanno equiparate e menzionate anche gioco d'azzardo e abuso di alcol - è in forte crescita: l'affacciarsi del modello di vita occidentale, dopo dopo la caduta del regime socialista, ha portato con se l'aumento significativo dell'abuso di droghe da parte dei giovani.
I locali della Falegnameria Sociale prima erano adibiti all'allevamento di animali; adesso sono stati acquistati I macchinari, e l’edificio è stato ristrutturato e messo a norma.
«Per il pieno recupero psicosociale dei ragazzi sono molto importanti il lavoro, la formazione e l’occupazione; in questo contesto ha preso vita il progetto “Falegnameria Sociale”», spiegano i volontari: «quando le idee e la volontà vengono indirizzate unicamente a trovare il modo migliore di rispondere alle necessità delle persone, gli obbiettivi raggiunti aumentano di valore rispetto all'investimento fatto».
I beneficiari dell’iniziativa aumenteranno nel tempo; nuovi fondi si prevede che arrivino grazie alle vendite: i ragazzi hanno già iniziato a realizzare mobili, scarpiere, mensole, piccole riparazioni. Per i partecipanti ai corsi formativi verranno rilasciati attestati certificati dal Colping, l’ente riconosciuto dalle amministrazioni pubbliche per la formazione e l'impiego.
Al progetto hanno dato un apporto importante Caritas Italiana e Ipsia-Albania; fondamentale è stato l’aiuto di Davide Nenshat, mastro falegname e proprietario della falegnameria AD.DG di Lac Vaudejes (nella foto con i nostri giovani), situata a pochi chilometri di distanza.
APG23
26/04/2016
Quando Susi aveva solo 13 anni la sua vita venne stravolta da un arresto cardiaco, che le lasciò un segno indelebile: la tetraparesi spastica post-anossica. Susi non parla con la voce ma comunica con gli occhi, vigili e mobilissimi, e con immensi sorrisi. Non può camminare e per spostarsi ha bisogno di una carrozzina lunga quasi due metri, costruita apposta per lei, e di un pulmino adatto a trasportare il suo fragile corpo. Susi ama la musica e il colore rosa.
Nella casa famiglia "Su ali d’aquila” di Pianengo in cui Susi vive la regola più importante è quella dell’accoglienza. Figure di riferimento sono Caterina e Debora, non ancora trentenni; abitano con loro Mary, giovane ragazza nigeriana con il suo bambino John; Mohammed, ex homeless non udente; Luisa, nonna di tutti; Susi con la sua mamma naturale Silvana.
Susi adora stare in compagnia; aspetta tutti all’evento organizzato per lei. Il 7 maggio 2016 nell’Oratorio di Santa Maria della Croce di Crema la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato una serata di raccolta fondi a suo favore: il ricavato sarà interamente devoluto all’acquisto di un pulmino, per trasportare lei e la sua carrozzina speciale.
Molte offerte sono già state raccolte, tra le quali si segnala la generosa donazione della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona ONLUS.
La serata è stata organizzata grazie alla disponibilità dei Padri Missionari dello Spirito Santo e si compone di due momenti: la cena alle ore 20.00 e la tombolata aperta a tutti, dalle ore 21.30.
ll primo piatto di tortelli cremaschi o di ricotta e spinaci sarà offerto dalla Caritas Parrocchiale; seguiranno arrosto o stinco, patate fritte, verdura, dessert. Aiuterà in cucina lo staff dell’Oratorio di Santa Maria di Crema; offerta libera a partire da 25 euro a persona.
Vedi la Cartella stampa
APG23
24/04/2016
"Anna era sull’altare insieme a me quando ho sposato mia moglie e c’era quando sono nati i nostri figli. Quando ho conosciuto Anna aveva solo 3 anni e si stava lasciando morire, la tristezza per essere appena stata abbandonata dalla sua mamma per la seconda volta era troppo grande. Era gravemente disabile e i dottori avevano detto che non avrebbe vissuto a lungo.
Oggi ha 34 anni e c’è sempre stata nei momenti più importanti della mia vita. A tenerla in vita sono stati i baci e l’allegria dei suoi fratelli, l’amore di noi genitori, le risate dei suoi amici."
- Giorgio, papà di Casa Famiglia
Ci sono ferite che neanche la medicina può guarire. Ferite causate dall’essere stati abbandonati da piccoli, dall’essere stati emarginati per un errore, perché diversi o troppo “difficili”. Queste ferite possono essere curate solo dall’abbraccio di una mamma e di un papà.
Anna, come tanti altri, aveva solo bisogno di qualcuno che scegliesse di amarla per sempre. La sua storia è vera, come quella delle persone che vivono con noi, per tutelarla e proteggerla abbiamo deciso di utilizzare un nome di fantasia.
Ecco cosa fa il tuo 5x1000, potremo continuare ad aprire le porte della nostra famiglia a chi non ha avuto la fortuna di averne una e proteggerle.
Solo grazie a te e a tutte le persone che in questi anni hanno destinato il loro 5x1000 alla Comunità.
Fai un gesto d’amore che non ti costa nulla, destina il tuo 5x1000 alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Basta la tua firma e il nostro codice fiscale 00310810221.
Puoi aiutarci, oltre che con la tua firma, anche con il passaparola ad amici, colleghi, parenti.
E’ facile: vai sul sito 5x1000.apg23.org e scopri come cosa puoi fare! Grazie
APG23
22/04/2016
Roma, New York, Bruxelles. In soli due giorni, il 18 e il 19 aprile. Un vero e proprio tour per parlare dell'impegno della Comunità nell'ambito delle misure alternative al carcere.
Roma, lunedì 18 Aprile, mattina. Gli Stati Generali del Carcere, alla presenza delle massime autorità dello Stato, hanno chiuso la lunga consultazione in vista di una riforma dell'esecuzione penale. Nel corso dell'ultimo anno, Giorgio Pieri, responsabile della Casa “S. Maria del Perdono” ha partecipato ai lavori del Tavolo 12 sulle misure alternative al carcere. Giorgio si è seduto al tavolo, presieduto dall'ex PM di Mani Pulite Gherardo Colombo, insieme a professori universitari, magistrati, avvocati per parlare dell'esperienza della Comunità. Ora, tra le diverse proposte sul tavolo del Ministero della Giustizia, c'è anche il CEC: la Comunità Educante con i Carcerati.
New York, lunedì 18 Aprile, sera. Mara Rossi e Meo Barberis hanno parlato dell'esperienza della Comunità nei percorsi alternativi al carcere per le persone tossicodipendenti. Lo hanno fatto durante un evento parallelo organizzato dall'UNICRI, insieme ad alcuni Governi - Stati Uniti, Italia, Regno Unito, Brasile e Afganistan - ed insieme a San Patrignano e all'Università della Florida.
Bruxelles, martedì 19 aprile. Una delegazione dell'ufficio progetti della Comunità ha presentato i risultati finali del progetto sulle alternative al carcere. Alla mattina presso l'Università di Lovanio, in serata al Parlamento Europeo. Un tour per testimoniare che “l'uomo non è il suo errore”.
Luca Luccitelli
APG23
22/04/2016
Joy (nome di fantasia), 26 anni, arriva a Bologna il 13 aprile, alle ore 14. Infila una mano nella borsa, ne estrae un foglietto spiegazzato. Compone un numero di telefono.
Andrea Distefano, della Comunità Papa Giovanni XXIII, è dall’altro capo della cornetta. Subito si accorda per raggiungerla. In un’ora è già da lei. Presto si attivano i volontari della Comunità; le trovano un posto letto nell’Help-center del Comune, che è un rifugio notturno sicuro.
Nicola Pirani a Bologna è il coordinatore delle attività contro la tratta per la Comunità, e spiega il retroscena: «A volte si tratta di una trappola, le sfruttatrici delle prostitute si fingono sfruttate e vengono da noi; in realtà stanno cercando le ragazze sfuggite dal racket, che avevano sotto la loro protezione e di cui noi siamo riusciti a far perdere le tracce. Ma, dopo tre colloqui in due giorni, Joy ci sembrava sincera».
Tutto l’impegno e il lavoro di Andrea, Nicola e della Comunità, che a Bologna va avanti da 20 anni, quest’anno sarà possibile anche grazie al sostegno dell’azienda Faac e al ricavato dalla vendita del suo Radiocomando del tifoso. Faac lo propone ai fans della squadra di calcio di seria A del Bologna FC, di cui è main sponsor, ma non solo. Perché tutto il ricavato della vendita sarà devoluto alle attività della Comunità contro la tratta delle donne proprio nella città di Bologna. Permetterà ai volontari di continuare ad uscire 4 volte alla settimana per incontrare lungo le strade della città le ragazze schiavizzate, offrire loro una via d’uscita e accoglierle nelle realtà della Comunità. Così come si fa in tutta Italia, dove sono 21 le “unità di strada” di volontari. A Bologna si fa rete: la Comunità lavora in convenzione con il Comune di Bologna, attraverso l'Istituzione per l'inclusione sociale "Don Paolo Serra Zanetti". Solo qui, sono circa 25 le ragazze che ogni anno si ribellano al loro sfruttamento e vengono accolte nelle case della Papa Giovanni.
È stato durante una di queste uscite che un'amica di Joy ha ricevuto il foglietto con il numero di telefono di Andrea. Andrea, parlando con Joy, ne ha raccolto la storia.
Era sbarcata in Sicilia, dopo un viaggio dalla Nigeria durato mesi, fra privazioni e violenze. «Devi andare a Parma», le hanno detto. Lì una donna le aveva rivelato che si sarebbe prostituita fino a saldare un debito di 35.000 euro.
«Ora con lei dovremo affrontare il lungo percorso della regolarizzazione e del rifacimento del passaporto», spiega il coordinatore Nicola Pirani. «Le avevano fatto un documento falso; per le autorità nigeriane Joy adesso non ha più il suo vero nome». Da venerdì scorso Joy ha iniziato il percorso di rinascita ed è entrata in una delle case protette, sparse su tutto il territorio nazionale, nelle quali i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII condividono la loro vita con le vittime di tratta.
«Ringraziamo la Faac Spa per il suo sostegno alle nostre unità di strada e alle realtà di accoglienza», ha commentato Giovanni Ramonda il giorno della presentazione alla stampa del Radiocomando del tifoso; il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII l’ha detto lo stesso giorno della liberazione di Joy.
Per maggiori informazioni su come acquistare il telecomando del Tifoso e sostenere l'attività in strada contro la tratta clicca qui.