APG23
27/05/2016
«L’Italia diventi superpotenza della nonviolenza, istituendo un Ministero della Pace, tagliando le spese militari, destinando le risorse ad un investimento strutturale sul servizio civile (ci sono150.000 giovani in attesa) e sostenendo all’Onu il diritto alla Pace come diritto umano fondamentale».
È la proposta lanciata da Giovanni Ramonda,responsabile generale, durante l’assemblea annualedella Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, in corso alla Fiera diForlì sul tema “Le vie che portano alla pace”.
Per rendere attuabile questa proposta la Comunità propone al governo l’introduzione dell’opzione fiscale alle spese militari: «Se non ce la concederanno - sono le parole di Ramonda - faremo obiezione di coscienza».
Una proposta sostenuta da don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, che è intervenuto alla convention. «62 persone possiedono la metà della ricchezza del mondo - ha sottolineato citando dati Oxfam -. Se la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, è chiaro che per difenderla servono le armi».
«L’Italia negli ultimi due anni ha triplicato la vendita di armi – ha proseguito – in particolare verso paesi in guerra. Dietro l’Isis ci sono Arabia Saudita e Qatar: noi vendiamo armi a loro. Il governo dice che è tutto regolare. Serve davvero un ministero della pace».
Tra gli ospiti intervenuti anche la teologa musulmana Sherhazad Housman che ha sottolineato come il primo modo per gettare ponti sia quello di conoscersi. «I 114 capitoli del Corano aprono tutti con la formula “Nel nome di Dio pienezza di amore e misericordia” – ha spiegato –. Dio onnipotente obbliga se stesso ad una sola cosa: l’amore».
La teologa ha sottolineato che molti punti possono unire mondo cristiano e musulmano. Ad esempio la figura di Maria, l’unica donna nominata nel Corano, «citata 34 volte». «Papa Francesco con il suo andare verso tutti ci sta indicando la via. Non solo ai cattolici ma a tutti», ha ribadito la teologa.
«La globalizzazione ha innescato una situazione di interdipendenza e interrelazione a livello mondiale – ha detto Mara Rossi, medico missionario, oggi rappresentante dellaComunità Papa Giovanni XXIII all’ONU –. Il modello occidentale si sta imponendo come modello unico. Da noi prevale il diritto individuale, i paesi africani e arabi invece vedono la persona inserita nella comunità; è importante la sintesi tra queste due istanze. Dietro la cooperazione internazionale si cela spesso un tentativo di penetrazione non armata. Noi ci stiamo battendo perché non si facciano accordi che minino i diritti umani e stiamo promuovendo il diritto di solidarietà internazionale».
Alberto Capannini, ha portato la testimonianza della presenza di Operazione Colomba nel campo profughi di Tel Abbas in Libano, da cui è partito il primo corridoio umanitario promosso in collaborazione con Sant’Egidio e Chiesa Valdese. «È istruttivo osservare la guerra da una tenda. Solo il 25 maggio sono scoppiati 24 barili di esplosivi, sono stati lanciati 32 missili e sono stati uccisi 9 civili nelle dieci città siriane sotto assedio. In Italia non se ne parla ma la guerra non è finita, deve finire».
Toccante la testimonianza di Akram, uno dei profughi siriani arrivati in Italia con il corridoio umanitario. «Oggi sono felice perché i miei figli sono in un posto sicuro e vanno a scuola. I ragazzi di Operazione Colomba sono la nostra famiglia. È grazie a loro che siamo sopravvissuti».
APG23
26/05/2016
Mons. Loris Capovilla ci ha lasciato il 26 maggio 2016. Uomo colto e con un passato ricco di intense relazioni all'interno della Segreteria di Stato del Vaticano, ha rivestito molti ruoli importanti all'interno della Chiesa. Papa Francesco lo aveva voluto cardinale all'età di 98 anni.
Mons. Capovilla avrebbe voluto Papa Giovanni XXIII patrono dell'esercito?
Il quotidiano Avvenire riporta che Loris Capovilla sarebbe stato favorevole alla dedicazione di Papa Giovanni XXIII a patrono dell'esercito: nel 2008 l'ordinario militare Vincenzo Pelvi avrebbe chieso all’allora arcivescovo emerito di Loreto, Loris Francesco Capovilla, cosa ne pensasse, ricevendone, racconta nell'intervista monsignor Angelo Frigerio, «Un incoraggiamento a continuare». Pelvi però, intervistato da altre testate, nega: «Con Mons. Capovilla di questo non abbiamo proprio parlato».
Loris Capovilla ricorda Don Oreste Benzi: era abbonato alla sua rivista
La redazione del mensile Sempre Magazine della Comunità Papa Giovanni XXIII ha intervistato Loris Capovilla nel 2014, subito dopo la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, di cui era stato segretario particolare. Questa foto di Mons. Capovilla lo ritrae insieme a Don Oreste Benzi; è stata scattata in occasione del loro incontro, insieme ad un gruppo di fedeli di Verona.
Nel Natale del 2015, Monsignor Loris Capovilla ha chiesto al suo segretario Ivan Bastoni di richiamare la redazione: «Ci disse di continuare a portare avanti con l’entusiasmo l'opera del nostro fondatore don Benzi. Ci ha fatto sentire parte di un’unica missione: testimoniare Cristo nel quotidiano» racconta Nicoletta Pasqualini, che lo aveva intervistato.
L'intervista integrale a Loris Capovilla è stata pubblicata su Sempre (chiedi una copia gratuita qui) , il mensile fondato da Don Oreste Benzi, a cui l'alto prelato era abbonato; ripubblichiamo qui sotto le sue parole a poche ore dalla salita al cielo.
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Loris Capovilla a Sotto il Monte (BG)
Nel 2016 sono stati circa 300 i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII che si sono dati appuntamento a Sotto il Monte, per un pellegrinaggio nei luoghi del Papa Buono e del suo Segretario Particolare. Qui Loris Capovilla era arrivato nel 1988, dopo essersi dimesso dagli incarichi pastorali più importanti. In questi luoghi Mons. Capovilla ha vissuto gran parte degli ultimi suoi anni, e proprio nel paese bergamasco caro a Papa Giovanni XXIII ne sono state celebrate il 30 maggio 2016 le esequie.
Ecco le foto del pellegrinaggio.
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Mons. Loris Capovilla: l'intervista esclusiva
«Sono seduto proprio sulla sedia dov’era seduto don Oreste. Questo sacerdote che se pur malato correva e serviva. Se non fanno santo lui non saprei chi potrebbe esserlo». Così mi risponde al telefono Mons. Loris Capovilla quando gli dico che sono del mensile Sempre, della Comunità di don Benzi. Don Oreste lui lo aveva incontrato a Ca’ Maitino di Sotto il Monte nel 2005, durante un pellegrinaggio nel paese natale di Papa Giovanni XXIII. «Che grande impegno che avete, dovete stare tutti insieme – mi dice –. Continuate a camminare nel solco della semplicità e della povertà».
Mons. Capovilla è stato da poco fatto cardinale, a 98 anni, quando lo intervisto. La nomina è stata una sorpresa: ha appreso la notizia ascoltando l’Angelus del 12 gennaio 2014 alla televisione. «Sento dalla voce che il suo spirito è giovane, questo conta» sono alcune delle parole che Papa Francesco gli ha rivolto in una telefonata di congratulazioni.
Per un decennio Capovilla è stato segretario particolare di Papa Giovanni. Un umile prete, e vuole rimanere tale. E se qualcuno lo chiama eminenza dice: «Lasciamo stare l’eminenza».
Il 27 aprile 2014 ci sarà la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII di cui lei è stato segretario per tanti anni. Come ha segnato la sua vita?
«Per disposizione della Provvidenza ho conosciuto in giovane età Angelo Giuseppe Roncalli e l’ho seguito sino al primo incontro personale con lui nel 1950 allorquando egli venne a Venezia a celebrare come Nunzio apostolico a Parigi i 200 anni della morte del fondatore dei Mechitaristi Armeni. Tre anni dopo ne divenni segretario particolare. Ho espletato il mio servizio anche dopo la sua morte e ho continuato ad essere suo segretario. Lungo i 50 anni dalla sua dipartita, l’ho pensato ogni giorno ed ogni ora, sforzandomi di conformare il mio servizio sacerdotale sul suo».
È considerato il papa buono, il papa della pace, eppure è stato anche criticato soprattutto quando annunciò improvvisamente, il 25 gennaio 1959, l’apertura di un Concilio ecumenico nonostante la sua veneranda età.
«È ferma convinzione che nel suo insieme la Chiesa Cattolica ed anche i cristiani di altre denominazioni hanno accolto come dono di Dio l’ispirazione di Papa Giovanni ad aggiornare le strutture disciplinari e guidarle in conformità con le esigenze dell’umanità contemporanea».
Un’idea, quella del Concilio, che le comunicò la prima volta 48 ore dopo essere stato eletto Papa. Cosa le passò per la testa in quel momento?
«A me non passò niente per la testa, tanto più che il codice di Diritto Canonico conteneva un capitolo denominato De Concilio Oecumenico. Se una struttura è già contemplata nella vita della Chiesa, nessuna meraviglia che al Concilio XX (1869-1870) ne potesse venire uno denominato poi XXI».
Oggi nell’età dell’anzianità, come legge i frutti nella Chiesa di quel grande cambiamento dettato dal Concilio?
«Con esultanza e speranza, che è il titolo della quarta costituzione Gaudium et spes. Ho certezza che sulle vie segnate da Dio, la Chiesa Cattolica si è ripresentata col volto di Gesù, maestro, amico e salvatore.
Un anno di pontificato di Papa Francesco. Come vede il momento attuale della Chiesa?
«Ogni Papa costituisce un anello dell’unica catena che segna il cammino di due millenni. Condotto da Dio, ogni successore di Pietro, adempie il suo servizio in Obbedienza e pace secondo il motto araldico di Giovanni XXIII».
Assieme a Giovanni XXIII verrà canonizzato anche Giovanni Paolo II. Quali analogie tra i due?
«Non è necessario che noi immaginiamo i Papi l’uno come fotocopia dell’altro. Ciascuno ha una sua personalità, una sua missione e suoi particolari carismi».
Una coincidenza: mentre per Giovanni XXIII arriva la canonizzazione, per don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è arrivato il nulla osta dalla Congregazione delle Cause dei Santi per l'apertura del processo di beatificazione. Lei ha conosciuto personalmente don Oreste. Che cosa ha visto in lui?
«Ho visto il cristiano e il sacerdote che ha voluto conformarsi a Cristo ed al suo Vangelo. Nel corso della sua vita operosa, eroica, piena di meriti e di sofferenze».
Qual è l’invito che fa alla Comunità Papa Giovanni XXIII?
«Rimanete fedeli alle ispirazioni ricevute dal fondatore e non prestatevi mai a ciò che chiamiamo pubblicità, ma piuttosto preoccuparsi di vita interiore, senza della quale ogni altra attività umana langue. E credete fermamente che l’amore professato per i piccoli, i poveri, i diseredati e i peccatori non rimarrà mai sterile».
Il 22 febbraio 2014 è arrivata per lei la nomina a cardinale. Cosa significa questo riconoscimento a 98 anni e nell’anno della canonizzazione di papa Roncalli?
«Non conviene parlare di sé e tanto meno farlo in circostanze che favoriscono una certa pubblicità. No, non muta nulla… Diceva Boris Pasternak in una stupenda poesia: “Essere famoso non è bello. / Non è questo che eleva in alto. / Non si deve tenere l’archivio / trepidare per i manoscritti. / Fine della creazione è dare tutto di sé / e non lo scalpore, non il successo. / È vergognoso, quando non si è nulla / diventare per tutti una leggenda”».
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APG23
25/05/2016
Prende il via venerdì 27 maggio, la tre giorni generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. Almeno 1500 persone arriveranno da tutta Italia e dagli oltre 30 paesi esteri in cui la Comunità è presente; verranno per incontrarsi, confrontarsi, guardare al futuro. L’assemblea si concluderà domenica 29 maggio. Quest’anno il tema designato è la pace.
Il pomeriggio del venerdì, dalle ore 15, nell'incontro pubblico "Le vie verso la pace - come costruire la pace attraverso scelte economiche sostenibili, stili di vita alternativi, dialogo interreligioso e lotta alle ingiustizie" si terranno gli interventi di:
Giovanni Ramonda, presidente Comunità Papa Giovanni XXIII;
don Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi Italia;
Shahrzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana;
mons. Giorgio Lingua nunzio Apostolico di Cuba;
Mara Rossi, rappresentante alle Nazioni Unite per la Comunità Papa Giovanni XXIII;
Alberto Capannini, Operazione Colomba, corpo civile nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Modererà Laila Simoncelli, avvocato, consulente in materia di diritti umani.
Guardalo in diretta!
A seguire ci sarà la testimonianza di un profugo siriano arrivato in Italia lo scorso febbraio con un corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in collaborazione con Operazione Colomba.
L’appuntamento è da venerdì 27 a domenica 29 maggio alla fiera di Forlì, in via Punta di Ferro; l'evento introdurrà la 3 giorni generale della Comunità e verrà promosso usando l'hastag #3gg2016;
(foto di Thomas Monticelli)
APG23
24/05/2016
La relazione finale della rappresentanza APG23 che ha partecipato a New York a questo evento
La Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGASS) sul tema del contrasto all'offerta e alla domanda di droghe avrebbe dovuto avere luogo nel 2019, a 10 anni dalla precedente edizione svoltasi nel 2009.
Nell'anno 2012 i presidenti di Colombia Guatemala e Messico avanzavano la richiesta di organizzare una conferenza internazionale sulla riforma della politica sulla droga e, in particolare, sulla modificazione dei trattati internazionali che indicano le linee di politica alle quali gli Stati membri sono tenuti ad attenersi.
Di fatto tale richiesta, concretizzatasi nell'assemblea di aprile, 2016 era preciso tentativo di rendere meno vincolanti le proibizioni previste, nei trattati internazionali di distribuzione controllata o legalizzazione di alcune sostanze psicoattive se non per scopi medici o scentifici, in particolare dei derivati della cannabis.
Va subito detto che, in tal senso, nel dibattito preparatorio dell'assemblea di aprile e poi nei documenti elaborati in merito e quindi nelle discussioni assembleari, questo rischio è stato scongiurato. La gran parte dei 193 Stati membri si sono infatti assolutamente dichiarati contrari ad ogni percorso di distribuzione controllata o legalizzazione delle sostanze psicoattive.
Importante considerare che le scelte fatte da alcuni Stati, Uruguay in testa, di aprire forme di distribuzione controllata di tale sostanza sono state sanzionate dal INCB (international narcotics control board), organo di controllo dell’ONU, come precise violazioni dei trattati internazionali.
Con ogni probabilità l'appuntamento prossimo,che sarà nel 2019, vedrà il reiterarsi degli sforzi di coloro che ritengono necessario aprire possibili forme di legalizzazione o liberalizzazione o distribuzione controllata delle sostanze psicoattive.
Altro tema centrale di questo appuntamento è stato la sottolineatura della necessità urgente di rafforzare il rispetto dei DIRITTI UMANI dei consumatori di sostanze psicoattive e di coloro che subiscono condanne per reati connessi allo spaccio di droghe.
Numerosi gli Stati, tra cui l'Italia, che avevano chiesto l'inserimento nei trattati internazionali della proibizione dell'utilizzo della pena di morte come punizione per la detenzione o lo spaccio di sostanze psicoattive. Paesi come la Cina, l'Iran, Afghanistan tuttora utilizzano prevedono la pena di morte per i tossicodipendenti trovati in possesso di droga o condannati per reati connessi.
Non è stato purtroppo possibile raggiungere l'unanimità delle opinioni in merito. L'intervento della rappresentante del governo cinese ha sottolineato come le convenzioni internazionali attualmente non esprimono pareri vincolanti in materia e il governo cinese non è certamente intenzionato a modificare la sua posizione.
Il rappresentante del governo iraniano non ha espresso nessuna posizione in merito. Semplicemente si è limitato a dichiarare che il proprio paese è intenzionato a rispettare i diritti umani anche dei tossicomani o degli spacciatori, ma senza specificare se questa posizione porterà a un superamento dell’utilizzo della pena di morte.
La stragrande maggioranza dei rappresentanti dei paesi accreditati e la totalità dei rappresentanti della società civile e delle varie organizzazioni non governative ha comunque fortemente avanzato la richiesta di una moratoria nell'applicazione della pena capitale, nell'attesa che si possa finalmente giungere ad una sua esplicita abolizione.
Il tema dei Diritti Umani e del rispetto di tutte le persone, comprese coloro che presentano problemi di tossicodipendenza o che sono state condannate per reati inerenti al possesso allo spaccio di droghe, è stato uno dei temi forti di questa assemblea. Sia nell'esecuzione penale delle condanne sia nei percorsi di trattamento e riabilitazione delle persone con problemi di dipendenza forte accento è stato posto sulla necessità del rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo.
Il Side Event organizzato da UNICRI
In particolare sul tema dell'esecuzione penale è stato rilevante l'impegno nel percorrere strade alternative alla reclusione utilizzando percorsi alternativi alla detenzione, sul modello in vigore vari paesi fra cui l'Italia. In tal senso ha avuto luogo un side event, organizzato dall'UNICRI (United Nations interregional crime and justice Research Institute), a cui abbiamo preso parte anche noi come comunità Papa Giovanni XXIII e la comunità di San Patrignano. Questo side event che ha visto la partecipazione anche di numerosi Stati: Italia, Stati Uniti, Brasile, Gran Bretagna. L'interesse riscosso, in particolare dalla relazione congiunta presentata da noi e San Patrignano, è stato notevole. Purtroppo a causa della brevità del tempo disposizione abbiamo dovuto presentare insieme un'unica relazione noi e la comunità di San Patrignano e fornire quasi degli spunti più che un'analisi dettagliata del fenomeno e delle proposte in merito.
Comunque, certamente è stato importante dare questo piccolo ma significativo contributo che prende vita da decenni di esperienza concreta sul campo, partendo dai dati che dimostrano che percorsi alternativi alla reclusione in carcere, nell'esecuzione penale, basati sulla scelta del recupero della persona, sulla scelta educativa più che punitiva danno possibilità di recupero assolutamente superiori alla semplice reclusione in carcere.
Nella giornata di mercoledì 20 se svolto un altro side event organizzato dalla comunità di San Patrignano ed alcuni Stati che aveva come focus la valutazione dell'efficacia del trattamento riabilitativo basato sulla residenzialità nelle strutture terapeutiche. Era presente anche una rappresentante dello Stato svedese che, come è noto, dopo numerosi anni di politiche di contrasto alle dipendenze basate su strategie di riduzione del danno e di “contenimento” e di “controllo” del fenomeno ora sta sviluppando politiche molto più orientate al recupero della persona, anche attraverso la residenzialità dei percorsi riabilitativi.
Il lavoro assembleare in plenaria si è svolto attraverso cinque tavole rotonde:
Riduzione della domanda e misure relative
Riduzione dell’offerta e misure relative
Droghe e diritti umani, giovani, donne, bambini e società.
Nuovi scenari, problemi e situazioni nella prevenzione e nell’intervento sul problema mondiale della droga in accord con le normative internazionali incluse le tre convenzioni sul controllo delle droghe.
Sviluppo delle coltivazioni alternative a quelle illecite di coca, oppio e cannabis. Collaborazione internazionale in merito.
Si sono svolti 43 Side Events e 2 Special Events.
Nelle quattro giornate di lavoro abbiamo avuto modo di confrontarci con I componenti della delegazione italiana, sia nella figura del dottor Coppola, rappresentante del governo italiano presso la sede ONU di Vienna, sia con la dottoressa De Rose, coordinatrice del Dipartimento politiche antidroga istituito presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Mara e io abbiamo avuto conferma che la presenza in questi momenti istituzionali è di grande importanza per poter essere voce di chi non ha voce, per poter dare il nostro piccolo ma importante contributo come comunità anche a livello di proposte legislative nell'ottica della rimozione delle cause.
Abbiamo constatato con rammarico che i rappresentanti della società civile (ONG e altre organizzazioni) sono stati un pò penalizzati nella partecipazione dalla scelta di creare ingressi e spazi riservati solamente alle rappresentanze governative. Anche l’organizzazione tecnica dell’evento si è rivelata un pò approssimativa.
Proprio per dare maggiore efficacia alla nostra presenza, diviene importante valutare la nostra eventuale partecipazione anche a cartelli di intenti, quale ad esempio EURAD (network for prevention,treatment and recovery), che propongono posizioni in linea con le nostre.
Bartolomeo Barberis
APG23
23/05/2016
Da alcune settimane il capoluogo toscano sta applicando il primo Regolamento comunale per la tutela ed il decoro del patrimonio culturale del centro storico in Italia che dice no alle attività illecite di centri massaggio, minimarket e sale giochi. Questo è stato possibile solo dopo aver superato la liberalizzazione delle attività commerciali prevista a livello europeo grazie al fatto che il centro storico è patrimonio Unesco.
«Se un esercizio commerciale aumenta il degrado della città – spiega Serena Perini, consigliere e presidente della Commissione per i Diritti umani, l'Immigrazione, le Pari opportunità del Comune - il sindaco può intervenire per la tutela della salute dei cittadini specialmente dei più giovani. Ma c'è stato un lavoro d'insieme molto importante che ha permesso di vietare l'apertura dei centri massaggio dove spesso si nasconde lo sfruttamento sessuale, la chiusura dei minimarket che non rispettano le norme igieniche e vendono alcolici, a basso prezzo e da asporto, o il divieto di venderli dalle 21 alle 6».
Infatti a Firenze hanno raccolto una documentazione dettagliata la Polizia municipale, l'Ufficio prevenzione e soccorso pubblico della Questura, l'Osservatorio di Epidemiologia dell'Ars Toscana, il Quadrifoglio per i Servizi Ambientali e così, dati alla mano sui casi di coma etilico, sullo sfruttamento della prostituzione, sul rischio di ludopatia nelle sale giochi e sull'aumento del degrado del centro storico non è stato difficile arrivare all'approvazione del Regolamento che è un primo passo per scoraggiare la diffusione di attività illegali nelle grandi città.
APG23
23/05/2016
Dipendenze patologiche, maternità , prostituzione, cooeperazione sociale e pace. La comunità di don Benzi invia le sue priorità ai candidati sindaci e chiede che si pronuncino.
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Cinque priorità per una città migliore, partendo dai bisogni degli ultimi. Le ha individuate la Comunità Papa Giovanni XXIII e raccolte in un documento che ha inviato alle segreterie dei candidati al ruolo di sindaco di Bologna in occasione delle elezioni amministrative del 5 giugno.
«Come comunità viviamo accanto agli emarginati, ai cosiddetti ultimi – spiega Andrea Montuschi, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII per la Zona Emilia – ed è proprio a partire dalla condivisione con loro che abbiamo individuato alcune priorità . Siamo convinti che solo mettendo al centro gli esclusi si possa costruire una società migliore per tutti».
Nel documento “La società del gratuito a Bologna. Un proposta di politica amministrativa†questi ultimi acquistano un volto preciso: sono le persone fragili che diventano vittima di dipendenze patologiche da droghe o gioco d'azzardo, mamme e coppie che sono in difficoltà  nel mettere al mondo e crescere i figli, ragazze e donne trafficate e sfruttate nel mercato della prostituzione. Inoltre due punti riguardano la cooperazione sociale e la pace.
«Su ogni punto abbiamo cercato non solo di sollevare il problema ma anche di fare proposte operative – spiega Montuschi –. Ci aspettiamo ora che i candidati si esprimano, in modo che si possa tener conto delle loro risposte nelle preferenze di voto. Siamo anche disponibili ad incontrarli per ulteriori approfondimenti».
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Scarica il documento.
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APG23
21/05/2016
27 maggio 2016 - fiera di Forlì (Via Punta di ferro 2) - Incontro pubblico promosso dalla ComunitaÌ€ Papa Giovanni XXIII
INTERVENTI DI
Giovanni Ramonda, presidente Comunità Papa Giovanni XXIII
don Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi Italia
Shahrzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana
mons. Giorgio Lingua nunzio Apostolico Cuba
Mara Rossi, rappresentante alle Nazioni Unite per la Comunità Papa Giovanni XXIII
Alberto Capannini, Operazione Colomba, corpo civile nonviolento di pace dell’Apg23
Modera Laila Simoncelli, avvocato, consulente in materia di diritti umani
TESTIMONIANZA di un profugo siriano arrivato in Italia lo scorso febbraio con un corridoio umanitario organizzato dalla ComunitaÌ€ di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in collaborazione con Operazione Colomba.
Scarica il save the date [pdf]
APG23
18/05/2016
Il 17 giugno, durante l’Ecofin (il Consiglio Economia e Finanza che si riunirà in Lussemburgo), promettono di raggiungere un accordo storico i dieci Paesi europei della cooperazione rafforzata, tra cui l’Italia. Potrebbe essere approvata la prima Tassa europea sulle Transizioni Finanziarie (TTF), che potrà contribuire a disincentivare pratiche speculative sui mercati, e a far versare al settore finanziario un giusto contributo agli Stati.
«Le risorse raccolte dalla TTF europea, stimate in circa 6 miliardi di euro l’anno solo per l’Italia, potrebbero essere destinate per creare occupazione, finanziare i servizi pubblici e contrastare povertà estrema,epidemiee cambiamento climatico», sostengono associazioni e movimenti, fra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno costituito una cordata: la campagna italiana ZeroZeroCinque che a livello europeo si coordina con altre 12 "Robin Hood Tax Campaigns".
«L’adozione di una tassa sulle transizioni finanziarie sarebbe finalmente un passo decisivo per tutelare l'economia dalle bolle speculative della finanza che si ripercuotono ciclicamente ed in modo devastante sull'economia reale», hanno scritto le associazioni in una nota congiunta.
Maggiori informazioni e materiale per promuovere la campagna si possono trovare sul sito www.zerozerocinque.it
APG23
17/05/2016
«il 20 Maggio vivremo il Pellegrinaggio a Sotto il Monte, vicino a Bergamo, per incontrare la vita di Papa Giovanni XXIII da cui la nostra Comunità prende il nome. Nell’Anno Santo un cammino nella fede, per rinnovare la nostra vocazione, per scegliere di donare la nostra vita con gioia con i piccoli e i poveri, nella Chiesa perché il mondo creda», così Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità, invita tutti i membri ad unirsi a questo momento di incontro e di preghiera.
La data precede di pochi giorni l'evento annuale più importante dell'Associazione di Don Oreste Benzi: la Tre giorni generale di Forlì durante la quale tutti i membri che hanno scelto di vivere la propria vita insieme agli ultimi, si troveranno insieme da tutto il mondo.
Mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, accompagnerà i fedeli. Questo il programma:
ore 9,00 - 9,30 ritrovo a Sotto il Monte c/o Casa del Pellegrino (200 mt. dal Santuario)
ore 9,30 - 12,30 visita della Casa del Pellegrino, del Giardino della Pace, del Santuario, della casa natale di San Giovanni XXIII, della casa in cui il Papa è vissuto.
ore 12,30 Pranzo comunitario
ore 14,00 Saluto di Giovanni Ramonda e testimonianze sulla vita del Santo
ore 15,00 Santa Messa
Per partecipare è necessario prenotarsi tramite le segreteria di zona della Comunità.
APG23
12/05/2016
«La nuova legge sulle unioni civili, pur non citando le parole matrimonio e famiglia, apre di fatto al matrimonio tra persone dello stesso sesso». È il parere di Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, sulla legge approvata ieri in via definitiva dalla Camera.
«I diritti individuali sono già tutelati, mentre la struttura di questa legge apre la strada, magari tramite sentenze, ad estensioni di diritti tipici del matrimonio, tra cui la possibilità di adottare figli. Aver blindato il testo con il ricorso alla fiducia ha impedito che potessero essere portate delle migliorie a tutela dei più deboli, come ad esempio il divieto esplicito del ricorso all'utero in affitto anche in Paesi dove questo è permesso».
Auspichiamo che Governo e Parlamento dedichino soprattutto attenzione ad affrontare con urgenza le difficoltà in cui versano le famiglie – conclude Ramonda –, sostenendo la natalità, la cura di anziani e disabili, le politiche abitative, il lavoro compatibile con la cura dei figli, perché è qui che si gioca il futuro della società».
APG23
11/05/2016
Sala conferenze gremita di Romanì e Gagi questa mattina presso il Bar l’Urlo di Forlì. I Romanì – per chi non lo sapesse – sono gli appartenenti al popolo che unisce le comunità di Rom, Sinti, Kalé, Manouches, Romanichels, altrimenti chiamati in mondo confuso e impreciso “zingari”, “nomadi”, “gitani”; i gagi sono invece tutti gli altri, i “non rom”.
Le donne Romanì vengono con i loro bambini in braccio. È un elemento che le contraddistingue ovunque, e uno dei grandi pregi di questo popolo. «Papa Francesco nella Amoris Laetitia ha detto “benedette le famiglie numerose” – ha ricordato Giovanni Ramonda nei saluti iniziali – quindi si riferiva a voi».
L’incontro è promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che con i Rom cammina dal 1989. «È stato don Oreste Benzi – ha raccontato Ramonda – che ci ha fatto sentire nell’anima il desiderio di camminare insieme a questo popolo. Abbiamo dovuto modificarci reciprocamente. Ci sentiamo in cammino insieme».
«E – ha concluso – oggi è il momento della responsabilità, non della recriminazione, per rendere reali alcuni diritti essenziali primo tra tutti il diritto alla terra».
Nazzareno Guarnieri, Rom abruzzese, Presidente della Fondazione Romanì Italia, oratore appassionato, ha avuto la parte principale della mattinata. «La storia della nostra cultura è piena di malintesi e distorsioni. Si dice “nomadi” ma non siamo nomadi per cultura, si dice “poveri” ma non siamo poveri per cultura».
C’è una responsabilità di tutti, e in questo processo le politiche devono promuovere ed integrare, e i Romanì devono essere flessibili per partecipare e per far evolvere la loro cultura. Perché tutte le culture evolvono. Se non si evolvono è perché si sono chiuse.
«Oggi l’obiettivo è quello di creare un nuovo modo di essere rom nel terzo millennio».
Ma come? Negli ultimi decenni ci sono stati un sacco di progetti con grande spreco di risorse ma che non hanno prodotto nulla. È allora necessario un modello di interventi basato sullo sviluppo delle comunità «avviando processi, non prestazioni. Non sempre buonismo e assistenzialismo produce effetti utili, spesso incide negativamente sull’autostima della persone» ha continuato Guarnieri.
E poi la provocazione: «In Italia ci sono stati migliaia di progetti per i rom all’interno dei quali non ci sono professionisti rom. Non rom qualsiasi, ma rom professionisti. Ho visto mediatori culturali che non sanno leggere e scrivere, e questo incancrenisce i pregiudizi».
Servono invece «Rom che abbiano una qualificazione professionale e morale», per avviare processi di dialogo fecondo tra le culture.
Per approfondire: https://www.apg23.org/it/rom_e_sinti/
APG23
09/05/2016
Giovanni Ramonda, successore di don Oreste Benzi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, presenterà il giorno 11 maggio alle 18 a Forlì presso i locali de "L’urlo", in via Marcolini 4, il suo libro "I cinque talenti degli sposi, provocazioni sul matrimonio e sulla famiglia" scritto in occasione del recente percorso sinodale.
Ramonda propone una chiave di lettura che parte dall’esperienza personale e dal concetto del dono: è da oltre trent’anni sposo e papà di tre figli, nati dal matrimonio, che vivono con gli altri 8 accolti nella sua casa famiglia.
Il Responsabile generale della Comunità approfondisce i doni specifici che gli sposi sono chiamati a far fruttare: l’amore tra gli sposi e ai figli, la vita feriale di lavoro e preghiera, l’apertura ai poveri e al mondo; questi diventano una missione per tutti, non solo per i credenti, per creare tessuto fecondo di nuova umanità.
Il libro è arricchito dalla prefazione di Mons. Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto e Segretario Speciale del Sinodo sulla Famiglia.