APG23
21/07/2016
Venerdì 15 luglio Giovanni Paolo Ramonda, il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII è stato ricevuto dal vescovo ausiliare di Bruxelles – Mechelen, monsignor Leon Lemmens.
Monsignor Lemmens è il vicario della parte fiamminga della sua diocesi. Dal 2005 sino all'ordinazione episcopale nel 2011 è stato membro della Congregazione per le Chiese orientali.
Dal 1977 è membro della Comunità Sant'Egidio e conosce bene il carisma e le attività portate avanti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Durante questo incontro il vescovo ha chiesto al responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda la disponibilità della Comunità ad aprire una struttura per accogliere i rifugiati provenienti da luoghi di guerra e conflitto. Oltre all'accoglienza dei richiedenti lo status di profughi, il vescovo Lemmens ha individuato quelli che lui stesso definisce “gli ultimi tra i più poveri”: le persone alle quali viene rifiutato il permesso di soggiorno. Per un'anomalia della legge belga esse possono fermarsi nel Paese ma non potranno mai ricevere i documenti. Questo significa niente lavoro, scuola o possibilità di progettare il futuro. In diocesi sono già disponibili alcune strutture adatte al progetto ed anche i necessari fondi economici per la sua realizzazione.
Il passo successivo è ora quello di individuare membri di comunità che si sentano chiamati ad andare a condividere in questa terra con “gli ultimi tra i più poveri”.
Affidiamo all'intercessione di don Oreste Benzi e Sandra Sabattini e alle nostre preghiere questa richiesta.
(Pierpaolo Flesia, responsabile della zona CentroEuropa)
APG23
20/07/2016
E anche quest’anno il 25 Giugno si è celebrata la Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga, giornata indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987, occasione per riportare all’attenzione il tema delle dipendenze patologiche, spesso trascurato dall’opinione pubblica e dei mass media, ma che continua a segnare dati allarmanti. Secondo l’Onu, circa 200 milioni di persone nel mondo assumono droghe almeno una volta all’anno. Di questi, 25 milioni sono considerati tossicodipendenti; senza parlare poi del gioco d’azzardo patologico che, solo in Italia, vede coinvolte ormai più di 1 milione di cittadini con tutte le gravi con conseguenze a livello individuale familiare sociale ed economico.
La Comunità Papa Giovanni XXIII anche quest’anno ha scelto di celebrare questa giornata indicendo la GIORNATA DELL’INDIPENDENZA; lo ha fatto il 25 Giugno riunendo a Bologna 350 ragazzi, ospiti delle sue 19 strutture terapeutiche sparse in Italia. Lo ha fatto in modo singolare prima attraverso una marcia pensante per le vie della città in cui tra cartelli colorati, con la musica si è data voce ai ragazzi e alle loro testimonianze di vita; ha continuato a farlo nel pomeriggio presso il cinema Teatro Galliera dove assieme a Monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Paolo Ramonda, i ragazzi hanno avuto modo di dialogare sul tema della bellezza.
Una frase tratta dal film I 100 passi ha dato spunto al confronto pomeridiano: «Non ci vuole niente a distruggere la bellezza… bisognerebbe ricordare alla gente che cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla e a difenderla». Interessanti le domande poste dai ragazzi alle quali Paolo Ramonda e “don Matteo”, come ha precisato di voler essere chiamato monsignor Matteo Maria Zuppi, han fatto seguito altrettante stimolanti risposte tutte nella direzione di esortare i ragazzi alla ricerca della vera bellezza da cercare non in modo facile ed effimero.
La giornata dell’Indipendenza si è conclusa con la premiazione dei tornei sportivi e del concorso “PrimaVera” poesia, rivolto ai ragazzi ospiti delle strutture terapeutiche, un concorso dedicato a Elio Morri, un caro amico della Comunità Papa Giovanni XXIII morto prematuramente 10 anni fa.
Leggi il discorso tenuto in Piazza Verdi
APG23
18/07/2016
In un periodo drammatico per le troppe tristi notizie che giungono dall'Europa e dal mondo, trova fortunatamente spazio anche qualche buona notizia: l'8 luglio ad Atene è stato inaugurato il Centro di accoglienza per i profughi “Neos Kosmos Social House” e la Casa Famiglia Divina Provvidenza della Comunità, che è presente in Grecia da circa due anni e fin da subito ha iniziato ad accogliere e occuparsi di giovani profughi.
«C’era una grossa struttura, una volta gestita dalle suore, che era rimasta vuota. Il Nunzio Apostolico ha dato questa casa alla Caritas italiana con l'idea di avviare gemellaggi tra famiglie, seguendo l’invito di Benedetto XVI. Proprio in quel momento c’era una famiglia della Comunità disponibile a partire per la Grecia… e così si è composto il puzzle». La famiglia disponibile a partire è quella di Fabiola Bianchi e Filippo Bianchini, che si sono trasferiti in Grecia con i loro figli.
La Casa Famiglia e il Centro di Accoglienza fanno parte del complesso delle suore, ristrutturato grazie ai fondi della Caritas di Foligno; quest'ultimo sarà gestito dall’Associazione Arca del Mediterraneo in collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII e potrà ospitare fino a 60 persone.
Un segnale forte per l’Europa da parte del popolo greco e di quello italiano che, nonostante l’incalzante crisi economica, dimostrano ancora una volta di credere che l’emergenza profughi possa essere affrontata in modo incisivo solo aprendosi all’accoglienza e non tirandosi indietro.
Oltre ad accogliere famiglie di profughi, la Casa Famiglia Divina Provvidenza di papà Filippo e mamma Fabiola stanno operando per promuovere il riconoscimento ufficiale dell’affidamento familiare in Grecia. In questi due anni sono già riusciti a coinvolgere i Servizi Sociali di Atene e in via del tutto sperimentale potranno presto accogliere bimbi greci in difficoltà.
Si è trattato di un momento di grande festa che ha visto la partecipazione di diversi rappresentanti della Caritas sia italiana che greca e di nove vescovi. Ringraziamo in particolare il Cardinale Mons. Francesco Montenegro, presidente di Caritas italiana, che con grande umanità ha vissuto questa giornata insieme ai piccoli già accolti nelle strutture.
Fai parte della nostra famiglia in Grecia, sostieni la Casa Famiglia di Filippo e Fabiola
APG23
15/07/2016
«È ipocrita chiedere uno "stato d'emergenza prolungato di fronte ai terroristi", come già ha annunciato il presidente francese François Hollande, ed alzare i livelli di controllo e della paura»: Antonio De Filippis, responsabile del corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, Operazione Colomba, è costernato. «La sequenza di attentati degli ultimi 15 giorni, a poca distanza l'uno dall'altro, all'aeroporto Ataturk di Istambul lo scorso 28 giugno, e poi di seguito a Dacca, a Baghdad, a Medina e ieri a Nizza, sono espressione di molteplici cause tra cui le contraddizioni interne al mondo islamico. È anche vero però che in alcuni di questi casi siamo di fronte a persone squilibrate, che proprio grazie all'aumento della paura riescono a costruire una propria identità. Alcuni attentati sono causati da psicopatici: l’hanno scritto 35.000 persone dei paesi arabi in risposta al twitter diella giornalista americana Xeni Jardin lanciato la sera del 1 luglio, subito dopo l'attentato di Dacca:
Dude ISIS is bombing Muslim people in Muslim communities during the Muslim holy month of Ramadan how is ISIS Muslim no they're psychopaths
— Xeni Jardin (@xeni) 3 luglio 2016
"Amici, l'Is sta bombardando musulmani nelle comunità musulmane durante il mese sacro del Ramadan. Sono musulmani? No, sono psicopatici”. Questa affermazione trova un riscontro ancora più forte nell'attentato del 4 luglio a Medina, presso uno dei luoghi più sacri dell'Islam, all'esterno della Moschea del profeta Maometto».
«Ieri a Nizza l’unica novità è stata - continua De Filippis - che l'attentato è avvenuto vicino a casa nostra. Fingere stupore è ipocrita: è come se i nostri politici non fossero a conoscenza delle enormi responsabilità che hanno i paesi occidentali, nessuno escluso, a cominciare dalla guerra in Iraq del 2003».
«È di questi giorni la pubblicazione del lavoro della commissione d'inchiesta britannica sulla guerra in Iraq, presieduta da Sir John Chilcot: è un vero e proprio atto di accusa nei confronti dell’allora Primo Ministro Tony Blair, per la scelta di intervenire militarmente in Iraq. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon già lo scorso settembre aveva indicato con chiarezza come responsabili della guerra in Siria 5 paesi: Usa, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Iran e i loro satelliti. Questi non vogliono la pace in Siria e non vogliono debellare il Daesh; gli interessi in gioco sono elevatissimi: il petrolio del Medio Oriente, i nuovi oleodotti in costruzione che muovono quantità enormi di denaro, il controllo del territorio, l'enorme massa di armamenti venduti - Francia e Italia in prima linea - ai vari paesi in guerra».
È questa la spiegazione per il responsabile della Colomba, per il legame diplomatico stretto fra paesi occidentali e con Arabia Saudita e le monarchie del petrolio: «Ricevono armi dall’occidente e poi esportano il Wahabismo, un modello di Islam radicale vicino al terrorismo, che finanzia, oltre ai gruppi armati, anche le costruzione di moschee (fra cui quella di Roma) e la formazione degli Imam in tanti paesi europei. Nulla è stato fatto per cambiare questa politica: il primato continuano ad averlo affari, multinazionali, interessi nazionali dei sigoli stati».
De Filippis è forte dell’esperienza in terra di conflitto realizzata in diverse parti del mondo dai giovani di Operazione Colomba: il sostegno alle attività rurali, la creazione di momenti di incontro fra le parti, la presenza di un contingente esterno disarmato, mostrano come sia possibile, pur con risorse esigue, abbassare i livelli di tensione.
«Esprimo grandissimo rispetto e cordoglio per ogni essere umano vittima degli orrori della violenza, ma per favore basta ipocrisia e parole vuote», conclude.
APG23
14/07/2016
«Più corridoi umanitari, meno barconi e meno traffici di esseri umani» queste le parole del Presidente del Senato Pietro Grasso, in visita a Lampedusa il 9 luglio scorso ed intervistato proprio sulla questione migranti da Avvenire.
Parole che si trovano in linea con il side event organizzato dall’ufficio internazionale dell’APG23, tenutosi giovedì 16 giugno al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Tra il pubblico erano presenti varie Ong, alcune delegazioni di Stati e anche lo Special Rapporteur sul Traffico di Esseri Umani, specialmente Donne e Bambini, Maria Grazia Giammarinaro, che ha espresso parole di sincero apprezzamento per l’iniziativa.
Come già annunciato nell’articolo del 13 giugno scorso, l’evento ha presentato il progetto pilota dei corridoi umanitari quale buona pratica di Solidarietà Internazionale (video introduttivo), tema su cui l’APG23 si batte da tempo. Il progetto, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, con la collaborazione del Ministero degli Affari Esteri Italiano, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese, prevede che nell’arco di due anni arrivino in Italia 1000 profughi da Libano, Marocco ed Etiopia, attraverso dei voli aerei e forniti di un visto umanitario regolare.
All’evento sono intervenuti vari speaker: il Nunzio Apostolico Ivan JurkoviÄ, Rappresentante della Santa Sede a Ginevra, Cesare Zucconi per la Comunità di Sant’Egidio, il Ministro Plenipotenziario Alberto Bertoni per la Missione Permanente dell’Italia alle Nazioni Unite, l’Esperto Indipendente sulla Solidarietà Internazionale Virginia Dandan e il rappresentante di Operazione Colomba in uno dei campi profughi in Libano, Alberto Capannini (testo dell'intervento)
Il progetto nasce dalla volontà di fare qualcosa, di prendere l’iniziativa di fronte alle innumerevoli e quotidiane tragedie di persone che rischiano la vita attraversando il mare, persone che hanno la sola “colpa” di fuggire da guerre, violenze e povertà estrema. Come ha ricordato il Nunzio, il Papa ha di recente esortato l’Europa a promuovere un’integrazione che trovi nella solidarietà il motore del proprio agire, ma una solidarietà non intesa come mera assistenza filantropica, bensì concepita quale mezzo per creare vere opportunità per tutti di vivere con dignità. La sfida ci chiama ad una reale integrazione culturale che abbatta le barriere dell’indifferenza. Anche l’intervento del Ministro Bertoni ha evidenziato come il progetto contribuisca a proteggere la dignità delle persone e a costruire società inclusive e tolleranti, dove uguaglianza e diritti umani siano valorizzati e rispettati.
Zucconi ha evidenziato i vantaggi pratici di una tale gestione della questione dei migranti. I corridoi umanitari sono più sicuri perché i migranti non devono affrontare pericolosi viaggi via mare. Inoltre, il riconoscimento dello status di rifugiato avviene più rapidamente in quanto i migranti sono già stati verificati e qualificati quali soggetti vulnerabili prima della partenza. La collaborazione tra istituzioni e società civile è fondamentale: i rifugiati sono poi accolti dalle organizzazioni promotrici, tra cui l’APG23, in famiglie, parrocchie e altri enti. Questo permette di abbattere i costi a carico dello Stato e soprattutto di realizzare una vera integrazione con la comunità civile italiana. Il progetto è replicabile in tutta l’area Schengen, ai sensi dell’articolo 25 sui permessi con validità territoriale limitata del Regolamento 810/2009 del Parlamento Europeo. Non a caso, è recente la notizia che anche la Chiesa Polacca stia cercando un accordo con il Governo di Varsavia per aprire un corridoio umanitario nel Paese.
La testimonianza accorata e in prima persona di Capannini ha colpito profondamente i partecipanti. Il volontario di Operazione Colomba si è fatto portavoce delle istanze dei Siriani con cui vive quotidianamente nel campo profughi in Libano (nel nord del Paese, a 5 km dal confine siriano, nei pressi del villaggio di Tel Aabbas). In particolare le richieste sono tre: la fine della guerra in Siria con il suo ripudio come strumento di risoluzione dei conflitti; l’apertura di zone umanitarie sicure per favorire il ritorno dei civili nei propri paesi; infine l’apertura di altri corridoi umanitari, quale alternativa alla morte certa nei viaggi in mare.
Il progetto ha ricevuto il riconoscimento anche dell’Esperto Indipendente Virginia Dandan la quale, invitata ad intervenire sul tema della Solidarietà Internazionale, non ha voluto leggere il discorso che aveva preparato, ma piuttosto ha preferito esprimere liberamente parole di ringraziamento e lode per un tale progetto, arrivando a dire che lo avrebbe divulgato ovunque, portandolo come esempio di buona pratica da replicare. E così ha fatto subito dopo l’evento: durante la plenaria del Consiglio dei Diritti Umani, di fronte a tutti gli Stati presenti in sala XX, ha citato il nostro side event, affermando che avrebbe desiderato che tutti gli Stati avessero ascoltato e conosciuto questa esperienza (al minuto 1.48.25 Virginia Dandan parla del side event). A suo avviso, le buone pratiche di solidarietà che mostrano che ci sono persone che non vogliono voltare le spalle alla sofferenza del genere umano, sono luci di speranza che vanno condivise.
E così noi dell’APG23 cerchiamo di fare.
APG23
14/07/2016
La voce delle vittime: non siamo carne da macello!
«Non chiamiamoli clienti ma persone disumane!». Non ha mezzi termini S., la giovane rumena venticinquenne sopravvissuta alle violenze di sfruttatori e clienti. Gli uni l'hanno picchiata e persino reciso parte dell'orecchio, gli altri l'hanno acquistata come carne di macelleria persino quando, piangente, saliva nelle loro auto, trascinandosi, col suo corpo visibilmente debilitato. Per questo a Palazzo Montecitorio il 13 luglio ha ribadito l'importanza per tutte le vittime di sfruttamento sessuale di una legge che sanzioni gli acquirenti delle prestazioni sessuali a pagamento, ridando il giusto nome a quello che per lei e per la stragrande maggioranza delle donne prostituite su strada, «non è un lavoro ma una tortura!» con tutte le caratteristiche di sopraffazione fisica o psicologica o di minaccia ai familiari nel paese di origine, che la storia delle torture racconta (leggi il Rapporto 2015 del Ministero della Giustizia "La tratta degli esseri umani").
Sui clienti: iniziamo a parlare di dipendenza
Anche Paolo Ramonda, il Presidente dell'Associazione intervenuto alla conferenza di presentazione della proposta di legge BINI ha sottolineato con fermezza che «oltre ad incontrare le vittime di tratta sulle strade italiane da 25 anni insieme a tanti giovani, vogliamo anche che chi fabbrica le croci smetta di fabbricarle». Ha ribadito infatti che occorre dare il giusto nome ai fenomeni e oggi nell'era di internet la dipendenza sessuale si diffonde in maniera esponenziale. «Lo sfruttamento sessuale non è una questione solo italiana! Anche all'Onu siamo presenti con la nostra portavoce Mara Rossi proprio per ricordare che la prostituzione è il principale scopo della tratta di esseri umani. L'industria sessuale e la pedopornografia vanno combattute unendo le forze!».
La campagna di sensibilizzazione
Ecco perchè la Comunità Papa Giovanni XXIII proprio a Montecitorio ha lanciato la Campagna di sensibilizzazione intitolata Questo è il mio corpo che vuole riportare all'attenzione di tutti l'urgenza di rimettere al centro di ogni politica la persona e la sua dignità, quindi anche la dignità del corpo della donna ormai mercificato in più forme. La campagna vuole quindi sensibilizzare i cittadini a sostenere attraverso una petizione online la proposta di legge BINI che l'onorevole del Pd ha presentato ieri a nome dei 33 deputati cofirmatari appartenenti a diversi gruppi politici da Alleanza nazionale al Pd, dal movimento 5 stelle a Forza Italia.
La proposta di legge BINI
Rifacendosi al modello nordico raccomandato nella risoluzione del Parlamento europeo 2013/2103 (INI) ovvero alle politiche che, di recente anche in Francia, colpiscono chi acquista prestazioni sessuali a pagamento considerando invece le donne prostituite vittime di un mercato del sesso che ostacola la parità di genere violando la dignità della donna, l'atto 3890 della Camera dei Deputati, che propone la revisione di quella conosciuta come “legge Merlin”, e che si intitola: “Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione". L'onorevole Caterina Bini ha sottolineato che questa è l'unica via per sradicare il fenomeno della tratta anche in Italia: «Il capoverso che vogliamo aggiungere alla Legge Merlin è molto semplice, ma la battaglia è dura perchè sono tante le proposte di legge che in Italia propongono invece la legalizzazione o la regolamentazione della prostituzione». Ringraziando i partecipanti alla conferenza stampa, ha anche esortato ognuno a dare il proprio contributo perchè è dal basso che «deve ripartire quel movimento di cambiamento culturale che già l'Associazione di don Benzi in strada, nelle case di accoglienza e negli eventi di sensibilizzazione ha iniziato da tempo, anche sollecitando come oggi la politica».
Anche l'Agesci sostiene le sanzioni ai clienti
L'aula dei gruppi di Montecitorio ieri era tutta colorata di azzurro. Gli scout di Pistoia, città natale della parlamentare firmataria della legge, quest'azione contro lo sfruttamento della donna l'hanno presa sul serio e con musica e canto hanno raccontato della loro esperienza di primo contatto delle vittime sulle strade di Pistoia avvicinandole per chiedere non «quanto costi?» ma «quanto soffri?», alla maniera di don Oreste Benzi. Per questo sostengono la proposta di legge che si basa sul principio che "se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l'offerta" e continueranno anche attraverso i mezzi cretivi della musica, del teatro, e dell'arte a diffondere la Campagna di sensibilizzazione anche nelle scuole, nelle università, nelle piazze per dare voce alle oltre 100.000 vittime di cui il 25% è minorenne.
Firma la petizione on-line >>
APG23
13/07/2016
«Come si fa a comprare sesso, a fare sesso con una ragazza che piange, sanguina e soffre? Come si fa a chiamare uomo, persona, chi fa questo? Come si fa a chiamare questa tortura un “lavoro"? Questi cosiddetti uomini vengono da noi come si va al supermercato a comprare qualcosa. Noi donne di strada siamo una merce. Siamo carne da macello».
E’ arrivato questa mattina a Montecitorio direttamente da A., vittima di tratta, l’appello a sostenere il progetto di legge che vede come prima firmataria l’On. Caterina Bini del Pd, appoggiato da un gruppo trasversale di parlamentari. La proposta di legge si propone di combattere la tratta degli essere umani a scopo di prostituzione.
Il riferimento è all'atto 3890 della Camera dei Deputati, che propone la revisione di quella conosciuta come “legge Merlin”, e che si intitola: "Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione".
«Una proposta che sull'esperienza di diverse legislazioni europee punisce il cliente in quanto rappresenta la domanda in un mercato abietto», ha detto l’On. Caterina Bini, riferendosi all’approvazione ad aprile 2016 di una analoga legge in Francia.
Poi la Bini ha citato con gratitudine l’impegno della società civile: «Vogliamo dare concretezza al lungo lavoro della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha rivelato negli anni l’orrore della prostituzione».
Nell'Auletta dei Gruppi il presidente della Comunità, Giovanni Ramonda, ha testimoniato l’impegno quotidiano a difesa della dignità della donna: «che ogni giorno viene lesa, mercificando le ragazze sulla strada», ha detto, introducendo la campagna “Questo è il mio corpo”. La campagna di sensibilizzazione, che prende avvio oggi, proporrà delle azioni per chiedere al Parlamento e al governo italiani l’approvazione di una legge che sanzioni il cliente, come unica soluzione per il contrasto alla schiavitù della prostituzione.
Da 30 anni la Comunità si batte al fianco delle vittime del mercato del sesso. In Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120000. Il 65% delle persone che si prostituiscono esercita in strada, il 37% è minorenne, per lo più tra i 13 e i 17 anni. Le vittime di tratta provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina Cina e altri paesi dell’Est. 9 milioni sono i clienti per un giro d'affari stimato di 90 milioni di euro al mese.
APG23
13/07/2016
La Comunità Papa Giovanni XXIII si stringe attorno alla famiglia per la perdita del carissimo Vittorio Tadei: «Amico dei poveri, uomo ricco della giustizia e misericordia di Dio» lo definisce Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità.
Per la nostra Comunità Vittorio è stato molto più di un caro amico. Circa quarant’anni fa ha avuto inizio la sua profonda amicizia con don Oreste Benzi ed insieme hanno condiviso tante battaglie. Vittorio, con la sua sensibilità e infinita generosità, ha permesso alla Comunità e a don Oreste di aprire tanti cammini di riscatto e salvezza per i più poveri. Nei primi anni ottanta è stato fondamentale il supporto di Vittorio per dare accoglienza e speranza ai giovani che cadevano nel vortice della droga. Altrettanto importante è stata la collaborazione per l’apertura delle case di rifugio e protezione per le vittime della prostituzione che necessitano di un luogo protetto dove essere accolte.
La sinergia del bene fra Comunità e Vittorio Tadei ha varcato anche i confini dell’Italia, viaggiando assieme a don Oreste per l’apertura delle prime missioni in Zambia, Russia, Bolivia e tanti altri paesi. In particolare ricordiamo le strutture messe a disposizione dei più piccoli ed indifesi dal gruppo Teddy S.p.a. in Bolivia per i Chicos de la Calle (ragazzi di strada) e l’immancabile sostegno per il progetto Rainbow realizzato in Africa per i bambini malnutriti e gli orfani vittime dell’AIDS.
Certamente l’azione generosa di Vittorio per i più indifesi, sempre fatta nel silenzio o ancor più nel segreto condiviso solo con don Oreste, ha cambiato la vita di innumerevoli vite umane, ma innanzitutto vogliamo ricordare Vittorio come uomo innamorato di Gesù, dalla fede matura e profondissima che ha sempre caratterizzato il suo agire sia in campo filantropico quanto commerciale nella gestione della sua azienda.
Ogni mattina, sino a quando gli è stato possibile, Vittorio alle 6.30 lo si trovava presso la parrocchia della Resurrezione in preghiera e meditazione attendendo la messa parrocchiale celebrata da don Oreste o don Elio Piccari. Lo ricordiamo per la sua semplicità disarmante ed il suo gioviale e simpatico carattere romagnolo, che mai ha creato distanze con chi gli chiedeva un incontro.
Da oggi Vittorio sarà in compagnia dei suoi cari e certamente di don Oreste; assieme continueranno ad indicarci la strada da seguire quaggiù.
Nella foto di Riccardo Ghinelli: don Oreste Benzi e don Elio Picardi, con Vittorio Tadei in occasione del 59° anniversario della ordinazione sacerdotale di don Oreste.
APG23
13/07/2016
«Più corridoi umanitari, meno barconi e meno traffici di esseri umani» queste le parole del Presidente del Senato Pietro Grasso, in visita a Lampedusa il 9 luglio scorso ed intervistato proprio sulla questione migranti da Avvenire.
Parole che si trovano in linea con il side event organizzato dall’ufficio internazionale dell’APG23, tenutosi giovedì 16 giugno al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Tra il pubblico erano presenti varie Ong, alcune delegazioni di Stati e anche lo Special Rapporteur sul Traffico di Esseri Umani, specialmente Donne e Bambini, Maria Grazia Giammarinaro, che ha espresso parole di sincero apprezzamento per l’iniziativa.
Come già annunciato nell’articolo del 13 giugno scorso, l’evento ha presentato il progetto pilota dei corridoi umanitari quale buona pratica di Solidarietà Internazionale (video introduttivo), tema su cui l’APG23 si batte da tempo. Il progetto, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, con la collaborazione del Ministero degli Affari Esteri Italiano, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese, prevede che nell’arco di due anni arrivino in Italia 1000 profughi da Libano, Marocco ed Etiopia, attraverso dei voli aerei e forniti di un visto umanitario regolare.
All’evento sono intervenuti vari speaker: il Nunzio Apostolico Ivan JurkoviÄ, Rappresentante della Santa Sede a Ginevra, Cesare Zucconi per la Comunità di Sant’Egidio, il Ministro Plenipotenziario Alberto Bertoni per la Missione Permanente dell’Italia alle Nazioni Unite, l’Esperto Indipendente sulla Solidarietà Internazionale Virginia Dandan e il rappresentante di Operazione Colomba in uno dei campi profughi in Libano, Alberto Capannini (testo dell'intervento)
Il progetto nasce dalla volontà di fare qualcosa, di prendere l’iniziativa di fronte alle innumerevoli e quotidiane tragedie di persone che rischiano la vita attraversando il mare, persone che hanno la sola “colpa” di fuggire da guerre, violenze e povertà estrema. Come ha ricordato il Nunzio, il Papa ha di recente esortato l’Europa a promuovere un’integrazione che trovi nella solidarietà il motore del proprio agire, ma una solidarietà non intesa come mera assistenza filantropica, bensì concepita quale mezzo per creare vere opportunità per tutti di vivere con dignità. La sfida ci chiama ad una reale integrazione culturale che abbatta le barriere dell’indifferenza. Anche l’intervento del Ministro Bertoni ha evidenziato come il progetto contribuisca a proteggere la dignità delle persone e a costruire società inclusive e tolleranti, dove uguaglianza e diritti umani siano valorizzati e rispettati.
Zucconi ha evidenziato i vantaggi pratici di una tale gestione della questione dei migranti. I corridoi umanitari sono più sicuri perché i migranti non devono affrontare pericolosi viaggi via mare. Inoltre, il riconoscimento dello status di rifugiato avviene più rapidamente in quanto i migranti sono già stati verificati e qualificati quali soggetti vulnerabili prima della partenza. La collaborazione tra istituzioni e società civile è fondamentale: i rifugiati sono poi accolti dalle organizzazioni promotrici, tra cui l’APG23, in famiglie, parrocchie e altri enti. Questo permette di abbattere i costi a carico dello Stato e soprattutto di realizzare una vera integrazione con la comunità civile italiana. Il progetto è replicabile in tutta l’area Schengen, ai sensi dell’articolo 25 sui permessi con validità territoriale limitata del Regolamento 810/2009 del Parlamento Europeo. Non a caso, è recente la notizia che anche la Chiesa Polacca stia cercando un accordo con il Governo di Varsavia per aprire un corridoio umanitario nel Paese.
La testimonianza accorata e in prima persona di Capannini ha colpito profondamente i partecipanti. Il volontario di Operazione Colomba si è fatto portavoce delle istanze dei Siriani con cui vive quotidianamente nel campo profughi in Libano (nel nord del Paese, a 5 km dal confine siriano, nei pressi del villaggio di Tel Aabbas). In particolare le richieste sono tre: la fine della guerra in Siria con il suo ripudio come strumento di risoluzione dei conflitti; l’apertura di zone umanitarie sicure per favorire il ritorno dei civili nei propri paesi; infine l’apertura di altri corridoi umanitari, quale alternativa alla morte certa nei viaggi in mare.
Il progetto ha ricevuto il riconoscimento anche dell’Esperto Indipendente Virginia Dandan la quale, invitata ad intervenire sul tema della Solidarietà Internazionale, non ha voluto leggere il discorso che aveva preparato, ma piuttosto ha preferito esprimere liberamente parole di ringraziamento e lode per un tale progetto, arrivando a dire che lo avrebbe divulgato ovunque, portandolo come esempio di buona pratica da replicare. E così ha fatto subito dopo l’evento: durante la plenaria del Consiglio dei Diritti Umani, di fronte a tutti gli Stati presenti in sala XX, ha citato il nostro side event, affermando che avrebbe desiderato che tutti gli Stati avessero ascoltato e conosciuto questa esperienza (al minuto 1.48.25 Virginia Dandan parla del side event). A suo avviso, le buone pratiche di solidarietà che mostrano che ci sono persone che non vogliono voltare le spalle alla sofferenza del genere umano, sono luci di speranza che vanno condivise.
E così noi dell’APG23 cerchiamo di fare.
APG23
12/07/2016
Mercoledì 13 luglio, alle 14:30, alla Camera dei deputati presso la sala “Auletta dei Gruppi” verrà presentata una proposta di legge (Atto Camera 3890 "Modifica all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione") di cui è prima firmataria l’Onorevole Caterina Bini e a cui tanno dando la loro adesione anche molti deputati dei diversi schieramenti.
La proposta combatte la tratta di esseri umani a scopo di prostituzione e lo sfruttamento sanzionando il cliente.
Il traffico di esseri umani è la terza industria illegale (a livello mondiale) per fatturato: è la forma moderna del vecchio commercio degli schiavi e le vittime sono soprattutto donne e bambini. E’ un fenomeno sommerso che sfugge a indagini sistematiche, è possibile solo fare delle stime: sarebbero 21 milioni le vittime di tratta nel mondo, di cui il 49% donne e il 33% minori. Il 53% di queste persone è trafficato a scopo di prostituzione.
In Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120000 le donne che si prostituiscono. Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est. 9 milioni sono i clienti, con un giro d'affari di 90 milioni di euro al mese. Il cliente rappresenta la domanda di un mercato abietto, in cui le vittime sono soggetti deboli e vulnerabili.
La Comunità Papa Giovanni XXIII da oltre 30 anni lotta a fianco di queste ragazze. Nella relazione introduttiva alla proposta di legge l’On. Bini ne riconosce il grande impegno, a partire dal fondatore, don Oreste Benzi, che si è sempre battuto per la liberazione delle schiave e per l’adozione di una legge ispirata al “modello nordico” (seguito anche dalla recente legislazione francese) che sancisce la punibilità del cliente.
Il 13 Luglio, durante la conferenza stampa, sarà presente il presidente della Comunità Giovanni Ramonda, che divulgherà in esclusiva i dati del fenomeno della prostituzione schiavizzata in Italia, e spiegherà il significato e la mission della campagna “Questo è il mio corpo”, che prende il via proprio in questa occasione.
Un vittima della prostituzione recuperata porterà la sua testimonianza e momenti artistici emozionanti interpreteranno il dramma della schiavitù e la speranza di chi riesce a liberarsi.
sito campagna: www.questoeilmiocorpo.org
Per accediti: Camera dei deputati, 06.67601
APG23
12/07/2016
«500 anni di divisione sono abbastanza – l’unità è possibile!» È con questo slogan che la rete ecumenica Insieme per l’Europa si è incontrata dal 30 giugno al 2 luglio 2016 a Monaco di Baviera in un grande evento dal titolo Incontro, Riconciliazione e Futuro con l’intenzione di dare in tempi di crisi e di lacerazioni interne del continente europeo un chiaro segno pubblico per la riconciliazione e l’unità dei cristiani.
Circa 2mila persone da 200 Movimenti e Comunità di 40 Paesi si sono riuniti a questo scopo nel Circus Krone-Bau il primo e secondo giorno per gli incontri delle plenarie, per poi spargersi in vari luoghi della città nel secondo giorno per partecipare ai 36 forum and podium organizzati su varie tematiche fra cui integrazione e riconciliazione, solidarietà con i più deboli, sostenibilità e tutela ambientale, cristiani e musulmani in dialogo, matrimonio e famiglia, economia etc.
“Gli ostacoli all’ecumenismo” è stato l’oggetto di un forum a cui hanno partecipato in molti, in cui si è impegnato anche il Cardinale Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. «In quanto ad esperienze d’apprendimento ed esperienze sulla riconciliazione siete una postazione avanzata importante!» ha detto Kasper esprimendo la prospettiva di una dichiarazione congiunta, in un prossimo futuro, sulle dottrine concordanti tra la Chiesa evangelica-luterana e la Chiesa cattolica riguardanti i temi: Chiesa, ministero ed Eucarestia.
Il 2 luglio si è poi tenuta la grande manifestazione aperta alla cittadinanza nella centrale Karlsplatz (Stachus) di Monaco. Tale manifestazione, patrocinata dall'Unesco, dal Consiglio d'Europa, dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea, ha visto circa 5mila partecipanti ed è stata trasmessa anche in diretta attraverso Internet. Si sono intervallati, tra gli altri, interventi del Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit, dei cardinali cattolici Kurt Koch e Reinhard Marx, dei vescovi evangelici Frank Otfried July e Heinrich Bedford-Strohm, del metropolita ortodosso Serafim Joanta, in rappresentanza delle varie Chiese. Per i Movimenti e Comunità sono intervenuti Maria Voce (Movimento dei Focolari), Gerhard Pross (YMCA Esslingen), Andrea Riccardi (Sant'Egidio), Michelle Moran (ICCRS), Walter Heidenreich (FCJG Lüdenscheid), P. Heinrich Walter (Movimento Schoenstatt). Attiva, convinta e creativa è stata la partecipazione dei giovani fin dalla preparazione.
Durante la manifestazione, Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I sono intervenuti attraverso videomessaggi molto significativi e incoraggianti.
Cos’è Insieme per l’Europa
L’iniziativa Insieme per l‘Europa è una rete di oltre 300 Movimenti e Comunità di tutta l’Europa. È sorta nel 1999 e coinvolge cristiani evangelici, cattolici, anglicani, ortodossi come pure membri di Chiese libere. Si è formato un gruppo più impegnato attivamente, chiamato “Amici di Insieme per l’Europa” con circa 70 Comunità/Movimenti.
La Comunità Papa Giovanni XXIII fa parte sin dagli inizi del Movimento “Amici di Insieme per l’Europa. A rappresentarla all’evento di Monaco, questa volta c’era Mara Rossi, che porta avanti l’azione di advocacy presso le Nazioni Unite a Ginevra.
Mara Rossi ha portato una testimonianza sull’economia di condivisione dell’APG23 durante il forum organizzato sul tema specifico dell’economia a cui hanno partecipato circa 40 persone.
Tutto l’evento è stato un grande momento di comunione e di rinnovata presa di coscienza di quanto sia importante impegnarsi per un’Europa unita che sia davvero basata sui valori della solidarietà, del dialogo, dell’accoglienza, del rispetto dei diritti umani e la ricerca del bene comune.
APG23
12/07/2016
A conclusione dei lavori del seminario internazionale "Grecia, paradosso europeo tra crisi e profughi", tenutosi ad Atene dal 7 al 9 luglio, che ha visto la partecipazione degli organismi promotori delle Campagne "Il diritto a rimanere nella propria terra" e "Una sola famiglia umana, cibo per tutti" (tra i quali vi è la Comunità Papa Giovanni XXIII), a nome dei partecipanti, il Cardinale Montenegro, presidente di Caritas Italia, ha lanciato un appello alle istituzioni italiane, greche ed europee per un'Europa dei diritti, dell'accoglienza e dell'inclusione.
«Se l’intera Europa vuol essere una famiglia di popoli, rimetta al centro la persona umana, sia un continente aperto e accogliente, continui a realizzare forme di cooperazione non solo economica ma anche sociale e culturale». (Papa Francesco 30.06.2016)
Noi qui presenti, rappresentanti delle campagne “Il Diritto a rimanere nella propria terra” e “Una sola Famiglia Umana, cibo per tutti: è compito nostro”, e della Chiesa in Grecia, riuniti in questi giorni ad Atene in occasione del Seminario internazionale “Grecia, paradosso europeo, tra crisi e profughi”, rivolgiamo un appello alle istituzioni italiane, greche ed europee, affinché prendano in considerazione le richieste che emergono da questo consesso.
Come articolato nel dossier di approfondimento discusso nei lavori del seminario, c’è bisogno di un cambiamento di marcia, rapidamente, in Grecia e in Europa, nella lotta alla povertà e nella gestione del fenomeno migratorio.
Chiediamo agli Stati e alle istituzioni europee di adottare politiche che promuovano sviluppo ed integrazione, rimettendo al centro i valori della solidarietà e della sussidiarietà, principi cardine per il perseguimento della coesione sociale e per la sopravvivenza stessa dell’Europa.
Occorre una nuova strategia che aiuti la Grecia e le altre economie europee in difficoltà ad uscire dalla morsa del debito e delle politiche di austerità che continuano ad avere costi sociali altissimi.
Chiediamo di ripartire dai giovani, che sono tra coloro che stanno maggiormente subendo le conseguenze della crisi, offrendo loro opportunità per veicolare le grandi risorse che vogliono mettere in campo.
Chiediamo di mettere in discussione il modello di sviluppo che genera disuguaglianze, insicurezza umana, precarietà e scarti, e quindi migrazioni.
Chiediamo che si cambi la politica dei muri, delle barriere, della militarizzazione dei confini, nonchè della loro esternalizzazione tramite accordi con Paesi extra UE che non tengano conto della tutela dei diritti umani.
Occorre quindi:
Uscire dalla logica dell’emergenza nella gestione dei flussi migratori provenienti dalle aree di crisi e incidere sulle cause strutturali.
Sostenere la creazione di un programma di re-insediamento globale guidato dalle Nazioni Unite.
Sostenere e ampliare l’esperienza dei corridoi umanitari favorendo l’uso di canali legali per l’arrivo dei richiedenti asilo e istituire zone di protezione umanitaria nelle aree di crisi.
Investire con risorse adeguate in politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo, favorendone la coerenza con le altre politiche nazionali ed europee (es. slegare la cooperazione allo sviluppo dagli interessi economici, porre limiti allo sfruttamento delle risorse dei paesi impoveriti, modificare gli accordi commerciali internazionali non equi);
Investire con decisione in vere e incisive politiche di pace, scegliendo la nonviolenza come mezzo di risoluzione dei conflitti, promuovendo i corpi civili di pace, intervenendo sulla produzione di armi e impedirne il commercio con Paesi in guerra o che violano palesemente i diritti umani.
Facciamo nostre anche le parole di Kofi Annan nell’esortare l’Europa a riappropriarsi della sua missione e della sua identità:«Un’Europa divisa sarebbe un‘Europa più mediocre, più povera, più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più forte, più giovane, purché sia un’Europa che gestisca bene l’immigrazione» (Kofi Annan al Parlamento Europeo). È tempo di andare oltre i paradossi europei.